Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Spencer Tita    09/02/2012    8 recensioni
Settima classificata al contest "My best Story" e vincitrice del premio "Miglior Personaggio Maschile" indetto da Luna Ginny Jackson.
Una storia di un'amicizia così forte da poter superare le barriere che il destino le ha messo davanti. Una storia di un amore che è durato per anni.
Perché in alcuni casi la morte non divide ulteriormente le persone.
Le unisce.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chiuse gli occhi

 

James aveva sentito il campanello suonare, più forte della voce della moglie che cantava una ninna nanna al piano superiore.

Aveva appoggiato la Gazzetta del Profeta sul tavolino e si era alzato lentamente, stiracchiandosi le braccia.

Quello sbadato di Sirius aveva sicuramente dimenticato qualcosa.

Corse alla porta, e aprì senza nemmeno pensare.

Ma non c'era Sirius, ad aspettarlo sul vialetto d’accesso.

James si sentì morire.

-Lily!- gridò cercando la bacchetta nella tasca -Prendi Harry e scappa!

Ma non ebbe tempo di fare nient'altro.

Un lampo verde lo colpì in pieno petto, senza dargli il tempo di sguainare quel fragile pezzetto di legno al quale si aggrappava con forza.

Fu semplicemente colpito.

L'urlo di sua moglie lo trapassò da parte a parte, peggio della Maledizione, e sentii distintamente il pianto del bambino.

James non capiva... Peter li aveva traditi?

Stentava a crederlo. Peter era sempre stato il più leale, tra loro. Il più paziente, il più serio, il più gentile.

Non li avrebbe mai venduti a Voldemort.

Allora, perché stava morendo?

A James non passò davanti nessun filmino della sua vita. Lui vide solamente i volti delle persone che amava davanti agli occhi.

Lily. Lei, per prima e per sempre.

I suoi occhi ridenti, le labbra aperte in un sorriso dolce, i capelli rossi e mossi.

Bellissima. E sua.

Poi vide il volto di quel bambino che era suo figlio.

Harry James Potter.

I suoi tratti da creatura giovanissima erano ancora indefiniti, e non era certo a chi somigliasse. Sicuro era che aveva gli occhi della madre e i suoi capelli neri.

Un momento.

James stava morendo. Voleva dire che non avrebbe visto crescere suo figlio? Non avrebbe potuto ascoltarlo mentre parlava di Quidditch, scuola, ragazze? Non avrebbe potuto consolarlo, abbracciarlo, insegnargli a giocare, prenderlo sulle spalle?

Tutto gli stava venendo negato.

Mentre i suoi occhi si spegnevano per sempre, alle immagini di Lily e Harry si sovrapposero quelle di Remus, Sirius e Peter.

I suoi amici.

James non riusciva a detestare Sirius per avergli consigliato di fidarsi di Peter, come non riusciva a odiare Peter per averli venduti.

Erano come fratelli.

Li perdonava.

Li perdonava senza remore.

James quasi sorrise. Aveva avuto una vita breve ma felice.

La morte è più dolce se accolta con un sorriso.

Chiuse gli occhi.

 

Il signor Ramoso ci tiene ad aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota.

 

 

 

Sirius spalancò gli occhi, sconvolto.

Bellatrix lo aveva appena colpito con una Maledizione.

Era la fine.

L’uomo tentò di rimanere disperatamente in piedi, di aggrapparsi a qualcosa, di continuare a lottare, ma trovò solo un velo freddo a coprirlo.

Lo stava per inghiottire.

Sarebbe scomparso in quel velo, per sempre.

Lanciò uno sguardo disperato alla sala dove stavano combattendo tutti gli altri.

Alcuni ancora si lanciavano maledizioni addosso. Non si erano accorti di lui.

Ma l’urlo atroce e selvaggio che squarciò l’aria lo fece ricredere.

Harry stava gridando tutto il suo dolore tra le braccia di Remus, che lo sosteneva e lo teneva fermo, per impedirgli di gettarsi nel velo e seguirlo.

Sirius vide Harry e i suoi pensieri volarono a James.

James Potter. Il suo primo vero amico.

Il giorno che aveva conosciuto quell’uomo era stato il più bello della sua vita.

James era proprio come lui, sulla stessa lunghezza d’onda. Erano un po’ come i gemelli Weasley. Sempre pronti a gettarsi nei guai, nella mischia, a ridere, a divertirsi.

James, sto arrivando pensò Sirius, mentre le sue dita perdevano la presa sul velo.

Remus era ancora lì, concentrato nell’impedire a Harry di fare sciocchezze, ma Sirius lo vedeva. Era sempre stato in grado di leggergli dentro.

Remus era distrutto. Almeno quanto Harry.

Sirius era l’ultimo, che gli era rimasto. C’era anche Peter, certo, ma Peter aveva perso la loro amicizia tanti anni prima.

Lunastorta aveva aspettato per anni il ritorno di Felpato.

E Felpato stava andando via di nuovo.

Sirius non poté non sentirsi amato, mentre sprofondava nell’oblio. C’era ancora qualcuno al mondo che piangeva per lui, per la sua morte, dopotutto.

E stava per rivedere i suoi fratelli. James, ma soprattutto quel ragazzino coraggioso che aveva voltato le spalle al Signore Oscuro. Quel cercatore che nessuno aveva capito fino alla fine.

Sirius stava per rincontrare Regulus.

E, onestamente, non vedeva l’ora. Sorrise.

La morte è più dolce se accolta con un sorriso.

Chiuse gli occhi.

 

Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore.

 

 

 

-Mi vuoi uccidere, Codaliscia?- rantolò il ragazzo.

Nei suoi occhi verdi e brillanti dilagava la paura.

Peter si sentiva un verme. Lo era sempre stato ma in quel momento, in quel maledettissimo momento, si sentiva davvero come tale.

Non aveva mai fatto niente di buono nella sua vita. I suoi genitori non lo avevano mai capito, non aveva mai avuto amici, fratelli, niente.

Poi erano arrivati loro.

James, Sirius, Remus.

E avevano cambiato tutto.

La sua vita non era più stata vuota e triste. Aveva passato belle giornate, un po' in disparte, in quello strano gruppo di amici. Si erano divertiti a prendere in giro Piton, a guardare le partite di Quidditch con la sciarpa dei Grifondoro stretta al collo, a scappare nelle notti di luna piena, a bere burrobirre ai "Tre manici di scopa".

E cos'era rimasto? Solo rimpianti ed errori.

James era morto. Non era stato lui a colpirlo con la Maledizione ma a Peter sembrava quasi di sì.

Sirius era morto, ma prima aveva passato anni e anni ad Azkaban, per colpa sua.

Remus era da qualche parte, disperso in quel mondo di paura. Lottava ancora, sforzandosi di tenere insieme quel poco che gli era rimasto da difendere.

Perché lui non era stato in grado di lottare per quello a cui teneva?

E ora quel ragazzino così simile al vecchio amico vedeva la sua vita appesa a un filo, e quel filo era lui.

Nei suoi occhi Peter rivide Lily, nei suoi capelli rivide James.

Poteva uccidere il figlio del suo più grande amico?

Lasciò lentamente la presa e vide gli occhi del ragazzo riempirsi di sollievo e sorpresa.

Rimasero in piedi a guardarsi per alcuni interminabili secondi.

Poi la sua mano argentata iniziò a muoversi verso il suo collo. Inesorabilmente.

Codaliscia sentii il panico montare dentro di lui e cercò di fermare la sua mano con tutte le sue forze.

Non poteva fare niente.

Le dita si strinsero intorno alla sua gola. Forte.

-No!

Il grido di quel ragazzo gli aveva perforato i timpani. E il cuore.

Non voleva che morisse. Che lui, il traditore, morisse.

Harry Potter si accanì alla mano di Peter, cercando di staccarla dal suo collo, ma fu tutto inutile.

Gli occhi dell'uomo si riempirono di lacrime.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma non erano lacrime di paura.

Erano lacrime di gioia, quelle che gli scorrevano sulle guance.

Non aveva mai capito perché il Cappello Parlante lo avesse assegnato a Grifondoro. Lui non era coraggioso, né audace. Si era sempre sentito più un Serpeverde, codardo e interessato solo al suo interesse.

Ma in quel momento, in quel dannatissimo momento in cui tutto stava per finire, si sentì finalmente un meraviglioso Grifondoro.

Mentre Harry Potter cercava di aiutarlo, pregò.

Pregò che i suoi peccati fossero perdonati, e che gli fosse permesso di incontrare di nuovo James e Sirius. Voleva chiedere scusa, piangere con loro, magari abbracciarli.

Il mondo si faceva scuro e ovattato e l'ultima cosa che Peter vide fu il viso impaurito e spaventato di Harry Potter.

Sperò con tutto il cuore che quel ragazzino, il figlio di James, vincesse quella stupida guerra. Quella guerra che aveva messo amico contro amico, fratello contro fratello, Grifondoro contro Grifondoro.

La morte è più dolce se accolta con un sorriso.

Chiuse gli occhi.

 

Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton, e gli da un consiglio: lavati i capelli sporcaccione!

 

 

 

Remus scagliò uno schiantesimo dritto davanti a se'. Lo sentì piacevolmente andare a segno.

Ninfadora aveva la schiena contro la sua. Avevano sempre lottato così: guardandosi le spalle. Insieme.

Lucius Malfoy sbucò dal nulla e passò davanti alla coppia.

Remus levò la bacchetta per colpirlo ma qualcosa lo trattenne.

L'uomo teneva l'arma magica molle nella mano sinistra, senza puntarla contro nessuno. I suoi occhi glaciali vagavano sulla sala, cercando qualcosa. Qualcuno.

Remus si abbassò per schivare una Maledizione e scagliò un Diffindo al Mangiamorte che lo aveva attaccato.

Poi, dall'altra parte della sala vide il ragazzo Malfoy. Draco, si chiamava.

Era completamente spaesato. Si aggrappava alla bacchetta magica come un bambino al braccio della madre, e la puntava dritta davanti a se'.

I suoi occhi, identici a quelli del padre, erano pieni di terrore e angoscia. Remus notò che era solo, e non attaccava nessuno. Non sapeva chi attaccare.

Era un Mangiamorte, sì, ma non aveva mai voluto diventarlo. E in quel momento aveva solo bisogno di scappare via da quella mischia, magari stringersi con la madre in un abbraccio, e piangere.

Si, quel ragazzino aveva bisogno di piangere.

-Malfoy!- gridò improvvisamente Remus.

Lucius si girò di scatto, levando la bacchetta, ma non attaccò. Rimase in attesa.

Remus indicò con un cenno del capo il ragazzino dall'altra parte della Sala Grande.

Non dissero niente. Lucius annuì solamente e corse verso il figlio.

Il volto di Draco si illuminò quando i suoi occhi distinsero la figura del padre.

Lucius lo prese per un braccio e iniziò a condurlo via da lì. Quella guerra non era roba da ragazzini.

E allora perché Remus vedeva bambini cadere come soldati, spezzati dalle maledizioni, senza difesa, senza capire?

Bambini che combattevano con semplici incantesimi di disarmo o tagliuzzanti in mancanza di conoscenze. Bambini che speravano con tutto il cuore di venire salvati.

Remus sorrise. Era contento che Lucius avesse portato via suo figlio. La famiglia era sempre la cosa più importante, sempre. Anche in guerra.

Un grido lo fece girare di scatto, e il sorriso sparì dal suo volto segnato.

Portò le braccia in avanti appena in tempo per afferrare Ninfadora che cadeva come un fantoccio senza vita.

Accompagnò la caduta della moglie lentamente, e la fece distendere sul pavimento freddo della Sala.

Gli occhi della moglie erano laghi di paura e dolore, ma nascondevano anche qualcosa di più profondo. Dora stava accettando di morire.

Ma prima che potesse dire qualcosa una Maledizione colpì anche lui.

Cadde come al rallentatore, stordito e sorpreso.

Si ritrovò lungo al lato della moglie, la mano ancora stretta nella sua.

Era strano morire così. Senza nemmeno il tempo di rendersene conto.

La vita gli stava scivolando via dalle dita come sabbia.

In fretta. Così dannatamente in fretta.

C’erano così tante cose che Remus avrebbe voluto fare, tante parole da dire al figlio, alla moglie, a Harry.

Ma il tempo era arrivato.

Remus e Ninfadora stavano morendo. Insieme, come sempre.

Avrebbe voluto stringere la donna che amava in un abbraccio, accarezzarle la guancia, sussurrarle che andava tutto bene e che presto si sarebbero rivisti.

Ma non poteva perché non aveva più forze.

Strinse appena le dita di Ninfadora, e lei ricambiò la stretta.

Era tutto quello che potevano fare per dichiararsi amore l’ultima volta.

Remus pensò al figlio nato da poco. Non avrebbe avuto un padre, come non lo aveva avuto Harry. Era stato contento di averlo designato come padrino.

Remus sentì la mano di Dora diventare molle dentro la sua.

Improvvisamente ebbe fretta di raggiungerla. Non poteva restare lì se lei non c’era.

Ma c’era ancora un secondo da vivere, un secondo di ricordi.

James, Sirius, Peter. Fra poco avrebbe rivisto anche loro.

Aspettatemi, ragazzi pensò Remus, e sorrise.

La morte è più dolce se accolta con un sorriso.

Chiuse gli occhi.

 

Il signor Lunastorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere il suo naso mostruosamente lungo lontano dagli affari altrui.

 

 

 

Severus cercò di respirare a fondo, ma l’aria non entrava.

Era arrivato anche lui al capolinea.

Quanta gente aveva visto morire, quanta gente aveva ucciso.

Era giunto anche il suo turno, alla fine.

Finalmente.

Severus era quasi felice.

Sentiva un dolore tremendo e sconvolgente, ma era felice.

Presto avrebbe rivisto la sua Lily.

Erano finiti i giorni di tristezza, di autocommiserazione. Quei giorni in cui metteva in punizione Harry solo per avere un po’ di tempo per guardare i suoi occhi.

I suoi occhi.

Aveva fatto un mucchio di cose stupide, nella sua vita, Severus.

Era stato dalla parte sbagliata per quasi tutto il tempo, aveva permesso che lei fosse uccisa, aveva cercato di salvarne almeno il figlio ma si era fatto fregare da un vecchio.

In quel momento però, poteva ancora aggiustare le cose.

Iniziò a liberare tutti i suoi ricordi più importanti e significativi. Il ragazzo doveva sapere. Doveva capire.

Doveva vincere quella guerra.

Harry Potter prese i ricordi del suo professore e li chiuse in una bottiglia.

Poi rimase al suo fianco, aspettando che morisse.

Severus sperava che lo avrebbe perdonato, prima o poi. Che avrebbe capito.

Somigliava così tanto alla sua Lily. Piton morì guardando di nuovo gli occhi della persona che amava.

La morte è più dolce se accolta con un sorriso.

Chiuse gli occhi.

 

Lily? Dopo tutto questo tempo?

Sempre.

 

 

 

Mio Dio. Ho scritto davvero qualcosa di così deprimente?

Ho pianto come una fontanella, mentre scrivevo. La storia dei Malandrini mi ha sempre colpita tantissimo, e scrivere della loro morte mi ha commossa all’inverosimile.

Perché nel loro caso la morte non li ha divisi ulteriormente. Li ha finalmente uniti di nuovo.

Spero vi sia piaciuta.

Lasciate una recensione per farmi sapere se sono riuscita a commuovere anche voi!

Tita

 

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Spencer Tita