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Autore: Avion946    05/02/2012    2 recensioni
Un anziano giornalista viene inviato a bordo del piroscafo Titanic per svolgere una importante delicatissima missione, a proposito della quale, alcune inforamzioni gli sono state volutamente taciute. Dovrà riuscire il protagonista a trovare una soluzione, muovendosi a bordo della nave e vivendo tutte le vicende collegate con il viaggio, dalla partenza al drammatico naufragio. Solo alla fine verrà fuori la soluzione attraverso un imprevisto, incredibile epilogo a sorpresa.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap XIII La fine della missione

Cap. XIII^

 15 aprile 1912 – Tempo del Titanic, ore 02.10

 

L'interruzione della musica per Russel era il segnale. Veloce, si diresse al ponte A che l'acqua continuava implacabile a sommergere. A questo punto doveva andare tutto come un orologio. Era previsto che allestisse una sorta di zattera, mettendo insieme alcune sedie a sdraio della passeggiata. Messa in mare e salitovi sopra, doveva attivare il piccolo disco che aveva messo in tasca. Questo era uno speciale dispositivo, in grado di creare attorno al suo corpo un sottilissimo campo, che lo avrebbe protetto dall'acqua e dal freddo per circa 20 minuti, dopodichè avrebbe semplicemente smesso di funzionare. Sarebbe stato però più che sufficiente perchè dopo circa 15 minuti dall'affondamento della nave, sarebbe tornata a cercare dei naufraghi, la scialuppa n 6, di cui prese letteralmente il comando Margareth Brown Tobin, obbligando i suoi compagni, sia pure molto riluttanti, a tornare verso la nave. Tratto in salvo, quindi a bordo del  Carpatia e poi ancora a New York, e lì, contatto per il ritorno a casa. La sua missione, a quel punto, era praticamente finita. Mise la sua particolare agenda e gli altri dispositivi, protetti da una pellicola assolutamente impermeabile, sotto la camicia e scese a precipizio le scale. Dal centro del piroscafo, cominciavano a sentirsi dei rumori di metallo lacerato. Lo scafo non poteva resistere ancora per molto. In quel momento l'acqua aveva sfondato gli oblò della cabina di comando, travolgendo ed uccidendo il comandante Smith,  che vi si era recato, ritenendolo il posto più adatto per mettere fine alla sua carriera, e anche la volta in vetro dello scalone di prima classe aveva ceduto consentendo all'acqua di riversarsi ancora più velocemente nelle viscere dello scafo. Giunto sul ponte A, Russel vide che già un altro lo aveva preceduto nel medesimo  lavoro. Si trattava di Charles Joughin, il capo panettiere che, pur palesemente alticcio, aveva messo insieme una quindicina di sedie a sdraio e si preparava a varare la sua zattera. Ora la prua del Titanic era completamente immersa e la poppa iniziava a sollevarsi sempre di più. La superficie dell'acqua era vicinissima. Il giornalista, a sua volta cominciò a costruire il suo natante unendo assieme una ventina di sdraio. Quasi al termine del lavoro, notò una forma, sui gradini di una scaletta vicino a lui. Guardando meglio, con sorpresa e grande amarezza, riconobbe la bambina. Era Teresa Curatolo, intirizzita, terrorizzata e sola. Lo sguardo perduto nel vuoto, tremante, aggrappata alla sua bambola di stracci, lentamente dondolava avanti e indietro come se stesse ripassando una canzoncina da bambini. Ma cosa ci faceva lì? E dove erano gli altri della sua famiglia? Di certo gli zii avevano pensato per primi ai loro figli e lei l'avevano persa di vista. Accidenti, proprio ora che tutto doveva filare senza il minimo intoppo. Russel vide che la bambina lo aveva riconosciuto ed ora lo fissava con gli occhi sbarrati, piangendo ma senza dire un parola. Non resistette e corse da lei. Prima la prese  per le spalle e poi la dovette scuotere per farla uscire dal suo stato di apatia Poi la prese in braccio come a proteggerla, a consolarla, a scaldarla. La bambina fra i singhiozzi ripeteva: "Russel, ho paura, ho paura!!". Ed ora? Non ne aveva già passate abbastanza quella povera bambina? Maledizione, il dispositivo bastava per una persona sola. Perchè non glie ne avevano dati due, magari uno per riserva? Ora che doveva fare? Ma si, che lo sapeva! La decisione venne così, naturale, il tempo stringeva ed occorreva sbrigarsi. Mise il piccolo disco nella tasca del capottino della bambina e le disse che ora lui la metteva sulla zattera, che non c'era più tempo, che fra pochi minuti, la nave sarebbe affondata, ma che lui sarebbe arrivato subito. Non doveva avere paura e semmai sarebbe arrivata immediatamente una barca con una bella signora che si sarebbe presa cura di lei. Mettendola sulla zattera che poteva reggere il peso di una sola persona, dovette combattere quasi con la bambina che gli si era aggrappata e che non sentiva ragioni e non lo voleva lasciare. Attivò il disco e poi con uno strattone si liberò della presa della bambina spingendo la zattera lontano dalla sua posizione. Udiva Teresa che dal buio gridava di andare presto e lui, finchè riuscì a sentirla, continuò a rassicurarla. Ma che aveva fatto? Ed ora? Ma si, lui era vecchio e tanti altri, come lui, magari migliori di lui, quella notte se ne erano già andati. Lui aveva avuto in fondo una buona vita e poi non lasciava nessuno e nessuno avrebbe pianto per lui. Il suo istinto di conservazione lo spinse però a tornare sul ponte delle barche, anche per non rimanere completamente solo in quel momento estremo. Sapeva bene che non se  la sarebbe potuta cavare. A quel punto, lo scafo cedette e si spezzò fra il terzo e il quarto fumaiolo.  Erano le ore 02.13. La prua, tutta sott'acqua, fece drizzare ancora di più lo spezzone di poppa e poi si staccò iniziando il suo viaggio verso il fondo. La poppa, ora libera, ricadde con un  pesante tonfo e per un breve periodo rimase in posizione quasi orizzontale. Il contraccolpo fece staccare il fumaiolo n 4 che precipitò, schiacciando la sala fumatori di prima classe con tutti quelli che c'erano dentro. Lord Astor, che aveva presagito il pericolo, era uscito per tempo dalla sala ma venne egualmente travolto e ucciso. Russel si trovò a correre con gli altri  verso la poppa della nave. Vide accanto a sè l'operatore anziano alla radio sig. John Jack Philips, e poi con grande amarezza vide il gruppo al completo della famiglia Goodwin  che non aveva evidentemente potuto mettere in salvo nemmeno uno dei bambini. Vedendo la disperazione di quella gente, si ritenne veramente fortunato in quel momento e sempre di più si convinse che aveva agito per il meglio. Peccato per il suo materiale che sarebbe andato perduto assieme a lui. Alle ore 02.18 la nave restò al buio. A bordo la gente si sentì prendere dal terrore ma, per fortuna, se così si può dire, non ebbe tempo di pensare perchè, il troncone, messosi praticamente in verticale, iniziò ad andare giù, sempre più in fretta. Russel aggrappato ad una bitta d'ormeggio sentiva che sarebbe finita presto, bastava non resistere. Presto lui sarebbe morto e Teresa Curatolo sarebbe potuta vivere e magari avere una buona vita. Poi, un lampo! Forse la tensione dovuta al fatto di trovarsi davanti alla morte, aveva liberato la sua mente e la sua memoria da chissà quale condizionamento gli avessero trasmesso. Teresa Curatolo! Un dubbio che in pochi istanti divenne certezza. Teresa Curatolo! TERRY CURATOLO! Quella, TERRY CURATOLO! ma allora......! Come aveva fatto a non ricordarsene, a non accorgersene? Marcus bastardo! Maledetto imbroglione! E anche il suo capo, bastardi! Come avevano detto? "Bastera' che lei segua le nostre istruzioni e tornerà sano, salvo e notevolmente più ricco". Bastardi e farabutti! Marcus già sapeva come sarebbe andata! Per quello l'avevano mandato, altro che la missione misteriosa! Che farabutti! Ma contemporaneamente Russel ora era cosciente di aver veramente dato un senso alla sua vita, di aver fatto qualcosa di veramente importante paradossalmente, proprio negli ultimi istanti. L'avevano imbrogliato proprio per bene, un vero lavoro di cesello! Farabutti ma bravi.....! Poi l'acqua gelida lo raggiunse ed egli fu trascinato assieme agli altri nelle profondità dell' oceano.

 

 

Epilogo

 18 marzo – tempo 'normale', ore 11.00

 Nell'ufficio del direttore del Morning Star, Backer chiese per l'ennesima volta al consigliere Marcus, seduto davanti alla sua scrivania, sulla stessa poltroncina dove, nel tempo normale, solo due giorni prima, era stato seduto Russel:"Allora e' andato tutto a posto, è andato tutto bene?". E per l'ennesima volta Marcus lo aveva rassicurato. Le alterazioni nel passato, per fortuna,  non avevano un effetto immediato nel presente, ma si risentivano dopo un intervallo di tempo che dipendeva dalla distanza temporale. Questa volta avevano avuto a disposizione, per prendere atto della gravissima interferenza, per trovare una soluzione e per metterla in atto, tre giorni di tempo, di tempo normale. In realtà Russel era partito solo otto ore prima. "La linea del tempo mostra che la trama si sta ricomponendo come se nulla fosse accaduto", continuò Marcus," Russel era tuo amico ma non c'era altra soluzione e soprattutto non ti dimenticare che la colpa di tutto ciò è stata tua". Marcus iniziò a ricordare a Backer, con l'atteggiamento volutamente offensivo di un adulto che si rivolge ad un bambino, nemmeno tanto intelligente : “Il  10 marzo, tu, per fare un favore ad un tuo caro e potente amico, hai insistito perchè fosse inviato nella Londra del 1912, il 9 aprile  per la precisione, un giovanotto che voleva fare solo una particolare esperienza, accreditandolo come tuo reporter, e che a mio giudizio, per la scarsa preparazione e maturità, mai avrebbe dovuto essere mandato nel passato. Questo giovanotto, nel compiere male il suo lavoro, correndo lungo una pubblica via, ha malamente urtato una signora, la sig ra Margaret  Holden, alla quale, e almeno questo va riconosciuto a suo merito, ha poi prestato soccorso. Purtroppo la signora ha riportato nell'urto un discreto trauma alla caviglia destra. Il marito, il vicario della Chiesa di S. Paul, padre Herbert Holden, sarebbe dovuto partire assieme a lei il 12 aprile, guarda caso proprio sul Titanic, per partecipare come tanti suoi colleghi, al Christian Congress che si svolgeva il 20 aprile a New York alla Carnegy Hall. In seguito all'increscioso incidente, la coppia non e'più partita. E proprio padre Holden, la mattina del 15, sul Titanic, notando Teresa Curatolo che si aggirava sola e spaventata, la avrebbe presa sotto la sua protezione e avrebbe provveduto a imbarcarla, assieme alla moglie sulla scialuppa n 6. Lui poi, si sarebbe salvato sul battello B. Ma, padre Holden, causa il tuo indiretto, importuno e maldestro intervento nel passato, non è partito e la bambina non sarebbe stata salvata da nessuno!”. Il tono della voce di Marcus, andava crescendo di intensità via via che ripercorreva gli eventi. E Backer, non potendo dargli torto, saggiamente si astenne dal replicare quando Marcus, con una studiata pausa lo invitò a cercare delle scuse. L'anziano riprese: “Il punto è che quella bambina, non  era una bambina qualsiasi. Salita sulla scialuppa n 6, fu presa sotto la protezione della signora Tobin che appurato che Teresa era rimasta sola al mondo, in seguito la portò con sé quasi fosse una figlia. La fece poi studiare nelle migliori scuole dello stato e Teresa, anzi Terry, come ormai la chiamavano tutti, ormai una bella ragazza, preparata, colta e sicura di sé, seguì le orme della sua protettrice, diventando una giornalista di discreto successo. Nel 1937, ebbe una breve e disgraziata relazione con un suo collega, restando incinta. Teresa rifiutò di sposarsi e decise di allevare da sola il figlio, Joseph Vincenzo Curatolo che nacque nell'agosto del 1938. Il figlio diventò  un medico, molto in gamba, e nel 1976, sposò la sua infermiera Sally. Dal loro matrimonio nacque nel 1977 Martin Curatolo che, con entusiasmo,  seguì le orme paterne, diventando uno dei migliori ricercatori al mondo nel campo della medicina. Aveva 60 anni, quando nel 2037, una mutazione di un semplice virus influenzale, provocata da una casuale e sciagurata esposizione ad una sorgente radioattiva, dette luogo ad un vero flagello che diffondendosi a vista d'occhio rischiò di falciare miliardi di vittime, causa la sua estrema resistenza a tutti i rimedi conosciuti. Forte dei suoi studi e dei suoi rivoluzionari metodi di lavoro, Martin Curatolo, nei suoi futuristici laboratori riuscì dove nessun altro aveva raggiunto il benchè minimo risultato. Mise a punto, in tempi ragionevoli, un vaccino che, nel giro di poche ore, debellava l'infezione.  Dieci mesi dopo, Martin mise a punto un procedimento in grado si analizzare praticamente ogni tipo di virus mutato, identificando un valido antidoto. Forse è solo grazie a lui che tu ed io e chissà quanti altri ora siamo qui e possiamo condurre una vita normale dopo che circa 70 anni fa abbiamo rischiato l'estinzione”. Nuova pausa, poi alzatosi in piedi e poggiate  le mani, strette a pugno, sul piano di vetro della scrivania, continuò: “Una volta che il tracciato del tempo viene variato, l'evento non può essere semplicemente annullato. Occorre agire con un'azione ulteriore ed opportuna di correzione. Ora, per i motivi che ho appena esposto, siamo stati costretti a mandare nel passato un povero disgraziato che ha dovuto sacrificare la sua vita perchè la linea del tempo fosse recuperata in qualche modo, evitando chissà quale catastrofe. E io, ho dovuto praticamente ingannarlo per convincerlo ad accettare, cosa questa che non mi e non “ti” perdonerò mai. L' unica consolazione, se vogliamo, e' che uno dei criteri di scelta che ci ha portato ad Alan Russel e' che, lasciato il lavoro, fra una settimana, sarebbe partito secondo il suo progetto per l'Italia per andare a trovare un suo caro amico, e nel corso del viaggio sarebbe morto per un banalissimo incidente. Almeno gli abbiamo dato modo di vivere in bellezza i suoi ultimi giorni e se, alla fine ha capito, tanto meglio, si sarà reso conto di aver fatto una buona fine”. "Ma doveva proprio morire?", azzardò a quel punto Backer. "Si! Purtroppo si. Perchè Russel si era affezionato alla bambina, e su questo avevamo contato. Ma poi, proprio per questo motivo, una volta sul Carpatia, avrebbe interferito con gli eventi. Credi che non ci avessimo pensato? Credi che se fosse stato possibile, non l 'avremmo salvato? Ma che razza di gente pensate che siamo noi?". Si ripiegò in avanti come se avesse esaurito gran parte delle sue energie. Dopo pochi secondi,  fatto un profondo sospiro, si ritirò su e, sistemandosi al meglio la giacca, prese commiato, aggiungendo con voce ferma che dal quel momento in poi l'avrebbe fatto tenere  d'occhio e avrebbe curato personalmente la procedura che aggiungeva il nome del direttore del Morning Star alla 'lista nera' di coloro che avevano malamente interferito con il passato. Non avrebbe potuto interferire mai più con i viaggi nel tempo. Detto questo, si girò e se ne andò lasciando la porta aperta dietro di sé. Subito la signorina  Milly si affacciò per vedere se il suo capo aveva bisogno di qualcosa ma ad un suo secco cenno di diniego, si limitò a chiudere la porta. Backer, sotto quella 'tirata' aveva preferito tacere, consapevole di aver combinato un bel guaio, dal quale apparentemente erano usciti ma non certo per merito suo. In cuor suo si augurava che il dolore e l'angoscia. legati a quell'episodio, si potessero sopire con il tempo. Ma che ne sapeva lui di passato, viaggi nel tempo, interferenze temporali. Suo nonno gli aveva insegnato a fare il giornalista, e gli aveva insegnato bene. E lui, quello faceva. La storia dei viaggi nel tempo non gli era mai piaciuta ed aveva evitato il più possibile di farvi ricorso ed ora, per fare un piacere ad un suo amico importante,  aveva rischiato di creare un danno incalcolabile per l'umanità e indirettamente aveva causato la morte di un suo vecchio e valido collaboratore. Maledizione! Rimpiangeva i tempi di suo nonno, in cui le notizie, la gente se le cercava per strada e, se era necessario viaggiare, era solo per recarsi in paesi lontani. Bei tempi, quelli. E lasciandosi andare ad antichi sogni e ricordi, si ritrovò ad osservare davanti a lui, il prezioso orologio di suo nonno, e quasi ipnotizzato, non riusciva a staccare lo sguardo dalla lancetta dei secondi che imperturbabile continuava a correre da almeno due secoli su quell'antico quadrante.

 

IMPORTANTE!!!!

Riservato a tutti coloro che hanno avuto il coraggio e la pazienza di seguire il racconto fino alla fine : ho potuto scrivere il presente lavoro grazie alle notizie fornite dal fantastico sito del sig Claudio Bossi, "TITANIC",  alla fornitissima banca dati costituita dalla "Encyclopedia Titanica" ed alle discussioni del Forum "Titanic-Titanic.com". Mi sembra anche il caso di segnalare il sito "Miti del mare", sezione dedicata al Titanic, per ammirare l' incredibile lavoro svolto dal sig. Duilio Corradi.  

 

Ora è veramente finito. Se qualcuno affermerà che avrei potuto utilizzare il mio tempo in modo più proficuo, rispondo con l'osservazione che mi ha fatto la mia imperturbabile, saggia figliola: "Ma tu, ti sei divertito? Allora...........". Un saluto a tutti.

  
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