Ti amo
o ti ammazzo
Ho urlato così tanto
che mi scoppia la testa,
e quindi te ne sei andata subito,
mi esce un
po’ di sangue dalla mano destra,
c'è un segno lì sul muro, pensa a quel che
stupido,
Ma quanto sarò coglione?
Dopo tanto tempo, ancora la
ascolto, quella cretina, quando mi dice: “dobbiamo parlare” ?! Manco fosse una
novità… son sempre le due solite stupide parole in croce, inevitabilmente
seguite dal solito banale e inutile: -“Questa storia è andata avanti per troppo
tempo… non possiamo continuare così. Non è giusto per me, per te e tanto meno
per lui. -
Che darei per sapere come la pensa
davvero nei profondi di quella sua testa bacata… ma è una femmina, e quindi ha
la sua bella fissa per la “sensibilità”, con tutte le sue regole idiote, e pure
una sua personale visione rosa della vita, dove non si deve far del male agli
altri per rispetto e bla bla bla… che stronzate.
Ma perché non è più
normale?
Perché non lascia perdere, non lo
lascia?
E se glielo chiedo, e questo è il
massimo, si incazza anche! Roba da matti!
- Non urlare! - mi ha
urlato.
- Io non urlo, e poi sei tu che ti
comporti da paranoica fuori di testa! -
- Non è così, sei tu che non
capisci nulla! -
- Senti chi parla! Quella che c’ha
messo un mese per finirla con le seghe mentali e decidersi a prendere la mia
cazzo di chiave di casa… -
- Scusa tanto se ero indecisa se
cominciare a incornare periodicamente il mio ragazzo o no!
-
- Certo, lo stesso ragazzo che non
molli perché ti fa pena! Oppure, se ti piace davvero, lasciamo perdere questa
stronzata, sposatici e facci prole! Tanto lui non vede l’ora, no?
-
- Lo farò, se non la pianti di
urlare così! E poi non mi fa pena, ma è il mio migliore amico e lo sai…
oltretutto è un tipo davvero sensibile e non voglio ferirlo, non se lo merita…
-
- E da quando in qua si scopa con
gli amichetti del cuore sensibili?! Di solito a quello stadio non ci si arriva,
ti pare?! -
- Io e lui non scopiamo veramente
da secoli,
- Sotto pressione un cazzo!
-
- Non urlare!
-
- Io non sto urlando!
-
E via dicendo finché non gli ho
gridato le famose paroline, quelle che la fanno sclerale del tutto e nel modo
peggiore, che mi fa più andare in confusione e sentire una merda fatta e
finita.
E appena è uscita col suo carico
di insulti taciuti ma tanto rumorosi da farmi scoppiare la testa, ho dato un
pugno alla porta per l’incazzatura, e ora c’ho la mano sfatta e tutta sporca di
sangue, tantopiù che poi c’è l’allenamento e il sensei mi romperà l’anima per
questo… ecco, adesso la porta l’ho sfondata del tutto con ‘sto calcio, ‘cidenti
a me.
il tuo ragazzo è
pazzo,
o parliamo o ci pestiamo scegli uno,
o ti amo o ti ammazzo,
ti amo ti ammazzo,
comunque qua in mezzo non capisco più,
un calcio
al muro sbatti la porta via dai miei pensieri,
Ma è possibile che ci si debba
sempre scannare, la mattina dopo?
Per non parlare di quando mi tira
il ceffone, quelle cinque dita che mi restano lì per tutto il giorno… accidenti
a lei, almeno lo tirasse più piano, lo schiaffo giornaliero… non tanto per il
dolore, anche se è peggio di quando perdo un incontro importante, ma perché così
quel dannato di Tsuyoshi non scuoterebbe la testa appena mi vede e le sue prime
parole non sarebbero sempre: “ Scommetto che te lo sei meritato anche questa
volta, povera Sana. “ invece che un semplice –ciao- da comuni
mortali!
Merda.
Forse sarebbe davvero meglio se si
sposasse con quel Kamura, perlomeno lui riesce a non farsi pestare tutti i santi
giorni… probabilmente è un santo, oppure è completamente
pazzo.
Quasi quanto lei, ma di certo meno
di me che nonostante tutto questo casino lascio libere le sere quando i suoi
“ore 20.00 da te” illuminano il display del mio cerca persone.
non sei la stessa tipa con cui ho dormito ieri,
cos'hai sei annoiata,
hai la luna tirata,
io a inizio giornata,
non voglio nessuna menata,
femmina fino in fondo il tuo problema,
io
sono lo stronzo,
ti dico che non ti ho dentro, mento e penso
E dopo una nottata da favola, con
tante parole che non si direbbero mai alla luce del sole e altrettanti fatti che
neanche Brad Pitt con tutte le sue sveltine con le groopy gode così, dopo ora
col buio fuori passate a cazzeggiare e far l’amore, quella si veglia la mattina,
se ne sta tranquilla per un po’ e poi… poi le squilla quel dannato cellulare,
col nome “Nao” lampeggiante sul display, lei risponde anche se la guardo tanto
male che una qualunque altra ragazza si metterebbe a piangere dalla strizza
(peccato che lei non lo sia mai stata, una qualunque altra
ragazza), e appena pone fine al buongiorno del suo “Nao” con il solito
flebile: “Ciao, Nao. Ho dormito bene, grazie… ora però devo andare, scusa, gli
impegni, sai… Si, anch’io te ne voglio…si, ciao. ” ecco che il buonumore le è
passato, è diventata nervosa, le girano palesemente a tremila e guarda le
lenzuola sfatte che sanno ancora di noi, il suo cellulare e me che fumo una
sigaretta nervoso aspettando l’inevitabile litigio post-nottata da favola, come
se fossero il cadavere di Kamura.
E dopo sai chi la regge più… a
questo punto è ovvio che scoppia il Gran casino, prima o dopo nella giornata
succede!
E perciò vai con gli urli, le
accuse, i pianti trattenuti a stento suoi e le botte alla mobilia mie, finché io
non le grido che in fondo di lei non mi imposta nulla, che il grado di
menefreghismo che provo per lei è uguale al grande “affetto”, come lo chiama,
che prova per Kamura; così le vengono gli occhi stretti a fessura, accompagnati
da uno “stronzo” sibilato, tutti quei segnali che preannunciano il suo repentino
uscire di scena senza dire nulla, con gli occhi già umidi che non vuole farmi
vedere… e che poi, a quanto mi è stato detto, va a casa ad asciugarsi a casa da
sola, finché non arrivano Fuka e
O ti amo o ti ammazzo,
pioggia che annega ma rinfresca,
sei una chicca che mi fotte la testa,
o ti amo o ti ammazzo,
Davvero, a guardare i fatti
pratici non ci sarebbero proprio motivi per cui dovremmo continuare questi
incontri da fuggiaschi… e dire che siamo stati insieme fino ai diciotto anni,
quando poi si è detto: “siamo cresciuti, basta con le cotte e i tira e molla che
ci tiriamo dietro da quando avevamo undici anni, è ora di un rapporto serio”, e
allora lei ha ceduto a Kamura, che le andava ufficialmente dietro da quando sono
nati, e io, vedendola per mano con quel mezzo frocio che stava cominciando
quasi a starmi, non dico simpatico, ma comunque non sulle scatole come
prima, sono bello e che sclerato e ho preso a farmi tutte quelle che avevo a
portata di mano (e vi assicuro che erano numerose).
Qualche mese di notti con donne
sempre diverse, fino a che Fuka mi ha buttato un secchio d’acqua in faccia
quando mi ha trovato a casa a farmi di canne pesanti delirando di attrici
bastarde e frocetti da castrare… quella volta non ero esattamente in me, ricordo
che le chiesi se era venuta a rompermi le scatole e basta o da me voleva
qualcos’altro.
Per dirla molto, molto
educatamente.
Lei mi tirò un sorprendente
ciaffone, forte come cinque di Sana (dovuto forse al suo nuovo corso di boxe
femminile), e mi disse che se dovevo finire ridotto così allora ero stato un
completo coglione a dare spago a quelle boiate sulle storie serie sparate da
Sana tempo prima, che lei aveva detto così solo per capire se davvero l’amavo
ancora o non la mollavo solo perché ci ero affezionato (io non mollare una per
“affetto”? IO? Ma quando mai? E poi ‘sta storia dell’affetto sta cominciando
davvero a darmi sui nervi… in queste cose o ci si odia o ci si ama, e
fine!).
Comunque a Fuka dissi di farsi gli
affari suoi, poi presi il giaccone e me ne andai da casa, dicendole che se si
provava a seguirmi… ma tanto non mi sentiva più.
Così presi a camminare sotto una
pioggia che le previsioni l’avevano pure prevista, ma in quel momento volevo
solo andarmene da quello schifo di casa dove vivevo, piena di un’amica che
diceva cose troppo vere per essere gradite e… bè, e un sacco di pensieri da
femminuccia che non ho intenzione di stare ad elencare
ora.
D’altronde che credevate? Mica
sono Kamura, io! Le serenate le lascio a lui, grazie
tante.
Ma la cosa importante è un’altra:
sotto quella nuova versione del diluvio universale mi accorsi che la pioggia che
infradicia vestiti e capelli non era poi così tremenda... mi inzuppava, ma
mescolata ai tuoni e al vento mi riempiva d’adrenalina… un’ adrenalina che non
provavo più dai sei mesi.
Ma tu la mia
preferita per sempre resterai,
però mia amica non lo saresti mai,
noi
non vogliamo saluti o buri o un altro numero in rubrica,
noi vogliamo la
carne le labbra
O ti amo o ti ammazzo
Avevo bisogno di quell’adrenalina,
per stare bene.
Era un dato di
fatto.
Mi era mancata quando ero bambino
e i miei mi accusavano di aver ammazzato mia madre, e quella volta mi aveva
salvato dall’apatia e da una tale vita di merda l’amicizia di una ragazzina con
la faccia a scema e dei codini ridicoli, una tipa che tutti conoscevano perché
faceva un programma per bambini seguito da tutti i mocciosi
giapponesi.
Adesso invece avevo bisogno
dell’anima di una ragazza che aveva fatto da poco diciannove anni, con i capelli
lunghi e un sorriso fottutamente naturale e bello che faceva mostra di sé in
tutte le pubblicità, e chissà se faceva girare la testa a tutti i telespettatori
almeno la metà di come lo faceva girare a me.
Così avevo preso a correre, e
senza sapere come mi ero trovato sotto il suo nuovo appartamento, fradicio da
far paura, alle otto di sera, quando magari era con Kamura, e avevo
suonato: all’improvviso me l’ero trovata davanti, con una tazza di cioccolata
calda in mano, la vestaglia rossa che le avevo regalato tre anni prima per il
compleanno e pantofole di pelo in tinta.
-
Me l’ero tirata addosso con un
braccio, facendole cadere la tazza di cioccolata (perlomeno era di plastica) e
l’avevo baciata come non la baciavo da sei schifosi mesi.
Cinque secondi scarsi di
indecisione delle sue labbra, e la sua bocca era stata
mia.
“Sei un idiota” ogni
tanto.
Sì, sono un idiota, mea culpa,
perché anche ora, mentre me sto ancora qui seduto sul pavimento a guardare la
mia mano graffiata anche se il pandemonio è successo ieri mattina, muoio dalla
voglia di andare da lei, darle un bacio e dirle un sacco di scemenze, tipo
quelle che dico quando sono dentro di lei, e sento le sue mani tra i capelli e
il mio nome mormorato come solo lei lo sa mormorare, perché lei è lei
e…
-Tlack-
Cosa?
Possibile… ?
- Sono Tsuyoshi…
-
Mi pareva
strano.
Entra, si dondola sull’esterno
delle scarpe da ginnastica, fermo e zitto sul tappetino.
Poi mi guarda negli occhi e
dice:
- Scommetto che te lo sei meritato
anche questa volta, eh
- Potrebbe essere.
-
Biascico tastandomi la
guancia.
Resta un po’ qui,
Tsuyoshi.
Parliamo di tutto tranne che di
donne, fingendo che lui non sappia già tutto.
Finisce che resta pure a pranzo,
poi andiamo a mangiare un gelato alla gelateria di fronte, dopodichè ce ne
torniamo a casa e si guarda il karate.
Verso le sei dice: -
Cazzo, non può farla finita e
mollare la sua perla di saggezza? Tanto lo so che mi
tocca.
Mi sto innervosendo, tiro fuori
una cicca e me l’accendo.
-
– Bè, se anche crepassi con
qualche anno di anticipo non cambierebbe granché per nessuno, ti pare?
-
Questo cavolo di migliore amico mi
guarda in quella maniera da “sei proprio penoso in questo momento, lo sai vero?”
che mi fa uscire di testa, poi:
- Quando non sei in pace con Sana
stai sempre così… penso che ti faresti un piacere e invitarla a casa, farci
l’amore e dirle le parole magiche.
Magari non mentre lo fate.
–
Lo fosso in una maniera tale che
si sbriga a chiarire:
-
-
- Non metterla di mezzo. Non
c’entra niente con tutta questa storia, lei. –
Lo dice con tono piatto, freddo.
Gli occhi improvvisamente raggelanti, quasi quanto i miei quando mi ci
metto.
Ok, non tocchiamo la donna.
- Senti un po’, e se mi andasse di
essere solo amici con
Che cazzata… lo so da me che lo è,
ma qualcosa dovevo pur dirlo; d’altronde che ci posso fare se abbiamo smesso di
poter essere semplici “amici” da quando ci siamo
conosciuti?
Una volta finiva che tanto poi la
baciavo, ora che finiremmo a far l’amore, o almeno del sano
sesso.
Insieme in una stanza da soli, con
lei che sorride parlando del più e del meno, o magari –mio dio- del suo rapporto
con Kamura… non mi do più di un quarto d’ora, prima di attaccarle la labbra alla
bocca e dare il via al resto in due minuti.
poi sento le chiavi
nella serratura,
e mi rassegno al fatto che io in questa vita:
O ti amo
o ti ammazzo,
Ti amo ti ammazzo,
ti amo ti ammazzo,
comunque qua in
mezzo non capisco più,
perché non è finita ancora,
non è
finita
Comunque alla fine Tsuyoshi se ne
va, ha capito che non è più aria, e io resto da solo con la mia sigaretta quasi
finita e il suo: - Stasera è voluta rimanere sola, anche se Kamura se n’è andato
a Hollywood per una settimana. – al posto del vecchio: - Ci vediamo domani.
-
Bè, sai che me ne frega se è da
sola.
In fondo, se ci è tanto
affezionata, a mister Straniero dagli occhioni blu, può anche restare a casa a
rammendargli i calzini mentre lui se la spassa a Hollywood.
Se gliene frega qualcosa a
qualcuno, di lei a casa sua sola come un cane che pensa al fidanzato che non sa
se mollare e forse al tipo con cui lo incorna anche se la fa tanto dannare con
le sue scenate di gelosia da bimbetto scemo, quel qualcuno non sono certo
io.
-Click-
Sento le chiavi forzare la vecchia
serratura dell’appartamento (capirai, è di mia zia che l’ha comprato
probabilmente ante-guerra), e sbuffo.
Ma quello scemo di Tsuyoshi non
può evitare di scordarsi la roba in casa mia proprio nelle serate
sbagliate?
E poi gli ho dato una chiave per
le emergenze, ma potrebbe anche scomodarsi a dire che è lui, visto che è
tardi.
Vabbè, in fondo
chissenefrega.
Il galateo non è mai stato la mia
priorità principale, né da parte mia che d’altri, tanto meno se sono gente come
Tsuyoshi… a undici anni si è preso la libertà di tirarmi giù i pantaloni e farmi
fare una foto in mutande, adesso può anche entrare in casa mia con la sua chiave
senza bussare.
Resta il fatto che ho ancora
voglia di pestare qualcuno, da quanto mi girano per quel cavolo di litigio in
grande stile di ieri mattina, e Tsuyoshi in versione
sclerato-per-insulto-alla-fidanzata- sarebbe un buon
candidato.
Le botte sono un buon mezzo di
sfogo… ma lo è anche vedermi apparire davanti Sana, imbronciata e con la mano
tesa a palmo aperto.
Tiro fuori da un cassetto accanto
alla porta il portafogli che ho dimenticato di dare per lei a Tsuyoshi, e glielo
metto in mano.
- Sei troppo prevedibile, Kurata.
-
Dico alla Rana(*) con lo sguardo
orgogliosamente puntato nei miei occhi.
- Scusa, non volevo disturbarti
durante una seduta di fumo per suicidi, ma ieri ho dimenticato qui il portafogli
coi pezzi piccoli e sono venuto a riprenderlo.
Non ho alcuna voglia di pagare la
pizza express che prenderò stasera con i soldi di mammina(**) o l’assegno
dell’ultimo lavoro. –
Butto la cicca per terra, le vado
a un palmo dal viso.
- Bene, grazie. Ora posso andare.
–
- Bene. –
- Bene. –
Ce ne restiamo qui sulla soglia
qualche secondo, proprio come farebbero i perfetti cretini che siamo, poi lei
sbuffa e incrocia le braccia sul petto.
- Lo sai che sei un idiota,
vero?-
- Se lo sono, è nella stessa
misura in cui tu sei paranoica. –
- Vai al diavolo.
–
La bacio, tre secondi e siamo in
casa mia, sento le sue mani stringermi forte, e forse qualcosa di un po’ umido e
suo bagnarmi l’occhio.
Una lacrima, ma come sempre la
ignoriamo.
Dieci minuti dopo siamo nel mio
letto.
Un’ora dopo sto ringraziando Dio,
Buddha o chiunque abbia creato il mondo di aver inventato l’amore, il sesso e
quel che è.
Due ore dopo
idem.
Tre ore dopo mi assopisco con il
leggero peso della testa di Sana sulla mia spalla.
Io allora fisso lei, che
all’improvviso, sorridendo serena e –possibile?- felice, piena di vita com’è
solo lei, dice parole che mi arrivano alle orecchie ovattate dal mio sonno
appena interrotto:
- Non è ancora finita, vero
No Sana, non è finita. Anche se
tra qualche minuto ti squillerà quel maledettissimo cellulare con tutto il
seguito e forse dopo ce ne tireremo addosso delle peggiori, non è
finita.
Ma non lo dico, non a voce alta
almeno. Certe cose ed io proprio non andiamo a braccetto.
- No, non è finita.
–
E basta, non le concedo altro,
anche se lei sembra contenta lo stesso, mi mette il viso nell’incavo della
spalla ridendo cristallina, posandomi un piccolo bacio sulla
pelle.
Quasi quasi sto per dire quelle
due paroline magiche di cui parlava Tsu, forse me lo posso permettere di dire
“Ti amo” anche se ho già e solo 19 anni, troppi per un amore da mocciosi e
troppo pochi per quello di un uomo vissuto.
Le sto per dire… ma squilla il suo
cellulare.
Solite
parole.
Lui a quanto pare sta bene, lei
idem, e intanto già si sta innervosendo.
Mi accendo la
sigaretta.
La guardo scuotere la testa, fare
una smorfia seccata al suo ennesimo “mi manchi” o sdolcinatezza che sia e
pensare chissà che, forse che non ne può più di lui e vuole mollarlo davvero,
forse che poveretto però è tanto sensibile.
E’ inutile. Non ci posso fare
niente.
O l’amo o l’ammazzo, uno di questi
giorni.
Ma va bene così.
Stacca la conversazione con un: -
- Akito, poi dobbiamo parlare come
si deve. –
Etc. etc.
Ma non è finita ancora, non è
finita.
Un urlo sulla nostra stronzaggine,
unico e suo, poi sparisce.
Ma tanto lo so che non è l’ultima
volta,
e a quanto pare lo sa pure lei, a
giudicare dal portafogli con le banconote pesanti lasciato mio comò che chissà
quando l’ha tirato fuori ieri (forse quando alle sei si è alzata per andare in
bagno? bo, in fondo che importa?) .
Importa solo che anche per lei,
non è
finita.
E va bene così, rassegnato all'
amletico dubbio: la amo o l’ammazzo, questa pazzoide?
Fine
Legenda:
(*) Rana è il soprannome che
(**) ”Mammina” è la traduzione
italiana del modo in cui Sana chiama la sua mamma ^^, non volevo darle un tono
da scema o ironico con questa parola.
Nota di
Mel-chan:
My God XD .
Ma che cosa mi è venuto fuori? So
solo che ho sentito questa canzone, scartata a priori la prima
volta che mi è giunta all’orecchio, dal parrucchiere, poi ho sentito il testo e
non solo il ritornello tramite radio… a casa in pochi minuti me la sono
procurata, e a metà del terzo ascolto ho deciso che delle coppie mangose a cui
volevo dedicarla i suoi destinati erano i personaggi di Kodocha, il mio manga
preferito (forse perché è stato il primo, forse perché non riuscirò mai a
vederlo come una cosa diversa da una realtà alternativa tutta sua perché i suoi
personaggi sono stati i miei migliori amici nel periodo più brutto della ma
vita, chi lo sa) .
Naturalmente so perfettamente di
non aver veramente preso l’”anima” che
Che dire, spero che abbiate
gradito perlomeno un pochino, e che comunque mi lasciate un commento, sia buono
che cattivo ^.^
Thanks
Mel
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