A quanto pare non sono tornata ai capitoli autoconclusivi, almeno così sembra. XD Il prossimo capitolo è in gran parte scritto, ma ormai mi conoscete, a meno che non dica che sia completamente scritto potreste aspettarvi di tutto. ^^' Non ci metterò i mesi, ma devo capire bene cosa cambiare e cos'altro scrivere.
Bene, parlo seriamente (?) ora. Forse avete notato che, quando c'è il punto di vista di Ranko o Falco Rosso, a volte pronomi, aggettivi e simili non sono sempre al femminile o al maschile, ma spaziano, non dipende in che corpo si trovi. Ecco, volevo avvertirvi che era voluto, (quasi sempre) non sono errori di distrazione. U.U
Mi ha stupita non leggere quasi nessun commento su Kuno, nel capitolo precedente. Effettivamente inserirlo nell'incontro fra Falco Rosso e Akane gli ha dato ben poco risalto, però non credevo che nessuno ne avrebbe parlato, a parte Laila che si era anche accorta del fatto sopra. :3 Ma non è un problema, ovviamente. U.U
Oltre a questo, ricordo che potreste trovare tantissimi errori nel capitolo, tutti opera mia, visto che son senza beta e ormai ho deciso di restarci. Siate buoni e criticatemi, se li trovate. XD
Bene, non mi resta altro. Buona lettura! ^^
Segreti
complicati
14°
capitolo: Ho un ragazzo?
Sì,
era calmo. Completamente
calmo…
Calmo
come quando Happosai gli
aveva buttato quell’odiosa acqua addosso.
Calmo
come quando aveva dovuto
mangiare quegli odiosi funghi cambia-età.
Calmo
come quando era stato
costretto ad indossare l’uniforme femminile.
Calmo
come quando, quella
mattina, con tutta la stanchezza causata dalla torta
di Akane, aveva dovuto legare quel maialino così che non
fuggisse.
Calmo
come quando, qualche
minuto prima, Aiko gli aveva prestato un paio di pantaloncini per fare
educazione fisica.
E
li aveva dovuti indossare.
Represse
l’istinto di prendere
a cazzotti il muro solo perché c’era la mini-prof
che lo guardava, sempre con
quella sua monetina pronta a succhiargli l’energia. Quel
giorno mancava
l’insegnante, e c’era lei a sostituirlo.
Già, proprio lei.
Guardò
i suoi pantaloncini. Mettevano
fin troppo in risalto le sue gambe… e lui che sperava di
aver recuperato un
minimo di virilità con quell’uniforme maschile!
Almeno la maglietta non era
così attillata…
-
Basta!
-
Ranko, dai, vieni a correre!
Si
girò di scatto a guardare
Akane: l’unica cosa positiva era che lei sembrava non aver
ancora rivelato
l’esistenza di suo fratello,
poiché
le altre due non le avevano chiesto nulla. Sospirò e si
stampò sul viso un
sorriso di circostanza, stando sempre attenta alla monetina di Hinako.
-
Eccomi. Riuscirai a starmi
dietro? – le chiese, sicura di vincere nonostante il dolore
alla pancia.
-
Vedremo se non sarà il
contrario.
Represse
una risata. Aveva
notato che stuzzicarla un po’ era divertente e la faceva
aprire di più, era
incredibile che fosse convinta di poter superare lui!
Anche se le sue doti
culinarie potevano favorirla: quel mal di stomaco continuava
ad
infastidirlo! Nonostante questo, doveva continuare a starle vicino, e
non era
ancora riuscito ad essere del tutto sua amica… ma
c’era ancora tempo; i tre
mesi non erano ancora scaduti.
-
Io non ci spererei troppo, se
fossi in te. – le disse, con un sorriso strafottente sul
viso, stavolta.
Andò
dalle altre ragazze,
seguita da Akane. Ukyo era già lì, sempre con la
sua spatola sulle spalle, le
guardò per qualche secondo poi sorrise. Ranko si
girò verso le scale: Aiko
stava seduta con lo sguardo annoiato, ma non appena i loro occhi si
incontrarono la salutò con la mano.
-
Salta sempre le lezioni di
corsa, non le piacciono.
Ukyo
fece spallucce, Ranko
non poté dire nulla perché la mini-prof
soffiò nel fischietto. La rossa partì,
seguita da Akane e Ukyo, come previsto. Avevano subito distanziato le
altre
ragazze di almeno un paio di metri. Guardò indietro e
ridacchiò interiormente.
Akane si stava sforzando per superarla, come se potesse davvero vincere, e anche Ukyo cercava di starle
dietro. Lui era un killer, non importava se stava male, se era
costretto in un
corpo femminile meno allenato e meno forte. Avrebbe comunque vinto.
La
mini-prof non doveva ancora
aver succhiato l’energia a nessuno, visto che era nel suo
corpo da bambina.
Urlava ordini a tutti, ma finiva per distrarsi quando guardava le
nuvole,
probabilmente pensado a cosa avrebbe mangiato per pranzo. In effetti,
anche lui
avrebbe dovuto pranzare tra poco, ma per la fretta non aveva comprato
nulla
quella mattina. Chissà se andava bene un panino col suo mal
di pan...
-
MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?
Si
fermò immediatamente nel
riconoscere quella voce. Diamine! Era mai possibile che non potesse
distrarsi
nemmeno per qualche secondo? Eppure l’aveva legato…
Guardò
verso il ragazzo,
arrabbiato per quell’intrusione. Accidenti!
Doveva… doveva mandarlo via. No,
doveva catturarlo.
Saltò
nella sua direzione,
pronto anche a lottare, se necessario.
Sperava
almeno che la mini-prof
non scegliesse proprio quel momento per attaccarlo.
Ormai
non si stupiva più del
suo senso del disorientamento, ma
non
riuscire a capire ogni volta, ogni singolo giorno della sua vita in che
assurdo
posto si trovasse era davvero frustrante. Adesso era perfino finito in
un liceo
femminile! Ma dove lo trovava quel killer in un liceo femminile?
Dannazione!
-
MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?
Urlò
al vento, conscio solo in
parte degli sguardi stupiti delle fanciulle di quel liceo. Aveva
bisogno di
sfogarsi e quello era il metodo migliore. Inspirò
profondamente e cercò di
calmarsi un pochino.
All’improvviso
sentì un dolore
al fianco che lo fece piegare, ma da dov…
-
Idiota! Che ci fai qui?
Alzò
lo sguardo, una mano
premuta sulla parte sofferente, e i suoi occhi incontrarono quelli
azzurri di
una ragazza. Una ragazza. Femmina.
Sentì
immediatamente calore
alle guance e capì di essere diventato rosso.
Non… non aveva mai… interagito
bene con una ragazza all’infuori di Akari. Ignorando le fitte
di dolore, cercò
di riprendere una posizione eretta.
-
Io s…
Non
riuscì nemmeno a finire la
frase che la ragazza gli diede un calcio sul fianco dolorante.
Tossì un po’,
più per la sorpresa che per il colpo. Allora… era
stata quella ragazza a
colpirlo?
-
Cretino! Perché sei venuto
qui?
Ryoga
fissò ancora quegli occhi…
occhi glaciali. Occhi azzurri come il
mare in tempesta. Aveva come l’impressione di
averli già visti da qualche
parte… Ah, giusto! Era la ragazza del giorno prima! Quella
che si era trovato
di fronte dopo aver perso le tracce del killer.
-
Rispondimi!
Si
sentì prendere per il
colletto, a quanto pare aveva più forza di quel che
sembrasse… Ma non poteva
colpirla. Aveva ancora un onore.
-
Ranko, conosci quel ragazzo?
La
presa si allentò fino a che non lo
lasciò. Ryoga si massaggiò per un momento il
collo, poi prese un profondo
respiro. Era meglio andarsene. Doveva cercare quell’assassino.
-
Sarebbe meglio se non lo
conoscessi… – ringhiò quella. La
guardò per qualche secondo in più, e questo
gli fu fatale. Le sue guance si colorarono di nuovo di rosso, quasi
più intenso
dei capelli della ragazza.
Era
molto carina.
Anzi
no, era davvero bella.
Ryoga
si girò e cominciò a fare
dei buchi sul terreno con l’indice. Era
imbarazzato… e anche un po’ irritato di
essere preso a calci e pugni senza nessun reale motivo. Si diede dei
piccoli
schiaffetti sul viso per riprendersi, forse era meglio andarsene subito
e
basta.
-
Ranko… non è che non volevi
parlarcene perché è il tuo ragazzo? –
urlò un’altra ragazza, indicandolo da
lontano. Ryoga alzò il viso, pronto a negare tutto. Come
potevano pensare che
loro stessero insieme? Però non era male immaginarsi con una
ragazza così
carina…
-
Smettila di dire idiozie,
Aiko! – disse Ranko, precedendolo.
-
Ma sì, sennò come si spiega?
– sentì dire a un’altra ancora. Ma
quante ce n’erano? Questa aveva anche
un’enorme pala dietro la schiena, come se non ci fossero
abbastanza tipi strani
in giro.
-
Già, lui è diventato tutto
rosso e non l’ha nemmeno attaccata! Probabilmente
è venuto a scusarsi…
-
Oh, adesso capisco! Ranko,
sono felice che tu abbia il ragazzo. – disse una terza
ragazza; anche questa
gli sembrava familiare e almeno non era strana. Però non
ricordava dove
l’avesse vista.
La
rossa sembrò ancora più
irritata… Ryoga si alzò in piedi e
provò a protestare, ma Ranko si girò verso
di lui e lo guardò negli occhi. Lo inchiodarono.
Oddei,
che gli stava accadendo?
Inchiodato da degli occhi azzurri! Però sembravano
quasi… ghiaccio…
Un
brivido di paura gli
passò lungo la schiena. Scosse
la testa, stava davvero impazzendo. O forse stava ancora dormendo. Ma
sì,
sicuramente stava dormendo, sennò di certo quella ragazza
non gli avrebbe mai
parlato e non avrebbe visto una bambina saltellare con una moneta in
mano e
inveire contro le ragazze che non correvano più.
-
Ranko, non puoi far entrare
il tuo ragazzo in un liceo femminile! – urlò la
bambina.
-
Aspetta, ma io non sono il
suo raga...
-
Non è il mio ragazzo!
Almeno
su quel punto erano
d’accordo, ma Ryoga non sapeva se esserne davvero contento o
n...
Certo
che doveva esserne contento!
Lui stava cercando quel killer, quell’assassino, non aveva
tempo per
quell’idiozia!
-
Sentite, io dovrei andare,
quin...
-
Devi avere una giusta
punizione!
-
Ma non ho fatto nulla!
La
bambina agitò la moneta
davanti a sé. Che volesse giocare? Non era molto bravo coi
bambini e non aveva
tempo, ma forse poteva passare un quarto d’ora con lei...
-
Sempre così! – sbuffò la
ragaz... Ranko.
-
Bene, allora io...
Si
sentì afferrare per il
braccio e quasi perse l’equilibrio. Ranko era davanti a
sé, sembrava quasi
volersi nascondere dietro di l...
Stanco.
Si
sentiva tremendamente
stanco. Chiuse gli occhi. Stava perdendo sempre di più le
energie... Forse
avrebbe potuto dormire un po’ prima di ricominciare la
ricerca...
Riaprì
gli occhi appena sentì
l’energia stabilizzarsi. All’improvviso
sentì un pugno raggiungergli lo stomaco.
Tossì e faticò a restare in posizione eretta.
Capiva sempre meno, la stanchezza
poteva essere causata dalla mancata colazione di quella mattina o dalle
botte
che aveva preso da quel killer il giorno precedente, ma
perché doveva fare da
sacco di boxe a quella ragazza?
-
Va’ a casa – gli ordinò la
rossa, e lo spinse via. Sentì in sottofondo dei gridolini e
delle risatine
entusiaste, ma non capiva bene da dove venissero. Si
accasciò a terra non
appena la ragazza lasciò la presa sul suo braccio.
E
poi il buio.
Sentì
l’ultima campanella della
giornata suonare e sospirò soddisfatta. Sembrava che per
quel giorno, a parte
le solite lamentele della professoressa Hinako, fosse andato tutto bene.
Adesso
poteva tornare a casa e
godersi qualche momento di pace.
-
Obaba, c’è un problema.
O
forse no.
Non
l’avevano stupita né il suo
tono scocciato, né la sua apparizione improvvisa. Falco
Rosso era sempre stato così
irrispettoso e scostante, anche se era diventato ancora più
irritabile da
quando era stato maledetto. E lo poteva anche capire.
-
Sembra che ci sia un
vendicativo.
-
Non pensavo che potesse
esserci un killer pronto a sfidarti durante una missione. Di solito
evitano per
“rispetto” del lavoro altrui.
-
Non è un killer.
Obaba
lo guardò attentamente. Certo,
quel ragazzino tendeva a sopravvalutarsi un po’, ma Falco
Rosso non era tipo da
farsi scoprire, non era mai successo che qualcuno, al di fuori dei
colleghi, lo
sfidasse.
-
Siediti e spiegami meglio la
situazione.
Falco
Rosso sospirò, ma
stranamente seguì l’ordine.
-
Si chiama Ryoga, non so chi
sia, però sembra aver visto una delle mie missioni grazie
alla sua maledizione.
Sì, ce n’è un altro e si trasforma in
un porcellino nero. Non è abbastanza
forte da sconfiggermi, ma è resistente. Pensavo di fargli
qualche domanda,
prima di decidere cosa farne.
Obaba
lo guardò a lungo. Un
altro maledetto, questo non se l’aspettava, ma in fondo Falco
Rosso attirava
sempre guai. Almeno sembrava aver abbassato la cresta visto che aveva
addirittura chiesto aiuto così umilmente, per i suoi
standard.
-
Mandalo all’agenzia. Ci
penseranno loro a tenerlo buono.
-
È qui il problema. Akane l’ha
visto e crede sia il mio animaletto domestico.
Strizzò
gli occhi. Le cose erano
ancora più complicate; davvero quel ragazzo non aveva mai
pace, ma poteva anche
dirle tutto prima di chiederle consiglio.
-
Allora non hai scelta, devi
tenerlo con te e non perderlo d’occhio. Potrai liberartene
una volta finita la
missione.
-
Immaginavo di doverlo fare,
però... Non hai qualcosa per far dimenticare
dell’animaletto ad Akane? Quello
shampoo dell’altra volta, ad esempio.
- E
se poi ricordasse? Non è
sempre efficace, l’ultima volta il soggetto era debole, ma
questo mezzo è
diverso. No, cerca di tenere buono il vendicativo e continua con la tua
missione. Non hai tutto il tempo del mondo.
Si
alzò di scatto e sbuffò. Era
tornato irritabile, peccato.
-
Io e Akane siamo quasi amiche,
non sono un ragazzino alle prime armi, vecchiaccia.
Gli
diede il bastone in testa,
ridacchiando alla sua faccia infastidita. Almeno gli dava quelle
soddisfazioni,
nonostante la maleducazione.
Falco
Rosso se ne andò,
borbottando qualcosa contro le vecchiette e i bastoni che lei finse di
non
sentire. C’era qualcosa che la preoccupava più
della sua maleducazione, della
missione e anche della situazione in cui si era cacciato a causa del
vendicativo.
Aveva
chiamato sempre il mezzo
per nome.