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Autore: Cloe87    01/02/2012    2 recensioni
Se alcuni mesi prima dell'inizio delle Galaxian Wars, una giovane donna, a prima vista normale, finisse nella vasca sacra del Tredicesimo Tempio senza motivo apparente?
Beh... forse il corso della storia potrebbe prendere tutta un’altra piega e un gruppetto di accanite pacifiste riuscire perfino a sfatare il mito... in nome del Cosmo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Che il Cosmo sia con noi'
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MAI STUZZICARE IL CAN CHE DORME!

Potrebbe essere rischioso.

 

Ritornata in camera riuscii a cambiarmi d’abito appena in tempo.

Eirene fece infatti il suo solito timido ingresso nella stanza per consegnarmi il giornale che mi veniva portato ogni giorno su mia richiesta, per non rimanere completamente tagliata fuori dal mondo.

La ringraziai e mi sedetti. Però sfogliando distrattamente le pagine un articolo mi colpì, facendomi esclamare un poco fine: «Oh c###o!»

Fortunatamente Eirene era già uscita, altrimenti le sarebbe venuto un infarto nel sentire quella parola pronunciata dalla sua “casta dea”!

Il titolo dell’artico era in fatti: “GALAXIAN WARS” e il succo del pezzo si poteva riassumere in: “Saori Kido, la nipote ed unica erede del defunto magnate giapponese Mitsumasa Kido, ha annunciato in anteprima l’intenzione di organizzare un torneo in mondovisione di arti marziali dove si scontreranno dei fantomatici santi di Atena. Sarà verità, leggenda o semplicemente una nuova trovata per rimpinguare le già stracolme casse della fondazione Grado? Continuate a seguirci per gli aggiornamenti!”

«Maledizione, pensavo di avere più tempo per prendere una decisione!» sospirai, mentre mi balenarono in mente le parole di Seiya: “Sono venuto qui per recuperare il Cloth di Pegaso per volere della fondazione Grado”

Così collegai Saori Kido (alias Atena) alla fondazione Grado e rimasi alquanto sgomenta. Iniziai quindi a condividere le perplessità del Custode sulla “dea”. Altro che garante della giustizia, quella voleva usare dei minorenni (ribadisco: dei minorenni!) per riprendersi il maltolto e farsi i soldi! Qui ci stava una denuncia per maltrattamento e sfruttamento minorile, poche balle! E la cosa mi fece letteralmente girare le cosiddette e desiderare ardentemente di scambiare due paroline con la suddetta “Atena”! Non avevo mai sopportato l’uso della violenza per risolvere le controversie, figuriamoci mandare in prima linea dei ragazzini!

«Che stronza!» mi sfuggì ad alta voce.

«Chi è una stronza?» mi chiese Arles, mentre entrava nella mia camera, togliendosi elmo e maschera. Purtroppo la mia sparizione non era passata inosservata. Babel aveva provveduto a starnazzarlo al Grande Sacerdote.

Ebbi così appena il tempo di imboscare l’articolo sotto il materasso, per poi rispondere: «Il nuovo capo del governo italiano. Ha nuovamente aumentato la tassa sulla prima casa!»

Arles prese in mano il resto del giornale e mi disse: «Peccato che sia un uomo!»

«Ops, l’avevo scambiato per una donna. Capita!»

«Perché sei uscita senza permesso?»

«Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria» per poi aggiungere mentalmente “Sai com’è. Tra il tuo alter ego oscuro, una pseudo dea infame che sfrutta dei bambini nel nome della giustizia e un Custode che ti chiede aiuto per salvare capre e cavoli, ma poi sparisce quando serve, non so proprio che pesci pigliare!”.

Arles mi afferrò il braccio tirandomi a se in modo che potesse guardarmi bene in viso. Il suo sguardo era tra il severo, l’intimidatorio e il preoccupato.

«Non è il momento di fare pazzie e di crearmi problemi se vuoi uscire viva dalla situazione in cui sei finita!».

«Il problema non è il crearti o meno dei problemi, ma se io sia già in grado di aiutarti come speri e il tempo scarseggia!»

«Ma allora tu...»

«Sì, conosco il tuo segreto. Il Custode mi ha messo al corrente di tutto.» ammisi.

«È meglio che vada....» Arles si rimise repentinamente elmo e maschera per poi svanire dietro la porta, lasciandomi da sola.

Avevo deciso di buttare l’amo con la speranza che il suo alter ego abboccasse. Volevo infatti vedere come si sarebbe comportato ora che era al corrente che ero a conoscenza della verità, in modo da ottenere un confronto con la sua parte oscura, per poter capire come agire e se la mia permanenza al Grande Tempio poteva essere utile o se stavo soltanto intaccando la punta dell’iceberg, come sostenuto dal Custode. In quel caso avrei necessitato di più tempo per aiutarlo e quindi non avrei avuto altra scelta che recarmi a Tokyo per spiegare la situazione ad Atena, sperando che capisse e non scatenasse quindi una guerra contro Arles, ma mi lasciasse il tempo di capire come fare. Con il senno di poi devo ammettere che fu l’idea peggiore che avessi mai avuto, visto che mi fece finire dalla padella alla brace!

Ma se però pensate che avessi deciso di affrontare fino in fondo tutto quello che da lì in avanti sarebbe successo, perché me l’aveva detto un strano essere che non avevo mai visto prima, siete fuori strada. Tutto il discorso sui Cosmi e sull’Equilibrio garante della conservazione dell’Universo non dico che non mi fu utile a capire e soprattutto a sviluppare appieno le mie facoltà spirituali, ma la molla di tutto non fu l’adempimento di una missione commissionatami da altri, ma il desiderio ardente di proteggere chi avevo a cuore e la vita in generale. Non avevo mai sopportato le imposizioni. Quindi non lo feci per il Custode o chicchessia, ma per perseguire ciò che da tempo mi ero prefissata: spezzare le catene dell’odio e della violenza per quanto mi era possibile. Non mi ero mai illusa di poter cambiare il mondo, ma avevo comunque deciso, nonostante tutti i limiti, di essere una goccia di speranza per chi aveva perso ogni fiducia nell’uomo, conscia dei rischi e delle conseguenze.

 

Nel periodo seguente la mia ammissione, Arles aveva accuratamente evitato la mia persona cercando di tenere a freno la sua parte oscura, che ormai mi vedeva come una seria minaccia ed era di conseguenza intenzionata a farmi sparire dalla circolazione. Mentre il Grande Sacerdote era quindi alle prese con il suo alter ego ampiamente infuriato (tra l’altro con pessimi risultati visto che, rimanendo lontano dalla mia influenza, non c’erano praticamente quasi più argini per tenere a freno la sua ira), io avevo iniziato a cercare di reperire informazioni sulla fondazione Grado e sul suo operato: ovviamente torchiando il ragazzino giapponese di nome Seiya, facendo impazzire Babel e Asterion, sfuggendo sistematicamente alla loro custodia.

Purtroppo il giapponese non sapeva molto sul motivo e le intenzioni per cui il vecchio Kido lo avesse adottato per poi spedirlo a recuperare le sacre vestigia in Grecia. Mi seppe solo dire che il magnate nipponico era un appassionato di arti marziali e un fervente collezionista d’arte e oggettistica antica. Dal canto suo, Seiya non si era nemmeno mai posto il problema del perché fosse finito li e alle mie domande riuscì quindi solo a sbottare un:

«Che vuoi che ne sappia io! Sarà stato un capriccio del vecchio per ingrossare la sua collezione di oggetti rari! Ho altro a cui pensare che a lui: tipo il riuscire ad arrivare vivo a fine giornata!».

Capii così che l’unica cosa che premeva veramente al giapponese era di recuperare il prima possibile il richiesto per rivedere la sorella. Del resto non poteva fregargliene di meno. Comunque, a parte queste informazioni del tutto inutili, appresi però che oltre a lui, altri ragazzi, un centinaio, avevano subito la sua stessa sorte ed erano stati inviati in varie parti del mondo per recuperare altrettante armature. Questo sì che mi preoccupava perché voleva dire che Atena aveva in mente di realizzare una vera e propria legione di giovani guerrieri! Riassumendo: se ci fosse stato uno scontro tra il Grande Tempio e Atena, sarebbe venuta fuori una bella carneficina quando forse si sarebbero potute percorrere altre strade!

«Come mai mi fai tutte queste domande sulla fondazione Grado?» mi chiese quindi stufo Seiya.

Non ebbi cuore di metterlo al corrente della situazione e delle mie supposizioni, era già abbastanza in ansia per il torneo di assegnazione dell’armatura e non ebbi il coraggio di turbarlo ulteriormente: «Non riesco a capacitarmi di una cosa simile. Insomma, un uomo che utilizza dei bambini come marionette per soddisfare solo i suoi capricci, mi fa arrabbiare.»

«A chi lo dici! Ma voglio rivedere mia sorella a tutti i costi.»

«Posso immaginarlo»

«Anche se devo ammettere che, dopo aver iniziato a parlare con te di queste cose, nel caso vincessi il Cloth, sarebbe effettivamente un’ingiustizia lasciarlo nelle mani della fondazione Grado dopo quello che ho passato per colpa loro. Quindi sto iniziando a pensare seriamente di tornare al Grande Tempio una volta recuperata Seika; anche perché non saprei che altro fare.»

«Credo però che la via giusta per perseguire la giustizia non sia quella che insegnano qui. Io penso che con l’uso della forza non si riesca a porre fine ai conflitti, ma solo a fomentarli.»

«Non saprei che dirti. Ti posso solo assicurare che quando ti trovi davanti un avversario intenzionato a farti fuori, non è che ci siano tante alternative: o lui o tu!»

«Già, non deve essere facile, lo ammetto, ma sono convinta che un altro modo ci sia!»

«Solo un miracolo!»

«Può darsi, ma io continuerò a cercare quel modo, nonostante probabilmente io sia solo una donna che crede ancora nelle favole!»

«Buona fortuna allora!» mi rispose ironico Seiya.

«Anche a te per il torneo di domani e, se riesci, cerca di risparmiare il tuo avversario. Un atto di misericordia può valere più di mille colpi portati alla velocità... come si chiama?»

«Mach 1» il ragazzino ridacchiò compiaciuto per la mia ignoranza.

«Quella! Senti, ma per caso sai dirmi qualcosa su Saori Kido, la nipote del vecchio magnate?»

«Che è una stronza prepotente, ma nulla di più»

“Ottimo, andiamo bene!” pensai ironica, per poi dire: «Fammi poi sapere se hai ottenuto l’armatura!»

«Certo, se sopravvivo te lo farò sapere senz’altro!»

Mi sciolsi quindi i capelli e legai il nastro al suo polso come porta fortuna, pregando ardentemente che non gli succedesse nulla di male e ci salutammo: lui per venire pestato in un ulteriore allenamento da Marin e terrorizzare una coppia di turisti orientali, piombando sull’acropoli di Atene; io per prepararmi spiritualmente e psicologicamente ad affrontare a viso aperto Arles. Avevo infatti deciso di prendere il toro per le corna, in quanto ormai avvertivo che lo scontro tra le forze in campo era imminente e io dovevo assolutamente capire in che modo dovevo agire e da che parte era più opportuno stare per evitare il peggio.

Il giorno seguente rimasi quindi nelle mie stanze per cercare di ottenere uno stato psicologico il più possibile (si fa per dire) sereno e calmo. Sapevo infatti quello a cui sarei potuta andare incontro: l’immagine e la sensazione spaventosa della parte malvagia di Arles era impressa nitidamente nella mia testa e non sarebbe stato facile estirparla; anche perché, obbiettivamente, non sapevo minimamente come fare.

Secondo quel che mi aveva detto il Custode, grazie alle peculiarità sviluppate dal mio cosmo positivo, avrei dovuto essere una sorta di esorcista, peccato che non avevo molta dimestichezza con tali pratiche! Anzi, nessuna! Ovviamente provai a chiedergli qualche piccolo suggerimento su come fare, ma mi ritrovai come la solito a parlare da sola come una scema con il soffitto. Bisognava dire che era un essere molto simpatico: prima mi tirava in ballo e poi se ne infischiava! Giurai che appena si fosse fatto risentire gliene avrei dette quattro... se non morivo prima per mano dell’uomo che ero intenzionata a salvare.

 

Mentre io ero immersa nei miei pensieri, Seiya affrontava la sua sfida per dimostrare a tutti di essere degno del cloth di Pegaso, spiccando tra gli altri aspiranti non solo per la forza fisica e per il suo cosmo, ma anche per la sua tamarraggine ed esibizionismo. Caratteristiche a cui diede libero sfogo con Cassios, mozzandogli prima un orecchio per autodifesa (sfottendolo poi alla grande) per poi passare a devastare in modo teatrale il centro dell’arena di combattimento, con lo scopo di dimostrare la sua potenza e dissuaderlo a proseguire lo scontro. Mossa vana. Cassios era infatti una testa dura incapace di accettare l’evidenza: essere decisamente brocco; nonché un filino razzista. Infatti per lui, e la sua insegnante Shaina, era inaccettabile che l’armatura contesa potesse finire in mano ad un giapponese, nonché essere allontanata dal suolo di Grecia. Seiya quindi si esibì nel Pegasus ryusei ken aggiudicandosi la vittoria finale, risparmiandogli però la vita. Il neo saint di Pegaso infatti, nonostante la sua sbruffoneria (che lo portò spesso a prendersene tante, ma proprio tante), possedeva anche, nonostante tutto, un animo ingenuo, pulito e sensibile e, alla sua maestra Marin, che gli chiese per quale motivo avesse risparmiato Cassios, che non si era fatto tanti scrupoli a decapitare i suoi avversai, rispose mostrandole il braccialetto bianco, realizzato con il mio nastro per capelli, dicendo di aver voluto provare a seguire il consiglio di un’amica e dare quindi la possibilità a Cassios di pentirsi e redimersi dalle sue azioni.

Quando quindi me lo ritrovai nelle mie stanze un po’ malconcio, ma vittorioso, non potei che precipitarmi ad abbracciarlo, per poi fargli il mazzo. Era stato un incosciente ad intrufolarsi nel Tredicesimo Tempio senza autorizzazione!

Seiya alla mia sgridata fece spallucce: «Effettivamente sono stato un po’ avventato, ma non ho la tendenza a pensare prima di fare le cose. Marin mi punisce spesso per questo. Poi non volevo farti stare in ansia fino a domani, senza contare che era da un po’ che volevo vedere dove sbucava quel cunicolo nascosto tra le rocce! Anche se devo ammettere che non avrei mai capito che quella roccia era mobile se non ti avessi visto aprire il passaggio!» mi rispose.

«In teoria dovrebbe essere una sorta d’uscita d’emergenza conosciuto solo dal Grande Sacerdote e dai suoi uomini di fiducia»

«Capisco. Ma che ci fai al Tredicesimo Tempio? Questa dovrebbe essere la dimora di Atena e la sede del Grande Sacerdote! Non è che alla fine Aioria aveva ragione e tu sei Atena?»

«No, spiacente, sono solo in rapporti confidenziali con il Grande Sacerdote»

«Sei una sua assistente?»

«Non proprio...»

«Una sua parente?»

«Nemmeno»

«Quindi?»

«Te lo spiego quando sarai più grande, ok?»

«Come vuoi! Certo però che, anche se tu non sei Atena, il tuo cosmo è proprio bizzarro!»

Lo guardai interrogativa.

«Sì, insomma, sembra che la mia insegnante lo reputi scarso di nota perché totalmente inoffensivo, eppure io ho avuto la sensazione che mi abbia protetto per tutto il torneo»

«Come fai ad essere sicuro che fossi io?»

Seiya mi indicò il nastro per i capelli che gli avevo legato al polso: «Proveniva da questo e poi non è che ci sono tanti cosmi luminosi che infondono speranza al Grande Tempio.»

Lo guardai pensierosa e lui mi disse: «Io vado prima che qualcuno mi scopra. Non so se ci rivedremo ancora oppure no, ma mi ha fatto piacere conoscerti. Domani parto per Tokyo. Mia sorella mi attende!»

Gli augurai buon viaggio e gli raccomandai di evitare di farsi coinvolgere negli affari della fondazione Grado e lui mi rispose che una volta ricongiuntosi con la sorella li avrebbe mandati al diavolo per poi tornare in Grecia. Per il resto ci avrebbe pensato poi.

Sorrisi nel vedere la sua gioia nel poter finalmente riabbracciare i suoi cari e feci un bel respiro. A breve infatti avrei affrontato Arles e con lui tutto il resto.

 

Diedi quindi il via all’operazione “esorcizza l’indemoniato”. Piano: nessuno. Pazzia: tanta. Come fare: bella domanda!

Insomma andai completamente allo sbaraglio e i risultati si videro, eccome se si videro!

L’unica cosa certa era che dovevo trovare innanzitutto Arles, ma nelle sue stanze non c’era, nemmeno nella sala da pranzo e neanche nel giardino. Decisi quindi di rivoltare il Santuario come un calzino per trovarlo. Da qualche parte doveva pur essere finito!

Iniziai quindi ad aggirarmi con disinvoltura per l’edificio, calandomi nei panni della vera proprietaria di quel luogo, sfruttando a mio vantaggio l’imbroglio ordito dallo stesso Arles, come già fatto altre volte, e, benedicendo a destra, raccomandando a sinistra e consigliando a manca (tra cui di cambiare il colore dei tendaggi per dare un po’ più di luce a quel mortorio, ma questi sono dettagli...), arrivai senza troppi intoppi alla sala del trono e, scorgendo uno strano passaggio oltre le tende rosse, lo imboccai finendo al cospetto della statua di Atena, rimanendo a bocca aperta:

“Porca paletta se mi assomiglia! Ok che si dice che tutti hanno almeno un sosia, ma questo è troppo!” commentai, per poi rattristarmi nel costatare il senso di malinconia e infelicità che regnava in quel luogo, come se la gioia, l’amore e tutte le cose belle della vita non fossero altro che un miraggio lontano, che in quel posto non potevano essere assaporate. Era come se dalla statua e dalle strutture del tempio che la circondavano provenisse un forte senso di rimpianto per una vita vissuta a metà per sopportare il peso di una responsabilità troppo grande da poter reggere da soli.

Non sapevo in quel frangente di essere finita nel centro del cuore del Santuario e di stare percependo il silenzioso e inconscio dolore del Grande Tempio e di tutti i suoi abitanti, che avevano rinunciato a vivere per servire la giustizia, sopprimendo i loro desideri di normalità, che si trasformavano così in sogni malinconici.

Non potei quindi far a meno di sentire la necessità di espandere il mio cosmo per entrare in contatto con quelle vibrazioni tristi esortandole a non perdere la speranza, promettendo che avrei fatto il possibile per aiutare quel luogo a sopportare il peso che da troppo tempo era calato su di esso e che rischiava di sgretolarlo. Il mio buon cuore e la mia impulsività scatenarono così un casino di proporzioni colossali!

Quel posto era infatti un’enorme cassa di risonanza e il mio cosmo, normalmente captato dai saint come innocuo per via della sua natura benigna, venne percepito chiaramente per quello che era, non solo da Arles (la cui parte malvagia si allarmò, e non poco, constatando che, come aveva intuito il Grande Sacerdote, il mio cosmo era molto più che una semplice minaccia se usato a dovere), ma anche da tutti i simpatici abitanti guerrafondai delle 12 case e del Santuario, dissipando anche quei pochi dubbi che alcuni di loro avevano sull’operato di Arles! Perché se la dea diceva di stare tranquilli e di non perdere la fiducia e la speranza, non si poteva che inginocchiarsi e urlare un “Lunga vita ad Atena e al Grande Sacerdote!”. Peccato che il cosmo rassicurante e purificatore che era rimbombato per il Grande Tempio era il mio e non quello di Atena beatamente spaparanzata sul divano di una villa gigantesca a Tokyo!

Comunque, a parte questo piccolo (si fa per dire) inconveniente, ripresi le ricerche del Grande Sacerdote e finalmente lo trovai nella sua piscina olimpionica stile terme romane. Ammetto che se mi fossi fermata un po’ a riflettere forse l’avrei trovato prima, ma cosa volete che dica... io sono io!

Comunque quando feci il mio ingresso non esattamente teatrale nella vasca (scivolai infatti sul marmo bagnato piantando una sederata da record!), Arles aveva già indossato la sua toga ed era intento a rimettersi l’elmo.

«Ma che diamine hai fatto ai capelli!» esclamai incredula mentre mi rialzavo. Il Grande Sacerdote sfoggiava infatti un’orrenda chioma grigia. Ma i capelli erano nulla in confronto agli occhi: due roventi rubini rossi! Anche se non avevo mai avuto uno spiccato senso del pericolo, giuro che in quel frangente ero completamente paralizzata dalla paura. Il corpo di Arles era infatti completamente in balia di una tremenda forza oscura e capii immediatamente di non trovarmi di fronte all’autoritario e, al contempo, umano Grande Sacerdote bisognoso di aiuto, che avevo conosciuto, ma di essere dinanzi ad un demonio.

«Arianna! Finalmente ci vediamo faccia a faccia!» l’alter ego di Arles si rivolse a me con un sorriso che mi fece rabbrividire. «Ti ringrazio di avermi risparmiato la fatica di raggiungere le tue stanze per ammazzarti! Il tuoi giochetti finiscono qui!»

«Non pensare di riuscirci così facilmente!» risposi cercando di darmi un contegno sicuro, ma senza grandi risultati, mentre lui avanzava con passi lenti e solenni verso di me.

«Già. Il tuo cosmo “positivo”! Ammetto di averlo preso inizialmente sotto gamba per via della sua natura pacifica, ma ti posso garantire che se credi possa riuscire a purificarmi, sei in errore, perché fino ad ora non è riuscito a far altro che intaccarmi superficialmente. Sei troppo inesperta»

Devo ammettere che me la stavo veramente facendo sotto, anche perché aveva perfettamente ragione, ma, nonostante questo, esclamai: «Spiacente, ma non ti lascerò manipolare ancora il Grande Sacerdote!» e contrastando il mio terrore, cercai di espandere il mio cosmo.

Arles rise ed espanse a sua volta il suo: «Il tuo cosmo benefico non è nulla di più che un fuoco di paglia in confronto al mio rancore! Non basta così poco per ripulire una vita passata nei patimenti in nome di qualcosa che non esiste! Quindi se pensi di riuscire a mandare all’aria i miei piani ti sbagli, sono troppo importanti; non soltanto per me, ma per l’umanità intera. Mi dispiace, ma non posso avere pietà per chi cerca di ostacolarmi. Muori donna e con te anche la sua stupida speranza di redenzione!» urlò l’alter ego di Arles, che si scagliò su di me colpendomi con un pugno all’addome.

Una forte luce si sprigionò al contatto con il mio corpo e per l’urto caddi a terra senza fiato. Non so per quanto tempo rimasi senza respirare per il dolore lancinante, mi ricordo solo vagamente la figura di Arles che imprecava incredulo e la luce che lentamente si diradava:

«I miei occhi! Che diamine è successo? Il mio colpo avrebbe dovuto trapassarti!» Arles era stato accecato da quella luce abbagliante ed inaspettata scaturita dal mio corpo, per poi riprendersi ed esclamare stupito: «Ma che cos...»

La luce svanendo aveva infatti scoperto “l’armatura” datami in concessione dal Custode.

“Allora sta sorta di body da porno star è veramente una specie di corazza! Non era una cazzata!” pensai, ma ebbi poco tempo per rallegrarmi. Arles mi aveva infatti afferrato per il collo iniziando a stringere. Potei così costatare che l’armatura datami gentilmente in prestito, sarà anche stata il meglio sulla piazza per parare colpi lanciati da quei pazzi, ma era del tutto inutile in caso di omicidio per strangolamento.

Istintivamente portai le mie mani attorno ai polsi del Grande Sacerdote e, mentre le lacrime avevano iniziato a sgorgare copiose, dissi in un sussurro:

«Ti chiedo scusa per non essere riuscita ad esserti d’aiuto. Ma prima di andarmene voglio che tu sappia che nonostante tutto, io ti perdono!» e sorridendogli per l’ultima volta abbandonai ogni resistenza.

Fu allora che successe ciò che mi permise di continuare a sperare: l’alter Ego di Arles mollò infatti la presa urlando di dolore, accasciandosi a terra:

«Arianna, fuggi, non riuscirò a trattenerlo ancora per molto!» a parlare era la voce della parte buona del Grande Sacerdote.

«Arles io non posso!» dissi tossendo e rialzandomi a fatica.

«Ti prego, va via! Non potrei sopportare anche la tua perdita!»

«Io..»

«Vai ho detto! Se mi ami vai! E porta con te Pegaso! Arles vuole ucciderlo per impedirgli di portare in Giappone l’armatura! Ci sono cospicui interessi in ballo!»

«Arles?»

«Non ho tempo di spiegarti! Anf! Ti supplico, Anf lascia il Grande Tempio, Anf, il mio lato oscuro tra poco riprenderà il sopravvento, Anf e non voglio perderti, Anf, finché saprò che sei in vita Anf io non perderò la speranza anf e avrò il coraggio di continuare a lottare!» Il Grande Sacerdote soffriva come un cane per la lotta fra le sue metà e si contorceva sul pavimento ed io ero completamente impotente davanti a quella scena. Il mio cosmo positivo non era nulla di più che una flebile candela di fronte a quel baratro oscuro.

Non potei quindi far altro che fare ciò che il suo vero io mi diceva e, con la morte nel cuore, corsi via, promettendo però che sarei tornata più forte e determinata. Promisi così a me stessa che l’avrei liberato da quel cappio insopportabile; a qualsiasi costo!

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

Anche se per ora Seiya è sembrato sveglio, nel prossimo sarà svelato l'arcano del motivo perché lui, a dispetto di altri, percepisce facilmente il cosmo di Arianna ^.^

  
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