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Autore: _LeChatNoir_    14/02/2012    7 recensioni
!!!! I CAPITOLI SONO IN REVISIONE E IN AGGIORNAMENTO !!!
Roma 1505.
Elena, borghese romana, odia la sua vita e vorrebbe cambiarla.
Ezio Auditore, un Assassino con una missione ben chiara.
Una sera le loro strade s'incontrano, su di un tetto... e da li, il loro destino cambierà.
Genere: Erotico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ezio prese la ragazza e la poggiò delicatamente a terra, mentre sotto di lei si allargava una pozza di sangue «Elena non mollare... non mollare» alzò la testa «Andate a chiamare il dottore!!! PRESTO!!!». Non era ancora perduta, il respiro era poco più di un soffio ma c'era.
«ELENA!!!» il grido di Lorenzo fu agghiacciante. Il suo sguardo vagò dal corpo della sorella a quello di Filippo, poco distante, con la spada ancora gocciolante di sangue. Il ragazzo si gettò su di lui «BASTARDO!!!! L'hai uccisa!!!» 
Filippo rideva «Meglio morta che tra le sue braccia!!!» Lorenzo lo colpì al volto. Nel cortile nessuno si muoveva. Ezio si alzò e fece cenno a due adepti che veloci si avvicinarono.
«Fermate Lorenzo e portate Filippo in cella» silenzioso raccolse il corpo di Elena e lo strinse a se «Non ti lascerò morire... non puoi lasciarmi così». Gli adepti fermarono il ragazzo a fatica, altri accorsero per trascinare Filippo e portarlo in cella. Ezio entrò nella propria stanza e adagiò la ragazza sul letto. Controllò la ferita. Era un taglio netto e abbastanza profondo. L'Assassino imprecò sottovoce. Non era pratico di medicina ma se Elena continuava a perdere sangue sarebbe morta. Il panico lo invase. Qualcuno aveva chiamato un dottore? Iniziò a camminare per la stanza senza la benché minima idea di cosa fare. Si passò una mano sul volto. Poteva udire i singhiozzi di Lorenzo talmente era silenzioso il covo. Si fermò davanti alla porta «-Calmati Ezio. Pensa a cosa potresti fare...-» di scatto aprì l'armadio e prese una delle camicie strappandola in tante strisce. Si avvicinò e si sedette piano sul letto. Iniziò a tamponare e fasciare la ferita
«-E adesso cosa faccio?-» riprese a camminare sempre più nervoso
«Ezio...» Caterina lo guardava sulla porta. Non l'aveva sentita. Si avvicinò a lui zoppicando «Ezio ascoltami» lo fermò e quello che vide la intristì. Era l'ombra di un uomo distrutto. L'ansia e l'incapacità di aiutarla lo stavano logorando velocemente «Mi occupo io di lei. Vai a chiamare il dottore e calma Lorenzo» lui la guardò perso «Ezio vai!!!» alla fine annuii poco convinto e corse fuori dalla stanza. Caterina osservò la ragazza. Diventa sempre più pallida e il suo petto non si alzava quasi più. Riempì una bacinella con dell'acqua e iniziò a sciogliere il bendaggio dell'Assassino. Elena emise un rantolo di dolore
«-Meglio così, vuol dire che è ancora viva-» lentamente immerse la benda nell'acqua e tamponò delicatamente la ferita. Represse un conato di fronte al taglio. Era abbastanza profondo ma era un taglio lineare.
«-Se è fortunata se la caverà con qualche punto e una sgridata. Non avevo mai visto Ezio così...-» la donna continuò a pulire la ferita.
L'Assassino arrivò dopo qualche minuto correndo, il medico alle calcagna per non essere lasciato indietro. Quest'ultimo si avvicinò al letto e scostò Caterina
«Ottimo lavoro» lei abbassò la testa e si allontanò dalla stanza senza aggiungere altro
«Morirà?» la voce di Ezio era un sussurro strozzato. Il medico osservò con attenzione la ferita. La donna fissò per un attimo la scena e poi uscì zoppicando senza aggiungere altro.
«No. Non morirà. Il taglio è preciso, abbastanza profondo certo, ma non ha intaccato niente di importante» Ezio sospirò e si mise seduto sul bordo del letto «Ma consiglio di portarla in un altro luogo» l'Assassino lo fissò smarrito
«Perché?» il medico iniziò a trafficare con gli strumenti
«Perché ho paura che il ragazzo che l'ha ferita possa tentare...» lasciò il discorso in sospeso e iniziò a ricucire la ferita della ragazza, che si mosse «Tienila ferma»
Ezio si avvicinò e la bloccò per le spalle. Nella stanza il silenzio era innaturale e solo il respiro spezzato di Elena lo rompeva. Il medico pose l'ultimo punto e risciacquò la ferita con una pezza umida «Ecco fatto» si asciugò le mani e ripose tutto nella borsa «Avete deciso?» Ezio fissò per qualche istante ancora il volto di lei, alla fine si arrese
«La porterò alla Rosa»

~¤~~¤~~¤~

Intorno a me solo il buio, seguito da una sensazione di leggerezza e pace. Nessun dolore.
Però... perché mi sentivo stranamente viva? Insomma ero morta. Ricordavo perfettamente la lama di Filippo penetrare nel mio fianco, il dolore eccessivo e terrificante e il viso di Ezio... sentii una stretta allo stomaco. Non potevo abbandonarlo, non ancora. Mi guardai attorno in cerca di qualcosa. Non dovrebbe esserci una luce? Un cancello? Provai a muovermi e mi sentii pesante.
Elena...
mi voltai di scatto. Non c'era nessuno, solo l'oscurità. Eppure ero sicurissima, quella voce non potava essere che sua, così mascolina e seducente. Non poteva che essere Ezio.
«Dove sei?» tossicchiai. Sentivo un peso enorme sul petto. Iniziai a respirare sempre peggio. Gli occhi bruciavano sempre più. Un dolore sordo al fianco mi fece urlare
«Perché sto così male?! Sono morta!!». Un rumore distante, come una vibrazione. Mi voltai di nuovo, ma c'era solo il buio, quel maledetto buio opprimente e inquietante. Urlai ancora esasperata. Quel luogo era pieno di rumori sinistri, quando una vibrazione, quando un borbottio, un bisbiglio. Iniziai a pensare che quello fosse la mia punizione. Non ero degna nemmeno del riposo eterno.
«E adesso che faccio?» la mano iniziò a pizzicare, la strinsi ma la sensazione salì fino al braccio. Ben presto si diffuse in tutto il corpo, affannandomi il respiro. L'oscurità si addensò risucchiandomi.

Una sensazione di benessere accompagnata da qualcosa di fresco e umido. Strinsi gli occhi e mi mossi piano, una piccola fitta al fianco. Mossi piano una mano; ero in un letto. Le lenzuola sotto il mio palmo erano fresche e comode.
«E' sveglia?» una voce maschile, mesta e stanca, eppure aveva una nota familiare
«No. Si è solo mossa» una donna. Dove ero?
«Ma è un buon segno giusto?» adesso non avevo più dubbi. Lorenzo. Il mio Lorenzo. Quindi non ero morta... Aprii gli occhi un poco alla volta. Mi aspettavo una luce fortissima, invece l'unica illuminazione era il bagliore delle candele sparse qua e la.
«Elena!!!» Lorenzo era sdraiato vicino a me. Una ragazza gli diede uno scappellotto
«Parla piano maledetto zuccone!!!»
«Dalia non dovresti essere con qualche cliente?»
«No! Lo sai che Madonna Claudia mi ha chiesto di badare a tua sorella» prese il ragazzo per un braccio «E adesso fuori di qui»
«Ma anche no! È mia sorella e rimango qui!!!» quel chiacchiericcio mi disturbava, non per la confusione ma perché notavo nello sguardo di Lorenzo una scintilla che conoscevo. Tossii, piegandomi dal dolore al fianco. Dalia buttò fuori mio fratello, chiuse la porta a chiave e corse da me.
«Stai bene Elena?» annuii riprendendo fiato
«Più o meno» lei mi sorrise e iniziò a medicarmi.
«Da quanto sono qui?» ricordavo vagamente quello che era successo dopo che Filippo mi aveva ferita.
«Circa cinque giorni. Hai avuto un po di febbre. Avevamo paura che la ferita si infettasse. Ah mi chiamo Dalia» mormorai un saluto. Mi guardai intorno; la stanza non era molto grande, le spesse tende di broccato rosso e il grande armadio rendevano tutto soffocante.
«Ma.. sono alla Rosa?» lei annuii distratta
«Mhmh. Ti ha portata Messer Auditore. Eri messa davvero male» rabbrividii
«E... il Messere è più passato?» osai guardare la ferita. Era un brutto taglio ricucito alla perfezione, arrossato ma in via di guarigione.
«Si insieme ad un altro ragazzo. Ma non è rimasto molto» mi voltai verso la finestra chiusa. Mi ero battuta con Filippo e avevo perso. Lui mi amava anche se l'avevo rifiutato. Ero scampata alla morte, dovevo esserne felice e invece desideravo solo tornare nell'oscurità. Ezio non era più venuto, io ero solo un ripiego durante l'assenza di Caterina. Ingoiai le lacrime salate. Dalia smise di medicarmi e si alzò
«Vado a prenderti qualcosa da mangiare» annuii
«Mi aiuti a tirarmi su per favore?» mi aiutò facendo il più delicatamente possibile. Mormorai un grazie
«Ma ti pare... Vado in cucina e avverto anche Madonna Claudia che sei sveglia» veloce uscì dalla stanza. Quando fui sola mi permisi il lusso di piangere. Ogni singhiozzo era una fitta di dolore ma non m'importava. Piangevo per la mia cecità, per l'umiliazione della sconfitta. Lacrime represse di giorno in giorno. Mi mancava la mia famiglia, la mia piccola Stella, le cure insistenti di Teresa. Presi dei respiri profondi cercando di calmarmi. Asciugai le lacrime con il dorso della mano. La porta si aprii in quel momento ma non entrò Dalia, bensì Daniele. La faccia scura e preoccupata. In mano un mazzo di margherite gialle. Si trascinò fino al letto e si mise seduto, porgendomi i fiori.
«Scema» non riuscii a non nascondere un sorriso nel prendere i fiori «Ci hai fatto preoccupare. Ezio è molto arrabbiato» non risposi, mi limitai ad osservare i fiori «Comunque, come stai oggi?»
«Insomma. Ogni volta che mi muovo è un dolore. Ma almeno sono viva no?» lui annuii. Mi morsi il labbro «Senti... Filippo?» un ombra dipinse il bel volto di Daniele
«Non causerà più fastidi»
«Nel senso?» si alzò e aprì gli scuri della finestra
«Nel senso che è morto. Suicidio. Si è strozzato con la catena a cui era legato» la testa mi girò e un gelo mi avvolse. Si era ucciso, a causa mia.
«Elena...»
«E' colpa mia... Non dovevo ascoltarlo. Non dovevo credere alle sue parole, ma poi Ezio è andato da Caterina» ripresi a piangere. Adesso avevo un morto sulla coscienza, un peso che non mi avrebbe abbandonata. Daniele mi sfiorò una guancia, raccogliendo una lacrima
«Elena non è colpa tua. È lui che si è stretto la catena intorno al collo, è lui che ti ha ferita. È stato lui ad iniziare tutto» si mise seduto vicino a me e mi strinse delicatamente la mano «Più tardi Ezio passerà qui da te» sorrisi
«Ma non è arrabbiato?»
«Si ma la preoccupazione supera la rabbia. Fidati ti ha già perdonata»
fissai i fiori «Sono da parte di..?»
«Tutti i tuoi fratelli!!!» risi commossa
«Ma non dovevate!!!»
«Come no?! Nostra sorella sta male e secondo te noi facciamo finta di niente?! Mah!» mi arruffò i capelli
«Buono!!! già sono ridotta male, arruffami pure!!!» Daniele si alzò e aprì la porta
«Dai io vado... c'è stato qualche problema al covo. Una spia si è intrufolata dentro e ha rubato dei documenti» sgranai gli occhi
«Roba seria?!»
«Una lettara e una lista con nomi di Assassini. Ma non preoccuparti niente di serio» sospirai delusa
«Voglio aiutarvi...»
«Guarisci e ci fai tutti contenti. Ci vediamo domani Elena!!!» lo salutai e mi rigirai piano nel letto. Ero inutile. Avevo fatto arrabbiare Ezio... non sarebbe stato meglio se fossi morta?! La porta si riaprì «Scusa se ho tardato...» Dalia reggeva un vassoio, che poggiò di fianco a me. Senza dire una parola mi tirò su e mi posizionò il cibo sulle gambe «Mangia. È zuppa di legumi e pane nero» presi il cucchiaio e mangiai piano, gustandomi quella zuppa deliziosa. Dalia chiacchierava senza sosta; del tempo, della gente, dei soldi, del Papa, delle nuove scoperte... non mi dava spazio di pensiero e la ringrazia per ciò. Quando finii di mangiare mi alzò e mi lavò velocemente con un panno umido. Mi pettinò e mi raccolse i capelli in una treccia. Mi reggevo in piedi a fatica, le gambe tremavano e la testa girava senza freni. Dalia mi trattò come una principessa e mi rivestì piano.
«Ecco fatto. Madonna Claudia mi ha chiesto di darti una sistemata. Tra poco arriverà suo fratello...» sospirai
«Inutile farmi bella allora...» Dalia mi guardò storto
«Ma che dici?! Vedrai che appena ti vedrà sveglia e viva» enfatizzò l'ultima parola «ne sarà estremamente felice» annuii poco convinta. Dalia guardò la porta e poi di nuovo me.
«Ascoltami, non so cos'è successo e nemmeno perché tu sia ferita così gravemente» fece una piccola pausa osservandomi «ma sono sicura che se gli dirai le cose come stanno capirà.» annuii nuovamente. Cambiai discorso
«Ma Lorenzo?» lei alzò gli occhi al cielo, un espressione esasperata sul volto
«Guarda... meglio se non lo becco in giro. Come fai a sopportarlo.» risi
«Anni di esperienza» Dalia mi sorride amichevole
«Sei molto più bella quando sorridi sai?» arrossii vistosamente
«Grazie...»
«Sorridi anche a lui...»
«Ci proverò»
la ragazza si alzò e prese il vassoio vuoto «A dopo!!!» uscì lasciandomi sola. Iniziai a massacrarmi le mani in attesa. Guardai il paesaggio fuori dalla finestra. Doveva essere passato lo zenit da qualche ora e il sole brillava forte, nonostante fosse Dicembre. Sbuffai e mi appoggiai ai cuscini. Bene ero bloccata a letto, con un fianco squartato ed ero inutile alla Confraternita. Sospirai e chiusi gli occhi. 

Un rumore leggero, seguito da alcuni passi e da un imprecazione sussurrata. Aprii gli occhi, sbadigliando. Fuori si scorgeva il bagliore rosso del tramonto. Mi ero addormenta senza accorgermene. Un peso sul letto. Quella situazione mi riportò, con la mente, a qualche mese prima; quando Ezio era entrato in camera mia e....
Ezio
mi tirai su di colpo, ma ricaddi in prenda a una fitta di dolore. La ferita me l'ero dimenticata
«Ma cosa fai?!!? Vuoi aprire i punti?!?!» con una forza di volontà che non sapevo di avere mi rialzai e mi gettai contro di lui. Avevo bisogno delle sue braccia intorno a me, dei suoi baci e della sua voce. Invece ricevetti uno schiaffo. Rimasi imbambolata, stupita da quel gesto. Mi portai una mano alla guancia, massaggiandola piano
«Quando ti sarai rimessa starai una settimana in cella.» si passò una mano sul volto e poi mi guardò «Tu non immagini neanche come mi sono sentito, quando ti ho vista per terra, ferita...» abbassai lo sguardo colpevole. La consapevolezza del mio gesto mi schiacciò come un macigno «E per cosa poi? Perché Filippo ti ha detto una bugia!» si alzò di scatto e si avvicinò alla finestra, dandomi le spalle «Elena... se davvero Caterina fosse stata la mia compagna, pensi che avrei anche solo provato a tenerti al mio fianco?! Anche se ciò significa condannarti al sangue?» accusai le parole. Mi ero lasciata ingannare e mi ero fatta trasportare dalla rabbia.
«Ezio...»
«Zitta, non parlare. Non se devi scusarti con patetiche motivazioni. Hai perso la calma e ciò non va bene. Ne per noi due ne per un'Assassina» Noi due... lo stomaco si chiuse e le guance formicolarono. Quando rialzai gli occhi il suo viso era li, a pochi centimetri dal mio
«Non farlo mai più. Giuralo Elena» gli tolsi il cappuccio e avvicinai ancora di più il mio volto
«Lo giuro» finalmente mi baciò. Come potevo aver creduto a Filippo? Avevo rischiato di far soffrire Ezio inutilmente...
Mi attirò a se con troppa forza, facendomi gemere dal dolore. Si staccò subito dal bacio
«Scusami...»
«Fa niente, è già passato» cercai nuovamente le sue labbra
«Ma finché non ti rimetterai niente baci»
«Come no?!? Non puoi farmi questo!!!» si sdraiò vicino a me e mi abbracciò
«Oh invece lo faccio» ridacchiò mentre faceva scivolare una mano sul mio abbondante seno
«Non è giusto» misi il broncio e gli tolsi la mano
«Fa parte del tuo castigo» mi sistemò le coperte «e non puoi sottrarti alle mie carezze..»
si alzò e si tolse i bracciali. Alzai un sopracciglio dubbiosa
«Che stai facendo??»
«Mi metto comodo» si tolse il mantello e la veste, rimanendo in camicia e pantaloni «non vorrei far scattare la lama e farti del male» ritornò sul letto «l'unica lama che deve toccarti non è di metallo» finsi di non aver capito l'allusione oscena.
«Ma come... non sono in castigo? Niente baci e nessun altro genere di approccio...no?» liquidò le mie parole scuotendo la mano
«Io sono il Maestro e io decido la punizione»
«Praticamente ti rigiri le cose a tuo piacimento» mi abbracciò nuovamente
«Esattamente» ridacchiai e appoggiai la testa sul suo petto
«Mi dispiace...» sbadigliai e chiusi gli occhi «non dovevo...» scivolai nel sonno.

~¤~~¤~~¤~

Ezio si mise a fissare il soffitto sorridendo. Elena si era addormentata tra le sue braccia. Leonardo gli aveva spiegato che il corpo umano si rigenerava meglio se riposato, quindi più lei dormiva, più in fretta guariva. Sospirò e la strinse a se. Per adesso non voleva pensare a nulla; ne alla spia che si era introdotta nel Covo, ne al suicidio di Filippo. Tutto era al di fuori di quella porta chiusa. Adesso quello che contava di più era che Elena si rimettesse in piedi. Si massaggiò la fronte e delicatamente accarezzò la testa della ragazza. Indugiò con lo sguardo, per un attimo, sul seno, ma si riscosse. Approfittò di quella pausa per riposarsi. Ben presto scivolò pure lui nel sonno

~¤~~¤~~¤~

Il tavolo era ricoperto di documenti. Appesi ad una cartina dell'Isola Tiberina spiccavano due fogli di pergamena, che contrastavano con il colore scuro della mappa. L'uomo con la cicatrice se ne stava seduto su una sedia in un angolo, fumando lentamente la pipa, e osservando il suo “padrone” percorrere la stanza a grandi falcate.
«Tutto qui? È tutto qui?!» l'uomo strappò i fogli «Nel loro covo non hai trovato altro?! Solo degli stupidi nomi e una lettera?!» lo sfregiato si alzò e svuotò la pipa per terra.
«Quel luogo è ben sorvegliato. Sono molto acuti e preparati questi Assassini» l'uomo si voltò e lo guardò
«Ma va? Sono addestrati da quel cane!!! E' normale che siano preparati!!!» prese un bel respiro e sistemò l'armatura finemente lavorata «Pedina Auditore e la sua preziosa Assassina. Ho in mente un piano. Torna da me quando avrai qualcosa di più che dei miseri nomi» con passo militare e altezzoso uscì dalla stanza.
Lo sfregiato sorrise «Come volete messer Cesare» 

 

Salve a tutti!!!  Ebbene non sono morta!!! 
Volevo scusarmi per questa mia lunga assenza,
ma ho avuto dei seri problemi con questo capitolo -.-"
Quindi ho deciso di finirlo e pubblicarlo, come va va.
Una bacio e un grazie a tutti quelli che mi seguono!!!
Foxy

   
 
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