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Autore: Harleen    24/09/2006    16 recensioni
Sulla spiaggia. Tutto è silenzio. Nessuno attorno. Ma restare da soli con i propri pensieri, in questo contesto, non è piacevole.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Da decidere xD

Le parole che non ti ho detto

 

 

 

Stavano in mare da tanto, troppo tempo. Era logico accadesse qualcosa del genere.

Scorbuto, signor Turner. La nave è costretta ad attraccare.

E tra le lamentele del ragazzo sopra citato, erano sbarcati in un isola, con diversi corpi da seppellire e qualche frutto da trovare, per evitare la malattia del mare, come la chiamavano i marinai dell’equipaggio.

Tirò un calcio alla sabbia, osservando il mare con fare meditabondo. Stranamente, avevano trovato tracce di insiediamenti umani, nonostante i confini del mondo sembravano essere vicini, a detta di Barbossa. Un muretto dissestato di pietre, attaccate l’una all’altra più per miracolo, che per l’effettiva valenza della costruzione, attirò la sua attenzione. Voltò la testa a destra di scatto, sentendo il nervo del collo tirare, come sotto l’effetto di una frustata. Si portò una mano al punto dolente, cercando di lenire il dolore. Niente. Osservò un po’ meglio la costruzione, mentre un po’ di vento le scompigliava i capelli. Tornò a concentrare la propria attenzione sul mare, dritto davanti a lei.

Uno sbuffo. Allacciò le braccia sul petto, andando a scontrare il polso contro qualcosa di insolitamente rigido. Sbarrò gli occhi, mentre estraeva dal taschino della camicia la bussola. Quella che le aveva affidato Jack Sparrow.

Questa non è una bussola normale…Non indica il nord. Serve ad indicare dove si trova la cosa che più vuoi al mondo.

E i problemi che si era fatta, quando la bussola aveva preso ad indicargli il capitano della Perla Nera. Lo voleva, Dio quanto. E lo sapeva, lui. E giocava a carte scoperte, lui. E sapeva che sarebbe successo, lui. E ogni cosa volesse, alla fine lo otteneva, lui. E alla fine c’era riuscito. Aveva ottenuto anche lei. Aveva ottenuto che lei si trasformasse. Perché era questo che voleva. La voleva in quelle condizioni. Agire d’impulso, agire egoisticamente, agire fregandosene di tutti. E poi condannarsi da sola.

- L’hai ottenuto…Sei contento? -

Disse in un singhiozzo, cadendo in ginocchio, asciugandosi le lacrime con la manica destra della camicia e artigliando spasmodicamente la sabbia con la mano sinistra. Un bagliore richiamò la sua attenzione. Nuovamente voltò la testa verso il muretto.

Il nulla.

Ma…C’era qualcosa, che non la convinceva.

Osservò meglio. Prima qualcosa iniziò a brillare, in un modo preoccupantemente realistico. Poi, lentamente, stagliato contro il sole, il profilo di Jack Sparrow comparì. Sdraiato lungo su quell’ammasso di pietre, rivolto con il viso verso di lei, con il gomito destro puntato sulle pietre e la mano a sorreggere la testa, le gambe accavallate l’una sull’altra, e la mano libera a coprire la bocca, aperta in un vistoso sbadiglio.

- Miss Swann, buongiorno. -

Si alzò ad una velocità tale da fare impressione. Iniziò a camminargli incontro lentamente. Accellerò leggermente il passo, camminando velocemente. Fece un piccolo salto, aumentando ulteriormente l’andatura. Finì col correre a perdifiato, senza nemmeno rendersene conto. Dio, ma quanto è maledettamente lontano quel muretto?

Mancavano, ad occhio e croce, 100 metri. Corri, dannazione, vai veloce. Accelera.

La sabbia rallentava la sua andatura. E la cosa era davvero frustrante, per lei. E perché Jack non si alzava? Perché rimaneva a fissarla, da lontano, con uno sguardo apatico e un piccolo sorrisetto sulle labbra?

50 metri.

La fatica iniziò a farsi sentire, sulle gambe e sulla milza. Ma non riusciva letteralmente a fermarsi. Il muoversi dei piedi era diventato automatico. Sentiva solo il rumore che questi facevano, contro la sabbia.

10 metri.

Era davvero bello. Voleva solo baciarlo. Il tocco delle sue labbra contro le proprie era rimasto, come un tatuaggio indelebile. In quei giorni, non voleva nemmeno che Will la sfiorasse, aveva il terrore che potesse lavare il ricordo di quell’istante, sulla Perla Nera, che continuava a rivivere durante la notte, sognando.

5 metri.

Gli sorrise, urlando il suo nome. Stava quasi per scoppiare dalla gioia.

- JACK! -

Lo raggiunse, abbracciandolo così di slancio da farlo cadere. Caddero all’indietro, Elizabeth sopra di lui. Lui che la guardava, con gli occhi vitrei. Gli occhi di lei danzavano sul volto dell’uomo, come a verificare che ogni cosa fosse dove la ricordava lei. Sì, c’era tutto. Il sorrido sul suo volto si spense leggermente, notando la sua espressione impassibile.

- Sei alle dipendenze di Barbossa? -

Annuì.

- Sì…Ci doveva condurre ai confini del mondo…Dovevamo andare a salvare TE…Te, Jack…Oddio…Ma tu sei vivo…E sei intero…Oddio…Jack, Jack…Io…Dio…Mi sono accorda di quanto tu sia importante per me…Io ti amo… -

Lo disse in un sussurro, abbracciandolo, nascondendo il suo volto nell’incavo della spalla dell’uomo. Ma lui non ricambiò l’abbraccio. Ne’, tantomeno, rispose.

- Sei alle dipendenze di Barbossa. Sei un pirata, dunque. -

Alzò la testa, guardandolo spaesata. Lui sorrise. Ma non era il suo sorriso, quello che lei adorava. Era un sorriso freddo. Le sue labbra erano orientate verso l’alto. Ma nulla di più. I suoi occhi non tradivano nessuna sensazione. Erano due blocchi di ghiaccio. Che la fissavano.

- Mi hai abbandonato tra le fauci del Kraken. -

Ribaltò le posizioni con un colpo di reni, afferrandole i polsi e bloccandoglieli sopra la testa, usando la mano destra.

- Ti ricordi cosa mi dicesti? -

Si chinò su di lei, bisbigliandole quelle poche parole all’orecchio, prima di osservare scrupolosamente ogni centimetri del volto di lei. Alla sensazione del suo fiato contro la sua pelle, sentì qualche brivido attraversarle la schiena.

E poi la baciò.

Elizabeth esultò, dentro di se. Non era cambiato. Rispose al bacio con foga, alzando leggermente il viso, per raggiungere meglio quello di lui, e accostando, inconsciamente, il suo bacino a quello dell’altro.

Si allontanò di pochi millimetri, portando la mano con la quale non stava bloccando la ragazza, dietro la schiena, all’allacciatura dei pantaloni, poco dietro il fianco sinistro.

- Hai ucciso l’uomo che dici di amare, nel nome di un altro. -

Le disse, staccandosi da lei di pochi centimetri.

- E ora, pirata, vedrai come io amo regolare i conti. -

Un dolore lancinante allo stomaco le fece sbarrare gli occhi. Il manico del coltello di Sputafuoco Bill Turner, sporgeva dalla sua pancia, facendo defluire più sangue di quanto ne avesse mai visto in vita sua. E in pochi istanti, non vide più nulla.

*

- Signor Turner…C’è un problema. -

Osservò il corpo di Elizabeth, inerme, diafano, riverso sulla spiaggia, con il sangue attorno che aveva impregnato la sabbia, raggiungengo il mare.

- …Sembra si sia suicidata…Il coltello è il vostro, no? -

Qualcuno di non ben identificato, gli porse l’oggetto, ancora sporco.

- Ma come… -

Disse in un filo di voce, incapace di reagire.

- Un colpo di sole, ed evidentemente un’allucinazione che l’ha spinta a…A questo. Capita spesso, a chi non è abituato a viaggiare per mare per tanto tempo. -

 

 

Titolo decisamente ironico, mhm?

Beh, se siete sopravvissuti tutti, per leggere queste misere righe, sappiate che:

A-      ODIO Elizabeth, in caso non fosse lampante.

B-      E’ la prima one-shot sui Pirati dei Caraibi, chiamatelo sfogo isterico, ma dovevo farlo.

C-     Non penso che scriverò altre cose su questo film, quindi tranquillizzatevi tutti che non vi dannerò ulteriormente l’esistenza xD

D-     …C’era un punto *D*, ne sono sicura, solo che non me lo ricordo ._.’’

 

…Che ne dite, me lo merito un commento? XD

 

 

 

   
 
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