Le parole che non ti ho detto
Stavano in mare da
tanto, troppo tempo. Era logico accadesse qualcosa del genere.
Scorbuto, signor
Turner. La nave è costretta ad attraccare.
E tra le lamentele
del ragazzo sopra citato, erano sbarcati in un isola, con diversi corpi da
seppellire e qualche frutto da trovare, per evitare la malattia del mare,
come la chiamavano i marinai dell’equipaggio.
Tirò un calcio
alla sabbia, osservando il mare con fare meditabondo. Stranamente, avevano
trovato tracce di insiediamenti umani, nonostante i confini del mondo
sembravano essere vicini, a detta di Barbossa. Un muretto dissestato di pietre,
attaccate l’una all’altra più per miracolo, che per l’effettiva valenza della
costruzione, attirò la sua attenzione. Voltò la testa a destra di scatto,
sentendo il nervo del collo tirare, come sotto l’effetto di una frustata. Si
portò una mano al punto dolente, cercando di lenire il dolore. Niente. Osservò
un po’ meglio la costruzione, mentre un po’ di vento le scompigliava i capelli.
Tornò a concentrare la propria attenzione sul mare, dritto davanti a lei.
Uno sbuffo.
Allacciò le braccia sul petto, andando a scontrare il polso contro qualcosa di
insolitamente rigido. Sbarrò gli occhi, mentre estraeva dal taschino della
camicia la bussola. Quella che le aveva affidato Jack Sparrow.
Questa non è una bussola normale…Non
indica il nord. Serve ad indicare dove si trova la cosa che più vuoi al mondo.
E i problemi che
si era fatta, quando la bussola aveva preso ad indicargli il capitano della
Perla Nera. Lo voleva, Dio quanto. E lo sapeva, lui. E giocava a carte
scoperte, lui. E sapeva che sarebbe successo, lui. E ogni cosa volesse, alla
fine lo otteneva, lui. E alla fine c’era riuscito. Aveva ottenuto anche lei.
Aveva ottenuto che lei si trasformasse. Perché era questo che voleva. La voleva
in quelle condizioni. Agire d’impulso, agire egoisticamente, agire fregandosene
di tutti. E poi condannarsi da sola.
- L’hai ottenuto…Sei contento? -
Disse in un
singhiozzo, cadendo in ginocchio, asciugandosi le lacrime con la manica destra
della camicia e artigliando spasmodicamente la sabbia con la mano sinistra. Un
bagliore richiamò la sua attenzione. Nuovamente voltò la testa verso il
muretto.
Il nulla.
Ma…C’era qualcosa,
che non la convinceva.
Osservò meglio.
Prima qualcosa iniziò a brillare, in un modo preoccupantemente realistico. Poi,
lentamente, stagliato contro il sole, il profilo di Jack Sparrow comparì.
Sdraiato lungo su quell’ammasso di pietre, rivolto con il viso verso di lei,
con il gomito destro puntato sulle pietre e la mano a sorreggere la testa, le
gambe accavallate l’una sull’altra, e la mano libera a coprire la bocca, aperta
in un vistoso sbadiglio.
- Miss Swann, buongiorno. -
Si alzò ad una
velocità tale da fare impressione. Iniziò a camminargli incontro lentamente.
Accellerò leggermente il passo, camminando velocemente. Fece un piccolo salto,
aumentando ulteriormente l’andatura. Finì col correre a perdifiato, senza
nemmeno rendersene conto. Dio, ma quanto è maledettamente lontano quel muretto?
Mancavano, ad
occhio e croce, 100 metri. Corri, dannazione, vai veloce. Accelera.
La sabbia
rallentava la sua andatura. E la cosa era davvero frustrante, per lei. E perché
Jack non si alzava? Perché rimaneva a fissarla, da lontano, con uno sguardo
apatico e un piccolo sorrisetto sulle labbra?
50 metri.
La fatica iniziò a
farsi sentire, sulle gambe e sulla milza. Ma non riusciva letteralmente a
fermarsi. Il muoversi dei piedi era diventato automatico. Sentiva solo il
rumore che questi facevano, contro la sabbia.
10 metri.
Era davvero bello.
Voleva solo baciarlo. Il tocco delle sue labbra contro le proprie era rimasto,
come un tatuaggio indelebile. In quei giorni, non voleva nemmeno che Will la
sfiorasse, aveva il terrore che potesse lavare il ricordo di quell’istante,
sulla Perla Nera, che continuava a rivivere durante la notte, sognando.
5 metri.
Gli sorrise,
urlando il suo nome. Stava quasi per scoppiare dalla gioia.
- JACK! -
Lo raggiunse,
abbracciandolo così di slancio da farlo cadere. Caddero all’indietro, Elizabeth
sopra di lui. Lui che la guardava, con gli occhi vitrei. Gli occhi di lei
danzavano sul volto dell’uomo, come a verificare che ogni cosa fosse dove la
ricordava lei. Sì, c’era tutto. Il sorrido sul suo volto si spense leggermente,
notando la sua espressione impassibile.
- Sei alle dipendenze di Barbossa? -
Annuì.
- Sì…Ci doveva condurre ai
confini del mondo…Dovevamo andare a salvare TE…Te, Jack…Oddio…Ma tu sei vivo…E
sei intero…Oddio…Jack, Jack…Io…Dio…Mi sono accorda di quanto tu sia importante
per me…Io ti amo… -
Lo disse in un
sussurro, abbracciandolo, nascondendo il suo volto nell’incavo della spalla
dell’uomo. Ma lui non ricambiò l’abbraccio. Ne’, tantomeno, rispose.
- Sei alle dipendenze di Barbossa. Sei un pirata, dunque. -
Alzò la testa,
guardandolo spaesata. Lui sorrise. Ma non era il suo sorriso, quello che lei
adorava. Era un sorriso freddo. Le sue labbra erano orientate verso l’alto. Ma
nulla di più. I suoi occhi non tradivano nessuna sensazione. Erano due blocchi
di ghiaccio. Che la fissavano.
- Mi hai abbandonato tra le fauci del Kraken. -
Ribaltò le
posizioni con un colpo di reni, afferrandole i polsi e bloccandoglieli sopra la
testa, usando la mano destra.
- Ti ricordi cosa mi dicesti? -
Si chinò su di
lei, bisbigliandole quelle poche parole all’orecchio, prima di osservare
scrupolosamente ogni centimetri del volto di lei. Alla sensazione del suo fiato
contro la sua pelle, sentì qualche brivido attraversarle la schiena.
E poi la baciò.
Elizabeth esultò,
dentro di se. Non era cambiato. Rispose al bacio con foga, alzando leggermente
il viso, per raggiungere meglio quello di lui, e accostando, inconsciamente, il
suo bacino a quello dell’altro.
Si allontanò di
pochi millimetri, portando la mano con la quale non stava bloccando la ragazza,
dietro la schiena, all’allacciatura dei pantaloni, poco dietro il fianco
sinistro.
- Hai ucciso l’uomo che dici di amare, nel nome di un altro. -
Le disse,
staccandosi da lei di pochi centimetri.
- E ora, pirata, vedrai come io amo regolare i conti. -
Un dolore
lancinante allo stomaco le fece sbarrare gli occhi. Il manico del coltello di
Sputafuoco Bill Turner, sporgeva dalla sua pancia, facendo defluire più sangue
di quanto ne avesse mai visto in vita sua. E in pochi istanti, non vide più
nulla.
*
- Signor Turner…C’è un problema. -
Osservò il corpo
di Elizabeth, inerme, diafano, riverso sulla spiaggia, con il sangue attorno
che aveva impregnato la sabbia, raggiungengo il mare.
- …Sembra si sia suicidata…Il coltello è il vostro, no? -
Qualcuno di non
ben identificato, gli porse l’oggetto, ancora sporco.
- Ma come… -
Disse in un filo
di voce, incapace di reagire.
- Un colpo di sole, ed
evidentemente un’allucinazione che l’ha spinta a…A questo. Capita spesso, a chi
non è abituato a viaggiare per mare per tanto tempo. -
Titolo
decisamente ironico, mhm?
Beh, se
siete sopravvissuti tutti, per leggere queste misere righe, sappiate che:
A-
ODIO Elizabeth, in caso non fosse
lampante.
B-
E’ la prima one-shot sui Pirati dei
Caraibi, chiamatelo sfogo isterico, ma dovevo farlo.
C-
Non penso che scriverò altre cose su
questo film, quindi tranquillizzatevi tutti che non vi dannerò ulteriormente l’esistenza
xD
D-
…C’era un punto *D*, ne sono sicura,
solo che non me lo ricordo ._.’’
…Che ne
dite, me lo merito un commento? XD