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Autore: LuluXI    08/02/2012    4 recensioni
“Terra mitologica? Locus Amenus?” domandò Death Mask, scettico “Ma l’Arcadia non è una regione della Grecia famosa per la sua inospitalità?” domandò il Gold Saint osservando ora il paesaggio ora il cartello.
“Si, ma nella mitologia era un luogo paradisiaco, dove ninfe e pastori vivevano insieme in armonia e senza preoccupazioni.”
“A quanto pare la fantasia supera la realtà…”
(Dal Capitolo 3)

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Alla guerra contro Hades segue un periodo di pace, durante il quale i Saint, riportati in vita, cercano di risvegliare Seiya dall’apparente stato di morte in cui è caduto. Un mattino ritrovano Atena, che era rimasta a vegliare sul Bronze Saint, congelata.
Per dimostrare che gli autori del misfatto non sono Camus e Hyoga e salvare la dea, Milo, Death Mask e Shun partono per la Siberia
Una forza misteriosa li spedisce in quel luogo che nella mitologia è chiamato Arcadia, mentre nell’ombra qualcuno trama per la rovina di Atena e dei suoi Saint. Quali misteri nasconde l’Arcadia? Riusciranno i Saint a fermare la vendetta in atto, mossa da un antico rancore?
[Anche se si cerca di rimanere IC, possibilissimi OOC e l’avvertimento c’è.]
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Scorpion Milo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Milo era in un luogo paradisiaco. Tutto intorno a lui emanava energia e vita.
Si trovava in un bosco, non troppo fitto, non troppo spoglio. La luce filtrava tra le fronde degli alberi e in lontananza si poteva udire lo scrosciare di un ruscello. Il giovane Saint si incamminò verso il rigagnolo d’acqua, seguendo il suono prodotto dal ruscello stesso e mentre camminava gli passarono accanto cerbiatti, conigli, e ogni genere di animale possibile ed immaginabile. Indosso aveva dei semplici pantaloni bianchi di lino ed era a torso nudo. Non aveva caldo né freddo, né fame né sete: era perfettamente a suo agio.
Camminò a lungo, ma quando arrivò al ruscello, non era stanco. Raggiunta la radura ove passava il corso d’acqua venne colpito in viso dai raggi del sole e, istintivamente, si portò una mano davanti agli occhi, per schermare la luce e poter vedere.
 
E lei era lì, inginocchiata sul bordo del fiumiciattolo, che sciacquava la sua veste bianca nell’acqua. I suoi capelli verdi e castani erano decorati con fiori e foglie, così come attorno ai polsi e alle caviglie aveva delle ghirlande di fiori di pesco. Fece un passo avanti per avvicinarsi a lei, che in quello stesso istante si voltò a guardarlo con i suoi occhi verde scuro.
“Milo…” sussurrò appena la ragazza, prima di alzarsi ed attraversare il fiume.
Un semplice gesto quello della giovane, che interruppe la quiete del luogo: gli uccelli che fino a quel momento cantavano sugli alberi volarono via e sulla foresta scese il silenzio; il ruscello si prosciugò e tutta la vegetazione che si trovava dietro la ragazza scomparve, sostituita dalla nuda roccia, piena di buche e spuntoni.
La giovane si lasciò sfuggire una lacrima dagli occhi e Milo istintivamente cercò di raggiungerla, ma potè fare solo un passo poi la roccia andò in frantumi sotto i suoi piedi e lui cadde nel vuoto.
 
Il Gold Saint si svegliò di soprassalto nell’oscurità della sua stanza privata  sudato e ansimante. Non era la prima volta che quell’incubo lo svegliava. Istintivamente andò a guardare l’orologio, ma sapeva già che ora avrebbe letto sul quadrante: le sei e dodici di mattina…e le sue aspettative non furono smentite nemmeno quella volta.
Ormai del tutto sveglio Milo decise di alzarsi.
Senza guardare cosa prendeva, infilò un paio di pantaloni e un maglione e, a piedi nudi, si avviò verso l’uscita della sua casa, fermando i suoi passi soltanto una volta raggiunta la scala che portava alla casa della Bilancia. Qui si sedette, contemplando lo spettacolo del Grande Tempio al buio: non mancava molto all’alba.
Intorno a lui regnava il più totale silenzio e fu così che il Gold Saint soffermò il suo sguardo sulla Prima Casa, quella dell’Ariete, dove ormai da mesi alloggiavano anche i Bronze Saint, che venivano ospitati da Mu. Lì riposava anche Seiya, ferito a morte dalla spada di Hades. Erano mesi che i Gold Saint e Atena, cercavano di farlo riprendere, ma il giovane cavaliere di Pegasus sembrava essere caduto in uno stato di incoscienza irreversibile e, sebbene Shaka sostenesse che il ragazzo stava facendo progressi, in molti erano scettici.
 
Sospirando Milo tornò a guardare il resto del Santuario e in alcuni punti riuscì addirittura a scorgere la neve che non si era ancora sciolta del tutto, nonostante ormai fosse arrivata la fine di febbraio. Ruotando il capo Milo guardò alle sue spalle dove scorgeva, in lontananza, l’undicesimo tempio, la casa dell’Acquario, sorvegliata da Camus… una casa vuota ormai da un mese.
Tre mesi prima Milo aveva accompagnato Camus in Siberia, ma quando lui, ad inizio febbraio aveva deciso di tornarci, Milo aveva preferito rimanere ad Atene: l’idea di tornare nella gelida Siberia non gli andava a genio, soprattutto visto ciò che era derivato dall’ultimo suo viaggio in quella terra.
Era da quando aveva scoperto quel blocco di ghiaccio in mezzo alla neve che aveva quegli strani sogni o meglio, quell’unico sogno ricorrente, sempre uguale; non cambiava mai nulla… Solo quella mattina qualcosa era cambiato: la ragazza aveva pronunciato il suo nome.
All’inizio aveva collegato il tutto allo stress post-resurrezione ma poi si era accorto che non era possibile: in fondo era tornato alla vita da parecchio e conduceva una vita tranquilla e, a modo suo, piacevole e senza rimpianti.
La cosa che più lo scioccava di quei sogni era la ragazza, la stessa che aveva visto nel blocco di ghiaccio, che poi si era rivelata essere un albero.
Era sicuro che fosse la stessa ragazza, perché quei capelli così particolari erano senza alcun dubbio i suoi.
 
“Già sveglio Milo?” gli domandò Camus, fermo pochi gradini più in basso.
“Cam!” esclamò il Saint dello Scorpione, sorpreso “Pensavo fossi in Siberia!”
“Sono tornato adesso, non pensavo di trovarti sveglio…”
“Sono mesi che mi sveglio a quest’ora…”
“Ancora quell’incubo Milo?” domandò Camus inarcando un sopracciglio e il compagno si limitò ad annuire.
“Sicuro di non volerne parlare?”
“Si…” rispose Milo, che non aveva mai raccontato il suo sogno a nessuno: c’era qualcosa che gli diceva che era meglio tenersi tutto per se, fino a quando non fosse riuscito a scoprire l’origine di quell’incubo ricorrente.
“Come vuoi” disse Camus, avanzando per superarlo: stava mantenendo il suo distacco di sempre ma Milo era sicuro di averlo fatto arrabbiare e per questo si mosse, afferrandolo per un braccio, con la chiara intenzione di farlo girare verso di lui.
“Cam…te lo ricordi l’albero nella lastra di ghiaccio?” domandò al Saint dell’Acquario, senza staccargli gli occhi di dosso.
“Si, perché?” rispose Camus, abbassando il braccio e voltandosi completamente verso il Saint dello Scorpione.
“Ti ricordi che io dicevo di aver visto una ragazza?” domandò Milo, lasciandolo andare “Ecco, da quel giorno io continuo a sognarla” concluse, osservando negli occhi l’altro Gold Saint: non era pentito della scelta che aveva fatto di raccontare tutto a Camus, perché lui era il suo migliore amico e scuramente avrebbe cercato di aiutarlo. Inoltre, così facendo, si era tolto un peso dallo stomaco.
 
Camus inarcò un sopracciglio e non disse nulla: si limitò a fissare il compagno e fu così che Milo si decise a parlare. Gli raccontò tutto, dalla corsa nel bosco, fino alla distruzione di quel luogo paradisiaco e del suo risveglio, ogni mattina alla stessa ora.
“E’ strano…Hai provato a parlarne con Atena?”
“Non voglio disturbarla per una sciocchezza come questa Cam… passerà vedrai!” replicò il Saint dello Scorpione, sorridendogli con il sorriso più rassicurante che riuscì a fare.
“Voi due! Riunione dorata da Mu, ORA!” entrambi si voltarono verso il basso: Kanon stava salendo di corsa la scalinata e in breve li aveva già superati, diretto qualche casa più in su: dietro di lui veniva Shaka ed entrambi indossavano l’armatura.
“E’ successo qualcosa?” domandò Milo preoccupato.
Nessuno dei due rispose ma Shaka, senza esitare, tolse il senso del tatto a Camus prima che quest’ultimo potesse reagire.
“Ma cosa…”
“Tranquillo Milo, è solo una precauzione. Non penso sia Camus la causa di tutto: in fondo è tornato da poco dalla Siberia, ma è meglio essere sicuri.”
“Potresti almeno spiegarmi di cosa sono accusato, Cavaliere di Virgo?” domandò Camus, osservandolo.
“Lo vedrai con i tuoi occhi” disse Kanon, che stava già tornando indietro. “Shura e Aphrodite sono stati avvisati: arriveranno a  breve.” Detto questo, prese tra le braccia Camus e ricominciò a scendere le scale, diretto alla Prima Casa.
“Milo, prendi la tua armatura e raggiungici” disse Shaka, allontanandosi a sua volta.
Di lì a pochi minuti il Saint dello Scorpione stava correndo verso la casa dell’Ariete, con indosso il suo Cloth.
 

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Ciò che si presentò davanti agli occhi di Milo e degli altri Gold Saint che si erano riuniti nella casa dell’Ariete li sconvolse tutti.
Accanto al letto ove giaceva Seiya, ancora in coma, vi era Atena inginocchiata e rinchiusa in una lastra di ghiaccio. La sua espressione era comunque calma e tranquilla, nonostante tutto.
Per lungo tempo, nessuno parlò.
“Non possono essere stati Hyoga e Camus: loro erano in Siberia, sono rientrati solo questa mattina…”
“Ma Atena è rimasta in preghiera sin da ieri sera Shun…” disse Hyoga che era immobile accanto a Camus, probabilmente vittima anch’egli del colpo di Shaka “è normale che sospettino di noi: in fondo è rinchiusa in una bara di ghiaccio”.
“E tutti sappiamo chi è che controlla le energie fredde” aggiunse Kanon, osservando i due.
“E’ inutile cercare di arrivare a conclusioni affrettate” disse Aiolos, staccandosi dalla colonna dove si era appoggiato.
“Ed è inutile accusarsi a vicenda senza prove concrete: tutti abbiamo commesso errori” aggiunse Saga, che continuava a girare attorno alla bara di ghiaccio “quindi non metterti a fare prediche Kanon visto che non hai prove per accusarli.” Concluse, osservando il gemello che si limitò a sbuffare.
“Avete provato a romperla?” domandò Ikki, uscendo dall’angolo in ombra dove era rimasto fino a quel momento.
“Si… e non abbiamo ottenuto alcun risultato” rispose Doko.
“Neppure le armi della Bilancia sono state in grado di rompere la prigione di ghiaccio di cui è intrappolata Atena?” domandò Aldebaran.
“No…” disse Shyriu “Anche se in passato avevano liberato Hyoga dalla Freezing Coffin di Camus”.
“E nemmeno Excalibur è riuscita ad infrangere la teca” aggiunse Shura con una smorfia.
“Inoltre, come se non bastasse, il suo cosmo è lontano…” aggiunse nuovamente Shaka.
“… Segno che anche lo spirito della Dea, la sua anima diciamo, non è qui e nemmeno nella valle dei Morti: se ne è andata a zonzo da un’altra parte, per nostra sfortuna” concluse Death Mask, con un ghigno.
 
Milo che fino a quel momento era rimasto in silenzio spostò lo sguardo su Camus e Hyoga: i due dominatori dei ghiacci erano immobili e impassibili, sicuri della loro innocenza e di poterla dimostrare. O forse sicuri di non poter essere scoperti, sebbene colpevoli.
Il Saint dello Scorpione scosse il capo, per scacciare quei pensieri e si avvicinò lentamente alla lastra di ghiaccio, sulla quale, alla fine, decise di posare una mano.
E come qualche mese prima in Siberia una lieve scarica elettrica si diffuse dal ghiaccio al suo braccio e poi per il Saint vi fu il buio.  



NOTE:
Ebbene, ora iniziano i problemi veri e propri…
Atena, come sempre, si è cacciata nei guai. Che ci fa in una lastra di ghiaccio? Chi l’ha rinchiusa? Camus? Hyoga?
E la ragazza che Milo continua a sognare, è la stessa che ha visto nel ghiaccio Siberiano? E, soprattutto, chi è? Perché lui la sogna?
Perché sia lei che Atena sono ibernate? xD
Per ora è presto per avere risposte, i fatti li vedete lì sopra. Mi rendo conto che FORSE l’ho data vinta troppo facilmente a Shaka quando immobilizza Camus, ma una guerra dei mille giorni non era consigliabile ù.ù
Quanto ai caratteri dei personaggi… spero di non averli stravolti troppo, giuro che mi sto impegnando ç_ç
Grazie a tutti voi che leggete, recensite, seguite^^ Scusate se aggiorno lentamente ma… è una storia complicata


   
 
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