Desclaimer_
i personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di
J.K.Rowling. Alcune
frasi di questa fan fiction sono tratte dal libro “Harry
Potter e i doni della
morte”, sempre di J.K.Rowling.
Questa
storia è arrivata seconda al contest “In Other
Shoes” indetto da Rosebud.89
dove lo scopo era stravolgere il carattere di un personaggio!
Buona
lettura
-Draco,
dannazione! Facciamo tardi!- gridò una voce femminile dalla
cucina.
Un
bambino biondissimo scese di corsa le scale e corse incontro alla donna
che
gettava le tazze nel lavandino. Due elfi domestici le ronzavano
intorno,
seguendola nei movimenti e aiutandola a mettere in ordine.
-Mamma!
Sono pronto!- squittì il bambino. Dalla sua voce calda e
felice traspariva
tutta l’emozione che provava in quel momento.
La
donna alzò lo sguardo e sorrise amorevolmente al figlio. A
breve non l’avrebbe
rivisto fino a Natale. Non riusciva
a immaginare come potesse essere la sua vita senza il suo bambino.
-Hai
preparato tutto?- indagò alzando un sopracciglio -Il baule,
il gufo?
-Manny
e Shine stanno portando giù tutto- trillò il
piccolo, mettendo in mostra una
fila di denti bianchi in un perfetto sorriso.
-Bene,
manca solo tuo padre, direi- sbuffò ancora la donna, mentre
si recava
all’ingresso del Manor e si sedeva su un divanetto per
allacciare le scarpe.
-Dracooo!-
gridò poi, girandosi verso le scale per cercare il marito
con gli occhi -Dove
diavolo siete?
-Arriviamo
mamma!- la voce brillante di una bambina raggiunse le orecchie di
Astoria
Malfoy, rallegrandola.
Finalmente
un uomo alto e biondo comparve in cima alle scale, ridendo come un
matto mentre
una bambina, biondissima come il padre, gli faceva le pernacchie sulla
guancia.
-Calipso,
smettila, smettila!- gemette Draco, precipitandosi nel frattempo
giù per i
gradini, tenendo salda la bambina con entrambe le braccia.
-Tesoro
vieni qui- la chiamò Astoria -Non vuoi stare un
po’ con Scorp? Tra poco dovrai
salutarlo!
La
bambina si lanciò giù dalle braccia del padre e
corse dal fratello che la prese
saldamente per mano, sorridendole.
-Scusa
Tori- disse Draco, afferrando il cappotto nero -Lo sai che sono peggio
delle
donne, a prepararmi.
-Oh,
lo so- mormorò lei afferrandolo per la cravatta verde e
tirandolo in avanti -Ti
ho permesso di mettermi incinta di nuovo,
evidentemente ti conosco.
Astoria
costrinse Draco in un bacio passionale e pieno d’affetto.
Amava
dannatamente quell’uomo.
Lo
aveva sempre amato. Aveva sempre saputo che c’era del buono
in lui.
E
quando lo aveva visto combattere dalla parte dei buoni, durante la
battaglia di
Hogwarts, aveva deciso che sarebbe stato suo. Per sempre.
-Mamma!-
cantilenò Scorpius -Ti prego! Non eravamo in ritardo?
-Hai
ragione, hai ragione!- rise Astoria lasciandosi scivolare tra le dita
la
cravatta del marito -Sei pronta, Cali?
-Si!-
esclamò la bambina, che si era chiusa i bottoni del cappotto
verde in maniera
completamente sbagliata.
-Ma
guarda che disastro che hai combinato!- gemette la madre -Quante volte
ti ho
detto che le brave signorine devono essere sempre impeccabili?
-Oh,
Tori, lasciala in pace!- si lamentò Draco agitando la
bacchetta e facendo
rimpicciolire il baule del figlio -Lasciala divertire, è
piccola!
Astoria
sbuffò, sistemò il cappottino della piccola e
uscì, non prima di aver ordinato
agli elfi di preparare il pranzo per tre.
Quella
frase le fece incastrare il respiro in gola: il suo bambino stava
partendo. Le
sarebbe mancato tantissimo.
-Pronto?-
chiese Draco al figlio.
Il
ragazzino lo prese per mano e rispose:
-Prontissimo.
Draco
rise e si smaterializzò sul binario nove e tre quarti in un
millesimo di
secondo.
Era
il primo settembre e l’atmosfera della stazione era
esattamente come la ricordava.
Il
vociare della gente misto al fischio del treno, bambini in uniforme
scolastica
che correvano avanti e indietro trascinando gabbie e bauli, adulti che
ridevano
con una strana espressione di abbandono stampata in viso.
Draco
sentì Scorpius stringergli forte la mano prima di lasciarla.
Guardò il figlio,
che era la sua identica copia, con un misto di amore e orgoglio che
nessuno,
mai, aveva visto sulla faccia di Draco Malfoy.
Astoria
comparve alle sue spalle con uno schiocco sonoro e si
affiancò a lui con
Calipso in braccio.
-Dalla
a me, non sforzarti- ordinò Draco. La bambina
passò di mano in mano e la
famiglia iniziò a camminare avvicinandosi al binario.
Draco
e Astoria lanciavano occhiate fugaci a coloro che li circondavano.
Videro
Pansy con il marito e le gemelle, che già indossavano
l’uniforme di Hogwarts
con appuntata la spilla da prefetto.
Videro
il ragazzo di Blaise che si teneva per mano con la figlia di Theodore
Nott,
mentre i genitori chiacchieravano allegramente.
Videro
Daphne, la sorella di Astoria, aggrappata al braccio di Marcus Flitt,
mentre
salutava con calore Lavanda Brown e il marito.
Videro
un mucchio di teste rosse.
A
Draco quasi si fermò il cuore nel petto.
Durante
i suoi anni a Hogwarts, ogni primo settembre, aveva sempre intravisto
quella
parte della stazione piena di persone dai capelli rossi, che parlavano
ad alta
voce, si abbracciavano, ridevano.
Gli
avevano sempre messo addosso un’invidia pazzesca.
Teste
rosse significava famiglie felici, fratelli, sorelle, feste di Natale rumorose, compleanni, partite a
Quidditch con i cugini...
Draco
aveva sempre desiderato avere qualche parente con cui condividere le
ricchezze
e gli agi, ma i suoi non gli avevano mai dato un fratellino e nemmeno
permesso
di comprare un cucciolo.
Non
aveva voluto questo per Scorpius, ed era segretamente orgoglioso di se
stesso,
per aver concesso ai figli un’esistenza ricca di persone
intorno a loro.
Aveva
sempre invidiato i Weasley, e non era un’invidia a livello
materiale, ma a livello
affettivo.
Era
giunto il momento di farla finita.
-Tori...-
mormorò prendendo la moglie per mano e tirandola in
direzione delle teste rosse
-Possiamo...
Astoria
aveva già capito. Aveva capito che Draco desiderava fare
pace con Potter,
Weasley e Granger appena finita la battaglia, quando lo aveva trovato a
guardare con occhi vuoti il gruppo dei Grifondoro riuniti.
-Certo-
concesse la donna, facendo cenno a Scorpius, che si era distratto
guardandosi
intorno, di seguirli.
Il
gruppo verso cui si stavano dirigendo era piuttosto nutrito.
Astoria
riconobbe Hermione Granger. I suoi capelli avevano perso le fattezze
crespe
della giovinezza e si erano appiattiti quasi completamente,
incorniciando il
viso a cuore della ragazza.
Ginny
Weasley era tragicamente invecchiata. Non era rimasto quasi niente
della
ragazzina facile che pomiciava con tutti il quinto anno. I capelli
rossi erano
raccolti in una coda severa e labbra sembravano costrette in un sorriso
stentato.
Ronald
Weasley era il bonaccione scherzoso e ironico di sempre. Aveva forse
qualche
chilo in più ma gli occhi azzurri brillavano della consueta
luce, mentre
parlava con alcuni bambini.
Harry
Potter era Harry Potter. Alto, goffo e
leggermente stempiato. I
capelli erano scuri e indomabili come sempre e gli occhi verdi
spiccavano in
quel viso scuro.
Davanti
a loro c’erano cinque ragazzi, probabilmente tra i nove e i
quindici anni. Tre
dei bambini avevano i capelli rosso fiamma tipico dei Weasley. Il
ragazzo più
grande somigliava tantissimo a Harry ma c’era un bambino,
dell’età di Scorpius,
che era il suo doppione.
A
Draco sembrò di essere tornato indietro di venticinque anni,
nel settembre del
suo primo anno a Hogwarts, e di essere di fronte al bambino che aveva
rifiutato
così sdegnosamente la sua amicizia.
I
Weasley e i Potter notarono la famiglia in avvicinamento solo quando fu
ferma
davanti a loro.
-Ciao-
disse tranquillamente Draco, sorridendo con i suoi denti abbaglianti.
Astoria
decise che si era scelta l’unico uomo che era riuscito a non
perdere nemmeno un
grammo del suo fascino.
Ronald
Weasley sembrò per un attimo sconvolto e rischiò
di strozzarsi con la sua
stessa saliva, mentre guardava Malfoy che si era rivolto gentilmente
a loro.
I
ragazzi si guardavano con studiato interesse. Scorpius notò
che quel ragazzino
con gli occhi verdi sembrava avere esattamente la sua età.
Gli sorrise, un
sorriso identico a quello del padre.
-Ciao!-
trillò Calipso con la sua vocetta infantile -Tu sei Harry
Potter?
Harry
alzò gli occhi sulla bambina in braccio a Draco, sorpreso.
Dimostrava appena
sei anni e non aveva idea di come poteva conoscerlo. La sua faccia non
compariva sulla Gazzetta da un po’, ormai.
-Si,
tesoro- rispose finalmente il Grifondoro, rompendo
l’imbarazzante silenzio che
si era creato.
-Papà
mi racconta sempre di te- disse la piccola, stringendosi di
più al collo di
Draco -Ti ho riconosciuto perché papà dice anche
che hai i capelli neri e disordinati come
Scorp appena alzato.
Harry
scoppiò a ridere mentre Astoria spiegava che Calipso aveva
fatto quella domanda
a ogni uomo con i capelli neri che aveva incontrato.
-Astoria,
avete una famiglia davvero meravigliosa!- disse Hermione, iniziando il
consueto
rituale di complimenti e osservazioni che nasce sempre quando si
rincontrano
persone che non si vedono da anni.
-Oh,
grazie!- rise Tori -Immagino che i rossi siano i tuoi-
scherzò poi, indicando i
tre bambini con i capelli fiammanti.
-Lily
è figlia mia e di Harry, in realtà- si intromise
Ginny -E loro sono James e
Albus.
-Albus,
inizi quest’anno?- domandò Draco al bambino
identico a Harry.
Quello
annuì, imbarazzato, e guardò il padre con uno
sguardo spaventato così diverso
da quello emozionato di Scorpius.
-Ha
paura di finire a Serpeverde, Malfoy- ghignò Ron, malevolo.
Hermione gli diede
una gomitata nelle costole, troppo tardi.
-Serpeverde
è una casa come le altre, Ron, lo sai- lo riprese Harry -E
tu, Albus Severus
Potter, porti il nome di due presidi di Hogwarts. Uno di loro era
Serpeverde e
probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia
mai conosciuto.
-Ma
se...
-Vorrà
dire che Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no?
-Senza
contare che Serpeverde è la casa delle persone belle e
affascinanti- disse
Draco, perfettamente serio, facendo scoppiare tutti a ridere.
-Io
finirò a Serpeverde- esclamò Scorpius, facendo
sorridere Astoria -Possiamo
diventare amici, se finisci anche tu lì.
Albus
lo guardò pieno di gratitudine. Anche Draco lo
guardò, ma il suo cuore si
riempì di orgoglio per quel bambino che era venuto su
così bene.
Il
treno fischiò e i genitori aiutarono i figli a caricare i
bauli e le gabbie.
Albus, Scorpius e Rose, la figlia di Ron e Hermione, si trovarono uno
scompartimento insieme, e si affacciarono dal finestrino per salutare i
genitori.
Veniva
quasi da ridere a guardarli. Un biondo con gli occhi azzurri, una rossa
con gli
occhi marroni e un moretto con gli occhi verdi. Così diversi
ma così uniti,
pronti per affrontare una nuova avventura insieme.
Il
treno sferragliò sui binari e si mise in moto. I visi dei
ragazzi iniziarono a
muoversi e ad allontanarsi velocemente.
Draco
iniziò quasi inconsapevolmente a camminare, seguendo gli
occhi del figlio, e
poi a correre, cercando di tenere il passo con l’espresso
rosso che accelerava.
-Mi
raccomando Scorp, fai il bravo!
Il
treno sfuggiva alla sua vista.
-Non
fare duelli finché non ne sarai capace!
Le
ruote lo assordivano sempre di più.
-Non
inimicarti il professor Paciock! Mi odiava ai nostri tempi!
Era
solo una macchia rossa all’orizzonte.
-Scrivici!
Era
scomparso. Suo figlio era andato a Hogwarts per la sua prima volta. Non
poteva
pensare che tra cinque anni anche la sua Calipso sarebbe andata via. E
fra
undici anche il bambino che Astoria portava in grembo.
Tornò
indietro lentamente, strisciando i piedi sul pavimento della stazione.
Harry
Potter lo guardava sorridendo.
-Sei
cambiato, Malfoy- disse semplicemente.
-Ho
fatto i miei errori, da ragazzo- rispose calmo il biondo -Ho imparato.
E voglio
migliorare. Non avrei mai fatto ai miei figli quello che mio padre ha
fatto a
me.
-Lo
so, Malfoy- mormorò Harry -L’ho sempre saputo.
Harry
allungò una mano verso di lui.
Draco
sorrise, e il gesto che gli era stato negato
un’infinità di tempo prima poté
finalmente compiersi.
Insieme
tornarono verso gli altri, in silenzio; consci di aver sanato una
cicatrice profonda
anni di litigi.
Le
voci delle donne li raggiungevano, mentre Ron giocava con Hugo, Lily e
Calipso.
-A
che mese sei?
-Il
settimo. Siamo andati da un medico babbano che ci ha detto il sesso del
bambino, è un maschio.
-Malfoy
è andato da un medico babbano?
-È
cambiato così tanto, Granger. Sembra un’altra
persona.
Draco
si avvicinò alla moglie e le baciò una tempia,
scostandole i boccoli castani
dal viso.
-Stai
bene, Dra?- domandò lei, confusa.
Draco
la guardò, perforandola con i suoi occhi di ghiaccio. Mise
su il tipico broncio
dei Malfoy, quel broncio che Calipso mostrava quando voleva qualcosa, o
che
Scorpius si stampava in faccia per ottenere una doppia razione di
cioccolata.
-Oh
Dio, Dra! È partito da tre minuti! E chi ti sopporta fino a
Natale?
Ginny
e Hermione risero mentre Harry e Ron spalleggiavano Draco. Anche per
loro era
stato un piccolo lutto, vedere i figli che partivano.
-Andiamo,
dai!- esortò tutti Hermione -Tra tre minuti devo essere al
San Mungo. Ron,
porti tu Hugo a casa?
Draco
prese per mano moglie e figlia e si avviò verso
l’area di Smaterializzazione,
seguito a ruota da Potter e Weasley.
Aveva
appena preso in braccio la bambina quando si voltò verso di
Potter, mostrando
quel ghigno che lo caratterizzava tanto.
-Ah,
Potter?
Harry
si girò e si sentì trapassare dallo sguardo di
Malfoy. Per una volta non gli
riservava tutto il suo disgusto e il suo fastidio.
Draco
Malfoy lo stava guardando quasi in amicizia.
-Stasera
venite tutti a cena da noi- ordinò Draco.
Si
smaterializzò, senza lasciar loro tempo di replicare o
rispondere.
Harry
Potter rise. La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni e
Malfoy lo
aveva appena invitato a cena.
Andava
tutto bene.
Angolino
Ciao
a tutti, lettori e lettrici! Buon weekend! Anche da voi nevica? Qui
è meraviglioso!
La neve sul mare! Roba da non credere!
Spero
che la storia vi sia piaciuta! Se così fosse non esitate a
lasciare un
commentino, soprattutto per raccontarmi della neve! Io amo la neve *_*
E
se vi piace come scrivo, basta cliccare sul mio nome in alto e verrete
smaterializzati sulla mia pagina!
Aspetto
recensioni numerose!
Tita