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Autore: Remedios la Bella    11/02/2012    3 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sera! Siamo quasi giunti alla fine della storia, manca poco ormai.
Buona lettura! Remedios
PS: le note sono a fondo pagina ( vedete l'asterisco)

Capitolo 42

 
Un buio pestilenziale mi invadeva gli occhi, mentre l’udito era ovattato e un penetrante odore di alcool mi penetrava le narici. Non sentivo niente di definito, solo un rombo ovattato, come se qualcuno stesse parlando, ma io non stessi sentendo nessuna delle sue parole. Poi, un suono, sempre più definito e assordante, prese spazio tra il trambusto che mi perseguitava i timpani: un ticchettio, qualcosa di discontinuo ma regolare, a ritmo del mio cuore che constatai battere ancora. Dopo aver sentito il calore estenuante e i sensi mancare dopo il colpo sul campo, avevo seriamente pensato che la mia vita fosse finita. Anche se mi ero stupito del fatto che il solito filmino sulla vita non mi fosse passato davanti agli occhi.
Tentai di reagire al buio, e cercai in qualche modo di fare in modo che i miei muscoli sforzassero qualche movimento. Come risposta ottenni uno schiarimento del buio nei miei occhi, e se prima l’udito era ovattato, ora potevo sentire la cantilena divenire richiamo: il richiamo del mio nome, ma da parte di una voce femminile, e che subito riconobbi.
“ madre …” la mia voce uscì dal nulla, mentre uno spiraglio apparve e la luce mi accecò. Da tutto sfocato vidi nitido, constatai che un apparecchio registrava i battiti del mio cuore, e che accanto a me, oltre a Jordan, c’erano anche quegli occhi colmi di amore materno tipici della mia genitrice, che mi guardò con le lacrime che stavano per esplodere.
“ max! Figliolo … sei vivo!” sentii il caldo delle sue labbra poggiarsi sulla mia fronte, mentre io sorrisi, cercando di capire dove fossi. Girai la testa, e vidi file di letti accanto e davanti a me. Altri soldati, tutti fasciati, stesi sulle loro brande o in compagnia dei loro familiari, vivevano la mia stessa situazione dentro una stanza dall’alto soffitto e odorante di medicina.
“ Sono vivo …” esclamai, afferrando delicatamente la mano di mia madre, che me la strinse baciandola avidamente:” Mi sei mancata madre ..”
“ Anche tu figliolo … quando ho ricevuto la chiamata dall’ospedale, non ho esitato a venire, ho temuto il peggio per mio figlio …” le lacrime si fecero strada sul suo viso segnato dagli anni ma ancora fresco, e mi fece tenerezza vedere tutto il suo amore rivolto verso il figlio ritrovato.
“ menomale amico … ho temuto davvero che fossi morto quando ti hanno colpito …” Jordan era dall’altra parte del letto, e appena mi voltai, vidi oltre al suo sorriso rincuorato il riflesso di una piccola lacrima che si era frenata prima di uscire totalmente:” Stavi per metterti a piangere?” scherzai con lui, per sdrammatizzare il tutto, e lui si asciugò rapido il residuo, sfoggiando uno dei suoi bellissimi sorrisi amichevoli:” O, non prendermi per una donnicciola!”
Risi, e anche mia madre lo fece:” Grazie di cuore, ragazzo … senza di te, mio figlio sarebbe stato perso …”
“ Si figuri, signora, per me è stato un onore …” Vidi l’imbarazzo di Jordan in volto e sorrisi compiaciuto.
Girai la testa verso un comodino di legno accanto al letto, e notai una piccola forma tondeggiante, metallica.
“ Cos’è?” chiesi, tentando di prenderla con la mano libera. Mia madre mi precedette:” è la tua medaglia al valore … la danno a tutti i soldati che si sono congedati dalla guerra … dimostra quanto vali, figliolo mio …” ma le porse in mano, e la rigirai fra le dita, ammirandone il disegno a rilievo e la piccolezza. riluceva di una luce giallognola, quasi bronzea, e me la puntellai sul petto, per provarmela. Mi piacque tantissimo.
“ Bella vero? Guarda la mia!” Jordan mi mostro la sua, così piccola in mezzo alla robustezza del suo petto, e sorrisi, ancora una volta riuscii a sorridere nonostante fossi quasi morto. E ora ero lì, su un letto sicuro, con mia madre e il mio migliore amico. Stavo bene, non benissimo, ma bene.
E sarei stato meglio appena mi sarei ricongiunto con l’altra metà di me stesso.
“ Io vado, vi lascio parlare, avrete tante cose da dirvi in fondo … Ci vediamo, amico.” Jordan si alzò dalla sedia, lasciando me e mia madre a parlare da soli. Lo salutai con un cenno della mano, e poi lo vidi voltare le spalle in direzione dell’uscita dalla stanza. Rimasi a quattr’occhi con mia madre.
“ Sono felice … sai?”
“ Anch’io … è da una vita che volevo parlarti, figliolo …”
“ anch’io madre, anch’io … e mio padre? Come sta?” Sì, mi importava anche dell’uomo più malvagio che avevo finora incontrato nella mia vita.
Vidi il volto di mia madre scurirsi leggermente:” è morto …” disse flebilmente. Sobbalzai alla freddezza di quella risposta, un silenzio di tomba si sovrappose tra noi due.
“ Come è successo?”
“ Infarto … dicono che la falsa notizia della morte del Fuhrer* l’abbia a tal punto traumatizzato  che …”
“ Il Fuhrer è morto?” quasi urlai, e mia madre mi zittì all’istante con lo sguardo:” Tu non puoi saperne … pochi giorni fa hanno attentato alla vita del Fuhrer … ti ricordi dell’Operazione Valchiria? Si dice che l’abbiamo modificata per fare in modo che la repressione andasse contro lo stesso Hitler … dopo averlo ucciso, gli attentatori avrebbero preso il controllo del governo … invece sembra che il colpo sia andato a vuoto …”
Mi ricordavo dell’Operazione Valchiria, ma sapere che era andata a fallire mi deluse profondamente:” Pensa se davvero fosse morto … a quest’ora molte cose sarebbero cambiate.”
“ Hai ragione … ma adesso non pensiamoci … a proposito …” vidi un sorriso incoraggiante sul volto di mia madre: “ poco fa mi sono messa in contatto con Mark … ho una buona notizia.”
“ Mark? Davvero? Cosa ti ha detto?”
Un largo sorriso si stampò sul volto di mia madre :” Deborah e Elly sono salve, e a breve le potremo riabbracciare.”
Una gioia immensa e indescrivibile si fece spazio dentro di me.
 
“ Deborah, sei sicura che vada tutto bene?” Elly sembrava preoccupata, dopo averle raccontato del sogno la sua irrequietezza per il viaggio era aumentata a dismisura. La sensazione che mi aveva attanagliata lo stomaco quella notte, quando mi ero svegliata di soprassalto a causa dell’incubo, era sparita per il momento, anche se persisteva una strana nausea che non mi lasciava in pace.
“ Si, ormai è tutto passato …” la rassicurai, tornando a guardare fuori dal finestrino del furgone con il quale Mark ci stava portando verso il confine.
“ Mmh …” la mia amica mugolò appena, tornando a poggiare la sua testa sulla spalla di John, immerso nei suoi pensieri.
“ Ragazze, manca poco, resistete ancora un po’ …” Ci disse Mark, con tono rassicurante. Immersi i miei occhi nella luce del sole che stava appena sorgendo all’orizzonte, e mi persi nelle ombre notturne incastonate in ogni albero sul ciglio della strada che correva davanti ai nostri occhi con velocità impressionante.
“ Sei sicuro che passeremo inosservati?” domandai, ancora in ansia per il progetto di fuga. Lui mi rivolse un’occhiata di intesa dallo specchietto retrovisore.
“ Ho il piano B nella manica, soprattutto nel tuo caso … sempre se te la senti …”
“ Che piano B?” non ne sapevo niente, quindi qualcosa come una lieve angoscia prese possesso dei miei sensi.
“ Niente di pericoloso … ho con me un siero che simulerà la tua morte.”
“ un siero di morte apparente?” ero a dir poco scioccata dalla rivelazione di Mark, lui divertito mi squadrò sempre dallo specchietto, notando che anche Elly e John si erano incuriositi.
“ Esatto … nel caso le guardie di confine non si fidino, berrai solo qualche goccia del siero che ti darò. All’inizio sarà doloroso, poi sarà come aver preso un potente sonnifero. Quando ti sveglierai, sarai a destinazione. Te la senti?” mi chiese, continuando a guidare e svoltando per un bivio sulla strada, verso sinistra.
Io rimasi a riflettere sulla capacità di quell’uomo di escogitare piani davvero geniali, e poi annuii:” Sono disposta a tutto per la mia libertà.”
“ bene … ecco la linea di confine … state pronti. Eccoti il siero.” Mark mi porse una boccetta, contenente un liquido trasparente, che all’olfatto era inodore:” Bevilo solo se te lo dico io.”
La macchina si fermò davanti alla sbarra, mentre un gruppo di uomini in divisa si avvicinò alla vettura. Potei intravedere oltre i finestrini dell’automobile alte montagne ricoperte di neve e una strana sensazione di purezza mi invase le vene.
“ Porta merce con sé?” chiese uno degli uomini, un uomo con un paio di baffi grigiastri in volto.
“ Niente, solo passeggeri signore.” Rispose con assoluta calma Mark. L’uomo con i baffi non sembrò osare guardare oltre i finestrini della vettura, e io non ebbi certo intenzione di dare nell’occhio. Era già stata una buona idea tagliarmi di nuovo i capelli, stavolta più corti, per non farmi riconoscere subito, e travestire la cicatrice al braccio con delle maniche lunghe, nonostante il caldo estivo.
“ potete passare … alzate la sbarra!” uno degli uomini di guardia entrò in un casotto lì accanto, e alzò la sbarra di confine. La macchina passò oltre, e appena il posto di blocco fu lontano, tirai un enorme sospiro di sollievo:” siamo salvi … e non c’è stato neanche bisogno di questo!” feci, agitando la boccetta.
“ Già, menomale … ma mi servirà per fare un altro viaggio, quella …”
“ in che senso?”
“ Vi porto a destinazione, poi dovrò ripartire … devo ancora fare una cosa urgente.” La frase criptica di Mark mi fece tenere il dubbio, ma non vi diedi troppo peso. Un primo scorcio di paesaggio svizzero, completo di cascata a torrente scrosciante su un lato di una collina verdissima, fu un toccasana per il mio cuore.
“ Casa dolce casa …” mormorai.

*Fuhrer: era il nome con cui i soldati nazisti chiamavano Hitler. ( fonte; film " operazione Valchiria, che consiglio vivamente)
   
 
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