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Autore: Nihal    31/01/2012    8 recensioni
«Identificatevi.»
Ebbene sì, i miei peggiori incubi si erano realizzati. E no, non sto parlando di quello in cui il professore di giapponese ci obbliga a passeggiare nel freddo perché qualcuno ha dato fuoco al suo cane. Mi riferisco ad un compuntissimo e sconosciuto ninja di Konoha che ci guardava con aria truce e aspettava che dicessimo qualcosa. E io quasi mi dimenticavo di quello che avevo concordato con Madara. Una cosa, però, l’avevo capita: il piano del capostipite degli Uchiha. Lui voleva farci rinchiudere nelle segrete! Sicuramente così Sasuke lo incontravamo, eh.
Di sfuggita mentre lo portavano nella sala di tortura dove attendeva un cazzosissimo Ibiki Morino, però lo incontravamo.

[Sequel di 'Ninjas are coming']
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sai, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 12


Va bene. Dovevamo fare le cose per bene, no? Presi il coprifronte e lo indossai senza commenti. E pensare che solo qualche giorno prima avrei venduto anche la Kusanagi di Sasuke per indossare un vero coprifronte del Villaggio della Foglia. In quel momento non me ne importava niente. Ed era anche pesante, quel coso. Insomma, si aspettavano che una persona combattesse con quella zavorra addosso?
Compra anche tu un coprifronte di Konoha: dieci percento stoffa, ottantanove per cento metalli vari, uno percento sconosciuto. Un affare.
Oh, beh, mal che vada avrei potuto usarlo come oggetto contundente. Secondo me una coprifrontata in faccia ti stende.
Al di là del vestiario ninja, non riuscivo a condividere tutta quella sicurezza che sembrava emanare Madara. Secondo me il piano era vagamente azzardato: insomma, ci presentavamo a Konoha e li fregavamo con una banale tecnica della trasformazione? Avevo tutti i miei dubbi sulla riuscita di quel piano.
«E quindi noi arriviamo lì, salutiamo tutti e loro ci fanno passare senza problemi, giusto?» domandai, interrompendo il silenzio.
«Sì, più o meno l’idea è quella. Io non saluterei tutti, però.»
E la mia idea era più o meno di ucciderlo seduta stante e portare la sua testa a Tsunade come garanzia della mia buona fede. E poi gli avrei chiesto se la testa di Madara valeva quanto un Sasuke intero. Sì, il mio piano era molto più fattibile del suo. Dovevo solo trovare un modo per staccargli la testa senza che lui prima facesse lo stesso con la mia. No, effettivamente il mio non valeva una cippa come piano. Neanche il suo però, eh.
«E non ci faranno assolutamente delle domande, quando vedranno delle facce sconosciute!» affermai in tono apertamente sarcastico.
Le porte del villaggio erano paurosamente vicine e l’isteria stava prendendo il sopravvento.
«Non se l’Hokage ci attende con urgenza. Inoltre non ti aspetterai che tutti i ninja di Konoha si conoscano tra di loro?»
«E come fanno a sapere che l’Hokage ci attende con urgenza?» domandai, l’isteria che ormai rasentava livelli critici.
Lui dava per scontato che la sua brillantissima idea funzionasse, ma non essendo al corrente dei dettagli io non ne ero troppo convinta.
«Perché vedranno la lettera che ci ha mandato, firmata dalla Godaime in persona.»
D’accordo. Nella mia lista delle cose da fare si era appena aggiunta una nuova voce: prendere a pugni Madara prima che un paio di Anbu cazzuti mi sbattessero in una cella ad ammuffire.
«La Godaime non ha firmato nessuna lettera!» urlai, lanciandogli uno sguardo di pura indignazione.
Prima che potessi iniziare a sbraitargli dietro lui tirò fuori dalla tasca un foglio di carta piegato con cura.
«Eccoti la lettera.»
La presi in mano e la aprii. Lessi in fretta la lettera. Niente di speciale: missione segreta, richiesta immediata di rapporto direttamente all’Hokage…
«E tu una lettera del genere dove l’avresti presa?» chiesi sconvolta, fissando la firma con intensità. Non che io fossi intima amica di Tsunade, ma dal momento che ogni tanto sbirciavo quelle missive super segrete che i tre ninja dei miei stivali ricevevano chissà in quale modo avevo già visto la sua firma. «L’ho scritta io. Con lo Sharingan si può ricopiare perfettamente la calligrafia di un’altra persona.»
Ah, giusto. Super Sharingan in azione.

***

«Identificatevi.»
Ebbene sì, i miei peggiori incubi si erano realizzati. E no, non sto parlando di quello in cui il professore di giapponese ci obbliga a passeggiare nel freddo perché qualcuno ha dato fuoco al suo cane. Mi riferisco ad un compuntissimo e sconosciuto ninja di Konoha che ci guardava con aria truce e aspettava che dicessimo qualcosa. E io quasi mi dimenticavo di quello che avevo concordato con Madara. Una cosa, però, l’avevo capita: il piano del capostipite degli Uchiha. Lui voleva farci rinchiudere nelle segrete! Sicuramente così Sasuke lo incontravamo, eh. Di sfuggita mentre lo portavano nella sala di tortura dove attendeva un cazzosissimo Ibiki Morino, però lo incontravamo.
«Takata Ryu.»
La voce di Madara mi tirò fuori dai miei pensieri e mi affrettai a rispondere: «Seitou Hideko»
Di lì in poi cercai solo di non tirare fuori espressioni troppo dubbiose mentre il compuntissimo ninja insieme al suo degno compare controllava scrupolosamente la lettera. Ci mancava solo uno di quegli aggeggi alla CSI per controllare se c’era del sangue sopra e ci avrebbero fatto davvero di tutto con quel pezzo di carta.
Con mia somma sorpresa il ninja riconsegnò la lettera nelle mani di Madara senza un commento e ci fece cenno di entrare. Le opzioni erano due: o Madara sapeva cosa stava facendo o entro qualche minuto ci saremmo trovati addosso una schiera di Anbu che ci puntavano addosso un armamentario degno di un esercito.
Eppure mentre passeggiavamo per le strade – Madara calmo come se stesse andando a bersi un tè, io isterica come se stessi andando incontro alla morte – nessuna delle persone che ci oltrepassava sembrava degnarci di qualcosa che non fosse più di un fugace sguardo. Mi trattenei dal rivolgere qualche domanda a Madara e evitai di guardarmi alle spalle ogni cinque secondi solo per non sembrare più sospetta di quanto già non fossi. Ma l’istinto di farlo c’era, sappiatelo.
«Oh cazzo!»
Un più che eloquente sguardo assassino di Madara mi convinse ad evitare il turpiloquio. Ma io cosa ci potevo fare se avevo appena visto Sakura proprio di fronte a me e avevo temporaneamente dimenticato il fatto che avevo un altro aspetto?
«C’è qualcosa che non va?» mi chiese l’Haruno, dal momento che le avevo praticamente imprecato in faccia. D’accordo, la prima risposta che mi era venuta in mente era un qualcosa tipo: ‘sì, ci sei tu che non vai. Mi hai intralciato la strada’. Purtroppo non potevo dare una risposta del genere, un po’ perché sarebbe sembrata sospetta, un po’ perché al momento non mi sentivo in vena di ironizzare. In realtà continuavo a temere il fatto che Sakura mi riconoscesse, anche se fondamentalmente non aveva nessun motivo per farlo dal momento che mi aveva visto solo mezza volta e non avrebbe comunque potuto riconoscermi.
«No, niente. Sono solo particolarmente nervosa» borbottai, riprendendo il cammino senza darle il tempo di replicare. Ciò che mi mancava in quel momento di isteria totale era solo una conversazione con Sakura Haruno.
Comunque mi preoccupavo per niente dal momento che arrivammo nei pressi della sede della polizia di Konoha senza che nessuno ci avesse notati. Eccetto Sakura, naturalmente. Lì, però, iniziava la parte difficile. Io avevo ingenuamente chiesto a Madara se poteva utilizzare il suo super Sharingan per fornirci un’autorizzazione della Godaime in modo che potessimo entrare e andare a trovare Sasuke senza problemi. Lui, però, aveva stroncato la mia utopica idea con un secco no. Lì l’autorizzazione non bastava, probabilmente ci andava l’approvazione di tutto il consiglio, un dito della Godaime come prova che eravamo stati da lei, la testa di Koharu da donare al capo della polizia e un paio di Sharingan di Danzou da spartire tra i sottoposti che non facevano mai male… insomma, il tutto per dire che in quel frangente lo Sharingan di Madara non serviva a un cavolo. E ti pareva. Non si potevano mai fare le cose in modo semplice.
Però la sua idea aveva dell’incredibile. L’autorizzazione per andare a ritirare – sì, tipo pacchi postali – prigionieri non bastava, però non serviva praticamente niente per andare a sbattere qualcuno in prigione. Un documento in cui si attestava l’identità del criminale e basta. Quindi Madara – che non mi aveva spiegato quella parte del piano, forse perché aveva intuito che piuttosto di attuarlo avrei fatto seppuku con il coprifronte – mi trascinò in un vicolo vicino all’edificio e tirò fuori una maschera da Anbu dalla sua capiente sacca, indossandola. No, non voglio sapere dove l’aveva presa. Mi fece segno di dargli il coprifronte e io, senza pensarci troppo, glielo diedi. Tanto cosa poteva farci?
Lui tirò fuori un kunai e lo scalfì.
«Che cazzo stai facendo?» urlai, salvo poi ricordarmi che eravamo in un vicolo di Konoha, non nel deserto.
Lui mi restituì il coprifronte invitandomi ad indossarlo. E lì capii cosa aveva intenzione di fare. Ma ormai era troppo tardi per fuggire, giusto?
Madara compose in fretta diversi sigilli e poi mi poggiò una mano sul collo. Sentii qualcosa di pungente, ma non riuscii a vedere cos’aveva fatto, dal momento che non sono una contorsionista.
«È un sigillo che si applica per bloccare il chakra» spiegò.
Facevamo le cose per bene, eh?
«Anche se con te non servirebbe, ma loro non lo sanno» aggiunse poi con una punta di sarcasmo.
Simpatia portami via.
«Ma così la tecnica di trasformazione non scompare?»
«No, puoi mantenerla, ma non potrai attuare altre tecniche finché non avrò rimosso il sigillo.»
La cosa mi riempiva di disperazione, come potrete ben immaginare.
Poi senza mezzi termini mi prese per un braccio affermando in tono gelido: «Per ordine dell’Hokage ti dichiaro in arresto. E cerca di essere credibile come criminale.»
Io lo ammazzo. Non so come ma lo faccio. Oh, lo sapevo che sarei finita a marcire in una cella di Konoha!
Ovviamente mi sequestrò anche la katana, così i miei propositi omicidi andavano a farsi benedire.
Insomma, ero diventata una criminale di livello S senza neanche accorgermene. La criminale più inutile della storia del mondo ninja, ma quelli erano insignificanti dettagli. E c’era anche un bel documento che notificava tutti i miei crimini, eh. Quando Madara faceva una cosa la faceva con stile, su quello non c’era dubbio. In effetti il foglio che teneva in mano recitava che avevo, nell’ordine, tradito il villaggio, ucciso diversi Anbu e, rullo di tamburi, ero in affari con niente popò di meno che Madara Uchiha!
Mica male per una che probabilmente l’unica cosa che ha centrato con un kunai è stata la porta quando voleva beccare Sasuke.
Quando varcammo la soglia dell’edificio – un po’ dismesso per essere la sede della polizia, a dire il vero, ma probabilmente volevano tenere un profilo basso – l’attenzione dei ninja che si trovavano all’interno fu catalizzata tutta su di noi. Madara nel suo ruolo di Anbu improvvisato era molto convincente. Io nel mio ruolo di super pericolosa criminale un po’ meno.
«Ho catturato una traditrice» affermò, come se avesse constatato che era finito il caffè.
Sai che roba aver catturato me!, pensai con sarcasmo. Poi, ricordandomi che in teoria avrei dovuto essere super cattiva e super pericolosa misi su un’espressione beffarda – o almeno ci provai – e strattonai Madara. Tanto per fare scena.
Gli anonimi ninja mi guardarono male, quindi forse ci ero riuscita eh. Avrei voluto dire una di quelle frasi ad effetto tipo: ‘Sono Seitou. Hideko Seitou. E sono qui per uccidervi’. Ma non mi sembrava né il luogo né il momento adatto per uscite di questo genere.
«Nome?» chiese quello che doveva essere il capo, a giudicare dalla fisionomia, un imbronciato membro del clan Aburame. Ringraziai il cielo che non fosse un membro del clan Hyuuga, perché altrimenti eravamo fregati. Madara, evidentemente, lo sapeva già, perché non mostrò alcun segno di sorpresa.
«Takata Ryu.»
Aburame Non-So-Il-Nome fece un cenno d’assenso.
Madara gli consegnò un mandato di cattura emanato direttamente dall’Hokage e lì iniziai seriamente a credere che mentre io dormivo Madara si era improvvisato amanuense per comporre almeno un centinaio di documenti firmati e controfirmati dalla Godaime.
Il ninja lo lesse con attenzione e poi alzò la sguardo su di me. I sottoposti erano ritornati a svolgere le loro mansioni: evidentemente per questi compiti da niente bastava una sola persona.
«Sei Hideko Seitou?» domandò direttamente a me. Ci misi un attimo per accorgermi che mi stava parlando perché ero persa nell’osservazione della stanza in cui eravamo entrati che, per l’inciso, era abbastanza piccola e squallida. Dava l’aria di una di quelle stazioni di polizia delle città di campagna che facevano vedere nei telefilm americani di serie B. Insomma, niente a che fare con l’ambiente ninja che mi figuravo. Inoltre non mi sarei neanche aspettata che mi chiedesse conferma della mia presunta identità, ma com’è che si dice? Paese che vai usanza che trovi.
«No, sono mia nonna» borbottai con un sorrisetto. Quello faceva molto criminale cattivissima.
«Rispondi alla domanda.»
«Perché se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa?»
«No.»
«Allora continuo a essere mia nonna.»
Mi domandai nuovamente perché chiedesse a me conferma della mia identità, visto che se fossi stata una criminale vera avrei negato tutto fino alla fine. Sarà la prassi, mi dissi.
E probabilmente avevo ragione, dal momento che Aburame Parente-Alla-Lontana-Di-Shino non indagò oltre e fece cenno a Madara di procedere. Tante storie per rilasciare un prigioniero e così poco per sbattercene uno in prigione. Beh, andava tutto a nostro favore.
Io stavo già per fare i salti di gioia, ma mi bloccai quando vidi un altro ninja che ci seguiva discretamente. Ah, stava andando tutto così bene e ora dovevano affibbiarci un accompagnatore?
«Mi mantengo giovane per essere mia nonna, vero?» lo punzecchiai io, che ormai ero entrata nel ruolo di criminale insolente. Madara mi strinse un po’ il braccio e lo interpretai come un ‘dacci un taglio’, quindi optai per un discreto silenzio mentre lui mi trascinava senza troppi complimenti prima per un corridoio anonimo e poi giù per una stretta rampa di scale.
«Secondo me non avrai tutta questa voglia di scherzare, dopo che Ibiki Morino ti avrà estorto le informazioni che cerchiamo» affermò il ninja accompagnatore.
Sbiancai.
Ibiki Morino?
Estorcere informazioni?
Lanciai a Madara uno sguardo di allarme, ma evidentemente aveva preventivato anche quello perché dalla sua espressione non trapelava assolutamente nulla. Che il suo piano fosse stato fin dall’inizio di infiltrarsi usandomi come prigioniera e poi mollarmi in un sotterraneo insieme al torturatore?
Forse mi stavo facendo suggestionare. Dovevo calmarmi. Di sicuro Madara non mi avrebbe mollato lì, giusto? Sì, ovvio. Tanto lo conoscevo da una vita, sicuramente non mi avrebbe abbandonato.
Ricordai a me stessa che stavo parlando di Madara. L’Uchiha senza scrupoli. Iniziai a sudare freddo. Quelle scale sembravano eterne e io speravo davvero che lo fossero. Non volevo proprio scoprire cosa si trovava oltre. Il ninja accompagnatore mi rivolse un sorrisetto, contento di avermi zittita.
«Che c’è, ora non parli più?»
Ma io lo stavo ignorando. L’unica cosa che avevo in mente in quel momento era l’immagine di un enorme Ibiki Morino che affilava un coltello. Inquietante, effettivamente.
«Noi non sopportiamo i traditori della Foglia» continuò quello, come se prima lo avessi degnato di una risposta.
Ma proprio Mr. Conversazione ci dovevano appioppare?
«La cosa mi riempie di entusiasmo» replicai, senza riuscire a trattenermi.
Madara mi diede un altro strattone e questa volta parlò: «Vedi di stare zitta.»
L’accompagnatore rivolse un cenno di ringraziamento a Madara e io evitai di rivolgergli un insulto. E poi quell’altro per quale arcano motivo ringraziava? Era stato lui a stuzzicarmi! Alzai gli occhi al cielo dicendomi che se ne fossi uscita mi sarei vendicata.
E alla fine l’eterna rampa di scale finì. Davanti a noi si apriva un lungo corridoio punteggiato qua e là da alcuni Anbu. Purtroppo il corridoio sembrava diramarsi e ciò stava a significare che trovare Sasuke sarebbe stata un’impresa praticamente impossibile. Com’era possibile che un edificio che da fuori sembrava più o meno grande come uno sgabuzzino delle scope all’interno fosse così articolato? Misteri del mondo degli shinobi. Oltrepassai i ninja mascherati senza degnarli di uno sguardo e poi il ninja accompagnatore ci fece fermare di fronte ad una porta. La aprì e ci fece segno di entrare, seguendoci.
D’accordo, non era esattamente la stanza delle torture che mi aspettavo. Niente strumenti medievali e niente fiaccole sui muri di pietra, che effettivamente erano intonacati come le restanti pareti che avevo visto nell’edificio. Sembrava più che altro una stanza degli interrogatori alla CSI con un lungo tavolo e due sedie. Non c’era nulla di particolare che facesse denotare che in quella stanza il tale Ibiki Morino dissanguasse poveri criminali che non avevano fatto altro che tradire il proprio villaggio natale e/o assassinare ninja vari.
Comunque il posto non contava. Magari subito dopo che era stato massacrato uno shinobi arrivava un ninja delle pulizie che si dava da fare con acqua e sapone e tirava a lucido la stanza.
«Vado a chiamare Ibiki» annunciò il ninja accompagnatore, con un sorriso che aveva dell’inquietante.
Io deglutii.
L’impressione che Madara volesse mollarmi lì mentre lui faceva i suoi porci comodi si faceva sempre più spazio nella mia testa e la cosa non mi piaceva neanche un po’. E il bello era che ero fregata, perché se lui non toglieva il sigillo non potevo rilasciare la tecnica e col cavolo che mi credevano se gli dicevo che era solo una studentessa che era arrivata lì con lo Sharingan.
Madara, però, mi lasciò andare di botto e con uno scatto chiuse la porta.
«No, tu non vai da nessuna parte.»
Il ninja accompagnatore spalancò gli occhi stupito e si accasciò a terra.


Fina dodicesimo capitolo!

Ordunque: ho un paio di cose da comunicarvi. In primo luogo ho deciso di revisionare ‘Ninjas are coming’. Ho intenzione di rivedere i capitoli, correggerli, allungarli, magari eliminare incongruenze se ne trovo… comunque, se vi interessasse inizierò a postare la versione riveduta e corretta su questo forum: Baka Bunshin no Jutsu. Probabilmente anche ‘Ninjas are coming… again’ sarà postata prima lì, più per comodità che per altro!XDXD Comunque lo posterò anche qui perciò non disperate!^^
P.s. Hideeeeeeeeeeeeeeeko! Hideko Seitou è un omaggio tutto per te!**

Zakurio: … e diamo il via alle domande inopportune!XDXD Sono abbastanza magra e sono piatta come una tavola da stiro e il motivo per cui non mi piacciono le gonne è perché mi reputo troppo cazzosa per indossarle!u_ù
Per quanto riguarda il coprifronte, anche se Madara lo avesse rubato a degli Anbu non penso che Tsunade se ne accorgerebbe, perché i coprifronte non sono identificativi. E non penso neanche che si mettano a controllare le abilità ninja all’ingresso di Konoha, anche se ammetto che il piano di Madara aveva qualche falla!XDXD
E boh… spero che il capitolo ti piaccia!^^

Yunalesca_Valentine: al di là del fatto che non so come mi sia uscito chackra, grazie per la correzione!(:
Tu ti lamenti che non arrivi al metro e sessantacinque? Io fossi in te non lo farei, visto che io non arrivo neanche al metro e sessanta!XDXD
Oh, non chiedermelo per la gonna. Sarà la mia ironia contorta visto che le odio!u__ù
Comunque sono contenta che ti piaccia il banner e spero che ti piaccia anche questo capitolo!^^

  
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