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Autore: Debbie_91    05/02/2012    1 recensioni
Fine Settima Stagione. Dopo la distruzione totale di Sunnydale, Buffy e Dawn si trasferiscono a Los Angeles, dove Angel trova loro una sistemazione.
La vita scorre tranquilla, ma una nuova minaccia è all'orizzonte. Buffy si ritroverà ad affrontare alcuni fantasmi del passato, che riusciranno a metterla in seria difficoltà. Questi la sottoporrano a diverse prove, e alcune di queste metteranno a repentaglio la vita delle uniche persone care a lei rimaste. Riuscirà ad affrontare tutto ciò da sola? E, soprattutto, riuscirà a porre fine a quest' incubo?
(Previsto un grande ritorno)
Genere: Dark, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era trascorso circa un anno dalla sconfitta del Primo. Occasione in cui, Buffy, aveva cessato d'essere la Prescelta, o almeno l'unica Prescelta, divenendo una ragazza “normale”; ciò che, in cuor suo, aveva sempre desiderato. Quando Faith le aveva detto -Non sei più l'unica Prescelta, ormai. Ora vivrai come una persona normale; che farai?- E Dawn aveva accresciuto il significato di quelle parole con -È vero. Adesso, che faremo?- aveva sorriso fieramente; e in quella dolce distensione della labbra, vi era un senso di riscatto e di assoluta liberazione, nei confronti di una vita percorsa a tutelare l'incolumità della sua Sunnydale; la città nella quale aveva vissuto i migliori anni della sua vita, trasferitasi con la madre all'età di sedici anni.
Sunnydale era una piccola città della California, con un modesto numero di abitanti; ma lì, Buffy, aveva conosciuto quelle che, ora, erano le persone più importanti della sua vita; le persone per le quali era giunta a sacrificare se stessa, quando questo fu necessario. Era quella città ad avere permesso di confluire in lei odio e amore, felicità e tristezza, paura e coraggio; era Sunnydale che la conosceva più di quanto lei conoscesse se stessa; ed ora, il destino, quasi per gioco, aveva voluto che quella città venisse inghiottita nei più oscuri meandri della Terra, portando con sé tutto ciò che aveva visto e tutto ciò che aveva sentito; e portando con sé anche quella Buffy adolescente e quella Buffy piccola donna che vi aveva vissuto, e che, adesso, quasi per un incredibile scherzo di quello stesso destino, aveva fatto ritorno nella città che le aveva donato i natali; la città nella quale aveva vissuto la sua infanzia; quella, che aveva angustiato la sua più tenera giovinezza: Los Angeles.

Buffy contemplava il paesaggio al di là del finestrino; mentre l'auto avanzava decisa, oltrepassando la catena montuosa di San Gabriel, che separava Los Angeles dalla meta di chi vi era seduto a bordo.
La ragazza sbadigliò, emettendo uno strano suono dalla bocca, che si apprestò a nascondere con una mano.

-Manca molto?-

Domandò; esprimendo la sua totale noia, quasi provasse un insolito impegno, nel pronunciare quelle due, piccole, parole.
L'uomo seduto al posto di guida le rivolse una rapida occhiata, e stese le labbra in un sorriso, che illuminò il suo volto.

-Non temere.-

Rispose.

-Arriveremo a destinazione prima che tu ti addormenti.-

-Oh, bene! Questo significa che siamo arrivati.-

Affermò Buffy.

-E che non dovrò più sopportare questo tormento.-

Proseguì. E, con un rapido spostamento della mano, spense la radio.

-Ah. Le mie orecchie ringraziano. […] Sai, Xander, penso che uno di questi giorni ti sottopporrò ad un aggiornamento musicale. E non osare tirarti indietro.-

-Grazie.-

Quasi sussurrò, lui.

-I tuoi complimenti sono sempre... così... spontanei; e particolarmente appaganti.-

-Prego. Non c'è di che.-

Disse Buffy. E portò le mani al trasparente vetro del finetrino, entusiasta quanto una bambina che vede un Luna Park per la prima volta.

-Guarda, Xander! Ecco Palmdale!-

Eclamò. Poi, volse lo sguardo all'amico.

-Non è un miraggio, vero?-

Xander sorrise, quasi divertito da questa futile domanda, che lo portò a pensare ai tempi passati; e, in quel momento, rivide la sua innocente Buffy; una ragazzina ingenua ma dal carattere forte e deciso; poco fiduciosa riguardo tutto ciò che le accadeva attorno: la “vecchia” Buffy. Sì, ripenso a lei, e se ne compiacque. Così, scotendo il capo, accompagnò il volante a destra, e svoltò in direzione dell'immane cartello che, a caratteri cubitali, ufficializzava la conquista della loro meta: Palmdale.

 

***


-Molto gentile. Davvero molto gentile.-

Disse Xander, chiudendo lo sportello dell'auto.

-Non ti hanno mai detto che, avvolte, sarebbe meglio tenere la bocca chiusa?-

Domandò.

-Anziché esternare giudizi poco appropriati.-

Aggiunse, poi, con un tono di voce poco chiaro.

-Oh, non fare così. Ho solo detto ciò che pensavo. […] E poi era un modo per sdrammatizzare.-

Disse Buffy, posando un piede sul terreno, ed apprestandosi, anch'essa, a chiudere lo sportello dal quale era uscita.

-Ma, forse, non è il caso di sdrammatizzare.-

Aggiunse, poi, appena vide ciò che apparve ai suoi occhi.

-Forse abbiamo sbagliato città.-

Disse Xander.

-Anzi, ne sono quasi sicuro. Coraggio, Buffy, torniamo in macchina!-

Ma la ragazza avanzò, verso quell'orrore; verso quei corpi che parevano privi di vita. Ne vide uno; poi, un altro; e un altro ancora! Decine di cadaveri stavano adagiati al suolo, col viso rivolto al terreno, quasi a sottolineare l'umiliazione subita al momento della loro triste fine.
Buffy aveva visto cose inimmaginabili, fino ad allora; ma niente l'aveva impressionata tanto. Era come se qualcuno, o qualcosa, avesse provocato una carneficina; anzi, era proprio così: era un totale massacro.

-Va bene.-

Affermò Xander.

-Qualcuno mi può spiegare perché, quando accadono simili mostruosità, o quando c'è un demone nei paraggi, o qualche altra creatura decisamente poco amichevole in giro, io devo esserne sempre coinvolto? Insomma: dov'è Willow, quando serve? Non potevi chiamare lei, anziché me? Non che io non apprezzi il fatto che mi abbia pensato, ma ecco, vedi, Buffy, preferirei non essere pensato, quando si tratta di cose simili.-

-Willow aveva già un impegno fuori città.-

Disse Buffy; il suo viso era divenuto improvvisamente serio. La ragazza camminava attorno ai corpi privi di vita, e li osservava sotto un totale stato di commiserazione.

-D'accordo.-

Sospirò Xander.

-Ma potevi almeno avvisarmi sulla gravità della situazione.-

-Non ne ero al corrente. Insomma, quando mi ha chiamata, Giles, non mi ha spiegato come stavano esattamente le cose. È stato poco chiaro a riguardo.-

Disse.

-Tipico.-

Brontolò Xander.

-Potresti ricordarmelo, quando mi darà nuovamente dell'idiota? Potrei usarlo come arma di ricatto.-

Aggiunse, fiero di ciò che la sua mente aveva escogitato in quel preciso momento.

Ma Buffy non rispose, intenta com'era ad esaminare quei cadaveri, e a capire cosa, o chi, avesse potuto causare una simile tragedia.
Si avvicinò ad uno dei tanti corpi privi di vita, e si chinò, voltando il cadavere in posizione supina; a quel punto, trasalì. Un tanfo improvviso inebriò le sue narici, e fu costretta a portare le mani al naso, per interrompere il flusso di quell'odore acre e nauseabondo, che, in un attimo, sentì innondarle il cervello.

Bleah!

Pensò.

È disgustoso.

Poi, osservò bene il corpo che aveva davanti a sé; stando attenta a non manometterlo. Il suo ventre era completamente scorticato; un'apertura netta le permise di notare che al cadavere erano stati sottratti tutti gli organi, e il sangue aveva cessato di fluire al suo interno, sgordando nel territorio circostante, e macchiando il suolo arido.
Buffy andò alla ricerca dell'amico, e lo vide avvicinarsi, anch'esso, ad un cadavere.

-Xander, no!-

Gridò, quand'era ormai troppo tardi.
Xander aveva voltato uno dei corpi privi di vita e aveva appena visto quell'orrore al quale non erano riusciti a sottrarsi gli occhi impavidi di Buffy; e aveva sentito quel terribile odore.

-Ah!-

Esclamò a gran voce; e sobbalzò in modo esagerato, agitando le braccia, quasi volesse spiccare il volo ed allontanarsi al più presto da lì. Colto dal panico, cadde all'indietro; ma (fortunatamente?) un secondo cadavere gli rese meno doloroso l'atterraggio. Xander udì un Crack, segno che la cassa toracica, sulla quale era evidentemente cascato, si era fracassata. E, disgustato, nonché terrorizzato, balzò in piedi.

-Buffy! Per favore, andiamo via di qui!-

Strillò Xander.

-Siamo in pieno giorno.-

Disse la ragazza, in risposta alle parole dell'amico.

-Non può accadere niente.-

Proseguì, scrutando le case, che solo ora aveva notato, e che le parvero disabitate; e si accigliò. Ma ben presto il suo viso divenne nuovamente sereno.

-E poi, pensa una cosa: peggio di così le cose non possono andare.-

E ci fu una grande esplosione.

  
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