Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: DaughterOfDawn    13/02/2012    4 recensioni
Ogni mille anni sulla terra compare un tipo particolare di anima per ottenere la quale sia i demoni che gli shinigami sono disposti a fare di tutto.
Kyler aveva una vita forse un po’ diversa da quella dei molti, ma comunque niente di particolare. Almeno fino a quando non si troverà coinvolto in una contesa tra la sua nuova guardia del corpo, un ragazzino dagli inquietanti occhi cremisi comparso dal nulla, e due tizi non meno strani, uno dai capelli rosso fuoco, scatenato e vestito quasi come una donna, l’altro moro, sempre gelido e controllato, che sembrano determinati a rapirlo. E la sua “guardia del corpo” sembra conoscere molto bene uno dei due, con il quale ha un certo conto in sospeso…
[Ambientata nei due anni che precedono l’inizio del manga. Possibile OOC (io ci provo a tenere i personaggi, ma non è detto che ci riesca!), shonen-ai (WillxGrell / OCxOC)].
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, William T. Spears
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grell si lasciò sfuggire un altro sbuffo, sistemandosi distrattamente il vestito e accavallando le gambe. Non sapeva se era più deluso per il mancato spettacolo in rosso che aveva aspettato con tanta ansia o se era più irritato per il comportamento di William che si era permesso di piantarlo in asso con il ragazzino senza neanche premurarsi di dargli una risposta alla sua domanda. Comunque una cosa era certa: tutta quella situazione stava diventando frustrante. E pensare che all’inizio gli era parso tutto così promettente: il mistero che avvolgeva il primo incontro di Will e Zachary, le strane reazioni e il nervosismo del primo, il fatto di doversi occupare di una di quelle anime leggendarie, la prospettiva di poter spendere del tempo da solo ed indisturbato con il suo adorato. Ma ancora una volta le sue aspettative erano state deluse, una dopo l’altra. Non era riuscito a scoprire nulla su cosa aveva combinato Zachary e inoltre quel demone si era dimostrato più seccante del previsto, il malumore di Will si era ritorto puntualmente contro di lui, l’anima di Kyler aveva mostrato la sua decisa intenzione ad essere poco collaborativa e complicata e soprattutto lui non aveva per nulla ricevuto le attenzioni che sperava né aveva avuto l'occasione di farsi bello agli occhi del suo Willy. A quanto pareva il suo capo era tutto preso da Zack e dalla missione per pensare a lui se non come a una palla al piede. Insomma, un vero disastro.
Appoggiò il mento sul palmo della mano, pensoso. Chissà poi che diamine era successo con l’anima di quel ragazzino. Anche William era sicuro di avere la vittoria in mano ormai. E invece qualcosa li aveva fregati, anche se non sapevano bene cosa. Perché qualcosa gli diceva che anche il suo superiore non fosse certo di che cosa avesse fatto riaddormentare lo spirito dell'umano, anche se probabilmente aveva un’ipotesi. Mai che qualcosa andasse come doveva. Lui di solito apprezzava i colpi di scena, ma in quel momento vi avrebbe rinunciato volentieri in cambio di essere a casa a prepararsi per la festa di Ronald piuttosto che in quel magazzino polveroso a fare la balia a un bambino e ad aspettare nuovi ordini. Chissà se i loro superiori li avrebbero aiutati in qualche modo, in fondo quelli si facevano solo gli affari loro, lasciando che fossero i sottoposti a fronteggiare ogni inconveniente. E quasi sicuramente sarebbe stato così anche quella volta.
Un improvviso rumore proveniente dal corridoio ruppe il filo dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Che diamine stava facendo quell’umano? Non si era mica messo in testa di scappare! Meglio controllare, non ci teneva di certo a far arrabbiare ancora di più William facendosi per esempio scappare il loro prezioso prigioniero. Si alzò un po' irritato e si incamminò in fretta verso la cella. Kyler era seduto vicino alle sbarre e fissava attentamente un punto tra le ombre che avvolgevano le casse di legno marcio.
“Che stai combinando, ragazzino?”domandò sospettoso al ragazzo che sobbalzò preso alla sprovvista, voltandosi di scatto nella sua direzione. “Non provare a fare bravate o sarò costretto a stenderti, chiaro?”.
“Ho dato un calcio ad un sasso ed è finito tra le casse”si difese quello, il nervosismo ben udibile nel suo tono, alzando le mani. “Che diamine vuoi che faccia chiuso qui dentro poi?!”.
“Appunto”borbottò lo shinigami voltandosi e ritornando sui suoi passi. Certo che gli umani erano strani. Quando erano stressati iniziavano a comportarsi nei modo più strani. Quel ragazzino si metteva a lanciare sassi. Dov'era la volva per fare uscire lo scopo in quell’azione inutile e fastidiosa proprio non riusciva a capirlo. Sarebbe stato più comprensivo se si fosse messo a prendere a pugni il muro, ma a quanto pareva non doveva apprezzare troppo il dolore. In fondo di solito la gente aveva un animo troppo basso per comprendere quanto sublime ci fosse nel provare ed infliggere sofferenza. Ne aveva incontrati pochi che come lui potessero apprezzare quel piacere così oscuro. Per le menti comuni passioni come quelle erano malattie mentali. Be’, che la pensassero pure come volevano, intanto si perdevano un modo tanto intenso di godersi la vita. Si lasciò cadere nuovamente sulla sedia che aveva portato dall’altra ala del magazzino, mentre un ghigno gli si allargava sul viso. E comunque quella era solo ipocrisia, soprattutto se affermato da degli umani. Aveva imparato a conoscerle bene quelle creature tanto superbe e sapeva che tutti senza nessuna esclusione traevano in fondo un gran godimento dal vedere il sangue e il dolore spargersi intorno a loro, poco importava che lo negassero di facciata.
Sospirò. Sperava solo che Will tornasse presto, tutta quella calma iniziava ad annoiarlo. E poi doveva fargli una ramanzina per la sua solita mancanza di tatto. Non si lasciavano in quel modo le signore, era un atto estremo di maleducazione. E in quel senso il suo capo era proprio rozzo certe volte. Ma in fondo lo adorava proprio perché era un pezzo di ghiaccio. Quel suo disprezzo pungente lo eccitava, anche se avrebbe volentieri detto di sì a qualche atteggiamento un po' più dolce, almeno una volta ogni tanto. Chissà se alla fine di quella missione sarebbe cambiato qualcosa. In fondo con un avversario come Zachary non si poteva mai sapere. Poteva ancora avere l’occasione di riscattarsi e...
Un pensiero lo colpì. In effetti il demone non si era più fatto vedere dopo quello che era capitato alla villa e la cosa era preoccupante soprattutto considerando che Zack non gli sembrava il tipo da rinunciare così facilmente al suo gioco. Se assomigliava solo un minimo a suo fratello avrebbe di certo preparato per loro qualche spiacevole sorpresina. Quelli come loro non si lasciavano sconfiggere tanto facilmente, erano molto attaccati alle loro prede. Per quanto difficile fosse, la creatura infernale avrebbe trovato il suo umano. Quindi dovevano aspettarsi di sicuro qualche tiro mancino da parte del loro nemico. Il sorriso sul volto di Grell si allargò. Meglio, ci sarebbe stata l’occasione di un nuovo scontro. Qualunque cosa fosse successa a Zachary nella villa, quella sorta di trasformazione che aveva subito lo aveva reso un avversario temibile e sanguinario. Proprio come piacevano a lui. Ci sarebbe stato da divertirsi. Sempre che il demone fosse davvero in grado di mettere loro i bastoni tra le ruote di nuovo. Quando gli avevano fregato il ragazzino era parso parecchio demotivato. Chissà se avrebbe avuto la volontà di perseverare. Stando a uno di quegli strani detti degli umani la testardaggine era una caratteristica dei diavoli. Però non era un vizio che lui disprezzava nonostante tutto. Anzi.
Si perse nelle sue considerazioni, appoggiandosi allo schienale della sedia, quasi scordandosi che era ancora in missione. Per questo motivo quando il rumore delle sbarre che venivano piegate rimbombò stridulo nel corridoio sobbalzò, completamente preso alla sprovvista. Si alzò di scatto con un orribile presentimento e si affrettò ad accorrere presso la cella. Zachary. Anche se non riusciva a percepirne la presenza era sicuro che era lui. Anche perché era l’unico.
E infatti la prima cosa che vide dopo aver svoltato l’angolo fu la figura del demone, gli occhi cremisi che guardavano verso di lui, brillando nella semi oscurità, e un ghigno più che soddisfatto che gli illuminava il volto. La creatura teneva Kyler per mano e mostrava chiaramente la sua intenzione a tagliare la corda.
“Ohi, Grell!”lo salutò canzonatorio. “Mi raccomando, salutami Will! Se non sarà troppo furioso per ascoltarti…Alla prossima!”. E senza attendere una risposta, si voltò e scappò via di corsa, trascinandosi dietro il suo protetto.
“Ehi! Ti sembra il modo di trattare una signora?!”gli strillò dietro Grell indispettito. Avrebbe pure dovuto correre dietro a quei due ora. in un porto buio e sudicio. L’alternativa era affrontare la collera gelida di Will. La prospettiva non gli stava poi così antipatica, però c’era la vaga possibilità che il suo capo potesse davvero farlo trasferire in Antartide e quell’idea lo spaventava parecchio invece. Quindi la sua scelta fu quella di lanciarsi in fretta all’inseguimento dei due strillando: “Torna subito qui, Zack! Perché non ci facciamo un bel duello sanguinoso?~”. In fondo il suo avversario si stava trascinando dietro un umano quindi non poteva certo correre veloce come al solito. E questa volta non c’era nessuna folla che potesse frapporsi tra loro.
Il demone si voltò a lanciargli un’occhiata senza però fermarsi a rispondergli. Certo che quello shinigami era proprio fuori, non c’era altro da dire. Si chiese come uno così potesse essere il collega di William. Erano proprio agli antipodi. Si infilò nel corridoio che portava verso l’uscita del magazzino e strinse la presa sul braccio di Kyler, strattonandolo. Il ragazzo emise un gemito di protesta, un po’ ansimante. Non poteva continuare a tirarselo dietro in quel modo, gli esseri umani non avevano le abilità e la resistenza degli esseri ultraterreni. Si volse di nuovo e vide che il loro inseguitore era già a pochi metri da loro. Pochi secondi e sarebbe riuscito ad afferrare uno di loro. La porta era spalancata davanti a lui, esattamente come si era premurato di lasciarla quando si era introdotto nell’edificio dopo aver spiato il rituale dall’esterno. Grell aveva allungato un braccio e le sue dita sfioravano appena la maglia di Kyler. Tanto valeva fare un tentativo. Varcò l’ingresso con un balzo e poi si fermò senza preavviso. Kyler non fece in tempo a fermarsi e lo superò, ma, dal momento che Zachary non aveva mollato la presa su di lui, fu immediatamente richiamato all’indietro e finì dritto tra le braccia della sua guardia del corpo proprio nel momento in cui lo shinigami finiva a sua volta contro il demone. L’urto fu abbastanza violento e il rosso finì a terra, preso alla sprovvista, mentre la creatura demoniaca quasi non si mosse aspettandosi l’impatto e approfittò dello sconcerto dell’altro per afferrare il suo protetto e caricarselo sulle spalle. Poi spiccò un balzo raggiungendo il tetto del magazzino e riprese a correre.
Grell imprecò tra i denti rialzandosi in fretta. Quel ragazzino era proprio una peste demoniaca. Certo, furbo, ma dispettoso. Tra tutti i modi che aveva per seminarlo perché lo aveva fatto cadere per terra?! Che maleducato. Gliel’avrebbe fatta pagare non appena avesse messo le mani su di lui e sul suo amichetto umano. Si spazzolò i vestiti e poi si affrettò a prendere la direzione in cui gli altri due erano spariti.
L’inseguimento durò per una mezz’ora buona e i tre si rincorsero per tutto il porto, saltando da un edificio all’altro e andando ad infilarsi nei vicoli più bui e tortuosi. Zachary tentava in ogni modo di disorientare il suo avversario addentrandosi sempre più in profondità tra gli edifici del porto e cercando al tempo stesso l’occasione giusta per svanire dalla sua vista. Però doveva ammettere che quello shinigami era testardo, non li mollava neanche un attimo. Non sarebbe stato poi così facile come aveva creduto liberarsi di lui. Grell, dal canto suo, era attentissimo a non perdere mai il contatto visivo perché sapeva che se fosse successo poi ritrovarli sarebbe stato pressoché impossibile considerando il fatto che quel demonietto sapeva nascondere la sua aura dannatamente bene, fino a renderla quasi impercepibile. Era proprio per via di quel particolare che né lui né Will si erano accorti della sua presenza al magazzino. Doveva acchiapparli prima che quel moccioso trovasse il modo di svignarsela di nuovo.
Kyler assisteva passivamente a quella gara di scatti e riflessi, sballottato da una parte all’altra a una velocità che non aveva mai creduto possibile per delle persone a piedi. Ma ormai sapeva fin troppo bene che non si trovava in mezzo a degli esseri umani. Nulla in quel mondo parallelo al suo sembrava essere impossibile. Non poté fare a meno di notare amaramente che tutto quel rincorrersi era in un certo senso una rappresentazione quasi parodica della guerra che si combatteva per la sua anima di cui lui era il centro, esattamente come in quel momento, volente o nolente che fosse, tanto a nessuno sembrava importare la sua opinione. Si strinse alle spalle di Zachary che gli lanciò una fugace occhiata come per rassicurarlo. Il ragazzo ricambiò il suo sguardo con un altro deciso. In fondo ora che aveva scelto la sua posizione si sentiva meno sperso. E poi quel demone tutto strano a modo suo lo faceva al sicuro, persino in una situazione come quella che stava vivendo, quanto tutto era in bilico, e non poteva negare quella sensazione, per quanto conscio di quanto la cosa potesse essere paradossale. Era come dire che si trovava bene a bruciare all’Inferno. Chissà, magari era davvero quello il suo destino. Non poteva essere poi così male, avrebbe comunque potuto avere la sua guardia del corpo al suo fianco. Ed era una rassicurazione non indifferente. Però quei discorsi li avrebbe fatti in un altro momento. Ora aveva altro a cui pensare, non poteva certo restare lì con le mani in mano mentre altri si giocavano la sua vita. Mai e poi mai, voleva la sua parte, era un suo diritto.
“Zack! Dobbiamo levarci quello là di torno!”esclamò. “Non riesci a seminarlo?”.
“Ci sto provando, ma anche gli shinigami sono veloci. E poi io ho te da portare!”rispose la creatura infernale scuotendo il capo e lanciando uno sguardo al loro inseguitore. “Quello non molla. In fondo è uno dei tirapiedi di Will, dovevo immaginarlo. È un osso duro. Devo trovare un espediente per fargli perdere le nostre tracce”.
Il ragazzo rimase un attimo in silenzio riflettendo, poi gli venne un’idea. “Ascolta, infiliamoci in qualche edificio, facciamoci seguire e chiudiamolo dentro!”propose, voltandosi indietro a sua volta. “In fondo è talmente preso dall’inseguimento che, se saremo abbastanza veloci, non avrà il tempo di capire cosa vogliamo fare”.
Zachary considerò per un attimo quel piano. Poteva andare. “Non so per quanto potrebbero trattenerlo delle mura di cemento. Però, d’accordo, possiamo tentare. Se proprio non funziona vorrà dire che mi scontrerò con lui, anche se dopo quello che è capitato alla villa l’idea non mi esalta troppo”annuì. Poi un ghignetto gli si allargò sul volto. “Ma come siamo tattici, e sleali soprattutto. Sto iniziando a contagiarti, eh, Kyler? Attento, o finirai per dannarti l’anima!”.
“Sto solo cercando di salvarmi la pelle…e anche questa mia anima così tanto desiderata!”fu la risposta sulla difensiva e un po’ turbata. “Non fare il cretino, non è il momento!”.
Il demone si concesse una risata e poi saltò giù dal tetto su cui stava correndo alla ricerca di un edificio adatto al loro piano. Il porto era pieno di vecchi magazzini, doveva solo trovarne uno aperto e il punto doveva aveva più probabilità di riuscirci era nella zona dei moli visto che alcuni marinai vi lavoravano anche a quell’ora. Così prese la prima svolta che gli capitò e filò dritto in quella direzione, pregustando con un certo divertimento il disappunto dello shinigami quando sarebbe caduto nella sua trappola.
Grell, ignaro di tutto, si affrettò ovviamente a seguirlo. Che diamine stava facendo quel ragazzino infernale? Tornava indietro? Probabilmente voleva giocargli qualche scherzetto. Magari pensava di saltare su qualche nave in partenza e piantarlo sulla banchina. Non glielo avrebbe lasciato fare. Non tanto perché gli importasse qualcosa di quei due, ma non ci teneva ad affrontare l’ira di Will. Già gli avrebbe fatto un sacco di storie perché si era lasciato scappare quei due come un idiota. Be’, magari avrebbe potuto omettere di dirglielo se fosse riuscito a recuperare l’umano in tempo. In fondo non era un particolare così essenziale e lui così si sarebbe risparmiato un sacco di guai. Quel pensiero lo aiutò a tenere a bada il suo malumore e lui poté concentrarsi meglio sull’inseguimento. In fondo tutto quel movimento era molto meglio che stare seduto su una sedia ad aspettare. Chissà, avrebbe potuto divertirsi un po’ con il loro avversario. Doveva solo sbarrargli la strada. Si guardò intorno velocemente, cercando di capire dove fosse diretto il demone. Ma quello sembrava muoversi a caso, compiendo continue svolte improvvise. Impossibile prevederne il percorso. Se lui si fosse azzardato a tentare di superarlo per un’altra via molto probabilmente li avrebbe persi nel labirinto dei magazzini, e di sicuro quel moccioso infernale lo sapeva. Ma non poteva essere infallibile, anche se era il fratello minore di Sebastian, e lo si era già visto. Aveva perso il ragazzino una volta, quindi poteva capitare di nuovo. E al primo passo falso lui lo avrebbe fregato.
Ad un tratto Zachary svoltò nuovamente senza preavviso, strappandolo alle sue considerazioni. Sul volto di Grell si aprì un ghigno vittorioso. Ecco lì l’errore che aspettava. La creatura infernale era andata, apparentemente senza accorgersene, ad infilarsi in una strada a fondo cieco. Lo shinigami aveva notato quel vicolo perché ci si erano teletrasportati lui e Will dopo aver rapito Kyler alla villa, in modo da evitare di essere visti dagli umani. In fondo ad esso c’era solo un vecchio magazzino chiuso e inutilizzato. Il mocciosetto infernale si stava cacciando in un bel guaio. Ora gliel’avrebbe fatta pagare per lo scherzetto che aveva cercato di fargli. Arrestò la corsa e spiccò un salto per raggiungere il tetto dell’edificio più vicino. In linea d’aria avrebbe fatto prima e così avrebbe potuto sbarrare la strada a quei due ragazzini una volta che fossero arrivati al capolinea. Fece comparire la sua falce e si avviò a passo svelto sopra le lamiere. Finalmente avrebbe visto un po’ di sangue. In fondo se lo meritava dopo quella sudata.
Zachary si voltò appena in tempo per vederlo scomparire oltre la tettoia. Bene, a quanto pareva il rosso ci era cascato. E probabilmente era pure convinto di essere stato lui a fregare loro e non viceversa. Ci sarebbe stato da ridere. Tornò a voltarsi, sghignazzando al pensiero di che faccia avrebbe fatto il loro inseguitore non appena si fosse accorto della sua trappola, e accelerò la corsa per arrivare prima alla fine del vicolo. In fondo quel gioco stava iniziando a stufarlo. Era stato carino all’inizio, ma adesso la sua priorità era avere un momento di pausa per decidere cosa fare con Kyler. Non sapeva se si sentiva davvero di togliere al ragazzo la sua libertà, la cosa più cara che aveva. Non dopo tutte le risate che si era fatto a sue spese. Però dall’altra parte ciò avrebbe significato servire la propria vita a Gremory su un piatto d’argento. ‘Come se non l’avessi già fatto secoli fa quando ho deciso di iniziare a lavorare per lui…’pensò amaramente tra sé e sé. Quella decisione era il più grosso dei suoi rimpianti, l’errore più grave e stupido che aveva mai commesso. E non importava quello che avrebbe potuto dire, sapeva bene che la colpa era stata solo sua.
Scosse il capo scacciando i pensieri inopportuni. Non era il momento di lasciarsi prendere dai ricordi. Erano giunti alla fine del vicolo e davanti a loro si apriva solo l’entrata del vecchio magazzino. Il demone rallentò fino a fermarsi a pochi passi dalla porta di legno marcio dietro la quale se ne intravedeva una di metallo un po’ arrugginito ma comunque ancora in condizione sufficientemente buone per servire il loro scopo. Si voltò, guardandosi attentamente intorno. Grell sarebbe apparso nel giro di pochi attimi, poteva avvertire la sua presenza.
“Preparati, Kyler, adesso vediamo quanto è buona la tua idea”disse, lanciando un’occhiata provocatoria al suo protetto. “Chissà, magari potresti anche essere utile per una volta”.
“Ma come siamo spiritosi!” ribatté quello, fulminandolo con lo sguardo. Eccolo che partiva alla carica con le sue solite prese in giro. E lui stava affidando non solo la sua vita ma addirittura la sua anima ad un tipo del genere. Doveva essere proprio uscito di testa. “Almeno io ho avuto un’idea, caro il mio demone. Se fosse stato per te avremmo continuato a correre per tutta la notte. Dovresti ringraziarmi, lo sai?”.
“Eh sì, ti sto proprio contagiando!”ridacchiò la creatura infernale in risposta, piacevolmente sorpresa da quella nuova carica pungente. Quell’umano era davvero straordinario. Nonostante il pericolo costante e la situazione assurda in cui si trovava aveva conservato una forza davvero ammirevole. Non era uno qualunque, era degno dell’anima deliziosa che portava dentro di sé. Un sorrisetto malizioso gli si allargò sulle labbra. “Ma d’altra parte non poteva essere altrimenti, sono irresistibile, per te soprattutto!”.
Kyler non poté impedirsi di avvampare anche se cercò di non darlo troppo a a vedere. Dannazione, quell’idiota riusciva sempre a metterlo in imbarazzo. Mai che potesse restare veramente serio. “Taci, demone da strapazzo. Ti sembra il momento per dire certe cose?! Che razza di guardia del corpo sei?!”borbottò irritato. “Concentrati!”.
“Sono un diavolo di guardia del corpo, signorino”fu la risposta canzonatoria.
Il ragazzo aprì la bocca per rispondergli a tono, ma proprio in quel momento Grell atterrò esattamente davanti a loro impedendogli anche solo di pronunciare la prima sillaba.
“Ci siamo cacciati nei guai, vero, mocciosi?”li prese in giro lo shinigami facendo qualche passo verso di loro. La lama della motosega rifletteva gelida la luce giallastra delle cadenti lampade a gas che illuminavano il vicolo, regalando a lei e al suo possessore un aspetto ancora più minaccioso. “Andiamo, Zack-chan, basta rincorrersi! Cambiamo gioco! Sono certo che anche tu ti sei stufato. Facciamo qualcosa di più divertente!”.
“Mi spiace contraddirti, shinigami, ma io ho ancora voglia di correre” ribatté Zachary fingendo di guardarsi intorno come a cercare una via d’uscita. “E poi lasciar perdere significherebbe ammettere una sconfitta e questo non è nel mio stile”. E senza curarsi di ascoltare la risposta dell’altro si voltò e si fiondò oltre l’ingresso del magazzino abbandonato, lasciando che le ombre lo inghiottissero.
Il rosso rimase con la bocca aperta in una frase che non aveva avuto il tempo di terminare, gli occhi fissi nel punto in cui i suoi avversari erano svaniti oltre la soglia dell’edificio. Quel moccioso infernale non solo sembrava divertirsi a prenderlo in giro, ma era anche maleducato. Altro che suo fratello, non c’entrava nulla con lui. Strinse la presa sul manico della sua death scythe irritato e si avviò a sua volta a passo deciso all’interno. Che modi. Quasi gli ricorda Will, anche lui non lo lasciava mai finire di parlare. Era un difetto abbastanza comune tra gli uomini purtroppo. E poi che diamine pensava di fare quel ragazzino andandosi ad infilare in un luogo chiuso? Forse sperava di filarsela da una delle finestre. Peccato che quelle del magazzino in questione fossero tutto sbarrate. Be’, peggio per lui e il suo prezioso umano, si disse varcando la porta e facendo qualche passo nella penombra polverosa. Chissà, magari se avesse consegnato al suo capo anche il demone oltre al ragazzo avrebbe potuto ottenere una qualche ricompensa.
Si perse per un attimo a fantasticare su che cosa avrebbe potuto ottenere da William, ma i suoi pensieri furono interrotti quasi immediatamente da un rumore stridulo. Si voltò di scatto, appena in tempo per vedere Zachary salutarlo con la mano prima di dare la spinta decisiva e chiudere la porta metallica del magazzino, soffocando anche la poca luce che rendeva visibili i contorni delle ombre delle casse distrutte e chiudendogli irrimediabilmente ogni via d’uscita. Grell congelò sul posto, incredulo e furioso. Quel piccolo bastardo lo aveva fregato un’altra volta, era stato tutto calcolato. Aveva sfruttato la sua trappola per mettere in gabbia lui. Non c’erano dubbi, era proprio un essere infernale. Si affrettò a raggiungere l’ingresso cercando invano la maniglia. Ma bene, a quanto pareva quella dannata porta si chiudeva solo dall’esterno. Non che fosse un problema per lui, ma la cosa non faceva altro che aumentare la sua collera. Sollevò la motosega. Lo avrebbe fatto a pezzi quel ragazzino impertinente e gli avrebbe fatto uscire tutto il sangue dal corpo, fino all’ultima goccia. Nel modo più lento possibile ovviamente.
Con uno schianto tremendo il metallo colpì la strada, deformandosi sotto la forza rabbiosa dello shinigami che avanzò in fretta, guardandosi intorno rapidamente. Nessun segno dei suoi due obiettivi. E non riusciva a percepire l’aura del mocciosetto infernale. Dannazione, lo avevano proprio fregato. Quel posto era un labirinto, anche cercando tutta la notte non poteva essere sicuro di ritrovarli. Inoltre di certo quel demonietto da strapazzo non sarebbe rimasto a lungo in un territorio che considerava nemico. Magari era già diretto verso l’uscita. Per un attimo pensò di provare a dirigersi in quella direzione, ma poi considerò il fatto che il suo avversario potesse aver previsto quella reazione da parte sua e che quindi si fosse nascosto da qualche parte lì nel porto, aspettando il momento più opportuno per filarsela in un’altra direzione. Che dilemma. L’unica era tornare al suo quartier generale, in fondo di sicuro il suo superiore stava per tornare. Ecco il problema peggiore. Adesso chi lo sentiva Will? Dopo quello poteva stare certo che come minimo sarebbe finito su un volo diretto per l’Antartide senza possibilità di appello. Però non aveva molte alternative, visto che il moro sarebbe stato molto più bravo di lui nel trovare una soluzione a quel pasticcio. Prese un respiro profondo e, preparandosi al peggio, si avviò per tornare al magazzino dove lui e William si erano stabiliti, senza però mai smettere di maledire mentalmente Zachary per tutti i problemi che gli stava dando. ‘Se mai dovessi uscire vivo e non degradato o trasferito da tutta questa faccenda, giuro che la farò pagare a tutti i Michaelis demoni di questa terra, fossero anche centinaia!’.

Zachary attese finché l’aura dello shinigami non fu più percepibile e poi tornò ad afferrare il polso del suo protetto trascinandolo in fretta fuori dal vicolo buio in cui si erano nascosti ed affrettandosi nella direzione opposta a quella che aveva preso il loro avversario, scivolando sicuro e silenzioso tra le ombre. Il fatto che il porto fosse un vero e proprio labirinto si era rivelato un bel vantaggio, soprattutto perché il demone, al contrario degli shinigami, si era preso tutto il tempo necessario per studiarselo bene prima di andare a recuperare il suo umano. Gli altri due invece, dal momento che erano probabilmente convinti che il posto avrebbe dovuto ospitarli solo per qualche ora, il tempo di preparare il rituale per estrarre l’anima, non si erano curati di perlustrare a fondo l’area circostante. Questa volta era stato lui il più furbo. E soprattutto il più fortunato. Se lo spirito del ragazzo non si fosse per qualche motivo riassopito lui, invece che nei vicoli sporchi di un porto, si sarebbe quasi sicuramente trovato all’Inferno ad affrontare l’ira e la vendetta di Gremory. Quel pensiero lo fece rabbrividire per un attimo e lui si affrettò a scacciarlo. Aveva scampato il pericolo, Kyler era di nuovo con lui questa volta non lo avrebbe mollato a meno che non avesse deciso di farlo di sua spontanea volontà.
I due si fermarono solamente quando furono giunti alla periferia, dove i moli erano poco illuminati e nella cui penombra si muovevano le solitarie figure degli scaricatori, che vagavano in cerca di qualcosa da bere o per finire qualche lavoro prima della partenza delle navi all’alba. Kyler si lasciò trascinare lungo una delle passerelle fino a quando la sua guardia del corpo parve aver trovato un luogo abbastanza appartato per i suoi gusti e lì acconsentì senza fiatare a sedersi accanto all’altro dietro una fila di casse, i piedi a penzoloni oltre il bordo del pontile. Nessuno dei due parlò per un po’, i sensi all’erta per captare il minimo suono che indicasse che qualcuno li aveva seguiti o la scia di una presenza in avvicinamento. Ma l’unico suono che giungeva alle loro orecchie tese fino allo spasimo rompendo il silenzio impastato di sale del luogo era il lento fluire delle onde del mare contro la pietra.
“Perché siamo rimasti nel porto?”domandò alla fine il ragazzo mantenendo la voce abbastanza bassa voltandosi a guardare il suo protettore. “Non è un posto sicuro. Quei due dei della morte potrebbero trovarci”.
“Tranquillo, Kyler, non ci resteremo per molto. Siamo solo di passaggio”rispose il demone con l’aria di chi la sa lunga, sfoderando uno dei suoi ghignetti inquietanti. “Già che facevo il mio giretto perlustrativo, prima di venire a prenderti ho parlato con il capitano di uno di questi vascelli e ho riservato due posti sulla sua nave. Finché saremo a bordo i nostri avversari non potranno tentare nessun colpo di mano perché non possono rivelare la loro esistenza agli umani e quindi potremmo stare più tranquilli. Poi, una volta a destinazione, si deciderà sul sa farsi”.
“E dove va questa nave?”domandò cautamente Kyler, timoroso di sapere la risposta. Il sorriso della creatura infernale non prometteva nulla di buono.
“In America! Non era il tuo sogno andare lontano da qui? Scappare, lasciare per sempre questo posto noioso, questa prigione?”ridacchiò infatti quello canzonatorio, avvicinando il volto a quello del suo obiettivo. “Non è esattamente un nuovo mondo nel vero senso della parola, ma è pur sempre lontano per i parametri umani, non trovi?”.
“In…In America?! Ma sei impazzito?! È… È … lontanissimo…e…”balbettò Kyler, troppo sconvolto addirittura per rispondere alle prese in giro dell’altro. Un altro continente, quello che non a caso era chiamato il “Nuovo Mondo”, sorvolando il gioco di parole del demone, un posto al di là di quella massa immensa e pericolosamente affascinante che era l’oceano. Riportò lo sguardo davanti a sé, fissandolo sull’orizzonte notturno. Suo padre vi si era recato un paio di volte per lavoro e al suo ritorno gli aveva raccontato storie terribili e fantastiche su quel paese che appariva tanto distante tanto irraggiungibile. E anche il capolinea della rotta lungo la quale Victor Bysse aveva perso la vita. Quel luogo, più di ogni altro, aveva sempre esercitato sull’immaginazione del ragazzo una particolare attrazione che non si era attenuata dopo il tragico evento, ma al contrario si era velata di un retrogusto proibito. E ora una pazza creatura uscita dal più nero degli abissi gli stava annunciando che ci sarebbero andati. Se prima gli avvenimenti stavano correndo troppo velocemente perché lui potesse tener loro dietro, adesso stavano volando sempre più lontano, sparendo dalla sua vista.
Una paura ansiosa iniziò a farsi largo dentro di lui man mano che la notizia appena ricevuta prendeva concretezza nella sua mente e si caricava di tutti i significati e di tutte le conseguenze ad essa connessi. L’illusione forse non così falsa della libertà era lì di fronte a lui, spalancata e pronta ad accoglierlo nelle sue inebrianti spire, ma aveva la forma di un baratro sconfinato e nero, di cui non vedeva il fondo e di cui non poteva scorgere l’altra sponda. Sarebbe davvero stato in grado di saltare, di tuffarsi in quella nuova svolta che la sorte gli stava offrendo generosamente? A meno che non fosse l’ennesima trappola, anche perché era conscio che a quel burrone ne sarebbe seguito uno ancora più profondo e spaventoso dal momento che aveva scelto di accompagnarsi al demone. Ma in quel momento l’idea dell’Inferno restava vaga e impalpabile nei suoi pensieri, completamente immersi dalla prospettiva della fuga, di quello che sarebbe stato il segno simbolico della rottura con la sua vita passata e con il suo futuro che gli era parso perfettamente disegnato fino a meno di un giorno prima. Un violento acquazzone si era invece abbattuto su quel progetto tanto preciso, cancellandolo in uno scintillio cremisi.
“Allora, Kyler? Cos’è, ti sei incantato?”. La voce divertita di Zachary lo riportò bruscamente alla realtà. Tanto per cambiare quel demone da strapazzo si stava beando dello sconvolgimento che gli aveva provocato. “Hai paura, immagino. Voi esseri umani siete così facilmente soggetti alle emozioni! Ma è per questo che siete uno spasso. Così vulnerabili…Disgustosamente divertenti”.
Il ragazzo lo guardò male. “Sì, ho paura, Zachary. Ho una dannata paura di fare questo passo, se proprio ci tieni a saperlo”confessò con fierezza. “Ma è del tutto normale di fronte a una cosa del genere. Non sono immortale e sono conscio dei miei limiti umani, ed è proprio per questo che ho paura. Però c’è una cosa che voi esseri ultraterreni probabilmente non capirete mai: queste nostre emozioni, queste nostre debolezze, il nostro stesso essere effimeri sono i nostri punti di forza. La consapevolezza di essere mortali ci dà una carica che dubito che voi potrete mai provare, ci fa vivere questi nostri miseri cinquant’anni in modo infinitamente più intenso di come voi vivete i vostri millenni. Per questo io sono fiero di essere umano, nonostante tutto”.
Il demone sollevò un sopracciglio scettico e gli rivolse uno sguardo di scherno che lui sorresse con convinzione, segno che credeva fermamente in tutto quello che aveva detto. L’espressione canzonatoria sfumò lentamente dal volto della creatura infernale fino a svanire. Quella che vedeva impressa negli occhi del suo protetto non era la solita superbia ottusa che troppe volte aveva letto con nauseato divertimento misto a disprezzo negli sguardi di molte delle sue precedenti vittime, ma era un fuoco appassionato, forse non meno illusorio di quella tronfia presunzione, ma, fu costretto ad ammettere, degno di rispetto. Quello era coraggio, per quanto disperato. “Hai ragione, forse è una che non capiremo mai. Ma questo non fa che aumentare il fascino che voi esserini avete. Decidi tu se è un fatto negativo o positivo. Peccato che sia rara come qualità da trovare negli umani. Siete così squallidi di solito”commentò cercando di nascondere il fatto di essere rimasto vagamente impressionato dal discorso del suo obiettivo e regalandogli invece uno dei suoi sorrisetti maliziosi. “Ma tu sei uno di questi esseri strani che hai appena descritto. E io sono più che felice di essere stato assegnato a te. Mi sto divertendo molto più del solito”.
“Dimmi una cosa, Zachary. Visto che dici tanto che noi umani siamo facilmente impressionabili, tu non hai mai paura?”domandò Kyler ignorando la provocazione. “Non ti è mai capitato di essere in una situazione simile a quella di noi esseri “squallidi”? Non conosco molti demoni, ma tu stesso hai affermato più volte di essere diverso dal resto della tua razza, quindi posso anche azzardarmi a dire che potresti esserlo anche in questo senso”.
La creatura infernale fu presa completamente alla sprovvista da quella domanda e, per la prima volta da quando si erano conosciuti, voltò lo sguardo, a disagio. I suoi occhi cremisi furono percorsi da bagliori inquieti mentre la sua mente si dibatteva in una tempesta di ricordi spiacevoli che lui avrebbe tanto preferito poter dimenticare. Avvenimenti che erano passato ma che purtroppo gettavano ancora la loro ombra sul presente, cosa di cui, se fosse stato possibile per un demone, si sarebbe pentito. “ Conosco la paura, molto meglio di quanto tu possa immaginare”disse piano, dopo qualche attimo di silenzio, con un tono di voce strano che non aveva mai usato, quasi come se da un lato ammettere quelle cose gli costasse estrema fatica mentre dall’altro non desiderasse altro che condividerle con qualcuno. “Ho conosciuto quel terrore tanto gelido da paralizzarti, tanto violento da far male fisicamente. I demoni non sono immuni a tutte le emozioni, siamo solo generalmente incapaci di provare quelle positive come l’amore e l’amicizia e, be’, siamo un po’ più resistenti di voi e più controllati nel gestire le altre. Ma dall’altra parte siamo sottoposti spesso a stimoli più pesanti dei vostri. La vita all’Inferno non è facile, al contrario. Soprattutto se ti ritrovi ad avere a che fare con le persone a cui sono legato io”.“Parli del tuo mandante?”chiese cautamente Kyler, cercando il suo sguardo. Vedere Zachary in quello stato lo lasciava interdetto, sembrava quasi che il solo ricordo di quegli eventi rievocasse insieme quella paura e quella sensazione paralizzante di cui parlava. “Quello che ti ha ordinato di portare la mia anima all’Inferno?”.
“Sì, Gremory. Quel bastardo. Ho ancora le cicatrice che mi ha procurato il mio terrore per lui e le avrò sempre”rispose l’altro scuotendo il capo. “Non puoi immaginare che cosa ho passato per colpa sua. Per mano sua. Ma in fondo sono stato io a cacciarmi in questa brutta situazione, mio fratello mi aveva avvertito. Ma come avrai capito io tendo a fare sempre e solo di testa mia. E i risultati si vedono”. Il suo tono si era fatto amaro. “E forse ora finirò per rimetterci molto di più, per una cosa tanto stupida e addirittura disonorevole più di ogni altra per un demone…”.
“Che stai dicendo? Non capisco. Tu stai eseguendo i suoi ordini!”ribatté il ragazzo confuso. Ma poi il dubbio lo colse. Che il demone volesse buttare via tutte le regole e scegliere di disegnare una terza via per lui? La via del libero arbitrio? Ma per che cosa? A quale stupido disonore si riferiva con quelle parole? “Lo stai facendo, Zachary…O forse no?”.
Zachary ignorò la domanda ed incrociò le gambe. “Bene, Kyler Bysse, visto che abbiamo diverse ore prima della partenza, ho deciso che ti racconterò la mia storia, almeno saprai anche tu con chi hai a che fare visto che io so tutto del tuo passato. È un diritto che ti voglio concedere dal momento che hai deciso di affidare a me te stesso e la tua anima”dichiarò con un’espressione seria dipinta sul volto pallido e gli occhi cremisi che brillavano nella penombra, tornando finalmente a guardare in faccia il suo interlocutore che ricambiò il suo sguardo più che sorpreso da quell’uscita ma si mise comunque in posizione d’ascolto. “Poi sarai tu a giudicare, a me non interessa”. Un vago sorriso malinconico gli affiorò alle labbra e lui riprese a parlare: “Non mi ricordo più neanche quanti anni ho. È trascorso talmente tanto tempo che ho perso il conto. O forse non mi ne sono mai curato di tenerlo. In fondo l’hai detto tu, i demoni sono immortali. Sempre che non li si ammazzi ovviamente. Quanto ero un demonietto giovane ed inesperto, molto più di quanto lo sei tu adesso, ero già un disastro. Di solito noi non abbiamo una famiglia che ci alleva, ce la dobbiamo cavare da soli fin dal vero inizio. Chi mi, diciamo, creò mi piantò in asso all’Inferno come da tradizione, senza una guida né un punto di riferimento, insomma perso. Di solito i demoni non si fanno troppo domande e si curano solo di imparare a vivere secondo la legge del più forte, con l’unico obiettivo di arrivare all’età adulta vivi. Per me non fu così. Sono sempre stato troppo…sensibile rispetto ai miei simili. Non mi piaceva come stavano le cose, non volevo essere solo, credo. Adesso mi viene da ridere pensando a quanto amo quella solitudine che allora aborrivo. Comunque, non voglio perdermi troppo su questa fase della mia esistenza, quello che ci interessa viene molto dopo. Sta di fatto che invece di occuparmi della mia sopravvivenza mi misi a cercare chiunque potesse avere un legame di sangue con me, rischiando di cacciarmi in guai molto seri, caratteristica che poi mi è sempre stata intrinseca a quanto pare. Ero più che conscio che ai novellini come me non era vivamente sconsigliato avere un qualunque contatto con i demoni adulti, pena la loro miserabile esistenza inutile, ma io decisi che ne valeva la pena e infransi senza rimpianti quella basilare regola di sopravvivenza. Ovviamente ne ho prese parecchie per via della mia spavalderia e della mia testardaggine, ma comunque non me ne pentii perché nel giro di un periodo relativamente breve raggiunsi il mio scopo. Quello che poi si sarebbe rivelato essere mio fratello mi salvò da una battaglia che avrei sicuramente perso contro un demone che avevo infastidito a furia di chiedere informazioni. Non so perché l’abbia fatto, ma in fondo siamo fratelli e quindi anche lui non può essere un tipo normale”. Fece una pausa ricordando divertito il gelido e tagliente rimprovero che suo fratello gli aveva rivolto quella volta, il primo di una lunga serie. “Qualunque sia stata la sua motivazione, sta di fatto che mi tirò fuori dai guai e mi salvò, cosa che ha continuato a fare fino a qualche secolo fa, quando le nostre strade si sono divise nuovamente, e mi prese con sé”.
“Quindi tuo fratello ti ha cresciuto?”domandò Kyler. Il fatto che il demone avesse deciso di aprirsi in quel modo con lui lo aveva preso decisamente alla sprovvista, ma non poteva dire di non essere contento. Desiderava ardentemente capire quell’essere strano che gli aveva sconvolto la vita e di certo conoscere il suo passato era uno dei modi migliori per raggiungere quello scopo. E poi era interessante, quella che gli veniva presentata era l’esperienza di un essere cresciuto in un universo completamente diverso dal suo.
“Più o meno sì. Diciamo che…Sebastian, per usare il suo nome attuale, ha cercato di insegnarmi ad essere un po’ più demoniaco e mi ha addestrato ad usare al massimo i miei poteri in continua crescita. Aveva capito fin da subito che non potevo essere “normale”, ma non vedeva la cosa in maniera totalmente negativa”spiegò la creatura infernale con un sorrisetto orgoglioso. “I demoni comuni lo annoiavano. Forse è anche per questo che ha deciso di darmi la famiglia che cercavo, se la si può definire tale. Mi trovava divertente. Più che un fratello per me lui è stato un severo istruttore, anche crudele alle volte, e soprattutto pronto a rinfacciarmi ogni errore e a farmi pagare care le conseguenze di ogni mia insubordinazione. Io la presi come una sfida e gli tenni testa, senza mai abbassare lo sguardo e accettando tutte ripercussioni senza lamentarmi, come frutto della mia volontà. In fondo se volevo essere ribelle dovevo esserlo fino in fondo. Ed è ancora così. Imparavo in fretta e potevo vedere che lui era, a modo suo, fiero di me, anche se non lo ammise mai. Però divenne meno rigido sotto certi aspetti e quindi potei accostarlo un poco di più alla figura del fratello, per quanto approssimativamente.
“Su una cosa però rimase sempre irremovibile: il fatto che visitassi il mondo umano. Infatti dopo i primi secoli iniziai ad interessarmi dei viaggi che ogni tanto lui faceva, lasciandomi anche per decenni da solo nell’area adibita a nostra abitazione, con il severo ordine di non lasciarla mai, cosa che io ovviamente facevo appena lui se ne andava. Venni a scoprire da alcuni demoni che avevo iniziato a frequentare che esistevano altri mondi rispetto al nostro e che quella strana sensazione che sentivo dentro di me era fame di anime umane. Seppi che mio fratello andava in quel mondo e che cosa ci faceva. E ovviamente volli andare anche io”. Zachary si interruppe per un attimo, come soppesando le parole. La scoperta del mondo umano aveva aperto alla sua immaginazione già fervida e pronta a voli sconfinati e sregolati un forziere inesauribile di paesaggi. Si ricordava bene come ascoltava incantato i racconti strappati a fatica ai demoni più anziani e la sensazione ruggente della gola che lo invadeva al pensiero delle anime. E allora aveva saputo che ci sarebbe dovuto andare nonostante i divieti di Sebastian. “Lo dissi a mio fratello, disse che volevo andarci, che avevo fame. Ma lui scosse il capo, disse che non ero pronto, che i demoni non devono per forza nutrirsi e che quindi non avevo bisogno di mangiare, che dovevo aspettare. Gli feci promettere allora che mi ci avrebbe portato lui quando sarei stato pronto. E lui promise. Mi fidavo della sua parola, fin dal primo giorno in cui mi aveva preso con sé mi aveva assicurato che non mi avrebbe mentito e infatti non l’aveva mai fatto. Fa parte del suo onore di demone, credo. È una specie di vizio che ha deciso di concedersi e anche quando si mette sotto contratto di solito lascia volentieri che gli impongano questa clausola”.
“Sotto contratto?”lo interruppe il ragazzo con gli occhi viola, interrogativo.
“Sì. Un demone può decide di fare un patto con un umano e per fare ciò i due stipulano un contratto in cui sono elencate tutte le clausole del loro accordo e con il quale l’umano dona la propria anima al demone. Questo la divorerà una volta che gli obiettivi decisi saranno raggiunti. Non è una cosa che accade molto frequentemente, di solito uccidiamo e ci cibiamo senza passare per questi sofismi”rispose Zachary godendosi la faccia allibita del suo protetto. “Ma a Sebastian piacciono particolarmente. Qualcuno direbbe che gli piace giocare con il cibo, ma il fatto è che è un buongustaio che non si accontenta”.
“Un po’ vi somigliate sotto questo punto di vista. Anche tu giochi con il tuo pasto da quanto ho capito”lo rimbeccò Kyler appoggiando la schiena alle casse e portando le gambe al petto. “Siete due maleducati. Comunque, va’ avanti”.
L’altro ridacchiò divertito. “Non dirglielo, insomma, lui adesso è il perfetto maggiordomo. Ma questa è una cosa che riguarda solo lui. Che stavo dicendo? Ah sì. Mi fidai della sua promessa, almeno all’inizio. Però il tempo passava e quel momento sembrava non arrivare mai. Io crescevo sempre più impaziente, anelando alle meraviglie del mondo umano. Non ero mai sazio di ascoltare quei racconti, il vostro mondo era diventato per me il simbolo della libertà più totale, il regno su cui avrei potuto esercitare la mia più completa volontà, sfogano ogni mio capriccio. Al tempo non mi curavo molto del fatto che esistevano gli shinigami, anche loro mi parevano parte di quel gigantesco parco giochi che prendeva una forma sempre più nitida nella mia testa. E devo ammettere che alla fine le cose non sono poi state tanto diverse da quelle che avevo sognato”. Intercettò divertito l’occhiataccia di Kyler, prendendosi il tempo di sorridergli in quel suo modo inquietante prima di tornare serio. Stava arrivando la parte cruciale della storia. “Alla fine divenne un’ossessione e io mi resi conto di essere pronto a dare qualunque cosa per andarci, perfino a tradire la parola data a mio fratello. L’Inferno mi aveva stufato, non ne potevo più delle sue lande desolate e bruciate, anche se l’amore che ho per la mia terra natia non si eclissò mai. È un posto bellissimo, certo, di una bellezza nera, dolorosa, ma ti assicuro che tiene testa al paradiso se riesci a cogliere il suo incanto nascosto sotto la terra bruciata. Comunque. La curiosità fu più forte di ogni attaccamento. Sapevo che Sebastian non avrebbe apprezzato quella mia impazienza per cui tentai più o meno con successo di nascondergliela. Lui aveva capito che stavo tramando qualcosa, ma non ebbe il tempo di capire quanto avanti la mia ossessione era arrivata finché non fu troppo tardi per farmi tornare sui miei passi.
“E un giorno mi dissi che non potevo più aspettare. Mio fratello era via da qualche anno ormai, impegnato in uno dei suoi soliti giochi, e io ero in giro alla ricerca di qualcosa da fare, la mente impegnata nella spirale del mio chiodo fisso. Ormai ero abbastanza forte da poter girare libero dove e quando volevo. Per puro caso mi ritrovai davanti al portale che unisce i nostri due mondi e quella visione, per quanto non nuova, mi diede quella volta un brivido di intenso desiderio che quasi mi strappò il controllo di me. Era come se la porta mi trascinasse verso di sé. Rimasi fermo a fissarla, nel dubbio. E fu proprio allora che udii per la prima volta la voce che presto avrei imparato ad odiare, quasi come in risposta al mio dilemma. “Se proprio agogni così intensamente varcare quella soglia, perché non lo fai e basta?”. Così mi disse, mi ricordo le parole esatte. Non era niente di speciale come frase ma per me significherà sempre tutto”. Zachary tacque per un attimo, rabbrividendo al ricordo. Si era voltato e i suoi occhi sorpresi e sospettosi avevano incontrato per la prima volta le iridi magnetiche ed autoritarie, quasi fatali, di quello che sarebbe divenuto il suo “datore di lavoro” e la mano che da quel momento in avanti avrebbe tenuto stretta la sua vita, minacciando continuamente di spezzarla per sempre. Quel giorno si era come dannato una secondo volta. E non era un’esagerazione. “Mi girai a guardare chi aveva parlato e me lo trovai davanti. Mi sorrideva, il bastardo, come a dirmi che sapeva già tutto di me, senza bisogno di chiedermi nulla, che aveva capito benissimo come tenermi in suo potere. Lo guardai negli occhi per la prima volta e già da lì avrei dovuto capire in che guai mi sarei andato a cacciare, ma non lo capii perché in qualche modo rimasi stregato da quella figura. Era il demone che sarebbe stato la svolta della mia vita, che mi avrebbe allontanato da mio fratello e che mi avrebbe poco a poco strappato la libertà. Il soggetto del mio unico rimorso. Ma io non potevo e forse non volevo saperlo. Non in quel momento. Quel giorno funesto, proprio davanti a quel portale, il simbolo della mia debolezza in un certo senso, incontrai Gremory per la prima volta”.

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Mystic: Ehm, ciao ragazzi! Si sono sparita un’altra volta nonostante le mie promesse, ma vi giuro che proprio non riesco a tenere il passo con la scritture per via della scuola. È davvero frustrante. Ho scirtto altre cose in questo periodo, ma ho dovuto farlo per ricaricare la fantasia, non avevo l’ispirazione giusta per dedicarmi a questa storia. Spero che possiate perdonarmi!
Zack: …
Mystic: Che hai tu?! Vuoi accusarmi come al solito che le mie sono scuse per caso?!
Zack: Non stavolta, sis. Diciamo che visto come sei stata conciata in questo periodo posso anche passarti il ritardo…
Mystic: 0.0” *incredula* Oggi devi essere davvero di ottimo umore per un’uscita del genere!!
Zack: Ottimo umore?! Ma dove? Mi stai facendo fare il cantastorie…Che vergogna, il mio povero orgoglio di demone -.-“
Mystic: Quale orgoglio? Eh-ehm, comunque! *cof!* Intendevo, avevo detto che avrei raccontato ai nostri lettori la tua storia e quindi lo faccio. E raccontata da te a ben altro gusto u.u
Zack: Ti sei interrotta a metà sequenza però…
Mystic: Si chiama creazione di suspense, mio caro! Be’, dai, rallegrati, hai fregato Kyler a Grell, dovresti essere contento! xD
Zack: Will lo uccide come minino…eheh *ghigno* Però sei tremenda. Hai fatto fare al rosso una pessima figura 0.0 C’è da avere paura con te.
Mystic: *spero di non essere andata OOC 0.0"*....u.u Ecco, quindi sta’ buono. Comunque Grell si rifarà e avrà il suo momento di gloria. Ma solo un momento, non sono una che concede troppo!
Zack: Montata…
Mystic: Ehi! *gli tira il mouse in testa*
Zack: Mi era mancato…Su, baka, muoviti a chiudere che questa gente già non ti sopporta per i ritardi figuriamoci che noia gli danno questi teatrini idioti!
Mystic: Uff, che stress che sei…Comunque, nel prossimo capitolo saprete tutto tutto sul passato del nostro caro Zack…
Zack: …Non provarci a dire tutto tutto….
Mystic: *lo ignora* …e vi prometto anche un flashback in piena regola! *sempre che vi faccia qualche differenza* Cercherò davvero di essere più svelta almeno con il prossimo aggiornamento. Se l’Ispirazione lo vuole dovrete aspettare meno di due settimane…Zack: …Ma tanto abbiamo capito che di te non ci si può fidare!
Mystic: *pout* …*lo butta fuori dalla stanza*…Comunque. Ringraziamenti! Un abbraccio stritolante a doc11, Marzia ds, Sam il Distruttore e Miele_e_Cianuro per le loro recensioni e la loro infinita pazienza! Ragazzi, io non vi merito >.< Sigh! Inoltre vorrei dedicare un grazie speciale a Rebychan che in questo periodo mi è stata davvero di grandissimo supporto un po’ per tutto e che mi ha pazientemente ascoltata anche sulle cose più idiote di questo mondo! Grazie di cuore!
Grazie anche tutti quelli che seguono/preferiscono o anche solo leggono queste righe!
Alla prossima (sperando che sia davvero quando spero che sarà)!
Un bacio,
Mystic
  
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