Alla vostra pazienza.
Capitolo
9
«Scusami,
io non avrei... » snocciolò confusamente.
Clara
avrebbe dovuto lasciarlo terminare e capire se nutriva dei ripensamenti
su
quanto appena accaduto, ma la voglia di stringerlo nuovamente tra le
proprie
braccia era troppo pressante per lasciare spazio a qualsiasi
considerazione
razionale. Lo strattonò per la camicia, tirandoselo
letteralmente addosso e
facendo finire entrambi contro la libreria alle sue spalle.
Sentì un acuto dolore
alla schiena causato dall’impatto con le mensole, mentre lui
cercava di
limitare i danni provocati dalla sua avventatezza appoggiandosi ai
volumi
ordinatamente disposti. Nessuno dei due prestò particolare
attenzione a un paio
di libri che capitolavano a terra, stravolti dalla smania di toccarsi
che li
stava divorando. Quasi si scontrarono nella fretta di ritrovare le
labbra dell’altro,
consapevoli dell’attrazione reciproca che li guidava,
cancellando ogni
inibizione. Giulio le afferrò saldamente un fianco,
portandosela più vicina,
mentre con l’altra mano le accarezzava il collo intrecciando
tra le dita
qualche ciocca di capelli. Passarono alcuni minuti in cui si separarono
solo
per riprendere fiato e lanciarsi un’occhiata complice e
divertita, senza tuttavia
guastare quel momento magico con qualche parola inopportuna. Erano
ancora lì,
in piedi contro la libreria, quando un deciso bussare li interruppe,
mandandoli
temporaneamente nel panico.
«Maledizione!»
mormorò Giulio, mentre si avviava alla porta per vedere chi
era venuto a disturbarli.
«Aspetti»
lo fermò lei.
Vedendolo
stupito gli indicò le condizioni della sua camicia, che per
metà era
fuoriuscita dai pantaloni, insieme alla cravatta che penzolava in
disordine. Lo
aiutò a ricomporsi, quasi come una mamma con il proprio
figlio, per poi
defilarsi verso la scrivania dove non avrebbe potuto essere scorta.
«Giulio,
ragazzo mio!» esclamò una voce rauca
dall’esterno. «Capito in un cattivo
momento?».
Era perfetto
fino a un attimo fa, pensò
Clara lasciandosi sfuggire un sospiro di frustrazione.
«No,
sono solo piuttosto impegnato» ammise il giovane dopo un
caloroso saluto.
«Cosa
ti è successo?» indagò
l’altro, indicando il sopracciglio tumefatto.
«Niente
di grave» chiarì Giulio. «Afferrando un
manuale ne ho sbadatamente fatti cadere
un paio».
Non
sembrava essere particolarmente a disagio nell’apparire uno
sciocco, eppure la
ragazza si sentì in colpa per averlo costretto a pronunciare
quella bugia che
lo dipingeva assai diversamente dalla persona precisa che lei conosceva.
«Sono
incidenti che capitano» scherzò
l’anziano collega. «Piuttosto, ero venuto a
chiederti se avevi già piani per pranzo,
perché in caso contrario vorrei
presentarti alcuni amici docenti».
Giulio
esitò impercettibilmente, come se per un istante
l’idea lo avesse allettato a
sufficienza da mandare in fumo il suo incontro con Clara.
«Mi
dispiace, oggi è una giornata veramente piena».
«Peccato.
Erano desiderosi di conoscere un professore così giovane e
brillante».
Clara
avrebbe dovuto esultare per la decisione di Visconti e sentirsi
lusingata dell’importanza
che, con quel rifiuto, lui le aveva automaticamente attribuito. Eppure
la
sensazione di essere diventata improvvisamente un ostacolo era
così forte da
annebbiarle la vista di lacrime e cancellare il sorriso allegro che
fino a quel
momento le aveva illuminato il viso.
Non
ascoltò la fine della conversazione e si accorse solo
all’ultimo che Giulio
aveva richiuso la porta e stava tornando da lei, completamente ignaro
delle sue
recenti riflessioni.
«Dov’eravamo
rimasti?» chiese ironicamente.
Si
chinò su di lei per baciarla ma la ragazza si
scostò, lasciandolo di stucco.
«C’è
qualcosa che non va?». Era serio, il tono divertito di poco
prima aveva
lasciato spazio a uno apprensivo, quasi allarmato.
«Sì»
chiarì Clara, sforzandosi di guardarlo negli occhi.
«Non dovremmo continuare, è
sbagliato».
«Perché?»
«Perché
lei sarebbe dovuto andare a quel pranzo, mentre io avrei dovuto essere
già a casa,
a preparare il mio esame».
Giulio
scoppiò quasi a ridere, apparentemente sollevato.
«Se
il problema tra noi è l’invito che ho rifiutato,
allora non preoccuparti, non
me ne importava niente» ammise sincero.
Bugiardo.
«Anche
se fosse vero» continuò Clara imperterrita.
«Rimane il fatto che io non dovrei
essere qui, con lei, nel suo ufficio».
«Perché?».
«Perché
stiamo infrangendo qualsiasi regolamento universitario!»
sbottò lei, allargando
le braccia per palesare l’ovvietà della sua
affermazione. «Io sono una
studentessa e lei è un professore».
«Mi
hai mai trattato come tale?» domandò lui,
incredulo.
Ci ho provato.
La
ragazza esitò e lui ne approfittò per ridurre le
distanze tra di loro,
incombendo su di lei pur senza risultare minaccioso, perché
nei suoi occhi si
scorgeva nuovamente un certo ottimismo.
«Sii
sincera».
«No»
capitolò Clara.
«Ti
prego, non cominciare ora».
L’attirò
a sé per evitare che lei potesse inventare altre scuse,
strappandole una debole
protesta prima che entrambi si abbandonassero alle sensazioni provocate
dal
bacio che si stavano scambiando.
«Non
lasciare che le convenzioni guidino sempre le tue azioni» le
sussurrò dolcemente
all’orecchio, mentre si spostava dalla sua bocca per
aggredire il collo
lasciato scoperto dal vestito che lei indossava. Clara si godette il
tocco
delicato delle sue labbra, mentre con le mani gli scompigliava i
capelli corti
per poi spostarsi verso il petto solido e armeggiare con i bottoni
della sua
camicia. Li fece passare attraverso le asole, uno alla volta, come se
avesse a
disposizione l’intero giornata e non una manciata di minuti.
Nel frattempo
Giulio aveva tempestato di baci e piccoli morsi la sua gola,
arrossandole la
pelle e provocandole ondate di calore che non riusciva a spegnere; non
fu
affatto d’aiuto quando iniziò ad accarezzarle la
curva del seno, sfiorando con
un pollice la scollatura dell’abito e il bordo del reggiseno.
Clara sentì l’eccitazione
crescere e con essa il bisogno di averlo più vicino, pelle
contro pelle. Senza esitazioni
gli sfilò la camicia, aiutandolo a districarsi dai polsini,
per poi liberarlo
anche dalla cravatta che finì
sul
pavimento. Dopo un’occhiata provocatoria si dedicò
al collo del giovane,
alternando labbra e lingua, in una scia di focose attenzioni che
terminò all’altezza
del cuore con un sospiro strozzato di Giulio.
Clara
si sollevò e sorrise compiaciuta, fiera di essere riuscita a
penetrare quella
corazza di imperturbabilità che sembrava alleggiare intorno
al professore.
«Questa
me la paghi» replicò lui, ridendo.
Prima
che lei potesse rendersene conto, la spinse indietro in modo che la sua
schiena
si appoggiasse alla superficie della scrivania. Ma Clara, colta di
sorpresa,
allargò le braccia a frenare la discesa e urtò un
portapenne che si rovesciò,
spargendo a terra l’intero contenuto.
Sei
irrecuperabile.
Arrossì
immediatamente, ritrovandosi sui gomiti a fissare Giulio che era
rimasto in
piedi a occupare lo spazio tra le sue gambe.
«Sono
una frana» disse imbarazzata. «Mi scusi».
Lui
la ignorò e si piegò su di lei, accarezzandole i
fianchi snelli fino a quando
la sua bocca si fermò sul suo petto, dove posò un
paio di baci languidi.
«Cosa
ne dici di darmi del tu?» propose divertito, lanciandole
un’occhiata scanzonata, simile a quella di un bambino dispettoso.
Era
del tutto logico quello che lui chiedeva, ma Clara si
ritrovò in difficoltà,
come se chiamarlo per nome fosse un gesto più intimo di
quelli che avevano già
condiviso.
«Va
bene».
«Giulio»
sottolineò lui, insoddisfatto.
«Va
bene, Giulio».
Il
sorriso che le regalò fu sufficiente a spazzare via ogni
indecisione, perché era
colmo di una gioia inaspettata, la stessa che in quel momento lei
avrebbe
potuto scorgere anche sul suo viso se solo si fosse guardata allo
specchio. Il
bacio che si scambiarono un istante dopo sembrava portare con
sé una nuova consapevolezza:
c’era qualcosa di speciale, tra loro. Ora lo sapevano
entrambi.
Considerazioni
Ok,
siete totalmente giustificate se volete ricoprirmi di improperi! Sono
imperdonabile, vi ho lasciato più di un mese senza
aggiornamenti. Spero possiate
scusarmi, ma durante la sessione di esami di gennaio non sono riuscita
a
scrivere perché ero troppo stanca per potermi concentrare
sulla storia. Poi ho
sofferto per qualche giorno di crisi di ispirazione, non riuscivo a
scrivere
una singola riga. Finalmente sono riuscita a produrre questo capitolo,
che è
sicuramente uno dei più importanti e che, proprio per
questo, ha reso la
ripresa ancora più difficile. Non sono sicura di essere
riuscita a renderlo
bene, spero di sì, in ogni caso fatemi sapere cosa ne
pensate.
Ora
gli aggiornamenti dovrebbero tornare a essere regolari.
Mi
siete mancate, non immaginate quanto.
A
presto!
Lexi