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Autore: Ariel Winchester    13/02/2012    9 recensioni
[Dal capitolo 19° "Frozen"]
Ma cosa avevo in mano per poterlo riportare indietro? Avevo usato il fuoco, il sangue e la violenza: tutto quello che lui conosceva meglio, ma non era servito.
Cosa avrebbe potuto risvegliarlo allora?
Me.
Quella voce giunse nella mia testa, alleviò la disperazione e assopì improvvisamente tutti i miei pensieri. Forse avevo sbagliato a cercare di svegliare Klaus facendo leva sulla sua forza, forse dovevo puntare su una debolezza. Lui aveva paura di restare solo, se gli avessi fatto capire che non lo era, forse sarebbe tornato.
Allungai la mia mano priva di guanto verso la sua, era fredda e rigida ma intrecciai le mie dita tra le sue, in modo che lui potesse sentirmi vicina a lui.
Non sei solo Klaus, io ci sono.
Quindi torna, ti prego.
Chissà quanto tempo era ancora passato: lui era immobile, io lo ero con lui, ma tutto intorno a noi andava avanti. Solo noi eravamo fermi nel tempo, mentre tutto là fuori continuava a muoversi.
Perché non si svegliava?
Singhiozzai, sentendomi inabilitata a trattenerli troppo a lungo e posai la testa sulla spalla di lui. La colpii con delle piccole testate, sperando che lui mi sentisse.
Ma rimase congelato, non si mosse e non ascoltò le parole che volevo trasmettergli attraverso le nostre mani congiunte. Strinsi più forte la presa, perché avevo ancora l'insano desiderio che lui potesse sentirmi.
Ma non fu così, lentamente il sonno vinse sul mio corpo.
Klaus.
Era finita, ero rimasta sola e probabilmente sarei morta assiderata quella notte. Gli occhi si chiusero sulle mie ultime lacrime, le lasciarono scorrere lungo la mia pelle, mentre lentamente lasciavo la realtà e raggiungevo i miei sogni.
La mia mano però non abbandonò mai quella di Klaus.
[Fic revisionata fino al 9° capitolo]
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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    -Under The Rose-

Non farlo.

Fu quello il mio primo pensiero, quando i miei occhi incrociarono quelli di Rose.

Si trovava di fronte ad uno dei suoi peggiori incubi, un incubo che però aveva in mano la mia vita, stringendola per il respiro che poteva soffocarle da un momento all'altro.

Non riuscivo a credere di essere caduta in una trappola del genere, il mio legame con Katerina era diventata un arma che chiunque poteva utilizzare a suo piacimento.

Deglutì, sentivo il respiro di Philippe tra i miei capelli e mi parve di scorgere il suo sorriso di sfida e terrore sopra la mia testa.

Un brivido mi corse lungo la schiena e non era certo causato dal vento gelido che soffiava imperterrito su di noi. Se Rose avesse invitato Philippe ad entrare, sarebbe morta con me.

Non doveva farlo.

Philippe mi scosse violentemente, bloccandomi per un interminabile attimo il respiro e guardò ancora Rose, la ragazza tremava visibilmente. Era coraggiosa e buona, non mi avrebbe abbandonata al mio destino, ma così facendo avrebbe probabilmente segnato anche il suo.

Non ho tempo da perdere, fammi entrare o spezzo il collo della ragazzina qui davanti a te.” rimarcò nuovamente, calcando ogni singola parola come se fossero pietre nella sua mano, pronte ad essere scagliate sull'umana di fronte a sé. Scossi la testa, guardandola fisso per chiederle di non cedere, ma lei si arrese inevitabilmente e il fatto che socchiuse gli occhi, come per darsi forza, ne era la prova.

Puoi entrare.” disse semplicemente, con un tono privo di espressione.

Il mio cuore sussultò appena udì quelle due parole. Avevo sperato fino all'ultimo che Rose non le pronunciasse, perchè sapevo cosa significava stare nella stessa stanza con un incubo.

Sopratutto se se ne conosceva anche la fine.

La vidi appiattirsi contro la porta per farci spazio, mi morsi il labbro quando sentì Philippe ridere vittorioso.

Mi spinse a terra e caddi a pancia in giù sul pavimento, vicino ai piedi di Rose. Sentii i passi di Philippe dietro di me che avanzavano lentamente sul pavimento in legno, ogni rumore dei suoi piedi aumentava la mia paura.

Rose si chinò su di me, tremava e teneva gli occhi sbarrati fissi sul vampiro. La sua mano si posò sulla mia schiena, come se volesse proteggermi da eventuali attacchi del nostro comune nemico.

Perchè Philippe era chiaramente un vampiro, anche se ero certa che fino a poco tempo prima era un individuo innocuo. Quando avrei imparato che l'apparenza è il peggiore inganno per la mente umana? Mi voltai verso di lui, chiedendomi chi lo avesse trasformato, perchè e quando sopratutto: lo avevo visto diverse volte alla luce del sole, quindi doveva trattarsi di una cosa recente. Possibile che fosse stata Rebekah?

Lui si chiuse la porta alle spalle e quando Rose mi aiutò ad alzarmi in piedi, notai che gli occhi chiari di lui erano fissi su di noi e un sorriso compiaciuto si era allargato sulle sue labbra.

Non vedevo l'ora di trovarmi solo con te, Irina.” mi disse, quando il suo sguardo si soffermò su di me così a lungo da farmi rabbrividire. “Spero che ti sia piaciuto il mio regalo di compleanno.”

Sbarrai lo sguardo, restai ancora di fronte a Rose, malgrado fossi spaventata quanto lei, e collegai tutto: era stato lui ad uccidere quella ragazza.

Doveva essere anche lui al soldo di Mikael, non avevo alcun dubbio.

Il modo in cui quel mostro riusciva a circondarci di nemici, mi spaventava e mi faceva rabbia allo stesso tempo. Arretrai di qualche passo e Rose con me, restò al mio fianco come se si sentisse in dovere di proteggermi da quell'uomo. Ma eravamo allo stesso livello purtroppo, deboli e innocue di fronte ad un essere quasi immortale. Rimpiansi il fatto di essere scappata, o almeno di averlo fatto senza il pugnale, rimasto in camera di Elijah.

Philippe scattò in avanti, fu così rapido e veloce che nemmeno mi resi conto di come la sua mano strinse il mio collo e mi spinse contro la parete al mio lato. Mi mancò il respiro e cercai di liberarmi da quella presa, ma inutilmente.

No, lasciala stare!” gridò Rose, appena cercò di fare un passo verso di noi, ma Philippe la colpì con un ceffone in pieno viso, che la fece cadere a terra. Provai a divincolarmi di nuovo, quando la ragazza gemette di dolore e si portò la mano sulla guancia. Come la sua fidanzata, se così la si poteva definire ormai, anche Philippe sembrava non volerci andare piano con le mani. Sopratutto se aveva di fronte degli innocui essere umani come eravamo io e Rose.

Philippe tornò a guardarmi, un ghigno gli attraversò il volto che trovai a dir poco orribile e spaventoso. Ero ancora indebolita dal morso che Klaus mi aveva regalato quel pomeriggio, perciò opposi resistenza con una forza ancora inferiore rispetto a quella che già possedevo.

Lui quasi mi sollevò da terra, mi feci forze sulla punta dei piedi per poter toccare il pavimento. I polmoni sembravano gridare pietà.

Ho ricevuto degli ordini che intendo eseguire, Irina. Perciò comportati bene, altrimenti ti faresti molto male.” mi disse, ridendo di quella frase che risultava terrificante alle mie orecchie. Mi sforzai di combatterlo di nuovo, scalciando e dimenandomi come una forsennata ma fu tutto inutile. Philippe strinse più forte la presa, sentì le sue dita posarsi violentemente sulla ferita ancora aperta, lasciatami in ricordo da Klaus.

Gemetti di dolore, ma non piansi.

Ne avevo abbastanza per quella sera, avevo pianto e sofferto abbastanza e se Philippe aveva voglia di rovinarmi ulteriormente la vita, lo avrei combattuto senza paura. Un'altra consapevolezza che avevo assunto in quella giornata, dopo l'odio e l'amore uniti dal forte dolore che entrambi mi causarono, ne aveva trovata un'altra: quella di voler combattere in quel mondo che mi aveva insegnato ad odiare e ad amare.

Volevo proteggere Rose e me stessa da Philippe, non volevo avere paura di lui, anche se mi risultava parecchio difficile.

Ma dovevo provarci.

Lui si fece più vicino al mio viso, Rose in quel momento alzò lo sguardo su di noi e ci osservò spaventata. Osservai il sorriso allargarsi sulla bocca del vampiro e rabbrividì, la sua presa era ancora salda attorno al mio collo.

Ho diverse domande da porti prima di ucciderti. Peccato, perchè avevo voglia di divertirmi.” disse, facendosi improvvisamente serio, come se si fosse ricordato che era necessario mettere da parte il suo sadico senso del divertimento ed eseguire gli ordini.

Mi seccava pensare che, probabilmente, Mikael si sarebbe unito agli altri vincitori che avevano avuto la meglio su di me quella sera.

Quella pessimistica visione della sconfitta si fece largo dentro il mio cuore.

Lui mi buttò a terra, sbattei violentemente il fianco e dovetti utilizzare parecchia forza, solo per poter riaprire gli occhi e alzare lo sguardo su di lui. Rose era oltre i suoi piedi, anche lei sembrava indebolita dallo schiaffo di poco prima ma i suoi occhi erano fissi su di me, come per assicurarsi che non subissi nessun altro colpo.

Philippe stendeva in piedi sopra di noi, lo sguardo però era fisso solo ed unicamente su di me.

Vediamo cosa si nasconde sotto una rosa.” disse e sorrise di nuovo.


Mi dispiace.”

Rose ruppe il silenzio, alzai lo sguardo su di lei e la osservai oltre la visione appannata che i miei occhi mi stavano offrendo in quel momento. La ferita di Klaus mi faceva ancora male, il collo mi doleva per la stretta esercitata poco prima da Philippe e inoltre avevo un sonno terribile a causa della mancata nottata di riposo del giorno prima.

Philippe ci aveva costrette a sedere al tavolo, l'una di fronte all'altra, come se avesse già prestabilito come posizionare delle pedine sulla scacchiera. Girava attorno a noi come un avvoltoio attorno ad un cadavere da diversi minuti, ma non ne capivo il perchè.

Forse sapeva che nessun vampiro, nemmeno uno originale ,sempre se fosse venuto qualcuno a cercarmi, avrebbe potuto varcare la soglia della porta di Rose senza essere invitato. E se la ragazza avesse solo provato ad aprir bocca, lui l'avrebbe uccisa.

Voleva solo giocare con noi, mi era chiaro. Ricordava molto Joshua, anche lui sembrava provare piacere nel terrorizzare e mantenne quel suo comportamento anche davanti ad Elijah, nonostante fosse chiaro che lo temesse.

Mikael era spaventoso: soggiogava le persone a diventare dei burattini tendenti al suicidio, pur di seguire la sua causa. Tornai a concentrarmi su Rose, era lei la cosa a cui dovevo pensare maggiormente in quel momento.

La guardai interrogativa, cercando di cogliere il significato di quelle parole di poco prima.

Lei si sforzava di non piangere ma la paura vinceva sempre: si trovava nella stessa stanza con un essere che temeva più della morte stessa, un essere il cui gesto più gentile sarebbe stato quello di ucciderci. Il fatto che volesse accrescere il nostro dolore e la nostra ansia girandoci attorno in quel modo, lo provava.

Tu sei troppo piccola per vivere in un mondo simile.” disse Rose, scuotendo la testa e mordendosi le labbra quando terminò la frase. “Avrei dovuto dirti tutta la verità, prima che potesse succederti tutto questo.”

La bontà di Rose non aveva limiti, come purtroppo la sua paura per un mondo che non capiva e che voleva evitare. Sembrava quasi che quelle parole le stesse rivolgendo più a sé stessa che a me, come se vedesse nei miei occhi quella ragazza che un tempo lei era stata e che non credeva potessero esistere creature che si nutrivano di sangue e che risiedevano negli incubi più tetri nella notte. Allungai la mano verso di lei e gliela strinsi, in quel momento entrambe ci dimenticammo della presenza di Philippe e del motivo per cui non agisse.

Ci guardammo e ci infondemmo coraggio con una semplice occhiata. Anche se lei o se chiunque altro mi avesse rivelato cosa si nascondeva nella realtà che mi circondava, dubitavo che sarei mai realmente scappata. Perchè qualcosa era scattato in me, quando avevo incontrato lo sguardo di una precisa persona, quando avevo sfiorato una mano, quando avevo sentito una voce...avevo provato qualcosa di troppo forte, per poi realizzarlo solo troppo tardi.

Anche se non ci fosse stata mia sorella, che non avrei mai abbandonato nonostante il campo minato che Klaus aveva posto tra di noi, dubitavo fortemente che sarei più riuscita a fare a meno di quella realtà. Ma me n'ero accorta troppo tardi, quando probabilmente tutto sarebbe giunto ad una fine.

Philippe rise, si prese gioco della nostra umanità di fronte alla paura della morte che forse lui ci avrebbe procurato.

Voi umani siete così...patetici.” disse, posò le mani sul tavolo e ci guardò, come se fossimo insetti pronti da calpestare e da veder soccombere. Dall'immagine che mi ero costruita dei vampiri, loro consideravano noi umani degli esseri insulsi e patetici, ma non perchè ci consideravano tali, alla fine lo erano stati anche loro un tempo. I vampiri, come Philippe e come anche Klaus sotto sotto, invidiavano gli esseri umani per la loro possibilità di poter cambiare, di evolversi nelle varie tappe della vita e di poter sperimentare ogni singola emozione con più profondità, in quello che era il ciclo della vita. Noi umani, d'altra parte, invidiavamo in loro l'immortalità e la mancanza di paura nei confronti della morte. Era un circolo vizioso che nuoceva da entrambe le parti.

L'unico che aveva avuto il coraggio di ammetterlo era stato Elijah, ma appena la mia mente elaborò quel nome, decisi di porre fine al flusso di quei pensieri.

Io sto per uccidervi entrambe. Il vostro ridicolo altruismo non vi servirà a scampare alla morte.” ci ricordò, guardando prima me e poi Rose. Ma il modo in cui guardava me, mi faceva intendere che a me avrebbe spettato una morte più dolorosa. Forse peggiore di quella che era toccata alla povera ragazza sul nostro letto. Ma prima aveva detto che doveva chiedermi delle cose, il motivo era però oscuro.

Velocemente, Philippe allungò una mano verso la mia nuca e mi prese i capelli in un pugno, li tirò con forza e mi scosse la testa con uno scatto che mi costò parecchio dolore, dovetti chiudere gli occhi per cercare di combatterlo. Rose intanto, assisteva impotente alla scena.

E ora...passiamo alle domande.” disse lui, il suo accento francese venne messo ancor più in risalto dal modo in cui lasciò che le parole sibilassero tra i suoi denti. Riaprì gli occhi e lentamente li volsi verso di lui, il suo sguardo era la perfetta rappresentazione della follia.

Che cosa sei tu?” mi chiese, pronunciando duramente ogni singola minuscola parola di quella domanda. Era una domanda che, inconsciamente, mi ponevo anche io nel profondo: anche se fingevo di non farci più caso, pure io spesso mi ritrovavo faccia a faccia con quella questione, visto che sembravo essere l'unica al mondo a non poter essere soggiogata dai vampiri.

Capì solo poco dopo, che Philippe però non si riferiva solamente a quella mia inspiegabile immunità nei confronti dei loro poteri. Mi lasciò lentamente i capelli, tirandoli un ultima volta come dimostrazione della sua forza nei miei confronti. Si rizzò sulla schiena e continuò a guardarmi, nel frattempo Rose era diventata come una spettatrice invisibile di uno spettacolo il cui finale sembrava già scritto.

Tu a Mikael non interessavi.” disse Philippe, posando le mani sul tavolo e fissandomi in maniera fastidiosa, intanto mi stavo massaggiando la nuca, dove lui aveva tirato i miei capelli con pochissima delicatezza. “Ti tiene d'occhio da molto, sai?”

Rabbrividì, allora era lui l'uomo che si nascondeva sotto il cappuccio? Non seppi cosa fare, abbassai lo sguardo e cercai di reprimere la paura che provavo in quel momento. Philippe ne rise compiaciuto, non doveva essere solo Klaus l'unico che provava piacere nel nutrirsi della paura altrui. Philippe arrivò quasi a farmelo rimpiangere.

Ma all'inizio stava solo valutando se colpirti o meno, essendo tu la sorellina Petrova.” continuò il vampiro, piegando la testa da un lato e osservandomi con un sorrisetto provocatorio sulle labbra. “Poi però...è apparsa nell'oscurità la figura di Bell.”

Ecco che pronunciò l'altro nome, quelle due sillabe capaci di farmi tremare per un tempo maggiore rispetto a quello utilizzato per pronunciarle. Due incubi, Mikael e Bell, che venivano fuori dalla bocca di un altro incubo.

Trovai la forza di guardarlo. Anche se stavo per morire, volevo almeno andarmene con quelle risposte ben chiare nella mia mente.

Piccola, se quell'uomo ti cerca, vuol dire che tu nascondi un terribile segreto, sai?” mi disse Philippe, facendomi di nuovo tremare.

Un terribile segreto.

Un segreto che non mi sarebbe sicuramente piaciuto conoscere, ma che, inevitabilmente, avrei dovuto scoprire prima o poi, dato che avevo attirato l'attenzione di quell'uomo, essere o qualunque cosa esso fosse, su di me.

E io devo sapere di cosa si tratta, prima di farti fuori.” concluse lui, mi guardò in attesa di una risposta e io non potei fare altro che scuotere la testa, per fargli capire che non ne sapevo nulla.

Ma Philippe sembrava non desiderare una risposta negativa, probabilmente Mikael l'aveva soggiogato a dovere, per indagare a fondo su di me e sul mio legame con Bell.

Ma perchè Mikael doveva essere interessato ad una cosa simile? Lui voleva solo uccidere me, Katerina e chiunque colmasse anche se di poco la solitudine che circondava Klaus, il suo vero e unico obiettivo. Cosa poteva esserci di così terribile dietro quell'uomo che tramava nell'oscurità da intimorire uno come Mikael?

Guardai Philippe, avrei voluto chiedergli cosa sapesse riguardo Bell ma dubitavo che potesse comprendermi, o peggio che volesse comprendermi.

Era solo un burattino che eseguiva gli ordini, lui voleva solo una semplice risposta che avrei potuto dargli anche se non potevo parlare. Voleva solo un segno, un cenno che gli facesse capire cosa ero.

Philippe rise, quando notò che il mio sguardo si era fatto interrogativo. Gli stavo ponendo una domanda nel mio silenzio, una domanda che lui colse al volo fortunatamente.

Irina, sei fortunata a rimanere all'oscuro di ciò che Bell è in realtà. È una verità che io al tuo posto non vorrei conoscere, visto che Mikael sa chi è e lo teme.” disse. E quella risposta, anche se vaga, mi bastò per farmi tremare di nuovo.

Se Mikael conosceva Bell e arrivava persino a temerlo, voleva dire che fino ad allora avevo sottovalutato il mio nemico. Avevo passato tutto il tempo a preoccuparmi di Mikael e a combattere Klaus, solo perchè ritenevo Bell la minaccia minore rispetto a loro due: i due originali stavano ferendo le persone che amavo, Bell invece era solo ed esclusivamente interessato a prendermi.

Ma perchè? E cosa significava che Mikael lo conosceva?

Perciò che cosa sei tu, ragazzina? Esigo saperlo.” ripeté Philippe, guardandomi fisso negli occhi mentre io evitavo di incrociare i suoi. Non avevo una risposta a quella domanda, l'avevo sempre evitata nella maniera migliore possibile, ma pensai che dovevo seriamente preoccuparmi.

Philippe si mise di nuovo dritto sulla schiena, mi guardò con aria di sfida e lasciò che il sorriso sulle sue labbra si spegnesse lentamente. Chinai la testa, tremavo così forte che dovetti stringere con forza i lembi della gonna per non smettere di respirare.

Mi ero dimenticata persino di Rose, che sedeva di fronte a me, con lo sguardo carico di paura che teneva rivolto sul mio viso. Con la coda dell'occhio, vidi Philippe strisciare verso di lei e quindi alzai la testa allarmata. Rose chiuse gli occhi e si morse le labbra, come se nella sua mente, stesse dicendo a sé stessa di non avere paura, ma il suo corpo reagiva in tutt'altra maniera.

Se stanno così le cose, vuol dire che devo spremerti un po', vero piccola Iry?” mi chiese Philippe, lanciandomi poi un'occhiata divertita, per un gioco che solo a lui sarebbe piaciuto intraprendere.

Scattai in piedi, come se una parte di me si fosse convinta che avrei potuto fermare il vampiro dall'avvicinarsi a Rose. Ma lui si fermò dietro la schiena della ragazza e mi puntò contro il dito.

Sta seduta, ti conviene.” mi minacciò, teneva lo sguardo puntato sulla testa di Rose che, intanto, aveva riaperto gli occhi, gonfi di lacrime che non sarebbe a lungo riuscita a trattenere.

Non sapevo che cosa fare: volevo impedire a Philippe di fare del male a Rose, ma temevo che agendo in maniera impulsiva, come il restare in piedi contro il suo volere, avrebbe solo peggiorato le cose. Perciò mi sedetti lentamente, lasciando però lo sguardo fisso sul vampiro.

Che cosa sei, Petrova?” chiese ancora lui, mi morsi le labbra fino a farmi quasi male. Non avrebbe accettato il fatto che non sapessi nulla, perciò cosa avrei dovuto fare?

Lui ascoltò il silenzio attorno a noi e continuò a restare alle spalle di Rose.

Pochi secondi dopo, lui decise di trasformare in orrore quel silenzio.

Vuoi sapere come mi sono trasformato?” mi chiese, accarezzò i capelli della ragazza e li slegò dalla crocchia in cui erano raccolti. Li osservai cadere, soffici e voluminosi, sulle spalle tremanti di lei.

Quello era un puro gesto provocatorio, Philippe sapeva giocare alla perfezione la tattica del terrore: bastava un solo tocco per far scattare la paura. Io lo sapevo benissimo, perchè avevo conosciuto il gioco preferito di Klaus.

Philippe posò le mani attorno al collo di Rose, la ragazza chiuse di nuovo gli occhi per trattenere il panico che la stava divorando. Sentivo che i polmoni necessitavano di più aria, mi ritrovai a respirare velocemente, con l'inquietante sensazione che stava per accadere qualcosa di terribile che non avrei potuto evitare. “È stato Joshua a farlo, poco prima che tu lo uccidessi.” raccontò lui, facendomi rabbrividire di nuovo, le sue mani avvolsero il collo di Rose accarezzandogli la pelle diafana. Mi sorrise e continuò il suo racconto. “Mi prese alla sprovvista, mentre passeggiavo nella foresta...mi fece bere il suo sangue e mi uccise. Sai, lo odiai per quello che mi aveva fatto ma poi...l'immortalità è un piatto troppo buono per rifiutarlo.”

Abbassai lo sguardo sulle sue mani, che continuavano a scorrere avanti e indietro lungo il collo di una singhiozzante Rose.

Quindi, quando Mikael è venuto da me, per chiedermi di aiutarlo a colpire Klaus, non ho potuto non accettare. Era grazie a lui...se finalmente potevo essere qualcuno di grande.” concluse.

Mandai giù il groppo che mi bloccava la gola, ma Rebekah non si era accorta di nulla? Era pur vero che Philippe era solo un giocattolino per lei, ma avrebbe dovuto accorgersi che il cuore del suo compagno non batteva più.

Tenerlo nascosto alla sorellina di Klaus è stata una cosa facile. A lei non importa nulla di me, perciò starle vicino il minimo necessario non le ha creato problemi. Poi non è molto intelligente, penso che tu sia d'accordo con me.” disse poi, con una punta di acidità. Pensai che lui doveva davvero aver provato qualcosa per Rebekah e il fatto che lei lo avesse solo usato, era un fattore che accresceva la sua follia

Smisi improvvisamente di pensare.

Troppo rapidamente, Philippe si portò il polso alla bocca e lo morse con forza, come se non fosse parte del proprio corpo. Il sangue fuoriuscì dalla sua carne, macchiandogli le labbra.

Scattai nuovamente in piedi, quando vidi il ragazzo posare con irruenza il polso ferito sulle labbra di Rose, la ragazza si divincolò, ma il vampiro premette ancora con più forza in modo che lei potesse bere il suo sangue.

Sai cosa significa subire quella trasformazione, Iry?” mi chiese Philippe, tenendo la mano libera sulla testa di Rose, come per impedirle di muoversi troppo. “È un processo che non puoi combattere, proprio come la morte. Puoi solo restare fermo, impotente e subire il cambiamento...sentì che tutto il mondo attorno a te si trasforma, percepisci ogni singolo rumore, ogni singolo battito di cuore e sentì sempre un brontolio allo stomaco che non si combatte con un pezzo di pane.”

Abbassai lo sguardo su Rose e strinsi i pugni, lei aveva gli occhi aperti su di me come per implorarmi di aiutarla.

Valutai la situazione in quell'unico secondo che mi fu concesso per pensare, avevo lasciato il pugnale in camera di Elijah e non avevo nulla con cui difendermi contro Philippe ma dovevo comunque fronteggiarlo.

Scattai verso di lui, ma in pochissimi secondi successe il tutto: il vampiro staccò il polso dalla bocca di Rose, lei tossì come in preda a dei conati di vomito, mentre si toccava le labbra per sperimentare sotto le sue dita il sangue che le bagnavano.

Subito dopo, Philippe posò le mani sul collo di lei e lo spezzò con un solo colpo netto.

Il rumore delle ossa che venivano rotte dalla furia del vampiro rimbombò nella mia mente, il corpo immobile di Rose cadde a terra, con la schiena rivolta verso l'alto e le braccia che giacevano a penzoloni accanto al suo corpo. Dopo un attimo di tremenda incredulità, mi chinai su di lei in lacrime, la presi tra le braccia e la scossi come se volessi destarla da un sonno troppo lungo.

Ma lei era caduta nel sonno eterno. Il suo bel viso pallido era privo della luce che lo illuminava in vita e che mai più lo avrebbe illuminato.

Rose sarebbe diventata il suo peggiore incubo, per colpa mia.

Se io non fossi scappata, se non fossi giunta da lei per aiuto, se non fossi uscita subito oltre la soglia della porta di casa sua per raggiungere Philippe, lei non sarebbe mai morta.

Lei aveva il sogno di voler restare umana, di vivere tutte le esperienze della vita da umana e io l'avevo privata di quella fantasia semplice e comune in tutti i mortali.

Philippe restò in piedi accanto a me, sembrò ridere di ogni singola lacrima che scivolava sul mio viso, mentre io osservavo il volto rigido e fermo di Rose. Sembrava un angelo caduto troppo presto e con troppa violenza e che poi si sarebbe risvegliata nell'inferno che l'attendeva.

La sete di sangue si fa sempre più forte, cresce sempre di più fino a quando non la si può più sostenere. È una dolce tortura che ti porta a compiere un orrore inimmaginabile che la tua mente vuole combattere ma che il tuo corpo non può contrastare.” concluse Philippe, ma allontanai ogni singola parola che usciva dalla sua bocca per non esplodere di rabbia. Continuavo a scuotere Rose, come se sperassi di cambiare ciò che era successo pochi attimi prima.

Era colpa mia, le avevo distrutto la vita attraverso le mani di Philippe.

Lo guardai interrogativa, volevo trovare un significato logico a quello che era appena successo, anche se dentro di me, sapevo che il tutto era nato dal folle gioco messo in atto dal vampiro.

Poche storie, tesoro.” mi disse, come se me la stessi prendendo per un dispetto da poco. “Tornerà in vita e sarà immortale. Diciamo che ho rimediato a Mikael una nuova adepta.”

Strinsi i pugni e tenni Rose più vicina a me, volevo smetterla di piangere ma non ci riuscivo.

Odiavo quello che avevo appena causato, ad una persona buona come Rose poi.

Lui si chinò su di me, volle ricordarmi quanto le mie mani fossero sporche quanto le sue, sfiorandomi i capelli con la mano. Ritrassi rabbiosamente la testa e lo guardai con sfida, sapevo che i miei occhi non gli avrebbero fatto nulla purtroppo ma dentro di me speravo quasi che potessero ucciderlo.

Allora vuoi rivelarmi il tuo piccolo segreto prima di morire o ti ammazzo subito?” mi chiese, piegando la testa da un lato in modo da studiare il mio viso. La sua mano continuava a cercare i miei capelli, non capivo perchè fossero tutti in fissa con volermi torturare in quel modo.

La morte stava arrivando anche per me, perchè se Philippe non avesse avuto le sue risposte, io potevo anche soccombere.

Abbassai lo sguardo su Rose, nel giro di qualche minuto o di qualche ora si sarebbe probabilmente risvegliata. Ma mi avrebbe trovata sicuramente morta e se mi avesse odiata per quello che era successo, non l'avrei biasimata.

In quel momento però, non m'importò di morire. Mi dispiaceva solo aver compiuto tutti quegli errori in una sola giornata: mi ero ingenuamente fidata di Klaus, avevo lasciato che mi portasse via mia sorella e che vincesse di nuovo su di me, avevo scoperto la profondità dell'odio nero che provavo per lui. Per non parlare dell'altra faccia della medaglia che avevo scoperto: ossia, quello di provare qualcosa di troppo forte che non avrei potuto più sorreggere ora che avevo perso la persona a cui era rivolto.

Quando pensai ad Elijah, mi sentì davvero morire. Il dolore che provai in quel momento non sarebbe stato nemmeno lontanamente paragonabile a quello che Philippe aveva in mente di fare.

L'unica cosa che realmente mi dispiaceva era non poter dire delle semplici parole ad ogni singola persona il cui ricordo mi attraversava la mente in quel momento.

Mi dispiace.

Quelle due parole erano per Rose, per ringraziarla della sua amicizia e per dirle quanto mi sentissi in colpa di fronte alla sua morte. La strinsi più forte a me e posai il mento tra i suoi capelli rossi.

Ti voglio bene.

Quelle erano per Katerina, nonostante in quel momento probabilmente mi stava odiando per un tradimento che non avevo compiuto, avrei tanto voluto che lei sapesse quanto le avevo voluto, le volevo e le avrei voluto bene, qualsiasi fosse stata la realtà che mi attendeva dopo la morte.

Chiusi gli occhi quando pensai alle parole che avrei invece voluto dire ad Elijah. Non ce la feci nemmeno a realizzarle in semplici pensieri, mi provocavano un vuoto dentro che mi toglieva il respiro e mi facevano desiderare che la mia vita non stesse davvero per finire.

Avrei voluto rivederlo almeno per un'ultima volta, perchè il mio ultimo ricordo di lui non era stato del suo lato migliore. Ripensai al suo sorriso, al modo che aveva di guardarmi per non farmi sentire sola, al modo in cui mi parlava come se non fossi una ragazzina, ma una donna che poteva comprendere la grandezza del suo animo. Era la prima persona per cui avrei davvero desiderato avere voce, perchè quelle due semplici parole che mi spaventavano anche solo a pensare, non sarebbero bastate per dirgli quanto realmente ci tenessi a lui.

Strinsi più forte Rose a me, le lacrime scesero più velocemente e mi sentì in colpa nel bagnarle i capelli dopo che le avevo portato via tutto. Philippe mi stava ancora osservando, dovevano essere passati pochi istanti da quando mi aveva posto quella domanda, eppure mi sembrava che mi fossi persa nei labirinti della mia mente per molto più tempo.

Va bene, non sai niente e perciò sei inutile. Posso anche ammazzarti e lasciarti sul letto di uno dei tuoi amici originali come ricordo...” disse, la sua mano si fermò sopra la mia nuca. Sentivo le sue dita stringere su di essa mentre la presa si faceva sempre più salda, come se volesse staccarmi la testa in quel momento. Ma i miei ultimi pensieri da viva non erano esauriti, mi ritrovai ad elaborare nella mente altre parole, indirizzate all'ultima persona al mondo a cui avrei voluto pensare. Parole che tempo prima, quando la mia vita era ancora nulla, avevo rivolto a me stessa, sperando che un giorno si realizzassero.

Spero che un giorno tu conosca la vera felicità.

Riuscì a fare in modo che quelle parole assumessero una voce dentro la mia mente, ma non mi capacitai a riconoscere la persona a cui avrei voluto rivolgerle. Il suo nome rimase avvolto nell'oscurità, in un angolo nascosto della mia mente che si rifiutava di dargli una essenza.

Philippe, comunque, non permise alla mia mente di pensare ad altro: mi spinse a terra,sulla schiena. Mi allontanai dal corpo privo di vita di Rose e caddi sul pavimento dolorante, di fronte al camino e sentì la fiamma trasmettere calore sulla mia pelle.

Sentivo il vampiro dietro di me, strisciai lungo il pavimento anche se non sapevo dove volevo andare. Philippe però mi afferrò per i capelli e mi tirò su da terra, mi morsi le labbra per trattenere il dolore e lui mi si parò davanti, quando ormai ero praticamente in piedi.

Mi sorrise, quanto amavano i vampiri ridermi in faccia, lo sapevano solo loro.

Sono indeciso sul come ammazzarti...ti strappo il cuore e ti succhio via il sangue lentamente, lasciando che tu senta la tua vita fluire via sempre più?”

Da come espresse la seconda opzione, che gli parve quella più eccitante probabilmente, capì che avrebbe scelto quella. Trovai la forza di guardarlo, non avevo più lacrime e voglia di lasciarle scorrere, perciò mi limitai a posare gli occhi su di lui con sfida.

Philippe lasciò cadere lo sguardo sul collo, dove la ferita infieritami da Klaus era ancora visibile. La studiò a lungo e il suo sorriso si fece più largo. “Oh qualcuno ti ha già assaggiata a quanto pare...” disse, la sua mano stringeva ancora i miei capelli e li teneva arrotolati attorno alle dita.

Peccato, mi sarebbe piaciuto essere il primo.”

Conclusa quella macabra frase, vidi la sua faccia assumere un'espressione spaventosa con i canini sporgenti e gli occhi dilatati. Chiusi con forza le palpebre, in attesa che il suo morso raggiungesse la mia pelle.

Ma non successe mai: un rumore bloccò Philippe, lo vidi smettere di avvicinarsi al mio collo quando la porta venne spalancata di colpo da una specie di forza invisibile.

Ci voltammo all'unisono, la porta cigolò nuovamente, sbattendo sulla parete retrostante per via del vento. Ma non c'era nessuno là., solo l'oscurità del cielo nero all'esterno che veniva quasi sfiorato dagli alberi.

Philippe si guardò attorno, mi buttò a terra con un colpo e caddi sopra il gomito, facendomi male. Guardai i suoi piedi avvicinarsi alla porta, per poi arrestarsi nuovamente al suono di un altro rumore.

A sbattere stavolta, toccò alle persiane delle finestre sulla parete alle mie spalle. Mi voltai in tempo per vederle muoversi sempre più lentamente fino a restare poi immobili.

Cosa stava succedendo, non lo sapevo. Mi era solo chiaro che il cuore mi batteva a mille per la paura e Philippe mi sembrava più spaventato di me.

Si guardava attorno come un cucciolo smarrito, che non capiva cosa stesse capitando attorno a lui. “Ma che diavolo sta succedendo?” chiese, girando su sé stesso.

Mi misi a sedere sulle ginocchia, stringendomi il braccio dolorante al petto e cercando di capire cosa fosse appena successo. Philippe parve impazzire, quando sentì di nuovo un rumore, proveniente da un punto vicino alla porta.

Ora basta giocare.” disse. “Facciamola finita.”

Si voltò verso di me, avanzò velocemente come se alla fine avesse deciso di porre fine alla mia vita nella maniera più rapida possibile. Mi alzai in piedi e mi accorsi che qualcosa aveva bloccato l'avanzata del vampiro, sbarrò lo sguardo fissando un punto alle mie spalle.

Arretrò, deglutendo visibilmente e allora seguì il suo sguardo.

Il lupo.

Era dietro di me e teneva i suoi occhi di ghiaccio puntati su Philippe, il muso era chinato verso il basso, proprio come se stesse per attaccare il suo nemico.

Che non ero io.

Mosse leggermente la coda per un solo attimo e avanzò, spostando le zampe anteriori verso di me. Sentii l'impulso di spostarmi per non ostacolare il suo cammino. Quello che stava succedendo era a dir poco assurdo, non solo il lupo era entrato misteriosamente in casa, in quella maniera a dir poco assurda, ma stava anche guardando fisso il vampiro riuscendo ad incutergli timore.

E un vampiro poteva spaventarsi così tanto alla vista di un animale? Ogni passo in avanti del lupo ne valeva dieci indietro del vampiro.

I loro occhi non smisero di fissarsi nemmeno per un attimo. Lanciai un'occhiata a Rose che giaceva ancora a terra, sarei potuta scappare approfittando della presenza dell'animale ma non mi andava di abbandonarla visto il ritorno che la attendeva.

Tu...” Philippe pronunciò quella parola, continuando ad osservare il lupo che proseguiva verso di lui.

Come se riconoscesse qualcosa in lui.

L'animale abbaiò per pochi istanti, poi si scagliò addosso a Philippe, ringhiandogli contro e tenendolo contro il pavimento con le zampe.

Qualcosa mi disse che era il momento di scappare. Superai rapidamente Philippe, facendo il giro largo del tavolo per fare in modo che il vampiro non potesse toccarmi. Quando varcai la soglia d'uscita, sentì i rumori della lotta alle mie spalle e mi parve di udire l'animale gemere.

Combattei con il sonno e la stanchezza, mentre i miei piedi correvano lungo il prato e si dirigevano verso la foresta. Le urla di Philippe ruppero il silenzio, non riuscì nemmeno ad avere il tempo per accelerare il passo, che lo sentì alle mie spalle e mi spinse contro un albero. Il mio viso finì violentemente sulla ruvida corteccia, che graffiò la pelle facendo fuoriuscire subito un rivolo di sangue dalla guancia destra. Philippe mi prese per la spalla e mi costrinse a voltarmi verso di lui, in maniera che potessi guardarlo in viso. Presi dei lunghi respiri per cercare almeno di mostrarmi calma, ma il sangue che bagnava il mio viso stava accrescendo visibilmente la rabbia che segnava il viso del vampiro.

I suoi occhi erano nerissimi e la bocca emetteva un ringhio prolungato, ostacolato però dalle labbra serrate. Chiusi gli occhi, quando la sua mano salì al mio collo e lo strinse.

Ti è andata male, ragazzina.” disse, scoppiando poi a ridere a metà della frase. Istintivamente, mi chiesi cosa fosse accaduto al lupo. Sperai di non aver causato anche la sua di morte.

La presa si fece più stretta, impedendomi di respirare regolarmente. Circondai il suo polso con le mie mani, sperando che così facendo lo spingessi ad allentare la stretta.

Mossa inutile, come lo ero io in quel momento.

L'operazione di salvataggio non ti è ben riuscita.” disse lui, con voce roca. Capì che la fine era vicina, quando lo vidi scattare in avanti per mordermi. Chiusi gli occhi, attendendo l'ultimo dolore prima della morte. Mi bastò un secondo per arrendermi, era davvero finita.

Fossi in te non lo farei.”

Quella voce, marcata da quel forte accento che avrei saputo riconoscere tra molti, ruppe il silenzio.

Io aprì gli occhi, Philippe si fermò.

Entrambi volgemmo lo sguardo verso la figura di Klaus alle spalle del francese. La presa sul collo si allentò lentamente, man mano che il sorriso sulle labbra dell'originale si spegneva sempre di più, lasciando posto ad una espressione fredda che avrebbe fatto paura anche al più impavido dei nemici. Philippe tremò e la cosa mi fece quasi sorridere, facevano tutti i gradassi con gli umani ma si spaventavano a morte di fronte agli originali.

Philippe trovò però la forza di ridere, mi tirò a sé e fece aderire perfettamente la mia schiena al suo petto, in modo che potesse cingermi il collo con entrambe le braccia. Klaus non mi guardò per un solo istante, i suoi occhi erano fissi solo sul vampiro e rimase immobile con le mani dietro la schiena. Mi mancò di nuovo il respiro, mi chiesi cosa avesse in mente di fare l'originale.

Perchè dal suo sguardo, mi parve che avesse intenzioni poco carine nei confronti di Philippe. Ma anche nei miei confronti, ricordavo perfettamente il modo in cui i suoi denti avevano affondato nella mia carne.

Niklaus, io non ho paura di te.” disse Philippe, ma tremava così tanto che smascherò da solo la sua bugia.

Dal tuo sguardo non direi.” lo provocò Klaus, gli sorrise in quel modo che solo lui sapeva fare. Tastai con forza le braccia muscolose di Philippe, avevo bisogno d'aria e sentivo che mi mancava da troppo. Solo in quel frangente, Klaus abbassò lo sguardo su di me.

Philippe tremò più forte, fece un passo indietro quando Klaus ne fece uno avanti. “Se ti avvicini, l'ammazzo!” lo minacciò. Dubitavo che la minaccia avesse davvero avuto effetto, a Klaus non importava nulla di me e mi aveva chiaramente detto che ricambiava l'antipatia che provavo per lui.

Klaus sorrise, dando così valore alla mia teoria. “Uccidila pure.” gli disse, mi morsi il labbro per la rabbia. “Ma poi sai cosa ti aspetta.”

Lo stava sfidando. Mentre lui teneva in mano la mia vita, lui lo stava provocando per vedere quanto la paura che Philippe provasse nei suoi confronti, fosse profonda.

Era proprio un bastardo, non avrei mai smesso di pensarlo.

Philippe non lo fece, qualcosa lo bloccava dal spezzarmi il collo in quel preciso momento. “Mikael ti ucciderà prima di quanto tu creda.” gli disse, con un ghigno forzato sulle labbra.

Klaus si fermò, i suoi occhi si sbarrarono e si riempirono di paura. Non li avevo mai visti sotto quella luce, in quel momento il ragazzo parve umano come mai si era mostrato.

Ma non mi piacque vederlo così terrorizzato, sopratutto per via della sua figura paterna.

Philippe rise di quella sua improvvisa umanità. “È la fine per te ormai. Lui ti porterà via tutto, ancor prima che tu possa realizzare di essere rimasto solo.” disse. Klaus abbassò lo sguardo per un attimo, i suoi occhi erano sbarrati e la bocca dischiusa in un lieve respiro.

Mi divincolai, quando il vampiro alle mie spalle trovò ancora la forza di premere sul mio collo.

L'improvvisa debolezza di Klaus glielo aveva permesso.

Hai paura eh? Intanto perchè non cominciamo con l'uccidere questa mocciosetta che tanto ti sta simpatica?” lo provocò Philippe.

Stava per spezzarmi il collo, lo avvertì impercettibilmente quando la sua presa di fece davvero più salda. Chiusi gli occhi, attendendo il momento della morte.

Ma Klaus interruppe di nuovo quel momento: sorrise, cogliendo di sorpresa sia me, che il nostro nemico comune.

Valutai attentamente il suo sorriso: era visibilmente forzato, come se volesse nascondere la sua paura e infondersi coraggio. “Non temere, il mio piano contro Mikael è già in atto.” gli disse. “Della ragazzina non m'importa nulla, almeno non a me.”

Non capimmo quel suo modo di parlare, ma sobbalzai quando Philippe gemette di dolore. Lo sentì drizzarsi sulla schiena, la sua presa si fece improvvisamente nulla e lo sentì cadere pesantemente a terra. Avendo fatto leva sul suo stesso equilibrio, stavo per cadere anche io di schiena per terra.

Quando qualcuno impedì la mia caduta.

Sentì delle braccia passarmi sotto le spalle e vidi i palmi aperti di due mani davanti ai miei occhi, all'altezza dei gomiti. Una delle due era sporca di sangue, in quel gesto sembrava che chiunque fosse al mie spalle non volesse sporcarmi di rosso. Sentì un respiro soffiare lentamente sul mio orecchio destro, trasmettendomi una sensazione di improvvisa tranquillità.

Stai bene?”

Avevo riconosciuto subito la persona che si trovava alle mie spalle: il modo in cui mi stava sorreggendo, la maniera in cui la mia schiena veniva attraversata da intensi brividi...non poteva essere che lui. La sua voce servì solo a confermare ulteriormente la sua presenza.

Volsi la testa da un lato e incrociai lo sguardo di Elijah, restammo in quella posizione per pochi ma interminabili secondi. Poi abbassai lo sguardo sul cadavere sul terreno, Philippe aveva praticamente un buco di sangue sulla schiena e non ci misi molto a fare due più due riguardo la morte che lo aveva raggiunto.

Ma si dimenticano sempre di te, fratello? Sono così tutti presi da me che non ti sentono mai arrivare...” disse Klaus, guardandoci con freddezza. Io ed Elijah lo guardammo, Klaus sembrava aver perso la sua solita spavalderia dopo le parole di Philippe. Il suo sorriso di poco prima era solo una breve parentesi usata per mascherare quello che realmente stava provando.

Elijah mi aiutò ad alzarmi, non riuscivo a guardarlo più di tanto in volto, perchè avevo ancora in mente la discussione, dolorosa per me, di quella sera. Mi sforzai di non guardare nemmeno il cuore che giaceva sull'erba fuori dal petto di Philippe e deglutì, mi massaggiai il collo dolorante e tossì come se mi fossi ricordata che ero stata quasi privata dell'ossigeno per troppo tempo.

Klaus continuava a guardare verso di noi, ero sicura che si aspettasse che dietro quegli omicidi ci fosse Mikael, ma probabilmente qualcosa dentro di lui si era sforzata di allontanare quella paura da sé. Fino a quando Philippe non aveva deciso di uccidergli quella speranza.

Restai accanto ad Elijah, che intanto stava osservando il cadavere dietro di noi, con il pensiero di liberarsene probabilmente. Mi ero dimenticata in un solo secondo tutto quello che era successo in quella giornata infernale e tenevo lo sguardo fisso su Klaus.

Era inutile che si sforzasse di trattenerla, sul suo volto era chiaramente riflessa l'immagine della paura.

Aveva detto poco prima che aveva un piano ben preciso contro Mikael, ma era normale avere comunque paura lo stesso, sopratutto con un nemico del genere.

La prossima volta che ti va di scappare e metterti nei guai, fai un fischio.” disse poi, stringendo i denti come se volesse minacciarmi. Come al solito, preferiva rapportarsi con gli altri nel modo che sapeva fare meglio.

Chissà perchè, delle volte, quasi volevo pretendere che lui si sforzasse di essere sincero.

Non ho tempo di starti a rincorrere sempre.” concluse poi, mi guardò a lungo come in attesa di una qualche mia risposta. Ma ero stanca, assonnata, ferita e non mi andava di litigare con lui, non dopo che mi aveva comunque salvato la vita.

Perchè era quello che aveva fatto, anche se nel suo solito modo pericoloso. Dovevo ringraziare Elijah quanto lui, dovevo ammetterlo e accettarlo sopratutto.

Mi toccava mettere da parte l'astio che nutrivo nei suoi riguardi e accettare quella cosa.

Smettiamola con queste storie, Niklaus. Troviamo un posto per seppellire questo maledetto...” disse Elijah, mi lanciò un'occhiata veloce come per dirmi di non guardare il cadavere a terra. Mi portai i capelli mossi dal vento dietro l'orecchio e distolsi lo sguardo, proprio come lui voleva che facessi. Klaus si avvicinò rapidamente a noi, per un attimo temetti che volesse farmela pagare per essere di nuovo fuggita: il mio cuore iniziò a battere all'impazzata per la paura, ma sembrò quasi arrestarsi un attimo quando lui si limitò a fermarsi al mio fianco.

Non mi guardava, se ne stava ad osservare il fratello che prendeva i piedi di Philippe. Elijah non aspettò le direttive di Klaus, sembrava ancora in collera con lui malgrado avessero agito insieme nel tentativo di salvarmi la vita.

Non diciamo nulla a Rebekah, limitiamoci a dirle che il suo fidanzato se n'è andato.” disse Klaus, mentre Elijah trascinava il corpo verso l'albero. “Non voglio che si spaventi per la storia di Mikael.”

Rimasi immobile, guardai prima Elijah poi Klaus e rimasi colpita dal fare protettivo di quest'ultimo nei confronti della sorella. La famiglia per lui, come per Rebekah e lo stesso Elijah, era tutto. Gli posai involontariamente la mano sulla spalla, la tranquillità con cui compì quel gesto mi parve innaturale e Klaus si voltò confuso verso di me.

Anche Elijah mi guardò, lasciando un attimo cadere pesantemente le gambe di Philippe a terra.

Grazie.”

Mossi le mani lentamente, ma solo perchè mi sentivo debole e affaticata da quella giornata. Entrambi seguirono i miei movimenti, anche se dovevo essere furibonda con Klaus e imbarazzata con Elijah. Preferì passare sopra a tutto, l'importante era che fosse andato tutto bene.

Poi però mi ricordai di Rose e venni presa di nuovo dal panico. Non era andato bene nulla.

Mi voltai verso la casetta a pochi metri di distanza da noi.

Non ci devi ringraziare, devi limitarti solo a stare ferma e buona e non combinare danni...” mi stava rimproverando Klaus, ma si fermò quando mi vide correre verso l'abitazione di Rose. Entrambi gridarono il mio nome, riconobbi la voce di Elijah che assunse un suono interrogativo, mentre quello di Klaus aveva, come al solito, un suono rabbioso.

Corsi lungo la stradina in salita, per poco inciampai sui miei stessi piedi per quanto ero provata da tutto. Mi avvicinai alla porta, ma Rose mi anticipò: quando la vidi apparire sulla soglia della porta, con il volto pallido e mentre si massaggiava il collo come per cercare qualcosa di rotto, per poco mi venne un colpo al cuore. Ci guardammo a lungo, lei sembrò trovare il senso di colpa nei miei occhi e provò a lenirlo con un sorriso.

Come poteva sorridere dopo che l'avevo buttata nell'inferno con le mie stesse mani?

Klaus ed Elijah giunsero dietro di me e Rose rabbrividì quando li vide arrivare.

Tutto bene, Rose?” chiese gentilmente Elijah. A Klaus non interessava, lanciò una lunga occhiata alla ragazza per poi darci le spalle e alzare lo sguardo al cielo.

Guardai oltre Rose, appena mi ricordai del lupo ma lui sembrava essere scomparso.

Sì, sto bene.” rispose lei. “Eccetto qualche livido.”

Pensai di aver capito male, le lanciai un'occhiata per chiederle cosa stesse facendo. Era entrata nella fase della transizione e aveva bisogno di aiuto. Elijah avrebbe potuto aiutarla.

Poi mi ricordai di quanta poca fiducia lei nutrisse nei confronti dei vampiri.

Rose ricambiò il mio sguardo e percepì il messaggio nascosto nelle sue iridi: dovevo lasciare nell'oscurità quello che era successo. Ma perchè? Non trovai una risposta davvero chiara,, l'unica certezza che avevo in mano era che avevo causato io tutto quell'inferno per Rose.

Sicura?” chiese Elijah, non era stupido e quindi non si lasciava sfuggire certe espressioni facciali. Sopratutto se erano sul mio viso.

Klaus sbuffò, si avvicinò rapidamente a me e mi prese per il polso. “Basta chiacchiere, avete allungato anche troppo la mia giornata.” disse e mi tirò verso di sé, non opposi resistenza solo perchè stavo per cadere a terra per il sonno e il dolore dopo tutto quello che era successo.

Puoi fare piano, per favore?” lo rimproverò Elijah a denti stretti.

Tu liberati di quel corpo.” rispose Klaus, facendo capire che non aveva voglia di intrattenersi in discussioni. Elijah trattenne la rabbia, solo perchè anche lui non aveva voglia di discutere.

Mentre ci allontanavamo, guardai un'ultima volta verso Rose che si stava chiudendo la porta di casa alle spalle.



Prima di andare a dormire, passai in camera di Katerina per assicurarmi che stesse bene.

Fortunatamente, non era stata avvisata riguardo la mia “fuga” e stava dormendo tranquillamente sotto le coperte. Cosa che dubitavo avrei potuto fare io.

Camminai lungo i corridoi bui, cercando di raggiungere la mia camera e la mia testa vagò tra mille pensieri. Erano tante le cose che mi preoccupavano: Mikael ,Bell, la sparizione del lupo e sopratutto la trasformazione di Rose, per cui mi sentivo ancora in colpa.

Mi portai una mano sulla fronte e mi stropicciai poi gli occhi, dovevano essere le due o le tre di notte e io non avevo chiuso occhio. Sulla guancia la ferita provocata dall'albero aveva smesso di sanguinare, ma il graffio sarebbe rimasto per un po' di tempo.

In quel momento, mentre sforavo quel segno con le dita, mi ripromisi di andare a trovare Rose la mattina successiva, per verificare come stesse: l'ultima immagine che avevo di lei, era del suo viso troppo pallido per essere vivo. Cosa che purtroppo lei non era più.

Raggiunsi la camera e posai la mano sul pomello della porta, lasciai che la colpa che avevo pesasse sul mio petto. Niente mi avrebbe fatto cambiare idea: se io non fossi andata da lei, Rose sarebbe stata ancora umana.

Aprì la porta lentamente, quando scorsi la punta del letto mi sentì quasi sollevata dall'idea di farmi accogliere dalle sue lenzuola. Un bel sonno, se fossi riuscita a chiudere gli occhi però, era proprio quello di cui avevo bisogno in quel momento.

Volevo solo annullare tutti i miei pensieri e magari sognare qualcosa di più positivo rispetto alla realtà. Ma quando la porta fu completamente aperta, notai la figura seduta sul mio letto, come per ricordarmi che avevo anche problemi personali e quasi normali, che non sarei riuscita ad ingnorare.

Elijah alzò lo sguardo su di me, rimasi con la mano sul pomello della porta e lo fissai a lungo. La sua presenza lì mi stupì, mi spaventò e mi imbarazzò anche: mi ritrovai ad abbassare gli occhi per la vergogna, dopo la brutta discussione che avevamo avuto quella sera.

Ripensai al suo viso trasformato e rabbrividì.

Ma non cambiò quello che stavo provando per lui in quel momento. Mi sentì una stupida nell'avergli rivelato ciò che provavo, prima di aver pienamente realizzato per me stessa la forza di quei sentimenti. Iniziai a torturarmi le mani, tirando le dita e muovendole lungo il palmo della mano opposta. Lo sguardo era fisso a terra, ma voleva guardare quel viso di marmo di fronte a me.

Dobbiamo parlare.” mi disse Elijah, non era freddo né arrabbiato, ma non riuscì a riconoscere quale emozione ci fosse nella sua voce. Si alzò in piedi e in quel momento mi chiusi la porta alle spalle.

Restammo a debita distanza, immobili e con gli sguardi fissi l'uno nell'altra.

Mi dispiace per stasera, non volevo perdere il controllo.” si scusò lui, prendendomi alla sprovvista. Ero sicura che avrebbe cominciato con il rimproverarmi per essere scappata via oppure continuando a marciare sulla teoria che sarei dovuta tornare in Bulgaria. Invece non lo aveva fatto e mi chiesi se, in quella discussione, ci sarebbe anche stato spazio per discutere di quella cosa.

Sperai di no, perchè sapevo che risvolti avrebbe preso la discussione. Mi ero illusa e basta, non ero all'altezza di un uomo come Elijah.

Non voglio che tu torni in Bulgaria, perchè so che tu non lo vuoi. Ma volevo solo proteggerti da tutto e mi rendo conto di aver optato per la scelta che ti avrebbe ferita di più.” disse lui, spalancando le braccia per un istante, i suoi occhi neri continuarono a fissarmi intensamente e io non riuscì a sostenerli. Presi un lungo respiro, quando calò un profondo silenzio.

Avrei voluto dirgli tante cose: che non ero arrabbiata, non ero delusa e nemmeno ferita ma non riuscì ad esprimere nessuna di quelle tre cose. Perchè quei sentimenti li provavo tutti nei confronti di me stessa in quel momento.

Non preoccuparti.” gli dissi muovendo velocemente le mani. Fu tutto quello che riuscì a trasmettergli in quella circostanza e lui sembrò accettarlo.

Intanto ,dentro di me, pregavo che non venisse fuori quell'argomento che tanto mi spaventava e che mi faceva scoppiare il petto per l'imbarazzo.

Ero convinta che Elijah non provasse le stesse cose che provavo io, ma pensai che il suo comportamento quasi violento di quella sera fosse stata una farsa. Altrimenti perchè poi scusarsi con me, in quella maniera così sincera? Ma quello non provava nulla, Elijah ci teneva a me e lo aveva sempre dimostrato. Solo che mi addolorava che non potesse tenere a me in quel modo.

Se non gli avessi detto nulla, se non fossi stata presa dalla paura di perderlo e mi fossi tenuta quei sentimenti per me, forse avrei fatto la miglior cosa.

Ma piangersi addosso non serviva a nulla, per la prima volta in vita mia avevo parlato sia con lui che con Klaus e mi ero sentita bene quando lo avevo fatto. Il risultato non importava.

Elijah fece un passo verso di me, poi ne fece un altro e ci ritrovammo vicini. Trovai il coraggio di alzare lo sguardo su di lui, sentendomi andare il viso in fiamme.

Voglio che tu sappia che ho preso un'altra decisione, ma forse sono stato egoista nel prenderla.” mi disse e quando vide il mio sguardo interrogativo, riprese a parlare. “Voglio che tu resti qui.”

Spalancai gli occhi per la sorpresa che quelle parole mi provocarono, piano piano il mio cuore iniziò a battere sempre più veloce mentre mi perdevo nei suoi occhi sinceri. Era stata quella la sua decisione egoistica? Ma era la stessa cosa che volevo io, restare in Inghilterra, perciò non era affatto egoistica.

Ti proteggerò io da tutto: da Klaus, Mikael, Bell e chiunque altro anche solo oserà farti del male.” pronunciò quelle parole con durezza, quasi stringendo i denti, come se il solo pensiero che qualcuno potesse farmi del male, lo stesse logorando. “E persino da me.”

Quell'ultima frase non mi fu chiara, corrugai la fronte e studiai a lungo il suo viso: di nuovo quell'inspiegabile senso di colpa che avevo già visto poche ore prima sul suo volto.

Abbassai la testa sulle mie mani, intrecciate tra di loro e poi sorrisi. Averlo accanto mi bastava, anche se non necessariamente nel modo in cui volevo io.

Ma mi bastava.

Lo ringraziai e gli sorrisi, per dirgli che non doveva sentirsi in colpa di nulla. Non m'importava più di tanto dei segreti che si nascondevano dietro la sua famiglia, m'importava solo che lui fosse con me. L'indomani gli avrei detto della parola doppelganger, di ciò che Philippe mi aveva raccontato quella sera e tutto il resto.

Gli avrei rivelato tutto, proprio come facevo prima che la consapevolezza di provare un altro sentimento per lui si facesse largo dentro di me.

Elijah annuì, mi studiò a lungo e con attenzione e per un attimo pensai che volesse parlare del bacio.

Ma non lo fece. E la cosa, anche se mi ero preparata ad accettarla, mi fece male.

Buonanotte allora.” mi disse, mi posò una mano sulla testa e mi superò. Chiusi gli occhi, quando provai di nuovo quel senso di stupidità che mi faceva scoppiare la testa e il cuore.

Mi grattai la fronte, mentre ascoltavo i lenti passi di Elijah che si allontanavano verso la porta.

Ma che mi era venuto in mente? Risi di me quando pensai che forse Elijah avrebbe deciso di parlare del bacio. Non ne aveva motivo, perchè io mi ero solo illusa.

Era evidente ormai.

Stavo ascoltando così tanti rimproveri da parte della mia mente, che non mi accorsi di come i passi di Elijah si erano improvvisamente arrestati.

Sentì un braccio cingermi i fianchi e farmi fare una mezza giravolta su me stessa.

E prima che potessi rendermene conto, mi ritrovai le labbra di Elijah sulle mie. Non riuscii a definire le emozioni che mi attraversarono in quel momento, mentre la sue mani si posarono sulle mie guance e le sue labbra premevano con delicatezza sulle mie. Il cuore era come impazzito, temevo che potesse uscire dal petto da un momento all'altro. Poi, molto lentamente la mia mente si assopì e chiusi gli occhi lasciandomi andare a quel bacio inaspettato ma sorprendente come solo qualcosa che non ci si sarebbe mai aspettati potesse essere.

Posai anche io le mani sulle sue guance e le sue scesero sui miei fianchi per cingerli. Il bacio divenne poi leggermente più appassionato e le mie dita salirono ad accarezzare i capelli di Elijah.

Ci separammo, ma lo facemmo solo per guardarci negli occhi. Lui posò la fronte sulla mia e il suo respiro soffiò sulle mie labbra che furono quasi tentate del prenderlo.

Era come se fino ad allora non avessi mai realmente respirato, era una sensazione stupenda e liberatoria. Quello era stato il mio vero primo bacio, non mi ero mai sentita come allora.

Perdona il mio gesto poco galante.” disse lui, sorridendomi mentre le nostre fronti si sfioravano. “Ma non ho resistito.”

Ero così spaesata, che mi chiesi cosa ci fosse stato di poco galante in quel bacio. Il cuore era come impazzito e non riuscivo a smettere di guardare lui negli occhi. Lui mi sfiorò la guancia e toccò il graffio con le dita.

Tutto questo è folle.” disse, abbassando gli occhi e continuando a disegnare invisibili strisce di calore sulla mia guancia. “Ho combattuto contro questa...cosa. Ho provato in tutti i modi a fronteggiarla, ma poi sono stato sconfitto. Da te.”

Scosse la testa e un sorriso quasi colpevole apparve sulle sue labbra. “E, per la prima volta in vita mia, sento di non voler rialzarmi da questa sconfitta.”

Come sempre, le sue parole mi provocarono delle emozioni intense. Pensai che le cose folli fossero le più belle: perchè non avevano una logica, non avevano un ordine e nascevano da qualcosa di incomprensibile e devastante e proprio in questo risiedeva la loro bellezza. Quello che provavo io per un vampiro era forse folle, ma devastante.

Era grazie a lui che avevo scoperto la vera umanità, la grandezza di un sentimento bellissimo.

Ma Elijah parlava come se lo spaventassi e il motivo non mi era ancora chiaro. Volevo assaporare l'essenza del sogno che stavo vivendo, ma qualcosa dentro di me gridava che c'era qualcosa che non andava. Forse mi sbagliavo.

Tu non sei muta, Irina. Siamo tutti noi ad essere sordi.” disse ancora, fermando la mano sul mio zigomo destro. “Non ho mai sentito una persona dire cose così belle come fai tu...”

Sorrisi e abbassai lo sguardo, lui mi baciò dolcemente sui capelli e sentì il suo respiro sulla testa e provocarmi dei lunghi brividi. “Ma io non merito una donna come te....e tu meriti un uomo che non ti faccia del male.”

Alzai lo sguardo su di lui, ero io a non meritare una persona perfetta come lui. Ma le sue parole, come al solito, nascevano da una convinzione che io non potevo conoscere.

Posai di nuovo le labbra sulle sue, cercando di trasmettergli un unico pensiero: non doveva avere paura, perchè non ce n'era motivo. Elijah ricambiò, mi strinse a sé posandomi le mani sui fianchi e sorrise, mentre le nostre labbra continuarono a sfiorarsi.

Quando ci separammo, restammo l'uno di fronte all'altra. Poi mi accarezzò i capelli e mi augurò la buona notte. “Riposati, ne hai bisogno dopo una giornata del genere.” mi disse e non potei notare il modo in cui cercava di nascondere quella che sembrava agonia.

Mi sorrise e si allontanò lentamente verso la porta, rimasi a fissare la sua figura allontanarsi e quando scomparve dietro la porta, mi portai una mano sulle labbra.

No, dovetti zittire quella voce dentro di me che mi faceva credere che Elijah stesse ancora combattendo quello che provava. E accettai il fatto che almeno una cosa bella e positiva, aveva colorato il mio animo nero di quella giornata.


Mi svegliai di soprassalto poche ore dopo, quando un lieve rumore ruppe il silenzio del sonno.

Aprii gli occhi e misi a fuoco l'immagine che avevo di fronte a me.

Alzai di scatto la testa dal cuscino, quando vidi Klaus vicino alla scrivania sulla parete di fronte a me e con il fermaglio che mi aveva regalato tra le mani. Se lo rigirava tra le dita con una rudezza che mi diede fastidio. Ma mi diede più fastidio il fatto che fosse entrato in camera mia, dopo che l'aveva resa teatro dei suoi piccoli orrori.

Dovresti metterlo, ci ho speso un sacco di soldi per regalartelo. Invece quell'affare lo usi eccome.” mi disse, indicando il diario di Elijah sulla scrivania e poi voltandosi verso di me.

Era inutile stargli a spiegare quanto un regalo semplice ma sentito, valesse più dei suoi preziosi doni regalati a suon di lacrime e minacce per tenermi a posto.

Era una cosa che non poteva capire.

Scesi dal letto rapidamente e ,malgrado tutti i pensieri negativi che nutrivo per lui, gli tolsi dalle mani il fermaglio e lo chiusi nel mio palmo, come per difenderlo dalla sua irruenza.

Klaus trovò il coraggio di regalarmi uno dei suoi soliti sorrisi spavaldi, dopo tutto il male che mi aveva fatto in un sol giorno.

Quando mi accorsi che gli ero troppo vicina e che il suo solo respirare era un tormento, feci diversi passi indietro e rimasi a fissarlo, stando attenta ad ogni singolo movimento sospetto che potesse compiere. Lui posò le mani sulla superficie dietro di sé e lentamente perse il sorriso.

Ti devo parlare ed è piuttosto urgente.” disse, facendosi improvvisamente serio. Il suo sguardo era difficile da tradurre, era impossibile captare i suoi pensieri in quel momento.

Ma non mi feci ingannare: lui mi aveva mostrato come la mia fiducia potesse essere ritorta contro di me, perciò non mi sarei più fatta ingannare da lui. O almeno, mi sarei sforzata di farlo.

Mikael è una minaccia troppo grande da sostenere.” disse, rompendo il silenzio glaciale che si era creato attorno a noi. Mi ci ero talmente abituata, che le sue parole mi fecero sobbalzare.

Quindi, ti chiedo per favore di smetterla di crearmi disagi e di porre fine a questo giochetto nei miei confronti. Devo riservare tutto il mio odio per altro e tu lo sai bene.” continuò lui.

Avrei voluto ricordargli che ad iniziare il tutto era stato solo lui.

Lui mentiva sempre.

Lui mi aveva rubato il primo bacio per mostrarmi di essere il più forte.

Lui mi aveva messo contro mia sorella per mostrarmi che era il più furbo.

Lui mi aveva morsa sul collo per dimostrarmi quanto potesse farmi male.

Ma io ero stata la prima a dirgli che lo odiavo. Quel pensiero si fece largo tra gli altri in una maniera alquanto fastidiosa.

La cosa però non lo scusava, non cambiava il fatto che la violenza l'aveva usata solo ed esclusivamente lui. Ed era la cosa che gli riusciva meglio.

Quindi, che ne dici di alzare entrambi bandiera bianca? Tu la smetti di crearmi noie e io proverò a comportarmi bene.” Klaus si strinse le braccia al petto e pronunciò quelle parole con una punta di sarcasmo che non gli riusciva bene in quel momento. Il fattore Mikael doveva influire negativamente su di lui, ricordavo perfettamente la paura nel suo sguardo al solo udire quel nome. “Stavolta non ti tirerò un colpo basso, hai la mia parola.”

Ma io non volevo fidarmi, non dopo quello che mi aveva fatto passare in tutto quel tempo.

Mi ero fidata una volta, gli avevo affidato mia sorella e lui me l'aveva praticamente portata via.

Poi, non mi stava dando una prova concreta per avere la mia fiducia, anzi nemmeno ci provava.

Ci guardammo a lungo: lui cercò di capire se mi stavo fidando e io stavo cercando di capire se potevo fidarmi. Ma delle voci nella mia testa mi mettevano in guardia, rammentandomi di come la mia scelta di credere nella possibilità di una umanità per Klaus mi si era ritorta contro.

Poi non volevo dirgli di Rose, di quello che aveva detto Philippe su Bell e nemmeno della parola del lupo. Quest'ultima poi era legata al foglio che lui mi aveva bruciato e quindi doveva essere qualcosa che voleva tenere nascosto.

Ma che io avrei dovuto scoprire.

Va bene, vuoi una dimostrazione?” mi chiese e a quelle parole feci rapidamente due passi indietro, facendolo ridere. Non mi era piaciuta né la prima, né l'ultima dimostrazione che aveva voluto darmi.

Non voglio baciarti, non so se lo hai capito che ti trovo disgustosa. Come il tuo sangue.” mi rimproverò, storsi il naso e non diedi peso al suo sbocco di innata gentilezza.

Lo trovavo anche io disgustoso tanto.

Klaus prese un lungo respiro e distolse lo sguardo. “Ti dirò solo la verità.”

Lo guardai attentamente, la verità non sarebbe mai potuta uscire dalla sua bocca, perchè lui non era bravo ad essere sincero. Ti riempiva di menzogne e pretendeva anche che queste venissero accettate. “Quel foglio che hai magicamente trovato rappresenta un incantesimo che può rendermi più forte, forte abbastanza da uccidere l'uomo che perseguita da secoli me, Elijah e Rebekah. Per questo ti ho aggredita, perchè, come al solito, non stai mai al tuo posto.”

Le ultime parole le disse a labbra serrate, sempre perchè voleva conferire un tono minaccioso alle sue parole.

.Mi soffermai su quella storia dell'incantesimo e, anche se sembrava comunque verosimile come cosa, mi parve alquanto strana. Se la figura che agiva nell'ombra mi aveva fatto trovare quel foglio, voleva dire che dovevo scoprire qualcosa di terribile su Klaus.

E quella storia dell'incantesimo, raccontata così, sembrava avere poco di spaventoso.

Guardai Klaus e pensai che il suo volto palesemente sincero celasse ,in realtà, altre bugie.

Non mi fidavo di lui, non mi avrebbe di nuovo presa in giro.

Mi servono pochi insignificanti oggetti per compiere questo incantesimo.” continuò Klaus, congiungendo le mani di fronte a sé mentre parlava.

Deglutì, perchè la parola oggetti mi preoccupava e non poco: Klaus considerava anche chiunque avesse respiro un oggetto.

E non fare quella faccia, non voglio ammazzare nessuno.” concluse poi duramente, quando mi vide storcere la bocca di fronte a quelle preoccupazioni. Continuai però a guardarlo, ripensando all'inquietudine che quel foglio aveva provocato in me e persino in Elijah...possibile che ci fosse dietro una cosa così poco spaventosa?

Klaus fece un passo verso di me, io ne feci cinque indietro, ritrovandomi a stringere con forza il fermaglio. Lui parve sorpreso dalla mia reazione, forse credeva che non avessi più paura di lui e che mi fidassi solo perchè mi ero avvicinata di mia spontanea volontà poco prima e perchè lo avevo ascoltato con calma.

So che probabilmente non ti fiderai mai di me, ma ti chiedo almeno di comprendermi.” mi disse, alzando le sopracciglia, facendo riferimento a quell'unico legame che ci univa.

La sua faccia tosta aveva dell'incredibile: ogni sua espressione era unica, dubitavo che qualcuno avrebbe potuto mai imitarle.

Intanto continuavo a cercare la bugia celata dietro la verità di Klaus.

Questo mio piano dovrebbe interessare anche te, dato che Mikael può uccidere tua sorella da un momento all'altro.”

Non potevo non dargli ragione: Joshua, Philippe erano stati entrambi molto vicini e significava che chiunque fosse stato arruolato da Mikael poteva avvicinarsi a noi in qualsiasi momento.

Non mi fido di nessuno se non dei miei fratelli, posso aggiungere un'altra persona alla lista?” chiese poi. Dirmi sorpresa di fronte a quella domanda era ben poco, fissai a lungo lo sguardo di Klaus e non pensai che fosse possibile che mi stesse chiedendo almeno di essere io una persona di fiducia per lui.

Dov'era il trucco? Cosa stava tramando? Erano domande da porsi sempre quando si interagiva con lui. Ormai lo avevo capito.

Allungò la mano verso di me, come se volesse siglare un patto. “Puoi credermi stavolta, non ho più idee sul come giocare con te comunque.” disse. Guardai la sua mano, Klaus parlava sempre in un codice tutto suo e quindi dovevo andare a fondo alle sue frasi per coglierne il vero significato. Quella sua sincerità di poco prima cosa nascondeva? Si trattava solo di un semplice incantesimo per fermare Mikael?

Ma più mi sforzavo di pensare in bene, più i dubbi su qualcosa di terribile mi assalivano.

Pensai poi alla sua richiesta nel fidarsi di me e non riuscivo a trovarne il tornaconto. Se avessi accettato, cosa avrebbe voluto in cambio? Possibile che si limitasse a richiedere la mia fiducia?

Non l'avrebbe mai ottenuta, aveva molto da dimostrare per ottenerla.

Mi dispiacque peccare di superbia, ma non se la meritava affatto.

Però gli strinsi la mano, giocando sul fatto che potesse credere che avessi abbassato la guardia, così lui avrebbe abbassato la sua. Decisi di non credere ad una singola parola che mi aveva detto, avrei continuato a scavare in fondo per arrivare poi a scoprire davvero la verità, che non sarebbe mai uscita dalle labbra di Klaus.

Le sue dita cinsero il mio palmo e un sorriso pian piano si allargò sulle sue labbra, mentre le nostre mani si muovevano a suon di una musica silenziosa. Alzai lo sguardo su di lui, studiai a lungo il modo in cui mi stava sorridendo e mi accorsi che qualcosa era cambiato, che il suo era tornato ad essere un sorriso di strafottenza.

Lasciò la mia mano.

Con questo non credere che ti stia chiedendo scusa per quello che ti ho fatto. Non voglio redimermi.” disse divertito.

Strinsi i pugni, in uno di essi tenevo ancora il fermaglio che premeva con forza sulla mia pelle.

Lo odiai di nuovo e più di prima. Mi ero quasi dimenticata che, oltre a non fidarmi, provavo quel sentimento per lui. E come un idiota, avevo dato per scontato che, con quella richiesta, ci fossero anche delle scuse.

Tutto quello che ti ho fatto te lo sei meritata, perchè hai osato sfidarmi e perchè so che mi nascondi qualcosa. E io non mi pento mai delle mie azioni, le rifarei tutte.” continuò Klaus, assumendo una maschera sul viso che potevo definire davvero odiosa. Era la contraddizione fatta a persona, prima chiedeva la mia fiducia e poi mi ricordava che meritavo il male che mi aveva fatto.

Non seppi come, ma alzai la mano e lo colpì con uno schiaffo. Lui voltò di poco la testa da un lato e poi si massaggiò la guancia con le dita. Mi guardò con la coda dell'occhio e si accorse di quanta rabbia stessi utilizzando per guardarlo.

Sapevo di non avergli procurato dolore, ma la soddisfazione di averlo fatto mi arrivò comunque.

A differenza di Rebekah però, uno non mi bastava e cercai di colpirlo di nuovo.

Lui mi fermò, prendendomi per il polso a mezz'aria e cingendolo saldamente. Mi tirò a sé e dovetti chinare il capo per non ritrovarmi il suo viso troppo vicino.

Ci guardammo a lungo, in un gioco di sfida basato unicamente sul disprezzo che provavamo l'uno per l'altra.

L'unica cosa di cui mi pento...” disse Klaus a denti stretti e odiai il fatto che solo lui potesse avere il diritto di rompere il silenzio. “è l'averti permesso di farmi odiare Mikael ancora di più dopo quello che ha cercato di farti.

Lo spirito guerriero che ruggiva dentro di me smise di combattere. Spalancai lentamente gli occhi per la sorpresa e cercai di capire cosa celasse quella frase. Provai a cercarne il significato nel suo sguardo, ma anche quello, in quel caso, veniva oscurato dalla negatività che Klaus cercava sempre di mettere in piazza.

Lui mi lasciò lentamente il polso, ma non lasciò la corda invisibile che univa i nostri sguardi.

Non mi spiegò quella frase, mi diede le spalle e uscì dalla stanza, senza più voltarsi verso di me.

Mi portai il polso al petto, dove la mano stringeva ancora il fermaglio, e presi un respiro lunghissimo, mentre guardavo il punto dove fino a poco prima si trovava il ragazzo.

Speravo quasi che nel vuoto che lui aveva lasciato in quel preciso punto, potessi trovare il vero significato di quella frase.


Buon pomeriggio! :)

Prima di tutto non prometterò più di fare i capitoli più corti, perchè questa promessa sembra proprio che non riesca a mantenerla!

Spero vivamente che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, io ho dovuto rileggerlo una decina di volte per poi decidere di considerarlo, comunque, il peggiore tra tutti quelli che ho scritto. Ho paura di essere risultata frettolosa nelle descrizioni delle scene e se così realmente è stato, mi scuso con voi. Mi dispiace anche di non essere riuscita ad introdurre in questo capitolo Kat e Rebekah, ma saranno entrambe presenti nel prossimo. La nostra Klaus in gonnella, in particolar modo, sarà un personaggio “chiave” perchè diverse cose cambieranno dal prossimo capitolo in seguito, in parte, alle sue azioni.

Grazie a tutti coloro che leggono e sopratutto a tutti coloro che dedicano parte del loro tempo a commentarla! :D

E ringrazio anche tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le preferite, ricordate e seguite!

Alla prossima, ciao a tutti! ^^




















  
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