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Autore: Cloe87    07/02/2012    1 recensioni
Se alcuni mesi prima dell'inizio delle Galaxian Wars, una giovane donna, a prima vista normale, finisse nella vasca sacra del Tredicesimo Tempio senza motivo apparente?
Beh... forse il corso della storia potrebbe prendere tutta un’altra piega e un gruppetto di accanite pacifiste riuscire perfino a sfatare il mito... in nome del Cosmo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Che il Cosmo sia con noi'
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CHE PASTICCIO, ARIANNA!

Come due versioni contrastanti possano creare confusione!

 

Il mio insensato tentativo di esorcizzare, se così si può dire, Arles, si era risolto in un totale sfacelo e ne ero uscita viva per miracolo, ritrovandomi a correre a perdi fiato nei bui passaggi segreti del Tredicesimo Tempio, mentre Arles metteva il allarme le guardie.

“Beh dai! Non essere così pessimista! Almeno hai constatato che il Grande Sacerdote riesce ancora ad opporre resistenza al lato oscuro del cosmo! Quindi smettila di frignare come una poppante e cerca di lasciare questo posto!”

Sentendo la voce del Custode che rimbombava nella mia testa iniziai a tirargli dietro una caterva di nomi: «Tu, inutile ectoplasma, ora salti fuori! Posso almeno sapere se mi sentivi quando ti chiamavo?»

“Certo! Forte e chiaro!”

«E Perché non hai risposto?»

“Perché ti avrei solo ripetuto quello che ti avevo già detto e tu non mi avresti ascoltato! Ora finalmente ti sei decisa ad andare a Tokyo?”

«Non ho molte altre alternative se voglio salvarlo! Spero solo che Atena si riveli più ragionevole di quello che penso. Comunque qualche consiglio in più su come purificare le anime cadute vittime del loro cosmo negativo potevi anche darmelo, non trovi?»

“Anche se avessi voluto, non avrei potuto. Si da il caso che per poter sviluppare a pieno le facoltà del proprio cosmo non esista un libretto delle istruzioni! Ognuno deve trovare la chiave adatta a se!”

«Splendido!» dissi ironicamente.

Discutendo con il Custode riuscii finalmente ad imbroccare il passaggio che conduceva all’esterno e mi ritrovai immersa nella notte. Il cielo sopra di noi era uno spettacolo di stelle, ma non potei fermarmi a rimirarlo. Dovevo svignarmela al più presto e trovare Seiya per avvertirlo del pericolo.

«Come faccio a localizzarlo?»

“Sveglia! Seiya è un saint, quindi ha un cosmo negativo abbastanza sviluppato! Ti basterà percepire quello”

Annuii e mi concentrai: «L’ho individuato!»

“Bene, sbrigati ora!”

Corsi il più veloce che potevo verso il luogo in cui percepivo la presenza del cosmo del giapponese, incappando in un trio di soldati semplici ubriachi fradici che iniziarono a fare apprezzamenti pesanti sulla mia armatura. Io non diedi loro retta e tirai dritto e purtroppo non potei nemmeno dar loro torto, visto che sembravo scappata da un bordello!

«Ma una foggia un po’ meno osé, no?» esclamai io, mentre il Custode se la rideva alla grande.

“Quando riuscirai a dominare te stessa riuscirai anche a darle una foggia diversa, ma per ora accontentati e ringrazia! Senza ti saresti ritrovata un bel buco nello stomaco!”

«Cambiando discorso... toglimi una curiosità... Seiya, a differenza di altri, è riuscito a percepire senza problemi il mio cosmo, tu hai una spiegazione?»

“Perché è un sempliciotto” fu la risposta del Custode.

«Scusami, ma non ho afferrato»

Il Custode sbuffò: “La verità è dei semplici come dei saggi. I primi perché si fidano di ciò che sentono e vedono, i secondi perché cercano di comprendere ciò che li circonda. Gli stolti sono invece quelli che negano anche l’evidenza per comodità.”

«Perdonami, ma continuo a non capire...»

“Seiya è un’anima ingenua senza malizie. In te avverte un cosmo splendente e questo gli basta, il resto per lui non ha importanza. Chiusa la questione, finite le domande, non c’è altro da dire. Gli altri invece, quando lo avvertono, sentendo che non è pericoloso, lo bollano come irrilevante e non ci badano. In parole povere ciò che non crea danno non è degno di nota per la maggior parte dei saint, almeno fino a prova contraria. Senza contare che per ora il tuo cosmo lo hai espanso raramente e usato ancora meno. Quindi quando ti decidi ad usarlo seriamente?” commentò il Custode sospirando rassegnato.

«Scusa se non so minimamente come fare e se tu non sei in grado di aiutarmi!» sbottai.

“Fatti guidare dal tuo intuito. Le parole infatti a volte sono inutili. Per comprendere il reale significato di una cosa bisogna sperimentarla, ma so che a Tokyo ogni cosa ti sarà più chiara!”

«Lo spero!»

 

Finalmente raggiunsi il luogo in cui si trovava Seiya: una casupola in pietra.

Iniziai quindi a battere i pugni sulla porta, che venne aperta dalla rossa, alquanto irritata:

«Chi è che bussa a quest’ora!» la tipa rimase a bocca aperta (credo) nel vedermi «Ma tu sei l’ancella facilmente impressionabile! E che diamine indossi... sembra un...un...»

«Un completino sadomaso, lo so! Non ho tempo per le spiegazioni! Dov’è Seiya?»

«Sta dormendo, entra! Comunque intendevo dire un Cloth! Non avrei mai pensato fossi una sacerdotessa! Perché non indossi la maschera? Di che costellazione sei?»

«Della Coniglietta di Play Boy, data la foggia di sta roba e poi non vedo perché dovrei indossare una maschera, mica è carnevale!»

«Eh? Non esiste tale costellazione e la maschera è indispensabile per preservare l’onore di una sacerdotessa di Atena!»

La guardai incredula: «Scusa, ma in questo frangente non me ne può importare di meno delle vostre fisse da fanatici montati e non è nemmeno il momento di una lezione sul tema! La situazione è critica.»

Ebbi appena il tempo di entrare che la mia simpatica corazza venne assorbita con un lampo di luce nel mio corpo, lasciandomi senza veli! Vi lascio immaginare l’imbarazzo!

«Ma che diamine!» esclamò la rossa

«Custode, che diavolo significa! C’è per caso qualcosa che ti sei dimenticato di dirmi su questa armatura?» esclami io irata.

«Ma con chi parli?» mi chiese la rossa sconvolta.

«Con il tizio che mi ha dato in dotazione questo porno cloth!» le risposi.

“Essendo fatta di puro cosmo negativo, quando appare reagendo in presenza di altro cosmo negativo dissolve anche i tuoi abiti!”

«Questo l’avevo notato!»

“E che ti aspettavi? Che una volta ritornata nel tuo corpo, a pericolo scampato, tornassero come prima?”

«Marin, ma che succede?» un Seiya assonnato si stropicciò gli occhi emergendo da sotto il lenzuolo, rimanendo a bocca aperta nel vedermi: «A...A...A...A» riuscì solo a dire arrossendo come non mai, mentre io, alquanto in imbarazzo, mi rivolsi a Marin: «Scusa, potrei avere qualcosa per vestirmi?»

«Sì subito!»

Potei così rivestirmi, anche se la calza maglia rossa e il body nero non mi facevano esattamente sentire a mio agio, ma meglio che niente, e riuscii finalmente a trascinare Seiya (che nel frattempo si era ripreso dallo shock) fuori casa, insieme alla sua insegnante.

«Non capisco perché il Grande Sacerdote dovrebbe volermi morto!»

«Non vuole che tu porti l’armatura in Giappone!» dissi io.

«Avrei dovuto immaginarlo! L’armatura di Pegaso fin dai tempi del mito è stata quella che ha fatto pendere la bilancia in favore di Atena, è normale che non voglia che tu la porti lontano dal suolo di Grecia!» disse Marin.

«Ma mi hanno dato l’autorizzazione! Quindi non vedo perché fuggire!» protestò Seiya.

«Si vede che il Grande Sacerdote ha cambiato idea! Quindi muoviti!»

«Te l’ha detto lui e perché?»

«È un casino da spiegare adesso. Quando saremo al sicuro te lo racconterò»

«Ma aiutando Seiya non stai disobbedendo agli ordini del Grande Sacerdote?» mi chiese la rossa.

«Io non sono agli ordini di nessuno. Piuttosto sei tu che stai disertando aiutando Seiya, visto che sei uno dei guerrieri del Santuario!»

La rossa però non rispose, ma bloccò la nostra corsa di botto: «Maledizione siamo stati raggiunti!»

Davanti a noi comparve infatti una donna dai capelli verdi e con il viso coperto da una maschera di nome Shaina (ma come diavolo si conciavano in sto posto?):

«Marin... consegnami Seiya senza opporre resistenza. Oppure preferisci combattere contro di me per salvarlo?» (Cit: Saint Seiya Perfect Edition p. 66)

«Tsk! Non ho alcun obbligo per cui dover rischiare la mia vita per lui...» rispose la rossa. (Cit.: Saint Seiya Perfect Edition p. 66)

«Eh?» esclamò Seiya.

Mentre io esplosi: «Ma allora per quale motivo ci hai aiutato?»

«Upf! Una come te non può capire!»

Giuro che l’avrei presa volentieri a sberle!

Intanto Shaina aveva atterrato Seiya all’urlo: «THUNDER CLAW!» costringendo quindi il giapponese a contrattaccare per difendersi, ma con scarsi risultati (costatai così che Seiya come pungball aveva un futuro), mentre la rossa continuava a fare la radio cronaca sottolineando quanto l’allievo fosse scarso.

«Ma come fai a rimanere così impassibile, mentre picchiano un ragazzino, tra l’altro tuo allievo!» urlai in faccia a Marin.

«Un saint deve imparare a fare affidamento sulle sue sole forze se vuole sopravvivere!»

«Che stronzata! La vera forza degli uomini è la capacità di aiutarsi e sorreggersi a vicenda! L’individualismo non porta da nessuna parte te lo posso assicurare sulla mia pelle!» e scattai in direzione del ragazzo, ma Marin mi bloccò.

«Tu sei completamente pazza ad intrometterti così in uno scontro tra saint!»

Dovetti ammettere che la rossa aveva una forza incredibile e quindi non potei far altro che urlare a Seiya: «Attento a destra, a sinistra e dal basso!»

Purtroppo però il saint di Pegaso non riuscì a schivare nemmeno un colpo e finì scaraventato giù da un dislivello insieme all’armatura, mentre la rossa mi chiese stupita: «Tu riesci a vedere tutti i colpi di Shaina?»

«Perché, che c’è di strano?»

Intanto Seiya aveva finalmente indossato l’armatura e, tirando un colpo alla ceca, come prova, fece saltare uno degli spallacci della tipa dai capelli verdi (mettendo in luce il suo sfacciato fondoschiena).

Nel frattempo Marin aveva iniziato una discussione con la nostra inseguitrice su come padroneggiare degnamente un cloth e se Seiya ne fosse capace o meno. La disputa si concluse con Shaina che, per verificare, corcò di mazzate il giapponese. Marin dal canto suo insultava il suo allievo dandogli del bambino, mentre io gridavo di smetterla cercando invano di sottrarmi alla presa della rossa.

Seiya infatti se le stava prendendo alla grande, ma, nonostante Shiana lo sfottesse incitandolo ad attaccarla carico d’odio, non reagì. Disse solo:

«Non posso! Che uomo sarei se alzassi le mani su una donna!» cosa che spiazzò la sua avversaria, mentre Marin gli dava dello stupido. Io a quel punto intervenni in difesa di Seiya e finalmente riuscii a liberami della rossa dandole un morsicone sul braccio:

«E voi due sareste delle guerriere votate alla giustizia? Una se ne sbatte se il suo allievo viene ridotto ad un colabrodo senza giusto motivo, mentre l’altra prova un disgustoso senso di piacere nello scontro fisico, come se l’odio e il furore fossero gli unici modi di vivere e di sviluppare il cosmo! Ora inizio a capire come abbia fatto il Cosmo Negativo ad impossessarsi di questo luogo! Seiya andiamocene!» le mie parole risuonarono nell’aria mentre la mia intolleranza a quella scena, unita alla mia determinazione di porre fine alle sofferenze di Seiya, fece risplendere il mio cosmo a cui diedi libero sfogo, fregandomene delle conseguenze, cosa che lo fece finalmente captare anche dalle due per ciò che era realmenre e senza scusanti. Marin infatti indietreggiò, mentre Shaina, dopo un momento di smarrimento fece per avventarsi contro Seiya urlando: «Sei solo un lurido traditore! Se credi che ti lasci vivere dopo quello che hai tentato di fare ti sbagli!»

“Merda, dovrò procurarmi nuovamente dei vestiti nuovi e un buon farmaco contro le contusioni, ma non permetterò che un ragazzino venga ulteriormente pestato a sangue sotto i mie occhi, saint o meno!” pensai, ma la tipa si fermò per l’arrivo di alcuni soldati semplici:

«Shaina, non dovete sporcarvi le mani con quel traditore. A dargli una punizione esemplare ci pensiamo noi. Voi occupatevi di portare in salvo la nostra signora!»

Il gruppetto si avventò quindi contro Seiya, mentre la rossa si rivolse a me:

«Atena? Voi siete veramente Atena?»

«Io veramente...» e fu in quel momento che realizzai cosa stava succedendo e il motivo di tanto astio nei confronti di Seiya, cosa che mi fece balenare in testa una malsana idea. Feci quindi l’occhiolino alla rossa sperando che capisse e mi reggesse il gioco, per poi espandere più che potevo il mio cosmo, in modo che potesse essere percepito dai più, e dire con fare autoritario: «Sì, sono Atena e vi ordino di lasciarci partire per il Giappone perché ho un’importante missione da portare a termine. Ne va dell’onore del Santuario ed è quindi un mio preciso dovere intervenire di persona!» mi diressi quindi verso il siant, che intanto si era liberato senza fatica dei soldati semplici, spaccando, senza volerlo, la maschera di Shaina.

«Non gli avrai mica...»

«No, tranquilla, li ho solo tramortiti! Ma non mi avevi detto che..OUCH! Piano che sono tutto un livido» Seiya si era aggiudicato una mia gomitata.

«Chiudi il becco e reggimi il gioco o non ne usciamo vivi» gli sussurrai Lui annuì e io mi rivolsi quindi ai soldati e a Shaina: «Portate i miei saluti al Grande Sacerdote e rassicuratelo che tornerò presto da lui! Sono o non sono una dea guerriera? Quindi non temete per me.»

E fu così che io e Seiya lasciammo indenni il Grande Tempio, nonché riuscire a dare il via ad un’ingarbugliata situazione provocata da due versioni differenti, che provocarono non poca confusione tra i poveri abitanti del Santuario e tra i Sanit; Arles aveva infatti messo in circolo la voce che il saint di Pegaso era scappato dal Santuario dopo aver rapito Atena!

Quindi, riassumendo, al Grande Tempio, sull’accaduto, giravano tre versioni diverse: c’era chi credeva che fossi stata rapita dal saint di Pegaso (i Gold), chi diceva che avessi fatto una fuga romantica con il suddetto saint (le ancelle oche del tempio che ci ricamarono ampiamente sopra) e chi sosteneva che fossi partita di mia spontanea volontà per una missione (alcuni soldati semplici, Shaina, Marin e alcuni saint d’Argento che avevano dato retta a queste ultime, iniziando così a nutrire seri dubbi sull’operato di Arles).

  
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