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Autore: Remedios la Bella    30/01/2012    2 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, andrei picchiata per il ritardo, anche di un solo giorno, che ho commesso nei confronti del patto ç__ç
Ma ho dovuto studiare latino ( per la cronaca ... ho preso 7 *-*), e quindi non ho avuto modo di concludere il capitolo in tempo per ieri.
Spero di recuperare con ciò che c'è scritto qui. Buona lettura fedeli seguaci :) 

Capitolo 40

 
“ Ora voi ci spiegate per filo e per segno cosa diavolo è successo!” fu la mia delicata reazione nel vedere i corpi tramortiti delle SS lasciati per terra. Ancora non potevo crederci che un attimo prima la mia vita era appesa a un filo, o per meglio dire alla decisione della mia migliore amica, e che adesso io, John e Elly che si erano finalmente ricongiunti dopo tanto tempo e tutta la famiglia con il quale avevamo soggiornato io e John e Mark, l’autista, stessimo davanti a un fuoco acceso e scoppiettante, ad ammirare le stelle e a tirare sospiri di sollievo.
“ Calma … è una storia lunga e tutte le storie lunghe hanno bisogno di tempo.” Rispose Mark, con un fare che a mio parere era snervante nei confronti del mio cuore, che ancora non aveva cessato di battere rapidamente dalla sorpresa.
“ Sono tutta orecchi …” dissi, senza trattenere l’agitazione.
Ero ancora tramortita da tutto quello che era successo nel giro di nemmeno dieci minuti: Vedere Mark e John affacciarsi al furgone, Elly saltare letteralmente addosso a John dalla contentezza, essere travolta dalla famiglia di Miriam e essere stretta da Anna in lacrime, accorgersi che i soldati erano per terra, senza sensi e accorgersi che John aveva una ferita al braccio; la miscela di tutti questi elementi messi insieme aveva scosso profondamente il mio animo. Dal terrore al sollievo in un batter d’occhio. Pensai immediatamente che se avessi raccontato questo ai posteri, di certo mi avrebbero preso per pazza.
Comunque, mi era ancora ignara la ragione per cui tutto si era risolto così velocemente, dunque stetti ad ascoltare ogni singola parola che usci dalla bocca di Mark:” Da dove posso cominciare … ricordi la notte in cui tu e Elly, insieme a Max, fuggiste dal campo? Io vi accompagnai dai Mendel, di cui mi avvedo è sopravvissuto solo John …” guardò per un attimo il ragazzo, che abbassò lo sguardo, rifugiandosi sulla spalla di Elly, a cui stava abbracciato:” Anche se naturalmente, non sappiamo che fine abbiano fatto veramente i signori Mendel … Ma non vaneggiamo!” come per scacciare le parole appena dette, Mark agitò la mano davanti al viso, e poi riabbassò la postura, appoggiando le braccia sulle gambe piegate: “ Pochi giorni dopo, mentre passavo in città, un uomo mi chiese dove si trovasse la residenza dei Mendel.”
Sollevai lo sguardo verso di lui con fare dubbioso. Lui incrociò i miei occhi e ricambiò come per tranquillizzarmi: “ Calma, Deborah. Non era un soldato, bensì il dottore che ti curò, da quello che mi riferirono.  Dopo avergli indicato la strada, lo seguii in gran segreto e da uno dei dottori seppi della tua malattia, e che infine guaristi. Ma mi accorsi di una cosa che mi diede modo di agire fino ad arrivare qui ..”
Prese un sospiro, e soffiando via l’aria che aveva accumulato, continuò a raccontare: “ Uno dei dottori venuti  per l’operazione mi sembrò sospetto … gli feci alcune domande sotto minaccia, e lui mi rivelò la sua natura di spia. Doveva aver saputo in gran segreto che vi trovavate laggiù.”
Elly trattenne un grido di disgusto, John la strinse di più a sé. Anche Miriam e i suoi familiari stettero in ascolto con il fiato sospeso:” Purtroppo, non riuscii ad evitare ciò che si cela tra le canne poco distanti da qui …” disse riluttante, e anch’io rabbrividii. Al sol pensiero di un corpo in putrefazione che, sicuramente, adesso marciva sul fondo della palude lì vicino, mi sarebbero saliti conati irrefrenabili di vomito. Ricordai con terrore i vestiti bagnati di sangue, e la paura dentro i miei occhi.
“ Poi cosa successe?” lo incitai a continuare, per scacciare il pensiero del cadavere dalla mia mente.
“ Sapendo che vi avevano scoperte, decisi di infiltrarmi. Era l’unico modo per poter sapere dove vi avrebbero portato, per poi poter agire al momento opportuno. Elly …” Si volse verso la ragazza:” Ti sei mai accorta di me?”
“ In che senso?” fece lei, un po’ confusa.
“ Ricordi che durante i viaggi da un ghetto all’altro, c’era sempre lo stesso autista?” domandò lui, con fare misterioso.
Le si illuminarono gli occhi dalla sorpresa:” Non ci avevo mai fatto caso fino ad oggi … era sempre un tizio taciturno, con il berretto ficcato in testa e gli occhi non riuscivo mai a vederglieli ...” Interruppe il suo flusso di pensieri per poi girarsi verso l’autista. Gli osservò le mani; tenevano strette lo stesso berretto che aveva visto indosso all’autista:” Non dirmi che …”
“ Ho dovuto usare un travestimento per fare in modo che tu non mi vedessi né sospettassi chi  fossi ..” disse lui, sorridendo:” anche se le SS non sospettavano per niente di me, non dovevo dar l’impressione di conoscere la prigioniera 65.” Concluse, sospirando.
Tutta quella parte di racconto mi aveva tolto tantissime domande dalla testa. Ma restava una cosa da chiarire; cosa era successo durante il breve colloquio con Elly dentro il furgone?
“ Fino a qui mi è tutto chiaro … ora però puoi dirmi cosa è successo pochi minuti fa? E com’è che John si ritrova con un braccio ferito?” dissi io, spronando il caro Mark a finire la storia, mentre Anna si apprestò a curare la ferita di John. Non era niente di grave, ma per evitare rischi infettivi, meglio agire in quel momento.
“ Come ho già detto, mi ritrovai a fare l’autista delle spedizioni di Elly. Seppi anche di quella cosa, ma purtroppo dovevo restarne fuori …” non sapevo a cosa si riferisse in quel momento, ma vedere lo sguardo di Elly abbassarsi fino a sfiorare la terra mi fece presumere che l’argomento fosse piuttosto delicato. Non osai chiedere.
“E si arrivò a questa notte. L’unica cosa di cui non ero certo è che tu è John vi stesse nascondendo da queste parti. Quindi, appena vidi che le cose erano giunte al capolinea, mi decisi ad agire.”
Fu con quelle parole che iniziò a raccontare come, vedendo che quella uscente dalla botola ero io, uscì dalla macchina: “ Appena uscii dal posto del guidatore, vidi la guardia che ti metteva dentro il furgone, e senza neanche che se ne accorgesse, lo colpii alla nuca con il manico della pistola che tenevo nascosta sotto la giubba. Quello …” indicò uno dei corpi, ancora dormiente:” Cadde all’istante, senza emettere il minimo rantolo. Quello sulla macchina non si era accorto di niente, per il momento. Poi vidi John che tornava correndo … E il resto ti dispiace se lo racconti tu?” chiese al ragazzo, che si schiarì la voce e continuò da dove l’uomo si era fermato:” Certo.  Ero uscito come guardia, e appena visto il furgone mi ero nascosto di modo che non mi notassero. Poi, vedendo qualcuno cadere, mi sono avvicinato un po’ di più, e  a quel punto mi sono accorto che si trattava di Mark.” Interruppe il racconto emettendo un rantolo, poiché Anna aveva stretto la benda attorno al suo braccio: … Mi ha detto di stare all’erta e di vedere cosa sarebbe successo. Improvvisamente il soldato a bordo è uscito dalla macchina. Siamo rimasti dietro il furgone, in attesa che arrivasse, e appena è arrivato, abbiamo cercato di disarmarlo e di fargli perdere i sensi. Quel fetente è riuscito a estrarre un coltello svizzero dal suo giubbotto e a ferirmi conficcandomi la lama nel braccio, Ma è caduto a terra dopo il calcio nello stomaco di Mark. Dopo di che abbiamo aperto il furgone e ci avete visti. Tutto qui.” Finì di dire il tutto, espirando tranquillo e abbandonando la testa sulla gambe di Elly. Si sdraiò, come stanco di quella nottata, mentre la sua ragazza gli accarezzò dolcemente la testa.
Ora mi era tutto chiaro, sin troppo. E non potevo fare altro che tirare un lieve, ma esistente, sospiro di sollievo. Dopo tanto tribolarmi, ero giunta al ricongiungimento con una parte del gruppo iniziale. Ma mancava ancora quella fetta della torta più gustosa, la ciliegina sulla torta. Sperando, ovviamente, che fosse ancora vivo, non vedevo l’ora di poter rivedere Max e di vivere con lui per il resto dei miei giorni, come sarebbe stato giusto fare.
Sollevai il naso e guardai il cielo stellato. Il loro luccichio mi donò tranquillità.
 
Fantastico. Era davvero bellissimo che si fosse giunti a tale conclusione. Io e John, finalmente, ci eravamo potuti riabbracciare, avevo rivisto Deborah, e la comparsa improvvisa di Mark e di quel gruppo di persone che era stata vicina a Deborah e John per il periodo in cui ero andata “ a caccia” era stata una piacevole sorpresa.
Ora mancava solo Max all’appello, e di far sapere, quando il momento sarebbe giunto, a nostra madre che eravamo sani e salvi. Non sapevo quanto tempo sarebbe servito a compiere tale impresa, speravo il più presto possibile ovviamente.
L’altra cosa che mi preoccupava era la seguente: Cosa avremmo fatto d’ora in poi?
“ Mark, hai qualche piano in mente adesso?” chiesi, continuando a grattare dietro le orecchie di John, che mugolò soddisfatto come un gatto quando fa le fusa.
“ Ho deciso di portarvi direttamente dove si era deciso sin dall’inizio. Restare qui, in Germania, è sin troppo rischioso per voi che siete come latitanti.” Disse lui, con tono davvero deciso:” Ho già provveduto a procurarmi tute a sufficienza per farvi passare inosservati.”
“ E loro?” Sbottò Deborah all’improvviso, indicando Anna, Jim e tutto il resto della compagnia.
Mark li guardò, gli occhi  gli si contrassero in una smorfia di dispiacere:” Purtroppo non ho abbastanza tute per tutti … e non ho taglie adatte a bambini, in fondo sono uniformi delle SS, non vestiti di tutti i giorni.”
Deborah sembrò colpita da quelle parole e tentò di ribattere, ma stavolta ricevette la risposta di Joseph, che con un insolito fare pacato ribatté: “ Non c’è bisogno che noi veniamo con voi. Qui, fino ad oggi, nessuno ci ha scoperti. E di certo, se elimineremo ogni prova di stasera, saremo ignoti a tutto per lungo tempo. E poi … cosa vuoi che facciano quelli lì? Si ricorderanno a malapena ciò che è successo stasera!” indicò ironicamente I soldati ancora mezzo tramortiti, che dormivano russando sonoramente, sotto lo sguardo divertito del resto del gruppo.
Deborah non sembrava per niente d’accordo con la loro scelta, ma venne convinta alla fine dalla carezza che la donna, che si chiamava Anna, le fece alla guancia:” Cara, sei troppo altruista, te l’hanno mai detto?”
“ Sin troppe volte ..” replicò l’ebrea con un broncio scocciato che mi fece scappare un fugace sorriso.
“ Dovresti seguire ciò che dicono gli altri … noi ce la caveremo, non devi preoccuparti.” La strinse a sé, lasciando che la ragazza si abbandonasse sul suo seno, cosa che fece chiudendo gli occhi e rilassandosi.
“ Va bene … anche se non mi va a genio comunque …” replicò lei, con voce calma. Sorrisi e solo in quel momento mi accorsi che il baldo giovanotto sulle mie ginocchia si era bello addormentato. Miriam, la piccola, si avvicinò ad osservarlo nella sua placidità:” Sembra un angelo quando dorme.”
“ Lo è anche quando è sveglio.” Mi chinai su di lui, e lo baciai vicino all’orecchio leggermente. Sussultò senza svegliarsi e girò la testa, verso di me.
“ Direi che dovremmo seguire il consiglio di John … Dormiamo, domani mattina presto partiremo subito.” Fece Mark, alzandosi e iniziando a gettare terra sul fuoco per spegnerlo: “ Le donne rientrino subito, gli uomini mi aiuteranno a portare quei cosi lontano da qui.”
Noi donne non replicammo minimamente. Ero stanca morta, così con una lieve scossa svegliai John per potermi alzare e mi feci accompagnare nelle celle sotterranee. Mark, Joseph,  Jim e Albert si caricarono i corpi sulle spalle e sparirono nel buio illuminato solo da lanterne.
Sprofondai nel sonno più profondo appena poggiai la testa sulla branda, accanto a John.
Domani mattina sarebbe iniziato un nuovo capitolo, forse il finale, di tutto l’andazzo che mi aveva coinvolto fino a quel momento.
   
 
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