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Autore: Eliessa    16/02/2012    0 recensioni
Questa storia è presa da una telenovelas argentina che narra di fatti che accadono realmente. Parla della vita che a volte ti mette davanti a fatti che li lasciano scombussolata; ma il brutto è che a tradirti sono proprio le persone a cui tieni di più al mondo. Nonostante tutto, ci sono persone innocenti che devi difendere per non fargli scoprire in quale realtà vivono, anche a costo della vita.
[Personaggi: Astor Monserrat, Ana Monserrat, Nicolas Duarte, Joaquin Duarte, Dante Mansilla, Nacha Nouguez, Bautiasta Amaya, Octavio Amaya, Augustina Amaya, Martin Rinaldi, Eduardo Pascale, Rosario Soler, Juliana Miguez, Pablo “El Tano” Scigliotti, Fabio Pontevedra.]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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...-Procuratore, Fabio, come mai qui?- chiese Ana.
-Sta per avere inizio l’operazione. Le ragazze presto saranno libere. Volevo darle la notizia di persona. L’operazione è appena iniziata.-
-Bene, una buona notizia. La ringrazio per essere venuto fino a qui.-
-Ma non siamo soli.- aggiunse il procuratore. –Signora Soler?!- disse l’uomo, invitandola ad avanzare vicino a lui. –Ho pensato che questo è il posto migliore in cui la signora possa stare. Tra poco rivedrà sua figlia, e la ragazza sarà portata qui.-
-Ma certamente. Prego signora. Entrate. Accomodiamoci nel salone.- disse Ana, facendo entrare tutti in casa e poi chiuse la porta...




Appena raggiunsero il salone, Nicolas cambiò espressione nel vedere quella donna. Iniziò a diventare pallido, sapeva bene chi aveva davanti e non sapeva come reagire. Rimase immobile quando se la trovo di fronte. Rimase di pietra.
Fu la moglie che lo aiutò a parlare con lei. Lui e Dante dovevano darle qualche spiegazione, era il minimo.
 
-Nicolas, Dante, avete qualcosa da dire, giusto?- disse Ana.
-Si.- rispose il marito. –Inizio io. Signora Soler non so da dove iniziare. Forse è meglio se parto con il chiederle scusa. Le chiedo scusa per tutto quello che passato, per il dolore che ha provato per colpa nostra.- Disse indicando anche l’amico. –Se non vuole accettare le mie scuse la capirò perfettamente, in fondo per lei sono solo un crudele criminale.-
-No, non è così.- rispose la donna.-
-Aspetti, la prego, non ho finito. Ho sbagliato tutto, ho sbagliato ad accettare quella vita, ma le posso assicurare che a Juliana non ho mai fatto del male, non l’ho mai toccata, in nessun modo.-
-La colpa è anche mia.- continuò a dire Dante. –Astor mi ha obbligato nel rapire sua figlia. Sono stato io a rapirla ed a portarla al Blue Garden.-
-Io ho parlato con Pascale.- iniziò a dire la donna. –Ho capito la situazione e vi perdono per tutto. Per il dolore che ho provato, per la sofferenza nel vedere che mia figlia non era a casa… vi perdono. Non è stato facile vivere in questi mesi, ma non è stato altrettanto facile per voi, ne sono sicura, e soprattutto non dev’essere stato facile neanche per te.- disse indicando Ana e lei annuì.
-Mi perdoni, la prego. Non smetterò mai di chiederle perdono per tutta la vita. Non ho altro da dirle, se non chiederle perdono, a lei e sua figlia.-
-Io vi ho già perdonato, basta tormentarsi ora. Quello che è stato, è stato, ora bisogna guardare avanti.- Quando la donna finì la frase, squillo il telefonino di Pascale.
-Pronto. Si. Va bene, vi aspetto.-
-Che succede Pascale?- chiese Bautista un po’ preoccupato, come tutti gli altri che erano lì del resto.
-L’operazione è finita. Tutti i colpevoli sono stati arrestati e le ragazze liberate. Tra poco Juliana sarà qui.-
-La mia July.- esclamò tra le lacrime Rosario. –La mia bambina sarà qui!-
-Manca una persona però.- disse Ana sicura di se e senza esitazione.
-Chi?- chiese Andre
-Astor Monserrat.-
-Non si preoccupi.- disse Pascale. –Appena Juliana sarà qui, andrò in Procura, valuterò con estrema attenzione tutte le carte che gli uomini della poliziani porteranno e subito scatterà il suo arresto.-
-Spero che questo momento avvenga il prima possibile, così che il nostro Paese non si riempia di altre ragazze come Juliana.-
-Stia tranquilla.- cerò di rassicurarla Pascale.
-Per quanto riguarda voi, Duarte e Mansilla, ci sarà un processo, ma avrete tutte le attenuanti del caso.-
-Bene.- disse Dante. – Finalmente questa vita sta per finire, per sempre.- Dopo qualche minuti si sentì bussare alla porta. Era la polizia con Juliana. La prima persona che le buttò le braccia al collo fu la madre. Non riuscì a dirle nulla, ma continuava a stringerla forte ed abbracciarla. In quel momento, quel silenzio tra le due donne valeva molto di più di tante parole. Erano di nuovo insieme, questo era l’importante, essere di nuovo una famiglia.
Come di parola, Pascale tornò in Procura, mentre a casa Duarte c’era un clima di felicità, ma anche di tristezza.
-Juliana, perdonami. Perdonaci!- disse Nicolas accanto a Dante. Juliana non rispose, ma li abbracciò forte.
-Voi siete stati gli unici a farmi stare bene in quello squallore. Avete sempre avuto un occhio di riguardo anche se non so il perché. E poi quando mi avete potato coperte, vestiti e cibo ho capito che non sareste mai stato un pericolo per me, ma che mi avreste aiutato, e infatti non erano sbagliati i miei pensieri.-
-Era la prima volta che rapivo una persona.- disse Dante. –Era la prima volta, non sapevo come comportarmi e scusa se quel maledetto giorno ti dato uno schiaffo. Ovviamente non sto cercando di giustificarmi, sto solo dicendo che…-
-Che non volevi rapirmi. Non fai parte del mondo dei criminali.- finì di completare la frase Juliana.
-Esatto.- rispose Dante.
-Basta ora.- Continuò Juliana. –Se sono qui lo devo a voi, e quindi dovrei anche ringraziarvi.-
-È il minimo che potevamo fare, collaborare con la giustizia.- disse Nicolas.
-Juliana, c’è una cosa che devi sapere.- disse Rosario.
-Mamma dopo, rimandiamo tutto a dopo. Sono appena ritornata, avremo tutto il tempo del mondo.-
-È importante.- ribatté la madre.
-Eh… va bene.-
-Se volete un posto per stare tranquilli, potete andare in camera mia.- disse Ana.
-Sei sempre così gentile, grazie.- disse Rosario per poi andare con la figlia nella camera da letto di Ana.
-Allora, che succede?-
-Per ritrovarti ho assunto investigatori privati, ho dovuto affrontare molte spese e quindi… beh ti ricordi la villetta che avevamo?-
-Si, certo.-
-Ecco, non c’è più. L’ho venduta e sono riuscita a comprare una casetta. Certo non sarà grande come la casa di prima, però per noi due sarà perfetta. Lì potremo iniziare una nuova vita.-
-Mamma.- disse la figlia abbracciandola.
-Solo che non è abitabile ancora, ci sono piccoli ritocchi da fare.-
-E dove andiamo a stare?-
-Beh, la fondazione del fratello di Bautista si occupa di ragazze che sono state rapite come te, e loro ci mettono a disposizione una stanza fino a quando non sarà finita la casa.-
-Sul serio?-
-Si, sul serio.-
-Bene, avremo un posto dove stare almeno.- disse Juliana. –Torniamo dagli altri?- La madre fece cenno di si con la testa e poi raggiunsero gli altri.
Le ore passavano, iniziò a farsi notte. In casa Duarte si erano fermati a dormire Dante, Andrea e Tano. Bautista e Fabio invece, accompagnarono le due donne alla fonazione.
Alle cinque della mattina il telefono di Ana iniziò a squillare. Era Pascale.
 
-Pascale, buongiorno, è successo qualcosa?-
-Mi scusi se la chiamo a quest’ora, ma c’è appena stato l’arresto di Astor Monserrat. Se vuole può venire a parlarci un’ultima volta prima che sia trasferito in carcere. Dopo per qualche tempo non potrà ricevere visite.-
-Non ho nulla da dire a quell’uomo.- disse sicura di se.
-È sempre suo padre, nelle vostre vene scorre lo stesso sangue.-
-Non c’è la faccio.- rispose la donna.
-Nel giro di due ore verrà trasferito in carcere. CI pensi.-
-Grazie. Ah procuratore, una cosa, Nacha è stata arrestata?-
-Per lei la situazione è un po’ diversa, come per Duarte e Mansilla. Nacha è una complice come loro, non ha mai fatto nulla, tutta al più può essere accusata di favoreggiamento, ma anche lei avrà tutte le attenuanti del caso.-
-La ringrazio procuratore. Arrivederci.-
-Io l’aspetto. Arrivederci.- Ana chiuse la chiamata.
-Chi era?- chiese Nicolas.
-Scusa se ti ho svegliato. Pascale mi ha informato dell’arresto di mio padre e mi ha chiesto se volevo incontrarlo.-
-E perché non ci vai?- chiese Nicolas.
-Non ho nulla da dirgli.-
-Invece ne avresti di cose da ribadirgli. Anche solo dicendo che lo odi…-
-Nicolas, non so neanche che provare per lui, mi capisci? Non so se volergli bene perché nonostante tutto è sempre mio padre o odiarlo per quello che ha fatto. La testa mi dice una cosa, ed il cuore un’altra, non c’è una via di mezzo.-
-E non ci sarà mai, amore mio. Però se accetti un consiglio, ti dico di andare. Forse sarà l’ultima volta che lo potrai vedere. Con i rimpianti si vive male.-
-Lo Nicolas, lo so.-
-Vai da lui. Vuoi che ti accompagni?- le chiese il marito.
-No, vi vado sola.-
-Va bene.- disse baciandola. –Ci vediamo dopo.-
-A dopo.-
 
Ana si vestì in fretta ed andò in Procura. Ancor prima di entrare nell’ufficio di Pascale, Ana vide il padre dalla porta a specchi del procuratore.
Le lacrime iniziavano a rigarle il viso, provava rabbia, dolore ed amore, ma si fece forza, strinse i pugni ed entrò in quella stanza.
 
-È permesso?- chiese Ana.
-Si prevo avanti, sapevo che sarebbe venuta. Vi lascio soli.- disse il procuratore uscendo dalla stanza.
-Che fai, non ti siedi?-
-No, preferisco stare in piedi.-
-Sono contento che tu sia qui.- disse Astor.
-Io invece non lo so, non so niente. Non so chi sei e cosa…-
-Mi dipingi come il più cattivo dei cattivi.-
-E come dovrei definirti? Mi fa schifo quello che hai fatto. Mi fa orrore sapere che tante ragazza venivano rapite ed a volte anche uccise per colpa tua. Ma che razza di persona sei?-
-Una che una volta entrato in questo giro non ha mai saputo uscirne. Però io ti ho voluto sempre bene.-
-Ne dubito.-
-È la verità, almeno su questo credimi.-
-Nicolas me l’ha raccontata diversamente. Volevi che anche io facessi parte di quel gruppo, però lui mi ha sempre difeso. Nicolas non è come te.-
-No, non è vero, ti ha mentito. Non avrei mai permesso una cosa del genere, tu saresti sempre rimasta fuori dal giro.-
-Sai che c’è? Che non ti credo più. Non ti credo. Però una cosa devo dirtela, anche se mi fa male, molto male, ti voglio bene papà.-
-Anche io.- rispose Astor andando ad abbracciare la figlia che continuava a versare lacrime.
-Ora però è meglio che vada. Questo è il nostro addio.-
-No, per fare.- disse facendosi vedere mentre piangeva anche lui per la prima volta dalla figlia.
-Ora ho troppa rabbia mista a dolore dentro. Appena passerà forse potrei venire.-
-Dove andò di tempo ne avrò tanto e ti aspetterò per tutto il tempo che vorrai.-
-Allora ciao.- disse Ana.
-Ana?!- la chiamò Astor quando era già votata di spalle.
-Un’ultimo abbraccio me lo dai?- Ana non riuscì a dire di no a quella persona che aveva davanti. Per un secondo immaginò di avere davanti a se non il criminale Monserrat, ma suo padre, ed è a lui che non ha saputo dire di no.
-Ora vado, ciao papà.- disse Ana molto triste.
-Ciao Ana.-
 
Una volta uscita da quella stanza Ana tornò subito a casa.
 
-Com’è andata?- chiese Nicolas.-
-Non è stato facile. Gli ho detto che provo odio per lui… ma non ho saputo resistere anche di dirgli che nonostante tutto, anche se mi fa male ammetterlo, gli voglio bene.-
-Ana, ricordati che è tuo padre.-
-Lo so. Quando starò meglio andò a trovarlo in carcere. Gliel’ho promesso.-  […]
 
…Tre mesi dopo ci fu il processo. Nicolas Duarte, Dante Mansilla e Nacha Noguez ne uscirono con gli arresti domiciliari, il giudice voleva dare anche una pensa da scontare a loro, mentre per Astor Monserrat ci fu l’ergastolo.
Ora bisognava decidere dove far scontare la pena a Dante e Nacha.
 
-Nacha, Dante, voi siete parte della famiglia, lo siete sempre stati, e lo sarete sempre, giusto?-
-Si, ma che vuoi dire?- chiese Nacha.
-Beh, non so se potete scontare i cinque mesi di domiciliari nella stessa casa, ma vorrei chiedervi una cosa, noi siamo una famiglia, e se voi volete possiamo vivere tutti insieme.-
-Cosa, formare una famiglia noi?- chiese Dante.
-Dante, tu sei il migliore amico di Nicolas, vi conoscete da tutta una vita ed io mi sono affezionata a te, Nacha mi ha cresciuto. Voi –indicando i tre presenti.- siete le persone a cui tengo di più.-
-Veramante?- chiese Nicoals.
-No, ho sbagliato. Al primo posto va Joaquin.- Si misero a ridere. –Allora? Accettata la mia proposta?-
-Certo.- risposero Nacha e Dante all’unisono.
 
Il giudice diede il permesso a tutti e tre di scontate la pensa nella stessa casa.
 
 
TREDICI ANNI DOPO.
 
Erano 13 anni che Ana non vedeva suo padre. Qualcosa era cambiato, ma di poco.
Ora la sua famiglia si era allargata, non solo per Nacha e Dante, ma anche per Isabel, la moglie di Joaquin. Ora tutti facevano una vita serena e tranquilla.
Ma una mattina di Febbraio, Ana si svegliò con il pensiero di suo padre.
Erano 13 lunghi anni che non lo sentiva. Quella mattina decise di andare a trovarlo in carcere.
 
-Ana. Che bello vederti!- esclamò Astor, un uomo di 63 anni che non era in perfette condizioni, anzi si stava lasciando andare facilmente.
-Sono venuta per dirti che ti perdono. È tardi lo so, ma…-
-No, non è tardi, anche se sono 13 ani che ti aspetto. Ti voglio bene figlia mia.-
-Anche io. Senti, ho una cosa per te, una foto con me, Joquin, la moglie, Nicolas, Dante e Nacha che vivono con noi da 13 anni.-
-Grazie figlia mia.-
-Tempo scaduto.- disse una guardia.
-Beh, la legge è legge, meglio non avere problemi. Ci vediamo presto papà.-
-Io sono qui. Ciao Ana.-
 
 
Il giorno dopo a casa Duarte di presentarono due agenti di polizia.
Astor si era suicidato in cella con due tagli ai polsi.
Accanto a se aveva la foto che la figlia le aveva portato due giorni prima ed una lettera, che ora era nelle mani di Ana. Era da 13 lunghi anni che aspettavo di fare questo gesto. Volevo che tu mi perdonassi. Ho aspettato di uccidermi da 13 anni perché in questo mondo non c’è spazio per me. Ti voglio bene Ana. Papà.”
Ana scoppiò a piangere. Non voleva la sua morte, ma era successo e doveva accettarlo.
Ora nella vita di Ana si era creata un’altra ferita che non poteva rimarginarsi.
La perdita di un padre si sente sempre.
Ed Ana aveva perso SOLO suo padre…


Fine.

   
 
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