La
luna sta sorgendo, ci siamo.
Un
istante dopo un
lampo dorato stava trapassando Damon dall’alto, arrivando
fino alla punta suoi piedi,
il tempo di un batter di ciglia e svanì
nel modo in cui era arrivato.
Lui,
accecato dalla
luce, aprì gli occhi dopo qualche secondo… poi
sbarrò quelle gemme che
riuscivano a trattenere in se un universo di stelle e rimase senza
parole…
Questo
è il paradiso, deve esserlo… Sono sicuro che ad
Elena piacerebbe vivere qui.
Damon
si trovò quasi
scaraventato in un mondo perfetto, circondato da distese di verde in
ogni dove,
c’erano frutteti e alberi di ogni tipo sui quali si
intravedevano alcuni
scoiattoli mangiucchiare ghiande.
Più
avanti, sulla
destra si intravedeva un’alta cascata che ricadeva in uno
specchio d’acqua
fresca, doveva esserlo visto che alcuni cavalli erano lì a
bere avidamente, uno
stallone in particolare destò la sua attenzione: era
completamente nero e
lucido.
Mentre
si avvicinava
alla bestiola, guardandosi intorno vide altri animali gironzolare
allegramente
per quei prati incantati e fioriti… c’erano una
miriade di colori che si
mescolavano tra loro, ma soprattutto c’era la cosa che per
anni aveva cercato
incessantemente: un intero cespuglio di rose nere, non erano le
preziose Black
Magic, erano ancora più scure… impossibile a
pensarlo eppure erano lì, davanti
ai suoi occhi… sì, quello doveva essere il
paradiso.
Sì
avvicinò cautamente
per assaporarne il profumo vellutato, ma una voce alle sue spalle lo
ridestò e
fu obbligato a voltarsi.
Un
uomo alto e moro dagli
occhi blu, che doveva avere sui quarant’anni lo aveva
chiamato.
“Damon
Salvatore,
giusto?”
“Sì,
mi avete fatto
chiamare… perché?”
L’uomo
che, Damon si accorse
dopo, era scortato da un’ angelica donna bionda
incredibilmente uguale ad Elena,
gli sorrise e gli fece segno di seguirlo.
“Vieni,
è tempo per voi
di sapere.”
Damon
seguì silenziosamente le due figure lungo un sentiero
intorno ai verdi prati,
mentre ancora ammirava il paesaggio, incantato da quella
semplicità che lo rendeva
unico.
Drin,
drin, drin…
Che…
Che succede qua dentro?
Elena
si alzò di scatto
dal letto, cercando di capire da dove provenisse quello strano rumore
temendo
il peggio per la sua vita, ma poi si ricordò… era
qualcosa di familiare.
Stupida
sveglia! Non mi ricordavo nemmeno della tua esistenza…
Zia…
è stata lei a puntarmela, ci scommetto!
“Tesoro
sveglia o farai
tardi per la cerimonia” disse
ridacchiando zia Judith aprendo e richiudendo la porta della camera.
Elena,
come ogni
mattina, sollevò le coperte e si infilò
velocemente nella doccia, lavò via il
sangue secco dalla schiena e finì lavandosi anche i capelli.
Fece
solo in tempo ad
asciugare e pettinare la mossa chioma che Stefan si presentò
in camera sua,
senza nemmeno aver bussato.
“Buongiorno
amore”
“Buongiorno
anche a te,
a cosa devo questa visita mattutina?”
“Mi
mancavi…” rispose
Stefan, ed immediatamente le sue labbra si poggiarono avidamente su
quelle di
Elena in un bacio alquanto passionale.
Lui
non l’aveva mai
baciata in quel modo, non in quella situazione, Stefan era sempre
piuttosto
calmo, era lei che ogni volta lo stuzzicava per farsi dare quei baci.
“Sicuro
sia tutto ok?”
“Sì,
è che mi sei
mancata veramente tanto. Negli ultimi tempi siamo stati sempre insieme
e questa
lontananza mi distrugge.”
Elena
sorrise a quelle
parole e tornò a vestirsi.
“Stefan?”
“Sì?”
“Visto
che sei qui, mi
daresti una mano a ripulire e disinfettare bene questi
tagli?” si alzò la
maglietta aspettando una sua riposta.
“Certo,
ma sono un po’
gonfi? Cosa ti è successo?”
“Credo
che si siano
semplicemente riaperte le ferite e abbiano fatto infezione”
Stefan
prese garze
pulite, acqua ossigenata e cerotti e si sedette sul letto, dietro di
lei.
Mentre
le ripuliva nel
modo meno doloroso possibile, iniziò a baciarle dolcemente
la guancia destra, a
mordicchiarle il lobo dell’orecchio, scendendo poi con altri
caldi baci sul
collo, sulla spalla e arrivando alle scapole fin dove c’erano
le due cicatrici
riaperte.
“Finito,
spero di non
averti fatto troppo male”
Elena
era avvampata
dall’emozione, Stefan, il suo Stefan, non aveva mai fatto una
cosa del genere. Era
indescrivibile, pazzesco…
Quello
era un
atteggiamento tipico da Damon… e poi, tristemente,
capì tutto.
“Stefan,
tu ancora non
l’hai capito, vero?”
“Cosa
amore?”
“Quello
che hai appena
fatto… non è da te, cosa ti succede?”
“Niente,
pensavo che ti
avesse fatto piacere visto il modo in cui
respiravi…”
“Mi
ha fatto piacere,
ma quello non sei tu…”
“Elena
ci sono solo io nella stanza…”
“Quello
che hai fatto… è una brutta copia degli
atteggiamenti di Damon! Perché?” Elena si
alzò irritata dal letto e lo guardò
dall’alto al basso.
“Mi
spiace”
“Ti
spiace? Ti ho
chiesto perché l’hai fatto, non se ti
dispiace”
“Scusa
Elena… è che
pensavo che così ti sarebbe mancato meno, se fossi cambiato
un po’ magari non
avresti più sentito la sua mancanza”
“Stai
scherzando vero?
Non hai veramente capito e fa male…
Come
puoi essere geloso
di un ricordo?
Damon
è morto, non
potrà più mettersi tra noi due, perché
devi farmi questo?!
Pensi
davvero che lo
potrei dimenticare?!”
“Pensavo che
magari avresti smesso di… amarlo
se io mi fossi comportato un po’ come lui” Stefan
era ancora seduto sul ciglio
del letto con la testa bassa.
“Stefan
gli abbiamo
fatto una promessa, ricordi? Non lo avremmo mai dimenticato,
mai…” Elena si
avvicinò a lui e gli prese la testa fra le mani in modo da
poterlo guardare
negli occhi.
“Lo
so, ma non pensavo
che tu lo amassi così, non riesco a sopportarlo…
pensare tutto quello che avete
condiviso e mi avete nascosto… e al fatto che io ero solo
d’intralcio.”
Stefan
si alzò dal
letto e fece presa sulle braccia di Elena per attirarla a se
“Tu dovevi essere
solo mia, non lo capisci?! Ora siamo solo io e te, ti prego non
rovinare
tutto!”
Elena
si dimenò per
staccarsi, invano. Lui era troppo forte e non accennava a lasciarla
andare.
“Stefan
siamo io e te,
ma non puoi chiedermi di non amarlo…” una lacrima
fuori dal suo controllo scese
rigandole la guancia.
“Allora
ti chiedo di
pensare a lui come se fosse una parte di me, siamo fratelli in fondo!
Così col
tempo cesserai di amarlo…”
“Io
non smetterò mai di
amarlo! Come puoi solo immaginarlo? Non puoi sostituirti a lui, non sei
lui,
non sarai mai lui!”
Elena,
con le forze che
le dava la rabbia, riuscì a strattonarsi dal vampiro e si
diresse verso lo
specchio.
Era
furiosa, come
poteva solo pensare di sostituirsi a suo fratello? In quel modo
poi… fino a
pochi giorni prima le
aveva detto di
aver capito e che avrebbe aspettato che lei fosse pronta, a quanto pare
erano
solo state bugie…
“Io
devo prepararmi per
la cerimonia, ci vedremo lì se ti sarai
calmato…” disse Elena, spazzolandosi
energicamente i biondi capelli.
A
quelle parole Stefan
se ne andò proprio come era arrivato e lasciò
Elena ai suoi tristi pensieri.
La
giovane finì in fretta
di vestirsi, mise un filo leggero di trucco per nascondere le occhiaie
e si
diresse a scuola dove trovò ad aspettarla le tre amiche:
Meredith, Bonnie e
Caroline… quella Caroline che le aveva rovinato la vita nei
mesi precedenti…