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Autore: Morgan__    15/02/2012    4 recensioni
Sin da piccola ho vissuto nella consapevolezza che la mia famiglia nascondesse un segreto,un segreto che non poteva essere rivelato a nessuno. Al compiere dei miei sedici anni di vita mi venne rivelato quel segreto.
La mia famiglia custodiva,da secoli ormai,ancor prima che Roma venisse fondata,un potente manufatto che era passato tra le mani dei grandi Imperatori romani,da Gaio Giulio Cesare,non Imperatore di nome ma di fatto,a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto,primo vero Imperatore di Roma,meglio conosciuto come Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi,la loro discendenza.
Ma ormai il manufatto non era più al sicuro,così fui costretta ad andarmene,contro il mio volere,da Roma per portare con me il manufatto.
Però non servì a niente. La mia famiglia venne uccisa lo stesso.
Per mano di Cesare Borgia. E io,io venni imprigionata a Castel Sant'Angelo e per mesi cercarono di farmi parlare.
Ormai avevo perso la fiducia in tutto e in tutti.
Questo prima di incontrare Ezio Auditore e gli Assassini.
Grazie a loro ho ricominciato a credere nel prossimo.
Mi chiamo Giulia Colonna e questa è la mia storia.
[CONCLUSA]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roma
1 Agosto Anno Domini 1503



-Cercate di stargli dietro senza farvi notare,io vi seguirò dai tetti.-mi disse Ezio non appena uscimmo dalla proprietà del fratello del Senatore.
Gli risposi con un cenno del capo e,dopo avermi lanciato un'ultima occhiata molto significativa,si voltò e si diresse verso una scala che portava al tetto di uno degli edifici che costeggiavano la piazzola di fronte alla casa di Francesco Troche.
Lo osservai sparire sopra il tetto per poi riportare l'attenzione sul Senatore che,imperterrito,si faceva strada tra la folla tenendo ben saldo il forziere con i soldi che doveva ridare al Banchiere.
Facendomi coraggio per quello che dovevo affrontare da lì a poco,iniziai a seguirlo mantenendo una distanza ragionevole,ma senza perderlo di vista.
Lo seguimmo fino al punto di arrivo e,quando lo vidi addentrarsi in un cortile interno sorvegliato da guardie,mi fermai a qualche metro di distanza in attesa di rivederlo comparire.
Alzai gli occhi ai tetti per vedere se si vedesse Ezio,ma l'Assassino doveva essersi fermato da un'altra parte dell'edificio per ascoltare la conversazione che stava avvenendo in quel momento tra il Senatore e le guardie al servizio del Banchiere.
Quando,dopo vari secondi, rividi Egidio insieme alle guardie mi mescolai tra la folla e,dopo essermi accertata che non mi avessero notato,iniziai a seguirli. Sentii qualche parola della loro conversazione,ma erano troppo lontani perché riuscissi a sentire quello che stavano dicendo. Da parte mia non volevo avvicinarmi troppo col rischio di incorrere in pericoli inutili.
All'improvviso la mia concentrazione venne meno quando notai di sfuggita l'ombra dell'Assassino saltare da un tetto all'altro.
Guardai in alto,ma Ezio era già scomparso nuovamente.
Riportai nuovamente l'attenzione sul Senatore e sulle guardie e,quando notai che si stavano fermando,mi affrettai a confondermi tra la folla della piazza che stavamo percorrendo.
Feci appena in tempo prima di vedere la guardia voltarsi sospettosa.
Mentre osservavo le due guardie osservare la folla attentamente,sentii il mio cuore correre all'impazzata.
Non dovevano notarmi,non poteva accadere.
Quando li vidi voltarsi e riprendere il cammino sospirai di sollievo.
Lontano sentii delle campane suonare.
Contai fino a venti rintocchi. Presto sarebbe calata la notte.
All'improvviso dietro di me sentii un forte rumore. Come se qualcosa si fosse appena schiantato a terra.
Mi voltai per vedere cosa fosse e vidi che una tegola del tetto si era spezzata in mille pezzi a qualche metro da me.
Alzai lo sguardo per capire cosa fosse successo quando vidi l'Assassino trascinare una delle guardie esanime poste sui tetti della città.
Non appena Ezio notò che lo stavo osservando mi fece cenno di continuare a seguire il Senatore,così ripresi il mio cammino non prima di avergli lanciato un'ultima occhiata un po' preoccupata.
Camminammo per un'altra decina di minuti,facendo attenzione nel mimetizzarmi bene tra la folla,fino a quando non raggiungemmo la piazza del Pantheon.
L'imponente edificio costruito durante il periodo imperiale della Roma Antica si stagliava in tutta la sua magnificenza sulla piazza,sotto le sfumature calde del sole calante.
Quella vista per un attimo mi emozionò.
Sulla pavimentazione della piazza dei tappeti finemente lavorati erano stati stesi,come per onorare l'edificio,mentre foglie di un caldo rosso venivano trasportate dal leggero vento che abbracciava la piazza.
Mi riscuotei dai pensieri dicendomi che quello non era il momento più adatto per soffermarsi sulla quella splendida vista.
Riportai lo sguardo sul Senatore che,in quel momento,stava entrando nel pronao seguito dalle guardie.
Alzai ancora una volta lo sguardo,curiosa di sapere dove fosse finito Ezio.
Lo vidi in piedi al limitare di uno dei tetti,concentrato su quello che succedeva all'interno del pronao.
Riabbassai lo sguardo e riportai anche io l'attenzione su quello che stava accadendo.
Quando vidi una delle guardie estrarre la spada mi avvicinai di qualche passo preoccupata,ma non appena vidi il Senatore consegnare lo scrigno e la guardia riabbassare la spada mi fermai sollevata.
Vidi uno degli uomini,dall'armatura completa dedussi che fosse un Capitano o qualcosa del genere,entrare all'interno del Pantheon con lo scrigno,mentre le altre guardie trattenevano il Senatore.
Quando rialzai lo sguardo su Ezio per cercare di capire in qualche modo come procedere,non lo vidi.
Guardai sui tetti dei vari edifici che circondavano la piazza,ma dell'Assassino nessuna traccia,fino a quando non notai una figura bianca scalare la cupola del Pantheon. Lo osservai mentre scalava con agilità i gradoni della cupola fino a raggiungere l'apertura del tetto dell'edificio.
In un secondo sparì all'interno del Pantheon.
Mi avvicinai ulteriormente e,non appena un gruppo di persone mi sorpassò,mi intrufolai tra di loro.
Non appena mi avvicinai al pronao sentii Egidio dire alle guardie che,avendo portato i soldi,poteva essere lasciato andare e le guardie rispondergli che,fino a quando il soldi non fossero stati contati,lui non se ne sarebbe andato.
Vidi il Senatore guardarsi attorno,come se cercasse una via di scampo e,quando mi notò,mi lanciò un occhiata preoccupata.
Per un attimo mi sembrò che mi facesse un gesto impercettibile con la testa invitandomi ad allontanarmi.
Lo guardai confusa per quel suo gesto,chiedendomi se non me lo fossi solo immaginato. Il Senatore riportò lo sguardo davanti a se e ricominciò a parlare.
Continuai a camminare con il gruppo in cui mi ero mimetizzata,fino ad allontanarmi dall'edificio e ritornare dall'altra parte della piazza.
Lasciai il gruppo e mi rimisi in disparte attendendo che Ezio uscisse dal Pantheon.
Mentre osservavo Egidio mi chiesi,ancora una volta,perché mi avesse invitato ad allontanarmi dall'edificio. Sembrava preoccupato che venissi scoperta. Per un attimo mi era addirittura parso più preoccupato per il fatto che fossi stata così vicina a lui e alle guardie che della sua situazione delicata.
Non appena vidi la guardia che era entrata con lo scrigno ritornare nel pronao lasciai perdere i miei ragionamenti per riprenderli,magari,in un altro momento.
Osservai da lontano il breve discorso che avvenne nel gruppo,senza sentire una sola parola,preoccupata nel notare che di Ezio non c'era nessuna traccia.
Non appena il Senatore venne liberato lo vidi dirigersi,a grandi falcate,verso di me.
Non appena mi raggiunse si voltò verso i soldati che lo avevano trattenuto fino a quel momento e,non appena si fu accertato che non gli prestavano più attenzione,si voltò verso di me.
-Dov'è Ezio?-chiesi subito preoccupata.
-Spero che il vostro amico sappia quello che sta facendo,Madonna.-disse il Senatore ignorando la mia domanda.
-Prego?-chiesi confusa.
-Ha preso il posto del Capitano. E' uscito con lo scrigno e sta andando dal Banchiere con le guardie.-mi spiegò Egidio lanciando un'occhiata nella direzione presa da Ezio.-Vi conviene affrettarvi se non volete perderlo,Madonna Giulia.-concluse.
Sgranai gli occhi sentendolo nominare il mio nome.
Quando il Senatore si rivolse a me eruppe in una risata bassa:-Vi avevo detto che i vostri occhi non si scordano facilmente,Madonna Colonna.-rispose al mio sguardo sconvolto.
-Vi prego...-iniziai,ma venni fermata da un suo cenno.
-Non vi preoccupate. Il vostro amico mi ha aiutato con i miei debiti,non potrei ripagarlo denunciandovi ai Borgia. Non sarebbe onorevole.-disse enfatizzando le sue parole con un cenno sicuro del capo.-Addio,Madonna. Ringraziate il vostro amico da parte mia,quando tutta questa storia sarà finita.-
-Lo farò. Addio,Senatore.-risposi al suo inchino con un cenno del capo. Non appena il Senatore sparì tra la folla riportai l'attenzione sulla piazza cercando Ezio.
Sospirai notando che avevo perso le tracce dell'Assassino.
Dopo un attimo di panico puro,chiusi gli occhi cercando di rintracciarlo attraverso i suoi pensieri.
Dove diavolo è finita?
Il bello del poter leggere nella mente delle persone erano i canali di collegamento.
Grazie ad essi riuscivo a capire dove si trovavano le persone con cui ero collegata,quindi non mi ci volle molto per individuare il percorso che aveva fatto l'Assassino.
Così,mantenendo aperto il canale tra me e Ezio,lo seguii attraverso i suoi pensieri. Era come se un filo di Arianna mi stesse facendo percorrere lo stesso percorso dell'Assassino,portandomi da lui.
Non mi ci volle molto per riaverlo sotto gli occhi.
Stava raggiungendo Ponte Sisto con il seguito di guardie.
Li seguii fino a quando il gruppetto si fermò dinnanzi a due guardie,di cui,una delle due,era un armadio in armatura talmente era grosso.
-Datemi il forziere Luigi,lo devo portare al Banchiere.-iniziò l'altra guardia. Eziò consegnò il forziere per poi essere invitato dall'armadio in armatura a seguire la guardia con lo scrigno.
Sentii di sfuggita le altre guardie che chiedevano di poter entrare anche loro perché la mia attenzione venne catturata da un'altra guardia che correva a per di fiato.
-Luigi è stato ucciso. Abbiamo trovato il cadavere al Pantheon.-disse non appena raggiunse i suoi colleghi.
Imprecai in modo molto,ma molto,poco signorile. Diego sarebbe stato fiero di me se mi avesse sentito in quel momento. Anna un po' meno.
E ora?
-Luigi? Ma è appena entrato!-esclamò sorpreso l'armadio in armatura.
Diavolo.
Ora si che erano guai!
Non appena le guardie si diressero nella direzione presa da Ezio a gran velocità non persi tempo e le seguii.
Continuai a sorvegliare il canale di collegamento tra me e Ezio e non appena individuai la sua presenza nei dintorni lo raggiunsi.
Non appena entrai nel piccolo cortile interno in cui l'Assassino si era fermato notai che si era già cambiato d'abito e stava conversando con alcune delle ragazze di Claudia.
-Di a Claudia che il Banchiere è qui.-lo sentii dire ad una delle cortigiane.
Non appena mi notò non perse tempo e mi chiese con un'occhiata irritata dove mi fossi cacciata.
-Vi ho perso di vista per un secondo lo ammetto,mi dispiace.-replicai velocemente chiudendo il discorso,-hanno trovato il corpo della guardia al Pantheon,sanno che siete qui.-lo avvisai.
L'Assassino mi lanciò un'ultima occhiata per poi rivolgersi nuovamente alla cortigiana con cui stava parlando quando ero arrivata.
-Vai da Claudia.-le disse con un cenno del capo.
La cortigiana sparì mentre le altre due aspettavano in attesa che Ezio dicesse loro cosa fare.
-Cosa facciamo ora?-chiesi impaziente.
-Il Banchiere si trova ad...una festa. Quindi ci saranno guardie ovunque.-iniziò Ezio facendosi poi pensieroso,-mi chiedo se riuscirete a non farvi scoprire. Non avete l'abilità di un Assassino nel confondervi con le persone. Stasera un minimo sbaglio potrebbe rivelare la vostra presenza.-continuò osservandomi attentamente.
Mi sentii punta sul vivo dalle sue parole.
Va bene che non avevo ricevuto un addestramento da Assassino,ma non ero completamente imbranata. Insomma,mi era sembrato di andare bene lungo il tragitto fino al Pantheon.
-Allora come volete fare,Maestro?-chiesi,incrociando le braccia al petto,con tono di sfida.
L'Assassino mi fissò per qualche secondo prima di spostare lo sguardo sulle ragazze che ancora attendevano e che,in quel momento,stavano osservando la scena con un sorrisino divertito sulle labbra.
All'idea di star dando spettacolo davanti a quelle due donne mi irritai ancora di più.
Vidi l'Assassino riportare di nuovo lo sguardo su di me per poi spostarlo nuovamente sulle due cortigiane.
Oh,no...
-Forse...-iniziò,ma io fermai la sua proposta sul nascere.
-No,non esiste. Scordatevelo.-
-Almeno fatemi finire di parlare.-commentò semplicemente Ezio a quel mio rifiuto.
-Non serve parlare. La vostra proposta è scartata su tutti i fronti!-esclamai cercando di trattenere l'irritazione quando notai il sorriso malandrino che si dipinse sulle sue labbra.
Per un attimo trattenni il fiato.
Era da tempo che non vedevo uno dei suoi sorrisi divertiti.
-Va bene,va bene. Faremo in un altro modo. Andate.-disse rivolgendosi alle cortigiane che,dopo averci lanciato un'ultima occhiata divertita,sparirono lasciandoci soli.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo ad osservarci.
-Devo accertarmi che,quello che vedrete stasera,non vi farà sconvolgere a tal punto da far saltare la vostra copertura.-iniziò osservandomi con ancora un'aria divertita sul volto.
-Di cosa state parlando?-chiesi confusa,lasciando che le braccia tornassero a distendersi lungo i fianchi.
-Si,insomma...la festa a cui partecipa stasera il Banchiere non sarà uno di quei ricevimenti a cui siete stata abituata,Giulia. Vedrete cose che forse potrebbero sconvolgervi. Anche se abitando alla Rosa in Fiore da un paio d'anni dovreste aver visto alcune cose.-continuò l'Assassino sotto il mio sguardo ancora più confuso.
-Dove volete arrivare?-chiesi ancora una volta.
-Non è ben educato parlare di certe cose con le giovani donne di buona famiglia,ma non so in che altro modo anticiparvi a quello che potreste assistere stasera.-mormorò Ezio quasi a se stesso.
-Volete dirmi di cosa stiamo parlando,Ezio?-chiesi mettendo più enfasi nella domanda allargando le braccia disperata da quel suo tentennare nel darmi una risposta.
-Sapete cos'è un'orgia,Madonna?-chiese finalmente l'Assassino.
-Un...un'orgia?-chiesi confusa.
-No,dalla vostra domanda e dalla vostra espressione direi che non lo sapete.-sentenziò
Ezio con un sospiro sconsolato.-Va bene,sentite,se vedete le persone in atteggiamenti decisamente intimi,non soffermatevi a guardarli,ma andate avanti come se niente fosse. Ci siamo intesi?-mi chiese.
Arrossii alla sua risposta capendo finalmente,almeno in parte,che cosa fosse un'orgia.
-Decisamente intimi,quanto?-chiesi a bassa voce.
-Oltre la decenza.-rispose prontamente Ezio.-Dovevo rinchiuderla in camera...lo sapevo.-lo sentii mormorare a se stesso.
-No!-esclamai al suo pensiero espresso ad alta voce,-va bene,se vedo cose...che vanno oltre la decenza farò finta di non averle viste e andrò avanti. Ora sbrighiamoci.-conclusi prima di voltarmi.
Venni fermata da Ezio che,senza una parola,mi agganciò uno stiletto alla vita.
-Dirò alle ragazze di seguirti,in modo da essere sempre al sicuro anche in caso andasse qualcosa storto.-mormorò non appena ebbe finito di agganciarmi la cintura.
Rimanemmo a fissarci in silenzio per qualche secondo fino a quando non mi decisi a parlare.-Inoltre ci sono diversi Assassini appostati sugli edifici,ci copriranno le spalle in caso di pericolo.-
-Ricordate quando mi chiedeste che cosa avrei fatto in caso non foste tornato?-chiesi dopo averlo fissato in silenzio mentre finiva di agganciare la fibbia.
-Ogni singola parola.-mormorò.
Appoggiai la mano destra sulla sua guancia ispida e lo invitai a guardarmi negli occhi.
-Non so cosa farei il caso non tornaste,non posso saperlo. Posso sapere quello che posso fare adesso,e cioè seguirvi fino a quando avrò la più la forza per camminare.-dissi riversando in quelle parole tutto il mio cuore.
Ezio riabbassò lo sguardo a quelle parole e mi afferrò la mano appoggiata alla sua guancia stringendola.
Dopo cinque secondo sciolse la stretta e senza una parola uscì dal piccolo cortile interno.
Con un sospiro lo seguii.



Compresi quello che mi disse Ezio non appena entrammo,confondendoci tra le cortigiane,all'interno della festa indetta dal Banchiere.
Ogni volta che voltavo il capo da qualche parte vedevo uomini e donne quasi completamente svestiti che si intrattenevano tra di loro e ogni tanto sentivo alcuni di essi invitare le cortigiane,con parole volgari,ad unirsi a loro.
E più si saliva il colle dove si trovava il centro del baccanale più gli atteggiamenti diventavano spinti.
Se mia madre avesse potuto vedermi in quel momento mi avrebbe uccisa con le sue mani.
Rimasi sconvolta di fronte ad un gruppo di uomini,di varia età,che stavano palpando in modo molto volgare due giovani ragazze che,ogni tanto,emettevano risatine e gemiti di piacere.
-Non guardate.-mi ricordo l'Assassino.
Alle sue parole ripresi a guardare di fronte a me cercando di cancellare dalla mente quello che avevo appena visto.
Rabbrividì al solo pensiero di ritrovarmi in una situazione del genere.
-State tremando.-
-No.-dissi tra i denti.
Sentii da parte sua uno sbuffo divertito.
Per tutto il tragitto Ezio non aveva perso d'occhio la guardia papale che stava portando lo scrigno al Banchiere,ma al contempo l'avevo visto lanciare occhiate in giro,per vedere se tutto era sotto controllo.
Finalmente raggiungemmo il punto d'incontro tra la guardia e il bersaglio di Ezio.
Non appena vidi il Banchiere lo riconobbi.
Era Juan il Maggiore,cugino di Cesare.
L'avevo visto qualche volta durante la mia prigionia a Castel Sant'Angelo.
La sua mole importante era libera dagli abiti cardinalizi, esposta senza la minima vergogna da parte del Cardinale.
Il Banchiere portava il capello porpora sul capo,mentre intorno alla vita aveva drappeggiato del velluto rosso fermato dalla testa di un ariete in avorio sul davanti. Una collana lunga gli ornava il petto e ai piedi portava le pantofole coordinate con il resto del vestiario,se così poteva definirsi.
Vidi la guardia papale porgere lo scrigno alla guardia che accompagnava il Banchiere.
Quest'ultimo,prima di congedare la guardia papale,afferrò la mano della cortigiana che aveva seguito la nostra guida fino al punto di incontro. Vidi da lontano la cortigiana civettare con il Banchiere che,con sguardo lascivo,scrutava il corpo della donna.
Una guardia arrivò all'improvviso richiamando l'attenzione del Cardinale che,insieme alla cortigiana,spari oltre la fila di guardie che,sull'attenti,osservavano la zona.
L'Assassino fece un cenno e tre cortigiane si diressero verso la guardia che aveva appena posato lo scrigno su un tavolo poco lontano da dove ci trovavamo.
Vidi la cortigiana bionda afferrare la mani della guardia e distrarla mentre le altre due si prendevano il forziere e sparivano tra la folla senza farsi vedere.
Non appena Ezio ebbe la via libera pagò un nuovo gruppo di cortigiane che stazionavano vicino a noi per poi dirigerci verso la fila di guardie che,non appena notarono le ragazze,vennero distratte.
Con sole due cortigiane rimaste del gruppo proseguimmo il cammino fino a quando anche loro non distrassero una coppia di guardie posta lungo il tragitto.
Allora io e Ezio ci confondemmo in un gruppo. Continuammo a camminare fino a quando un'altra fila di guardie non ostruì il passaggio.
Il Banchiere passò oltre insieme alla cortigiana di poco prima mentre io e Ezio dovemmo fermarci.
-Ora che facciamo?-chiesi mentre osservavo il Banchiere sparire dietro l'angolo di un edificio.
Ezio non rispose alla mia domanda,ma continuò ad osservarsi in giro in cerca di un'altra strada da fare.
Non appena la individuò mi fece cenno di seguirlo.
Passammo dietro ad una casa diroccata e ci ritrovammo di fronte alle rovine di un antico tempio di cui rimanevano solo le colonne e la base.
Di fronte ad esso un edificio si stagliava imponente.
Individuai subito Cesare Borgia affiancato da suo padre,Papa Alessandro VI e da altre guardie.
Di fronte a loro c'era il Cardinale che,insieme agli altri partecipanti di quella serata,attendeva il discorso di Cesare,da poco rientrato dalla Romagna.
Mi guardai attorno,mentre insieme ad Ezio mi confondevo tra la folla,in cerca di Ippolito e quando lo individuai a poca distanza dal Banchiere dovetti fare violenza su me stessa per non affondargli l'arma che mi aveva consegnato l'Assassino nella schiena.
Quando Ezio notò la mia inquietudine mi disse di aspettare fino a quando la folla non fosse tornata a disperdersi e che se avessi colpito ora avrei attirato l'attenzione in un secondo senza via di scampo.
-Quale miglior modo di festeggiare le mie vittorie,che unirsi in una fratellanza virile!-iniziò all'improvviso Cesare riportando la mia attenzione su di lui. Come volevo Ippolito morto,così volevo che Cesare marcisse sotto terra,-Presto,ci ritroveremo qui,per celebrare la nascita dell'Italia unita!Allora la baldoria durerà quaranta giorni e quaranta notti! Che la festa abbia inizio!-esclamò infine spalancando le braccia con entusiasmo.
Vidi Cesare voltarsi verso il padre non appena ebbe concluso il suo discorso e fatto iniziare i veri festeggiamenti.
Li vidi discutere tra di loro. Lo Spagnolo non sembrava contento quella sera,anzi,stava guardando il figlio con aperto rimprovero.
Forse qualcosa si stava inclinando nella famiglia papale.
Mi avvicinai senza farmi notare per poter cercare di carpire qualcosa,magari avrei sentito qualcosa di interessante da poter poi riferire a Ezio.
-Se il vostro geniale Comandate in capo dice che è possibile perché non ve ne rallegrate?-sentii domandare da Cesare,mentre con sguardo annoiato osservava gli invitati senza degnare di un'occhiata il suo veneratissimo padre.
-Rischi di rovinare il delicato equilibrio che abbiamo conquistato con tanta fatica.-lo ammonì lo Spagnolo.
Allora Cesare si voltò ad osservarlo:-Apprezzo ciò che avete fatto per me,ma l'esercito è mio,quindi sono io che decido.-dopo di che voltò la schiena alla festa,- Non siate cupo...divertitevi.-
Detto questo il Valentino sparì all'interno dell'edificio,seguito da suo padre.
Interessante,a quanto pare quello che avevo intuito non era poi così lontano dalla verità.
Ezio mi afferrò delicatamente il braccio destro per farmi riportare l'attenzione su di se o su quello che ci circondava. La mia attenzione era stata talmente assorbita dal discorso appena avvenuto tra lo Spagnolo e Cesare che mi ero dimenticata di trovarmi lì per un motivo ben diverso dal vedere la famiglia Borgia azzannarsi la coda.
-Cercate di non farvi uccidere. Fate in modo che nessuno vi veda mentre vi intrattenete con Ippolito. In caso qualche guardia vi noti nascondetevi in qualche gruppo o sedetevi su qualche panchina,ritorneranno ai loro doveri. In caso non riusciate a levarveli di torno chiedete servizio alle cortigiane,con loro andrete sul sicuro. Essendo inesperta vi consiglio di essere molto discreta,quindi niente avventatezze. So che è difficile,ma ci dovete provare. Io mi devo occupare del Banchiere quindi per un po' non vi potrò aiutare. Fate la massima attenzione.-concluse enfatizzando i suoi consigli con un ultima stretta più accentuata sul braccio per poi lasciarmi e mescolarsi tra i gruppi di nobili che si stavano dando alla baldoria.
Gli lanciai un'ultima occhiata prima di riportare l'attenzione su Ippolito che in un secondo fu nuovamente sotto il mio sguardo.
Come aveva detto Ezio,andare direttamente da lui sarebbe stato un suicidio ed un metodo troppo diretto.
Pensai a diversi modi con cui poter agire fino a quando non conclusi che l'unico metodo sicuro era quello di farlo allontanare.
Mi voltai verso un gruppo di cortigiane che stavano cercando un signore con cui intrattenersi per la serata e mi diressi verso di loro. Pagai due delle ragazze perché portassero in disparte Ippolito.
Non appena le due cortigiane si avvicinarono al traditore con fare sensuale e civettuolo,questi si scusò con i signori con cui stava parlando e le seguì.
Lanciai un'ultima occhiata al tempio in rovina ed alle persone che si stavano dando da fare con i festeggiamenti;infine individuai Ezio che,pazientemente,stava aspettando seduto su una delle panchine il momento giusto per agire.
Pregai velocemente perché tutto andasse bene,poi seguii Ippolito.



Le cortigiane fecero un ottimo lavoro,dovetti ammetterlo.
Senza che si accorgesse di niente,il traditore fu portato in un vicolo isolato,completamente deserto. Avrei potuto commettere di tutto in quel vicolo e nessuno lo avrebbe notato.
Osservai disgustata Ippolito che accarezzava lascivamente le curve sensuali del seno di una delle due ragazze,mentre queste,come se niente fosse,continuavano a sorridergli.
Non appena notai una delle sue mani scivolare verso il basso,mi dissi che era l'ora di intervenire.
-Grazie,ragazze. Potete andare.-dissi rivelando la mia presenza.
Le due cortigiane si staccarono all'improvviso dall'uomo e,senza il minimo dispiacere,se ne andarono velocemente lasciandoci soli.
Ippolito mi osservò irritato dall'interruzione:-Chi diavolo siete?-sbottò all'improvviso.
Sorrisi a quella sua domanda,rispondendo dentro di me che ero la donna che l'avrebbe mandato all'inferno da lì a poco.
Sapevo che stavo per commettere un crimine condannato dalla Chiesa e dalla moralità,ma la fede mi aveva abbandonato da tempo e la mia morale mi imponeva di fare quello che avrei fatto.
Avrei preso la sua vita.
Mi avvicinai,uscendo dall'oscurità che fino ad allora mi aveva avvolta.
Non appena il traditore notò la mia veste sbiancò in un istante.
-Assassino.-mormorò tremante.
-No,ma presto lo sarò.-risposi continuando ad avanzare.
Lo vidi indietreggiare terrorizzato e guardarsi attorno in cerca d'aiuto o di una via d'uscita.
Era tutto inutile,non sarebbe scappato.
-E' da molto che non ci vediamo,Ippolito.-dissi all'improvviso cercando di mantenermi calma.
Avevo delle domande da porgli prima di passare ai fatti.
Inoltre volevo farlo vergognare per quello che aveva fatto,fargli pentire delle sue azioni. Volevo che,prima della sua morte,si pentisse amaramente di quello che aveva fatto alla mia famiglia.
In quel momento non mi interessava il fatto che poi me ne potessi pentire. Contava il presente.
E il presente mi ricordava che quel traditore aveva fatto ammazzare mio fratello,mia cognata,i miei nipoti,i miei genitori e,per ultimo,mi aveva fatto rinchiudere per mesi.
-Non vi conosco!-esclamò prima di sussultare quando le spalle si scontrarono con il muro di una casa. Intanto,con lo sguardo,continuava freneticamente a cercare una via di fuga.
Abbassai il cappuccio rivelando la mia identità:-Oh,io invece credo di si.-
Non appena mi riconobbe Ippolito riprese colorito e smise di restare attaccato con le spalle al muro. Mi guardò come se fossi tornata dall'aldilà per qualche secondo,per poi scoppiare a ridere.
-Non ci trovo niente di divertente.-mormorai irritata dal suo improvviso scoppio di ilarità.
-Oh,si invece! Cosa pensate di fare,piccola Giulia? Uccidermi nel bel mezzo di una festa con cinquanta guardie che girano nei dintorni?-mi chiese canzonatorio.
-Esattamente,ma prima voglio delle risposte da voi.-risposi sorvolando sul suo tono.
Dovetti ancora una volta resistere al desiderio di ucciderlo e farla finita.
-Andatevene,prima che sia troppo tardi.-mi consigliò Ippolito prima di lisciarsi le pieghe dell'abito pregiato che indossava quella notte,come se volesse comparire impeccabile anche di fronte alla Morte che non poteva vedere.
Non era bello,ma aveva ancora il fascino che anni prima faceva cadere più di una donna ai suoi piedi. Lui e mio fratello,in gioventù,gareggiavano sul numero di donne che subivano il loro fascino e più di una volta,a quanto avevo sentito dire da Ettore,mio fratello riusciva a superarlo per poco.
-Stasera voi morirete Ippolito,-ribadii decisa,ritornando con la mente al presente,-ma prima voglio sapere delle cose da voi.-
-Chiedetemi,dunque.-acconsentì finendo di lisciarsi il vestito.
Non sembrava accorgersi che da lì a poco avrebbe smesso di vivere. Pensava che non avrei fatto quello che avevo appena ribadito. Si sbagliava di grosso.
-Come avete fatto a sapere del frutto custodito dalla mia famiglia?-
-Volete davvero saperlo?-chiese osservandomi con fare annoiato.
-Si.-
Allora Ippolito si aprì in un sorriso perfido:-Me lo ha detto vostro fratello.-
Rimasi congelata a quella rivelazione.
-No.-mormorai.
-Libera di non credermi.-disse l'uomo scrollando le spalle.
-No,no. Non vi credo!-esclamai arrabbiata per le sue menzogne.
Mio fratello non poteva averlo rivelato. Era proibito!
Io l'avevo detto a Diego,è vero,ma lo avevo fatto solo dopo la morte di Ettore e quando avevo capito che ormai la situazione si faceva troppo pesante perché potessi tenermi tutto.
Quando Ettore era ancora vivo nessuno pensava che la famiglia Colonna nascondesse un segreto del genere! No,non poteva essere.
-Delusa?-chiese continuando a mantenere un sorriso perfido sul viso.
-No! NO!-urlai nella sua direzione prima di avventarmi su di lui per afferrarli il viso con le mani,-dimmi la verità!-esclamai.
-Ve l'ho detta! Lasciatemi!-sentii urlare Ippolito. Ma il suono della sua voce si stava già facendo ovattato.
-Dimmela!-esclamai un'ultima volta prima di cadere nello stato di torpore in cui cadevo ogni volta che rivivevo ricordi altrui.



-Altro vino! Voglio altro vino!-
Riaprii gli occhi,che avevo chiuso non appena avevo sentito di star per cadere nello stato di dormiveglia,e,guardandomi in giro,notai di trovarmi in una delle taverne poco fuori il distretto del centro.
Intorno a me i clienti della taverna,per lo più nobili,stavano brindando alla salute ed intrattenendosi con delle donne.
Le candele bruciavano sui candelabri fissati al soffitto ed illuminavano,in modo poco efficacie, la sala centrale.
Mi guardai attorno in cerca di non so cosa,ma quando vicino a me sentii la voce di mio fratello mi voltai con il cuore in gola. Mai avrei pensato di poterlo risentir parlare.
Lo vidi con Ippolito seduto ad uno dei tavoli centrali. I due stavano chiacchierando.
Mi avvicinai per poter sentir meglio quello di cui stavano discutendo.
Sul loro tavolo delle carte da gioco erano sparse un po' da tutte le parti,segno che avevano smesso da poco di giocare,mentre una caraffa di vino aspettava di essere riempita dall'oste e rimessa in circolazione per essere nuovamente svuotata.
Osservai Ettore che,con fare stanco,si stava scompigliando i capelli scuri e ribelli come i miei,segno che era frustrato o in pensiero.
L'osservai attentamente e notai che era ubriaco.
Spostai la mia attenzione su Ippolito che,a differenza di mio fratello,sembrava del tutto lucido e lo stava guardando con un'occhiata infastidita.
Sentii all'improvviso mio fratello borbottare qualcosa.
Non capii cosa stesse dicendo,quindi mi avvicinai ulteriormente a lui,cosa che fece anche quel traditore. -...maledetto affare...- Sentii ad un certo punto.
-Che cosa?-chiese Ippolito confuso.
Improvvisamente l'idea di quello che poteva essere successo mi fece chiudere lo stomaco,e sapere che lo stavo per vivere mi fece sentir male.
-Lascia perdere...vaneggio...-mormorò Ettore prima di mettersi a bere nuovamente,-maledetto frutto...-lo sentii sussurrare infine.
Mi sentii morire.
Ippolito aveva ragione.
Anche se del tutto incosciente,era stato mio fratello a rivelargli il segreto della mia famiglia.
Mio fratello aveva sempre avuto problemi sotto questo punto di vista,le poche volte che era ubriaco non aveva più freni e poteva dire di tutto.
Quella notte era successo esattamente quello.
Non potei vedere l'espressione di Ippolito né sentire la sua domanda successiva a quella rivelazione perché,poco dopo,l'immagine davanti a me sfocò,fino a quando non mi ritrovai all'interno di una stanza finemente arredata.
Mi guardai nuovamente attorno per capire in qualche modo dove mi trovassi,e quando vidi uno stendardo con il sigillo del Papa Alessandro VI posto ad ornare il camino imponente di marmo capì di trovarmi negli appartamenti del Palazzo Apostolico.
All'improvviso Cesare apparì nella stanza e ordinò alle guardie in servizio di far entrare l'ospite
Mi si fermò per un secondo il respiro. Mi ricordai poi,con un sospiro di sollievo,che non mi poteva vedere essendo io uno spettatore esterno non presente in quel tempo,quindi del tutto invisibile.
Ippolito entrò poco dopo.
-Allora,di che cosa mi volevate parlare?-chiese con fare annoiato il Valentino versandosi da bere.
-Vi ringrazio per avermi ricevuto subito,Duca Valentino.-elogiò Ippolito inchinandosi. Il Valentino esordì una smorfia infastidita di fronte a quel gesto.
-Si si. Non ho molto tempo,quindi vi conviene dirmi quello che avete da dire e andarvene.-disse liquidando l'elogio di Ippolito senza essere ricambiato.
-Sono venuto a conoscenza di un segreto riguardante la famiglia Colonna.-
Il Valentino sembrò subito interessato a quello che disse il traditore. -Che tipo di segreto?-
-Un segreto che va al di fuori del...comune. Ho saputo che Vostra Grazia è alla ricerca di un cosiddetto frutto dell'Eden.-mormorò Ippolito.
-Come lo sapete?-chiese Cesare guardandolo con diffidenza.
-Ho sentito voci,tutto qui. In effetti è di questo che si tratta il segreto scoperto.-rispose Ippolito cercando di non offendere ulteriormente il Valentino.
-Parlate chiaro.-
-La famiglia Colonna nasconde uno dei frutti.-rivelò Ippolito con gran soddisfazione.
Il Valentino rimase in silenzio per qualche secondo osservandolo attentamente,come se stesse decidendo se quello che il traditore aveva appena rivelato fosse vero oppure no.
-Ne siete sicuro?-chiese all'improvviso.
-Certamente.-
A quel punto Cesare si aprì in un sorriso calcolatore:-Sapete cosa succede a chi mi mente,non è vero?-chiese.
-Certo.-mormorò Ippolito sbiancando all'improvviso.
-Molto bene,Ippolito Mazza. Se quello che dite è vero,sarete largamente ricompensato.-
Non riuscii a sentire altro del discorso perché,ancora una volta,la vista mi si sfocò all'improvviso e, quando riaprii gli occhi,mi ritrovai di fronte ad un'altra scena.
Mi si gelò il sangue.
Mi trovavo in quella che doveva essere la camera padronale della residenza di mio fratello.
Sul letto a baldacchino disfatto un corpo femminile riverso in giù giaceva privo di vita.
I lunghi capelli biondi mi rivelarono subito l'identità.
Amelia.
Mio fratello,con ancora addosso la camicia da notte,era circondato da tre guardie davanti al baldacchino su cui giaceva ancora caldo il corpo privo di vita di mia cognata,mentre di fronte a lui un uomo vestito di scuro continuava a fargli domande.
Ippolito,intanto,se ne stava in disparte ad osservare la scena.
-Ditemi dove si trova il frutto,Colonna.-ordinò l'uomo. Anche se di spalle,quell'uomo aveva un'aria famigliare,quei capelli scuri e quella postura,quel modo di porsi,l'avevo già visto. Ero sicura di averlo già visto.
-Per l'ennesima volta,non so di cosa stiate parlando!-urlò mio fratello cercando di far mollare la presa delle guardie che lo stavano trattenendo.
-Abbiamo dovuto uccidere vostra moglie,Colonna,non vorrei spingermi ad uccidere anche i vostri figli.-mormorò l'uomo avvicinandosi ulteriormente a mio fratello.
La sua voce l'avevo già sentita.
-Toccate i miei figli e siete morto.-ringhiò tra i denti Ettore.
-Non vorremmo prendercela con i vostri bambini,davvero Colonna,ma se non ci dite dove si trova il frutto della vostra famiglia,saremo costretti ad usarli contro di voi.-.
-Ippolito,perché lo avete fatto?-chiese all'improvviso mio fratello,puntando i suoi caldi occhi castani su Ippolito.
-Secondo voi come mai? Ditegli del frutto,Ettore,o i vostri figli non avranno scampo per davvero.-gli rispose Ippolito affiancando l'uomo che volse leggermente lo sguardo nella sua direzione.
Quel poco che intravidi del suo viso mi rivelò la sua identità. Era Micheletto Corella,il sicario personale di Cesare.
-Vi credevo un amico.-mormorò Ettore lasciando trapelare la delusione sul suo volto. -Avete riposto male la vostra fiducia,tutto qui.-
-Non ho tempo da perdere,-interruppe Micheletto,facendo riportare l'attenzione mia e di Ettore su di lui,-ditemi del frutto.-ordinò.
-Padre?-
A quella domanda sentì lo stomaco contrarsi in una morsa dolorosa.
Mi voltai ritrovandomi di fronte le piccole figure dei miei nipoti.
No. Non doveva succedere.
-T-tornate in camera vostra. Enea,porta tuo fratello e tua sorella in camera vostra.-ordinò mio fratello,cercando di non far notare la propria paura alle guardie e,soprattutto,ai suoi figli.
-Cos'ha la mamma?-chiese Silvia,la più piccola.
-Sta...sta riposando. Tornate in camera vostra,subito.-ordinò nuovamente Ettore.
-Fate come dice vostro padre.-ordinò Micheletto,ma quando Silvia ed Claudio scoppiarono a piangere ordinò a delle guardie di occuparsi di loro.
Così i tre bambini vennero spintonati da due delle guardie fuori dalla stanza padronale.
I pianti di Silvia ed Claudio piano piano si affievolirono facendo calare il silenzio tombale nella stanza.
-Che voi siate dannato!-esclamò all'improvviso Ettore cercando nuovamente di liberarsi delle tre guardie che lo stavano trattenendo.
-Per l'ultima volta,Colonna,-iniziò Micheletto,sguainando la spada per poi puntarla alla gola di mio fratello,-dove si trova il frutto.-
Ettore abbassò lo sguardo sulla punta della spada per poi risollevarlo sul sicario di Cesare.
-Che io sia dannato se so di che cosa stiate parlando.-mormorò poco dopo.
Non riuscii a credere all'enorme coraggio che stava avendo mio fratello in quel momento. Amelia era morta ed i suoi figli erano in pericolo,eppure aveva ancora la forza di mentire.
-Sta mentendo.-sentenziò Ippolito,-gli ho sentito parlare di un frutto dell'Eden!-esclamò.
-Vi crediamo,ma è lui che deve rivelarci dove si trova.-mormorò Micheletto continuando a mantenere l'attenzione su mio fratello.
All'improvviso una guardia irruppe nella stanza.
-Parla.-ordinò Micheletto,senza spostare l'attenzione su Ettore.
La guardia lanciò un'occhiata a mio fratello e sentendo che non pronunciava una parola gli venne nuovamente ordinato di parlare.
-La bambina...-iniziò quello sbiancando leggermente.
-Cosa avete fatto a mia figlia?-chiese in un ruggito Ettore mentre con uno spintone si liberava di una delle guardie che subito cercò di riafferrarlo.
La punta della spada di Micheletto fermò ogni altra sua protesta.
-Cosa è accaduto?-.
-E' svenuta all'improvviso e non si riprende.-rispose la guardia.
-Silvia...-invocò mio fratello,-devo andare da lei! E' malata,senza le sue cure morirà!-concluse disperato.
-Portatela insieme ai suoi fratelli nella loro camera,decideremo poi cosa fare.-ordinò Micheletto prima di riportare l'attenzione su Ettore,-E ora,torniamo a noi.-
Mio fratello guardò Micheletto con astio prima di riprendere a dibattersi.
Dette una testata alla guardia alle sue spalle e un sinistro a quella che lo tratteneva per il braccio destro.
Era pronto a colpire anche l'altra guardia quando questa sguainò all'improvviso la sua arma e l'affondò nello stomaco di mio fratello.
Vidi i suoi occhi sgranarsi dallo stupore,mentre,piano piano,scivolava per terra.
Sentii indistintamente Micheletto imprecare in spagnolo portandosi una mano tra i capelli, prima di uccidere la guardia con un solo colpo di spada.
Non distinsi bene quello che accadde dopo,perché i miei occhi rimasero puntati sul corpo di mio fratello e sulla ferita che aveva iniziato a sanguinare copiosamente.
All'improvviso Ippolito si inginocchiò accanto a lui.
-Dimmi del frutto,Ettore!-esclamò scuotendolo.
Vidi mio fratello aprirsi in un sorriso:-Mai.-mormorò mentre un rivolo di sangue gli scendeva lungo il mento,-Sappi una cosa Ippolito...-iniziò poco dopo tra un respiro e l'altro,-anche se stanotte mi avete tradito,avete tradito me e la mia famiglia,sappiate che qualcuno verrà a vendicarsi. Magari non un Colonna,ma qualcuno verrà ad uccidervi prima o poi. Finirete all'Inferno,Ippolito...ed io...ed io sarò lì ad aspettarti.-
-Come pensate di vendicarvi?-chiese Ippolito osservandolo beffardo.-Tra qualche secondo sarete morto,nessuno saprà la verità.-
Il viso di mio fratello si piego in una smorfia di dolore,prima di riprendere il suo sorriso:-In un modo o l'altro i fatti avvenuti questa notte verranno vendicati...non vi ho mai detto di quello che si dice della mia famiglia,Ippolito?-chiese mio fratello. Sembrava che si stesse facendo beffe di lui,anche in punto di morte.
-No.-
-I Colonna l'hanno inventata la vendetta. Non preoccuparti,quindi,prima o poi io avrò la mia.-
Dopo di che,spirò.
Le immagini si fecero offuscate nuovamente,ma questa volta il senso di nausea mi disse che quello era l'ultimo ricordo che avevo vissuto.
Chiusi gli occhi,mentre una lacrima scendeva solitaria sulla mia guancia.



Piano piano ripresi coscienza di quello che mi circondava.
Il senso di nausea mi dava ancora fastidio ed una leggera emicrania iniziava a farsi sentire.
Riaprii gli occhi e di fronte a me trovai il viso sconvolto di Ippolito.
-Che cosa avete appena fatto?-mi chiese con gli occhi sgranati.
-Mio fratello aveva ragione.-mormorai in risposta alla sua domanda.
-Che cosa avete detto?-chiese Ippolito sbianchendo ancora di più se era possibile.
-I Colonna l'hanno inventata la vendetta.-risposi. -C-come...come fate a saperlo?-mi chiese iniziando a balbettare leggermente.
-Non vi deve interessare come abbia fatto,vi deve interessare che questi sono i vostri ultimi istanti di vita.-mormorai staccandomi da lui che,nonostante tutto,rimase immobile come una statua per qualche secondo.
All'improvviso scattò in avanti prendendomi leggermente alla sprovvista,ma con una mossa agile di cui mi stupì io stessa lo schivai per poi andargli alle spalle.
Afferrai la lama che mi aveva dato Ezio e afferrando Ippolito per le spalle gli portai l'arma al collo.
Lui si gelò nuovamente.
Fortunatamente Ippolito non si era mai distinto nel coraggio.
-Non fatelo,abbiate pietà Giulia!-esclamò disperato.
-Chi vi ha detto di poter utilizzare il mio nome di battesimo?-gli chiesi duramente,mentre assicuravo la presa sul manico della lama,-L'unica pietà che vi dovrei mostrare e la stessa che avete mostrato a mio fratello e alla sua famiglia.-mormorai.
-Farò qualsiasi cosa,ma vi prego,risparmiatemi!-
-Io non voglio niente da voi,traditore. Una sola cosa mi interessa...la vostra vita.-
-Guardie!Guardie!-
Smorzai la sue urla disperate con un affondo deciso della lama.
Non sapevo nemmeno dove avessi preso il coraggio per farlo,ma quando il calore liquido del sangue iniziò a scorrermi lungo la mano e il polso,compresi pienamente quello che avevo appena fatto.
Lo avevo ucciso. O per lo meno stava per morire.
Lasciai il suo corpo che piano piano si accasciò ai miei piedi.
Avevo sempre pensato che vedere il suo cadavere mi avrebbe riempito di gioia,o di orgoglio,ma in quel momento non provai niente.
Ero come svuotata da tutte le emozioni.
Vuota. Completamente.
Ero talmente presa dalle mie riflessioni che non mi accorsi delle guardie che si erano accorte di quello che avevo appena compiuto. Non le sentii avvicinarsi alle mie spalle,pronte a tramortirmi. Quando me ne accorsi,era già troppo tardi.
Le due guardie mi afferrarono per le braccia,ma io ero talmente scombussolata che in un primo momento non reagì in alcun modo.
Quando iniziai a comprendere che dovevo andarmene al più presto possibile o sarei stata nuovamente imprigionata alla mercé di Cesare,inizia a dimenarmi.
L'arma datami da Ezio era nascosta sotto il corpo ormai privo di vita di Ippolito,quindi non sarei mai riuscita a recuperarla.
Cercai in tutti i modi di scrollarmi di dosso le due guardie fino a quando non le sentii mollare la presa improvvisamente.
Mi voltai di scatto posizionandomi in difesa,ma quando vidi Ezio sospirai di sollievo.
-Andatevene,subito!-mi ordinò senza indugi.
-E voi?-
-Cercherò di distrarre le guardie. Voi trovate un posto sicuro,io vi raggiungerò!-esclamò infine prima di avviarsi.
-Come farete?-gli chiesi confusa.
-Vi troverò,-ribadì Ezio,-ora andate!-ordinò nuovamente,prima di sparire dietro l'angolo dell'edificio,mentre intorno a me iniziai a sentire i richiami delle guardie che gridavano all'Assassino.
Lanciando ultima occhiata al corpo di Ippolito mi allontanai dall'area.



Corsi a perdifiato per le stradine secondarie di Roma per almeno una decina di minuti,fino a quando non mi fermai per riprendere fiato.
Guardandomi attorno notai di aver appena raggiunto una piccola piazzola che faceva da centro comunicante con varie vie.
Mi avvicinai al pozzo solitario centrale e mi appoggiai ad esso.
Presi un lungo respiro alzando lo sguardo al cielo.
Chiusi gli occhi.
In un secondo tutte le immagini dei ricordi appena vissuti mi scorsero davanti agli occhi a grande velocità.
La taverna,l'incontro tra Cesare e Ippolito,la morte di mio fratello.
Lasciai andare il respiro con un lamento sommesso.
Mi trattenni dal versare lacrime.
Non era tempo di piangere la morte dei miei cari. Quel tempo era finito da molto ormai.
-Vi ho vendicati...vi ho vendicati.-mormorai al cielo costellato di stelle.
Mi voltai verso il pozzo e mi ci appoggiai con le braccia spalancate.
Fortunatamente era talmente profondo da non riuscirne a vedere la fine.
Non volevo vedermi in quel momento.
Non solo per l'aspetto trasandato che dovevo avere,ma anche perché avevo paura di vedere quello che la mia immagine rifletteva.
All'improvviso una domanda si fece avanti nella mia testa.
Che fossi diventata come loro? Una semplice assassina?
Per quanto giustificato avevo comunque appena compiuto un reato. Se avessi ancora avuto fede in quel momento mi sarei logorata al pensiero delle porte dell'Inferno che mi attendevano.
No,pensai,non dovevo pensarla sotto questo punto di vista,per quanto possa essere veritiero.
Ippolito mi aveva distrutto la vita,meritava la fine che ha fatto.
Ma allora perché il rimorso aveva bussato alla mia porta?
Sospirai affranta cercando di scacciare quei pensieri nefasti,quando all'improvviso mi sentii afferrare per un braccio.
Senza pensarci reagì preparando un pugno da sferrare alla guardia che mi doveva aver trovato,ma il mio colpo venne fermato in tempo.
Mi sentii circondare il polso e allora mi bloccai.
Sospirai nuovamente di sollievo quando mi ritrovai di fronte lo sguardo di Ezio.
Cercai di scusarmi,ma le mie parole vennero interrotte dall'Assassino che,senza darmi il tempo di reagire in alcun modo,mi prese il volto tra le mani e mi chiuse la bocca con la sua.
Rimasi allibita,completamente immobile dalla sorpresa.
Quel bacio fu molto diverso dal primo che ci scambiammo un anno prima. Mentre il primo bacio era stato lento,misurato,quasi tenero-come se stesse maneggiando qualcosa di estremamente delicato-,questo era forte,quasi prepotente,e,senza dubbio,passionale. Era questo il termine che avevo imparato dalle cortigiane in quei mesi,quando si riferivano ad un tipo di bacio dettato dall'istinto puro. E quello,senz'altro,era uno di quelli. Per quanto fossi poco avvezza a certe cose,in quei ultimi mesi avevo visto abbastanza da capire diverse cose.
Smisi di pensare e mi lasciai trasportare da quel bacio e dalle emozioni che stava suscitando in me.
Non mi importava più di nulla.
Non volevo più sentirmi preoccupata.
Quella notte,sotto il cielo stellato di agosto,c'eravamo solo io e lui.
Nessun altro.
All'improvviso,così come era iniziato,il bacio finì.
-Che io sia dannato se vi rilascio fare una cosa del genere.-mormorò non appena si staccò dalle mie labbra,continuando comunque a circondarmi il volto con le sue mani.-Sapete quello che ho provato quando all'improvviso siete sparita dal nulla? Rischiavo di far saltare la missione.-mi rimproverò.
-Scusate...-mormorai in risposta. Non sapevo bene che cosa dire.
-Non vi lascerò mai più fare cose del genere,Giulia. La prossima volta vi faccio davvero rinchiudere nella vostra stanza,ma sorvegliata da almeno una squadra di Assassini.-minacciò.
-Non ci sarà una prossima volta,ve lo prometto.-
Lo sentii sospirare rassegnato. Scosse leggermente la testa.
-E va bene.-mormorò infine,facendo scivolare via le sue mani dal mio volto per intrecciarle con le mie per poi alzarle tra di noi.
Lo guardai confusa.
-Mi arrendo.-riprese Ezio ritornando a guardarmi.
-Credo di non capire-
-Come voi non posso sapere cosa succederà in caso io morissi anzitempo,ma so quello che posso fare ora. Posso continuare a vivere seguendo quello che provo in questo momento...non posso sapere nemmeno cosa succederà in futuro,ma almeno non avrò rimpianti. Non ci saranno i “se” o i “ma”-concluse osservando le nostre mani intrecciate.
Mi aprii in un sorriso spontaneo alle sue parole:-Mi rendete felice.-
-Potreste pentirvene. La vostra vita con me non sarà facile.-mormorò corrucciando leggermente le sopracciglia.
-Sarò con voi. Sempre.-gli dissi.
-Sempre.-ripeté Ezio per poi posare un bacio sulle nostre dita congiunte,come a suggellare quella promessa.
Per la prima volta,dopo tanto tempo,mi sentii davvero felice.



Angolo Autrice:

Buonasera a tutte ragazze,come va? Io tutto bene!Ieri mattina ho avuto l'esame di teoria per la patente e sono passata! Oh,yeah!Oggi inizio le guide...ho una paura matta di fare qualche cavolata appena metto il piede sull'acceleratore xD
Comunque,bando alle ciance e parliamo seriamente!
Devo dire che questo capitolo è il più lungo che ho scritto fin'ora ed ho cercato di darvi un capitolo eccellente in quanto capitolo di svolta. Ci ho provato e spero di essere riuscita nel mio intento.
Non è stato faticoso stendere questo capitolo,ma è talmente importante per me che lo sono andata a riguardare più volte,cercando di migliorarlo sempre. Alcune volte addirittura mi dicevo “Basta,lo pubblico”,ma poi mi fermavo e lo chiudevo dicendomi che ci avrei ripensato il giorno dopo. E ora sono qui,sotto al vostro giudizio,sperando che esso sia positivo!
Il prossimo capitolo,come già anticipato sulla mia pagina di FB,si intitolerà “Il Segreto della Famiglia Colonna”...già questo dovrebbe dirvi qualcosa!
Per ora non mi dilungo troppo...se su questo sono stata indecisa per diversi giorni non voglio pensare al prossimo xD
Comunque...non so che altro dire,quindi ora vi lascio,sperando di non avervi fatto perdere tempo con questo mio capitolo.
Ah,si...qualcuna di voi sa come si chiama l'edificio che si staglia sul colle dov'è c'è stato il baccanale del Banchiere? Io l'ho cercato ma non sono riuscita a sapere come si chiama,se mi rispondeste ve ne sarei grata,almeno completo il capitolo ;) Grazie!
Infine voglio ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite,le ricordate e le seguite!Grazie mille!
Alla prossima,
bazi,
Morgan

  
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