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Autore: Debbie_91    04/02/2012    5 recensioni
Il fascino da bel tenebroso che possiede Vegeta è riuscito ad attirare l'attenzione della scontrosa Bulma. C'è, però, un problema: il Sayan non mostra alcun interesse nei confronti della giovane ragazza. Non le riserva altro che parole poco carine. E Bulma soffre. Soffre e si dispera per un amore che lei stessa reputa impossibile. Così, decide di guardare altrove e dedica le sue attenzioni a Yamcha. Ma sarà davvero lui l'uomo della sua vita?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suonò, e Bulma si svegliò di soprassalto.

-Cos'è stato?-

Gridò.

E, ancora assonnata, diede un colpo al rumoroso mostriciattolo, che cadde a terra e smise di suonare.

Sospirò. E tornò a sdraiarsi, soddisfatta di avere interrotto quell'immane tortura. Poi, si voltò, e andò alla ricerca dell'uomo, che stava sdraiato accanto a lei. Lo guardò bene; aveva il viso coperto dal cuscino, mentre il corpo era nudo; vi era solo un esile pezzo di stoffa, a coprire le sue nudità. Bulma osservò quel corpo marmoreo e ne rimase quasi estasiata. I muscoli, tutti i muscoli, di quel fisico, parevano elegantemente scolpiti su di esso; non vi era un punto in cui non vi fossero, e, solo ora, che lo guardava così attentamente, si accorse di una piccola, minuscola, cicatrice che, quasi trasparente, delineava il suo più basso ventre. La donna porse la mano ed accarezzò con le dita quel segnetto quasi invisibile, notandone un leggero rilievo.
In quel momento, una mano afferrò la sua; e Bulma sussultò. Molto lentamente, mosse gli occhi in direzione del viso dell'uomo e lo vide; lì, accanto a lei: semplicemente splendido. Il Sayan teneva, leggermente, levato il soffice guanciale e la guardava; la guardava dritta negli occhi; senza proferire una sola parola.
Bulma sentì il battito del cuore crescere. I suoi occhi l'avevano come catturata, non riusciva ad abbandonare una tale magnificenza; mai, in vita sua, aveva provato una simile attrazione. Vegeta, l'orgoglioso e disumano Principe dei Sayan, aveva fatto irruzione nella sua vita come un crudele tiranno; giunto sulla Terra con scopi brutali. L'uomo che aveva davanti, colui che le teneva stretta la mano, aveva privato molte, se non troppe, persone della loro umile vita; persone che ignoravano la sua esistenza; ed aveva gioito dinnanzi a tanto spargimento di sangue; adorava l'aroma del liquido rosso che sgorgava dai corpi innocenti e privi di vita. Godeva al suono delle grida di terrore e disperazione che gli imploravano pietà; una parola della quale ignorava il significato. E quel fragore riecheggiava nei suoi timpani come una dolce melodia, che desiderava durasse in eterno.
Bulma ignorava buona parte delle stragi che il Sayan aveva fino ad allora commesso; non poteva immaginare quanto spargimento di sangue avevano visto quegli occhi, e di quanto di quello stesso versamento ne fossero i carnefici. Ma non voleva saperlo. Preferiva ignorare il suo lato oscuro, e cercare di capire qualcosa in più riguardo al Sayan che stava, senza fretta, erompendo da quell'invalicabile corazza di odio e superbia. Guardando i suoi occhi, non provava disgusto; le trasmettevano quasi tenerezza. Aveva ascoltato, seppure per poco, il battito del suo cuore, ed esso le aveva, in qualche modo, trasmesso serenità; una serenità che andava cercando da molto, troppo, tempo. E rifiutava di credere che quell'uomo, in fondo così simile a lei, quell'uomo che aveva un cuore che batteva allo stesso ritmo del cuore che portava lei in petto, fosse tanto crudele. A parer suo, Vegeta aveva bisogno di qualcuno che lo guardasse sotto una luce diversa; qualcuno che andasse oltre le apparenze, e provasse a comprendere il suo reale stato d'animo, colmo di tristezza e frustrazione. E lei poteva essere quel qualcuno, ne era certa.
A tali pensieri, Bulma si avvilì. Rivolse il suo sguardo alla mano del Sayan, intrecciata alla sua, e riuscì a percepirne il calore, che, piano piano, si diffuse in tutto il suo corpo, provocandole piacevoli brividi.
Il Sayan la guardava; non poteva mentire a se stesso: Bulma appariva ai suoi occhi come una donna gradevole ed affascinante. Aveva provato diletto nel trascorrere la notte in sua compagnia; aveva gradito tutto ciò che avevano fatto... assieme. Gli era piaciuto accarezzare il suo corpo vellutato ed era rimasto inebriato dal dolce profumo che ne scaturiva; per una notte, una sola notte, aveva deciso di abbandonare il suo odio represso nei confronti di Kakaroth, e di arrendere se stesso ad un piacere che non aveva mai provato prima; poiché non aveva mai ceduto, e neanche solo pensato di cedere, alle lusinghe di una donna, da lui reputata, di per sé, una creatura infima categoria. Ma, per quanto forzasse la sua mente, il suo Io, pensando che, magari, suo malgrado, vi fosse qualcosa di sbagliato in lui, non riusciva a vederla come lei avrebbe voluto; non ci riusciva. Per lui, lei, era un semplice oggetto, niente di più; stava bene in sua compagnia, ma tutto nasceva e soccombeva lì, in quella stanza; non nutriva alcun sentimento nei suoi confronti, non vi riusciva; e, seppur stranamente, se ne stupì. Se ne stupì e le strinse la mano, abbandonando, poco dopo, la presa, e distogliendo il suo sguardo da lei. Divenne pensieroso; si incupì, e si mise a sedere su quel soffice giaciglio, portando una mano alla testa e massaggiando le tempie con estrema cura, quasi volesse cacciare via quei fastidiosi pensieri. Improvvisamente, udì una presenza molto vicina a lui, ed una mano vellutata sfiorò la sua schiena, percorrendola, delicatamente, fin sopra le spalle, provocando in lui un appagante piacere che duro, però, ben poco. Dopo averla scansata, bruscamente, le rivolse contro uno sguardo di totale disprezzo e la addittò, riversando su di lei parole che riuscirono a suscitarle un mix di rabbia e di tristezza.

-Ehi, donna, che fai sdraiata nel mio letto? Credevo di essere stato chiaro: all'alba, ognuno nella propria stanza!-

Sbottò.

-Su, avanti, copriti e va' immediatamente in camera tua!-

Disse; e scagliò sulle sue gambe snelle un lenzuolo di lino.

-Sbrigati, se non vuoi che qualcuno ti veda.-

Bulma guardò il lenzuolo avvicinatogli dal Sayan e il suo viso si corrucciò.

-Che ti prende? Sei forse diventata sorda? Hai sentito quello che ti ho detto?-

-No, Vegeta. Non sono diventata sorda. E ho sentito quello che mi hai detto.-

Rispose, con un tono severo.

-E allora dove sta il problema?-

-Io pensavo che...-

Balbettò.

-Che ti avrei portato la colazione a letto? O che avremmo trascorso la mattinata a coccolarci?-

Disse. E provando un senso di disgusto nel pronunciare quest'ultima parola, contorse il viso in una smorfia.

-È questo che pensavi?-

Bulma non rispose, e, in silenzio e col viso quieto, si avviò verso l'uscita.

Alle sue spalle, udì una potente risata. Varcò la soglia, e si voltò, quasi volesse rimproverare il Sayan per averla trattata in quel modo così meschino: ma non vi riuscì. Vegeta afferrò la maniglia della porta e rivolse un'ultima occhiata alla donna.

-Ascolta bene le mie parole.-

Sussurrò.

-Non devi rattristarti, credimi, non ne vale la pena.-

Proseguì.

-Io sono questo. Sono colui che vedi. La nostra relazione non potrà mai andare oltre ciò che è accaduto stanotte, perché... non vi è alcuna relazione tra noi; non vi è alcun noi.-

Sospirò.

-Io ti avevo avvertita.-

Disse. E chiuse la porta; ma, contrariamente, a quanto Bulma si aspettasse non lo fece in maniera brusca, no, la adagiò semplicemente; e questo la stupì. E stupì anche l'orgoglioso Principe, che si mise a sedere sul letto e rivolse il suo sguardo al cielo azzurro, quasi volesse dimenticare l'accaduto.

Qualcosa stava cambiando?


  
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