Camminarono per un tempo che sembrò infinito, e si ritrovarono in centro, dove tutto era luminoso e irraggiungibile.
C’era un baretto molto carino che, nonostante l’ora, era aperto.
Il bambino se lo ricordava, ci era passato davanti molte volte, ma sua madre non poteva permetterselo.
Preferiva drogarsi nei pub con la musica a palla.
“Ehi, ti va di entrare?” la voce della ragazza lo riscosse dai suoi brutti pensieri. Sorrideva incoraggiante.
Il piccolo annuì vigorosamente, facendo ridacchiare la ragazza. 
Entrarono e si sedettero in un tavolino con una tovaglia color vaniglia.
La ragazza fissò per qualche minuto il bambino. Non si era sbagliata, era uguale a lui.
Aveva gli stessi tratti e gli stessi occhi color ghiaccio. A differenza del padre, però, dentro quegli occhi cristallini c’erano un’ingenuità e un’innocenza che lei invidiava.
“Sai, ti voglio raccontare una storia.”
Disse al bambino. Gli occhi del piccolo s’illuminarono, e sul viso gli comparve un’espressione molto attenta. Nessuno gli aveva mai raccontato una storia.
“ è una storia strana. Comincia con una bambina dimenticata dalla fortuna. La madre si drogava e il padre le veniva a trovare solo quando era ubriaco e per picchiarle tutte e due. Cominciò a odiare il padre, per quello che le faceva, e la madre, per la sua debolezza. Voleva nascondere al mondo la sua verità, voleva mostrarsi perfetta.
Appena arrivata a scuola, iniziò a fingere,divenne presto  la più brava della classe,la perfettina viziata.
A sedici anni la contattarono per un reality,e lei accettò di buon grado.
In quel reality s’innamorò, ma non riuscì mai a dirlo realmente, per colpa del suo stupido orgoglio.
E il suo ragazzo la tradì. Con quella che credeva la sua migliore amica. Sarebbe stato meglio parlarne, capirsi insieme. Ma lei non lo fece. Solo dopo si rese conto di quanto fosse grande il suo errore.
Dopo tre stagioni di quel maledetto reality andò a vivere in un appartamentino che si era comprata con tanti sacrifici, come tutto quello che aveva.
Era ferita, e spogliata di tutta quella recita che si era tirata addosso. Decise di essere se stessa, senza dover dimostrare niente a nessuno.
Le piaceva stare da sola, a scattare foto. Aveva capito che era la sua vocazione e divenne fotografa.”
La ragazza si zittì. Il bambino la fissò.
“E…?” chiese.
“E basta. Considerala più una scelta migliore che un lieto fine.” Gli sorrise.
Ci fu un silenzio incerto tra i due.
“ah, non mi hai ancora detto come ti chiami!” disse la ragazza al bambino,per cambiare argomento.
“Jimmy, mi chiamo Jimmy.” Sussurrò il piccolo.
“Jimmy, che bel nome… io sono Courtney, lieta di conoscerti.”
Dopo qualche minuto di silenzio, dove l’unico rumore erano i loro cucchiaini che sbattevano contro la tazza di cioccolata bollente, Jimmy parlò:
“Courtney?”
La castana alzò la testa.
“Sì, Jimmy?”
“Chi era la ragazza di cui mi hai parlato?”
Gli occhi di Courtney si spensero, il sorriso scomparve.
“Ero io, Jimmy, sono io.”
 
Angolo autrice
Ma salve! Bene,come ho promesso ,ho aggiornato abbastanza presto. Credo che ormai si sia capito di chi è figlio Jimmy (sì,il nome lo preso da St.Jimmy. **).
Volevo solo ringraziare chi ha recensito il precedente capitolo! La storia è diventata OOC,quindi l’ho messo tra gli avvertimenti. Mi spiace :\ .
Alla prossima!
 Bloody_Rekla