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Autore: Willow Black    17/02/2012    4 recensioni
[Sospesa - A revisione compiuta questa storia verrà eliminata per poter essere nuovamente pubblicata.]
Un anno dopo la sconfitta di Ashura, un nuovo nemico minaccia l’equilibrio del mondo. La battaglia contro la follia non è ancora conclusa e questa volta non servirà solo il coraggio per vincere.
Un anno dopo la sconfitta di Ashura, una parte del passato di Maka celata nell’ombra riemergerà alla luce e qualcuno appartenente a quel passato tornerà a farle visita.
Una nuova guerra è sul punto di scatenarsi e Maka non dovrà solo combattere la follia: riuscirà a superare il suo rancore nei confronti di chi l’aveva tradita e abbandonata anni addietro?
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Avvertenza: i tre asterischi *** introducono un flashback 

Il passato torna a bussare come quell’individuo fuori dalla porta
 

Elle rientrò nel bagno del suo appartamento con in mano due grandi asciugamani piegati con cura sulle tonalità dell’azzurro e richiuse la porta alle sue spalle dandole un semplice calcio.
La stanza in cui si trovava dalla forma rettangolare non era molto grande, con delle piastrelle squadrate che, a loro tempo, dovevano esser state di un bel verde acqua e la luce al neon sopra lo specchio che vacillava in continuazione, dando l’impressione di spegnersi da un momento all’altro.
La ragazza posò gli asciugamani sulla tavoletta abbassata del gabinetto e, mentre prendeva lo shampoo e il bagnoschiuma dal piccolo armadietto, diede un pugno al neon. La luce si stabilizzò emettendo un suono elettrico e guadagnandosi un’occhiata scettica da parte della rossa che con un’alzata di spalle spostò la sua attenzione sull’acqua che stava riempiendo la vasca.
Lavarmi al buio è una cosa che vorrei evitare, pensò mentre allungava l’indice della mano sinistra per sfiorare l’acqua.
Perfetta, continuò mentre ritraeva il dito e se lo asciugava velocemente sulla canotta.
Farsi un bel bagno caldo era il modo migliore per sciogliere i nervi ed eliminare i cattivi pensieri che avrebbero potuto interferire durante l’ultima missione assegnatele dal Sommo Shinigami.
La partenza era fissata per l’indomani mattina alla stazione che si trovava fuori Death City: lì, lei e quelli che sarebbero stati i suoi compagni, avrebbero preso un treno che li avrebbe a sud, verso Masks City.
Elle si svestì velocemente lanciando i propri indumenti in un angolino del bagno e fu percorsa da un brivido, mentre posava con delicatezza la collana sopra gli asciugamani.
Poi senza rimuginare troppo entrò nella vasca, lasciandosi scivolare dolcemente e posando la testa sul bordo.
Chiuse gli occhi, beandosi della momentanea e piacevole sensazione che le trasmetteva l’acqua calda. Non si poteva dire che quello fosse un momento di completa calma  perché ciò poteva accadere solo quando dei delicati aliti di vento le sfioravano la pelle candida, ma si poteva definire come un attimo di riflessione.
E infatti Elle, in quel silenzio interrotto solo dallo sciabordare dell’acqua prodotto dai movimenti della ragazza, pensò.
Meditò su tutto ciò che era avvenuto dal suo arrivo in città, dalla sorella che sembrava essere sempre sul punto di volerle mietere l’anima ai nuovi e vecchi incontri.
Si ritrovò perfino a pensare che non doveva essere poi così male frequentare la Shibusen: probabilmente lei sarebbe stata discreta nella teoria, mentre imbattibile nella pratica. Avrebbe potuto avere una normale vita da adolescente, anche se l’avrebbe di sicuro portata alla noia e alla monotonia.
Però ripensando a quello che aveva dovuto passare, avrebbe potuto fare questo piccolo sforzo per non condurre un’esistenza tormentata. Oppure per non incontrare quella ragazzina, diversi anni prima.
 

***
 

Elle calciò un sassolino sul selciato della piccola cittadina e continuò a camminare con le mani in tasca della felpa e il cappuccio calato sul volto.
In quel momento la bambina doveva trovarsi in camera sua a studiare storia per il giorno dopo e invece era di nuovo uscita di soppiatto senza farsi vedere né dalla madre e né dalla sorella minore per andare a farsi un giro.
Non le era mai piaciuto studiare e le volte che la si poteva vedere con la testa china su di un libro era o perché era stata costretta o perché si era semplicemente addormentata.
E poi chi aveva voglia di ammuffire in casa a ripetere una noiosissima lezione quando fuori vi era un pomeriggio bello e soleggiato senza neanche una nuvola in cielo? Ovviamente Maka. Elle un giorno aveva pensato seriamente che in quella bimba ci fosse qualcosa che non andava e ne aveva parlato alla diretta interessata. L’unica risposta che aveva ricevuto era stato un Maka-Chop con un piccolo volume di sole cinquanta pagine, agilmente evitato. Da quella volta la rossa aveva deciso di sorvolare sull’argomento. La piccola biondina aveva sei anni eppure studiava come se avesse dovuto superare l’esame di terza media. E questo Elle proprio non riusciva a spiegarselo…
La bambina calciò un altro sasso che andò a ruzzolare fino ai piedi di tre ragazzi che stavano avanzando nel verso opposto. Quelli si fermarono e Elle fece lo stesso, squadrandoli.
Li aveva già visti in altre occasioni: tre amici, tutti sui sedici anni, che erano stati sospesi per due mesi da una lontana scuola molto importante e che avevano rischiato non poche volte l’espulsione. Delle persone non raccomandabili, per farla breve.
-Ehi, marmocchia! Ci stai ostacolando la strada!- fece uno di quelli.
Elle, infastidita da come l’aveva appena chiamata e incurante del fatto che quei ragazzi fossero più grandi e certamente più forti di lei, lo fissò con sguardo ostile proferendo con voce dura e leggermente canzonatrice:
-Non vedo il tuo nome scritto da nessuna parte, in questa via. Sempre che tu non abbia un nome così insulso da vergognarti a mostrarlo in giro-
Gli altri due alle sue spalle scoppiarono a ridere, mentre il ragazzo si infuriò davanti a tale affronto e dando un pugno su quelle teste vuote dei suoi compagni ringhiò:
-Diamo una bella lezione a quella mocciosa-
Elle rimase impassibile davanti a quella scena e anche alle parole del sedicenne. Altri bambini si sarebbero subito spaventati, facendosi sopraffare dalla paura e sarebbero corsi via piangendo, ma lei no.
Per lei che si era già mostrata più forte di molti ragazzi più grandi, la rissa che si andava a presentare in quel momento non le faceva provare nulla, eccetto un morboso desiderio di mostrare la sua potenza.
-Ma non hai paura di noi, scricciolo?- fece l’unica ragazza del gruppo che sembrava non essere molto dell’idea di posarle a una bambina di nove anni.
Elle non rispose sostenendo lo sguardo di quei tre teppisti.
-L’hai vista, no!? Ora non perdere tempo e trasformati, Jey!- fece il primo ragazzo.
La ragazza annuì e poco dopo quell’altro brandiva fra le mani una piccola spada dalla lama fine e appuntita. Anche il terzo membro del gruppo si trasformò, diventando una specie di guanto con un rinforzo metallico sulle nocche.
Era la prima volta che Elle si ritrovava a combattere contro un meister assieme alle sue armi, ma nemmeno questo la turbò. Lei amava combattere, far vedere al mondo intero quanto fosse forte e sentire quella carica di adrenalina in tutto il corpo. E poi vincere, per dimostrare che lei non aveva paura di niente.
Il ragazzo iniziò ad attaccarla da entrambi i lati: con lo spadino cercava di ferirla e con il guanto tentava di colpirla. Ma Elle era molto veloce e schivò tutti gli attacchi, suscitando ancora di più l’ira del giovane.
La rossa scartò di lato fuggendo a quella tempesta di colpi e prima che l’altro si voltasse, tramutò il braccio in lama e lo colpì con forza di piatto, facendolo barcollare di lato. 
Approfittando di quei secondi di distrazione Elle lo colpì con la stessa tecnica sulla schiena facendogli uscire tutto il fiato che aveva in un colpo solo.
-Maledetta- ringhiò quello, respirando a fatica e si voltò inaspettatamente verso di lei ferendola a una guancia con la spada.
Il taglio bruciava e la bambina indietreggiò, portandosi la mano sul viso. Quando la ritrasse vide che era sporca di sangue.
-Ti sei per caso fatto!? Lasciala perdere!- urlò Jey, il suo volto riflesso nella lama dell’arma.
Per tutta risposta ricevette un ringhio e il ragazzo attaccò Elle, riuscendo ad afferrarla per il cappuccio e sollevandola da terra. La rossa senza più appoggio per i piedi iniziò a calciare a vuoto nel tentativo di colpirlo e con entrambe le braccia trasformate in lama provava a ferirlo senza risultati.
-Ora non fai più tanto la dura, mocciosa impertinente!-
Elle gli sputò incontro e ricevette un potente pugno sulla guancia già ferita. Sentì le ossa del viso scricchiolare e  gemette per il dolore, senza però smettere di calciare.
Il ragazzo buttò lontana Jey che riprese subito le sembianze umane, rimanendo però un po’ intontita per l’urto contro il muro della casa.
Poi, con la mano libera, il giovane afferrò l’esile collo della rossa e la sollevò ancora di più facendo pressione in quel punto. Elle tentò di ribellarsi, ma il solo risultato che ottenne fu quello che la stretta aumentò ancora di più, così che l’aria nei suoi polmoni si fece sempre più rarefatta.
-La vuoi ammazzare!?- urlò la ragazza, riprendendosi e correndo verso il proprio meister, tirandogli una scarica di pugni al fianco.
Elle sentiva le forze venirle a meno e ritornò completamente sotto forma umana, iniziando debolmente a graffiare la mano del suo assalitore.
Aveva paura. Non le era mai successo prima di allora sentirsi in quel modo. Era così debole e così indifesa…
No... Io sono come il vento, pensò, ignorando per un attimo il dolore che provava.
Forte e indomabile, continuò.
Attorno ai ragazzi si alzò un lieve venticello che stava formando un cerchio attorno a loro.
Elle non avrebbe resistito ancora per molto e il ragazzo non dava segno di lasciarla andare.
Il vento… Il vento… Il vento…, ripeté la bambina, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a quella sensazione di sicurezza che sentiva provenire dalla sua anima.
Nessuno dei tre sedicenni si era accorto di cosa stava accadendo e così quando dalla bambina si liberarono delle potenti raffiche di vento che li fecero andare a sbattere contro le mura delle case che vi erano lì attorno, svennero senza aver capito cosa era realmente successo.
Elle cadde sul selciato e rimase a terra, cercando di regolarizzare il respiro e di calmarsi. Aveva percepito un’enorme potere provenire dalla sua anima e poi non aveva più sentito la presa sul suo collo.
Aveva la testa che girava, la guancia colpita e ferita che pulsava e per finire tremava come una foglia.
Sentì dei passi avvicinarsi e rimase immobile, priva di forze. Se fossero stati di nuovo quei ragazzi l’avrebbero di certo uccisa…
I passi si fermarono e non accadde nulla. Elle era disorientata e quella sensazione di paura le opprimeva tutti i sensi, così decise di alzarsi lentamente.
Una volta in piedi, mal ferma sulle gambe, si voltò e si ritrovò davanti un’altra bambina, che doveva avere pochi più anni di lei, fissarla con sguardo pieno di interesse.
La rossa ebbe la certezza di non averla vista prima in città, osservando il suo aspetto insolito, quasi inquietante.
La bambina aveva dei bei capelli verde scuro tagliati in un caschetto che non le sfiorava neanche le spalle e la frangetta orizzontale che le scendeva quasi sugli occhi di due colori diversi: il primo bianco, quasi privo di vita, e il secondo di un viola, scuro e penetrante.
Quella spostò il peso da un piede all’altro continuando a studiare Elle e facendo battere il tacco dei suoi scarponcini marroni sul lastricato della strada. Indossava un grazioso vestitino lillà che le lasciava scoperta buona parte della schiena e in vita portava un grande nastro bianco che si chiudeva in un fiocco sul suo lato sinistro.
-Che vuoi?- ringhiò Elle, stufa di quel silenzio.
-Ti ho vista prima combattere contro quei tre- iniziò l’altra inclinando la testa verso i corpi svenuti e scomposti dei ragazzi.
Mentre Elle seguiva la direzione indicatele, rimanendo con gli occhi sbarrati davanti a quello spettacolo, la bambina continuò:
-Non avevi via di scampo e hai liberato la tua onda dell’anima. Sei potente-
Sono in grado di far questo?, si interrogò la rossa.
-Però, per quanto tu sia forte, ti sei lasciata comunque sopraffare dalla paura, dimostrando di essere debole. E tu non vuoi questo, vero?-
Quella sconosciuta aveva fatto esattamente centro come se conoscesse Elle da una vita.
-Te lo ripeto per l’ultima volta: cosa vuoi?- ringhiò la rossa, guardandola in cagnesco.
-Aiutarti- fece la bambina dai capelli verdi, sorridendole.
-Io ti posso offrire veramente quello che cerchi. Basta solo che tu ti fida di me- continuò poi, porgendole una mano.
-Quello che cerco…- ripeté Elle, sorpresa da quella proposta.
Cosa cercava veramente lei? Voleva essere forte, non dipendere da nessuno e non aver paura… Voleva essere proprio come il vento: padrona di se stessa.
-E come?- domandò incuriosita, ma pur sempre sulla difensiva.
La bambina ritrasse la mano e le sorrise per la seconda volta.
-Seguimi-
 

***
 

Dei colpi alla porta del suo appartamento fecero tornare bruscamente Elle alla realtà.
Accidenti! Chi mi cerca a quest’ora!?, pensò mentre si risciacquava i lunghi capelli con un getto d’acqua fredda.
-Arrivo!- urlò, davanti all’insistenza di quel bussare.
Uscì velocemente dalla vasca e recuperò uno di quei grandi asciugamani lasciando diverse impronte e gocce d’acqua in giro per il bagno.
Si asciugò velocemente e poi si avvolse il corpo con l’altro asciugamano, infilandosi le ciabatte nei piedi per evitare delle pericolose scivolate.
Prima di uscire dalla stanza si mise la collana e la nascose sotto la stoffa soffice di quel accappatoio improvvisato: non era prudente lasciarla incustodita.
Poi si avviò verso la porta d’entrata, coi capelli ancora umidi che le si appiccicavano al volto, pronta ad aggredire verbalmente chi osava disturbarla in quel momento.
-Spero che tu abbia qualcosa di importante da dirmi per…- disse, aprendo la porta, ma si interruppe appena vide di chi si trattava.
-Soul!?- fece poi, sorpresa.
Il ragazzo vedendola con addosso solo l’asciugamano distolse subito lo sguardo, guardando di lato. Con tutto il tempo che aveva avuto, aveva deciso di andarle a parlare proprio quando si stava facendo il bagno? Se Maka l’avesse saputo l’avrebbe di certo ucciso a furia di Maka-Chop.
Elle parve non notare l’imbarazzo dell’albino perché rimase ferma sull’uscio.
-Cosa fai qui? Aspetta un attimo… Come facevi a sapere dove abitavo!?- fece la rossa, leggermente arrabbiata.
-Ho chiesto l’indirizzo a Stein… Ripasserò un’altra volta!- esclamò poi, correndo via. Elle lo guardò allontanarsi confusa, poi con un’alzata di spalle rientrò in casa, tornando in bagno.
 
Intanto Soul era uscito di corsa dal condominio e aveva rallentato solo dopo qualche metro.
-Tutto questo è poco cool- mormorò a bassa voce, mettendosi le mani in tasca dei pantaloni e avviandosi verso casa.
Finalmente si era deciso di chiedere a Elle cosa c’era stato fra lei e Maka e invece aveva fallito miseramente… Un tipo come lui non si sarebbe dovuto scomporre davanti a una donna avvolta solo da un asciugamano e invece era entrato nell’imbarazzo totale per poi scappare via.
Molto poco fico, pensò.
Chissà cosa gli avrebbe detto la rossa l’indomani mattina alla stazione… Si era messo nei casini da solo!
Tirò un calcio a un sasso, continuando ad avanzare nella notte che avvolgeva Death City.
Il misterioso passato delle Albarn sarebbe rimasto sconosciuto ancora per un po’…
 
 
Angolino dell’Autrice:
Black Star: YAHOO! L’ABBIAMO TROVATA!
Soul: Smettila di urlare! Se quella ci scopre, ci ammazza!
Black Star: Non può far nulla contro un dio come me! Ma cos’è che cerchi, Soul?
Soul: Se non riesco a farmelo da dire né da Maka e né da Elle, scoprirò il loro passato dagli appunti dell’autrice! *fruga fra i fogli sparsi per la stanza*
Black Star: Così mi rubi la scena! Fa cercare anche a me! *strappa un quaderno di mano a Soul*
Dark Elle: Cosa cavolo state facendo qui dentro!? *entra con in mano un dizionario*
Black Star (con ancora in mano il quaderno): Un dio come me non ha bisogno di alcun permesso! Ahahahah! *viene colpito da un dizionario volante e sviene*
Dark Elle: *sguardo assassino rivolto a Soul*
Soul: Togliamo subito il disturbo! *se ne va di corsa trascinandosi dietro l’amico*
Dark Elle: Devo imparare a chiudere a chiave la porta… Comunque ai cari lettori che mi seguono un saluto e al prossimo capitolo! Konnichiwa! (^.^)/  

  
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