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Autore: Emily27    09/02/2012    2 recensioni
Ian Doyle è tornato e vuole ciò che gli appartiene. Una sfida per la BAU, soprattutto per Emily Prentiss, che dovrà fare di nuovo i conti col suo passato.
(Spoiler sesta stagione)
E' la continuazione della oneshot "Un giorno, a Parigi..." che in questa FF è diventata il prologo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo

 

 

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso (Charlie Chaplin)

 

Derek, affacciato al balcone, osservava le auto e la gente in strada quattro piani più sotto, gruppi di turisti che già dal mattino presto si riversavano sulle vie ansiosi di scoprire ogni angolo della romantica ville lumière. L'albergo in cui alloggiava era situato di fronte al verdeggiante Bois de Boulogne, dove i parigini si recavano a fare jogging e i visitatori scattavano fotografie. Quel bel giorno caldo e soleggiato di metà agosto era l'ultimo che Derek avrebbe trascorso a Parigi, dopo una settimana passata a visitare monumenti, passeggiare nelle vie più eleganti, cenare in romantici ristorantini sulla Senna e godere di lunghe notti di passione. Il suo stomaco reclamò la colazione con un brontolio ed egli mise la testa dentro alla camera speranzoso, solo per constatare con un mugolio di disappunto che Monique non era ancora uscita dal bagno. Era risaputo che le donne impiegassero sempre molto tempo nel prepararsi, ma lei batteva ogni record.
Si erano conosciuti un mese prima, quando la donna lo aveva tamponato ad un semaforo. Derek era sceso dal suv infuriato, ma la rabbia era svanita non appena si era accorto che il pericolo al volante era una bellezza dai capelli biondo cenere lunghi fino alle spalle e dagli incantevoli occhi verdi. Era scesa dall'auto profondendosi in mille scuse con marcato accento francese, e Derek aveva posato uno sguardo ammirato sulle sue lunghe gambe lasciate scoperte da una ridotta minigonna. Ovviamente le scuse erano state accettate, così come il suo numero di telefono, che lui aveva utilizzato il giorno dopo per invitarla ad uscire con la scusa di prendere accordi per il risarcimento dei danni. La donna, che era francese e si chiamava Monique, si trovava a Washington da qualche settimana per seguire alcuni clienti per conto della multinazionale presso cui lavorava, e sarebbe ritornata a Lione solo a fine anno. Avevano continuato a frequentarsi, ma sapevano entrambi che quella sarebbe stata una relazione passeggera, che molto probabilmente si sarebbe conclusa ancora prima del suo rientro in Francia.
Monique aveva insistito per trascorrere con lui una breve vacanza in quella che definiva la più bella città al mondo, promettendogli maliziosamente sette notti di fuoco, che Derek aveva di buon grado accettato, anche perchè dopo quanto successo cinque mesi prima avvertiva un assoluto bisogno di distrarsi un po'.
Eccomi qui” cinguettò Monique comparendo sul balcone vestita con un abitino rosso che lasciava ben poco all'immaginazione.
Derek si voltò ad ammirarla, le sorrise e le cinse la vita con un braccio.
E' valsa la pena aspettare...”
La donna emise una risatina di compiacimento, dopodichè si lasciò condurre attraverso la stanza per poi uscire e andare a fare colazione.

 
Dopo che Derek ebbe vuotato il vassoio dei croissants al burro e Monique bevuto soltanto una tazza di caffè, diedero inizio al loro ultimo giorno a Parigi, che la donna volle dedicare allo shopping. Presero la metropolitana fino ai Champs Elysées, dove lei trascinò un rassegnato Derek a guardare le vetrine e dentro e fuori i negozi. Nel primo Monique acquistò un paio di scarpe che valevano mezzo stipendio dell'agente federale e una borsa per la quale spese l'equivalente dell'altra metà, poi fu il turno di una profumeria e di un gioielliere, mentre la sua carta di credito diventava rovente, ma a suo dire in quel di Parigi non si doveva badare a spese. Derek la seguiva annoiato, portandole le borse che aumentavano di quantità dopo ogni negozio, e verso l'ora di pranzo le chiese una tregua.
Cosa ne diresti di fermarci per un aperitivo?”
Monique controllò l'ora.
C'è ancora tempo per andare da Chloé, poi hai la mia parola che con lo shopping ho finito” promise facendo per prenderlo per mano, ma accorgendosi poi che Derek le aveva entrambe occupate dalle borse con i suoi acquisti. Rise e lo prese a braccetto facendo strada verso il negozio, mentre lui traeva un lungo sospiro.

 
Monique si aggirava attorno agli abiti esposti seguita da una servizievole commessa e da Derek, il quale aveva lasciato in custodia tutte le borse alla ragazza che stava alla cassa. L'attenzione di Monique fu attirata da alcuni vestitini colorati, verso cui si diresse iniziando poi a guardarli uno ad uno con la commessa che le elargiva consigli su quale le sarebbe stato meglio, mentre Derek si accorse di due ragazze poco lontano che lo stavano osservando da dietro l'espositore delle gonne.
Questo è davvero un amore” sostenne con entusiasmo Monique prendendo un grazioso vestitino rosa e appoggiandoselo davanti.
C'est parfait mademoiselle, ça vous va très bien” commentò la commessa con marcata gentilezza.
Tu cosa ne dici?” domandò l'altra rivolgendosi al suo accompagnatore.
Très joli, ma chèrie” fece Derek cercando un accento francese con scarsi risultati e provocando le risatine complici delle donne. Monique lo prese per mano, potendolo ora fare, e lo trascinò verso i camerini di prova mentre lui sfoderava un sorriso accompagnato da una strizzatina d'occhio rivolto alle due ragazze, le quali ancora lo stavano scrutando da dietro le gonne e che lo seguirono con uno sguardo di aperta ammirazione intanto che se ne andava.
Monique andò a provare il vestito e Derek l'attese davanti al camerino, notando che in quello adiacente la tenda non ben tirata lasciava intravedere all'interno, e inevitabilmente lo sguardo lì gli cadde. Occhieggiando riuscì a scorgere il profilo di un bel seno, messo in risalto da un intimo di pizzo nero, che fu però coperto da una maglietta. Derek distolse lo sguardo con una smorfia di disappunto.
Monique uscì dal camerino di prova e si mise in mostra davanti a lui.
Allora, come mi sta?” domandò girando su se stessa.
Morgan osservò con occhio critico la profonda scollatura del vestitino e il modo in cui esso faceva risaltare tutte le curve armoniose della donna.
Sei sexy da impazzire” rispose in tono volutamente sensuale.
Monique soddisfatta andò a cambiarsi, mentre lui tornava a posare gli occhi sull'altro camerino. Ora la donna era voltata di schiena e Derek intravide altre forme, coperte solo dall'intimo e degne della sua più totale ammirazione.
Monique uscì riportando su di sé l'attenzione di Morgan, al quale affidò il vestito per dirigersi verso uno scaffale su cui erano ben ordinati succinti top di vari colori. Derek la seguì e si mostrò interessato agli indumenti che lei sottoponeva al suo giudizio, lanciando di tanto in tanto un'occhiata al camerino dove stava la donna che aveva spiato, curioso di vedere a chi appartenesse la bella visuale di cui aveva goduto. Monique era indecisa fra due top, così invocò l'aiuto di Morgan nella scelta, e dopo vari ripensamenti decise di acquistarli entrambi. Quando lui posò nuovamente gli occhi sullo spazio di prova si accorse che la tenda era aperta ed esso era vuoto. Si guardò intorno, ma data l'ora nel negozio erano presenti soltanto più le due ragazze di prima. La donna che aveva destato il suo interesse se n'era andata, con suo dispiacere.
Si diresse alla cassa con Monique guardando ancora una volta verso il camerino e notando qualcosa a terra proprio là dentro. Mentre lei pagava andò a vedere cosa fosse. Quando vi entrò avvertì la leggera scia di un profumo, che rievocò in lui lo struggente ricordo della persona che era solita portarlo. Si chinò e raccolse da terra una tessera della metropolitana, molto probabilmente persa da quella donna, su cui lesse un nome, Céline Gauthier, e un indirizzo, Rue de Clignancourt 5, Montmartre. Il buon senso gli suggerì di consegnarla alla ragazza della cassa, nel caso la sua proprietaria fosse andata a cercarla, ma Derek diede retta ad un impulso irrazionale che gli disse di tenerla e infilarla nella tasca dei jeans.

 
Derek e Monique erano andati a pranzare in un ristorantino lungo la rive gauche della Senna e il cameriere aveva appena servito loro rispettivamente una grigliata di carne e un'insalata mista.
Che peccato, domani torneremo già a DC” riflettè lei mettendo il broncio.
Morgan allungò una mano per darle un buffetto su una guancia.
Con tutti questi vestiti nuovi da indossare ti consolerai presto.”
Oh no, ci penserai tu a risollevarmi il morale, a partire da stanotte” replicò Monique guardandolo maliziosa.
Derek rispose regalandole un sorriso da maschio alfa e attaccò uno spiedino.
C'è ancora una cosa che vorrei fare qui a Parigi, un taglio da Lucie Saint Clair” affermò lei piluccando l'insalata.
Stavo pensando la stessa cosa” disse Derek passandosi una mano sulla testa, poi entrambi si misero a ridere.
Una volta pranzato presero la metropolitana e raggiunsero Lucie Saint Clair, dove Morgan lasciò Monique con tutti i suoi acquisti. Il salone di bellezza era pieno e si misero d'accordo che lei lo avrebbe chiamato una volta finito. Considerando la quantità delle clienti Derek calcolò che avrebbe avuto tutto il tempo per recarsi a Montmartre.

 
Il numero cinque di Rue de Clignancourt corrispondeva ad un antico palazzo restaurato di recente, dove Derek fece il suo ingresso. Al di là di un vecchio ma lindo bancone di legno, che fungeva da portineria, un signore piuttosto anziano seduto su di una poltroncina stava leggendo un quotidiano attraverso due spesse lenti. Nonostante la giornata fosse calda indossava un gilet di lana sopra ad una camicia a righe.
Bonjour monsieur” lo salutò Derek.
Fu più la vista del nuovo arrivato che non la sua voce a destare l'attenzione dell'uomo, il quale si alzò a fatica.
Céline Gauthier?” domandò Morgan evitando di formulare una frase nella lingua parigina.
Excusez-moi...” disse l'anziano tendendo l'orecchio, a cui Derek si avvicinò ripetendo più forte: “Céline Gauthier?”
Sul volto del signore apparve un largo sorriso.
Oh, mademoiselle Céline” fece in tono affettuoso. “Elle habite au deuxième étage. Vous   avez de la chance, elle vient de rentrer.”
Merci beaucoup” lo ringraziò Derek con gentilezza, per poi dirigersi verso le scale che salì fino al secondo piano, dove si affacciavano due appartamenti. Il campanello accanto a quello di sinistra recava il nome di Céline Gauthier.
Derek sostò davanti alla porta interrogandosi sul perchè si trovasse lì, desideroso di dare un volto a quella donna, ma non riuscì a darsene una spiegazione razionale. Forse era stata la buffa situazione al negozio, o quel profumo, non sapeva. Senza ulteriori indugi suonò il campanello.
Quando la porta si aprì Derek restò pietrificato, così come Céline.

 
Il gatto nero, che sedeva a terra appoggiato sulle zampe anteriori, ruotava la testa ora a destra ora a sinistra, seguendo i movimenti dell'uomo che camminava nervosamente avanti e indietro nel luminoso soggiorno arredato con gusto. La bestiola sollevò il suo sguardo felino sulla padrona, seduta sul divano, come a domandarle chi fosse l'intruso.
Anche Emily stava osservando Derek, il quale non avrebbe dovuto trovarsi a casa sua, scoprire che era viva, eppure era felice che lui fosse lì, dove il destino lo aveva portato grazie ad una singolare coincidenza. Quando se l'era trovato di fronte era rimasta si sasso, mentre lui l'aveva guardata come se avesse visto un fantasma, il che poteva essere comprensibile visti gli eventi. Emily gli aveva raccontato tutto, omettendo però di rivelargli che Hotch e JJ erano al corrente della situazione, perchè ciò avrebbe fatto vacillare la fiducia che egli nutriva per loro, e inoltre il fatto che due membri della squadra a contatto ogni giorno sapessero rispettivamente che l'altro fosse a conoscenza della verità, avrebbe aumentato il rischio che essa trapelasse. Le spiaceva molto non potergli dire come stavano le cose, ma non aveva altra scelta.
Dopo vari abbracci e commoventi esternazioni di felicità da parte di un ancora incredulo Derek, come prevedibile in lui aveva preso il sopravvento la rabbia, che ora stava sfogando misurando a grandi passi il suo soggiorno.
Ti ho stretto le mani fra le mie quando eri ferita, per non perderti, nel momento in cui JJ ci ha dato quella terribile notizia mi sono sentito morire anch'io, ho pianto sulla tua tomba” elencò Derek fermandosi di fronte a lei. “Perchè Emily?”
Mi dispiace tanto, immagino quanto tu e gli altri abbiate sofferto e soffriate ancora.” Le si strinse per l'ennesima volta il cuore al pensiero. “Purtroppo non si poteva agire altrimenti, l'ho fatto per voi” tentò nuovamente di spiegargli.
Morgan sospirò pesantemente e si passò una mano sulla testa, quindi riprese la sua passeggiata.
E' tutto così assurdo...”
Ti prego, cerca di calmarti.”
Come faccio a calmarmi?!” sbottò lui spaventando il gatto e inducendolo a saltare in braccio alla padrona che lo accolse con un'affettuosa carezza.
Derek tornò a piazzarsi davanti a lei.
Ti riporto a Washington” dichiarò con fermezza.
Emily scosse la testa con un sorriso.
Non sto scherzando, verrai a casa con me.”
Lo sai che non posso.”
Sì che puoi” insistette lui.
Prentiss sollevò il gatto dal suo grembo e lo depose delicatamente sull'altro cuscino del divano, poi si alzò e fu all'altezza dell'amico.
Lo vorrei tanto, ma prima dobbiamo prendere Doyle.”
Lo possono fare Clyde e gli altri.”
Non è per gioco se ora ho un'altra identità, lui deve credermi morta, altrimenti voi sareste in pericolo” ripetè Emily per la seconda volta nel giro di mezz'ora.
In quel momento il telefonino di Derek squillò, lui guardò il display e lo spense.
Forse dovresti ritornare dalla tua fidanzata” gli suggerì lei.
Non è la mia fidanzata” precisò Morgan piccato.
Scusa, credevo che durante la mia assenza avessi messo la testa a posto.”
Derek si lasciò andare ad un sorriso, per poi riprendere il discorso, ma ormai finalmente rassegnato.
So che lo stai facendo per noi e che ti deve costare molto, lo capisco e me ne farò una ragione” si arrese con un'espressione triste e sconsolata che intenerì Emily, la quale lo abbracciò mentre anche lui la stringeva forte.
Prentiss desiderava con tutta se stessa poter tornare a Washington insieme a lui, ma non era ancora possibile. Ringraziò comunque il destino che quel giorno aveva deciso di condurlo da lei, a darle ulteriore forza per andare avanti finchè tutto si fosse risolto.
Si sciolsero dall'abbraccio e Derek parve finalmente rilassato.
Quando dirò agli altri la verità non riusciranno a crederci, ma saranno così felici...”
Emily lo guardò sgranando gli occhi .
Oh no! Non lo devono assolutamente sapere!”
E io dovrei tenere loro nascosta una cosa del genere?!” tornò ad infiammarsi lui.
E' per il bene di tutti.”
Non posso Emily.”
Devi.”
Come potrei convivere con questo segreto? Me lo spieghi?”
Emily pensò che lo stava mettendo nella stessa situazione di Hotch e JJ, ma almeno quando egli avrebbe saputo che i colleghi avevano tenuto nascosta la sua stessa verità, non avrebbe avuto nulla da rimproverare loro.
Fallo per voi, e per me.”
Fu lo sguardo supplichevole di Emily a convincerlo. Annuì e lei si sentì sollevata.
Si sedettero sul divano disturbando il gatto, che con un balzo andò ad accovacciarsi sullo schienale, fissando Derek con i suoi begli occhi gialli.
Anche se prima lo hai spaventato Sergio vorrebbe diventare tuo amico” sostenne la padrona sorridendo.
Non l'ho spaventato” replicò Morgan, mentre il gatto si esibiva in un breve miagolio. “Visto, lo dice anche lui.”
Fece una carezza alla bestiola che ricambiò con sonore fusa. L'amicizia era sancita.
Emily prese fra le sue una mano di Derek e la strinse con calore.
Tornerò presto.”
Promettilo” le chiese lui accarezzandole una guancia con dolcezza.
Lo prometto.”

 

   * * *
 

 
L'aereo aveva lasciato Parigi da circa mezz'ora e Derek stava ammirando le nuvole bianche attraverso l'oblò, mentre pensava agli avvenimenti del giorno prima, che sarebbe rimasto per sempre indimenticabile. Se aveva potuto incontrare Emily era stato un po' anche merito di Monique, la quale era voluta andare a fare shopping da Chloé. Si voltò a guardarla, impegnata a sfogliare una rivista di moda, ancora offesa perchè l'aveva fatta aspettare più di due ore dalla parrucchiera senza rispondere al telefono. Osservando i suoi capelli ringraziò il cielo di non aver avuto la possibilità di farsi fare un taglio dalla famosa Lucie Saint Clair.
Sorridendo riandò col pensiero a come aveva spiato Emily attraverso la tenda del camerino, particolare che non aveva osato confessarle. Prese da una tasca del giubbotto la tessera della metropolitana di Céline Gauthier e la tenne fra le mani, quasi accarezzandola. Il suo cuore adesso era leggero, nella certezza che in un tempo non troppo lontano avrebbe riabbracciato la persona che aveva creduto di avere perso per sempre. Rimise la tessera nella tasca interna del giubbotto, l'avrebbe portata con sé ogni momento, fino al giorno in cui avrebbe potuto restituirla alla legittima proprietaria.

 

 

 

 
 

 

    

  
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