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Autore: _Luke    10/02/2012    5 recensioni
E' la prima volta che scrivo e pubblico qualcosa. Spero vi piaccia!
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Erano tre amici, tre sognatori, tre famosi imperatori. L'umano Cerise Kum, il vampiro Arcidio, e l'elfa Yaha. Stipularono un patto di alleanza che legò i tre imperi -Javejia, Mhadrak'è e Ne Amatra- in un rapporto armonioso tra loro. Il patto assicurava il sostegno reciproco. L'imperatore Cerise era un uomo piuttosto possente, con una voce ammaliante e credeva molto nei valori della famiglia. Allora, prese parte a due delle guerre più importanti di Fearich, nonostante la sua giovane età. Era un vero e proprio talento. L'imperatore Arcidio era più riservato, un po' fuori di senno, probabilmente per la perdita dei genitori. Era piccolo quando morirono, lasciarono dentro di lui un vuoto incolmabile. Era molto famoso per i suoi discorsi e per le sue passioni letterarie, molto intelligente e perspicace. Yaha era una bellissima ragazza. La botanica era la sua passione. Si affidava alle piante come avrebbe dovuto fare con gli elfi, ma la sua eccessiva freddezza e scarsa fiducia negli altri glielo impedivano. La pace regnò su Fearich per più di un decennio quando una sera si presentò alle porte di Mhadrak'è una figura strana sopra un cavallo. Aveva un cappuccio di panno che copriva tutto il viso ma si intravedevano gli occhi, rosso sangue, sicuramente un vampiro; Il mantello che cascava sino alle ginocchia, sporco di fango nei bordi. Una sentinella lo vide avvicinarsi, pronta a sfilare i pugnali.

 

-Signore mi scusi! Ho il dovere di fermarla. Scenda dal cavallo e si faccia vedere! Ordini del Re per la salvaguardia di Mhadrak'è.-

-Credo che, il Re Arcidio sappia benissimo chi sono io. Mi creda, non occorre.-

 

La sentinella si avvicinò al cavallo, con le mani che tenevano strette le impugnature dei pugnali.

 

-Signore, mi dispiace, devo insistere! Scendete o non posso farla passare!-

-Lei mi sta facendo perdere del tempo. Bene, mettiamola così, io so chi è lei! Ha una figlia piccola, vero? Come reagirebbe all'idea di non avere più... un padre?-

 

La sentinella guardò spaventato la figura, scosse la testa, era confuso. Si chiedeva come facesse a sapere di sua figlia. E impaurito fece segno di passare.

-Mi scusi! Passate pure...-

 

Il cavallo nitrì e iniziò a trottare. Il mantello fluttuava nell'aria, la guardia lo seguiva con gli occhi mentre la figura scompariva tra la nebbia.

 

 

Il vampiro si addentrò lungo il sentiero roccioso. Era completamente buio, nonostante Mhadrak'è fosse il continente più arido di tutta Fearich, la notte incombeva il gelo. Il cavallo iniziava a dare segni di stanchezza, dovevano fermarsi. Nel buio, i suoi occhi di un rosso intenso, fissavano una piccola abitazione poco distante. Una casetta in legno e roccia consumata dal tempo, un rudere. Scese dal cavallo, era visibile la luce debole di una candela che illuminava quella piccola abitazione. Si avvicinava sempre di più, deciso a entrare alla ricerca di cibarie e vivande, entrò. Si guardò intorno: Vecchie foto di famiglia, libri ricoperti dalla polvere, manoscritti volanti. Il tipico odore di un'abitazione vecchia. Entrò nella seconda stanza, l'uomo era lì, seduto a leggere un libro mentre sorseggiava del the'.

 

  • O santi Dei! - esclamò alla vista del vampiro - Cosa volete? Sono un povero contadino, solo! la vecchiaia è l'ultima cosa che mi rimane, non fatemi del male. La prego! -

  • Taci! Ho fame, freddo e sono stanco! Cos'hai per me? -

  • Q–quello che volete! Prendete!- Con le mani tremolanti gli offrì del pane di grano.

  • Il mio cavallo ha bisogno di essere nutrito.- Fece segno di andare masticando ingordamente.

  • Ma lì fuori... c'è una bufera! Morirò congelato!- mormorò

  • Ti stai rifiutando?- Chiese con aria minacciosa

  • N-no assolutamente!-

  • Bene! Prova a scappare o chiedere aiuto e io ti ucciderò più veloce di quanto tu possa immaginare!- sogghignò.

 

Il vampiro rimase lì tutta la notte, la mattina seguente rubò delle bevande e scappò via senza lasciare traccie. La notizia di questo assalto fece subito scalpore e ovviamente arrivò alle orecchie del Re Arcidio preoccupato di questa nuova minaccia. Ed ecco che riprese nuovamente il sentiero roccioso, era quasi arrivato, fece rallentare il cavallo. Un'altra torre di controllo che sorvegliava l'ingresso alla città. Tirò su il cappuccio, una ciocca di capelli uscì fuori, erano lunghi e scuri. Li sistemò dentro per bene. Pensava a cosa avrebbe dovuto dire alle sentinelle per farlo passare, non poteva comportarsi come fece con l'ultima, qui era pericoloso rischiare. Si inventò una scusa, uscì fuori una bottiglia di vino fatto dagli elfi di Ne Amatra che aveva rubato la sera prima, sembrava costoso. Una sentinella scese dalla torre di controllo e alzò la mano, come per fermarlo.

 

  • Salve! Mi chiamo Melegan, vengo da Ne Amatra, porto un dono per il Re Arcidio da parte del mio popolo.-

  • Un dono per il Re Arcidio dici, eh? -

 

La sentinella girava intorno al cavallo, come se cercasse qualcosa. Notò subito il nero del fango in risalto sul mantello di panno. Si soffermò su quelle macchie ma lasciò passare.

 

  • Voi elfi... Tutto fiori e natura siete!- si mise a ridere insieme all'altra sentinella

  • Già...-

  • Fatelo passare!-

Diede una botta al cavallo per farlo muovere e disse borbottando sottovoce:

 

  • Stupidi idioti, non cambiate mai!-

  •  

Melegan era una persona disturbata, la sua vita era tormentata dai ricordi dell'infanzia. Un infanzia triste, cupa, spenta. Nato e cresciuto, da nomade, nella periferia di Mhadrak'è con la sua famiglia. Una famiglia povera, composta dal padre, un signore rozzo, commerciante di pelli, e dalla madre, una donna di casa. Non aveva fratelli e non poteva permettersi giocattoli. I genitori non lo curavano abbastanza di attenzioni in quanto molto indaffarati. Era un bimbo, i bambini hanno bisogno di affetto, sempre. Vivendo da nomade, non era facile instaurare buoni rapporti di amicizia. Si ritrovava quindi, solo, senza nessuno con cui parlare. La sua vera casa era la strada. La sera usciva, camminava lungo quelle strade di periferia brulicanti di ladri, barboni e pazzi. Prendeva a calci piccoli sassolini sgretolati dalla strada, allora, in roccia vulcanica, e pensava. Questo si ripeteva ogni sera. Arrivò anche lui alla maggiore età, finalmente poteva essere libero di andarsene, di scappare via, non aspettava altro. Crescendo divenne anch'egli un ladro. Un giorno, si trovava al mercato della “piccola piazza” di Mhadrak'è. Era un mercato che rimaneva per pochi mesi e poi andava via, non era un vero e proprio mercato, erano più delle bancarelle. Grandi gazebi messi in fila, entrando si sentivano le urla dei mercanti – Due mele solo una moneta! Due mele solo una moneta!-

 

Si avvicinò ad un bancone, il mercante gli chiese:

  • Ti serve qualcosa? Posso aiutarti? -

  • Scelgo cosa prendere...- - … Quanto per tre mele? -

  • Solo due monete, vuoi comprare?-

     

L'idea di Melegan era chiara, non avendo soldi, avrebbe sicuramente rubato. Aspettava il momento giusto e poi avrebbe agito, doveva stare attento, in tempo di guerra, le sentinelle osservavano tutto, se lo avessero preso sicuramente sarebbe finito in grossi guai. Melegan non rispose alla domanda, allora il mercante glielo chiese nuovamente.

 

  • Vuoi comprare, o no?-

     

Melegan doveva trovare un capro espiatorio e prima di poter rispondere, il mercante gli fece un altra domanda.

 

  • Il mio amico vende gioielli, qualità buona, pietre blu! Ha bisogno di soldi, lo aiuteresti comprando qualcosa?-

  • Ma... Io...-

  • Avanti, vado a chiamarlo!-

     

Capì che quello sarebbe potuto essere il momento giusto. Appena si fosse girato, prendi e fuggi! Tirò fuori il suo sacco, scrutò bene intorno, le sentinelle erano indaffarate con un altro ladro, questo lo fece innervosire. Sicuro che nessuno lo stesse guardando, con la mano rovesciò le mele nel sacco, ma il mercante tornò.

 

  • Mi dispiace, il mio amico è andato... Ehi!- Gridò

  • Cosa cerchi di fare? Potresti essere arrestato!-

     

Melegan si trovava in un grosso guaio, sapeva benissimo che lo avrebbero arrestato, allora non gli rimase che scongiurare. In un attimo la situazione si presentò simile a quella del povero contadino.

 

  • Ho sbagliato, lo so! Ma non ho soldi, né una casa. Ho fame! La prego non dite niente, la prego!-

  • Sei giovane! Un lavoro utile potresti trovarlo subito, ancora hai delle possibilità! Non rovinarti la vita, per questa volta non dirò niente, ma ti prego, non continuare a vivere così!-

  • Ma chi accetterebbe mai... una persona... come me?!?-

  • Figliuolo la tua autostima è pari al niente. Ti dirò una cosa, sono anziano e vecchio, mi serve aiuto a scaricare la merce che arriva. Da solo non potrei mai farcela! Ti andrebbe di aiutarmi? - Quattro monete ogni cassa che porti! -

 

Melegan rimase esterrefatto. Era la prima volta dopo anni, che qualcuno avesse avuto bisogno del suo aiuto. Accettò subito.

 

  • Voi siete sicuri di questa decisione? Insomma non ho mai lavorato! Ma accetto. Voi mi state salvando la vita! Non finirò mai di ringraziarla!-

 

Questo episodio cambiò radicalmente la sua vita, ma niente è per sempre. La guerra portò la crisi, che giorno per giorno si faceva sentire sempre di più. Colpì gravemente il commercio. Re Arcidio decise di far chiudere il mercato della “piccola piazza” poiché la merce costava troppo. Melegan alla notizia non reagì bene. Ritornò quello che era una volta: una persona chiusa, triste, senza una meta. La sua unica ispirazione, per quanto potesse essere banale, significava molto per lui e stava per essere chiusa ed egli non poteva fare niente. Portò con lui una rabbia che cresceva e cresceva, la voglia di vendicarsi che era sempre più forte. L'odio lo rese “cieco” non riusciva più a capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Si ripromise che avrebbe fatto qualcosa con il colpevole di tutto ciò, Re Arcidio. 

  
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