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Autore: LucyToo    10/02/2012    2 recensioni
Kurt aiuta Dave a trovare la via d'uscita dal suo nascondiglio. Quando le cose prendono una piega peggiore di quanto potesse aver mai immaginato, è compito di Kurt aiutare Dave a rimettere insieme i pezzi. Non-con, violenza, omofobia.
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"Allora pensa a questo: se lo fai, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Onestamente, non voglio essere impertinente, ma dovresti pensarci sul serio. Perché se immagini la cosa peggiore che potrebbe succederti e la confronti con l'inferno in cui stai vivendo adesso... vedrai qual è la scelta migliore e potrai prendere una decisione in modo più semplice.
E per quel che conta... anche se non sceglierai la strada che penso dovresti, sono comunque abbastanza fiero di te."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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The Worst That Could Happen
- Capitolo 28 -
http://www.fanfiction.net/s/7109340/28/The_Worst_That_Could_Happen

 

Non sapeva quando era successo. Quello era ciò a cui stava pensando mentre tornava dall’ufficio della dottoressa a casa con calma, molta calma. Non aveva idea di quando fosse accaduto, e sembrava una cosa troppo grossa per non averne assolutamente idea.

Se qualcuno gli avesse chiesto un’ora prima della visita se amasse Blaine, avrebbe detto sì, e avrebbe esitato giusto per un brevissimo istante. Un mese prima non avrebbe avuto esitazioni. E in quel momento, dopo un’ora passata con una signorina molto gentile vestita Kate Spade, non sarebbe mai riuscito a rispondere a quella domanda.

Amava Blaine. Giusto? Ne era stato sicuro per un bel pezzo, e i suoi sentimenti non erano cambiati nell’ultimo paio di mesi. Blaine era il suo ragazzo, il suo adorabile, affascinante ragazzo. Blaine cantava per lui e gli mandava messaggi, e aveva ballato con lui al ballo della scuola. Blaine amava la musica, la moda e andava pazzo per il teatro. Se qualcuno che non avesse conosciuto Blaine avesse dovuto descrivere il perfetto ragazzo per Kurt Hummel, avrebbe descritto lui.

Fissò le foto di Blaine e sospirò sognante. Lesse e rilesse alcuni messaggi e mail particolarmente importanti delle settimane e mesi scorsi. Si scaldava quando Blaine gli teneva la mano, e arrossiva quando lo baciava. Blaine era spettacolare, dolce e talentuoso, e sicuramente non c’era persona al mondo che fosse migliore per Kurt.

Ma...

Si preoccupava per Dave, gli piaceva Dave, ci teneva a lui, e gli mancava così tanto quando non erano insieme. Non riusciva a smettere di ammirare le scintille di verde negli occhi di Dave e le diverse forme dei suoi sorrisi. Il modo in cui la guancia gli si sollevava quando sorrideva. Il modo in cui i suoi bicipiti si contraevano sotto i vestiti.

Passava la maggior parte del suo tempo senza Blaine attorno, e a volte gli mancava. Ma con Dave… Kurt provò ad immaginare cosa sarebbe successo se Dave avesse accettato l’aiuto di Kurt nel trovare un’altra sistemazione, e si fosse trasferito da Azimio o dalla Coach Sylvester. Provò ad immaginare la camera in fondo al corridoio diventare di nuovo una stanza per gli ospiti. Provò ad immaginare come sarebbe stato svegliarsi al mattino, oltrepassare la porta della stanza e non bussare, non mormorare buongiorno alla persona dentro di essa.

Di nuovo una sedia vuota a cena. La strada senza il SUV di Dave parcheggiato a lato. Messaggi che contenessero apostrofi. Niente partite urlanti con Finn mentre si stava giocando ad uno sparatutto. Notti su notti di sonni senza problemi senza gli incubi di Dave. Giorno dopo giorno libero dalla preoccupazione, dal costante bisogno di sapere come stava, di conoscere se anche la più piccola cosa era andata storta e quindi provare a renderla migliore.

Provò ad immaginare la sua vita senza Dave, senza il bello e il brutto di averlo lì.

Quando Blaine non era con lui, Kurt andava avanti con la sua vita. Quando pensò alla possibilità che Dave se ne potesse andare, dovette forzarsi per non accostare e chiamarlo solo per sentire il suono della sua voce, ed essere sicuro che lui sarebbe stato a casa quando Kurt fosse tornato.

Cosa avrebbe fatto, pensò, senza l’assillante preoccupazione che quei sentimenti venissero da un bisogno di sentirsi preoccupato, di essere protettivo? Era spaventato all’idea di lasciar andare Dave perché voleva proteggerlo o era perché la sua vita sarebbe stata peggiore senza di lui, sminuita a tal punto da non poterlo tollerare?

Svoltò davvero quando vide le luci di un distributore di benzina. Era assurdamente vicino a casa, ma si fermò e decise di fare benzina, sebbene fosse completamente inutile. Era tornato al volante dopo due minuti e non era abbastanza, così lasciò il motore spento e si accomodò sul sedile, cercando di concentrarsi.

Fin da quando Blaine gli aveva detto cosa tutti vedevano in Dave tranne Kurt, era stato ossessionato dai sentimenti di Dave. Era amore quello che Dave sentiva o era solo gratitudine? Kurt gli aveva usurpato la vita, dopotutto. Era sempre stato lì, sempre in aiuto. Dave aveva inziato a dipendere da lui per una casa, per il sonno, per un sorriso, per un buon giorno.

Dave gli era grato – doveva esserlo. Lo aveva ringraziato abbastanza, e aveva detto a Kurt quanto sarebbe stato perso se non ci fosse stato lì per lui. Kurt era stato, parole di Dave, la sola buona cosa che aveva avuto per giorni da quando era stato aggredito a quel modo.

Non poteva andare avanti a pensarci – ci aveva pensato senza fine fin da quando Blaine gli aveva detto quello che tutti vedevano, ma senza risultato.

Il biglietto da visita della Dottoressa Maddie era nella sua tasca – lei gli aveva detto dopo il loro primo incontro che era disponibile fuori dall’orario di visita, se ne avesse avuto bisogno. Dave, Kurt lo sapeva, l’aveva chiamata da scuola.

Era la prima volta.

Pronto?” rispose subito, ed era passata solo un’ora da quando aveva lasciato il suo studio, ma si rilassò subito a sentire quella delicata voce accentata.

“Posso farle una domanda potenzialmente stupida?”

Kurt?” Sembrava combattuta tra il ridere e l’essere preoccupata. “Sei a casa?

Guardò fuori dal distributore di benzina, la striscia d’asfalto e le linee di vernice ai lati. “Quasi.”

Annuì al telefono. “Qual è la tua domanda potenzialmente stupida?

“C’è un modo,” disse lentamente, “per distinguere l’amore dalla gratitudine? Per sapere quale delle due cose prova una persona?”

Lei rise dolcemente, senza dubbio sapeva che aveva guidato per tutto quel tempo pensando a quello che si erano detti durante la visita.

Puoi chiedere,” rispose semplicemente, “e non sarebbe male se tenessi in mente che le due cose non sono per forza mutuamente esclusive.

Sapeva cosa voleva dire, almeno cosa significassero le parole, ma non potè fare a meno di stringere il telefono e domandarglielo, trattenendo il respiro come se stesse per chiedere qualcosa di vitale importanza. “Cosa intende dire?”

Dico che le due cose non sono per forza separate.” Sembrava che sorridesse. “se stai cercando di interpretare i sentimenti di qualcuno, non si prova una o l’altra. Di solito è una combinazione delle due.”   

Ci pensò per un momento, e sospirò. “È perspicace e inutile assieme.”

Ho sentito questa lamentela più di una volta,” disse. “Kurt, non c’è una risposta certa che possa darti. Dubito che questa persona, chiunque sia, possa dirti con certezza cosa prova. Ma non mi preoccuperei troppo di cosa prova l’altra persona. Hai già i tuoi sentimenti di cui preoccuparti, ed è una cosa più difficile di quanto la gente pensi.

“Ma conta. No? Cosa prova l’altra persona?” Kurt non aveva alcun dubbio sul fatto che lei sapesse di chi si stesse parlando, ma era abbastanza ovvio che, se Dave avesse detto qualcosa al riguardo, lei non ne avrebbe fatto comunque il minimo cenno.

Naturalmente conta, ma non quando ti devi confrontare con quello che provi te. Non puoi basarti su qualcun altro per qualcosa di così importante e personale come il capire le proprie emozioni.

Fissò le luci del distributore finchè una piccola Civic che andava via non lo scosse. “Sta dicendo che  i suoi sentimenti non dovrebbero influire sui miei?”

Se mi puoi perdonare la metafora, talvolta penso che le persone siano come bolle. Quando vagano per l’aria, a volte corrono senza effetti l’una sull’altra, e a volte si scontrano e proseguono assieme. Hai mai visto due bolle volare attaccate fianco a fianco? Viaggiano assieme, e ognuna porta l’altra dovunque stiano andando. Ognuna ha degli effetti sull’altra, ma non si assorbono l’una con l’altra. Alla fine, non importa quante persone si scontrano o si incontrano, tu mantieni la tua identità personale. Devi trovare il tuo modo di vivere, di rimanere sul percorso che hai scelto, cercando di non sprofondare nel burrone. Non puoi esitare, aspettando e sperando che altre persone entrino in collisione con te, e che queste ti portino verso una direzione migliore. Non sarebbe giusto verso te stesso.”

“Quindi… se pensassi di amarlo…”

Allora amalo. Spera che ti ami a sua volta, rispetta qualunque cosa egli provi, e sii sincero con te stesso a prescindere da tutto. Alla fine dei conti la vita non è altro che questo, semplicemente.

“Semplicemente?” Scosse la testa ma sorrise al telefono. “Grazie, doc.”

Quando riattaccò rimase ancora qualche minuto fermo al distributore, pensando alle parole della dottoressa e cercando di preparare se stesso a prendere in considerazione quei consigli.


Entrò in casa e annuì a suo padre e Carole quando lo salutarono dal divano. Fece per andare sulle scale, ma esitò abbastanza per guardare Burt.

“La prossima volta che ti vedo ti devo il più umiliante degli abbracci per ringraziarti della Dottoressa Maddie, ma adesso devo fare delle cose. Okay?”

Visto che suo padre era preoccupato per lui, Kurt gli diede un momento per accertarsi che fosse tutto a posto e annuì in risposta. Quello fu tutto ciò che fece.

Fu sulle scale in un secondo, voltò a destra verso la porta di Dave e bussò piano.

“Sì?”

Kurt prese un bel respiro girando il pomello della porta. Non aveva piani, e forse fu un errore. Non aveva idea di cosa volesse dire essere fedeli a se stessi in quel caso. Non era passata nemmeno un’ora da quando aveva realizzato che i sentimenti che provava per l’amico non erano quelli che pensava fossero.

Ma era bravo ad essere sincero con se stesso – lo aveva fatto per la maggior parte della sua vita. D’altro canto, non c’era bisogno che dicesse qualcosa in quel preciso istante. Dave sarebbe rimasto felicemente all’oscuro della sua epifania, e Kurt non avrebbe dovuto accelerare le cose ad ogni modo.

Espirò bruscamente, e aprì la porta.

Dave era seduto sul letto, le ginocchia tirate su e il portatile pericolosamente in equilibrio sulle gambe. Vide Kurt e fece un piccolo sorriso. “Ciao. Come è andata dalla dottoressa?”

Kurt gli sorrise in risposta e andò verso il letto sedendosi all’altra estremità. “A dire il vero mi sento un po’ disidratato,” rispose.

Dave sbattè le palpebre, ma sorrise quando capì. “Sì, ci sono passato. Cazzo, non so come faccia quella donna a dire tipo tre parole in un’ora riuscendo comunque a farmi voler urlare come un dannato. ”

Kurt annuì. “È un po’ spaventosa.”

E per un momento, tutto fu normale. Era bello, caloroso e stava meglio quando era con Dave, ma era uguale a qualche settimana prima.

Poi Dave si stiracchiò le gambe di fronte a lui e chiuse il portatile, guardando Kurt seriamente. “Tutto a posto, vero? Quella roba può essere dannatamente intensa.”

Kurt lo guardò e cominciò a sorridere, cominciò a dire naturalmente che lui stava bene, e che era pericoloso avere accesso al suo telefono personale in modo che lui potesse chiamarla ogni volta che voleva.

Cominciò a dire tutto quanto, ma i suoi occhi catturarono quelli di Dave e quando vide quelle scintille verdi nelle iridi nocciola dell’altro rimase stordito.

Improvvisamente non potè separare Dave dal verde nei suoi occhi e dalla curva della guancia quando sorrideva. Non potè pensare a ‘Dave’ come ad una cosa, e al modo in cui sorrideva come un’altra.

Kurt amava quel sorriso, quegli occhi. Amava che Dave fosse un gigantesco secchione in matematica in privato, che potesse citare teorie di fisica e cucinare un omelette. Amava il modo in cui Dave lo guardava nell’oscurità quando cercava di rimanere sveglio dopo un incubo. Amava la stessa della mano di Dave che lo faceva sentire come se fosse indispensabile.

Era così semplice, come respirare. Non fu come la rivelazione nell’ufficio della Dottoressa Maddie, sebbene anche quello fosse stato un momento di particolare intensità. Quello, come dire, non era qualcosa che gli faceva mancare l’aria. Quello era semplicemente quello che era.

Un momento prima era meravigliato, ancora confuso. Il momento dopo…

Era ovvio che amasse Dave. Lo amava da un po’ ormai.

Non sapeva quando era successo perché non era stato un singolo momento. Era stato un processo, e lui vi era coinvolto da… quando? Da quella volta nell’ufficio di Figgins, quando Dave era stato così imbarazzato e beneducato di fronti agli adulti? Quello sarebbe potuto essere il primo passo, o forse lo era la prima volta che lo aveva visto con la divisa dei Bullywhip. Oppure era stato il giorno in cui Dave si era scusato fuori dall’aula di francese, senza che gli venisse chiesto, così sincero. Forse era stata quella prima imbarazzata mail, o il sorriso timido nel corridoio dopo che Kurt aveva deciso di smettere di pensare a lui come a Karofsky.

Forse era stato nello spogliatoio. Forse, in qualche modo, essere rimasto lì a cercare di respirare, cercando di raggiungere una pallida mano sanguinante, ascoltando il doloroso ansimare di Dave, forse era stato quello il primo passo.

Magari erano tutti quelli. Uno dopo l’altro. Ogni momento lo aveva portato sempre più dentro senza che lui lo realizzasse.

Non sapeva ancora quando fosse successo perché forse l’amore non funzionava in quel modo.

Con Blaine era stato un singolo momento. Con Blaine era stata una caduta istantanea, un precipizio che gli aveva dato giusto il tempo di pensare ‘wow, carino il ragazzo’ prima di innamorarsi. Amore.

E forse era quello il problema. C’era stato il primo momento, quello che aveva completamente sconvolto la sua vita. Ma una volta che Kurt era arrivato alla fine del precipizio non aveva altro dove andare.

Aveva amato Blaine in un istante. Gli istanti vanno e vengono, e alla fine è necessario andare avanti, nonostante tutto. Amare Dave era più come un viaggio: momento dopo momento dopo momento, senza un vero inizio ed una vera fine.

Kurt era stato confuso, dolorante, perché aveva assunto che non fosse possibile amare sia Dave che Blaine senza che una delle due cose fosse meno reale, meno legittimata. Potè vedere subito che non era giusto con se stesso con quella paura addosso. Il suo momento con Blaine era stato soverchiante e assolutamente reale. Se non fosse stato per Dave, Kurt avrebbe continuato a vivere felice nel ricordo di quel momento, e non ne sarebbe stato dispiaciuto. Sarebbe stato reale e sarebbe stato soddisfatto con quello.

Ma amava Dave, sebbene i suoi sentimenti per Blaine fossero uguali al passato. Non era possibile innamorarsi ancora di Blaine, perché aveva già dato tutto al loro primo momento.

Con Dave ogni parola, ogni respiro, lo facevano innamorare di più.

“Kurt?” il sorriso di Dave di spense in fretta nel silenzio, mentre Kurt rimaneva immobile e in lacrime mentre pensava. “Ehi. Tutto a posto?”

La Dottoressa Maddie aveva ragione. Kurt non era stato giusto con se stesso rimanendo in quell’indecisione. Non era stato giusto con Dave cercando di fargli dimostrare i suoi sentimenti prima che Kurt fosse pronto a mostrare i propri. Non era stato nemmeno giusto con Blaine.

Si mise in piedi. Sorrise a Dave – amalo, disse la sua mente quando guardò in quegli occhi preoccupati, amalo amalo amalo – e staccò la spina del portatile.

“Devo fare delle cose. Vai pure avanti con quelle piante, o con quello che stavi facendo.”

Dave sorrise dopo un momento, sebbene non sembrasse completamente sollevato. “Amico, non gioco a Farmville. Sono stato bannato da quella stronzata di gioco da quando Z rubò da una delle mie banche a Mafia Wars e non stava mai zitto a scuola. È andato avanti per alcuni cazzo di giorni.”  

Kurt ridacchiò, non potendo esprimere quello che aveva in mente – amava Dave per la preoccupazione nei suoi occhi, per i suoi borbottii e per il modo in cui sembrava essere incapace di lasciar fuori la parola “cazzo” da qualsiasi conversazione facesse senza adulti intorno.

“Bene, vai avanti con qualunque attività non ludica e senza dubbio macho stessi facendo quando sono venuto.”

Dave accese il portatile. “Vendere le mie cose a punto croce on Etsy? Sarà fatto, capo.”

Kurt rise, e amava il senso dell’umorismo di Dave e il fatto che nessuno riuscisse a farlo ridere più di lui. Amava il fatto che Dave non si sentisse così macho da poter fare delle battute sul punto croce o ammettere con Kurt che aveva pianto durante le sue visite.

Non poteva spegnersi, ma doveva fingere perché non aveva scelte. Non poteva ignorare il modo in cui i suoi sentimenti erano cambiati. Era già abbastanza difficile non concentrarsi su Dave per tutta la giornata. Sarebbe stato impossibile ora, a prescindere dal fatto che Dave lo amasse o meno, e Kurt doveva essere sincero visto quello che stava per succedere.


Entrò nella sua camera da letto e tirò fuori il suo telefono.

"Ehi!" arrivò il saluto allegro dopo il secondo squillo.

Kurt lo doveva fare, ma quello non significava che ne fosse felice. "Ciao a te".

"Kurt, stai bene?" Blaine si accorse immediatamente del suo tono, naturalmente, e il sorriso sparì dalla sua voce. "Oh, sei appena tornato dall'ufficio della dottoressa, giusto? Com'è andata?"

Kurt aprì la bocca per rispondere, ma si fermò. Non poteva farsi distrarre. "Blaine. Puoi venire qui domani?"

"Venire...? Naturalmente, se hai bisogno di me, assolutamente. Va tutto bene?"

"Sì." Kurt sospirò. "No. Dobbiamo parlare."

Ci fu silenzio dall'altra parte.

Kurt chiuse gli occhi. "Vieni. Non posso... ho bisogno di vederti di persona."

"Okay". La voce di Blaine era un bisbiglio. "Posso venire adesso?"

Kurt rise. "E' tardi. Domani è ..." Sleale. Blaine doveva sapere, o sospettare, o quantomeno temerlo.

Ma Kurt non poteva farlo per telefono - amava Blaine, gli doveva troppo.

Blaine trasse un respiro. "Ho un pranzo con Mercedes e Tina che non posso rimandare, ma... verso le due, forse? Per favore?"

"Okay. Alle due". Blaine espirò come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi sospirò al telefono. "Buona notte, Kurt."

Chiuse prima che Kurt potesse rispondere, e Kurt non poteva dargli torto, ma faceva ancora male.

Mise giù il telefono e si sedette sul suo letto, e quasi desiderò aver lasciato Blaine venire in quel momento, o essersi offerto di andargli incontro da Rosita. O non avere piani per prender tè in qualche hotel di lusso che Mercedes aveva riservato settimane prima, quando ne avevano sentito parlare (perché onestamente, tè? Kurt è un ragazzo alla moda gay, un tè in un albergo di lusso è come il culmine dei sogni).

Voleva tornare nella stanza di Dave, a sedersi con lui. Per consentire alla presenza di Dave di farlo sentire meglio. Ma quello non era giusto, e non sarebbe successo. Kurt si sarebbe allietato ridendo, scherzando e parlando, lasciando che il suo cervello dicesse amalo amalo amalo fino a che non avrebbe avuto più bisogno di pensare al giorno dopo.

Non l’avrebbe fatto. Essere fedele a se stesso significava essere onesti su quello che si vantava di essere. Essere onesto con Blaine parlando con lui prima di indulgere ulteriormente con i suoi sentimenti, ed essere onesti con Dave, non andando in là, seduto sul suo letto e di amandolo, mentre lui continuava a definire fidanzato un altro ragazzo.

Sarebbe stato facile per Kurt dire qualcosa a Dave, tirare fuori tutto, dire basta per testare i sui sentimenti e assicurarsi che in realtà lo amasse prima di lasciare Blaine. Ma non era giusto neanche quello. Essere fedele a se stesso voleva dire che nel momento in cui si era reso conto che amava qualcun altro, doveva concludere le cose con il suo ragazzo. Non vedeva l'ora di assicurarsi che le cose potessero funzionare con Dave. Non gli era permesso avere un piano di riserva. Blaine contava troppo e doveva fare la cosa giusta con Dave.

Il che non significava che la giornata di domani avrebbe fatto schifo per la maggior parte del tempo.


Incredibilmente, il tè al Marriott nel centro della Lima bene si rivelò essere una delusione. Era un po' meno Sex and the City e più ... Racconti della cripta.

Kurt non era il miglior giudice, davvero. Si svegliò temendo quel giorno e la sensazione non se ne andò via, neanche quando fu seduto nella sala da pranzo di un hotel di fascia media con le sue migliori amiche. Si vestirono per l'occasione - non si poteva andare a prendere il tè senza il proprio miglior cappello, ovviamente - e avrebbe dovuto essere divertente, se non fossero state le uniche persone presenti con meno di sessant' anni.

Il suo umore era evidente, ed entro la fine dell'ultimo vassoio di focaccine e marmellata non riuscì neanche più a fingere.

Diede delle scuse deboli e se ne andò presto - stavano parlando di andare al centro commerciale dopo, e non poteva obbligarle alla sua presenza un minuto di più. Mercedes gli diede un’occhiata piuttosto palese che voleva dire ‘ne parleremo, oh se ne parleremo' , ma lo lasciò andare senza discutere molto.

Controllò il suo telefono circa cinque volte durante il ritorno a casa, ma Blaine non lo aveva chiamato o mandato un sms durante tutto il giorno.

Sarebbe venuto, Kurt lo sapeva, e non poteva incolpare Blaine per aver letto a sufficienza nella loro stentata conversazione della notte prima per non sapere che non era il tipo di visita che richiedeva allegri messaggi sui punti di riferimento che c’erano durante il viaggio. Avrebbe voluto solo sapere quando, dove e che tipo di stato d'animo aveva avuto e quanto aveva indovinato o presunto…

Kurt sapeva che stava facendo la cosa giusta. Non c’era niente da fare. Amava i due ragazzi in due modi diversi, e mentre per uno di loro gli si struggeva l’anima d’affetto, l'altro era diventato così intrinsecamente parte di Kurt che se l'avesse mai lasciato, avrebbe potuto distruggergli l’anima.

Non era una differenza sottile, e agire su di essa era la cosa giusta da fare.

Se lo disse da solo, più e più volte. Stava facendo la cosa giusta ponendo fine alle cose con Blaine prima anche solo di sapere se Dave lo amasse. Blaine meritava di meglio di un ragazzo che amava qualcun altro più di lui.

Eppure, i nobili pensieri non facevano molto per rendere il suo stomaco più stabile mentre andava verso casa aspettando Blaine.

Le sue preoccupazioni, la paura e i nervi lo avevano tenuto abbastanza distratto per la maggior parte del viaggio. Fino a quando non aveva raggiunto casa e aveva visto la Jetta nera molto familiare già parcheggiata fuori.

Blaine era già arrivato.

Oh, dio. Blaine era lì e Finn stava trascorrendo la giornata con i genitori di Puck e i genitori di Kurt avevano programmato di passare la maggior parte del giorno girando negozi d’arredamento alla ricerca di idee per il resto della nuova casa ancora spoglio.

Blaine era a casa e Dave era a casa.

Kurt riuscì a mettere la macchina nel parcheggio, togliersi la cintura di sicurezza, e uscire dalla macchina prima ancora di rendersi conto di cosa stesse facendo. La chiave si inceppò nella serratura un paio di volte, preoccupato di dover andare in soccorso di ... a seconda di chi avesse avuto più bisogno di essere aiutato.

Blaine era seduto in una poltrona del salotto, sorseggiando un caffè dall’antica tazza Bassmasters di Burt. Si voltò quando Kurt entrò, le sopracciglia all’insù e il divertimento sul suo viso.

Kurt andò oltre, guardandosi intorno alla ricerca di Dave.

La porta della cucina si aprì.

"Ehi, allora cosa ne pensi ..." Dave entrò con la sua tazza fumante. Si fermò quando vide Kurt, e sorrise debolmente. "Ehi! Sei un pò in anticipo."

"Io... ho lasciato la ... cosa ...? Entrambi ..."

Il sorriso di Dave crebbe. "Wow, Fancy". Si avvicinò al divano per sedersi, accennando a Blaine.

"Che ne pensi?"

Blaine si rivolse a lui con un sorriso. "Hai ragione, è una bella differenza."

Kurt scosse le spalle, guardando uno e l’altro. "Che diavolo succede."

"Caffè", Dave rispose innocentemente. Allungò la sua tazza. "I vantaggi che derivano dalla cannella. Vuoi un po'?"

"Ho appena bevuto circa 80 varietà di tè, sono a posto". Era chiaro che non erano in guerra.

Non sembravano nemmeno imbarazzati. Tutto il resto non era chiaro.

"Okay, cosa sta succedendo qui?" Kurt infilò le chiavi in tasca e si spostò verso il divano, convenendo che il suo ingresso in preda al panico fosse stato divertente, ma insomma... Quando era troppo era troppo.

"Sono venuto prima", disse Blaine dalla poltrona di fronte a Kurt. "Volevo fare una chiacchierata con Dave."

Kurt lo fissò, e guardò verso Dave veloce, cercandolo.

Dave fece un sorriso, c’erano un sacco di cose nei suoi occhi e Kurt non era sicuro di come interpretare la maggior parte di loro. Non sembrava teso, almeno.

"Ho pensato un sacco", Blaine proseguì dopo una pausa.

Kurt si girò verso di lui di nuovo, Blaine si sedette lì elegante come sempre, sorridente mentre appoggiava il caffè sulle gambe accavallate. Aveva una calma che Kurt conosceva bene, una sorta di concentrazione che tendeva ad adottare durante le molte occasioni in cui aveva aiutato Kurt con qualche problema o qualche aspetto dell’essere gay dichiarato o una dozzina di altre cose del genere.

Era il suo modo di essere mentore, e avere Blaine seduto così vicino con quell'espressione sul volto faceva veramente male a Kurt.

Poteva sentirsi rilassarsi un po', nonostante il dolore, e si sedette sul divano con attenzione e attento a Blaine.

Blaine sorrise, ma i suoi occhi andarono verso Dave e il suo sorriso svanì. "Mi piace pensare di poter ammettere quando ho torto. O semplicemente quando sbaglio. Sono stato infastidito da quello che è successo tra noi. Per quello che mi riguarda, almeno." Guardò Kurt. "Mi hai detto più tardi che mi stavo comportando come un cazzone." La parola suonava strana detta da Blaine, che sorrise un po' come se potesse sentirlo. "Che stavo raccontando ad un ragazzo ferito e non volontariamente dichiarato che non c’era posto per lui durante una riunione della PFLAG".

Guardò Dave. "Quando ci ho pensato, ho capito che avevi ragione, Kurt. Ho praticamente attaccato Dave per il suo interesse nel contribuire a iniziare un gruppo di sostegno, e questo... è praticamente inconcepibile. Ma credevo a quello che ho detto, quando mi sono preoccupato per l’effetto che Dave avrebbe su altre persone che potrebbero venire ai vostri incontri. Ho avuto difficoltà a conciliare le due cose. "

Gli occhi di Kurt erano su Dave. Dave lo ascoltava, ma l’aveva ovviamente sentito prima. Dovevano aver parlato di tutto quello prima che Kurt fosse tornato a casa.

"Un paio di giorni fa sono andato a una delle riunioni PFLAG a Westerville dove andavo spesso. Ho parlato con uno dei miei vecchi mentori, un uomo che mi ha aiutato quando sono andato alla Dalton". Blaine sorrise mestamente. "Ho spiegato la maggior parte di ciò che è accaduto, e lui praticamente me l’ha permesso. Mi ha fatto notare che l'ho usato come un mentore, e che sono il mentore di altri, ma il punto della PFLAG e dei gruppi simili non è quello di accoppiare dei bambini difficili a dei consiglieri: il punto è che un ragazzo confuso e spaventato può camminare in una stanza e guardarsi intorno vedendo facce di dozzine di persone che stanno vivendo le stesse identiche cose che sta vivendo lui, di parlare con persone che condividono la confusione e la paura, e sapere che non sono soli. Poter parlare e ascoltare senza giudizio."

Si voltò verso Dave, e anche se probabilmente l’aveva già detto, all’improvviso la sua voce prese più forza. "Non vedo un adolescente gay spaventato quando ti guardo, e questo è colpa mia. Quando sono andato al mio primo incontro della PFLAG c'era questa ragazza, questa splendida ragazza ispanica, e mi chiedevo cosa stesse facendo lì. Io avrei voluto un incontro pieno di ragazzi spaventati come me che erano stati colpiti e emarginati e perseguitati a causa dell’essere gay, e avevano pensato che nessuno come lei potesse capire. Dopo tutto, essere un uomo gay ti fa diventare un bersaglio dell'odio. Essere una bella ragazza che bacia le ragazze ti fa diventare l'obiettivo di un sacco di sguardi lussuriosi. La cultura non è la stessa. " Abbassò lo sguardo alla sua tazza di caffè, la fronte aggrottata. "Quando ha cominciato a parlare della sua vita, sulla sua famiglia religiosa e della fitta cultura della comunità in cui viveva, e di come ha perso tutto quanto quando ha cercato di portare la sua ragazza a casa dal college, mi vergognavo. Lei lo sapeva, lei conosceva alcune lezioni meglio di me."

Trasse un respiro e guardò Dave. "Essere gay non ha una sola faccia. Ho pensato di aver imparato la lezione, ma poi eccoti. Il re del liceo, forte e popolare e spaventoso, e sapevo che non saresti stato in grado di capire che tipo di problemi affrontano quelli come me. Ancora adesso nessuno che ti guardi potrebbe pensare che sei gay ed odiarti per questo, nel modo in cui potrebbero odiare qualcuno come me, o Kurt. Tu non dovresti essere in grado di parlare di questo odio. Non dovresti essere in grado di parlare di episodi di bullismo, perché eri il bullo. Non dovresti poter parlare sul fatto di essere chiamato frocio, perché ancora usi questa parola te stesso. Nella mia mente tu eri l'opposto di me, e di  Kurt, e le nostre esperienze, e semplicemente non avevi nulla da dire a chiunque fosse venuto ad un incotro di supporto."

Dave fece un debole sorriso. "Devo ammetterlo, è piuttosto ironico essere odiato per non essere abbastanza gay."

E poi Kurt seppe per certo che avevano già parlato di quello. Guardò Dave e Blaine, e fu colpito dallo sguardo di Blaine.

Le parole che aveva detto erano dure, ma erano anche delle scuse. Le cose che stava dicendo Dave e che credeva di lui erano passate.

Blaine annuì a Kurt, come se stesse leggendo la sua espressione. "Sono stato a quella riunione l'altra sera, e ho parlato di questo di fronte al gruppo. Quello che ho imparato dagli uomini più grandi del gruppo, o dalle ragazze che non erano né stupende o completamente brutte, è che c’è un’aspettativa riguardo all’essere gay che rientra di solito nelle categorie giovane, bello, o ragazzi alla moda, e quelli che non rientrano in tale categoria possono lottare con questi aspetti tanto quanto qualsiasi altro aspetto di essere gay. E' stato umiliante, questa idea che io sia colpevole di usare gli stereotipi e l'etichettatura come uno qualsiasi degli omofobi che odio tanto. "

Dave si strinse nelle spalle. "L’ho fatto che la maggior parte della mia vita, non è qualcosa per cui posso darti la colpa."

"Beh, è questa è la cosa irritante. Dovrei essere migliore di te".

Dave rise.

Blaine guardò verso Kurt. "Sono venuto giù presto per chiedere scusa a Dave per le cose che ho detto. E per parlare anche di altro."

Kurt aveva gli occhi ridotti a fessure. "Che altre cose?"

"Non sono affari tuoi", Blaine gli risponde compostamente, facendo ridere Dave di nuovo. "Ma puoi rilassarti. Ne siamo usciti vivi. Sono anche disposto ad ammettere che c'è qualcosa di quasi affettuoso in tutte quelle pose macho ridicole contornate da bestemmie senza motivo."

"Amico... Sono proprio qui, cazzo." Dave aggrottò la fronte senza scaldarsi. "Ma, va bene, certo, devo ammettere che tutto ciò che ti metti nei capelli effettivamente funziona molto bene per te."

Blaine sorrise. "Se giocate bene le vostre carte vi mostrerò qualche foto in cui si vede come sono senza prodotti per lisciare i capelli".

"Aspetta, che cosa? Ci sono delle foto?" Kurt scosse la testa nel momento in cui disse quelle parole, perché voleva ridere. Era felice, entusiasta del fatto che Blaine e Dave avessero parlato, che fossero in una sorta di tregua.

Ma per l'amor di un Dio santissimo e inesistente, doveva accadere in quel momento?

Alzò una mano una sfregandosela sul viso, lottando con se stesso per quel momento quasi allegro. Non aveva fatto nulla di concreto. Tutto quello che doveva fare era inventarsi una buona scusa per cui voleva che venisse a trovarlo, un’altra cosa. Non sarebbe stato difficile, era appena uscito dalla sua prima visita con la terapista, le cose che aveva detto al telefono potevano essere causate dallo shock.

Ma non voleva quello, e quella piega inaspettata, quei sorrisi tra Blaine e Dave, quella pace temporanea nell’aria... gli rendeva ancora più difficile fare il prossimo grande passo.

Dave si schiarì la voce all'improvviso, alzandosi in piedi con la sua tazza attentamente bilanciata di caffè. "Okay, voi due ragazzi dovete parlare o qualsiasi altra cosa, e storicamente essere il terzo incomodo non ha funzionato troppo bene per me. Quindi, vado al piano di sopra."

Kurt sorrise mentre Dave andava, e lo raggiunse senza potersi impedire di mettere la mano sul suo braccio.

Dave si fermò e lo guardò, inarcando le sopracciglia. Forse vide il luccichio di preoccupazione negli occhi di Kurt, perché sorrise debolmente. Era un sorriso 'Sto bene, Fancy, grazie'.

Kurt si rilassò e lasciò cadere la sua mano, guardò Dave fino a che non arrivò alla scalinata.

Quando tornò indietro, guardò a destra Blaine e il suo cuore crepitò solo un po'. Era così adorabile in camicia e pantaloni troppo formali per il sabato, con i capelli impeccabili, e le sopracciglia fiere come sempre.

Ascoltò i passi di Dave mentre saliva su per le scale, e si accomodò un momento.

"Allora," disse Blaine all'improvviso, un attimo dopo aver udito il suono della porta della camera di Dave che aveva lasciato il silenzio nella sala. "Sono contento che mi hai chiesto di venire qui, perché ho bisogno di dirti una cosa."

Un'altra distrazione, forse un’altra trappola. Ma Kurt prese un respiro e glielo permise, egoisticamente. "Che cosa c’è?"

"Ho incontrato qualcuno".

Kurt sbattè le palpebre.

Blaine incontrò i suoi occhi con calma, ma, quando parla il suo sguardo si abbassò un po'.

"Non ti ho tradito. Non lo farei. Ma ho incontrato qualcuno a Westerville e penso che ci potrebbe essere qualcosa tra noi."

"Che cosa ...?" Kurt scosse la testa, e la sua attenzione era tutta per quella cosa. Niente più Dave, niente più Dottoressa Maddie. Osservò Blaine, assolutamente colto di sorpresa. "Cosa?"

Blaine alzò la tazza e sorseggiò il suo caffè. La sua fronte era liscia, gli occhi spalancati e bloccato appena dallo sguardo spaventato di Kurt. "Io... Mi dispiace."

Kurt non gli credette nemmeno per un secondo.

Era stato affascinato da Blaine molto più a lungo di quanto si fossero frequentati. Aveva studiato il ragazzo per settimane prima che Blaine si fosse mosso verso di lui. Conosceva il suo pollo. Sapeva riconoscere una bugia quando si mostrava sul volto di Blaine.

Solo proprio non riusciva a capire perché.

Blaine abbassò la tazza e guardò Kurt. "Mi dispiace darti questo pensiero quando hai così tante cose qui, ma... in un certo qual modo ti sto facendo un favore. Qui serve la tua attenzione, e ora non sareri una... una distrazione per te ".

Oh, dio.

Kurt fu seduto sul divano in un momento, e tolse il caffè a Blaine senza preoccuparsi di versarne un po’ sul divano. Era lì al fianco di Blaine, e non sapeva nemmeno come reagire.

Blaine stava mentendo, quella era una bugia. Perché Blaine sapeva il motivo per cui Kurt lo voleva lì. Perché voleva risparmiare a Kurt di dover fare questo da solo? Perché voleva salvare la faccia essendo il primo a dire quelle parole?

A causa di ciò che aveva appena detto, Kurt aveva capito che lui sapeva e che voleva rendergli le cose più facili?

Qualunque cosa fosse, era orribile e doloroso e Kurt non sapeva se era normale sentirsi riconoscente, ma lo era.

Blaine mise la tazza sul tavolino e si alzò in piedi. Raggiunse le mani di Kurt, ma naturalmente caddero insieme e le sue braccia si strinsero attorno a lui e Kurt afferrò il dorso della sua camicia quando si scontrarono.

Non si preoccupò di cercare di fermare le lacrime, ma non voleva stare al gioco. Aveva lasciato fare quello a Blaine, ma non voleva avere il ruolo dell’ ex ferito e sbagliato. Non avrebbe chiesto niente di quella persona, non avrebbe chiesto il motivo. E forse il suo silenzio rese troppo evidente il fatto che lui sapesse che Blaine stava mentendo, ma forse le parole erano le cose importanti.

Respirò in affanno contro la spalla di Blaine, lo strinse con forza. "Ti amo", disse lui, ed era sincero.

Blaine rise piano, e c’era tanto dolore che avrebbe potuto anche essere un singhiozzo. "Ti amo anch'io."

Kurt conosceva Blaine. Blaine era pazzo di Kurt, ma la parte dell’amare... era stato un percorso più lento per lui che per Kurt, ed era sempre stato come se Blaine dovesse raggiungere senza fretta Kurt, con calma.

Blaine sarebbe stato bene. Sarebbe tornato alla Dalton e probabilmente avrebbe avuto un paio di buoni pianti e avrebbe suggerito alcune canzoni delicate ai Warblers che gli altri avrebbero saggiamente respinto, e poi avrebbe chiamato Kurt per manifestare il suo fastidio su Wes dicendo che l’altro non comprendeva il concetto d’arte di Blaine. E avrebbe incontrato qualcuno, perché era incredibile. Perché aveva tanti difetti e poteva essere uno che giudicava e poteva anche essere un cazzone, ma stava facendo quello, quella cosa incredibile e orribile, per Kurt. Per Dave, per quello che probabilmente conosceva da più tempo di quanto lo sapesse Kurt.

Kurt non aveva intenzione di perderlo. Blaine era bello e di talento, intelligente e Kurt si rifiutava di lasciarlo andare completamente. Erano stati amici, una volta, buoni amici, e tutto ciò che Kurt doveva fare era ritornare a quei tempo.

Amava Blaine, e avrebbe potuto amarlo per sempre, se gli ultimi mesi non fossero andati in quel modo.

Si tirò indietro e fece un piccolo rumore in gola quando vide le linee lungo le guance bagnate di Blaine. Allungò la mano e asciugò le lacrime, ignorando il calore delle proprie lacrime sul volto.

"Possiamo ancora incontrarci il sabato?" chiese, e le parole erano agitate e confuse.

Blaine rise. "Rosita sa fare delle cheesecake incredibili."

Incontrò gli occhi di Kurt e sorrise, anche se le lacrime non si fermarono. "Dammi un paio di giorni prima di chiamare, ma..." Scosse la testa.

Kurt capì. Lesse i propri pensieri sul volto di Blaine. Forse quello non era il loro ultimo amore, ma non erano ancora preparati a perderlo del tutto.

Annuì. Lo raggiunse e strinse saldamente le mani di Blaine. Si chinò e lo baciò, leggero e semplice, ed era già diverso.

Blaine emise un respiro tremolante quando si staccò. "Kurt ..."

Kurt lo guardò con occhi probabilmente-palesemente-adoranti.

Blaine fece un cenno verso la scala che saliva al secondo piano. "Stai attento con lui." Sorrise tristemente, raggiungendo la mascella di Kurt e accarezzandola con la punta delle dita. "Questo sarebbe molto peggio se non avessi visto quanto abbia bisogno di te più di me." Lasciò cadere le mani e si tirò indietro, schiarendosi la gola. "... E fallo durare per sempre, ok? Perché, se qualcosa si deve mettere in mezzo a noi, è meglio che sia qualcosa di enorme."

Si sentì strano ad annuire, come se, nonostante le parole di Blaine, Kurt gli stesse facendo uno sgarbo.

Ma quello era enorme. Non era ancora nemmeno vero, nemmeno in programma tra Kurt e Dave, ma era così enorme che Kurt aveva vissuto nella sua ombra per settimane e settimane e non l’aveva nemmeno notato.

"Oh, e ..." Blaine emise un respiro improvviso, e la sua espressione si spostò in qualcosa di triste. "Probabilmente dovrei avvertirti. Mercedes mi adora, sta per rendere la vostra vita un inferno per questo."

Kurt rise finché non diventò un singhiozzo, e quando Blaine aprì le sue braccia Kurt diventò egoista un'ultima volta, fece un passo e lo abbracciò di nuovo.


C’era un pezzo di carta di quaderno sul letto di Kurt, e lui riconobbe la scrittura grazie alle sessioni di compiti assieme.

Si mosse lentamente, già prosciugato dalla giornata e difficilmente in grado di provare paura per quello che c’era scritto, o anche solo del perché Dave dovesse lasciargli un messaggio. Non era sicuro di essere pronto. Non dopo appena dieci minuti da quando la macchina di Blaine se ne era andata.

 

Fancy,

una delle altre cose di cui Blaine voleva parlarmi eri tu. Non scenderò nei dettagli ma lui pensa che dovresti sentire questa, ed è strano ma lo credo anch’io. Ha detto che talvolta quello che pensiamo con è così ovvio. Ha anche detto che a volte sei davvero ingenuo su certe cose.

Ad ogni modo. Ecco... Non sto cercando di creare problemi a nessuno, ma ha detto che dovresti saperlo ed è venuto fuori che è un tipo a posto quando non fa la testa di legno. Solo, non odiarmi. Mi ha promesso che non lo avresti fatto e odierei prenderlo a calci adesso.

- Dave

Ps: Ho evitato gli apostrofi perché lo so che lo adori. Prego.

 

Kurt guardò il letto, il pezzo di carta era appoggiato sopra l’iPod di Dave. Si avvicinò e lo prese in mano guardando di nuovo il messaggio.

Sembrava abbastanza spensierato, ma la carta era stropicciata e la scrittura era mossa e profonda. Era stata difficile da scrivere, e poteva comprenderne il motivo.

Si avvicinò alla scrivania e tirò in fuori la sedia. Staccò le cuffie dal computer e le collegò all’iPod.

Lo accese, sfogliando le playlist. Cercò Fancy. La fece partire.

  
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