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Autore: VooJDee    03/02/2012    3 recensioni
In una corsa contro il tempo, Gibbs si trova costretto ad affrontare il suo passato.
[...]La voce di Gibbs alle sue spalle non la sorprese: “Ho una regola, a riguardo.”
Daisy si voltò, il viso ancora bagnato dalle lacrime: “Una regola che dice ai padri di non lasciare i figli?”
Lui sorrise appena: “No. Regola 51: a volte si sbaglia.”
Lei passò la mano sui suoi occhi, cercando di cancellare il pianto: “A volte si sbaglia?”[...]
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…“E dove dormo? In camera tua?”
Lui scosse la testa, avviandosi su per le scale: “No, in camera di mia figlia.”
“Oh, quasi dimenticavo.. ancora non mi hai detto dov’è.”
“Chi?” chiese Gibbs, girandosi a guardarla.
“Tua figlia. Non mi hai ancora detto dov’è tua figlia.”
 

Gibbs percorse velocemente le scale che lo separavano dalla bambina: “Come hai detto?”
Lei abbassò improvvisamente lo sguardo, sorpresa: “Uh.. niente.”
L’agente le cinse le spalle: “Cosa non mi stai dicendo?”
La piccola lo guardò fisso nei suoi occhi azzurri, prima di abbassare ancora lo sguardo verso il pavimento: “Ecco..”

La macchina percorreva il vecchio ponte Harlington, che portava all’aeroporto. Rachel e Daisy sul sedile posteriore si stringevano le piccole mani.
Daisy con addosso il pigiama, sfiorò la spalla del padre che guidava la vettura: “Dove stiamo andando papà?”
“Già, dove andiamo?” fece eco Rachel.
“Ehm, è una sorpresa.” Rispose Chase, spostando un ciuffo di capelli biondi dal viso. Dallo specchietto rivolse un sorriso alle due bambine sedute sul sedile posteriore.
Daisy si toccò i capelli: “Manca ancora molto?”
“No, Daisy.” rispose pacato lui, tenendo gli occhi fissi sulla strada.
Rachel si affacciò: “Quanto manca allora, poco?”
Chase sbuffò, seccato: “Ehm, all’incirca, Rachel.”
“Non vuoi proprio dirci dove..”
“BASTA!” gridò Chase battendo le mani sul volante. Fece un respiro profondo e rivolse un altro sorriso alle due: “Su, bambine mie, giocate.. non preoccupatevi.”
Daisy fece una carezza alla mano della sorellina. “Rachel, ma dov’è la mamma?”
Rachel rivolse uno sguardo insicuro a Daisy. “Non so. Però papà mi ha detto di non parlarne, lo fa arrabbiare.”
Daisy annuì, e si concentrò sul paesaggio smorto che vedeva fuori dal finestrino; il  vecchio ponte, e l’acqua torbida sotto di quello.
Improvvisamente si voltò verso la sorella e si appiccicò al suo orecchio: “Rachel giochiamo a “
io sono te, tu sei me”?”
La bambina accanto a lei annuì.

“La regola è una: mai rivelare il segreto!”
Daisy si sfilò il pigiama e s’infilò nel vestito rosa e pieno di merletti che le porgeva la sorella. Improvvisamente l’auto si fermò.
Un uomo dai capelli grigi, fermo di fronte a loro, puntava un’arma contro la macchina.
A Daisy s’illuminarono gli occhi: “Esci e salutalo! E’ un mio amico, è l’agente speciale Gibbs.”
Rachel abbassò il finestrino, uscendo quasi del tutto fuori: “Ciao Gibbs!”
Gibbs, continuando a tenere l’arma fissa su Chase, le rivolse un breve sguardo: “Daisy! Non preoccuparti, sta calma. Andrà tutto bene.”
Chase, dallo specchietto lanciò un’occhiata all’auto che a tutta velocità correva verso di loro e iniziò a tirare Rachel per il pigiama: “Dannazione! Torna dentro!”
Fece una veloce manovra brusca, facendo scivolare Rachel che finì seduta quasi sopra la sorella: “Papà, ma che succede?”
“Niente piccole mie. Ora dovete chiudere gli occhi.”
“Perché?”
“Chiudete gli occhi, dannazione!” prese un respiro profondo: “Vi voglio bene.”


Gibbs scosse la testa, ancora incredulo. Non riusciva a credere di non essersi accorto di una cosa del genere. Accarezzò una guancia alla bambina, che si era seduta sul pavimento: “Quindi tu sei Daisy.”
Lei annuì, mentre dei lacrimoni si facevano strada sulle sue guance: “Sì.”
“Ma perché non l’hai detto subito? Perché hai continuato a giocare?”
Daisy scrollò le spalle: “Non lo so. Ero confusa, avevo paura.. e tutti continuavate a chiamarmi Rachel..”
Gibbs annuì: “Capisco.”
“Ora mi odierai?”
L’agente la sollevò da terra, caricandosela in braccio: “No, Daisy, non potrei mai odiarti.”


“Non posso davvero credere che tu sappia cucinare, Tony!” esclamò Ziva chiudendosi la porta alle spalle.
Lui sbuffò, girandosi a guardarla: “Cosa c’è di strano?”
Lei rise: “Tu che cucini? No, non ti ci vedo proprio.”
Tony si avvicinò a lei: “E perché mai?”
Ziva smise improvvisamente di ridere, fermandosi a guardare l’uomo dritto negli occhi: “Non lo so.”
Il telefono di Tony iniziò a squillare, facendolo sobbalzare. Lui infastidito lo prese in mano: “Ah, è solo McGee.” disse ricacciandolo in tasca.
Non passarono che pochi secondi, quando il telefono riprese a suonare. Tony lo prese, senza nemmeno guardare e se lo portò all’orecchio: “Senti pivello, se tu hai finito..”
“DiNozzo, sono io.” la voce di Gibbs perforò le orecchie dell’agente, che improvvisamente si fece serio.
Ziva soffocò una risata, mentre Tony le faceva cenno di stare zitta: “Ciao capo.”
“Vi voglio a casa mia in dieci minuti.”



Note autrice:

Ok, svelato il grande mistero. In realtà Daisy e Rachel si erano scambiate, sì proprio così u.u
Per ora nessun’altro mistero.
Se tutto torna dovrebbero mancare altri tre capitoli più l’epilogo, quindi quattro. :)
La fine è vicina anche per me, purtroppo :’)
Bacione e fatemi sapere VJDee <3
   
 
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