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Autore: Debbie_91    03/02/2012    2 recensioni
Fine Settima Stagione. Dopo la distruzione totale di Sunnydale, Buffy e Dawn si trasferiscono a Los Angeles, dove Angel trova loro una sistemazione.
La vita scorre tranquilla, ma una nuova minaccia è all'orizzonte. Buffy si ritroverà ad affrontare alcuni fantasmi del passato, che riusciranno a metterla in seria difficoltà. Questi la sottoporrano a diverse prove, e alcune di queste metteranno a repentaglio la vita delle uniche persone care a lei rimaste. Riuscirà ad affrontare tutto ciò da sola? E, soprattutto, riuscirà a porre fine a quest' incubo?
(Previsto un grande ritorno)
Genere: Dark, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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21 Dicembre.
Caro diario, sono lieta di annunciarti che, finalmente, il peggio è passato. Eh già, siamo riusciti a sconfiggere il Primo (cosa che, sinceramente, non speravo) e a riportare la pace a Sunnydale. Oh, ma quale Sunnydale... Dovrei essere felice, vero? E invece non lo sono! Sunnydale è andata distrutta. Tutti i suoi migliori negozi di abbigliamento, sono andati distrutti! Perfino il centro commerciale che adoravo tanto! Oh... potevamo evitare una simile tragedia! Ma sai qual'è la splendida notizia? Los Angeles, amico mio! Abbiamo trovato un piccolo appartamento, che certamente non è dei migliori, ma le nostre tasche... le tasche di mia sorella, permettevano ben poco. E così dobbiamo accontentarci. Sai, credo che sia arrivato il momento, per lei, di rimboccarsi le maniche e cercare un lavoro. Insomma, quanti anni ha, ormai? Non avrà intenzione di essere una nullafacente per tutta la vita?! Per non parlare delle sue relazioni amorose! Credo che non avrò mai uno zio, e tanto meno dei grassi cuginetti da vedere crescere! D'altronde, chi può sopportare il suo carattere così irascibile? Dovrebbero dare un premio ad Angel, per essere riuscito a starle accanto tutto quel tempo. O... a Riley. O a... Spike. Spike. Chissà che fine avrà fatto. Spero non stia scontando le sue pene tra le fiamme dell'Inferno. Cosa che reputo alquanto probabile. E... Scusa, devo lasciarti. Il dovere mi chiama. La mia adorabile sorella, mi chiama. A presto.
Dawnie.


Buffy chiuse il diario e lo mise dentro il cassetto, appena in tempo per vedere Dawn varcare la soglia della stanza, e destare in lei (se non lo aveva) il sospetto di ciò che aveva appena fatto.
Dawn guardava la sorella che, con aria innocente, pareva scrutare qua e là la stanza, senza provare alcun reale interesse nel farlo, con il solo scopo di non incrociare i suoi occhi e non essere costretta, così, a mentire.

Schiaritasi la voce, la giovane ragazza decise di parlare.

-Buffy.-

Disse.

-Che stai facendo?-

Domandò, sebbene in cuor suo sapeva la risposta a questa sua domanda che le parve futile e banale.

Abbassò lo sguardo e notò che il cassetto del suo comodino era aperto.

-L'hai fatto di nuovo.-

Disse, quasi volesse rimproverarla.

-Cos... No. Non l'ho fatto!-

Sbottò Buffy, dandole la conferma di ciò per cui la riteneva colpevole.

Dawn le rivolse un'occhiataccia e le si avventò contro, scansandola, ed indicando con l'indice il cassetto aperto.

-Era chiuso.-

-Cosa?-

-Il cassetto, Buffy. L'avevo chiuso.-

Buffy rise.

-Ah! Era chiuso.-

Disse, fingendo di essere sorpresa di ciò che le aveva appena fatto notare la sorella.

-Pensi ci sia un fantasma in giro per la casa? […] O... magari è un demone! O un vampiro!-

-In pieno giorno?-

Domandò Dawn, inarcando un sopracciglio, quasi volesse sottolineare l'assurdità delle sue parole.

-Qualunque cosa sia, prometto che le farò pentire di aver messo piede in questa casa!-

Proseguì, imperterrita, Buffy.

-Fuori.-

Sussurrò Dawn.

-Va' via. Fuori di qui!-

Esclamò, con un tono più deciso.

-O vuoi forse che sia io a sbarazzarmi di chi ha letto il mio diario?-

Aggiunse.

Buffy fece un sorriso da circostanza.

-Oh, avanti, Dawnie... Per un diario.-

-Per un diario.-

Ripeté Dawn, scandendo bene ogni singola parola, e spingendo letteralmente la sorella fuori dalla stanza.

Poi, sbattè forte la porta e Buffy rimase lì, immobile, ad osservare quell'uscio legnoso; e solo allora notò una piccola crepa all'altezza della maniglia; allungò una mano per verificare cosa fosse, poi, si accigliò e scosse il capo.

-Dawn, sbrigati, o farai tardi a scuola!-
Disse.

-Non ti sento! […] Non ti sento!-

Sentì rispondere da dentro la stanza.

Dunque, sorrise e si avviò in cucina.

Ragazzina insolente.

Pensò.

Eppure la mamma l'ha educata così bene.

Nel frattempo, aveva versato il latte, ancora fumante, all'interno di una tazza, che afferrò casualmente da un ripiano; e vi aveva versato i suoi cereali preferiti, pronta a gustare la sua colazione.

Dawn entrò in cucina e la prima cosa che vide fu la tazza che Buffy teneva stretta tra le mani. Sgranò gli occhi.

-È la mia tazza, quella?-

Domandò, seccata.

Buffy, che aveva appena inserito all'interno della bocca un' immane quantità di cereali, mandò giù il boccone, e tossì, quasi soffocata da tale sforzo.
Parte dei cereali si riversarono sulla tovaglia, macchiandola del latte che avevano assorbito.

-Si può sapere che hai oggi?-

Le domandò, cercando di rimediare, con uno straccio, al danno commesso.

Dawn si avvicinò a lei e, con un rapido spostamento del braccio, afferrò la tazza. Buffy non fece in tempo a chiederle cosa stesse facendo, che la sorella aveva già versato il suo contenuto nel lavandino, e si apprestava a ripulirla per bene.

Buffy sbuffò.

-Ma grazie. […] Era la mia colazione, quella!-

Sbottò.

Dawn non rispose.

-Insomma, che ti prende? Hai un pessimo umore, stamattina!-

La sorella non si curò delle sue parole ed afferrò un toast, portandolo alla bocca. Rapidamente, indossò il suo giubbotto in pelle e si avviò verso l'uscita della casa.

-Dawn, torna subito qui. […] Dawn!-

Gridò Buffy, abbandonando il suo posto a sedere.

-Mi hai sentito?-

Domandò.

Ma quando arrivò all'uscio, la porta sbattè violentemente. Di nuovo.
Lasciandola, nuovamente, lì, immobile, ad ammirare legno e crepature, che cominciavano a parerle strane.

Poi, il telefono, squillò.
  
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