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Autore: Asuka Kazama    18/02/2012    0 recensioni
Le vacanze natalizie sono ormai alle porte e i fratelli Elric decidono di tornare a casa e passare le feste con la loro amica d'infanzia, Winry.
I loro piani però vengono sconvolti dall'arrivo di...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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scusate per l’attesa ma lo studio mi sta massacrando e l’ispirazione non si degnava ad arrivare! -.-
In mio aiuto è venuto la neve così ho potuto provare sulla mia pelle quello che i nostri beniamini avrebbero iniziato, uno scontro senza esclusioni di colpi! Perdonate gli orrori grammaticali, non ho ancora qualcuno che beti le mie storie quindi... chiudete gli occhi e fingete che non sia alcun errore!

***


Capitolo 7
La guerra civile dell'Est

 

Quella mattina, Resembool era completamente ricoperta di un leggero strato di neve, scesa lenta e delicata durante la notte ed abbondante.
I raggi del Sole si rifletteva sul manto bianco accecando chiunque lo guardasse in un turbinio di luce.
Due ragazzi erano lì in mezzo a quel manto bianco intenti a conversare. Il primo indossava una grossa armatura di ferro, il secondo invece era un ragazzo basso, biondi capelli scintillavano sotto i raggi del sole soffocati e intrappolati nella treccia in cui li aveva legati. Un giaccone rosso cremisi saltava all’occhio spezzando la monotonia di quel paesaggio bianco.
-Non vedo l’ora che il colonnello arrivi! Vedrai Al, pagherà tutto…-
Stun.
Sul viso del biondo alchimista si era appena spiaccicata contro una palla di neve.
-Ma cosa…?-
Stun.
Un’altra palla di neve si schiantò contro il viso di Edward, lui barcollò indietro di qualche passo quando fu bombardato da altre palline di neve. Irritato si pulì il viso con la mano ritrovandosi con un uomo a pochi metri di distanza. L’uomo indossava un lungo cappotto nero con una sciarpa bianca intorno al collo.
-Mustang!- gridò furioso Edward avvicinandosi a grandi falcate verso l’uomo ma non riuscì a fare altro che due passi perché fu colpito in pieno da altre due palline.
-Sì?- chiese lui con un sorriso malizioso e furbetto.
-La smetti di colpirmi?!-
-Cosa? E perché dovrei?-
-Perché?- ripeté sempre più infuriato Edward. -Perché la guerra non è ancora iniziata!!-
-Illuso! Se fossi stato ad Ishival avresti saputo che l’effetto sorpresa è importante, e in alcuni casi addirittura indispensabile, per poter vincere una guerra-
-Ma qui non siamo ad Ishival e…-
Roy gli tirò contro l’ennesima palla di neve e ghignò. -Dicevi?-
-D’accordo. L’hai voluto tu. Al… riempiamo di neve il colonnello!! Gli toglieremo dalla faccia quel suo orrendo ghigno!-
-Ma… fratellone… calmati!- mormorò un povero Al, coinvolto dallo scorrere degli eventi.
-E così ti farai aiutare da Alphonse eh? D’accordo, compagnia, siete pronti?-
-Cosa?! Combatterai con loro?- gridò Edward indicando gli uomini al suo fianco. Havoc, Falman, Breda e Fury che nel frattempo il militare occhialuto aveva preparato tante palle di neve da usare come munizioni. –Non è corretto! Siamo 4 contro 2!-
-E allora? Se non hai una squadra non è di certo colpa mia-
-Tu razza di…-
-Come scusa? Se mangi la neve non capisco cosa dici- lo prese in giro ancora una volta Roy dopo avergli tirato l’ennesima palla di neve.
-D’accordo. Queste sono le regole. Non si può far uso dell’alchimia ma solo sulle proprie forze. Al mio tre iniziamo. Uno. Due. Tre!-
Ma non finì di dire la parola “tre” perché si ritrovò con una palla di neve stampata in faccia. Il colonnello Mustang si divertiva a colpirlo in viso, non mirava ad altre parti del suo corpo come ad esempio il torace o le gambe, no, lui mirava in alto. Rapido e preciso colpiva sempre il suo bersaglio.
-Sei lento!- disse Roy con una palla di neve pronta in mano.
-Al! Occupati dei suoi cani a Mustang ci penso io!!-
-Ma fratellone!-
-Niente “ma” Alphonse! Fallo e…-
-Fratellone tutto bene?- chiese Al inginocchiandosi accanto al fratello. Era caduto a terra perché aveva perso l’equilibrio quando cinque palle di neve gli si schiantarono in faccia.
Edward si alzò di scatto. –Smettila di mirare alla faccia!-
-Cosa? Perché? Guarda che ti faccio un favore! Con la neve in faccia nessuno guarderà il brutto muso che hai!-
-Questo è troppo!- Edward mise insieme molta neve creando una palla grande quanto una palla da bowling. –Prendi questo!-
-Fratellone no!-
Roy schivò la palla con facilità. Un proiettile così grande non è difficile da intercettare e deviare. -Tutto qui?-
-È solo l’inizio!-
-Come iniziò è un po’ deludente non credi?- lo provocò Roy.
-Al presto! Passami una palla!-
-Ma avevi detto che…-
-Lascia perdere quello che ti avevo detto prima! Passami una palla presto!-.
La palla di Mustang si schiantò contro un albero dietro Ed. Questa volta il biondino l’aveva vista arrivare e si era abbassato in tempo prima di venire colpito ancora una volta in pieno viso. –Ah! Mi hai mancato!-. La sua gioia durò poco però perché venne colpito nuovamente.
-Dicevi?-
Afferrò della neve e velocemente creò una palla che scagliò contro Havoc colpendolo in faccia, lui cadde a terra cercando di togliersi la neve dagli occhi ignorato da tutti.
Il primo ad uscire di scena fu il canuto militare. Stanco di continuare quell’inutile faida nella fredda neve preferì di gran lunga rientrare in casa e scambiare due parole con la vecchia Pinako, la quale li stava osservando dalla finestra fumando la sua pipa.
“Devo escogitare una strategia” pensò Ed. “Non posso permettergli di battermi! Non qui! Non sotto gli occhi di Winry!”
Li squadrò con attenzione rifugiato dietro la barricata costruita dal fratello. Doveva trovare gli anelli deboli del suo avversario e colpirli. Una volta liberatosi poteva concentrarsi sul suo vero obbiettivo: Roy Mustang. Non aveva senso continuare a colpirlo se i suoi sottoposti gli coprivano continuamente le spalle, intercettando e deviando molti dei suoi colpi. Fra i tre militari rimasti al fianco di Roy, Havoc era il più temibile. Infantile come il suo superiore aveva preso a cuore quella guerra quando Ed lo aveva colpito in viso e ora combatteva come una furia accanto al suo peggior nemico. Breda invece sembrava annoiato, probabilmente considerava quella guerra una scocciatura. Certo, forse all’inizio l’aveva trovata divertente ma ora che andava per le lunghe la trovava monotona e seccante. Non era altro che un susseguirsi di provocazioni da parte di Roy, la risposta alle provocazioni non erano altro che insulti, molti dei quali davvero pesanti da parte di acciaio mentre Alphonse lo rimproverava costantemente per il linguaggio, ordinando di calmarsi ma lui sembrava non ascoltarlo gridando cosa fare, come attaccare per sbaragliare il nemico. L’inferiorità numerica giocava a suo sfavore. Il colonnello Mustang aveva vita facile avendo dalla sua parte tre militari addestrati pronti a coprirgli le spalle mentre lui poteva fare affidamento solo sul fratellino. Solo in quel momento si rese conto di non aver notato un dettaglio importante. Il suo fidato braccio destro, il tenente Riza Hawkeye non era schierata in prima linea come gli altri. Terrorizzato si abbassò quanto poté cercandola febbrile con lo sguardo. Fra tutti i sottoposti di Roy lei era la più temuta. Un cecchino di prim'ordine, in quanto una volta presa la mira non sbaglia mai il bersaglio. Ed non riusciva a fare a meno di guardarsi intorno, spaventato all’idea di trovarsi nel mirino del fidato cane di Mustang, aspettando un cenno di quest’ultimo per poi bombardarlo con una pioggia di palle di neve. Il suo sguardo vagava fra i più alti punti di Resembool, perché se c’era una cosa che aveva imparato in quegli anni stando a contatto con la donna era uno solo: un bravo cecchino preferisce appostarsi in punti alti dove nessuno potrà scorgerlo o colpirlo mentre lui indisturbato può mirare alle sue vittime senza che gli altri capiscano da dove arrivi il fuoco.
Come aveva fatto ad essere così stupido? Il colonnello Mustang non sarebbe mai andato lì senza avere un piano, perché anche se era un’innocua e infantile guerra con le palle di neve, lui era un uomo orgoglioso e competitivo, desideroso di riscattarsi per la partita persa al poker. Edward lo sapeva bene. In quegli anni passati sotto il suo comando aveva imparato a conoscerlo e sapeva quanto poteva essere infantile il suo superiore. Come aveva potuto dimenticarsi di Hawkeye? Perché non aveva notato prima la sua assenza? Forse far arrabbiare Ed faceva parte del piano così da distogliere la sua attenzione? Edward non lo sapeva e si crogiolava nel dubbio, attendendo un possibile agguato.
-Fratellone va tutto bene?-
Edward guardò Al con un espressione indecifrabile. –Alphonse abbiamo un problema-
-Che genere di problema-
-Hawkeye-
-Hawkeye?-
-Sì, dov’è il tenente Hawkeye?-
Alphonse indicò due figure in lontananza. Edward si sollevò un po’, quanto bastava per evitare di essere colpito dalle palle di neve che continuavano a volare sulle loro teste e schiantarsi contro gli alberi, muri... ci volle un minuto per mettere a fuoco le figure. Due ragazze. Entrambe bionde. La prima era una ragazza sui trent’anni circa con indosso un giaccone bianco e un pantalone bianco. I suoi capelli erano tenuti fermi da un fermaglio sulla nuca. L’altra invece era molto più piccola, una teenager, con un giubbotto bianco e una sciarpa rosa. A differenza della prima i suoi capelli erano liberi di caderle sulle spalle, incurante di poterli bagnare con la neve. Stavano costruendo un pupazzo di neve dall’aria paffuta.
-Ma... se il tenente è lì… allora... allora… ma quando…-
-Oh, da un bel po’ di tempo. Direi poco tempo dopo che abbiamo iniziato la guerra. Vi hanno anche salutato e chiesto se volevate unirvi a loro due nella costruzione del pupazzo piuttosto che iniziare questa guerra ma voi le avete ignorate, praticamente non le avete proprio ascoltate...- spiegò Al.
Edward non si era reso conto che Winry era scesa da casa e aveva iniziato a costruire un pupazzo insieme al tenente. E lui che era andato nel panico, temendo che Hawkeye fosse appostata chissà dove pronta ad aprire il fuoco su di lui al segnale di Roy! Che stupido! Il tenente non si sarebbe mai lasciata coinvolgere in una stupida faida come quella, esattamente come Winry aveva preferito spendere le sue energie in qualcosa di più... costruttivo.
Sul viso del biondo alchimista comparve un sorriso divertito. –Sai Al, credo proprio che vinceremo questa guerra!-
-Cosa te lo fa dire fratellone?-
-Un intuizione. Chiamiamola così-.
E così molte palle di neve continuarono a volare in quella mattina: alcune andarono a segno, altre si schiantavano contro un albero, un cespuglio o sul prato, altre ancora si sgretolavano addosso alla casetta di Winry, altre ancora andavano a morire contro il ciottolato della via o finivano addirittura in strada.
A fina giornata,in piedi a combattere erano rimasti soltanto Edward e Roy intenti a continuare il loro scontro e senza avere l’intenzione di fermarsi a meno ché uno di loro non si fosse arreso, decretando così l’esito dello scontro. Nessuno dei due però aveva intenzioni di arrendersi, di correre via infreddolito con la coda fra le gambe lasciando all’avversario il dolce sapore della vittoria.
Dopo essersi uniti a Hawkeye e Winry, e aver realizzato un pupazzo degno di ricevere un premio, Alphonse e gli altri rientrarono in casa, assaporando il delizioso stufato della zia Pinako e riscaldarsi accanto al fuoco crepitante nel camino.
-Ti arrendi?- chiese con l’affanno Ed stringendo in mano una pallina, pronto a scagliarla contro Roy.
-Mai- rispose Roy, anche lui stanco. Erano ore ormai che si davano battaglia interrottamente. -Perché non ti arrendi tu?-
-Mai!-
-Edward!-
-Colonnello!-
I due ragazzi si voltarono. Le due biondine correvano verso di loro sbraitando e costringendoli a mettere fine a quella guerra con un pareggio, rientrare in casa, indossare qualcosa di asciutto e bere qualcosa di caldo. I loro abiti erano freddi e fradici, rischiavano di prendere una polmonite.
La guerra con le palle di neve è bella, è divertente ma ci si deve anche saper controllare, giocare senza esagerare altrimenti un innocuo divertimento può diventare una disgrazia, e i due testoni sembravano non volerlo capire, accecati dalla competitività che infiammava i loro animi.
Il giardino di Winry era ormai un vero e proprio campo di battaglia, con trincee di neve fornite di munizioni, la corteccia degli alberi e i muri quasi completamente imbiancati, cumuli sparsi ovunque e chiazze verdi dell’erba che spuntava.
-Ah! Winry! Lasciami in pace!- gridò Edward mentre veniva trascinato con forza in casa.
-Scordatelo! Sei tutto bagnato! Vieni in casa!-
E così la guerra finì con un pareggio forzato; nonostante le lamentale e la resistenza i due uomini non potevano di certa averla vinta con le due biondine le quali decretarono la fine della guerra in parità poi furono costretti a indossare degli abiti asciutti e riscaldarsi accanto al fuoco, sorseggiando lo stufato riscaldato della zia Pinako.
Edward starnutì e si pulì il naso con la manica della maglia, subendo l’ennesimo rimprovero dell’amica.
Il colonnello scoppiò a ridere. -Che femminuccia! Ti sei ammalato per così poco!-. Anche lui però starnutì e questa volta fu il turno di Ed ridere.
-Stavi dicendo?-
-Sta zitto- bofonchiò il colonnello tirando su col naso, mentre tutti gli altri scoppiavano a ridere e il tenente Hawkeye gli passava gentile e materna un fazzoletto per fargli soffiare il naso.
   
 
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