Capitolo 30
Mentre Itachi e Shisui erano in
cucina a cenare, il telefono di Sasuke prese a squillare. Il ragazzo lo
ignorò e rimase sdraiato sul letto a fissare il soffitto. Un
minuto dopo, il cellulare riprese il suo insistente vibrare e Sasuke,
estremamente irritato, si alzò per andare a rispondere.
Afferrò l’aggeggio e schiacciò con
violenza il tasto di risposta:
-Che cazzo c’è?
Dall’altra parte, la voce
di Kiba era sottile e spezzata e Sasuke si preoccupò.
-Sasuke…
-Che diavolo c’è?
-Naruto… è…
-Che ha fatto Naruto? L’avete trovato ubriaco dove?
-E’ all’ospedale. Gli hanno sparato.
Sasuke rimase un attimo immobile. Il
mondo sembrava girare e lui non sapeva dove girarsi. Si riprese e, con
la solita voce ferma e autoritaria, disse a Kiba che stava arrivando.
Chiuse la telefonata e afferrò una felpa a caso. Si
precipitò alla porta e Itachi lo vide.
-Dove credi di and…
Sasuke non sentì il resto
della domanda: si era già sbattuto la porta alle spalle e
aveva iniziato a correre a rotta di collo verso l’ospedale,
una struttura fatiscente ai confini del quartiere e della
legalità.
Quando arrivò al bancone, un’infermiera con biondi
capelli cotonati lo guardò con indifferenza.
-Naruto Uzumaki.
La donna gli fece un cenno con la
testa e Sasuke si avviò. Trovò Kiba seduto su una
seggiolina con la testa appoggiata sulle ginocchia e Neji in piedi
accanto a lui che gli teneva una mano sulla spalla. Quando vide Sasuke
abbassò gli occhi, colpevole, e poi girò la testa
dall’altra parte.
-Cosa ha detto il dottore?
-Ancora niente. L’hanno portato di corsa in sala operatoria.
Il tempo scorreva lento. Itachi
l’aveva chiamato una decina di volte e lui aveva sempre
rifiutato la chiamata. Non gli andava di parlare, men che meno con suo
fratello. Aveva lo stomaco chiuso e ne Neji ne Kiba aveva toccato nulla
da mangiare nelle ore che erano rimasti lì. Poi, quando Kiba
dava segno di stare per addormentarsi sulle gambe del fidanzato, il
dottore uscì dalla sala, il camice sporco di sangue. Sasuke
fu sul punto di vomitare e ma si trattenne e sostenne lo sguardo stanco
del chirurgo.
-Abbiamo estratto la pallottola ma
ha perso tantissimo sangue. Non c’è ancora nulla
di certo.
Detto
questo, si voltò e si incamminò
verso la macchina del caffè, maledicendo mentalmente
quell’idiota che si era fatto sparare proprio mentre lui era
di turno. Un’infermiera disse loro che potevano entrare uno
alla volta ma che comunque sarebbe stato inutile perché il
paziente era ancora addormentato e non si sarebbe risvegliato prima del
mattino. Ciononostante sia Kiba che Sasuke entrarono un paio di minuti
ciascuno, solo per vedere il biondo bianco come un cencio e attaccato a
una strana macchina. Sasuke non tornò a casa quella notte.
Quando Neji annunciò che avrebbe portato Kiba a casa, si
limitò ad annuire. Poi, quando i due furono scomparsi dalla
sua vista, tirò fuori il telefono e finalmente
chimò il fratello. Itachi rispose al terzo squillo, la voce
impastata di sonno.
-Sasuke? Ma dove cazzo sei?
-All’ospedale.
-E perché mai saresti all’ospedale?-Itachi inziava
ad arrabbiarsi.
-Hanno sparato a Naruto.
Il maggiore degli Uchiha rimase un
attimo senza parole.
-Ma tanto tu non puoi fare niente.
Vieni a casa, dai.
-Sei in buona compagnia, mi pare. Io non servo.-ripose Sasuke, che
sentiva in sottofondo il russare del cugino Shisui.
Itachi sospirò:-Ti prego,
stai attento.
-Sì.
Rimise il telefono in tasca e
appoggiò la testa al muro, incapace di piangere.
***
Shisui si svegliò dal suo
sonno profondo e guardò Itachi negli occhi.
-Che è successo?
-Hanno sparato all’amico di Sasuke.
-Sasuke ha un amico?
Itachi gli colpì piano la spalla con un pugno:-Direi
più un ragazzo.
-Wow.
Shisui rimase a fissare il soffitto.
Non aveva mai pensato a Sasuke come a una persona capace di mandare
avanti una relazione. Se lo vedeva a quarant’anni ancora in
giro a scopare e a lasciare dietro di se una scia di cuori infranti.
Sospirò.
-E’ grave?
-Non me lo ha detto. Non sembrava volesse parlare.
-Ancora meno del solito?
Itachi annuì, un sorriso amaro sulle labbra sottili.
***
Seduto su una sedia traballante a
fianco del letto di Naruto, Sasuke teneva gli occhi ben aperti, pronto
a cogliere il minimo cambiamento nella situazione del biondo. I capelli
chiari erano impregnati di sudore e Sasuke desiderò poterli
accarezzare. Voleva stringere quel corpo, ne aveva bisogno, come se
sapesse che non avrebbe più potuto farlo. Una parte di se
era già rassegnata alla morte di Naruto.
Eppure ancora non riusciva a piangere.
Non aveva pianto alla morte dei suoi genitori, non aveva pianto quando
erano stati costretti ad andarsene da casa loro e non aveva pianto
quando Madari si era rifiutato di adottarli. E non l’avrebbe
fatto nemmeno in quel caso. “Sei un Uchiha”
si ripeteva, “gli Uchiha non piangono”
questo lo sapeva già. Sarebbe rimasto semplicemente
lì ad ascoltare il bip bip della macchina antiquata accanto
al piccolo letto che ospitava il corpo dell’unica persona che
avesse considerato un fidanzato.
***
Quando Kiba si abbandonò
sul letto, Neji sentì il bisogno di confessargli tutto. Per
cui lo chiamò dolcemente, conscio che quello che stava per
fare molto probabilmente glielo avrebbe portato via per sempre.
-Kiba, ti devo dire una cosa.
-Non puoi aspettare domattina?
-No.- Era una sensazione strana: non era abituato a fare la cosa giusto
e un certo senso non gli piaceva. Non sapendo quali sarebbero state le
conseguenze.
-Allora dimmi.
-E’ colpa mia.
-Cosa?
-Tutto.
-Neji, non sono abbastanza lucido per la tua mente contorta. Quindi vai
dritto al punto e falla finita.
-E’ colpa mia se hanno sparato a Naruto.
Kiba lo guardò, gli occhi
dorati pieni di stupore. Poi si riempirono di rabbia e infine di
lacrime.
-Come? Perché?
-Ho portato Sasuke da Orochimaru.
Kiba trasalì: Orochimaru,
l’infimo esponente della yakuza.
-Minacciava di uccidere me e Hinata.
Così gli ho portato Sasuke. Gli aveva promesso i suoi beni
in cambio solo del suo corpo ma Sasuke non ne ha voluto sapere.
Così lui ha sparato a “qualcuno di a lui
caro”: Naruto, appunto.
I libri, i telefilm e tutte quelle
cretinate che Hinata era solita guardare dicevano che dire la
verità toglieva un peso dal petto. Neji decise che erano
tutte stronzate: lo sguardo di Kiba lo stava uccidendo e le sue lacrime
copiose contribuivano alla sua tortura.
-Tu… tu…
-Mi dispiace.
-Fuori di qui.
-Come?
-Mi hai sentito: non voglio più vederti!- la voce era rotta
dal pianto e non riusciva ad articolare bene le parole ma Neji aveva
capito alla prima.
Girò sui tacchi e uscì dalla porta, pensando con
amarezza che lui finiva sempre per avere ragione.
***
Quando, a quattro ore
dall’intervento, il sole stava cominciando a sorgere, Naruto
aprì gli occhi. Sasuke scattò in piedi, rimanendo
accanto al letto, in attesa. Naruto girò la testa verso di
lui e abbozzò un debole sorriso.
-Sas’…ke…
Almeno lo riconosceva: era un buon
segno. I suoi occhi divennero opachi per un attimo e Sasuke temette il
peggio. Poi tornarono a fissarlo, felici.
-Sas’ke io… io
ti… amo.
Sasuke rimase un attimo sbalordito.
Ci mise un attimo per ritrovare se stesso. Quell’attimo fu
fatale.
-Naruto… anche
io…
Il bip prolungato della macchina.
L’urlo disperato: “NO!”
Lo scalpiccio in corridoio.
Il tentativo di rianimazione.
Il “’fanculo” del medico che lanciava via
gli elettrodi.
Sasuke accanto alla porta, spettatore oculare e disperato del processo.
“Non ce l’ho
fatta. Non gliel’ho detto.”
[E’ finita, Sasuke. Hai sprecato la tua
occasione]
Con una dichiarazione d’amore, la più bella e
sincera, l’animo di Naruto Uzumaki aveva lasciato il mondo
terreno, per verificare se davvero c’è
un’altra vita. E tutti quelli che credono, che non credono o
a cui semplicemente non importa nulla, augurano alla dolce anima del
biondo una seconda vita, dove finalmente potrà essere felice.
Senza dire una parola, senza versare una lacrima, senz’anima,
l’ombra di Sasuke lasciò l’ospedale e si
incamminò verso un posto lontano che nessuno sapeva dove
fosse.
Sì, sono tornata. Dopo un mese e passa ho deciso di uccidere il povero Naruto. E' stata una decisione piuttosto sofferta e vi basti sapere e che ho pianto io stessa per quello che ho scritto. Kira, aiutaci tu. Comunque avviso che ci saranno altri due capitoli poi (finalmente, direte voi) la storia si conclude.
konoha: Poteva essere un'idea! Baci dall'Inferno, The Angel of Satana.
Beatrix91: Se qualcuno segnala la recensione come oscena, scendo in piazza e protesto! Comunque il più sfigato è Naruto. Tiè, Nacchan! (Gnegne. ndNaruto) Uouooh, ora scrivo uno spin-off di Carnevale (?) di una cosa a tre. A caso, chi sarà lo slave? *il mondo indica Sasuke* Bravi ragazzi. *pat pat a Sasuke* Baci dall'Inferno, The Angel Of Satana.