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Autore: IvanaEfp    12/02/2012    4 recensioni
“La storia della nostra vita" di Lily Evans.
Al mio amore, Severus.
Leggimelo,
e tornerò da te.”
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Leryn,

che mi ha betato la storia ad un'orario improponibile;

 perché è sempre buona e disponibile.

        



 

“La storia della nostra vita" di Lily Evans.

Al mio amore, Severus.

Leggimelo,

 e tornerò da te.”* 


 

A Spinner's End  i giorni passavano lentamente. Lo scoccare della fine di uno, riportava il disastroso inizio dell’altro. Il sole tramontava portando con sé il profumo di conoscenza. Poi  sorgeva e con sé trascinava l’ombra di un’esistenza vuota, o alla continua ricerca di una cura.

A riempirli, quei giorni - con profumi, suoni e parole-, ci pensava il bambino più buono che Lily conoscesse: a ogni alba lo vedeva correre nel suo giardino, abbozzare un sorriso fanciullesco e allungare verso di lei una mano sporca di marmellata.

«Sono Severus, ti ricordi di me?»

E Lily non se ne ricordava mai. Così come non ricordava mai cosa fossero il sole, le stelle e i fiori.

 

 

«Questi sono fiori. Non puoi sbagliare: sono tutti colorati, profumati… e delicati.»

« Quello giallo, lassù, è il sole. Smettila di fissarlo, ti abbaglierà.»

«No, non toccarle, quelle spine pungono. Annusa le rose, piuttosto.»

Lily sorrideva, allungando le dita fragili di qui e di lì – con gli stessi occhi di una bambina invadente.

Cercava, trovava e frattempo Severus le correva dietro, apprensivo.

«No, Lily, no. Le lumache non si mangiano.»

 

 

Poi il sole tramontava, e il tempo diventava assassino: assassino di ricordi.

Severus allora smetteva di sorridere e le giurava che sarebbe tornato a riprenderla il giorno dopo. Le chiedeva di essere paziente. Le prometteva che l’avrebbe salvata sempre e che un giorno lei si sarebbe ricordata di lui. Solo che quel giorno sembrava non arrivare mai…

 

 


*


 

Le stelle facevano capitolino dietro le nuvole nere. Il cielo quella notte somigliava al mantello scuro che sua madre continuava a comprargli – così come erano scure le scarpe, i pantaloni, le magliette.

 Severus odiava confondersi nell’oscurità, ma suo padre continuava a rassicurarlo perché «in questo modo, Severus, l’uomo nero non ti disturberà, stanotte.»

Delle volte gli capitava anche di odiare i suoi capelli scuri. «Non posso tingerli, mamma? Non credi che i capelli di Lily siano molto più belli?»

Ma evidentemente sua madre non apprezzava i capelli di Lily.  Né i vestiti colorati di Lily. O gli occhi verdi di Lily.

La notte in cui Severus partì per Hogwarts, abbandonando quegli occhi verdi, il cielo era scuro, e il pallore della luna gli ricordava quello del suo viso riflesso nello specchio di casa Piton.

Non aveva avuto il coraggio di salutare Lily: forse perché era un codardo, forse perché avrebbe rinunciato persino a Hogwarts, per lei.

Poi, però, si era ripetuto che era la cosa giusta da fare. Severus avrebbe studiato, ma studiato così tanto, che, una volta tornato, avrebbe liberato la sua Lily da quell’orribile incantesimo.

E’ la cosa giusta, ponderava.

E’ la cosa giusta, reiterava.

Era la cosa giusta, mormorò, quando, anni ed anni dopo, Severus si ritrovò a correre forte nel giardino di casa Evans.

Nel frattempo scorse Lily, seduta sull’erba fresca, con lo sguardo fisso nel vuoto, e si ripeté che, sì, quella era stata l’unica cosa giusta da fare.

Ne fu sicuro finché non si ritrovò a un palmo da lei. S’inginocchiò, le sfiorò una mano e mentre i suoi occhi verdi e vuoti lo fissavano impauriti, Severus capì che non aveva fatto la cosa giusta.

«James,» urlò.

 


*

 


A Hogwarts Severus fu smistato a Serpeverde. Sua madre gli aveva ripetuto che il Cappello Parlante ascoltava i tuoi desideri, «quelli che però tieni per te», aveva aggiunto.

Lui aveva stretto forte i denti, s’era seduto composto, e un tantino a disagio, e aveva desiderato con tutto sé stesso che quella dannata boccaccia pronunciasse «Serpeverde».

Poi immaginò che dagli studenti partisse un applauso, e che qualcuno gli andasse incontro per una pacca sulla spalla, per una stretta di mano, o un «Benvenuto, diventeremo ottimi amici.»

Fortunatamente il Cappello Parlante esaudì le sue preghiere, malgrado ciò Severus passò gli anni ad Hogwarts chiuso nella sua stanza, o dietro il suo banco delle aule, o in biblioteca – a studiare, studiare e ancora studiare.

Si documentò sull’Oblivion, ricercò un qualsiasi controincantesimo. La ricerca risultò vana. Secondo  le scoperte dei maghi vissuti prima di lui, Lily non avrebbe mai più riacquistato la memoria.

Non si diede per vinto; avrebbe lavorato sodo affinché, una volta tornato alla vecchia Spinner's End, gli sarebbe stato possibile liberare Lily – a modo di un principe che salva la sua principessa, rinchiusa nella torre più alta di un castello sorvegliato da un feroce Ironbelly Ucrain*, dal tremendo incantesimo che le teneva imprigionati i ricordi.

 


*

 


«James,» urlò.

Il cielo, quel giorno, aveva assunto le venature calde del mare in piena estate. Il sole era abbagliante. L’erba, ancora fresca, straripava di primule e altri fiori appena sbocciati.  

Severus poteva giurare di essere di ottimo umore – il che era di per sé innaturale- prima di udire quel nome dalla bocca della sua Lily.

James Potter.

James Potter l’aveva preso in  giro a lungo – ora per i capelli, ora perché trascorreva lunghe ore a ripassare gli incantesimi, ora perché non aveva una ragazza, o dato un bacio « uno vero, Mocciosus, non valgono quelli dati alla tua mammina.» 

«James? James Potter?»

La ragazza impallidì – alla stessa maniera di una bambina a cui viene raccomandato di non toccare quelle fiamme, accidenti, perché finirà per scottarsi-, poi ricominciò a giocare con l’erba, incurante.

«Lily, cosa…?» James s’immobilizzò, confuso; d’un tratto sulle sue labbra comparve un ghigno. «Mocciosus, hai sentito la mia mancanza? Qual buon vento ti porta in casa nostra?» la mano si poggiò sulle spalle di Lily, la quale, affaccendata a contare i fili d’erba, non pare ascoltarlo.

«Casa vostra?»

A Severus bastò l’ennesimo ghigno soddisfatto, il gonfiarsi fiero del petto, mentre portava alla sua vista l’anello nuziale. «Siamo sposati, da tre mesi. Non sarai mica offeso perché non sei stato invitato?»

 


*


Immaginate il paradiso – i giardini verdissimi, gli alberi floridi, i bambini a rincorrersi e a ridere felici.

Adocchiate quei due innamorati, finalmente insieme dopo infinite peripezie, stretti in un angolo del paradiso a scambiarsi effusioni d’amore.

Immaginate il paradiso, con Severus che torna trionfante – in mano l’antidoto per la sua Lily- e quest’ultima che, finalmente salva, gli corre in contro, se ne innamora, poi lo sposa.

Ora cancellate tutto e immaginate l’inferno. Severus che torna, Lily che è sposata; ma non sposata con uno qualunque …  sposata con James. James Potter.

Severus stentava a crederci, o forse proprio non voleva farlo. Teneva gli occhi puntati sui novelli sposi e desiderò  scoppiare in lacrime e correre a casa sua, nella sua stanza, mandando al diavolo lei, suo marito e se stesso.

Sei un idiota, si direbbe, hai sprecato così tanti anni a cercare un antidoto invece di cercarti una ragazza. Sei un idiota.

Invece Severus restò a fissarli, furioso, - la mascella serrata, le mani strette a pugno, la postura rigida.

«Siete sposati davvero?»

Lily s’illuminò, strinse forte la mano di suo marito, e azzardò un sorriso. «Sì, non è fantastico?»

E no, pensò Severus, mentre disfaceva le valigie nella sua vecchia camera a Spinner’s End, non è fantastico per niente. Non è fantastico amare e essere perennemente non amati. Non è fantastico cercare di salvarla quando c’è qualcun altro che, senza alcuna fatica, la rende felice anche senza ricordi.

E fu allora, mentre ripensava alla piccola Lily dai capelli bellissimi, con i suoi vestiti coloratissimi, al sole troppo giallo, alle spine delle rose, ai fiori profumati … che Severus capì che c’era un solo modo per farla tornare per sempre da lui.

 

*


 

Dal felice matrimonio di Lily Evans e James Potter, nacque, non molto tempo dopo, un tenero bambino: Harry Potter.

La loro fu una convivenza felice, finché durò. Lord Voldemort, presto, distrusse la felicità di quella ordinaria famiglia. Il primo a morire fu James, lacerato, insanguinato, sotto gli occhi tristi e senza ricordo di sua moglie.

Lily giaceva agonizzante, gli occhi rivolti al suo bambino,  nel tentativo di portarlo in salvo con la sola forza dell’amore, l’amore di una madre.

Pensò la stessa cosa Severus, restato nell’ombra per tutto quel tempo. «Avevi promesso», urlava «avevi promesso che l’avresti risparmiata.»

Intanto la notte inghiottiva tutto il resto, mascherando il sangue che ricopriva la carta da parati, mentre l’odore della morte se lo portava via la luna pallida.

«Mi hai rovinato la vita, lo sai, Lily? Ma ti ho amata sempre e comunque. Ho anche cercato e ricercato un controincantesimo, con la speranza che tu ti ricordassi di me. Nessuno si ricorda mai di me. Io però mi ricorderò sempre di quella buffa ragazzina dai capelli bellissimi e dai vestiti colorati. Stavi sempre china sull’erba fresca. Ti macchiavi i jeans puliti e le mani di verde. Ho sempre amato il verde dei tuoi occhi. Credo che il verde sia il mio colore preferito. Sai cos’altro ricorderò sempre di te, Lily? Non scorderò i giorni passati a insegnarti cos’è il sole, cosa sono i fiori e che le lumache non si mangiano. Non lo trovi buffo? A volte vorrei non dover ricordare tutte queste cose. Forse tu sei stata davvero felice, così. Ricordare a volte fa tanto male.»

La mano si mosse a carezzarle i capelli sporchi di sangue. Gli occhi sbattevano furiosamente. Il volto di Severus era pallido, macchiato dalla stanchezza, dal male e dal dolore.

«Eri un bambino tanto dolce e paziente, Severus. Mi dispiace per non aver scelto te. Ciononostante, ovunque andrò, sappi che ci sarà qualcuno che si ricorderà sempre di te.»

Poi anche la luna sparì. Lily alitò, mentre il cuore smetteva di battere. Dalla culla provenne un gemito. Severus pianse – così come avrebbe voluto piangere tempo prima, per James, per Lily, per l’amore e per la rabbia-, e strinse a sé il corpo morto della donna che avrebbe amato sempre.

Aveva riprovato cinquanta volte lo stesso incantesimo, aveva studiato anni ed anni per perfezionarlo. Chi l’avrebbe mai detto che, come nelle favole, a volte è la sola forza dell’amore che trionfa sempre?

 

 

 


 

 

* riadattata dalla citazione delle Pagine della nostra vita.

*E' un drago  lento e tozzo ma molto pericoloso perché distrugge tutto ciò su cui atterra. E' di colore grigio metallico e ha occhi rosso acceso. E' dotato di lunghi ed affilati artigli.

 

 

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