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Autore: Emily27    19/02/2012    2 recensioni
Ian Doyle è tornato e vuole ciò che gli appartiene. Una sfida per la BAU, soprattutto per Emily Prentiss, che dovrà fare di nuovo i conti col suo passato.
(Spoiler sesta stagione)
E' la continuazione della oneshot "Un giorno, a Parigi..." che in questa FF è diventata il prologo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Secondo capitolo

 

In una battaglia, massimo è sempre un pericolo per chi massimamente lo teme (Gaio Sallustio Crispo)

 

 
Derek tornò alla sua scrivania incontrando lo sguardo curioso di Rossi, seduto di traverso su quella di Reid.
Che succede?” domandò il profiler più anziano.
Morgan si sedette con un tonfo incrociando le braccia sul petto mentre dentro ribolliva.
Hanno intenzione di aggiungere qualcuno al posto di Emily” rispose torvo.
Come?” fece Spencer sollevando la testa da un dossier, mentre David emetteva un sospiro.
C'era da aspettarselo.”
Tutto qui Dave? La cosa non ti disturba?” fece Derek alla, a suo parere, pacata reazione del collega.
Nessuno è pronto, ma non serve prendersela, le cose vanno così.”
Certamente per loro era diverso, pensò Morgan, non sapevano ciò che sapeva lui, non sapevano che Emily sarebbe tornata.
Reid annuì all'affermazione di Rossi, ma i suoi occhi si colmarono di tristezza.
Vorrei tanto vedere Emily entrare di nuovo da quella porta” disse guardando verso l'ingresso della BAU. “Vorrei che non fosse successo niente.”
Lo vorremmo tutti” disse David malinconico con gli occhi rivolti alla scrivania vuota accanto a quella del giovane collega.
Derek preferì non esprimere commenti a riguardo. Dio quanto desiderava dividere con loro la felicità di sapere Emily viva e farli smettere di soffrire per un fatto inesistente. Ogni volta che udiva quei discorsi era un vero tormento. Non ce la faceva più.

 
Dopo più di mezz'ora trascorsa a compilare documenti e a sfogliare fascicoli, ma con la mente rivolta altrove, Derek sollevò gli occhi verso la vetrata oltre la quale Hotch e JJ stavano ancora parlando, all'apparenza di qualcosa di abbastanza serio.
Un nuovo caso?” fece Spencer puntando lo sguardo nella stessa direzione.
Uhmm... non credo” disse Morgan dubbioso. “Ci avrebbero già convocati in sala riunioni.”
Reid fu colto da un pensiero improvviso.
Non l'avranno richiamata al Pentagono...”
Tranquillo, nessuno ce la porterà più via” lo rassicurò Derek intenerito dall'espressione preoccupata del giovane. Guardò nuovamente verso l'ufficio di Hotch, a suo giudizio quella conversazione non sarebbe terminata tanto presto e qualcosa gli diceva che l'argomento non fosse la sostituzione di Emily. Vide altri guai profilarsi all'orizzonte.

 

 
Parigi, Montmartre

 
Céline Gauthier camminava svelta sulla Rue de Clignancourt con il corto caschetto scompigliato dal leggero vento settembrino, reggendo tra le mani un voluminoso sacchetto della spesa. Si era attardata sulla piazzetta dove gli artisti disegnavano ritratti e caricature ai turisti, le piaceva osservarli mentre con l'agilità della loro mano riempivano il foglio bianco con quelle sorprendenti opere. Meditava di farsi anch'ella ritrarre un giorno.
Non aveva potuto fare altro che adattarsi alla nuova vita che il destino le aveva imposto, acquisendo abitudini e familiarità con luoghi e gesti quotidiani, ma non passava giorno senza che il suo pensiero andasse con nostalgia ad Hotch e JJ, che dovevano sopportare il peso del loro segreto, all'allegria di Penelope, alla dolcezza di Spencer, alle sagge parole che sempre David aveva saputo riservarle, a Derek, il quale, arrivando casualmente fino a lei, si era fatto custode di quella verità artefice di gioia e tormento. A Ian Doyle.
Céline aveva acquistato l'occorrente per cucinare un soufflè di formaggio, una bottiglia di Bordeaux e del pesce per Sergio, il simpatico felino ne sarebbe andato matto. Aveva anche preso del latte per monsieur Jacques, l'anziano portinaio, il quale le aveva domandato il favore.
Arrivata al suo palazzo Céline aprì il portone destreggiandosi fra le chiavi di casa e il sacchetto della spesa, entrò nell'atrio e vide un uomo appoggiato al vecchio bancone della portineria, che stava conversando con monsieur Jacques in un tono di voce abbastanza alto, adeguato allo scarso udito dell'anziano. L'uomo si voltò verso Céline e le fece un sorriso che lei ricambiò.
Bonsoir Céline.”
Bonsoir Clyde.”
La donna si avvicinò ai due e tirò fuori dal sacchetto della spesa un brik di latte che posò sul bancone.
Votre lait, Jacques.”
Oh, merci beaucoup mademoiselle, vous êtes très gentile” la ringraziò il portinaio.
De rien” fece lei sorridendo al signore.
Passez une bonne soirée” augurò ad entrambi Jacques con sorprendente fare ammiccante.
Céline e Clyde si scambiarono un'occhiata divertita.
Il sera sans aucune doute” affermò Easter cingendo con un braccio la vita di lei.
Che cosa gli hai fatto credere?” domandò Céline sospettosa mentre si dirigevano alle scale.
Clyde le strizzò l'occhio.
Anche questo fa parte del programma di protezione.”
Salirono all'appartamento della donna e non appena entrarono Sergio saltò giù dalla poltrona dove era solito dormire per andare incontro alla padrona, la quale si chinò a grattargli affettuosamente la testa.
Ciao bello.”
Il gatto iniziò a miagolare strusciandosi su di lei.
Hai già fiutato la tua cena vero?”
Céline si diresse in cucina seguita dalla bestiola e dal suo ospite.
Come stai Emily?”
Abbastanza bene” rispose lei estraendo dal sacchetto che aveva posato sul tavolo i suoi acquisti, sistemandoli sul piano di lavoro. “E tu?”
Erano quasi due mesi che né si vedevano né si sentivano, era meglio limitare i contatti al minimo per ragioni di sicurezza.
Sono stato un po' in giro per l'Europa...” rispose lui, mentre Emily stappava il Bordeaux per poi prendere due calici da un pensile e metterli sul tavolo, a cui si sedettero.
Notizie di Doyle?” domandò versando il vino.
Due settimane fa le sue tracce portavano a Barcellona, ma la pista era ormai fredda.”
Emily bevve un sorso di Bordeaux, quindi disse: “Lo so. Non penserai che me ne stia con le mani in mano.”
Non mi passa neanche per l'anticamera del cervello. Stai attenta però...” si raccomandò Clyde e lei alzò gli occhi al cielo.
Se Easter si trovava lì, ragionò Emily, doveva trattarsi di qualcosa di importante.
Dimmi tutto.”
Sergio balzò sulla sedia accanto all'uomo e prese a fissarlo con curiosità. Clyde gli fece una carezza, poi incominciò: “Ieri qualcuno si è introdotto in una parte del sistema informatico del Pentagono, nonostante gli avanzati sistemi di sicurezza. Si teme che qualcosa sia trapelato e tra i files a rischio c'è anche quello relativo al tuo programma di protezione.”
Emily respirò a fondo serrando le labbra e fissando un punto indefinito nella stanza. Clyde poteva immaginare dove stesse già vagando il suo pensiero. Proseguì: “Tre ore dopo nel suo appartamento a Georgetown è stato trovato il cadavere di un hacker. Andrew Parker, ventotto anni, noto nell'ambiente come the king, era il più in gamba, riusciva ad intrufolarsi ovunque. A ucciderlo è stato un colpo di pistola alla testa sparato da distanza ravvicinata, niente impronte.”
E' Doyle” affermò Emily assolutamente convinta.
Non ne abbiamo la certezza, potrebbe anche trattarsi di qualcuno interessato ad informazioni presenti negli altri files.”
Sento che è lui. Non ha bevuto la storia della mia morte e ha cercato la conferma ai suoi sospetti. Doyle è a Washington, Clyde.” Emily si alzò dalla sedia e si appoggiò al tavolo con le mani aperte. “Sa che morirei piuttosto che rivelargli dove si trova Declan, così prenderà di mira la mia squadra e li userà per spingermi a dirglielo, ecco quello che farà.” Andò alla finestra dove la tendina tirata offriva alla vista un bello scorcio del quartiere di Montmartre. Ciò che aveva temuto per quei sei lunghi mesi stava accadendo veramente. Nonostante la validità e l'efficacia del programma di protezione si era spesso domandata se a Doyle fossero venuti dei dubbi circa la sua morte, dato che già una volta era stata messa in scena. Aveva sperato nella sua cattura prima che egli potesse scoprire la verità, ma Ian Doyle era troppo astuto e capace di tutto per lasciare tracce e non pensare alla possibilità che lei fosse viva. Se dietro all'omicidio dell'hacker e alla violazione del sistema del Pentagono c'era la sua mano, come lei credeva fermamente, allora era stato tutto inutile, i suoi amici più cari avevano sofferto invano. Questo pensiero le provocò un dispiacere immenso, che si tramutò in rabbia verso colui che era stato la causa di tutto, che aveva sconvolto la sua vita.
Clyde si alzò e le andò vicino.
Lo prenderemo, questa volta non ci sfuggirà.”
Prentiss si girò a guardarlo e lui lesse nei suoi occhi una profonda determinazione.
Puoi giurarci.”
Se è lui non tarderemo a saperlo.”
Emily annuì e tornò a rivolgere lo sguardo oltre la finestra.
Si farà vivo.”
Conosceva Doyle abbastanza bene da credere che prima di agire in qualsiasi modo avesse in mente, le avrebbe lanciato un avvertimento.

 

 
Quantico

 
Se tutto questo ha a che fare con Doyle presto ne avremo notizie. Vuole sapere dove si trova suo figlio e solo Emily può dargli la risposta” disse Hotch. Le cose non erano andate come si era sperato, Doyle aveva trovato Prentiss prima che qualcuno trovasse lui.
Se immaginava che Emily fosse viva doveva sapere che non si trovasse qui, allora perchè venire a Washington?” fu la domanda che si pose JJ, la quale se ne diede anche la preoccupante risposta. “Perchè ci siamo noi.”
Esattamente” concordò Aaron.
Anche se non ve n'era la certezza entrambi sentivano che il pericoloso irlandese fosse vicino. Restarono in silenzio per qualche momento, mentre mille pensieri si rincorrevano nella loro mente. La possibile minaccia che Doyle avrebbe rappresentato per Emily e la squadra, la speranza nella sua cattura, il segreto che forse presto avrebbero dovuto rivelare. Hotch rivolse lo sguardo oltre la vetrata, dove Reid stava riprendendo Morgan che gli aveva lanciato una pallina di carta.
Credi che sia arrivato il momento di dirglielo?” chiese JJ osservando la medesima scena.
Aspettiamo, qualunque cosa Doyle abbia idea di fare prima ci avvertirà della sua presenza qui, ce ne darà la conferma, è tipico di uno sicuro di sé come lui. Il programma di protezione non verrà interrotto fino a quel momento.”
JJ si trovò d'accordo col suo capo.
A quel punto sapremo di essere tutti in pericolo, compresa Emily, ma abbiamo la possibilità di ripararci e prenderlo.”
Lo faremo” affermò un deciso Aaron, prima che i loro sguardi fossero nuovamente indirizzati verso l'open space.
Sarà un colpo per loro, capiranno?” fece JJ impensierita.
Non lo so.”

 
Dopo aver lasciato l'ufficio Hotch andò a prendere Jack a casa di sua cognata Jessica, la quale aveva badato a lui dopo l'asilo. Aaron aveva la mente occupata dalla notizia che JJ gli aveva dato, da ciò che comportava e ne sarebbe scaturito, ma non voleva che le sue preoccupazioni ricadessero sul figlio, cercava sempre di tenere separato il suo lavoro dal rapporto con Jack. Durante il tragitto verso casa il bambino gli raccontò delle prove per la recita annuale, canticchiarono insieme un'allegra canzoncina e il piccolo ripetè per ben tre volte la filastrocca imparata quel giorno.
Giunti a casa Jack buttò lo zainetto sul divano e si precipitò a giocare con il suo nuovo robot, che si trovava sul tavolino dove lo aveva lasciato la sera prima, mentre Aaron si tolse giacca e cravatta, si rimboccò le maniche della camicia e guadagnò la cucina.
Che cosa vorresti per cena?”
L'hamburger con le patatine!” rispose il bambino dal soggiorno.
Ordinazione presa” fece Hotch tirando fuori dal freezer due hamburger e il sacchetto delle patatine, per poi mettere i primi nel microonde e le seconde in una pentola.
Beccatevi questo!” udì Jack esclamare e sorrise all'idea del robot che combatteva contro mostri immaginari.
Papino... “
Dimmi.”
Lo sai che Beth mi ha detto che vuole essere la mia ragazza?”
Hotch trattenne una risata.
E tu cosa gli hai risposto?”
Che ci devo pensare.”
Saggia decisione.”
Aaron prese la carne dal microonde e la mise nella pentola con le patate, pensando che gli sarebbe piaciuto essere come suo figlio, ingenuo, spensierato e fiducioso.
Oggi mentre giocavo con Beth in cortile un signore mi ha chiamato dal cancello.”
Quelle parole suscitarono perplessità e una punta di allarmismo in Hotch, il quale si pulì le mani in un canovaccio e raggiunse Jack in salotto.
Chi era?”
Non lo so...” rispose il piccolo continuando a giocare.
Ti sei avvicinato a lui?”
Sì... ma non tanto, come dici sempre tu.”
Aaron annuì. “Bravo.”
Mi ha detto di salutarti” continuò Jack, mentre il padre si piegava sulle gambe per essere alla sua altezza e lo faceva voltare dolcemente verso di sé, con uno spaventoso presentimento.
Cosa ti ha detto esattamente? Te lo ricordi?” domandò cercando di tenere un tono tranquillo.
Sì... Ciao Jack... porta i miei saluti al tuo papà.”
E poi?”
Poi mi ha sorriso ed è andato via.”
Me lo sapresti descrivere?” chiese ancora Hotch mentre veniva attraversato da un brivido.
Il bambino sollevò gli occhi come a riportare alla memoria quell'uomo.
Era... era alto, aveva i capelli grigi e corti... e gli occhi azzurri...”
Il cuore di Aaron iniziò a battere più forte, intanto che Jack gli domandava incuriosito. “Lo conosci papino?”
Hotch gli accarezzò con dolcezza la schiena. “Sì, lo conosco.” Attirò a sé il figlio e lo strinse baciandolo sui capelli biondi, con lo stomaco stretto in una morsa.
Jack sollevò le piccole braccia e gliele buttò al collo, adorava quando il suo papà lo abbracciava in quel modo.

 

 

 

 

  
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