Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Kagome    10/04/2004    17 recensioni
In un mondo dove gli umani hanno messo in schiavitù gli youkai, in un mondo dove gli hanyou sono fuorilegge e destinati ad essere uccisi, la miko Kagome riceve l’hanyou Inuyasha come regalo di compleanno, e lentamente i due si innamorano. Riusciranno a distruggere il perfido Naraku e a creare un nuovo mondo nel quale poter convivere? (storia AU)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

An Inuyasha to Remember

Scritto da: Giulia “Kagome”

Rinunzia Legale: Io NON sono l’autrice di Inuyasha. Inuyasha è scritto e disegnato da Takahashi Rumiko. Non sono né Lei né un membro della Shogakukan, Sunrise o qualunque altra Casa Editrice che ne detenga i diritti. Sono solo una FAN, e questo è un omaggio alla mia serie preferita tra tutte. I diritti di Inuyasha sono:

Inuyasha manga © 1997 Takahashi Rumiko, Shogakukan

Inuyasha anime © 2000 Takahashi Rumiko, Shogakukan, Sunrise, YTV

Il titolo della fan fiction è tratto dal famoso OAV di Ranma ½ “An Akane to Remember”. Non sono nemmeno l’autrice di Ranma, ovviamente. I diritti della serie sono Ranma Nibun no Ichi © 1988 Takahashi Rumiko, Shogakukan, Kitty Film.

Nota: Questa è una fan fiction AU (Another Universe). Che vuol dire? Che in questa storia vengono solo “presi in prestito” i personaggi di Inuyasha, e calati in una realtà completamente diversa da quella nella quale vivono all’interno della serie originale. Cercherò di mantenere il carattere dei personaggi e le relazioni tra di loro simili a quelle del manga originale. Se però doveste trovarvi con qualche pers OOC… beh, temo che dovrete conviverci e non prendervela con me :P. Una differenza (piuttosto grossa) con il manga originale per quanto riguarda Inuyasha è che lui non ha MAI (sottolineo il mai) conosciuto Kikyo. Fan di Kikyo, Gomen Nasai!

Se poteste, dopo aver letto, scrivermi un commentino su FanFiction.net, ve ne sarei eternamente grata: questo è l’url della fic su quel sito:

http://www.fanfiction.net/read.php?storyid=487846

potete scriverlo in italiano, ma se lo scrivete in inglese + gente potrà capire i vostri pensieri :D

Capitolo 7: Kagura

“Il mio nome è Kagura. Sono qui per uccidere Inukiba” gli occhi della yasha lampeggiarono diabolicamente. Il gruppo tremò di fronte a lei. Inuyasha non riusciva a credere alle sue orecchie. Quella yasha era lì per uccidere… lui? Inukiba… la vecchia Kaede aveva detto che probabilmente condivideva l’anima di quell’hanyou… era dunque la verità?

        “Temee… che diavolo vuoi qui? Non c’è nessun Inukiba…” provò a mentire. Kagura lo fissò: il ragazzo sembrò notare un moto di divertimento nel suo sguardo…

        “Mi credi davvero così sciocca da potermi far andare via con una bugia del genere? Inukiba… so benissimo che sei chi sto cercando. Ora hai un nuovo corpo, ma il tuo animo è quello di 50 anni fa. E anche i tuoi momenti di debolezza.” La yasha rise di gusto.

        “Non conosco questo Inukiba del cazzo. Perché devo combattere contro di te per colpa di uno youkai che non conosco?” una goccia di sudore scese dalla tempia di Inuyasha, giù fino al suo mento. Era in pericolo… per la prima volta in vita sua era davvero in pericolo! Era sempre riuscito a nascondersi e a non farsi vedere da nessuno nel periodo in cui il suo potere spariva. E ora… perché il suo segreto era stato scoperto con una tale facilità? Kagome era in pericolo! E lui non poteva proteggerla. E malediceva se stesso per la sua debolezza.

        [No… anche se dovessi morirne, proteggerò Kagome. Non deve essere uccisa!] il ragazzo mise mano all’elsa di Tessaiga. La yasha sorrise.

        “Sai bene che Inukiba non era uno youkai, ma solo un misero hanyou, come te. E visto che il mio signore vuole che tu muoia… ti ucciderò, e otterrò di nuovo la mia libertà.” La donna sorrise nuovamente al gruppo. “Sono fortunata di averti trovato nel tuo giorno di debolezza… sarà molto semplice ucciderti!” la yasha mosse le mani, e aprì gli strani ventagli che vi teneva racchiusi. Inuyasha si rese conto che stava per succedere qualcosa di strano. Riusciva a percepire il vento incresparsi attraverso quei ventagli. Ne seguì la direzione, e comprese che quella Kagura stava mirando a Kagome. Il cuore del ragazzo perse un battito: no! Kagome non poteva essere in pericolo per colpa della sua debolezza.

        “Tu… NON farai del male a Kagome!” Urlò, ed estrasse Tessaiga, correndo contro la yasha e mettendo se stesso tra Kagome e lei. Kagura sorrise diabolicamente.

        “Povero piccolo hanyou… che cosa credi di potermi fare? Non puoi sconfiggermi col tuo miserabile aspetto umano, sono troppo forte per te!” Kagura alzò le mani, pronta per attaccare il suo avversario.

        “PUTTANA! Non sono tanto facile da sconfiggere, lo vedrai!” Inuyasha era livido di rabbia e pronto a correre contro Kagura con tutta la forza della disperazione.

        “Aspetta un attimo!” tutti si girarono verso Miroku. Il monaco non riusciva a capire che cosa stesse succedendo: c’era qualcosa di strano in tutta quella faccenda. E poi… non voleva ammetterlo neppure con se stesso, ma dopo aver riso assieme a Inuyasha non riusciva più a considerarlo ‘solo uno schiavo’ come prima. E inoltre adesso lui era umano, e Miroku doveva proteggere gli esseri umani, era il suo dovere di monaco… in fondo…

        “Hm? E ora che vuole quel bonzo?” chiese tra sé e sé Kagura con voce annoiata.

        “Non capisco: come puoi farci del male? Inuyasha ora è umano, non è un hanyou… e tu hai il rosario al collo. Anche lui dovrebbe essere protetto dalla tua magia.” Miroku si era avvicinato a Inuyasha mentre parlava, e lo aveva affiancato, cercando di proteggere anche con il suo corpo Kagome che osservava la scena da dietro.

        “Già, è vero… non ci avevo pensato. Hai il collare, come puoi farci del male?” la ragazza ringraziò per la prima volta nella sua vita chi aveva creato quegli oggetti meravigliosi e utilissimi. Ma tutto il gruppo sussultò nel vedere che Kagura, senza scomporsi, prendeva in mano il rosario che aveva al collo e se lo toglieva, lanciandolo in terra.

        “Heh… stupidi umani… non l’avete ancora capito, eh? Non sono assolutamente condizionata dal potere di quel rosario. Il mio padrone me l’ha messo al collo per consentirmi di muovermi tra la gente senza destare sospetti… ma è inutile. Posso uccidervi quando voglio,” gli occhi di Kagura tradivano tutto il suo divertimento nel notare gli sguardi apprensivi delle sue vittime “e ora ve lo mostrerò! Fujinomai!” La donna mosse i ventagli con un movimento secco e deciso verso l’alto. Qualcosa di simile a falci di luce ne uscirono, e si scagliarono con violenza contro il gruppo che la stava fronteggiando. Inuyasha cercò di bloccarli, ma ne poté fermare solo uno. Tutti gli altri gli ferirono le gambe e le braccia, dilaniando come lame di acciaio la sua carne ora delicata. Il dolore era insopportabile per il ragazzo mentre caldi fiotti di sangue gli uscivano dalle ferite aperte in tutto il corpo.

        [Kuso… questa youkai è fottutamente forte… Non penso di poterla sconfiggere ora che sono umano… kuso…] Inuyasha iniziò ad ansimare.

        “Dunque, Inukiba? Ti è piaciuto il potere del vento?” Kagura sorrise ancora notando il sangue che ormai macchiava le braccia e le gambe di Inuyasha. Alzò le mani, pronta ad attaccare di nuovo.

        “AH! Ma che fa? Aiuto, ho paura!” Kagome chiuse gli occhi, terrorizzata, cercando di proteggersi in qualche modo. “Voleva uccidere proprio me? Stai bene, Inuyasha?” guardò il ragazzo con occhi timorosi. Inuyasha si girò verso di lei, senza però perdere d’occhio Kagura.

        “Sto bene, Kagome… Non preoccuparti! Quella vipera non ti torcerà un capello!” i suoi occhi erano molto seri mentre pronunciava quelle parole. Sembrava preoccupato, ma fermamente determinato a fare quanto gli fosse possibile per proteggerla. Kagome sentì il cuore che le si scaldava a quel pensiero… ma ne era anche terrorizzata. Non voleva che morisse…

        “Come puoi proteggermi? Sei umano… Puoi morire! Guarda che ferite che hai dopo appena uno dei suoi attacchi. Stai sanguinando un sacco! Non voglio che tu muoia!” Kagome scosse il capo nel parlare a quel modo, e alcune lacrime le sgorgarono dagli occhi, facendo brillare l’aria attorno al suo viso. Il ragazzo di fronte a lei fu scioccato da quelle parole… ma soprattutto dalle lacrime.

        [Perché sta piangendo? E’ davvero così spaventata per me? Piange… per me? Perché non vuole vedermi morto?] pensò mentre i suoi occhi si allargavano per lo stupore. Ma subito riassunse il suo sguardo deciso, e le urlò

        “Baka Kagome… credi davvero che una troia da quattro soldi possa farmi del male? Non mi batterà… ho detto che ti proteggerò… e lo farò STANNE CERTA!” si voltò verso Kagura, pronto ad affrontare qualunque attacco. Non era per niente sicuro di poter vedere di nuovo l’alba del giorno successivo… ma preferiva morire che consentire a quell’essere di uccidere Kagome.

        “Questo è molto onorevole da parte tua, Inuyasha;” il ragazzo sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e si girò, stupito di udire una cosa simile da parte di uno come Miroku. Il prete gli era accanto, e impugnava il suo bastone. Lo guardava in una maniera differente rispetto a poco prima. Inuyasha credette di riconoscere qualcosa molto simile al rispetto nei suoi occhi. Si… probabilmente era davvero rispetto. “Però non puoi sconfiggere questa yasha da solo adesso. Sei un semplice essere umano… lascia che sia io ad aiutarti.” Il giovane monaco sorrise all’hanyou. Inuyasha era scioccato dalla sua proposta.

        “Per che cazzo di motivo dovresti volermi aiutare? Sono solo un hanyou, no? Uno schiavo… un essere che non dovrebbe nemmeno esistere secondo le vostre stupide leggi…” Inuyasha lanciò a Miroku uno sguardo deciso. Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma era davvero commosso dal gesto del ragazzo: non si aspettava che qualcuno al mondo desiderasse dargli una mano… in fondo nessuno l’aveva mai fatto, da quando era nato…

        “Ma dai, piantala… sei imbecille o che?” Miroku lo osservava con disapprovazione “Prima di tutto vuoi proteggere Kagome-sama. E’ molto onorevole da parte tua decidere di farlo, ma non puoi riuscirci da solo… e hai pensato che cosa potrebbe succederle se tu morissi nel tentativo? Più che altro io desidero aiutare la mia amica…” diede una rapida occhiata a Kagome, dietro di lui. Poi tornò a concentrarsi sull’hanyou che lo affiancava.

        “… e poi… beh, non penso più a quella legge. Non so perché, ma dopo aver letto quel nome scritto sul diario del mio avo, qualche cosa nella mia testa si è illuminato. Avevo sempre saputo, in cuor mio, che fosse un errore ciò che facevamo… Possiamo essere youkai o umani… ma siamo in ogni caso esseri viventi, con dei sentimenti e con un orgoglio. E ho capito che quello che facciamo non è giusto. Certo… voi siete molto diversi da noi. Ma questo non ci autorizza a prendervi come servi. Anche per questo motivo sarò lieto di aiutarti.” Gli occhi di Inuyasha si allargarono per lo stupore. Miroku era davvero un ragazzo strano… Ma entrambi si voltarono verso Kagura nell’udirla sbuffare di noia.

        “Oh… ma che scena disgustosa…” i suoi occhi erano sprezzanti “Bonzo, se vuoi morire anche tu sarò ben lieta di ‘aiutarti’! Il mio signore sarà felice di sapere che ho preso due piccioni con una fava!” la yasha sorrise, e mosse di nuovo i suoi ventagli contro di loro

        “Fujinomai!” ancora una volta le scariche di falci di luce avanzarono in direzione di Inuyasha e Miroku. Il monaco si mise davanti al ragazzo, e mise il suo bastone in posizione orizzontale. Si concentrò, e iniziò a ruotarlo molto velocemente, creando così una barriera. Le falci passarono lasciandoli incolumi.

        “Divertente… quindi sei davvero forte, houshi… non è solo apparenza la tua!” la yasha ebbe un moto di gioia alla notizia “Sarà ancora più divertente distruggervi, entrambi!” disse, mentre alzava di nuovo le mani.

        “Aspetta un attimo, Miroku…” sbottò Inuyasha comparendo da dietro la schiena del monaco, sprezzante “Non sono assolutamente d’accordo su questo tuo atteggiamento. CHI CAZZO TI HA CHIESTO DI PROTEGGERMI? Non io… di sicuro!” il ragazzo si mise davanti al monaco, e lo guardò con sdegno “Ho promesso a Kagome che l’avrei protetta IO. NON voglio essere protetto io da TE. VATTENE!!!!!” Miroku e Inuyasha si guardarono negli occhi, come se stessero ingaggiando una muta battaglia di soli sguardi. Il monaco parve comprendere i sentimenti dell’hanyou… in fondo era vissuto da solo per tutto quel tempo, badando a se stesso… e non poteva aspettarsi che accettasse l’aiuto di un’altra persona con tanta facilità. Soprattutto non una persona che l’unica volta che l’aveva incontrato l’aveva deriso…

        “Ok, Inuyasha… ti lascio combattere da solo contro Kagura, visto che muori dalla voglia di farlo.” Il giovane indietreggiò, e si frappose tra l’hanyou e la ragazza che tentavano entrambi di proteggere “ma stammi bene a sentire: se dovesse succederti qualcosa non esiterò ad agire e anche a tentare di salvarti. Non sono un vigliacco, e anche io voglio proteggere Kagome-sama. E’ mia amica da tantissimo tempo…” i due ragazzi si guardarono, annuendo all’unisono. Inuyasha aveva capito che Miroku voleva lasciargli la sua chance… ma era, in qualche modo, felice che ci fosse il monaco a proteggere Kagome… nel caso in cui lui avesse dovuto fallire.

        L’hanyou spostò l’attenzione verso Kagura. Ora era finalmente pronto ad attaccarla. La yasha sorrise, e lanciò nuovamente le sue falci di luce. Il ragazzo faticò parecchio a scansarle. Non si curò del fatto che stessero distruggendo completamente la camera di Kagome… e allo stesso tempo tutto ciò non importava alla ragazza, che lo guardava con apprensione, preoccupata per la sua vita. L’hanyou cercava di avvicinarsi a Kagura, ma non era per niente facile. Sperava solo che la yasha non si rendesse conto della sua strategia… stava cercando lentamente di avvicinarsi. Se fosse riuscito a coglierla di sorpresa avrebbe potuto trafiggerla con Tessaiga. Anche se non si trasformava quando lui era umano la sua spada era sempre un artificio realizzato con la zanna di uno youkai… e non uno youkai qualsiasi!

        [In fondo non è così difficile. Anche se queste falci sono molto pericolose, le lancia sempre allo stesso modo. Heh… forse posso azzardare qualcosa in più] pensò Inuyasha, mentre il suo sguardo si faceva strafottente.

        “Che ti passa per la testa, Inukiba? Il tuo sguardo è troppo sicuro di te per i miei gusti. Non potrai mai sconfiggermi in questa maniera. So che stai solo cercando di sembrare forte, ma sei ferito… guarda quanto stai sanguinando. Non resisterai ancora a lungo…” Kagura era molto soddisfatta: mai avrebbe immaginato che sarebbe stato così facile ottenere indietro la sua libertà. “Non sarebbe meglio per te che ti arrendessi? Ti prometto che in quel caso ti concederei una morte poco dolorosa.” La donna rise di gusto.

        “Fai silenzio, puttana!” Inuyasha ansimava, ma era facilissimo comprendere la sua ira dal tono della sua voce “Ti ho già detto che IO NON SONO INUKIBA! Smettila di chiamarmi in quella maniera del cazzo!” il giovane saltò, ed evitò un’altra scarica di falci, che andarono a sbattere contro il muro della camera di Kagome, radendolo al suolo. Poté così avvicinarsi e la donna si rese conto che l’hanyou mirava al suo cuore con la spada. “e soprattutto… Non sottovalutarmi, dannata!” cercò di colpirla, ma lei indietreggiò rapidamente, e mise i suoi ventagli per coprirsi il volto.

        “Sei solo un povero sciocco… pensavi davvero che avvicinandomi tu potessi farmi qualcosa? Imbecille! Hai perso la tua chance di avere una morte serena!” la yasha iniziò a muovere i ventagli a forma di cerchio “Ryujanomai!” qualcosa di simile a un tornado cominciò ad avvolgere Inuyasha.

        “Nani? Ma che cazz…” il ragazzo sentiva il suo corpo ferirsi ovunque allo stesso momento. Urlò dal dolore… e non pensò nemmeno di evitarlo. Quel tornado lo stava ferendo… ma stava anche risucchiando la sua forza e le sue energie. Vide una strana cosa rossa fluttuare dappertutto di fronte a lui… e con orrore si rese conto che si trattava del suo stesso sangue. Il vento era come una lama affilata, e la pressione del tornado lo stava facendo impazzire. Non riusciva a muoversi… [No! Non è possibile! Se fossi stato normale adesso avrei potuto saltare al di fuori di questo turbine senza problemi… ma in questo stato non posso… che sia la fine?] pensò

        “INUYASHAAAAAAAAAA!!!!!!” Kagome non riusciva più a vederlo “Miroku-sama! Ti prego, dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo. Non so che cosa, ma dobbiamo provare! Non voglio che muoia!” la ragazza aveva gli occhi pieni di lacrime, e non riusciva a focalizzare bene la sua stanza. Ma cercò lo stesso di guardarsi intorno… la camera era un completo disastro, e il sangue di Inuyasha macchiava praticamente tutto ormai.

        Ma la ragazza notò qualcos’altro che la preoccupò molto di più… il muro che separava la sua stanza da quella del fratellino si era rotto, e ora la yasha si trovava proprio nella stanza del piccolo Souta. Lo vide, il suo fratellino… abbracciato al cucciolo di kitsune, senza capire assolutamente che cosa stesse succedendo. I due bambini urlavano dalla paura, mentre alcune gocce di sangue di Inuyasha andavano a macchiare anche loro.

        “Nee-chan! Che sta succedendo? Che cos’è questo sangue? Ho paura!” urlò Souta stringendosi ancora di più al compagno di giochi.

        “Oh… vediamo un po’ che cosa abbiamo qui… un mocciosetto e un cucciolo di kitsune. Sarà un bel diversivo farli a pezzetti…” i due bambini gemettero di paura di fronte alle parole della yasha.

        “Qualcuno ci aiuti!!!!!!” urlò Souta, mentre il piccolo Shippo si metteva coraggiosamente tra lui e Kagura, cercando di proteggerlo.

        “Non preoccuparti, Souta-chan! Ti proteggerò io! Kitsune bi!” urlò il piccolo. Qualcosa di simile a un fuoco li avvolse, e Kagome respirò nel sentire Shippo dire a Souta di scappare prima che la fiamma si spegnesse. Almeno lui era in salvo…

        “Heh… quei mocciosetti… ci penserò non appena avrò finito qui con Inukiba. Penserò a tutti voi dopo la sua morte.” La donna rise diabolicamente e si girò in direzione di Inuyasha, liberandolo dalla furia del tornado. Il ragazzo crollò sul pavimento, il volto senza espressione. Non si muoveva più, si riusciva solo a percepire il suo respiro affannoso… a far capire che era ancora vivo.

        “Allora, Inukiba? Che farai adesso? Non mi dire che sei già morto…” la donna si avvicinò all’hanyou, disteso esanime sul pavimento. Ma il ragazzo si tirò su: tremava come una foglia, e il sangue usciva a fiotti dalle ferite. Ansimava parecchio… ma almeno era ancora vivo.

        “Feh! Non sono così facile da uccidere, dannata!  Non ho ancora perso…” il ragazzo faticò parecchio ad alzarsi in piedi cercando di non tremare. Ma raccolse tutte le sue forze e si lanciò contro Kagura. La yasha restò attonita: non si sarebbe mai aspettata che un umano potesse resistere al suo tornado… ed essere in grado di correre addirittura. La sua sorpresa fu così grande da consentire a Inuyasha di arrivarle vicino, e di colpirla con la sua spada. La yasha vide l’obi del suo kimono tagliarsi e cadere, e gli occhi le si allargarono per lo shock. Ma non ebbe problemi a fare un balzo all’indietro e mettersi al riparo. Alzò nuovamente i suoi ventagli al cielo

        “Fujinomai!” un’altra scarica di falci luminose si scagliò contro Inuyasha. Il ragazzo aveva usato tutta la sua forza per avvicinare la yasha e tentare di colpirla. Non si avvide del colpo di Kagura fino a quando non fu troppo tardi… e le falci lo presero in pieno.

        “INUYASHAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!” l’urlo di Kagome fu l’ultima cosa che l’hanyou poté sentire, prima che la vista cominciasse ad mancargli…

        “Kagome…” mormorò mentre cadeva in ginocchio e poi per terra, gli occhi lentamente si chiudevano, il sangue si spandeva a macchia d’olio sul pavimento attorno a lui. Il dolore era troppo grande… sentì il pensieri abbandonare la sua mente… e poi, il nulla…

        “NOOOO! No! Non può essere…” Kagome non poteva abbandonarlo in questa maniera, ora che finalmente aveva trovato qualcuno da amare “Miroku-sama! Ti prego…” la ragazza osservò il monaco con uno sguardo disperato: l’amico stava cercando di bloccarla, ma a quell’occhiata la lasciò andare. Corse alla sua scrivania, e ne prese gli oggetti con i quali si stava esercitando quella settimana: l’arco e le frecce. Chissà come mai li aveva portati con sé… ora ne era felice.

        “Ti ammazzo, maledetta! Non ti consentirò di uccidere Inuyasha!” Kagome scagliò la freccia. Kagura notò con sorpresa un’aura azzurra avvolgerla, e face appena in tempo a scansarsi. La freccia si infranse contro il muro dietro di lei… provocando un’esplosione, come se fosse stata una bomba.

        [Eh? Ma diavolo è questa ragazzina? Credevo fosse solo un assurda fissazione di Naraku… ma è forte!] Kagura si girò, e riuscì a evitare per un pelo una seconda freccia lanciata da Kagome. Alzò le mani, e lanciò un’altra scarica di falci in direzione della ragazza.

        “Kagome-sama!!!!” Miroku corse verso l’amica, e si frappose tra lei e le falci, rimandandole al mittente grazie al suo bastone. “Kagome-sama! Stai bene?” il monaco si girò verso Kagome, per controllare le sue condizioni. Per fortuna non era ferita.

        “Si, sto bene, Miroku-sama! Ma… Inuyasha è…”

        Bianco…

        Tutto era bianco. Inuyasha non sentiva nessun dolore. Se ne chiese il motivo… era come se il suo corpo fosse completamente distaccato dalla sua mente… stava fluttuando nell’acqua… no, non era acqua. Ma allora che cosa poteva essere? Sembrava una specie di liquido amniotico… tiepido e delicato… come l’abbraccio di una madre.

        Poi sentì che la sia schiena era poggiata in terra. Era arrivato da qualche parte? Ma dove… Non riusciva ad aprire gli occhi, e non poteva muoversi. Sentiva un fortissimo dolore alla testa. Lentamente tutto il male che proveniva dal suo corpo stava tornando ai suoi sensi. Un grandissimo dolore alle gambe e alle braccia… piene di tagli. E non poteva respirare molto bene. Che gli stava succedendo? Era morto?

        [No, è impossibile… se fossi morto non sentire dolore… ma se non sono morto… perché non sento i rumori della battaglia? Che mi succede?] milioni di pensieri gli passavano per la mente. Poi, sentì una mano sui suoi occhi. Il suo mal di testa scomparve, il dolore che sentiva in tutto il corpo si affievolì, e all’improvviso si sentì bene. Aprì gli occhi, e vide il cielo sovrastarlo… un cielo di un azzurro intenso.

        “Na.. nani?” il ragazzo si alzò sui gomiti, e si guardò intorno. Era disteso sul bordo di un fiume. Era un posto surreale e bellissimo… un prato così verde da sembrare finto, intervallato qua e là da fiori multicolori. Un fiumiciattolo calmo e cristallino serpeggiava nella radura, e qualche piccola nube macchiava con il suo candore il cielo terso. Una brezza piacevolissima si insinuava dappertutto… era davvero il paesaggio più bello che avesse mai visto.

        “Dove sono? Dov’è Kagura? E Kagome…” disse a voce alta. Ma si azzittì quasi subito: la sua voce sembrava… sbagliata in qualche modo. Non riusciva a stabilire per quale motivo avesse quest’impressione. Poi si ricordò della mano che aveva percepito sui suoi occhi. Si alzò: la vista gli si annebbiò e il mondo sembrò diventare improvvisamente nero, tornando subito dopo normale. Il giovane barcollò.

        “Non dovresti alzarti così velocemente. E’ pericoloso per la tua salute…” la voce alle sue spalle lo fece sussultare. Si voltò, e si ritrovò di fronte un uomo molto strano… nel vederlo il suo cuore perse un battito.

        Era un uomo giovane, ma abbastanza maturo, lunghi capelli argentati incorniciavano il suo volto, e si muovevano ritmicamente, seguendo la brezza. Alle estremità sinistra e destra del capo aveva un paio di orecchie canine, i suoi occhi erano dorati e la sua espressione calma e pacifica. Indossava un hariginu blu nella parte inferiore, ma che mostrava una sfumatura sul bianco nell’haori, che era decorato con bellissimi fiori di loto, che poi si perdevano sparendo nella parte blu dell’abito. Una grande, morbidissima coda avvolgeva la sua spalla, come se fosse una stola di ermellino. Gli occhi avevano un’espressione più profonda dei suoi, e sulle guance si notavano due strane linee viola, che partivano da dove sarebbero dovute essere le orecchie e arrivavano quasi a metà guancia. Aveva un’aria… familiare.

        [Oh si… assomiglia a me. Ma anche a Sesshoumaru. E’ come se rappresentasse un incrocio tra me e mio fratello… chi diavolo è?] si chiedeva l’hanyou. Anche la voce dell’uomo somigliava alla sua. Sembrava quasi ciò che lui stesso sarebbe diventato, crescendo. Le uniche differenze erano la coda, gli occhi un po’ più a mandorla, nonché quelle due linee viola… tutti tratti che però assomigliavano stranamente a quelli di suo fratello.

        “Che cazzo vuoi da me? Chi sei?” chiese di nuovo il ragazzo. Il cuore sembrava scoppiargli in petto. SAPEVA quale fosse la risposta… non voleva accettarlo però.

        “Lo sai benissimo…” l’uomo sorrise tristemente nel notare il sussulto del ragazzo, i suoi occhi increduli, ma così paurosamente consapevoli di quale fosse la risposta. “Sono Inukiba.”

        “Inukiba? Che significa? Sono morto?” il cuore di Inuyasha era letteralmente arrivato nella sua gola nel sentire quella frase. No… non poteva essere vero. Non poteva essere morto adesso… proprio adesso che aveva trovato…

        [Kagome…] pensò mentre nei suoi occhi si intravedeva la disperazione e senza rendersene conto cadeva in ginocchio.

        &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

        “Dunque vorresti incontrare Kaede-sama, Sango-chan?” una donna matura sedeva sulla poltrona, e offriva a Sango una tazza di tè. La ragazza accettò con piacere, e si sedette accanto alla donna, sul sofà alla sua sinistra.

        La mamma di Kagome era ancora una donna molto bella. Era ovvio che fosse la madre della sua amica: aveva troppi tratti simili a quelli di Kagome. Il suo volto era molto giovanile, i capelli erano ancora neri: li raccoglieva in una cipolla sul capo, per farli sembrare più ordinati. Indossava un abito elegante, composto da una blusa celeste e da una gonna blu. Ma probabilmente qualunque abito indosso a lei sarebbe sembrato elegante e distinto… Ci sono persone così, pensò Sango. Gente che sembra stare bene qualunque cosa indossi. La ragazza sorrise al pensiero.

        “Si, signora Higurashi. Devo parlarle di una questione molto spinosa… un dubbio di Houshi-sama. Anche lui si trova qui ora, è andato in camera di Kagome-chan”.

        “Oh, capisco.” La signora Higurashi sorbì il suo tè, poi posò nuovamente lo sguardo su Sango. “Ok, puoi andare a incontrarla. Vive dall’altra parte del tempio, chiederò al mio schiavo di guidarti fin lì. Amehito! Accompagna Sango-chan da Kaede-sama.”

        “Hai, Goshijinsama” lo youkai della pioggia si inchinò di fronte alla sua padrona e fece cenno a Sango di seguirlo. La ragazza si alzò, si inchinò per salutare la madre di Kagome e lo seguì.

        “Amehito?” chiese. Il vecchio youkai si girò verso di lei, attendendo istruzioni. Sango era meravigliata. “Ho sempre creduto che ti chiamassi Oyaji…” sorrise a se stessa, prendendosi in giro per la sua stupidità. Era ovvio che il suo nome non fosse Oyaji…

        “Eh… è normale, signorina. Mi avete sempre sentito chiamare dalla padrona Kagome-sama, e lei aveva deciso, da piccola, che le piaceva più chiamarmi a quel modo. Non ho mai avuto niente in contrario… quindi il mio nome è sempre stato Oyaji per lei. E anche per voi…” l’uomo si rigirò, e sembrò allungare il passo, quasi preoccupato.

        “Che succede Oyaji? Sembri affannato…” Sango non capiva per quale ragione l’uomo avesse assunto un comportamento tanto strano. Era sempre stato così calmo e gentile con tutti…

        “Il fatto è che… che devo finire il mio lavoro in casa. Sa bene che… devo occuparmi di tutti gli altri schiavi e devo controllare che i piatti siano lavati, gli abiti puliti, i pavimenti splendenti. Non ho molto tempo libero, signorina…” Lo youkai sudava un po’ e si guardava intorno. Si comportava davvero in modo strano, agli occhi di Sango, ma la ragazza si fidava di lui. Lo conosceva dall’epoca in cui aveva incontrato Kagome-chan.

        “Ok… allora non voglio forzarti a guidarmi. So che sei importante in questa casa, vai a occuparti delle tue faccende, troverò la strada da sola.” Lo youkai la guardò con riconoscenza, e se ne andò. Prima di andarsene, tuttavia, diede a Sango istruzioni su come raggiungere le stanze di Kaede.

        [Grazie agli Dei mi ha lasciato andare senza troppe storie. Mi dispiace di ciò che sto facendo. In fondo la mia goshijinsama non mi ha mai maltrattato… anzi… si è sempre occupata di me. I miei signori non sono dei cattivi padroni… ma non posso tradire la fiducia degli altri youkai di questa casa. Anche se è una schiavitù dorata… è pur sempre una schiavitù. Gli altri si sono fidati di me… e io non li tradirò]. Lo youkai pensò all’incontro che avevano avuto quella mattina con uno dei servi di Naraku. Il ragazzo era apparso come dal nulla, e gli aveva fatto sapere qualcosa che li aveva lasciati senza parole: Naraku in realtà era dalla loro parte. Amehito aveva sempre pensato che quell’uomo fosse un membro del Senato degli umani… qualcuno che loro dovevano odiare per le leggi che aveva fatto emettere nei loro confronti. Invece pare che fosse tutto un piano prestabilito…

        Sango riprese a camminare per i corridoi del Tempio… che sembravano stranamente oscuri… e sinistri. Il tempio Higurashi era sempre stato molto grande, ma in quell’ultimo periodo, grazie alle sovvenzioni di Naraku-sama, era diventato davvero mastodontico. Quasi un palazzo. Ed era arredato con molto stile.

        Quella sera però sembrava… strano.

        [Che buffo… non avevo mai notato che fosse così sinistro… e spaventoso.] la ragazza si guardava attorno, ansiosa. I quadri appesi alle pareti rappresentavano avvenimenti e celebrità della storia giapponese, iniziando da Oda Nobunaga, un famoso generale e hanyou del Sengoku Jiidai che stava per riuscire a raggruppare sotto il suo potere tutto il Giappone. Le era sempre piaciuto osservare quei quadri… aveva speso giorni interi della sua infanzia cercando di riconoscere chi fossero quei personaggi. Ma quel giorno anche loro avevano qualcosa di strano… sembravano quasi spettrali. Le sembrava che i loro occhi la seguissero e il cuore di Sango batteva fortissimo mentre si guardava attorno, un po’ preoccupata.

        Finalmente trovò l’entrata delle stanze della miko. La porta, stranamente, era socchiusa. La ragazza si preoccupò: aprì la porta con un calcio, e quello che vide la lasciò senza parole.

        “Kaede-sama! Che le è successo?” la ragazza corse verso la donna vestita con il classico kimono bianco e rosso delle miko. La donna era riversa sul pavimento, in un lago di sangue, ma era ancora cosciente. Tentò di tirarsi su mentre osservava la porta con occhi terrorizzati. Sango le si accostò, e l’aiutò a mettersi in una posizione più comoda.

        “Chi… chi siete?” mormorò l’anziana miko con voce che tradiva il dolore.

        “Sono Sango, l’ultima discendente dei taiji-a, Miko-sama.” Disse la giovane. Gli occhi di Kaede divennero più grandi a quelle parole, e sembrò che un lampo di speranza le passasse negli occhi.

        “Taiji-a? Gli sterminatori di youkai? Oh… non credevo che ce ne fossero ancora…” Kaede sembrava molto sorpresa. Sango si assicurò che la donna fosse comoda, poi si alzò, e si tolse il kimono che aveva indossato sopra la tutta da combattimento. La ragazza indossava una tuta nera, molto aderente. La parte superiore presentava decorazioni rosa di tipo cinese, che erano richiamate anche dalla protezione che le copriva il bacino. Nel vedere quell’abito Kaede iniziò a tremare: aveva riconosciuto subito la fattura della divisa… anche se era un po’ cambiata rispetto a quella che aveva visto indosso ad alcuni taiji-a nel suo periodo storico, la donna era sicurissima che quell’abito appartenesse agli sterminatori di youkai.

        “Si… sono l’ultima discendente. La mia famiglia era l’ultima superstite e i miei genitori sono stati uccisi per un inganno ai nostri riguardi da parte di uno youkai. Quell’essere disgustoso prese possesso della mente del mio fratellino… è stato lui a uccidere i miei chichi-ue e haha-ue…” Sango non poté terminare il suo discorso: le due donne si girarono di scatto quando un suono simile a un’esplosione  rimbombò nel palazzo.

        “Nani? Sembra provenire dalla camera di Kagome…” Kaede pensò ad alta voce, e scordò di aggiungere il suffisso di rispetto. Udirono delle urla, e i rumori di un combattimento. “Che starà succedendo? Kagome è in pericolo… la prego, taiji-a… vada a dare un’occhiata. La mia piccola Kagome non può morire. Ho già perso la mia onee-sama una volta. Non voglio sopravvivere anche alla sua reincarnazione.” Kaede sembrava davvero preoccupata: i suoi occhi imploravano la giovane sterminatrice di youkai.

        “Ma… voi siete ferita. Se non mi prendo cura dei vostri tagli potreste morire…” Sango sembrava dubbiosa. Anche lei era preoccupata per il rumore… ma non se la sentiva di lasciare quella donna così.

        “Io non sono importante! Kagome lo è. Dobbiamo proteggerla… starò bene finché non tornerete. VI PREGO, mia cara… andate da lei. A quanto mi raccontava Kagome voi siete la sua migliore amica.” Sango annuì all’affermazione dell’anziana miko, e la osservò molto seriamente.

        “Ok, andrò a vedere che è successo, Miko-sama. Ma la prego, non muoia finché non torno.” La ragazza corse via. Come se si fosse resa conto di aver scordato un dettaglio molto importante, gli occhi di Kaede si allargarono in una smorfia di terrore.

        “Taiji-a! Vi prego… Fate attenzione! Fate attenzione… a LUI!” la donna cercò di alzarsi, ma riuscì solo a rizzarsi sulle ginocchia. Sango udì le sue parole, ma non riuscì a capire che cosa intendesse l’anziana signora. Almeno non lo comprese… finché non sentì un improvviso dolore al braccio destro.

        La ragazza gemette dal dolore, e si girò verso il responsabile. Vide la diabolica luce dell’acciaio avvicinarsi a lei e tentò di proteggersi con hiraikotsu. Ma l’oggetto che vi si incastrò la lasciò sgomenta: si trattava di una specie di falce realizzata con parti dei corpi degli youkai, e trattenuta da una catena alla mano del suo possessore. Era un’arma molto particolare… troppo particolare per…

        [Nani? Com’è possibile? Quell’arma… ne sono sicura, è forgiata da uno dei nostri! E’ un’arma che usava la mia gente. Che ci fa qui?] pensò. Il braccio le faceva un male cane… e non riusciva più a tirare su Hiraikotsu nella stessa maniera di prima. La lama affilata era affondata nella sua carne, e ora rivoli di sangue scorrevano sulla manica della tuta.

        Ma il cuore della ragazza sembrò fermarsi quando il suo avversario venne in piena luce… i capelli scuri, di media lunghezza, erano tenuti legati con un laccio protettivo. Indossava un’uniforme nera, molto attillata, coperta con una specie di armatura d’acciaio… proprio come la sua. Sembrava avere quattordici… forse quindici anni e i suoi occhi, dietro la maschera protettiva anti-veleno erano fissi, vuoti, senza espressione.

        “Ko… Kohaku?” Sango riuscì a malapena a mormorare quel nome mentre il tremito che aveva iniziato ad attraversare il suo corpo nel momento in cui il giovane era apparso diventava sempre più forte. Il ragazzo si avvicinava a lei con l’espressione più decisa e malvagia che lei avrebbe mai potuto pensare di veder dipinta sul suo volto. Milioni di pensieri attraversarono la sua mente… “KOHAKU! Che sai facendo qui? Credevo tu fossi morto!” urlò rivolta al ragazzino.

        Kohaku continuò a camminare nella sua direzione con lo stesso sguardo di prima. Sango dubitò per un attimo che fosse davvero lui… in fondo erano passati diversi anni da quando la sua famiglia era stata distrutta… Kohaku avrebbe dovuto essere cambiato parecchio se fosse cresciuto veramente… poteva non riconoscerlo. Ma no… il suo cuore non poteva mentirle… C’era qualcosa in lui che le faceva capire che quello non poteva essere altri che suo fratello. Si… era davvero Kohaku? Suo fratello… com’era possibile?

        La prima emozione che attraversò il cuore di Sango fu la gioia. Gioia che fosse ancora in vita… gioia che ci fosse ancora un altro membro della sua famiglia…

        Subito dopo però l’orrore tornò a impossessarsi del suo cuore. Quel ragazzo sembrava vivere non vivendo. L’espressione dei suoi occhi non era viva… possibile che fosse uno zombie? No… impossibile… uno zombie non avrebbe potuto crescere… e allora che cosa gli era successo? Chi aveva potuto fare una cosa del genere a suo fratello? Non l’aveva nemmeno riconosciuta!

        Centinaia di pensieri le affollavano la mente mentre Sango indietreggiava, sgomenta. Quel ragazzo non avrebbe avuto la minima remora dall’ucciderla. Ma lei non poteva rispondere… era sicura ormai che quello fosse Kohaku. Il ragazzo corse verso di lei, e la attaccò con le sue falci e con la spada. La giovane non riuscì a reagire… Riuscì solo a difendersi dai colpi che le stava inferendo.

        “Kohaku! Ti supplico… cerca di tornare in te stesso. Che ti è successo? Perché ti comporti così? Perché sei vivo? Perché vuoi uccidermi? Sono tua sorella! Sono Sango, non mi riconosci? Mi stai ascoltando?” la ragazza urlava contro il suo avversario, cercando di riportarlo alla ragione… di vedere almeno un barlume di riconoscimento negli occhi amorfi del giovane che l’affrontava. Ma non riuscì a svegliarlo…

        All’improvviso, si ritrovò con le spalle al muro. Non poteva più fuggire… il ragazzo alzò le sue spade. Sango cercò di proteggersi con Hiraikotsu… riuscì a evitare la prima lama… ma nulla poté contro la seconda. Le si annebbiò la vista, e piombò sul pavimento, svenuta.

        “Ko… ha… ku…” fu l’unica cosa che riuscì a dire.

        &&&&&&&&&&&&&&&&&&&

        “Non preoccuparti, Kagome-sama. Mi pare che stia ancora respirando… o almeno lo SPERO.” Miroku stava cercando di proteggere Kagome dai colpi di Kagura, ma lanciava alcune attente occhiate al corpo di Inuyasha, ancora immobile, sul terreno.

        “Heh… siete proprio ridicoli… houshi: anche se quel ragazzo non fosse ancora morto non avreste nulla di cui rallegrarvi. Lo ucciderò di sicuro prima di andarmene… ma non ho fretta. Posso prima pensare a come far fuori anche voi…” la yasha rise di gusto mentre le sue mani si alzavano nuovamente. “Perché dare a quella puttanella false speranze? Fujinomai!” nuove falci luminose uscirono dai suoi ventagli e si scagliarono contro Kagome e Miroku. Il monaco riuscì ad evitarle grazie al suo bastone… ma iniziava ad affaticarsi. Una delle falci lo colpì lievemente… era davvero troppo per le sue forze. E doveva anche pensare a proteggere Kagome!

        “Kagome-sama,” mormorò alla sua amica, cercando di scansare i colpi della yasha “ho avuto un’idea. Penso di poter sconfiggere questa youkai…. Ma ho bisogno del tuo aiuto… devi correre verso il corpo di Inuyasha e spostarlo da dove si trova. Per sconfiggerla potrei distruggere anche il tuo schiavo… e so che tu non mi perdoneresti mai.”

        “Va bene, Miroku-sama;” Kagome guardò il suo amico dritto negli occhi. Sapeva bene che era rischioso… ma Miroku stava mettendo in gioco la sua stessa vita per proteggere lei… e anche Inuyasha. “Cerca solo di guardarmi le spalle, ok? Farò il prima possibile!” la ragazza corse verso il corpo immobile del mezzo-youkai. La yasha notò la sua mossa, e le lanciò contro un’altra scarica di falci. Ma Miroku corse più veloce, e riuscì a proteggere ancora Kagome. Lanciò un amuleto addosso alla donna, cercando di “calmare” il suo potere con i comuni incantesimi dei monaci buddisti.

        “Kukukuku… sei davvero sciocco, houshi! Non potrai mai battermi in questa maniera!” La yasha spostò la sua attenzione da Kagome (che continuava a spostare il corpo di Inuyasha) al monaco, e cercò di colpirlo con le sue falci. Ma a nulla valsero i suoi sforzi: anche se ansimante, Miroku riusciva a sostenere uno scontro con lei.

        All’improvviso, il giovane notò che la donna stava cercando di concentrarsi… comprese che Kagura stava preparando il suo tornado.

        [No! Non posso permetterglielo… Se mi lanciasse contro quel turbine di vento mi ammazzerebbe.] pensò.

        “Credi davvero che i miei soli poteri siano quelli dei preti buddisti? Anche io ho le mie armi segrete!” urlò. Notò con la coda dell’occhio che finalmente Kagome era riuscita a spostare il corpo di Inuyasha in un posto sicuro… fuori dalla stanza. Bene… ora poteva agire!

        “Ti mostrerò il vero potere di Buddha! KAZANA!” rimosse il rosario che copriva la sua mano destra e puntò il palmo contro Kagura. La donna vide qualcosa di simile a un buco nero comparire sul di essa… quella voragine stava assorgendo tutto… mobili, vestiti… e anche lei!

        “Nani? Che diavolo…” urlò. Sentiva quella forza irresistibile che risucchiava tutto il suo potere… e che stava iniziando a trascinare anche lei. Per un attimo temette che fosse la fine…

        Poi lo vide. Qualcosa attirò la sua attenzione da dietro la porta della stanza del piccolo Souta, dove ancora si trovava. “Ti consiglio di chiudere il tuo potente ‘Kazana’ prete… Guarda un po’ che bella sorpresa abbiamo qui…” la porta si aprì, e gli occhi di Miroku si allargarono dallo stupore. Sango stava per essere risucchiata dal kazana. Chiuse immediatamente il buco con il rosario, mentre il suo cuore quasi si fermava per la paura.

        “SANGO???? Che… che ci fai qui?” urlò, preoccupato. [Doveva andare a cercare Kaede-sama. Perché è qui? E’ svenuta…]

        “Sango-chan! Che cosa hai fatto a Sango-chan?” Kagome urlò quasi allo stesso momento di Miroku. Poi, una seconda persona fece il suo ingresso nella stanza. Sia Miroku che Kagome sussultarono: il ragazzo aveva un’uniforme molto simile a quella indossata da Sango, e le assomigliava anche di aspetto fisico.

        “Chi… chi sei?” chiese Miroku.

        “Buon lavoro, Kohaku.” Disse Kagura. Il ragazzo fissava Miroku con uno sguardo vuoto e assente. Non rispose al complimento di Kagura. Era fossato su Miroku, e continuava ad avanzare.

        [Kohaku? Kohaku?] pensò il giovane monaco mentre cercava febbrilmente di trovare una soluzione. [Sango mi ha detto che il nome del suo fratellino era Kohaku… Possibile che…] i suoi occhi assunsero un’aria disgustata, il viso assunse un inconsueto pallore. Notò che un rivolo di sangue usciva dal braccio di Sango.

        “Maledetta! Come hai osato far attaccare Sango da suo fratello? E come ci sei riuscita? Dovrebbe essere morto da anni! Perché stai facendo tutto questo?” il ragazzo era preoccupatissimo per Sango. Mai come in quel momento avrebbe voluto correre verso di lei, abbracciarla con tutte le sue forze. Ora che finalmente aveva capito di amarla… no, non poteva perderla così. Non avrebbe lasciato che quella youkai le torcesse anche un solo capello in più…

        “Kukukuku… il mio padrone mi ha ordinato di uccidere Inukiba… e mi ha dato carta bianca… posso fare quello che voglio! Quindi sto agendo d’impulso. Non avete speranza…” la donna rise di nuovo e guardò il giovane di fronte a lei con occhi pieni di disprezzo.

        “Il tuo padrone? E’ per caso…. Naraku?” chiese il monaco. Ormai, pensò, era così tanto nei guai che… guaio più guaio meno…

        “Oh… pare che tu sia molto intelligente… hai indovinato!” la yasha sorrise malignamente nel notare lo shock negli sguardi dei suoi due interlocutori. Sia Kagome che Miroku avevano lottato fino ad allora con la loro coscienza per rifiutarsi di pensare che quella fosse la verità…

        “Quindi avevo ragione… quel bastardo è lo youkai che stavo cercando!” disse a se stesso Miroku. Le sue mani erano strette in pugni, e le braccia tremavano per la rabbia.

        !Già… hai proprio ragione. Naraku è il tuo nemico. Dunque? Che cosa vorresti fare ora? Non puoi fare NIENTE! Non puoi farci niente!” i rossi occhi della yasha fissarono il giovane monaco. Ma a Miroku non sembrarono troppo malvagi. “E’ inutile per me restare qui… Kohaku, andiamocene!” la donna prese una piuma dalla cipolla che legava i suoi capelli, e la lanciò in aria. La piuma divenne enorme, e la yasha vi salì sopra, seguita da Kohaku. Miroku osservò con orrore il gruppo che si innalzava in volo… portando Sango con sé.

        “Sango! No… non la porterai via con te!” cercò di dire, con la morte nel cuore, gli occhi pieni di disperazione.

        “E perché non potrei? Chi me lo impedirà?” la yasha rise di gusto mentre la piuma si innalzava in volo e spariva tramite una grossa breccia creata nel muro della stanza di Souta. Miroku strinse i pugni, disperato. Non si era mai sentito così fottutamente inutile…

        [Non posso farci niente… ma perché? Kuso… Ti salverò, te lo prometto! Potesse essere l’ultima cosa che faccio… vorrei tanto…] pensava.

        “Sango-chaaaaaaaaannnnnn!!!!!!!” Kagome urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre in lontananza ancora risuonava la diabolica risata di Kagura.

______________________________________________________

NOTA:

hehehehe :D lo so… mi odierete ^_^;

Un altro cliffhanger!!!!! Prima di tutto vorrei ringraziarvi per i voti che ho ottenuto nel sondaggio del sito Inuyasha.it. Sono onorata di essere arrivata prima, addirittura sopra opere come Last Choices, o Nekoyasha! Sono davvero onorata e commossa dal vostro supporto!

Però… però voglio anche COMMENTI!!!!! VOGLIO VEDERE LA PAGINA DEI COMMENTI INFLAZIONATA!!!!! Dovete riempirla, farmi sapere che ne pensate della storia fino a questo punto. E che cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo ^_^

Suvvia… SCRIVETE!!!!!!

______________________________________________________

Dizionario jap:

        1) Goshijinsama = termine giapponese che viene usato per riferirsi al padrone. L’ho scoperto vedendo Ebichu (un anime molto carino ^_^; anche se dai contenuti un po’ troppo adulti per la maggior parte di voi…

 

        2) Nani?= Che cosa?

        3) Hai = Si

        4) Oyaji = vecchio

        5) Amehito = uomo pioggia (letterale^^)

        6) Kuso = merda

        7) Kazana = dai kanji di Kaze (vento) e ana (foro). E’ una contrazione. Vuol dire “Foro del vento”. (si, una volta tanto la star ci ha preso!)

        8) Houshi-sama = è il modo in cui Sango chiama Miroku anche in originale. Vuol dire “venerabile monaco”

        9) Taiji-a = nome originale degli sterminatori di youkai

        10) Temee = tu volgare. Corrisponde all’incirca a un “tu brutto stronzo”

        11) Kitsune = volpe

        12) Nee-chan = sorellina

 

   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Kagome