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Autore: NanaBianca    01/02/2012    13 recensioni
Da grande appassionata del telefilm Buffy, voglio provare a mischiare un po' le carte per vedere cosa ne esce fuori. [NO Cross-over] [Spoiler Terza Stagione] [Damon/Nuovo Personaggio]
Klaus è partito portando Stefan con sé. Tra Elena e Damon l'intesa e l'attrazione fisica diventano sempre più potenti. Ma qualcosa sta per succedere a Mystic Falls. Summer Reed, l' attuale cacciatrice, si reca in questa piccola cittadina alla ricerca di un pugnale: l'unica arma in grado di sconfiggere Klaus.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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[Ognuno vive la propria vita
e paga il proprio prezzo per viverla.
Oscar Wilde]


Mystic Falls, Settembre 2010



Damon si versò dello scotch e mosse qualche passo sicuro con l'intento di dirigersi nella sua camera, ma una presenza lo immobilizzò.
Centoquarantacinque anni di dolorosa attesa si concentrarono in un brivido gelido che scosse la sua schiena, ma si girò mostrandosi impassibile.
«Sei molto coraggiosa a venire qui...» si voltò lentamente e poi mise a fuoco l'immagine di quella donna tanto amata e tanto odiata.
«Volevo dirti addio» la voce melodiosa e sicura di Katherine, seduta sul divano, scatenò un'infinità di ricordi un tempo felici; ma che ora non erano altro che prove di una presa in giro.
«Te ne vai così presto?» ancora una volta, cercò di simulare un tono di voce distaccato.
«So capire quando non sono desiderata»
«Non fare il broncio...non è attraente per una donna della tua età!»
«Ahi!» la vampira accusò quel colpo basso sorprendendosi della sua durezza e di quel tono di voce tracotante: non era più il Damon che ricordava.
Il vampiro svuotò il contenuto del bicchiere in un solo sorso e la ignorò dirigendosi verso le scale, ma la vampira gli si parò davanti.
«Che c'è? Niente bacio d'addio?»
«Perché invece non ti uccido?»
Lei abbozzò una brevissima risata.
«Che ci fai qui?» il vampiro la guardò con intensità; come per scrutare i sui intenti. Sapeva che nel suo ritorno non c'era nulla di improvvisato.
«Nostalgia, curiosità, eccetera...»
«Sono molto più bravo io con le battute enigmatiche. Cosa stai tramando, Katherine?»
«Credimi, Damon. Quando starò tramando qualcosa, te ne accorgerai» avanzò verso di lui «Forza. Baciami!...o uccidimi. Quale delle due sceglierai, Damon? Sappiamo entrambi che sei in grado di fare solo una di queste due cose...» sussurrò con presuntuosa malizia, avvicinando le labbra a quelle del vampiro.
Lui si scostò alla svelta, ma nuovamente lei gli si parò davanti scaraventandolo a terra con una spinta.
La vampira si adagiò sul suo corpo con sensualità «Mio dolce e innocente Damon» sussurrò avvicinandosi al suo volto.
Lui le afferrò il collo, e girandosi la catapultò sul pavimento bloccandola con il proprio peso; ma Katherine subito capì le intenzioni che si celavano dietro il suo sguardo, e un sorriso diabolico mutò le sue labbra prima che queste venissero baciate con passione.
«Così va meglio!» l'eccitazione alterò la voce della vampira. Lo scaraventò contro la parete e gli sbottonò frettolosamente la camicia; poi accarezzò avidamente il suo petto prima di ribaciarlo con foga.
Lui ricambiò quei gesti con un desiderio crescente, e si scostò dalla sua bocca solo per passare le labbra su tutta la lunghezza del suo collo.
«Ok, aspetta» il vampiro, con voce ansante, smorzò l'enfasi, e si frenò appellandosi ad ogni briciolo di autocontrollo.
Katherine fece una smorfia contrariata. Adesso che problema aveva?
«Breve pausa» continuò lui, con una sorta d'affanno.
La vampira lo spintonò facendolo allontanare di qualche passo. Il suo volto manifestava appieno il suo fastidio.
«Ho una domanda. Rispondi e torneremo a fare fuochi d'artificio. Rispondi bene... e dimenticherò gli ultimi 145 anni in cui mi sei mancata. Dimenticherò quanto ti ho amata. Dimenticherò tutto e potremo ricominciare daccapo» la sua voce iniziò a tremare «Questo può essere il nostro momento decisivo, perché abbiamo tempo. È il bello dell'eternità» si avvicinò a lei «Ma, almeno per una volta, ho bisogno della verità» le accarezzò i capelli con dolcezza e disperazione, ma la vampira lo interruppe.
«Fermati» sussurrò con un'espressione desolata.
Damon continuò ad accarezzarla, e la guardò con gli occhi lucidi di chi ama disperatamente.
«So già qual è la tua domanda. E la risposta»
Il cuore del vampiro si fermò aspettando quelle parole decisive.
Centoquarantacinque anni di attesa e dolore racchiusi in un momento di vulnerabilità, in cui un'anima può tornare alla luce o inabissarsi nelle tenebre.
«La verità è che...non ti ho mai amato» pronunciò con teatrale costernazione «È sempre stato Stefan...» Katherine prese le sue mani e le scostò dal viso fingendosi dispiaciuta, poi si allontanò lasciandolo solo.
Damon si sentì mancare l'aria: la sua speranza di ricominciare, di non essere più solo, di sentirsi finalmente amato, era stata fatta a pezzi; e la sua anima avrebbe nuovamente assorbito il colore delle tenebre in cui era sprofondata...


*** 18 Dicembre ***


Bassa Normandia, Francia


«Mi perdoni Padre, perché ho peccato...» bisbigliò Klaus in un confessionale di mogano scuro situato in una delle chiese più antiche di quel piccolo paesino sul mare a nord della Francia.
I risultati delle ricerche araldiche erano finalmente giunti. La salma di Caroline Galler, divenuta Caroline Leroy in seguito al suo matrimonio con un nobile francese, che all'epoca era il proprietario di quelle terre, era stata custodita nella cripta della chiesa del luogo: il tipico trattamento riservato esclusivamente alle famiglie nobili.
Klaus, insieme a Bree e Stefan, quel pomeriggio si era recato lì per cercare il Grimorio all'interno della tomba della strega.
Aveva ordinato a Stefan e Bree di restare fuori; il vampiro aveva ubbidito all'ordine, mentre Bree si era addentrata nella chiesa spinta dalla sua solita curiosità amplificata dal vivace senso di ribellione.
Aveva visto Klaus addentrarsi nel confessionale e si era nascosta dietro una colonna portante per ascoltare ciò che sicuramente sarebbe stata un'assurda conversazione; ma lei lo conosceva bene: confessarsi prima di uccidere un Prete era uno dei suoi giochetti preferiti.
«Quali sono i tuoi peccati, figliolo?» la voce del Prete era leggermente tremante, e dalle piccole fessure a forma di rombo del pannello che li separava, Klaus poté scorgere la capigliatura bianca dell'uomo.
«Non ho peccati da raccontare, Padre. Con le azioni si misurano gli uomini: delle creature con cui non posso paragonarmi. Io non commetto peccati, Padre. Io sono il peccato. Io non opero il male. Io sono il male. Le tenebre indirizzano le mie azioni proprio come la luce guida le sue. È la vita, Padre. Il destino ci assegna dei ruoli, ed il mio è quello di essere portatore di morte, perché la morte è ciò che sono» lo sguardo del vampiro era fisso di fronte a sé, e bisbigliava quelle parole senza essere presente a sé stesso: era un'estraneazione voluta quanto inconsapevole.
Il Prete era sconcertato, ma, nei suoi quarant'anni da confessore, aveva sentito i più assurdi e svariati deliri. Non stava a lui giudicare, doveva solo cercare di capire cosa tormentasse l'anima di quel ragazzo dall'accento straniero.
«Perché parli così di te stesso, figliolo?»
«Perché è quello che sono, Padre. Sono l'opposto di quello in cui lei crede»
«Tu non credi in Dio, figliolo?»
«Oh, sì, Padre. Ci credo. E credo anche che abbia fatto un ottimo lavoro: un mondo pieno di fedeli servitori che lo amano ciecamente. Davvero ammirevole: Dio è un vero talento»
«Le persone amano Dio perché Lui ama loro. E ama anche te, figliolo»
«E mi dica, Padre, è professando assurdità di questo genere che Dio si è assicurato il suo devoto esercito?... Lui non sa neanche cosa farsene di voi. Figuriamoci se vi ama. Probabilmente, per lui non siete altro che un vano tentativo di colmare il vuoto della solitudine... e su questo non posso biasimarlo...»
«Dio ci insegna ciò che è alla base delle relazioni umane, figliolo. Se non vuoi sentirti solo, devi avere intorno delle persone che ti amino, ma per far sì che ciò avvenga...devi necessariamente amare»
Klaus si prese un lungo istante di silenzio. Sempre l'amore: quel dannato amore di cui tutti parlano. Quel maledetto amore che riesce a dare un senso alla vita delle più inutili creature. Quell'odioso sentimento che non aveva mai provato. Sembrava il centro dell'universo, e questo era irritante. Il suo sguardo si riaccese di coscienza.
«Beh, Padre, a differenza di Dio, una volta ottenuto ciò che mi occorre non avrò bisogno di inscenare simili buffonate per avere il mio esercito. A differenza di Dio...» si alzò con lentezza «Non ho bisogno di ricevere amore» poi con velocità lasciò la sua postazione per raggiungere quella del Prete. Lo afferrò per il collo sollevandolo da terra e rivelandogli il suo vero aspetto: quello del mostro che era.
«L'amore è per i deboli! Il vostro Dio lo sa, ed è per questo che si nasconde in cielo!» la pelle intorno ai suoi occhi si riempì di venature scure.
Il cuore anziano del Prete galoppò all'impazzata in preda allo spavento.
«Che razza di demonio sei?» sibilò con voce soffocata; ma poco dopo l'ibrido abbandonò in malo modo la presa lasciandolo accasciare sul suo sgabello rivestito di velluto.
«Dio non si nasconde. Lui agisce per opera dei puri di cuore» balbettò tremante tenendosi il collo dolorante con la mano. Qualche anno prima, un uomo accompagnato da due giovani ragazze, aveva fatto visita alla sua cappella, dicendo strane assurdità sulla possibile visita di un mostro. Aveva trovato uno strano libro in una delle tombe della cripta; e per portalo con sé all'Università di Boston fece una generosissima offerta di denaro. Gli era sembrata una brava persona, e gli regalò anche un bellissimo crocifisso che da quel giorno aveva sempre portato con sé. Ora, quelle che aveva ritenuto strane farneticazioni, avevano finalmente acquisito un senso. Mai si sarebbe aspettato nella vita di vedere il diavolo in persona!
«Beh, Padre, i puri di cuore...» gli afferrò la mascella col pollice e l'indice «hanno il collo fragile!» stava per spezzarglielo, ma le parole tremanti del Prete lo frenarono in tempo.
«Mi avevano avvisato del tuo arrivo. Uccidimi pure. Non ho paura di morire, mi aspetta un senso di pace che un demonio come te non potrà mai provare!»
Klaus s'immobilizzò. L'avevano avvisato del suo arrivo? Chi? Chi era stato in quella chiesa prima di lui? Un atroce dubbio lo pervase, ed usò quella stessa presa sul volto del Prete per rimetterlo in piedi.
«Chi? Chi ti ha avvertito del mio arrivo?!» chiese, soggiogandolo con voce irata.
«Non ha importanza. Tanto non troverai quello che stai cercando!» quei racconti, quel libro: ormai era tutto chiaro.
Klaus lo guardò con sospetto. Cosa voleva dire? Cosa ne poteva sapere lui del Grimorio?
L'uomo non aveva risposto alla sua domanda: era chiaro che fosse sotto l'effetto della verbena.
Lo vide tremare e stringere forte il suo crocifisso.
«Staremo a vedere» lo sfidò a denti stretti, e con un gesto rapido gli strappò la catenina dal collo.
«Conducimi alla cripta» scandì facendo l'ennesimo tentativo e, quando il Prete smise di tremare e si mosse per uscire dal confessionale, capì che la sua intuizione era stata giusta: la verbena si trovava nel crocifisso.
Il prete lo condusse nei sotterranei della chiesa e, facendo attenzione a non farsi scoprire, Bree continuò ad assistere a quegli avvenimenti.
La cripta era scavata nel terreno, e dei materiali da costruzione situati negli angoli lasciarono intendere al vampiro che quel macabro ambiente era in fase si ristrutturazione, forse per una successiva apertura al pubblico. Vari archi conducevano in ambienti diversi; e il tutto era illuminato da poche e flebili lampadine dalla luce rossastra, che a malapena riuscivano a rischiarare lo spazio in cui erano collocate.
Il prete si fermò: il suo obbligo di condurre Klaus nella cripta era stato assolto.
«Bene. Ed ora mostrami la tomba di Caroline Leroy»
Assimilato il nuovo ordine, l'anziano si mosse nuovamente, e lo condusse in un ambiente più separato, dove due tombe di pietra troneggiavano al centro della stanza: quelle di Gustav e Caroline Leroy.
Kluas sorrise diabolicamente e lesse le incisioni sulla pietra con soddisfazione.
Con una sola mano spostò il pesante coperchio; e le ossa ingiallite di Caroline lo fecero sorridere per un secondo, ma, dopo un'occhiata più attenta, quel sorriso scomparve lasciando spazio solo alla contrarietà e all'ira. Il vecchio aveva ragione: lì dentro c'erano solo ossa, ma del Grimorio non vi era traccia.
Si avvicinò al Prete con rapidità, e nuovamente gli afferrò il collo sollevandolo da terra.
«Chi ha preso il Grimorio?» ancora una volta la sua voce irata fu accompagnata dalla soggiogazione.
«Un uomo di nome Philiph Harris»
Klaus grugni dalla rabbia: non aveva la più pallida idea di chi fosse.
In un impeto di rabbia accecante prese una pala dall'angolo alla sua destra e colpì l'anziano prete sulla tempia così forte da ucciderlo sul colpo e da renderlo irriconoscibile.
Urlò ancora, e la pala insanguinata venne sbattuta sulla pietra della tomba spezzandosi una volta scontrato il margine.
Un altro urlo, e poi dei respiri affannosi sbollirono quell'attimo di tormento.
Si avvicinò ancora alla tomba e guardò quelle ossa con odio, poi qualcosa catturò la sua attenzione: era un fogliettino di carta incastrato tra i denti del teschio. L'ibrido lo prese e lo aprì: “Sei arrivato tardi” quella scritta lo sbeffeggiò ancora, e la firma di quel biglietto lo fece nuovamente infuriare “Philip Harris”. Chi diavolo era? Come aveva osato mettergli i bastoni tra le ruote? Come aveva osato prenderlo in giro?!
Accartocciò quella carta e poi la mise nervosamente in tasca. Il nome di quell'uomo era l'unico appiglio per poter ritrovare il suo prezioso Grimorio.
L'intuizione di Bree era stata corretta: l'aveva preso Caroline, ma erano arrivati tardi; ancora una volta la ruota del destino aveva girato in suo sfavore facendolo tremare di collera.
Bree assistette alla scena sapendo che, in un simile impeto di rabbia, se Klaus l'avesse vista l'avrebbe uccisa.
Velocemente scappò verso l'esterno della chiesa, e appena incontrò lo sguardo di Stefan, che era rimasto fuori, piegò gli angoli della bocca all'ingiù lasciandogli intuire l'ennesimo fallimento dell'ibrido.
«Se ci tieni alla pelle non fargli domande» gli suggerì affiancandosi a lui e voltandosi verso l'entrata dell'edificio con un moto di nervosismo misto a paura.
Stefan restò impassibile, e qualche secondo dopo Klaus uscì dalla chiesa con un'espressione folle e torva.
L'ibrido non disse nulla. Si limitò a raggiungere la macchina, e gli altri due lo seguirono in religioso silenzio.


*** ***


Damon si svegliò e, quando notò l'altra piazza del materasso vuota, una smorfia comparve sul suo volto: come sempre, Summer aveva preferito ritornare nella sua stanza.
Stette nel letto per qualche minuto, poi la voce allegra della ragazza lo incuriosì facendolo alzare.
Damon sentì la sua voce provenire dalla cucina; stava canticchiando come al suo solito.
La vide dietro i fornelli con un'espressione solare e vestita di una sola vestaglia di raso, corta e di un verde petrolio lucido che esaltava la sua carnagione colorita.
Lei lo vide e gli sorrise; a prima mattina, con indosso i soli boxer e con i capelli scompigliati e l'aria un po' assonnata era anche più bello del solito.
«Ho preparato i pancakes alla banana» spense il fornello e sistemò l'ultimo pancakes sopra ad un piatto dove ce n'erano altri messi a pila.
Il vampiro le si avvicinò e l'abbracciò da dietro cingendole le spalle, e poi le lasciò qualche piccolo bacio sul collo che costrinsero Summer a piegalo di lato per dargli maggiore spazio per agire.
«...E questo spiega il motivetto irritante di Banana Pancakes. Ma... come mai così di buon umore?» chiese, tra un bacio e un altro.
Summer sorrise: era lui la ragione del suo buon umore.
«Nessun motivo...» fece con indifferenza.
«Sicura?» bisbigliò al suo orecchio con una sensualità che la fece rabbrividire «Non c'entra niente il fatto che stanotte hai goduto più del solito, ansimando come non avevi mai fatto?» la sua mano scivolò al cento del petto e dell'addome insinuandosi tra la stoffa della cintura per scioglierla con lentezza. Le loro notti di passione diventavano sempre più intense e travolgenti, e come al solito Damon se ne assumeva il pieno merito.
Il respiro di Summer si fece subito più affannato e, nel momento in cui il vampiro, accarezzandole le spalle, fece scivolare a terra la sua vestaglia lasciandola nuda, deglutì visibilmente.
«Ti faccio impazzire di piacere...ammettilo» sussurrò con la solita tracotanza, mentre le posizionava una mano sul ventre e con l'altra le accarezzava il seno con la delicatezza che si dedica a un fiore.
Summer si lasciò sfuggire un flebile ansimo. Non poteva dargli torto: la faceva impazzire, e ora che finalmente si era accorta di amarlo le sensazioni si erano amplificate donandole emozioni che non aveva mai provato.
«Non sei altro che il solito presuntuoso, Damon. E mi dispiace, ma ti stai sopravvalutando...» Summer si girò per non sentirsi più preda del suo tocco; poi mise le braccia intorno al suo collo con giocosa dolcezza.
Damon la guardò intensamente e con un velato alone di sfida.
Le afferrò i glutei e la sollevò leggermente per adagiarla sul mobile della cucina; poi le mani salirono sulla schiena, e una delle due continuò il percorso fino alla nuca fermandosi tra i capelli. Sul suo sguardo famelico si dipinse un sorriso demoniaco, e quella carezza si trasformò in una presa di capelli prepotente ma innocua, che la costrinse a piegare il collo all'indietro.
Avvicinò le labbra a quelle di Summer, e lei poté sentire il suo respiro che dolcemente le solleticò la bocca.
«Mi sa che devo rinfrescarti la memoria...» sibilò diabolico mentre, senza lasciare la presa sui suoi capelli, afferrava lo sciroppo d'acero posto accanto al piatto da lei preparato.
Summer restò piacevolmente impietrita e, quando sentì lo sciroppo scivolarle sul collo, sul seno e sull'addome un altro gemito sfuggì al suo controllo.


*** ***


Klaus non aveva proferito parola per tutto il lungo viaggio di ritorno.
Quella sera si chiuse nella sua camera e stette parecchio tempo davanti alla porta finestra a fissare la neve che ricopriva le strade e le case. I fischi del vento ne lasciavano intuire la forza, e l'ibrido era assorto in quel momento con uno sguardo perso. La stanza era illuminata dalle immagini della televisione privata dell'audio, e sui muri si riflettevano delle luci bluastre intermittenti.
Bree bussò piano alla sua porta interrompendo quell'attimo d'introspezione.
«Entra...»
La vampira aprì la porta per poi chiuderla lentamente alle spalle.
Si avvicinò a lui tenendo in bella mostra una bottiglia di Bourbon.
«Se non ricordo male, è il tuo preferito» gli mostrò quella bottiglia di Ballantine's invecchiato trent'anni e l'ibrido annuì impercettibilmente.
Sì, era il suo preferito: lo conosceva bene.
Aprì la bottiglia e ne versò il contenuto nel bicchiere, poi glielo passò.
L'ibrido lo prese continuando a guardare il paesaggio, poi abbassò lo sguardo per fissare l'alcool.
Bree restò in silenzio, e anche lei si perse in quello scenario di vento e neve.
«E così...credi di amarmi» Klaus portò di nuovo lo sguardo di fronte a sé. Qualche sera prima, aveva visto Bree entrare nella stanza di Stefan. Ne era stato incuriosito, e l'impeto di ascoltare lo aveva sentito quasi come un obbligo. Aveva sentito Bree blaterare delle vere e proprie assurdità: lo amava, e aveva paragonato quell'amore a quel sentimento sublime che ti lega all'arte e alla musica. L'aveva sempre sospettato, ma non si era mai soffermato a pensarci. Non provava nulla per lei. Ma i suoi sentimenti l'avevano incuriosito: l'amore lo incuriosiva, e lo faceva nella stessa misura in cui lo irritava.
Bree lo fissò sentendosi smarrita. Non avrebbe mai pensato di doversi trovare ad affrontare un simile discorso con lui. Aveva sempre pensato che i suoi sentimenti sarebbero sempre stati un tabù inconfessabile, perché Klaus non concedeva spiragli a simili discorsi. Erano impensabili. Non sapeva cosa fare. Non sapeva cosa dire. Era totalmente impreparata.
«Il verbo credere lascia spazio all'incertezza» disse, sperando che quella risposta per lui fosse abbastanza esaustiva.
Klaus bevve un sorso di bourbon e continuò a non concederle neanche il più fugace occhiata.
«Se è così...allora dillo» il suo sguardo era assente, e quel tono di voce non trasmetteva nessun calore. La sua richiesta sembrava dettata più da una sorta di interesse scientifico, che da un bisogno d'emozione.
Bree si sentiva a disagio. Perché le stava facendo questo? Che senso aveva estirparle quelle parole? Cosa poteva mai farsene? Eppure, dopo settecento anni, era inutile esitare. Le si era presentata l'occasione per liberarsi e non poteva sprecarla. Il gelo della situazione era il prezzo da pagare per essersi innamorata di Klaus.
«Ti amo» liberò con calore, e poté scorgere sul volto dell'ibrido un piccolo e indecifrabile mutamento d'espressione.
Klaus voltò finalmente lo sguardo verso di lei, e Bree, in quel semplice gesto, vide qualcosa di rassicurante che le diede la forza di continuare.
Gli afferrò la mano con dolcezza, e l'ibrido posò uno sguardo confuso sul quella sorta di carezza.
«Non sei solo, Klaus. Permettimi di starti accanto» sussurrò con occhi lucidi.
Klaus la fissò attentamente.
Sciolse quelle presa e portò quella stessa mano sul volto della donna per accarezzarlo.
«Hai ascoltato...» bisbigliò, capendo che si era intrufolata nella chiesa origliando il suo discorso.
Bree annuì con nervosismo. Paura e piacere si alternavo nel giro di brevi istanti, e il suo corpo era in balia del volere dell'ibrido.
«Non avrei dovuto farlo. Lo so»
Klaus le si avvicinò. Baciò le sue labbra e, quando la passione di lei crebbe, si allontanò di qualche centimetro lasciandola ansante di desiderio.
«No. Non avresti dovuto» sussurrò con un velo di dispiacere. Continuò ad accarezzarle il volto; l'altra mano, invece, perforò velocemente il suo torace raggiungendo il suo cuore. Come sempre, l'impulsività e l'orgoglio dettavano le sue azioni più rapide, punendolo con un fugace istante di pentimento e angoscia.
Due copiose lacrime nacquero agli angoli esterni dei grandi occhi verdi della vampira e Klaus stette immobile per qualche secondo ad osservarla; il tempo di lasciar scivolare quelle gocce fino al mento, poi, con rapidità, la privò del suo cuore ritrovandosi a stringerlo fino a deformarlo.
Il corpo privo di vita di Bree cadde al suolo, ma sul suo volto, oltre alle lacrime, c'era anche un impercettibile sorriso; perché nell'attimo un cui Klaus le aveva attraversato il petto, nonostante la crudeltà di quell'azione, nei suoi occhi lucidi la vampira aveva intravisto un breve ma intenso attimo di umanità.

L'ibrido restò a lungo a fissare il corpo esanime di Bree.
Sentirsi amato dalla vampira non gli aveva fornito nessun elemento per comprendere quel sentimento a lui così estraneo. Quella dichiarazione non aveva generato in lui nessuna particolare emozione; eppure ammise a sé stesso che, per un breve istante, quelle parole avevano ridimensionato lo spazio di desolazione in cui orbitava la sua esistenza, permettendogli di scorgere, in lontananza, la figura sbiadita di qualcuno; ma era troppo poco: il gioco non valeva la candela.
Il corpo privo di vita di Bree accentuava la sua unica convinzione a riguardo: l'amore è una debolezza, e le persone deboli sono le prime a morire.


*** ***


«Che tristezza. Mormorò Dorian Gray, con gli occhi ancora fissi sul suo ritratto. Che tristezza! Diventerò vecchio, orribile, spaventoso, mentre questo ritratto rimarrà giovane per sempre. […] Se soltanto potesse accadere il contrario! Se soltanto fossi io a rimanere giovane e fosse il ritratto ad invecchiare! Per questo...per questo, darei qualsiasi cosa! […] Sì, darei anche l'anima...» Summer, seduta accanto al camino tra le gambe di Damon, con la schiena poggiata al suo petto e ricoperta fino al seno da un caldo piumone, leggeva il secondo capitolo del libro che avevano deciso di leggere insieme; ma, a quelle parole, la cacciatrice si fermò ad osservare lo scoppiettio del legno lasciando che le fiamme rapissero i suoi pensieri
Damon notò quella lunga pausa e la guardò incuriosito.
«Tutto ok?» le cingeva la vita con entrambe le braccia, e in quel momento la strinse leggermente più forte.
Summer si ridestò «Sì, certo», e poi gettò rapidamente gli occhi sul libro per ritrovare il punto in cui si era fermata.
«A me non sembra» Damon prese il libro dalle sue mani e lo allontanò.
«Ho detto che va tutto bene»
«No, non è vero. Dimmi cosa c'è che non va» avevano passato insieme una domenica spensierata e tranquilla, e l'aveva vista felice e sorridente per tutto il tempo; quell'attimo di tristezza era stato visibile e fin troppo chiaro per lui che ormai conosceva ogni sua espressione alla perfezione.
Summer stette in silenzio per qualche secondo con un viso contrariato: i soliti modi di Damon! Ma poi capì che forse era il caso parlare con lui di quell'argomento che ultimamente la tormentava.
«Ok...» fece con una sorta di rassegnazione, per poi prendersi un secondo di pausa «Com'è? L'immortalità, intendo, com'è?»
«Beh, l'hai sentito Dorian! Non invecchi, non avvizzisci. Chi non lo vorrebbe!?» asserì scherzoso per poi darle un bacio sulla spalla.
«Lascia perdere Dorian! Voglio un resoconto specifico da chi è veramente immortale...» Summer rispose con altrettanta giocosità, e quando lui abbassò il capo per baciarle la spalla, lei accostò la fronte alla sua per un attimo sentito da entrambi con la stessa dolce intensità.
«Beh...perdi il senso del tempo. E più vivi e più ti allontani dalle cose che ti premevano da mortale. Scopri di poter fare tutto quello che vuoi. Il mondo intero è fatto per esaudire i tuoi desideri, tanto che ad un certo punto non sai più cosa desiderare. E per quanto riguarda “l'anima al diavolo”...beh... l'immortalità ti fa sentire superiore. Ti senti sul gradino più alto...e quando è così, non hai problemi a schiacciare tutti quelli che si trovano sotto di te» si sentiva libero di parlare: sapeva che lei non lo giudicava.
«Perché me lo chiedi? Ci stai pensando? Vuoi che ti trasformi?» le propose con un dolce sorriso. Gli sarebbe piaciuto: l'avrebbe sentita sua.
«Una cacciatrice non può diventare un vampiro. Il vostro sangue non ha alcun effetto su di noi. Non può neanche guarirci...anche se...a detta di Lily... il sangue di Klaus potrebbe essere diverso»
Damon assimilò quelle informazioni con interesse: erano cose che non sapeva.
«Beh, a me ne è rimasto. Vogliamo fare un esperimento?»
«E rischiare di morire? No, grazie!» Summer rispose con lo stesso livello d'ironia del vampiro: era un azzardo troppo grande per poterlo prendere seriamente in considerazione.
«E se ne avessi la certezza? Lo faresti?» Damon si fece improvvisamente serio, e lei, prima di rispondere, ci ragionò per qualche istante.
«No... Non lo farei. Avrei paura di perdere di vista quelle piccole cose che mi rendono felice. Avere il fiato della morte sul collo mi ha insegnato ad apprezzare ogni cosa, dalla più banale, come godersi una cena in veranda, alla più importante...come i veri amici. Mi ha insegnato che non bisogna dare nulla per scontato...e come immaginavo e come tu mi hai confermato...è la percezione del tempo a dare valore alle cose...»
«Beh ma, sbaglio, oppure ti libereresti di questa seccatura di essere una cacciatrice?...potresti essere libera. E non è detto che ciò che ti fa felice adesso non possa farti felice anche da vampiro. Non è detto che tu debba perdere il...metro del giudizio! Potresti essere un vampiro equilibrato. Non ho la minima idea di come lo si diventi, ma credo che sia possibile!» concluse con autoironia facendola ridere. Damon sapeva cosa stava facendo: stava cercando di convincerla; e mentre lo faceva si chiedeva perché per lui fosse così importante. Conosceva bene i tormenti di quel genere di esistenza, eppure, stando con Summer, li aveva quasi dimenticati, tanto da rendere quel tentativo di corruzione un gesto fatto con le migliori intenzioni.
«Questo è vero. Ma c'è anche dell'altro. La verità è che...essere una cacciatrice, mi ha dato tanto, anzi: mi ha dato tutto; non avevo niente prima di questo. Nel momento in cui lo sono diventata le difficoltà sono aumentate, è ovvio; e il rischio di morire ogni volta non è certamente piacevole, però... è grazie a quello che sono che ho vissuto i momenti più significativi della mia vita. E mi riferisco a tutte le persone che ho incontrato e che per me sono diventate importanti: come il signor Harris, Lily...Kendra...» Summer si fermò, ma sentiva il bisogno di dirglielo, nonostante l'imbarazzo e il disagio «...Come te, Damon...» bisbigliò, sentendo il cuore fermarsi dall'agitazione.
Gli occhi le diventarono lucidi e si sentì immobilizzata dalla tensione che si venne a creare. Lo amava ed era diventata una delle persone più importanti della sua vita: era giusto che lo sapesse. Probabilmente era tutto ciò che avrebbe mai potuto confessargli a riguardo. Un “ti amo” avrebbe solo generato un silenzio che avrebbe significato “io amo un'altra” e Summer non poteva permettersi un simile dolore. Ce n'erano stati fin troppi nella sua vita: questo non lo avrebbe sopportato. Così azzardò quella frase che non necessitava di una risposta, lasciandole una sorta di beneficio del dubbio, anche se di dubbi lei non ne aveva. Damon amava Elena. Lo sapeva fin troppo bene.
Il vampiro si sentì investito dalle sue parole e prese un respiro così profondo da perfezionare la sua postura. La guardò sentendosi spiazzato, fin troppo. Quelle parole gli erano entrate nella carne, accendendolo di un desiderio che era nato nel basso ventre, ma che poi era improvvisamente morto nello stomaco, lasciandogli una strana sensazione di scompiglio.
«E con questo voglio dire... che mi sentirei un'ingrata e una codarda a voltare le spalle al mio destino. Tutto qui» Summer concluse velocemente il suo discorso per affievolire la tensione, e per spezzare l'incantesimo che la imprigionava in un mondo azzurro cielo; poi sentì la mano di Damon sulla guancia che la indirizzava delicatamente verso le sue labbra.
Il vampiro la baciò con un trasporto momentaneamente privo di passione, ma pieno di molto altro. La baciò perché desiderava le sue labbra, e perché era tutto ciò che il suo corpo gli suggeriva di fare. Non riusciva a decifrare le sensazioni che provava, ma in quel momento lo avevano riempito facendolo stare incredibilmente bene.
Forse, se avesse realizzato di essere innamorato di lei, avrebbe capito che quel surplus di emozioni con cui la stava baciando non era altro che la gioia di un sentimento ricambiato.




Angolino di NaNa***
Eccomi qui :D
Sono riuscita a trovare un po' di tempo per aggiornare, ma il prossimo capitolo è davvero un'incognita. Non ho proprio idea di quando potrò ri-permettermi un po' di tempo per scrivere :( Sorry.

Allora, parlando del capitolo:
- La scena iniziale è quella della 2x01. Voglio precisare che tutte le scene riportate hanno un loro fine specifico in questa storia (nulla è messo a caso, e anche il fatto che i capitoli abbiano una data ha il suo perché^^)
- Il libro che Summer sta leggendo, ovviamente, è “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde; ed anche la frase a inizio capitolo è presa da quel libro
- Spero di non aver urtato la sensibilità religiosa di nessuno (essendo atea, ho scritto cercando di starne fuori il più possibile. Non è mia intenzione entrare nel merito di queste cose; ho solo riportato un dialogo, così come me lo sono immaginato^^)
- Spero che i personaggi non siano risultati ooc
- Come sempre, prima li creo e poi li distruggo xD (Bree, Blair, Kendra...Faccio stragi!!!xD) Chi sarà il prossimo? xD
- Riconosco che questo capitolo è un vero e proprio azzardo, ma a me piace e spero che a qualcuno sia piaciuto altrettanto.
- Ultima cosa: Klaus a volte mi arrapa più di Damon (non so quanto vi possa interessare, ma è così xD)

Ho aperto un account facebook - nanabianca efp – e se qualcuno vuole può aggiungermi. A me non può fare altro che piacere^^

Come sempre, spero che il capitolo non vi abbia deluso, annoiato o fatto letteralmente schifo xD
Come vi ho già detto,
il prossimo capitolo si farà attendere quanto questo se non di più :( Sono davvero dispiaciuta ma non posso fare altrimenti – come se fregasse a qualcuno della mia assenza xD – comunque, tengo a scusarmi lo stesso.

Ringrazio:
Le persone che mi lasciano il loro parere –
vi adoro *.* -
Tutte le persone che hanno aggiunto la fic nelle Preferite/Ricordate/Seguite
E tutti i lettori anonimi.

Prima di salutarvi, vorrei consigliarvi una fic su Klaus “Shattered - Take me Home To my Love” della bravissima
EleanorMair.
E' solo all'inizio ma è una fic davvero intrigante (nonché scritta benissimo)^^

Adesso è davvero tutto^^ quindi vi saluto. Un grosso bacione!!!






  
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