Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Sissi Bennett    17/02/2012    7 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ashes &Wine

Image and video hosting by TinyPic

Capitolo vent’uno: Let the rain come down and wash away my tears.

 

“I knew I'd make it through
And the world thought I had it all
But I was waiting for you
Hush Now
I see a light in the sky
Oh, it's almost blinding me
I can't believe
I've been touched by an angel with love
Let the rain come down and wash away my tears
Let it fill my soul and drown my fears”

(A new day has come- Celine Dion).

Erano passate due settimane da quando Stefan aveva portato Bonnie dalla signora Flowers.

La ragazza era scappata non appena aveva scoperto che quella gentile vecchietta era una strega e che voleva iniziarla alle arti magiche.

Ma il giorno dopo aveva chiesto a Stefan di riaccompagnarla là. Si era convinta che fosse la decisione migliore

Bonnie si era scoperta curiosa di queste sue nuove capacità. Era giunta alla conclusione che ormai quella era la sua nuova vita e non avrebbe più potuto lasciarsela alle spalle.

Se voleva riacquistare un minimo di serenità, se voleva davvero riprendere il controllo, doveva smetterla di piangersi addosso e mostrare di sapersi rialzare e tornare più forte di prima.

La signora Flowers si era rivelata una fantastica insegnante. Era una persona empatica, aveva capito subito lo stato d’animo di Bonnie e si era adeguata. Avevano passato la prima settimana a parlare, soltanto a parlare. Bonnie aveva spiegato tutto ciò che le era successo da quando aveva lasciato l’Italia. La signora Flowers sosteneva che solo in questo modo la ragazza avrebbe potuto usufruire appieno dei suoi Poteri, perché dirlo ad alta voce costituiva sempre un fattore di accettazione, indispensabile per entrare in contatto con la propria magia.

Nei giorni successivi, poi, l’anziana le aveva spiegato in che cosa consisteva il suo Potere e Bonnie non credeva di aver mai sentito niente di più affascinante.

Se fosse riuscita a sviluppare quel Potere che possedeva solo lei, sarebbe stata al di sopra di qualsiasi forza, sarebbe stata sempre al sicuro; nessuno l’avrebbe più ferita. Controllare la mente era una possibilità molto allettante, ma allo stesso tempo le incuteva timore. Se tutto ciò le avesse dato alla testa? Se l’avesse trasformata in una donna tanto superba da ritenersi invincibile?

Aveva più volte espresso le sue paure alla signora Flowers che l’aveva sempre rassicurata. Una creatura pura di cuore come Bonnie non avrebbe mai potuto corrompersi e abusare della sua magia. Inoltre le streghe erano serve della natura, avevano un istinto innato nel riconoscere ciò che era sbagliato e ciò che era giusto. In passato erano esistite streghe malvagie, ma non era il caso di Bonnie; l’anziana lo poteva percepire.

Così da due settimane a quella parte, Bonnie spendeva la maggior parte del suo tempo tra compiti, scuola e esercizi per la mente. Avrebbe ancora dovuto aspettare un po’ per compiere i primi incantesimi.

In quei giorni, però, era successo ben altro. Christopher. Era accaduto Christopher. E Bonnie si sentiva su di giri ogni volta che pensava a lui.

Soprattutto dopo il loro primo bacio.

 

“Sei sicura che i tuo zii non si arrabbieranno?” le chiese il ragazzo “Voglio dire … è piuttosto tardi”.

“Non preoccuparti, non ho il coprifuoco” gli assicurò Bonnie “Almeno non più”.

“Più che altro mi spaventa Damon” ammise con un po’ d’imbarazzo lui “Non credo di piacergli”.

“Grazie a Dio, non è a lui che devi piacere” gli fece notare Bonnie con uno sguardo eloquente “Comunque vorrei sapere dove mi stai portando”.

“Suono banale se ti dico che è una sorpresa?”.

Bonnie alzò le spalle “Me l’aspettavo”. Appoggiò la testa al finestrino e osservò il paesaggio passarle davanti agli occhi troppo velocemente per riuscire a vedere veramente qualche cosa. La macchina procedette lungo dei tornanti in salita fino ad arrivare sulla sommità di una collina. Christopher parcheggiò e scese dall’auto.

Bonnie confusa lo imitò. Si guardò un po’ in giro poi portò la sua attenzione su Christopher “Dove siamo?”.

“Questo è il belvedere di Fell’s Church”.

Bonnie alzò le sopracciglia “Mi hai portato dove vengo le coppiette a divertirsi?!” domandò incredula indicando con il dito l’area circostante.

“Sono le due di notte, Bonnie, le coppiette ora sono a nanna” scherzò lui “Comunque no, ti ho portato ad ammirare lo spettacolo più bello del paese”.

Bonnie si avvicinò all’orlo della collina e lanciò uno sguardo verso il basso “Intendi la vista della città di notte? Dimentichi che ho vissuto quattro anni a Roma” non voleva risultare scortese o ingrata. In realtà la sua intenzione era solo fare una battuta, ma non appena ebbe pronunciato quelle parole si accorso di quanto fosse stata arrogante.

Per fortuna Christopher non parve nemmeno farci caso. Si avvicinò a lei e con la mano la obbligò ad alzare il volto dritto davanti a lei “Riuscivi a vedere anche questo a Roma?” le chiese in un sussurro.

Bonnie deglutì meravigliata. Di fronte ai suoi occhi si presentava la stellata più luminosa che avesse mai visto. Fell’s Church era solamente una piccola città e le sue luci non potevano minimamente coprire quella delle stelle.

Ed eccolo lì, al centro, sull’orizzonte, il mezzo spicchio della luna. Bonnie sollevò la mano e la protese verso il cielo, perché appariva così vicino da poterlo toccare.

“Certo, con la luna piena avrebbe fatto decisamente più effetto” disse Chris “Ma non potevo aspettare ancora così a lungo”.

“Tu sì che sai come stupire una ragazza di città” sorrise Bonnie.

“Quando stavo nella mia tenuta nel Galles, mi capitava spesso di vedere un panorama simile. Da quanto mi hai detto hai sempre vissuto in grandi città e ho immaginato che tu non abbia mai potuto godere di notti del genere”.

Normalità.

Ecco cosa facevano i ragazzi normali: portavano le ragazze a vedere le stelle e non a trovare strambe vecchiette con poteri magici.

“Hai immaginato bene” asserì lei “Credo che sia stato il gesto più carino che abbia ricevuto in questi due mesi”.

“Oh beh, se Damon mi staccherà la testa, almeno ne sarà valsa la pena” si consolò Chris ridacchiando.

Bonnie non aspettò un momento di più; gli posò le mani sul viso e si alzò in punta di piedi, posandogli un delicatissimo bacio sulle labbra.

Fu una cosa velocissima, di qualche secondo perché la giovane si ritrasse quasi subito per paura di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Ma Christopher non le permise di allontanarsi troppo, anzi la ri-attirò in un attimo a sé e la coinvolse in un bacio decisamente meno timido.

Bonnie si spinse più in su sulle proprie punte dei piedi appoggiandosi completamente al corpo del ragazzo che l’accolse stringendola con una mano sulla schiena e l’altra alla base del collo.

Si staccarono giusto per riprendere fiato, ma sentirono all’istante la mancanza l’uno dell’altra.  Le loro labbra si incontrarono di nuovo e poi ancora e ancora.

Bonnie pensò che dopotutto Chris avesse perfettamente ragione. Non si era mai goduta un’altra serata come quella.

 

Bonnie si passò una mano sulla bocca arrossendo al solo pensiero del bacio. Continuò a pettinarsi davanti allo specchio mentre altri ricordi di quella notte si affollavano nella sua mente.

Era tornata tardi; erano le tre passate quando si era richiusa la porta di casa alle spalle. Non si aspettava di trovare qualcuno in piedi ma dopo pochi passi si era dovuta ricredere.

Il camino era ancora acceso e il crepitio del fuoco l’aveva costretta a girarsi verso il salone adiacente all’ingresso. E lì, seduto sul divano, di schiena, stava Damon. Non aveva dato segni di averla sentita. Non si era nemmeno voltato, aveva mantenuto la sua posizione con le spalle ricurve, probabilmente rigirandosi un bicchiere di liquore tra le mani; ma la ragazza non ci aveva fatto molto caso.

Era andata dritta in camera sua non curandosi neppure di essere stata beccata a rientrare così tardi.

Seppe il giorno dopo che la cosa non era stata gradita al vampiro, perché venne buttata giù dal letto dalla musica, proveniente dalla stanza di Damon, sparata a tutto volume. Alle sei del mattino.

I rapporti con lui non miglioravano né peggioravano. Non si erano scambiati una parola per tutte le settimane, neanche in caso strettamente necessario. Per lo più s’ignoravano e se, per disgrazia, si incontravano per il Pensionato evitavano perfino di fare incrociare i propri occhi.

Con Stefan le cose andavano meglio o per lo meno si parlavano civilmente. Bonnie apprezzava l’impegno del vampiro per ottenere il suo perdono e riacquistare la sua fiducia. Non erano ancora tornati amici o confidenti e a volte pure Stefan doveva subire la freddezza di Bonnie, ma la tensione tra loro era meno soffocante.

Con Elena, Caroline e Meredith non aveva fino allora risolto; la situazione con loro era diversa; non aveva, però, trovato il coraggio di chiarire.

Mentre raccoglieva i capelli in una coda bassa, Bonnie si scrutò allo specchio e cercò di auto motivarsi perché era giunta l’ora di affrontarle.

E lo avrebbe fatto quel giorno stesso a scuola.

Si mise lo zaino sulle spalle e scese le scale. Da quando aveva una macchina tutta sua, non doveva più aspettare che Stefan la portasse a scuola. Decise, perciò, di iniziare ad avviarsi. Se fosse arrivata in largo anticipo magari avrebbe potuto passare del tempo con Chris.

Il suo buon umore venne subito rovinato da colui che aprì la porta di casa fischiettando. Un Damon Salvatore stranamente allegro fece la sua comparsa lanciando la sua giacca di pelle sull’appendiabiti nell’angolo.

“Buongiorno, Bonnie!” esclamò.

La ragazza tentò in tutti i modi di trattenere la sorpresa per quell’atteggiamento così espansivo ( e molto poco tipico di Damon) e senza degnarlo di un’occhiata, uscì con lo sguardo dritto davanti a sé.

“Anche io sto bene! Grazie dell’interessamento!” le urlò dietro per nulla turbato da quell’indifferenza.

“Sei posseduto?” gli chiese Stefan che scendeva in quel momento dal piano superiore, completamente allibito.

“Un vampiro centenario non può essere di buon umore?”.

Stefan aggrottò la fronte “Hai avuto per caso notizie del lupo mannaro che era con Tyler?”.

“Chi? Quella che è riuscita a scappare dalla cantina di Caroline prima che noi arrivassimo? Direi proprio di no” rispose con noncuranza.

“Allora scusami ma non capisco tutto questo entusiasmo”.

“Non lo senti, Stef?” domandò Damon come se fosse la cosa più ovvia al mondo “Sta arrivando la primavera, la stagione degli amori. La città è piena di adolescenti con gli ormoni impazziti e il sangue è delizioso!”.

“Dimmi che non ti sei nutrito di nessuna ragazza” lo pregò Stefan.

“Sono ancora tutte vive e in forze, se è questo che vuoi sapere” lo tranquillizzò Damon “Ma non è per questo che sono così contento”.

Stefan lo invitò a proseguire.

“Stamattina stavo tornando dalla mia fantastica serata, passavo vicino all’Old Wood e mi è sembrato di sentire qualcosa. Così ho fermato l’auto e sono sceso per scandagliare la zona e indovina cosa ho trovato? Tracce di aura canina, evidentemente i lupi non sono riusciti a coprirla del tutto”.

“Pensi che si stiano nascondendo nel bosco?”.

“Probabile” disse Damon “Ma prima di buttarmi nella fossa dei leoni, voglio parlare con quella ragazza. Magari non si sono nemmeno accorti che in città ci sono dei vampiri e non vedo perché stuzzicarli. Abbiamo già abbastanza problemi senza dover strigliare i cani”.

“Ok, ora sono davvero confuso” ammise Stefan “Tu che rinunci a una zuffa con i lupi mannari, tu che non marchi il territorio?! Hai bevuto del sangue avariato?”.

“Io spero che tu prima o poi perda l’uso della parola” lo apostrofò Damon per tutte quelle domande così cretine. Poi salì verso camera sua saltando tre gradini alla volta lasciando uno Stefan assolutamente sconcertato.

Il mondo doveva essersi capovolto e lui non se n’era accorto.

 

Caroline era ferma da un buon dieci minuti sulla stessa riga del nuovo capitolo di storia. Credeva che avere come insegnante il fidanzato della propria migliore amica sarebbe stato un vantaggio, invece si era rivelato ancora peggio. Alaric li caricava di compiti per non favorirli e non accettava scuse se per caso uno di loro si presentava impreparato. Nemmeno per motivi particolarmente eccezionali.

Il paragrafo trattava della seconda guerra mondiale, l’attacco a Pearl Harbor. Aveva visto il film una volta, bello! Ben Affleck da schianto e un sacco di lacrime alla fine, ma aveva l’impressione che non avrebbe preso propriamente una A raccontando quelle cose durante l’interrogazione.

Come faceva a concentrarsi quando una ragazza lupo era riuscita a scappare da casa sua e probabilmente stava aspettando la prossima luna piena per farla fuori? Senza contare la furia nera di Damon.

Aveva cercato anche di chiamare Tyler, ma non le aveva mai risposto e a scuola sembrava un fantasma. Invisibile.

La stava forse evitando? Se sì, per cosa?

Caroline sbuffò e tamburellò le dita sul tavolo annoiata. Se solo avesse potuto parlargli, magari l’avrebbe aiutata anche con quella ragazza.

Come per esprimere i suoi desideri, Tyler passò proprio dietro del vetrate della biblioteca. Caroline non perse tempo, chiuse il libro e lo infilò in borsa e uscì a schizzo inseguendolo “Tyler!”.

Il ragazzo non diede nemmeno segno di averla sentita, ma Caroline sapeva che era impossibile dato che aveva urlato a squarciagola come una gallina!

Lo raggiunse in un attimo e lo prese per un braccio facendolo voltare “Tyler” ripeté “Dove sei stato tutta la settimana? Ti ho chiamato ma non mi hai risposto, a scuola mi eviti … ho fatto qualcosa di male?”.

Tyler esibì un’espressione fintamente pensierosa “Non so? Forse rinchiudere la mia amica nella cantina di casa tua non è stata proprio la mossa migliore”.

Caroline gelò sul posto “Lo sai?”.

“Sono stato io a liberarla. Ti ho visto sparire nel bagno del Grill con lei e nessuna delle due è più uscita. Così ho aspettato che tornassi alla tua macchina e poi ti ho seguita”.

Caroline ora era basita “Sei entrato in casa mia di nascosto? Hai commesso effrazione in casa dello sceriffo?!”.

“Parla quella che ha sequestrato una ragazza in casa dello sceriffo” le rinfacciò Tyler.

La vampira arricciò le labbra “Cerca di capire” lo pregò “Volevamo solo farle delle domande! Con tutto quello che sta succedendo, la presenza dei lupi mannari ci è parsa sospetta; tra vampiri e licantropi non c’è molto feeling”.

“E questo chi l’ha detto? Damon?” le chiese lui con tono pressante “Lei non sapeva nemmeno che qui ci fossero dei vampiri. Era venuta qui per me, per aiutarmi e io non le ho detto niente”.

“Come ha fatto a sapere che hai scatenato la maledizione? La conoscevi già?”.

“No” negò Tyler “Deve essersi sparsa la voce … non so come funzionano queste cose. So solo che tra quelli come noi esiste una regola: aiutare sempre i novellini” le spiegò “Ma dopo la tua fantastica idea di drogarla e chiuderla nella tua cantina, ha scoperto della vostra esistenza e non ne è stata contenta”.

“Sa che sono un vampiro?”domandò Caroline allarmata.

Tyler annuì “Ha visto una tua foto mentre la portavo fuori da casa tua e ha collegato. Ora si sta nascondendo con la sua famiglia da qualche parte”.

“Con la sua famiglia?” la ragazza spalancò gli occhi “Non è qui da sola?”.

“No, i lupi mannari si spostano in branco”.

“Aspetta: stiamo parlando di famiglia o di branco? Perché ho il sospetto che un branco sia molto più grande di una famiglia”.

“Non so con precisione quanti siano, altri potrebbero raggiungerli. Non le ho parlato molto durante questa settimana, visto che pensa che sono dalla vostra parte”.

“Certo che sei dalla nostra parte” replicò Caroline stringendo la tracolla della borsa “Noi siamo amici!”.

“Sei stata tu a sbagliare, Care”.

Lei stentava a credere alle proprie orecchie “Stai dicendo che sei contro di me?”.

“No, certo che no!” obiettò Tyler con forza “Dico solo che loro non hanno fatto niente di male e che voi siete stati prevenuti”.

“Devi smettere di vederla, Tyler” gli ordinò Caroline “Potrebbe essere qui per qualunque cosa, potrebbe averla mandata Klaus, non ti puoi fidare di lei, non la conosci …”.

“Penso che tu stia esagerando” replicò lui.

“Ok, senti questa: per scatenare la maledizione bisogna uccidere qualcuno, giusto? Ti sembra normale che una ragazza della nostra abbia già commesso una cosa del genere?” argomentò Caroline con decisione.

“Io l’ho fatto” controbatté Tyler “E non stiamo parlando di un omicidio volontario, ok? Basta essere responsabili per la morte di qualcuno. Gli incidenti capitano Care, soprattutto a quelli come noi” chiarì “Ma se proprio vuoi saperlo Layla mi ha detto che è stata legittima difesa: un anno fa un ragazzo ha cercato di rubarle la borsa, lei è riuscita a spingerlo via e lui è scivolato battendo la testa”.

Layla? Caroline si concentrò sul nome prima di tutto Come la principessa di Guerre Stellari? No, quella forse si chiamava Leila.

Poi elaborò anche tutte le altre informazioni e rispose “E il padre? Anche lui ha il gene? Anche lui ha scatenato la maledizione?”.

“Sì anche suo padre” ma prima che la ragazza ribattesse con qualche insinuazione velenosa, lui aggiunse “E’ un poliziotto”.

“Quindi è una famiglia a cui capita occasionalmente di uccidere, per lavoro o per sfiga? Ne parli come se le morti avvenissero da sole, per mano del destino. Cos’è? Final Destination? Adesso magari mi dirai che la mamma è un chirurgo!”.

“Non mi ha accennato della madre ma non credo abbia il gene della licantropia” rispose Tyler con una strana calma “Ora me ne vado perché la conversazione sta prendendo una piega assurda. Se scopro qualcos’altro, ti avverto” dopodiché fece dietrofront e se ne andò.

Caroline batté un piede a terra irritata. Forse non aveva portato le migliori argomentazioni per convincere Tyler che quella ragazza sarebbe stata solo una fonte di guai, ma lui avrebbe dovuto capirlo da sé.

Come poteva fidarsi della prima spuntata dal nulla a reclamare il diritto di aiutarlo per le prossime lune piene. Dov’era stata durante la prima trasformazione?

Forse Tyler ci era cascato, ma Caroline non era così stupida da farsi incantare. Quelle cose potevano essere percepite solamente dal sesto senso femminile e lei aveva intenzione di andare in fondo a quella faccenda.

“Ehi, pensavo dovessimo trovarci in biblioteca” Matt le diede un bacio sui capelli “Va tutto bene?”.

Caroline scosse la testa “No, non va bene: Tyler ha scoperto che sono stata io a rapire quella là” raccontò “E credo di aver fatto un bel casino … potrei aver scatenato il loro istinto di difesa/ vendetta”.

“Wow!” esclamò Matt bombardato in un secondo da tutte quelle notizie “E sei riuscita a fare tutto questo prima di pranzo?” la buttò sul ridere.

“Non è uno scherzo!” strillò Care “Io … ora devo andare, Bonnie ci vuole parlare. Tu … puoi tenere d’occhio Tyler? Sarebbe davvero un’ottima cosa se riuscissimo a ritrovare quella ragazza. Non so, cerca di parargli. Devo sistemare le cose prima che scoppi una guerra per colpa della mia impulsività”.

“Vedrò se riesco a convincerlo”.

“Grazie” gli stampò un bacio sulle labbra e corso in mensa.

Meredith ed Elena erano già sedute al loro solito tavolo; Caroline le raggiunse e li aggiornò sui nuovi sviluppi mentre aspettavano Bonnie.

Quando la ragazza arrivò, le tre avevano appena finito di discutere di quel nuovo problema; decisero di rimandare ogni preoccupazione perché in quel momento Bonnie era più importante.

“Sono davvero contenta del tuo messaggio” le sorrise Elena “Siediti con noi!”.

Bonnie parve visibilmente imbarazzata “Oh no … scusatemi ma ho promesso a Christopher di pranzare con lui. Però volevo parlarvi prima”.

“Beh non c’è problema!” sorvolò Caroline “Ti sei trovata un ragazzo da urlo e devi godertelo!” le suggerì con entusiasmo.

Bonnie non poté fare a meno di scoppiare a ridere; doveva ammettere le era mancata la costante allegria di Caroline.

“Mi dispiace di essermi nascosta fino adesso da voi …”.

“Non sei tu che ti devi scusare, Bonnie” la interruppe Meredith.

“No, no, fatemi finire” le pregò lei “Ci tengo  farvi sapere che non sono arrabbiata con voi, sul serio. Avete solo protetto un amico e un fidanzato e probabilmente avrei fatto lo stesso se fossi stata al vostro posto” prese un bel respiro “Ma … beh, il problema è che mi sono sentita ingannata, no … mi sono sentita esclusa. Ho cercato in tutti i modi di essere una di voi ma nel vostro gruppo vi conoscete tutti da molto tempo ed è ovvio che ci sarà sempre qualcuno che arriverà prima di me”.

“Bonnie … non è così. Noi ti siamo molto affezionati” le assicurò Elena mortificata.

“Lo so” disse la rossa accennando un sorriso “Siete delle brave ragazze e delle brave amiche e sono certa che un giorno anche io mi sentirò alla pari di tutte voi; solo che quel giorno non è oggi” fece un altro sospiro “Adesso ho bisogno di stare con qualcuno che mi metta al primo posto. Non sto dicendo queste cose perché ce l’ho con voi, ma mi servirebbe davvero starmene un po’ per conto mio, credo che mi farebbe bene, che mi aiuterebbe a essere un po’ più sicura di me”.

“Prenditi tutto il tempo che vuoi, Bonnie, quando sarai pronta a tornare, noi saremo qui ad aspettarti” la rassicurò Meredith.

Bonnie fu sollevata; aveva avuto paura che non la capissero, e invece erano disposte ad accontentarla in ogni suo capriccio pur di farsi perdonare. Sapevano di aver sbagliato, lo ammettevano e volevano sistemare le cose.

Bonnie fu confortata da quel gesto di amicizia perché avevano compreso di doverla lasciare andare; ma nel frattempo sarebbero state lì in attesa e pronte ad aiutarla.

Mentre elaborava tutti pensieri, si sentì rasserenata e piena di energia. Proprio ciò che le serviva per la nuova lezione con la signora Flowers.

Aveva mentito alle ragazze, non doveva vedersi con Christopher ma con la sua insegnante di magia. Non aveva voluto dirlo alle sue amiche; era una cosa troppo personale e non era ancora il momento per tornare a quel tipo di confidenze.

Avrebbe saltato anche le ore di scuola pomeridiane ma non le importava. Era solamente eccitata all’idea che avrebbe imparato finalmente qualcosa di pratico.

“Perché siamo qui?” chiese alla vecchia strega quando la condusse fuori in giardino e la fece sedere sul prato.

“Oggi t’insegnerò a percepire i diversi tipi di aura, a partire dalla tua” le spiegò “E’ la prima volta che fai questo esercizio, quindi dovrai prendere un po’ di Potere in prestito dalla natura. Metti le mani con l’erba, coraggio!” la incitò.

Bonnie ubbidì.

“E ora chiudi gli occhi e concentrati su te stessa”.

Bonnie abbassò le palpebre e ascoltò attentamente tutto ciò che la signora Flowers le stava dicendo.

“Mi hai raccontato che hai già usato i tuoi Poteri inconsapevolmente”.

“Sì” sussurrò Bonnie.

“Ricordi cosa hai provato?”.

“Una scarica di energia lungo le ossa che si è rigettata tutta fuori; era come …” ma si bloccò per paura di suonare ridicola.

“Va’ avanti” la incoraggiò la signora.

“Ok” Bonnie si lasciò sfuggire una risata imbarazzata “Mi sentivo come un conduttore elettrico, come se fossi stata investita da un’ondata di energia”.

“Devi cercare di ricreare quella sensazione perché è proprio la tua aura. Tutte le streghe hanno bisogno di incanalare energia per compiere i loro incantesimi, ma tu sei speciale, tu riesci anche ad assorbirla. È questa la tua componente più forte ed è su questa che ti devi focalizzare per percepire la tua aura”.

Bonnie strinse tra le dita i fili d’erba e si concentrò tentando di visualizzare uno di quei momenti in cui la sua magia si era manifestata.

Rivide Katherine ad un centimetro dal suo volto e poi Bert, li rivide sferzarla con la loro ipnosi, convinti di avere il controllo; invece era stata lei a batterli. Ricordava la sensazioni di Potere, l’energia lungo il suo corpo, la determinazione a salvarsi. Ed ecco che tutto ritornò chiaro come il sole, nella sua testa.

In quel momento era soltanto una cosa mentale. Bonnie stava facendo tutto in maniera consapevole e volontaria.

“La senti?”.

Eccome se la sentiva, anzi la vedeva. Bianchissima e luminosissima, quasi accecante; la sua aura.

“Ora prova con la mia” le disse la signora Flowers prendendole le mani e stringendole.

Bonnie si focalizzò sulla strega di fronte a lei e poté scorgere anche la sua di aura: bianca ma un po’ meno luminosa. Limpida e benevola.

La ragazza le lasciò le mani e aprì gli occhi “Ce l’ho fatta!” esultò alzando le braccia in segno di vittoria.

“Non dubitare mai delle tue capacità, Bonnie” l’ammonì la signora Flowers “E’ la fiducia in te stessa che ti permetterà di sviluppare appieno il tuo Potere. Ora torna a casa e prova a individuare le aure dei due Salvatore, sarà un ottimo esercizio” le consigliò.

“Va bene” acconsentì Bonnie “Ora devo andare, ma ci vediamo, giusto?”.

Poco dopo, alla guida della sua macchina, la ragazza si sentiva esaltata come non mai. Finalmente qualcosa nella sua vita stava andando per il verso giusto e non vedeva l’ora di continuare ad esplorare quel lato di se stessa.

Quando si fermò al semaforo rosso, frugò nella borsa in cerca del cellulare e controllò se qualcuno l’avesse cercata. Trovò un messaggio di Christopher che le chiedeva d’incontrarsi al maneggio verso le tre e mezza.

Bonnie guardò l’ora: le quattro. Cavolo!!

Appena scattò il verde, girò a destra su per una stradina un po’ in salita, sperando che il ragazzo fosse ancora lì ad aspettarla.

Fortunatamente Christopher non se n’era ancora andato. Bonnie lo trovò, poco dopo aver parcheggiato l’auto, nelle scuderie a finire di sellare un cavallo.

Lo abbracciò da dietro e nascose il volto nel suo collo “Sono una pessima ragazza, vero?” gli disse in segno di scuse “Ho il messaggio solo poco fa”.

Lui si girò e sorrise genuinamente portandole le mani alla base del collo in una morbida carezza “Non preoccuparti, sono abituato al ritardo di voi ragazze”.

Bonnie s’imbronciò “E questo cosa vorrebbe dire?”.

“Vuol dire che adoro quando fai la gelosa” le sussurrò avvicinandosi mentre faceva sfiorare le punte dei loro nasi.

“Io non sono gel-” non poté nemmeno controbattere che le labbra del ragazzo piombarono sulle sue in un bacio esigente e lei non esitò ad accontentarle.

Christopher normalmente si comportava in modo impeccabile, sempre dolce, sempre delicato, quasi avesse paura di offenderla; sembrava un ragazzo di altri tempi, molto attento a trattarla con il dovuto rispetto. Per ciò Bonnie impazziva quando lui si lasciava andare; diveniva improvvisamente più provocante e irresistibile. E lei si sentiva molto più apprezzata.

Bonnie sospirò nel momento in cui si separarono e subito arrossì. Non era abituata a certi suoni, non era soprattutto abituata ad esserne l’artefice e temeva ogni volta di risultare un po’ troppo sfacciata. Ma d’altro canto facevano parte della natura umana, facevano parte della sua natura di donna e prima o poi avrebbe dovuto accettare che a certe sensazioni seguivano certe reazioni.

“Perché mi hai chiesto di venire qua?” gli domandò sciogliendosi dall’abbraccio.

“Non è ovvio?” rispose Christopher “Andiamo a cavalcare” e indicò il cavallo che aveva appena sellato e un altro già pronto poco più in là.

Bonnie per un soffio non si mise a saltare di gioia. Da troppo tempo non andava a cavallo, da troppo tempo non galoppava con l’aria fredda contro il viso, da troppo non si sentiva più così libera.

“Io prendo quello bianco!” esclamò correndo verso il cavallo prima che Christopher potesse replicare.

Aspettò che il ragazzo finisse di preparare il suo, poi insieme condussero fuori gli animali tirandoli per le briglie; poi saltarono in groppa e lentamente procedettero lungo il sentiero che li avrebbe guidati verso il bosco, uno a fianco all’altro.

Bonnie si prese un po’ di tempo per guardarsi attorno; era tutto così famigliare. Aveva passato in quel posto la maggior parte della sua infanzia a Fell’s Church. A sette anni era montata per la prima volta su un cavallo. Voleva essere come la principessa Sissi ed era andata da suo fratello pretendendo di prendere lezioni di equitazione. Zach non era stato molto d’accordo. I loro genitori erano morti da poco tempo e temeva che la bambina potesse farsi seriamente male. Bonnie aveva pianto, aveva fatto i capricci, aveva tenuto il muso ma suo fratello era stato irremovibile. Almeno fino a quando non era arrivato Damon e, fregandosene totalmente dell’opinione di Zach, l’aveva portata al maneggio.

Passarono di fianco all’ultimo campo- pratica prima del bosco e senza nemmeno accorgersene si ritrovò a sorridere malinconicamente.

 

“Ma è piccolo!” si sorprese la piccola Bonnie quasi lamentandosi.

“E’ un pony”.

“Ma la principessa Sissi non andava sui pony” obiettò lei.

“Sì invece” replicò Damon scanzonato “Quando era una bambina come te”.

“Io voglio un cavallo!” dichiarò lei stringendo i pugnetti lungo i fianchi e battendo un piedino a terra.

“Di’ un po’ scricciolo: quanto credi di essere alta?!” la prese in giro abbassandosi alla sua altezza.

“Non lo so” ammise Bonnie apparendo un po’ confusa “Perché? Anche qui è come al Luna Park? Che non posso salire sulle giostre per i grandi perché sono piccola?”.

Damon colse la palla al balzo “Sì, esatto!” confermò “Non puoi salire su un cavallo fino a che non diventi alta così” le disse mettendo la sua mano un buon dieci centimetri sopra la testa di Bonnie.

“Uffa” sbuffò lei “Essere bambini fa schifo, non posso fare niente” s’intristì incrociando le braccia al petto “Devo andare a dormire presto, non posso mangiare i dolci e di notte ci sono sempre i mostri sotto al mio letto. Perché i mostri non vengono anche da voi adulti?”.

Alcuni di noi sono già mostri, pensò Damon con un po’ di amarezza.

“I mostri sono solo degli esaltati” chiarì il vampiro “Tu ignorali, prima o poi si stuferanno”.

“Forse non mi dispiace che stanno in camera mia” ci ripensò Bonnie.

Damon non si curò nemmeno di correggerla, voleva vedere dove sarebbe andata a parare “Perché?”.

“Perché quando loro vengo da me, io posso dormire nel tuo letto, che è mooooolto più grosso del mio” aggiunse molte “O” per enfatizzare “E poi posso stare sotto le coperte con te e tu mi difendi, come un cane da guardia”.

Damon tralasciò l’ultimo paragone, davvero poco poetico, e si concentrò su tutto il bene che Bonnie gli dimostrava ogni volta. Quella bambina non perdeva occasione per ricordargli di avere un bisogno disperato della sua presenza.

Damon non era abituato a essere così bel voluto; nessuno l’aveva mai fatto sentire indispensabile; nessuno eccetto Bonnie.

“E’ il tuo giorno fortunato, piccola pulce rossa” le comunicò “Perché si dà il caso che io possa salire su un cavallo vero e posso portarti con me”.

Bonnie allargò gli occhi “Davvero?”.

“Sì” asserì Damon “Ma non dirlo a tuo fratello. Non ho proprio voglia di subirmi le sue urla da ragazzina”.

 

Avevano fatto un piccolo giro intorno al maneggio e Damon le aveva fatto anche tenere le redini. La volta dopo Bonnie era salita sul pony senza fare storie.

“Sei ancora tra noi?”.

La voce di Christopher la riportò bruscamente alla realtà. La ragazza sbatté le ciglia e lo fissò “Sì, sì” balbettò “Hai detto qualcosa?”.

“In realtà ti ho appena invitata alla fiera di venerdì sera e ammetto che il tuo silenzio è stato abbastanza imbarazzante” scherzò facendo aumentare al cavallo l’andatura.

Bonnie lo seguì “Fiera? C’è una fiera?”.

“Ne deduco che tu non abbia ancora risolto con le tue amiche” ghignò Christopher “C’è la fiera di primavera. Sai le solite cose: bancarelle, giochi a premi, dolci … ruota panoramica” aggiunse esibendo un’espressione da furbetto.

“Uh, ammetto che sembra tutto molto …” cominciò Bonnie.

“Cliché?”.

“Romantico” specificò Bonnie “E’ il nostro primo appuntamento ufficiale” arrossì mentre pronunciava quella frase, ma doveva ammettere di essere abbastanza agitata per quell’invito. Non aveva mai avuto un vero e proprio appuntamento. Certo le era capitato di frequentare qualche ragazzo, ma niente di speciale. Nessuno era mai riuscito a conquistarla e lei per prima non era il tipo da far breccia nel cuore dei ragazzi. Con Christopher era diverso, era giusto e perfetto.

“Quindi è un sì? Ci andremo insieme come coppia?” domandò in conferma lui.

“Mi piacerebbe molto” Bonnie si aprì in un sorrisone a trentadue denti.

“Bene!” esclamò Christopher “Ma c’è un’altra cosa che ti voglio chiedere” le rivelò lui “Spero che non ti sembri troppo affrettato e credimi, non ti voglio fare pressioni, è solo che … l’altro giorno potrei avere accennato ai miei genitori di avere una ragazza e loro vorrebbero tanto conoscerti”.

“E così sono già la tua ragazza?” ripeté Bonnie senza trattenere un moto di soddisfazione “Comunque mi farebbe piacere incontrarli. Ho voglia di conoscere la tua famiglia. È un modo per conoscere meglio anche te”.

“Suppongo di sì” concordò Christopher “Se t’invitassi a cena a casa mia stasera?”.

“Mi presenterei alle otto”.

“Che fortuna! Noi mangiamo proprio a quell’ora” le disse “Allora Bonnie, che ne dici di una gara?”.

La ragazza non capì subito che cosa intendesse, fino a che non lanciò il cavallo al galoppo per il campo in mezzo al bosco. Lei rimase un attimo a fissarlo mentre scompariva in lontananza e colpì i fianchi dell’animale con il tallone cominciando ad inseguirlo.

 

“Spiegami ancora che cosa ci facciamo qui?” chiese Alaric per la terza volta mentre Damon parcheggiava la Mustang al limitare del bosco “E perché hai voluto che portassi i miei fucili alla verbena?”

Damon non rispose, si limitò ad aprire la portiera e a scendere. L’altro uomo lo imitò e lo osservò scaricare le armi dal baule.

“Questi funzionano a fiale, giusto?” si accertò Damon. Alaric annuì.

“Bene! Allora si va a caccia!” esclamò il vampiro lanciando un paio di boccette contenenti un liquido giallino all’amico “Sostituisci la verbena con queste”.

“Che roba è?” appena posta la domanda Alaric capì di cosa si trattava “Strozza- lupo?. Vuoi andare a caccia di lupi mannari?!”.

“Cento punti al professore di storia; ti sarà spedito un premio a casa”.

“Damon” lo ammonì Alaric.

“Andiamo!” lo incitò l’altro “Sono qui, da qualche parte nel bosco. L’altro giorno ho sentito una traccia della loro aura, potrei percepirla anche oggi”.

“E cosa hai intenzione di fare se li troviamo? Offrirgli da bere e chiacchierare civilmente?” ironizzò Alaric.

“Pensavo di stordirli con la strozza- lupo e obbligarli a dirci perché sono a Fell’s Church, ma anche il tuo piano non è male”.

Alaric si trattenne dallo sparagli con il fucile ancora carico di verbena. Ogni volta Damon riusciva a coinvolgerlo nei suoi folli progetti che comportavano come minimo il pericolo da farsi molto male.

Quando era accaduto? Cos’era cambiato? Perché Alaric Saltzam si era trasformato da un semplice insegnante di storia con il pallino per il soprannaturale in un cacciatore dei misteri, unico amico di un vampiro di cinquecento anni incazzato con il mondo?

E soprattutto perché ogni sacrosanta volta si faceva incastrare in situazioni ingestibili? All’inizio temeva che Damon, ad un suo rifiuto, potesse reagire in modo sconsiderato, magari mettendo in pericolo proprio Meredith, ma poi cos’era cambiato?

Alaric poteva dire con un buon grado di certezza di aver capito l’animo complesso che si celava dietro la maschera di freddezza di Damon e forse era proprio per questo che continuava ad accettare le sue proposte fuori dal mondo.

Damon aveva bisogno di un amico, un amico umano che gli ricordasse ogni tanto la differenza tra vampiri e persone normali.

Alaric rappresentava per Damon un punto di vista lontano dal suo modo di concepire la vita e questo lo aiutava a rapportarsi meglio con tutti gli altri.

Inoltre il vampiro era solo e lo avrebbe capito anche un imbecille. Damon vagava nella solitudine e per quanto fingesse di esserne contento e di non aver bisogno di nessuno, la verità era ben altra.

La verità era che Damon apprezzava molto il suo rapporto con Alaric, aveva un certo valore quell’assurda amicizia. Dopo una giornata passata a proteggere l’una o l’altra ragazza, a combattere contro qualche vampiro spaccone, era davvero piacevole poter trovarsi al bar con un amico e ubriacarsi come due adolescenti.

La loro era un’amicizia strana, ma era il legame più autentico che Damon avesse da secoli. Tra loro non c’erano segreti, s’intendevano piuttosto bene e soprattutto si fidavano l’uno dell’altro. In aggiunta Alaric era l’unico che riuscisse a psicoanalizzarlo senza dargli sui nervi.

“Damon, non possiamo controllare tutto l’Old Wood. Per quanto ne sai, quella traccia potrebbe essere arrivata da molto lontano” gli fece notare Alaric dopo quasi un’ora che vagavano per il bosco senza una meta, in circolo.

“Non stai parlando con un novellino” lo freddò Damon “So riconoscere una traccia e so anche localizzarla. Quella che ho percepito stamattina era solo un residuo, per questo non sono riuscito a rintracciarla. Prima o poi dovranno abbassare di nuovo la guardia”.

“E ti aspetti che succeda di recente?” chiese l’uomo “Perché, sai, io avrei anche una vita, una ragazza e mi piacerebbe vederla un giorno di questi, ma per un motivo o per l’altro sono sempre bloccato con te da qualche parte”.

“Sono certo che Miss Inquietudine possa fare a meno di te per un altro paio d’ore”.

Alaric roteò gli occhi rinunciando ad insistere perché sarebbe stata una causa persa in partenza. Cambiò, dunque, argomento “Come sta Bonnie? Meredith mi ha detto che non si parlando molto ultimamente”.

“E’ una tua alunna non mia, dovresti saperlo meglio di me” rispose il vampiro con voce apparentemente neutra, in realtà sussultò in maniera impercettibile al nome della rossa.

“Vive in casa tua, non mia” replicò Alaric.

Damon sbuffò decidendosi ad accontentarlo “Non la vedo molto in realtà. Ma da quello che ho capito si sta riprendendo. È sempre in giro con quel tipo, credo che la cosa la faccia contenta”.

“Contenta?”.

“Contenta”.

“Credi sia contenta?”.

Damon si fermò e si voltò per guardarlo dritto negli occhi “Non dovrebbe?”.

“Non è contenta” affermò Alaric sicuro “Non può esserlo. Ha perso troppi affetti in poco tempo e ha solo diciott’anni. Forse non lo dà a vedere, ma è tutto fuorché contenta”.

“E’ solo una ragazza, è giovane. Presto le passerà tutto e dimenticherà. Gli umani superano facilmente il dolore”.

“Non dopo poche settimane. Bonnie non è un’insensibile”.

“La sottovaluti, Alaric. Tutti voi la sottovalutate. La ragazzina è più forte di quanto sembri, sa gestire se stessa” gli promise il vampiro.

“Continua a ripetertelo se ti fa stare meglio” lo provocò Alaric “Bonnie non sta bene, perché è stata ferita da chi le voleva più bene”.

“Sì lo so” disse Damon con fare annoiato “Stefan ha tradito la sua fiducia mentendole. Bonnie ci passerà sopra prima o poi, non è così grave”.

“Mi riferivo a te” gli svelò l’amico con uno sguardo tremendamente serio “Adesso Bonnie è in fase di negazione. Ti conviene starle vicino perché non durerà per sempre: prima o poi esploderà e non vorrei che fosse troppo tardi”.

Damon venne colpito da quelle parole ma non ebbe il tempo di elaborarle perché entrambi si girarono verso dei cespugli con i fucili puntanti. Avevano sentito dei rumori, ma mentre Alaric non riusciva a capire che cosa li provocasse, Damon aveva semplicemente reagito d’istinto imitando le mosse dell’altro. Era il rumore di zoccoli sul terreno; evidentemente qualcuno si stava facendo una cavalcata.

Abbassò l’arma e proseguì fino a superare i cespugli: davanti a lui si apriva un prato molto esteso, lungo cui due cavalli correvano al galoppo in lontananza.

Damon riconobbe all’istante le due figure: Bonnie e il biondino.

Li osservò fermasi e smontare da cavallo. Christopher stava indicando qualcosa a terra, probabilmente un riccio o un altro animaletto.

Un moto di gelosia invase il vampiro. I cavalli erano una cosa sua e di Bonnie e di nessun altro. Era stato lui a portarla per la prima volta al maneggio, lui le aveva insegnato a tenere le redini, lui l’aveva medicata ogni volta che era caduta da cavallo e sempre lui l’aveva rimessa in sella nell’istante successivo.

Da quando la ragazza era tornata a Fell’s Church non avevano avuto tempo di fare una passeggiata con i cavalli; anzi la quando lei glielo aveva proposto, lui aveva rifiutato senza pensarci più di tanto. Non aveva dato molto peso alla cosa, non si era mai reso conto di quanto fosse speciale per entrambi. Cavalcare era il loro modo per passare del tempo insieme, era metaforicamente il loro rifugio segreto e in quel momento Christopher aveva preso il suo posto.

Chi era quel ragazzino per arrogarsi un tale diritto? Chi gli aveva dato il permesso di portarla a cavallo? Chi era per violare così sfacciatamente il suo spazio?

Nemmeno Damon sapeva da dove provenisse tutto quel fastidio; se Bonnie avesse frequentato Matt, non si sarebbe sentito così irritato. Certo avrebbe pensato che la ragazza avrebbe potuto scegliersi qualcuno di migliore, ma niente di più. Con Christopher, invece, c’era qualcosa che non andava. Damon non si fidava di lui, per un migliaio di ragioni che potevano essere riassunte in una sola: era troppo attaccato a Bonnie.

E quando lo vide prendere la ragazza per le mani e baciarla, prima di risalire in groppa, fu certo di una sola cosa: Justin Bieber doveva morire.

Quando Damon la sentì rientrare in casa quella sera, all’inizio non ci fece nemmeno molto caso. Era troppo preso dal problema lupi mannari per poter accorgersi che in Bonnie c’era qualcosa di diverso.

La ricerca nei boschi era stata un totale fallimento; il sole era tramontato e i due aveva deciso di abbandonare il piano. Quei lupi si erano nascosti chissà dove e a Damon non era rimasta altra scelta che sperare in Caroline. Forse la vampira sarebbe stata capace di scoprire qualche novità. In che modo avrebbe ottenuto nuove informazioni, a lui non importava. Che circuisse Tyler, che si spogliasse davanti a lui, che lo facesse ubriacare fino alla nausea … un metodo valeva l’altro. L’importante era ritrovare quella dannata ragazzina e il suo branco.

Damon, steso sul divano, di fronte al camino, ripensò poi alla conversazione avuta con Alaric riguardo Bonnie. Il suo amico di sicuro aveva ragione; d’altronde era quello che continuava a ripetergli anche Stefan. Doveva trovare il modo di farsi perdonare. Più facile a dirsi che a farsi.

Avrebbe potuto partire da delle semplici e umili scuse, ma rivalutandola bene, quell’ipotesi era fuori discussione. Era serio quando aveva confessato a Stefan di non provare pentimento per l’omicidio di Zach e la cosa dal suo punto di vista risultava pure normale. L’equazione era semplice: “vampiro+morte= niente rimpianti per il suddetto”.

Non avrebbe mentito a Bonnie solo per entrare nella sue grazie, non l’avrebbe presa in giro simulando un finto dispiacere per la morte del fratello.

Dal punto di vista umano era un gesto inconcepibile, dal punto di vista di un vampiro era la normalità. Damon non poteva rinnegare se stesso; non l’avrebbe mai fatto per nessuno, nemmeno per Elena.

Stava cambiando, stava migliorando, ma ciò non significava che avrebbe cancellato tutto il male che aveva causato in passato.

E comunque Bonnie stava cento volte meglio senza di lui e lo poteva capire perfettamente dall’ euforia che l’aura della ragazza irradiava dalla sua camera.

Damon si tirò su a sedere. Un momento: aura? Da quando in qua riusciva a percepire l’aura di Bonnie? La ragazzina non aveva una specie di meccanismo automatico per nasconderla? Come diamine aveva fatto a sprigionarla?

E poi da dove arrivava tutta quell’entusiasmo? La cosa cominciò ad assumere contorni veramente strani nel momento in cui Bonnie scese nuovamente verso l’ingresso, vestita elegantemente e prese le chiavi della macchina pronta ad uscire.

Damon guardò l’ora: le otto meno un quarto. Non era tardi, non era affatto tardi. Aveva fatto orari peggiori, tipo quella volte quando era tornata alle tre; ma il vampiro s’insospettì lo stesso.

In un secondo si parò davanti alla porta di casa impedendole di uscire “Dove stai andando?”.

Bonnie ci rimase di sasso, attendendosi di tutto tranne quella scena. Si guardò intorno in cerca di una via di fuga da quella situazione così imbarazzante. Non voleva parlare con Damon, ma d’altra parte doveva uscire di casa. Christopher e i suoi genitori la stavano aspettando e lei non poteva mancare. Che figura avrebbe fatto a disdire all’ultimo?

“Devo uscire” rispose brevemente sperando che bastasse.

“Per andare dove?” incalzò Damon.

“Devo vedermi con le mie amiche a cena”.

Damon piegò un angolo della bocca all’insù e si piegò lentamente verso la ragazza “A chi vuoi darla a bere? So che non vi parlate ancora”. Ringraziò mentalmente Alaric per averglielo riferito solo qualche ora prima “Ti vedi con quel tipo, vero?”.

“Non sono affari tuoi. Ora mi fai passare?” chiese irritata cercando di aggirarlo.

Damon si appoggiò alla porta impedendole ogni tentativo “Credo che invece siano proprio affari miei, perché qualunque cosa tu stia combinando con quel tipo, fa brillare la tua aura come un lampione e sarà solo questione di tempo prima che tutti i vampiri della zona piombino qui per cercare di assaggiarti”.

Bonnie spalancò gli occhi e impallidì. Era talmente contenta dell’invito di Christopher e della lezione con la signora Flowers che aveva lasciato libera la sua aura di esprimersi senza pensare di nasconderla una volta rientrata in casa.

“Ora mi piacerebbe tanto sapere come diamine è possibile che tu sia riuscita a sbloccarla?” continuò Damon fingendosi pensieroso.

Bonnie intuì di essere con le spalle al muro. Avrebbe preferito tenere le sue lezioni con la signora Flowers private, ma era sicura che il vampiro non avrebbe mollato finché non gli avesse detto la verità. “Qualcuno mi sta aiutando”.

Damon non fece una piega, forse perché non gli importava o forse perché non voleva mostrare il suo turbamento “Dovrebbero aiutarti a tenerla sotto controllo, non a esibirla come un trofeo”.

“Mi è sfuggita, ok? Pensavo ad altro, ma non succederà più. Tranquillo, non verrà nessuno a disturbare la tua pace. Ora se non ti dispiace, sono già in ritardo …”.

“Cosa devi fare?”.

“Sono stata invitata a cena a casa di Christopher, va bene?!” scoppiò Bonnie.

“Ti presenta già i suoi genitori? Non vede proprio l’ora di arrivare in casa base” commentò Damon acidamente “Chiamali e disdici la cena” ordinò.

“Cosa?! Nemmeno per sogno! Chi ti credi di essere per dirmi cosa fare?!”.

“Quel tipo non mi piace”.

“Beh, non mi sembra di aver mai chiesto il tuo parere”.

“Sei sempre con lui; non ti vedi con nessun altro. Ti sembra normale?” le fece notare Damon.

Christopher è normale” replicò Bonnie “Lui non mi fa pressioni, mi lascia fare quello che ritengo giusto e soprattutto non ha segreti”.

“Certo perché tu lo conosci così bene” sbottò Damon “Non ti fa pressioni perché non ha la minima idea di cosa tu stia passando; è un umano, Bonnie, non s’immagina neanche cosa c’è davvero lì fuori! Tu non appartieni al suo mondo, non appartieni a lui” sottolineò con enfasi.

“Non appartengo nemmeno al tuo di mondo” controbatté Bonnie “E sto bene con lui proprio perché non ha niente a che fare con tutte le assurdità che tu e Stefan avete portato nella mia vita”.

“Ha qualcosa di strano” continuò Damon come se non l’avesse neanche ascoltata.

“Mi fido di lui”.

“Il tuo radar della fiducia allora si deve essere guastato”.

“Su questo non c’è dubbio: mi sono fidata di te” lo gelò.

“Me lo merito” Damon accettò di buon grado quella frecciatina “Ma non è necessario che tu esca con quel tipo solo per farmela pagare”.

Bonnie scoppiò a ridere “Pensi che il mondo giri attorno a te!”.

“Ascoltami …”.

“No” lo interruppe “No, Damon! Cosa vuoi da me? Quando sono tornata qui dall’Italia mi ha trattato come il peggiore degli zerbini, volevi mandarmi via perché avevi paura che scoprissi cosa avevi fatto, mi hai tenuto sotto  una campana di vetro, non mi hai mai dato fiducia; poi tutta la verità è venuta a galla e io non ho fatto niente. Non sono andata dallo sceriffo. Ti ho semplicemente ignorato, quindi dimmi Damon, cosa diavolo vuoi dalla mia vita? Perché non puoi lasciarmi in pace?”.

“Prova a dirlo agli altri! Sono settimane che mi dicono di fare il contrario”.

“E’ per questo che ti stai inventando questa storia di Christopher? Perché volevi che la smettessero di starti addosso?!” lo accusò Bonnie sempre più inviperita.

“Non mi sto inventando niente, sono serissimo” la corresse lui “E qui non si tratta né di me né degli altri, si tratta di te che ti sei fatta raggirare dal primo pirla che ti è passato sotto al naso”.

Bonnie ricorse a tutta la sua pazienza per non tiragli uno schiaffo ben assestato in faccia “Io non sono un vampiro, non sono capace di spegnere le emozioni. Non posso andare avanti come se niente fosse successo. Christopher mi ha aiutato molto e tu … non sei nemmeno la metà dell’uomo che è lui”.

Damon strinse le labbra con stizza “Sei convinta che rimarrà con te per sempre? Svegliati, ragazzina, sei soltanto la prima abbastanza carina con cui ci ha provato e che ci è stata. Ti mollerà appena ne troverà un’altra e tu rimarrai sola perché sei stata troppo orgogliosa per fare pace con le tue amiche”.

Bonnie trattenne il respiro al suono di quelle parole. Sentiva un groppo in gola, sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi e abbassò la testa per non farsi vedere “Grazie, Damon, grazie per avermi ricordato ancora una volta che ci sarà sempre qualcuno migliore di me” lo scostò dalla porta.

Damon ammorbidì immediatamente lo sguardo e maledì il suo cattivo temperamento. Perché non riusciva a tenere chiusa quella maledetta boccaccia? Come faceva a rovinare sempre tutto?

“Bonnie … non era quello che intendevo”. Si spostò accondiscendente al tocco delle sue mani sul suo braccio. La sua voce la fermò prima che oltrepassasse la porta “Non permetterò che ti faccia il cuore a pezzi”.

Bonnie rimase di spalle, con la mano sulla maniglia della porta. Si girò leggermente senza però guardarlo in faccia “Non ti preoccupare, ci hai già pensato tu” e chiuse la porta con un botto.

Damon sussultò. Si era sbagliato. Si era dannatamente sbagliato: Bonnie non stava affatto bene e prima o poi sarebbe esplosa.

Sì, ma quando?

 

Come si permetteva? Dopo tutto quello che le aveva fatto passare, come si permetteva d’intromettersi ancora nella sua vita?

Era un tale bambino! Si arrampicava sugli specchi solo per non essere rilegato nello sfondo. Era altezzoso, adorava stare al centro dell’attenzione, nel bene o nel male, e non poteva sopportare di essere ignorato; soprattutto non da lei che fino a qualche settimana prima pendeva dalle sue labbra.

Bonnie non sapeva più cosa pensare. Forse Damon desiderava trattenerla con forza nella depressione, forse preferiva vederla sola e infelice. Aveva continuato a ripeterle che il mondo degli umani non era più il suo, che avrebbe dovuto abituarsi alla sua nuova vita, che nella sua realtà non c’era  spazio per uno come Christopher.

In un altro momento, in altre circostanze Bonnie avrebbe apprezzato i consigli di Damon e magari li avrebbe anche presi in considerazione; un tempo avrebbe pensato che il vampiro si stava solamente occupando del suo bene; e preso dal punto di vista logico quel ragionamento non faceva una piega: non era una buona idea coinvolgere Christopher in quel casino che era diventata la sua vita, perché non avrebbe potuto capire, non ci avrebbe neppure creduto. Ma Bonnie non voleva lasciarlo andare. Era un atto egoistico e da viziata, ne era consapevole. Non avrebbe potuto comportarsi altrimenti: quel ragazzo era l’unica cosa normale che le era rimasta, ciò che condividevano era genuino e rassicurante e la faceva stare bene. Non ci avrebbe mai rinunciato. Damon non poteva mettersi tra di loro.

E poi perché doveva essere sempre così cattivo?

Perché è cattivo.

Doveva immaginarselo: Damon era un vampiro centenario, abituato a studiare l’avversario e a trovare le sue debolezze; sapeva che tasti toccare anche con lei.

Bonnie soffriva molto il fatto di essere l’ultima arrivata. Aveva passato quasi otto anni della sua vita a sentirsi insignificante. Quando Zach l’aveva mandata in Italia, lei aveva solo undici anni e non ne aveva capito la ragione. Credeva di aver fatto qualcosa di male, credeva fosse una specie di punizione per aver fatto infuriare suo fratello per qualche motivo sconosciuto. Damon e Stefan erano scomparsi, non aveva mai ricevuto una visita o una chiamata; e lo stesso Zach era andato a trovarla davvero poche volte. Bonnie era giunta alla conclusione di non essere sufficientemente importante; non del tutto irrilevante, solo non era  abbastanza.

Tutto ciò aveva fatto nascere in lei un complesso dell’abbandono/ inferiorità che non era ancora riuscita a scrollarsi di dosso. Damon conosceva il suo lato debole e lo usava contro di lei per farla crollare.

Ma quella volta non gli avrebbe dato ascolto, non si sarebbe fatta influenzare. Damon non avrebbe rovinato la sua relazione con Christopher; non gli avrebbe permesso di metterle in testa certe idee.

Chris  era migliore degli altri, era migliore di Damon e forse era proprio per quello che il vampiro non poteva sopportarlo.

“Bonnie, ti senti bene? Sei stata strana per tutta la sera” le fece notare Chris.

La cena non era andata benissimo, per colpa sua. Era stata taciturna per quasi tutta la sera, troppo nervosa per il suo scontro con Damon.

I genitori di Christopher erano stata carinissimi e molto ospitali. L’avevano accolta gentilmente e avevano fatto finta di non accorgersi del malumore della ragazza. Avevano colmato i silenzi imbarazzanti con domande o battute divertenti, la maggior parte sull’infanzia del loro ragazzo.

Il signore e la signora Rydell erano molto attraenti, alti e ben educati e Bonnie non stentava a credere che Christopher fosse figlio loro. Apparivano come la famiglia perfetta e lei era terribilmente mortificata di essere stata una tale musona.

Dopo la cena, Christopher le aveva fatto fare un giro della casa e infine l’aveva portata in camera sua. Bonnie si era seduta sul letto e il giovane aveva iniziato a raccontare la storia di un trofeo posato sul comodino accanto a letto; quando si rese conto che lei non lo stava ascoltando, le rivolse quella domanda.

Bonnie sbatté le ciglia come scossa da un sogno “O mio Dio! Sono una persona orribile” si lamentò “I tuoi mi avranno presa per pazza. Mi dispiace così tanto di aver rovinato tutto”.

“Non hai rovinato niente, Bonnie” la tranquillizzò lui “I miei genitori non sono tipi da formalizzarsi su certe cose. Hanno capito che c’era qualcosa che ti turbava. Sai che puoi sfogarti con me, vero?”.

Bonnie annuì lentamente e posò il capo sulla spalla del ragazzo “Soliti problemi in famiglia”.

“Damon?”.

“Sì. Mi ha detto delle cose che … beh, sa come farmi male”.

“Non credo che siano quelle le sue intenzioni” lo difese Christopher mentre faceva passare un braccio intorno alla vita di Bonnie e la faceva stendere accanto a lui sul letto “Vuole fare il meglio per te”.

“Non sa che cos’è meglio per me; non lo ha mai saputo” dichiarò lei con un moto di ostinazione “Vorrei solo che sparisse dalla mia vita, almeno per un po’ ”.

“Ok, ora cominci a preoccuparmi” si allarmò Christopher “Perché ce l’hai a morte con lui? Ti ha fatto qualcosa?”.

“Niente di serio” Bonnie fu costretta a sminuire anche se moriva dalla voglia di raccontargli tutto “Vuole solo controllarmi, ma non è mio fratello e non ne ha nessuno diritto”.

“Sei così arrabbiata che sprigioni energia negativa per tutta la stanza” scherzò lui “Vediamo se riesco a distrarti” e in un attimo le fu sopra.

Bonnie trattenne il respiro sentendo le sue mani accarezzarle i fianchi. Il ragazzo scese sulla sua bocca e iniziò a massaggiarle lentamente con le proprio labbra.

In un istante tutte le preoccupazioni di Bonnie svanirono e tutto ciò che le importava era il corpo del giovane premuto contro il suo e le sue dita che erano scivolate appena sotto la maglietta a sfiorarle la pancia.

Brividi cominciarono a correrle lungo la pelle elettrizzata da quei tocchi provocanti.

“Ci sono riuscito?” domandò Christopher in un sussurro.

“Direi di sì” gli sorrise lei “Chi è il ragazzo nella foto?” domandò di gettò non appena vide una cornice appesa alla parete proprio di fronte a loro. Christopher si girò leggermente a guardarla “Oh … è … mio fratello, ora è al college”.

“Non mi hai detto di avere un fratello”.

“Ci sono un sacco di cose che non sai di me” la prese in giro lui, stampandole un bacio sulla bocca “Ad esempio a quest’ora scendo sempre a guardare la pagina sportiva con mio padre. Ti vuoi unire?”.

“Grazie, ma passo” declinò lei “Credo che aiuterò tua mamma a sparecchiare, così magari mi farò perdonare”.

Entrambi scesero nel soggiorno e Bonnie raggiunse subito la signora Rydell in cucina, che stava sciacquando i piatti prima di metterli in lavastoviglie.

“Posso darle una mano?”.

“Non preoccuparti, cara, ho quasi finito” le sorrise dolcemente la donna.

“Mi dispiace di essere stata così intrattabile a cena. È che ho litigato con mio zio prima di venire qua ed ero ancora un po’ scossa”.

“Non ti devi scusare, non sei stata affatto intrattabile” la calmò “Comunque ti capisco, non deve essere facile convivere con due ragazzi così giovani. Dovrebbero occuparsi di te e probabilmente non sono nemmeno in grado di occuparsi di se stessi” scherzò.

Bonnie ridacchiò “Lei ne deve sapere qualcosa. Voglio dire ha cresciuto due figli”.

L’espressione della donna si fece d’un tratto confusa “Che vuoi dire?”.

“Ho visto la foto del fratello di Chris di sopra. Deve essere stato difficile gestire due maschi, no?”.

“Tesoro, ti devi essere confusa. Christopher è figlio unico”.

Bonnie ci rimase di sasso. Strinse gli occhi sconcertata e si guardò intorno smarrita senza comprendere che cosa stava accadendo.

“Mi scusi tanto, ma devo proprio andare. Si è fatto tardi” balbettò prima di andare in salotto, agguantare la sua giacca e la sua borsa e volare fuori dalla quella casa alla velocità della luce.

 

“Ehi! Miss Inquietudine”.

Vedere Damon in giro di mattina presto era un evento inusuale; vedere Damon in giro di mattina presto nei pressi della scuola era un evento più unico che raro; vedere Damon in giro di mattina presto nei pressi della scuola e in cerca di Meredith Sulez era un evento epico.

Per questo gli occhi sospettosi della ragazza non lo abbandonarono un secondo mentre le si avvicinava con fare guardingo.

“Non ho tempo, Damon”.

“Mi servono solo cinque minuti” le chiese lui “Mi devi fare un favore”.

Meredith inarcò le sopracciglia “Di che cosa si tratta?”.

“Di Bonnie e Christopher” spiegò Damon “Ieri sera Bonnie è andata  a casa sua ed è tornata sconvolta. C’è qualcosa che non va nel loro rapporto. Vorrei che li tenessi d’occhio e che mi avvertissi se notassi qualcosa di strano”.

“Perché lo stai chiedendo a me?”.

“Perché Caroline e Elena si farebbero prendere dal panico e farebbero solo dei gran danni”.

“Scusami Salvatore ma non sono la tua spia” si rifiutò e gli diede le spalle iniziando a camminare.

“Andiamo Meredith” la seguì lui insistente “Bonnie è in un momento delicato, è facilmente plagiabile, darebbe piena a fiducia a chiunque non sia del nostro gruppo. Non dirmi che tutto questo ti sembra normale. Sei una ragazza intelligente e credo che ti sia accorta che Christopher è un po’ troppo interessato a Bonnie”.

Meredith si fermò “Ti ascolto”.

“Correggimi se sbaglio, ma Bonnie ultimamente esce solo con lui – Meredith annuì e il vampiro proseguì nel suo discorso- chiunque le avrebbe consigliato di cercare di sistemare il rapporto con voi e invece quello che fa? Non la molla un secondo e sembra quasi contento che lei non abbia più amici”.

“Mi trovo d’accordo con te” confessò Meredith “E’ da un po’ che li osservo qui a scuola e sai … non è tanto il comportamento di Bonnie che mi stupisce ma quello di Christopher. Voglio dire tra di noi ci sono state delle incomprensioni, è normale che lei preferisca starsene un po’ lontana, ma lui? Non l’ho mai visto con nessuno. A parte qualche parola scambiata in classe, Christopher non ha nessun amico”

“Stai dicendo che mi aiuterai?”.

“Forse ti sembrerò paranoica e un po’ possessiva, ma credo che quando delle amiche litighino, si debba far di tutto per sistemare le cose. Bonnie per il momento non è disposta a farlo e non penso siano tutte sue idee. Non dico che Christopher l’abbia di proposito messa contro di noi, ma forse è così felice di averla tutta per sé che vuole tenersela stretta”.

“Bene” asserì Damon “Tienimi aggiornato”.

Meredith rispose con un cenno di assenso e proseguì verso la scuola mischiandosi tra i suoi compagni.

Damon ritornò alla macchina, sollevato di aver trovato finalmente qualcuno che condividesse la sua idea. Meredith era sveglia e sarebbe stata un’alleata perfetta.

“Saranno vent’anni che non ti vedo, Salvatore”.

La mano di Damon si bloccò sulla maniglia della portiera. Si voltò piuttosto scocciato, chiedendosi chi osasse importunarlo. Appena riconobbe la figura davanti a lui, agghiacciò fiutando guai all’orizzonte.

“Ho sentito che mi stavi cercando”.

Merda.

 

“Then I saw, what it was, that I had done
And last night we fell apart,

and broke to pieces
Our love was in the hall, all packed in boxes
And I saw, what it was, that I had done to you

I was wrong, I was wrong
I was wrong, I was wrong”

(I was wrong- Sleeperstar).

 

Il mio spazio:

Buon venerdì sera a tutteee!

Ho aggiornato con un capitolo un po’ più lungo del solito. Ho sentito che era il momento di dare un po’ più spazio anche ad altri personaggi e forse mi sono lasciata un po’ prendere la mano, ma spero di aver scritto qualcosa ugualmente interessante. Sapete che ho sempre paura di cadere nel noioso =D

Cominciamo dall’inizio:

-      Bonnie inizia finalmente a riprendersi e il merito è quasi tutto di Christopher. Ho letto dai commenti che una parte di voi è pro- Christopher e l’altra è contro. Sono contenta che nel bene o nel male abbiate sviluppato un certo interesse per questo personaggio. Bonnie, forse non sta ancora bene (come sostiene Alaric e come comincia a credere Damon), ma di certo con Chris si sente bene e per ora è tutto ciò che le importa. Lui non sa quanto gravi siano i veri problemi di Bonnie e per questo non le pressioni, le parla s’altro, la fa divertire e soprattutto la fa sentire come l’unica ragazza sulla terra. Invito ufficiale alla fiera di primavera, presentazione ai genitori che sembrano perfetti tanto quanto il figlio; insomma un sogno d’amore in piena a regola, ma qualcosa arriva a rovinare tutto. Il fratello di Christopher esiste o no? E se non esiste, perché lui le ha mentito?

Non preoccupatevi, nel prossimo capitolo tutti i nodi verranno al pettine e verrà data una spiegazione più che logica.

-      Tyler e Caroline iniziano ad avere delle divergenze su come affrontare la questione dei lupi mannari. Prima di tutto vi ricordo ancora (probabilmente non mi sopporterete più) che non sto ripercorrendo la secondo stagione di TVD. Ho preso ispirazioni sia dal libri sia dalla serie; la base di partenza può essere la stessa ma porterà a risultati molto diversi, per cui in questa storia non vedrete mai Tyler versione lobotomizzato che se ne sta a guardare mentre Caroline viene spalmata contro una roulotte con una pistola puntata alla testa ( vedi 2x13). Qui nessuno zio Mason è stato ucciso e Caroline è stata sincera fin dall’inizio, perciò Tyler non ha motivo di non fidarsi di lei. Questo non toglie che i due abbiano idee diverse.

-      Damon ha due problemi: il primo riguarda i lupi mannari, il secondo Bonnie.

Ho voluto esplorare un po’ la sua amicizia con Alaric perché credo che sia l’unico che possa infilargli un po’ di senno in testa ed è l’unico cui Damon dia retta. Alaric gli fa notare che Bonnie non sta così bene come tutti pensano e che forse sarebbe meglio starle vicino perché potrebbe esplodere e arrabbiarsi sul serio senza via di ritorno.

Poi c’è la questione Christopher. Credete che Damon sia solo molto possessivo e anche un po’ geloso o che abbia ragione? Potrebbe essere entrambe le cose; sta di fatto che Damon inizia a capire quanto gli manchi non essere più il punto di riferimento di Bonnie; ovviamente non sto ancora parlando in senso romantico, ma servirà per fare passi avanti. Damon non aveva valutato di tenere così tanto alla ragazzina e magari capirà di dover lottare di più per tenersela stretta, perché da un momento all’altro potrebbe arrivare un qualunque Justin Bieber a portargliela via.

Infine stringe una strana alleanza con Meredith, l’unica ad avere notato il comportamento ambiguo di Christopher.

E poi chi è l’ultimo personaggio che è entrato in scena? Damon non sembra molto felice di vederlo e nel prossimo capitolo scoprirete che ne ha tutte le ragioni.

 

Ho postato a fine capitolo le foto delle tre macchina che ho immaginato per Bonnie, Damon e Stefan. AriaSolis me l’aveva chiesto nella recensione e ho pensato che anche a qualcun altro avrebbe fatto piacere.

Potrei fare la stessa cosa con i personaggi della mia storia. Potrei caricare le foto dei protagonisti dal prossimo capitolo, se vi va. Fatemi sapere che ne pensate.

Ringrazio moltissimo tutti voi che recensite, leggete e seguite questa storia. Mi date il giusto entusiasmo per andare avanti =)

Ci vediamo tra due settimane,

Fran ;)

 

Bonnie

Image and video hosting by TinyPic 

Damon

Image and video hosting by TinyPic 

Stefan (per questa mi sono ispirata a quella della serie tv).

Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Sissi Bennett