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Autore: madychan    14/02/2012    1 recensioni
Ogni volta era come un sogno.
Ogni volta che si svegliava nel suo letto, il sogno si trasformava in incubo.
Ogni volta, quando tornava al sicuro dall'incubo, tra le quattro mura di casa propria, si rendeva sempre più conto che quei sogni, e quegli incubi, erano la realtà più vera con cui avesse mai avuto a che fare.

[Spin-off di "Rainbow - i colori dell'arcobaleno"; VeronicaxLiberty]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Silvia,
probabilmente la fan numero 1 di questa coppia :)
Grazie di esserci sempre e di sostenermi per qualunque cosa.
Spero ti piaccia :)





La sottile linea di confine tra il sogno e la realtà






Ogni volta era come un sogno.
Varcare quella porta era come entrare in una dimensione alternativa – cui lei sentiva in qualche modo, ormai, di appartenere. Vedere il suo viso, e seguire le sue movenze – rapita dalla sua eleganza, come dalla sua sfacciataggine, ben rappresentata da quel perenne sorriso sarcastico che le incurvava le labbra – era come ritrovarsi sott’acqua, e vedere qualcosa che la sua trasparenza sa celare. Vedere qualcosa di meraviglioso nelle profondità marine.
E il paradosso in quello stava nel fatto che proprio al mare pensava, come termine di paragone; lei, che il mare non l’aveva mai visto.
Però Veronica era esattamente come il mare: qualcosa che le era stato sconosciuto per tanto tempo, almeno da vicino, ma che le era sempre sembrato terribile e al tempo stesso tremendamente attraente, per quel poco che aveva visto e sentito.
Essere toccata, baciata, leccata da lei, era come sprofondare in una qualche dimensione da cui il suo cervello si rifiutava di uscire; in cui ogni volta la faceva tornare, preda di qualcosa che l’attirava a Veronica come due poli opposti di una calamita di attirano tra loro.
Era non più il desiderio di vivere quel sogno solo per una notte, non più l’evasione da schemi comuni che si era prefissata la prima volta che l’aveva incontrata; era il bisogno, costante e viscerale, di riappropriarsi di quel sogno ogniqualvolta la cosa fosse possibile.

Ogni volta che si svegliava nel suo letto, il sogno si trasformava in incubo.
Liberty negava che quello che aveva vissuto fosse stato bello; che il letto in cui si era addormentata fosse stato testimone, così come tanti altri angoli di quella casa, degli orgasmi più coinvolgenti e squassanti che avesse mai avuto in vita propria. Negava che la donna che aveva accanto, o che fumava sul divano – come faceva sempre, quando si alzava; aveva imparato anche a riconoscere quelle sue piccole abitudini – le avesse provocato piacere, quando la toccava; negava di averla baciata con coinvolgimento; negava di essere attratta dal suo corpo sempre un po’ scoperto per via del caldo, e per il fatto che metteva solo la camicia e le mutandine, quando si rialzava dal letto. Negava di volerla baciare, toccare, e sentire di nuovo il suo corpo contro il proprio, o sotto le proprie mani. Negava di voler sentire la sua voce.
Negava che ogni volta che veniva lì imparava a conoscere un lato in più della sua personalità e delle sue abitudini, e che quello – quei piccoli gesti, quelle piccole manie – la facesse per la prima volta sentire parte di qualcosa.
Negava di averla cercata, accampando scuse.
Negava sempre, e tutto, terrorizzata che qualcuno la potesse scoprire; che qualcuno la potesse criticare; che qualcuno la potesse attaccare per quello che era.
Negava perché odiava l’idea di sentirsi dire che era sbagliata, che era malata. Negava perché in qualche modo sapeva di pensare anche lei tutto quello, quando si svegliava; e perché sapeva di non averlo assolutamente pensato, invece, mentre percorreva la strada fino a casa sua, e stava con lei.
Scappava da quella casa, tornando alla vita normale. Cercando di non vivere nell’incubo che qualcuno la scoprisse.

Ogni volta, quando tornava al sicuro dall'incubo, tra le quattro mura di casa propria, si rendeva sempre più conto che quei sogni, e quegli incubi, erano la realtà più vera con cui avesse mai avuto a che fare.
Che tutto, intorno a lei, era stato fino ad allora finzione; come un sogno in cui lei si era ritrovata a osservare tutto dall’alto, senza esserne partecipe.
Con Veronica, invece, tutto assumeva il proprio significato. Ogni cosa suonava come vera, con lei.
Lei era dentro il sogno; al punto da farglielo vivere, da fargli avere un ruolo attivo all’interno di esso, e non da semplice spettatrice.
Al punto da fargli assumere i contorni di una vita vera, che sarebbe valsa la pena provare a vivere.




L’angolo di madychan
Ebbene sì, madychan è tornata a scatenarsi, e sta gioendo per questo :P (*risata megalomane di sottofondo*)
Detto ciò, possiamo dire che, forse perché sono settimane che non scrive una riga, forse perché proprio non rientra nelle sue capacità mentali, una flashfic non riesce proprio a scriverla. Il totale delle parole qui presenti (storia, escludendo note dell’autrice e titoli) è 644. Ci ha provato XD
Dunque, perché ho scritto questo sclero notturno?
Il mese scorso ho iniziato la ricerca di prompt per storie yuri e femslash (chiunque volesse può darmene). Che ci volete fare, avevo voglia di scriverne e una a San Valentino non poteva mancare (ecco, magari è stata proprio l’atmosfera di San Valentino a farmela scrivere? mah XD). Indi per cui mi è venuta l’ispirazione per scrivere questa oneshot il cui prompt mi è stato fornito dalla Silvia citata nella dedica: la coppia femslash richiesta era la VeronicaxLiberty (personaggi della mia originale Rainbow – i colori dell’arcobaleno) e il prompt era “sogno”.
E, sì, dalla regia mi suggeriscono che l’ispirazione mi è venuta per non iniziare a studiare chimica analitica, e non perché una cinica stronza tsundere come madychan è stata contagiata dall’atmosfera di San Valentino. Ma questi sono dettagli :P
Veh, che dire? L’ho scritta di getto, ma spero che vi sia piaciuta ^^ Si riferisce un po’ al periodo che intercorre tra i capitoli 1 e 22 della storia di Rainbow, comunque (periodo più breve di quanto sembri :P). Non so nemmeno cosa dire, Liberty l’ho già criticata abbastanza in Rainbow e comunque quest’ondata di sincerità con sé stessa non mi è dispiaciuta :P
Piccola nota (siccome so che non se ne accorgerà nessuno :P): nel primo paragrafo, in cui si parla del sogno, è nominato solo il nome di Veronica. Nel secondo, dove si parla dell’incubo, è nominato solo quello di Liberty. Nel terzo, quello della realtà, sono nominate entrambe :P
Sottigliezza di cui mi sono resa conto mentre scrivevo il secondo paragrafo :P Dettaglio insignificante, probabilmente, ma abbiate pazienza :P
Altro dettaglio insignificante: ho scritto con la canzone “Velonica”; degli Aqua Timez, come sottofondo.
Bene, spero che sia piaciuta ^^ Io mi defilo che effettivamente è bene che inizi a studiare :P
I commenti sono sempre stragraditi, ovviamente! :D
E intanto, se siete arrivati/e fin qua, grazie mille per aver letto ^^
xxx
mady
  
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