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Autore: Lexi Niger    10/02/2012    9 recensioni
Mentre passava cautamente tra due tavoli un ragazzo si alzò e le diede una spallata, involontariamente. La ragazza recuperò fortunatamente l’equilibrio, ma non riuscì ad evitare che la spremuta si rovesciasse al suo fianco, per terra.
«Scusami» si affrettò a dire l’altro. «Non mi ero accorto che ci fosse qualcuno».
Era carino, ancora di più per l’espressione supplichevole che gli si leggeva in viso.
«Sono Claudio» aggiunse spudoratamente, tendendole la mano e approfittando del momento.
Clara non fece in tempo a replicare perché fu interrotta da una voce proveniente da dietro le sue spalle.
«E io sono quello che gradirebbe la sua attenzione, se non è chiedere troppo».

Clara deve dare un esame di diritto, uno degli ultimi che la separano dalla laurea. La sua vita è tranquilla, senza grandi emozioni. Ma il destino ha deciso che la sua monotonia dovrà essere interrotta proprio a pochi passi dall'ambito traguardo.
Giulio è un ragazzo prodigio, divenuto professore a trent'anni, desideroso di ripagare la fiducia che gli è stata accordata e di impressionare i suoi studenti.
Nessuno dei due uscirà indenne da questo incontro, perchè scopriranno qualcosa di se stessi che non sapevano.
E' un storia breve, senza pretese. L'ho scritta perchè ho avuto la fortuna di conoscere professori con fascino e carisma da vendere. Dedicata quindi a chi come me pensa che un uomo affascinante è quanto di meglio la vita può offrire.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla vostra pazienza.

Capitolo 9

Fu lui a prendere l’iniziativa, annullando le distanze tra loro per strapparle un bacio cauto, colmo di insicurezza e desiderio a lungo represso. Clara non se lo aspettava, fu perciò colta di sorpresa tanto da rimanere completamente passiva. Proprio nell’attimo in cui realizzò appieno la situazione, Giulio si staccò, come se temesse una reazione negativa. Rimanendo in silenzio le offrì uno sguardo dispiaciuto.
«Scusami, io non avrei... » snocciolò confusamente.
Clara avrebbe dovuto lasciarlo terminare e capire se nutriva dei ripensamenti su quanto appena accaduto, ma la voglia di stringerlo nuovamente tra le proprie braccia era troppo pressante per lasciare spazio a qualsiasi considerazione razionale. Lo strattonò per la camicia, tirandoselo letteralmente addosso e facendo finire entrambi contro la libreria alle sue spalle. Sentì un acuto dolore alla schiena causato dall’impatto con le mensole, mentre lui cercava di limitare i danni provocati dalla sua avventatezza appoggiandosi ai volumi ordinatamente disposti. Nessuno dei due prestò particolare attenzione a un paio di libri che capitolavano a terra, stravolti dalla smania di toccarsi che li stava divorando. Quasi si scontrarono nella fretta di ritrovare le labbra dell’altro, consapevoli dell’attrazione reciproca che li guidava, cancellando ogni inibizione. Giulio le afferrò saldamente un fianco, portandosela più vicina, mentre con l’altra mano le accarezzava il collo intrecciando tra le dita qualche ciocca di capelli. Passarono alcuni minuti in cui si separarono solo per riprendere fiato e lanciarsi un’occhiata complice e divertita, senza tuttavia guastare quel momento magico con qualche parola inopportuna. Erano ancora lì, in piedi contro la libreria, quando un deciso bussare li interruppe, mandandoli temporaneamente nel panico.
«Maledizione!» mormorò Giulio, mentre si avviava alla porta per vedere chi era venuto a disturbarli.
«Aspetti» lo fermò lei.
Vedendolo stupito gli indicò le condizioni della sua camicia, che per metà era fuoriuscita dai pantaloni, insieme alla cravatta che penzolava in disordine. Lo aiutò a ricomporsi, quasi come una mamma con il proprio figlio, per poi defilarsi verso la scrivania dove non avrebbe potuto essere scorta.
«Giulio, ragazzo mio!» esclamò una voce rauca dall’esterno. «Capito in un cattivo momento?».

Era perfetto fino a un attimo fa, pensò Clara lasciandosi sfuggire un sospiro di frustrazione.
«No, sono solo piuttosto impegnato» ammise il giovane dopo un caloroso saluto.
«Cosa ti è successo?» indagò l’altro, indicando il sopracciglio tumefatto.
«Niente di grave» chiarì Giulio. «Afferrando un manuale ne ho sbadatamente fatti cadere un paio».
Non sembrava essere particolarmente a disagio nell’apparire uno sciocco, eppure la ragazza si sentì in colpa per averlo costretto a pronunciare quella bugia che lo dipingeva assai diversamente dalla persona precisa che lei conosceva.
«Sono incidenti che capitano» scherzò l’anziano collega. «Piuttosto, ero venuto a chiederti se avevi già piani per pranzo, perché in caso contrario vorrei presentarti alcuni amici docenti».
Giulio esitò impercettibilmente, come se per un istante l’idea lo avesse allettato a sufficienza da mandare in fumo il suo incontro con Clara.
«Mi dispiace, oggi è una giornata veramente piena».
«Peccato. Erano desiderosi di conoscere un professore così giovane e brillante».
Clara avrebbe dovuto esultare per la decisione di Visconti e sentirsi lusingata dell’importanza che, con quel rifiuto, lui le aveva automaticamente attribuito. Eppure la sensazione di essere diventata improvvisamente un ostacolo era così forte da annebbiarle la vista di lacrime e cancellare il sorriso allegro che fino a quel momento le aveva illuminato il viso.
Non ascoltò la fine della conversazione e si accorse solo all’ultimo che Giulio aveva richiuso la porta e stava tornando da lei, completamente ignaro delle sue recenti riflessioni.
«Dov’eravamo rimasti?» chiese ironicamente.
Si chinò su di lei per baciarla ma la ragazza si scostò, lasciandolo di stucco.
«C’è qualcosa che non va?». Era serio, il tono divertito di poco prima aveva lasciato spazio a uno apprensivo, quasi allarmato.
«Sì» chiarì Clara, sforzandosi di guardarlo negli occhi. «Non dovremmo continuare, è sbagliato».
«Perché?»
«Perché lei sarebbe dovuto andare a quel pranzo, mentre io avrei dovuto essere già a casa, a preparare il mio esame».
Giulio scoppiò quasi a ridere, apparentemente sollevato.
«Se il problema tra noi è l’invito che ho rifiutato, allora non preoccuparti, non me ne importava niente» ammise sincero.

Bugiardo.
«Anche se fosse vero» continuò Clara imperterrita. «Rimane il fatto che io non dovrei essere qui, con lei, nel suo ufficio».
«Perché?».
«Perché stiamo infrangendo qualsiasi regolamento universitario!» sbottò lei, allargando le braccia per palesare l’ovvietà della sua affermazione. «Io sono una studentessa e lei è un professore».
«Mi hai mai trattato come tale?» domandò lui, incredulo.

Ci ho provato.
La ragazza esitò e lui ne approfittò per ridurre le distanze tra di loro, incombendo su di lei pur senza risultare minaccioso, perché nei suoi occhi si scorgeva nuovamente un certo ottimismo.
«Sii sincera».
«No» capitolò Clara.
«Ti prego, non cominciare ora».
L’attirò a sé per evitare che lei potesse inventare altre scuse, strappandole una debole protesta prima che entrambi si abbandonassero alle sensazioni provocate dal bacio che si stavano scambiando.
«Non lasciare che le convenzioni guidino sempre le tue azioni» le sussurrò dolcemente all’orecchio, mentre si spostava dalla sua bocca per aggredire il collo lasciato scoperto dal vestito che lei indossava. Clara si godette il tocco delicato delle sue labbra, mentre con le mani gli scompigliava i capelli corti per poi spostarsi verso il petto solido e armeggiare con i bottoni della sua camicia. Li fece passare attraverso le asole, uno alla volta, come se avesse a disposizione l’intero giornata e non una manciata di minuti. Nel frattempo Giulio aveva tempestato di baci e piccoli morsi la sua gola, arrossandole la pelle e provocandole ondate di calore che non riusciva a spegnere; non fu affatto d’aiuto quando iniziò ad accarezzarle la curva del seno, sfiorando con un pollice la scollatura dell’abito e il bordo del reggiseno. Clara sentì l’eccitazione crescere e con essa il bisogno di averlo più vicino, pelle contro pelle. Senza esitazioni gli sfilò la camicia, aiutandolo a districarsi dai polsini, per poi liberarlo anche dalla cravatta che finì  sul pavimento. Dopo un’occhiata provocatoria si dedicò al collo del giovane, alternando labbra e lingua, in una scia di focose attenzioni che terminò all’altezza del cuore con un sospiro strozzato di Giulio.
Clara si sollevò e sorrise compiaciuta, fiera di essere riuscita a penetrare quella corazza di imperturbabilità che sembrava alleggiare intorno al professore.
«Questa me la paghi» replicò lui, ridendo.
Prima che lei potesse rendersene conto, la spinse indietro in modo che la sua schiena si appoggiasse alla superficie della scrivania. Ma Clara, colta di sorpresa, allargò le braccia a frenare la discesa e urtò un portapenne che si rovesciò, spargendo a terra l’intero contenuto.

Sei irrecuperabile.
Arrossì immediatamente, ritrovandosi sui gomiti a fissare Giulio che era rimasto in piedi a occupare lo spazio tra le sue gambe.
«Sono una frana» disse imbarazzata. «Mi scusi».
Lui la ignorò e si piegò su di lei, accarezzandole i fianchi snelli fino a quando la sua bocca si fermò sul suo petto, dove posò un paio di baci languidi.
«Cosa ne dici di darmi del tu?» propose divertito, lanciandole un’occhiata scanzonata, simile a quella di un bambino dispettoso.
Era del tutto logico quello che lui chiedeva, ma Clara si ritrovò in difficoltà, come se chiamarlo per nome fosse un gesto più intimo di quelli che avevano già condiviso.
«Va bene».
«Giulio» sottolineò lui, insoddisfatto.
«Va bene, Giulio».
Il sorriso che le regalò fu sufficiente a spazzare via ogni indecisione, perché era colmo di una gioia inaspettata, la stessa che in quel momento lei avrebbe potuto scorgere anche sul suo viso se solo si fosse guardata allo specchio. Il bacio che si scambiarono un istante dopo sembrava portare con sé una nuova consapevolezza: c’era qualcosa di speciale, tra loro. Ora lo sapevano entrambi.

 
 

Considerazioni

Ok, siete totalmente giustificate se volete ricoprirmi di improperi! Sono imperdonabile, vi ho lasciato più di un mese senza aggiornamenti. Spero possiate scusarmi, ma durante la sessione di esami di gennaio non sono riuscita a scrivere perché ero troppo stanca per potermi concentrare sulla storia. Poi ho sofferto per qualche giorno di crisi di ispirazione, non riuscivo a scrivere una singola riga. Finalmente sono riuscita a produrre questo capitolo, che è sicuramente uno dei più importanti e che, proprio per questo, ha reso la ripresa ancora più difficile. Non sono sicura di essere riuscita a renderlo bene, spero di sì, in ogni caso fatemi sapere cosa ne pensate.
Ora gli aggiornamenti dovrebbero tornare a essere regolari.
Mi siete mancate, non immaginate quanto.
A presto!
Lexi

 

  
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