Crossover
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Autore: Furiarossa    19/02/2012    1 recensioni
The bird of Hermes is my name
Io sono un diavolo di maggiordomo, un perfetto maggiordomo ....
La sfida del secolo fra i demoni più potenti del mondo degli anime, Sebastian Michaelis e Alucard, ma soprattutto una sfida fra la famiglia Hellsing e la famiglia Phantomhive.
Hellsing e Kuroshitsuji, mistero, violenza, humor. 365 prove, una per ogni giorno dell'anno in cui i nostri personaggi dovranno affrontarsi.
Fra il comico demenziale e il terribilmente serio, esattamente come nella realtà, benvenuti al reality del secolo: benvenuti a Kuroshihellsing.
[Opere principali: Kuroshitsuji; Hellsing][Altre opere: Doctor Who, Dracula, Castlevania, Le Cronache di Narnia, Lost]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ciel Phantomhive Pictures, Images and Photos

Cap. 85

ICV- Ciel Phantomhive

 

*Sigla momentanea di Intervista col Vampiro

Cantata da: Ciel Phantomhive*

Questo è un grande gruppo di straccioni

che stanno sempre a rompere i ... mattoni

Nella notte fanno mille … indigestioni.

E si ballano sui piedi dei bambini.

Forse dovrei inventare rime migliori …

Sono nobile io! Oh yes!

Rap style

Yo! Yo yo!

Questa è la storia di Ciel Phantomhive

Che si intervistò cacciandosi nei guai,

che si regalò da solo un completino,

che con quello addosso sembrava assai carino

Yo! Yo! Yo!

*fine sigla*

 

Intervista col Vampiro, Rubrica Saltuaria di Sadicità.

Regia di: la Regista Sconosciuta e Koffing the Pokémon.

Conduttore e intervistatore: Alucard.

 

Seras entra nello studio saltellando. «Mastah!». Alucard la spinge via con una mano, con violenza

«Non è il momento per la tua intervista, vampiretta sciocca!»

«Mastah ...» Seras sembra scioccata. O forse solo sciocca.

Alucard la spinge via ancora, mentre lei cerca di appiccicarsi a lui come una cozza, e si mette da solo di fronte alla telecamera.

 

Buongiorno signore e signori! Benvenuti ad una nuova puntata di intervista col Vampiro! Non starò qui per farvi perdere tempo come al solito, dicendovi quanto sono bravo e quanto sono bello, perché abbiamo oggi qui un ospite speciale! Direttamente dalla conosciutissima serie Kuroshitsuji, conosciuta in Europa e in America anche con il nome abbastanza azzeccato di Black Butler, Ciel Phantomhive, il piccolo conte astioso e ripieno di odio come una caramella Ambrosoli ripiena di miele!

 

Ciel entra e si siede sulla poltroncina, accavallando le gambe. Indossa una giacchettina di velluto blu, un fiocco al collo, un cappello a cilindro con un fiocco e al centro del fiocco sul cappello c'è un teschio d'argento che ha a sua volta un fiocco sulla tempia. Fra le mani tiene un bastone che originariamente doveva essere elegante e slanciato, ma che adesso è stato contorto in maniera ben poco graziosa.

Ciel: Buongiorno, spettatori da casa. *Tono che diventa solenne* Io sono il conte Ciel Phantomhive, ultimo erede del casato Phantomhive!

Alucard: Bene, piccolo conte, posso iniziare a farti le domande?

C. Sebbene io non trovi particolarmente adatto che sia uno come te, che sei un servo, a fare le domande a me, che sono un conte, puoi fare le domande.

A. Perché sei così spocchioso?

C. Come sarebbe a dire spocchioso?

A. Sarebbe a dire … ehm ehm … *tira fuori un vocabolario da sotto la poltroncina* Ecco qua, SPOCCHIOSO: persona piena di presunazione. Sinonimi: altezzoso, arrogante, borioso, esuberante, mastrofino … aspetta, mastrofino? Non sapevo che si potesse dire così.

C. Questo perchè sei un ignorante. Non sapevi che sono un mastrofino?

A. Ehm, no … ehi, non sei qui per mettermi in imbarazzo, marmocchio spocchioso che usa la sua ipercultura per fini infantili! Devi rispondere alle mie domande!

C. E sbrigati a fare le tue cavolo di domande, straccione!

A. Senti, io sono un principe e tu sei un conte! Di conseguenza tu sei più straccione di me, nanerottolo!

C. Io sono un conte e tu eri un principe. Ora sei solo un servo, quindi sei uno straccione. E non tanto per dire, eh, ma sei solo un servo, uno schiavo, uno …

A. Ho capito, ho capito! Partiamo con le domande, prima che mi venga su una rabbia tale da spiaccicarti a parete, gnomo! Qual'è il tuo colore preferito?

C. Il blu. Non si nota?

A. Perché proprio il blu? Perché il blu e non il rosso?

C. Perché tu sei convinto che il rosso sia il colore che tutti devono amare? Bah … mi piace il blu perché è un colore nobile. Perché il mio anello è blu. Perché ho gli occhi blu. Perché il blu mi sta bene addosso. Perché a casa ho le tende blu. Perché da piccolo il mio giocattolo preferito era un elefantino di plastica blu. Ti basta?

A. Si, credo che mi basti … beh, quindi avevi un elefantino di plastica blu? Come si chiamava?

C. Si chiamava Dolce Min... ehi, che mi fai dire? Io, il conte Ciel Phantomhive, non ho alcuna intenzione di raccontare quello che mi accadeva quando ero solo un bambinetto infantile.

A. Ma è questo quello che vogliono sapere i telespettatori! Vogliono scavare nel profondo del cuore del personaggio, vogliono vedere con i suoi occhi e dentro la sua mente!

C. E a me che me ne frega?

A. Deve fregartene perché ti sto intervistando, niubbo!

C. Io non sono un niubbo! Utilizzi il termine in modo improprio!

A. Non è importante. Adesso smettila di litigare con me e io la smetto di litigare con te, d'accordo? Così cerchiamo di fare un'intervista per bene, d'accordo, spocchioso ragazzino?

C. Siamo d'accordo, disgustoso mordichiappe.

A. Bene, moccioso. Allora, è vera la diceria che dormi con un Peter Rabbit? Per chi non lo sapesse da casa, il Coniglio Peter, o Peter Rabbit, è un pupazzo piuttosto infelice a forma di coniglio, prodotto dalla ditta Phantomhive.

C. Smentisco tutto!

A. Vuoi dire che la tua azienda non produce coniglietti tristi?

C. No, voglio dire che io non dormo con i coniglietti tristi prodotti dalla mia azienda.

A. Dunque con chi dormi? Chi fa compagnia durante la notte al piccolo Ciel Phantomhive?

C. Nessuno! Assolutamente nessuno! Dormo da solo, io!

A. Ma come? Un bambino piccolo come te dorme tutto da solo?

C. Io non sono un bambino piccolo! Dannazione, dovete smetterla di dire tutti quanti che sono un bambino piccolo perché io non lo sono.

A. Quanto sei alto?

C. Sono alto un metro e mhhhhh ….

A. Che detto in parole comprensibili corrisponde a?

C. Un metro e mhhhh! Che cosa ho detto di incomprensibile?

A. Mhhhh ….

C. Mi hai dato dell'incomprensibile? Sarai tu tale, brutto straccione!

A. Il motivo principale per cui non mi adiro con te e non ti mangio è che se lo faccio perderei un mucchio di punti nel gioco a premi, vero? E credo che mi caccerebbero anche dal mio posto di speciale intervistatore. Ma continuiamo con questa intervista senza ulteriori digressioni! Ciel, cosa dici ai giovani da casa che vorrebbero cimentarsi nell'ardua sfida di gestire un'attività commerciale come in effetti fai tu?

C. Semplice: cari ragazzi da casa, non ci riuscirete. E se ci riuscirete non sarete comunque bravi come me. Di conseguenza vi consiglio vivamente di non inserirvi nel settore dolciumi e giocattoli, altrimenti vi giuro che vi smantello la baracca!

A. Ah, determinato il nostro Ciel!

C. Devo esserlo per forza! Devo mandare avanti da solo un'azienda!

A. Puoi dirci qual'è il segreto del tuo successo?

C. Le caramelle.

A. Come sarebbe a dire le caramelle?

C. Sarebbe a dire “le caramelle”. Mangiare le caramelle è il segreto della mia gestione professionale e non mi strapperete via un'altra sola misera dichiarazione, avete capito, eh?

A. D'accordo, nessun problema … non sono qui per fare la peggior intervista di sempre. Una delle cose che interessa di più in assoluto i tuoi fans è la tua relazione con il maggiordomo Sebastian Michaelis … vorremmo sapere più dettagli.

C. Il mio maggiordomo sa fare qualunque cosa. E ama i gatti.

A. Ah. Qualcosa di ancora più succoso?

C. Sa fare anche i succhi di frutta, se glielo chiedo.

A. Ah. Beh … intendevo, non so, qualche ghiotto pettegolezzo …

C. Ma la tua mamma non ti ha mai detto che non bisogna spettegolare? Non è buona educazione.

A. Beh, si …

C. Sono invidioso! La mia mamma non me l'ha mai detto!

A. Ah. Mi spiace per te. Ma anche no.

C. Non devi dispiacerti per me! Io non sono un marmocchio di cui provare pena o compassione, l'hai capito questo?

A. Bene, perchè era proprio di questo che volevo parlare. Sai, tutti quanti si sono accorti che ti comporti in maniera diversa dai tuoi coetanei. Qualcuno dice che hai bruciato troppo presto le tappe … tu come ti senti? Pensi che la tua giovinezza sia stata bruciata? Soffri per questa cosa? E perchè, già che ci sei, non ci racconti anche com'è successo che tu sia rimasto solo?

C. Ma quante domande mi fai in una volta sola? A quale devo rispondere prima?

A. Alla prima, non è ovvio? Dunque, come ti senti?

C. Adesso mi sento molto bene.

A. Ok. La seconda domanda è: pensi che la tua giovinezza sia stata bruciata?

C. Dipende da come si guarda la cosa, immagino. La mia casa è stata bruciata. La mia vita precedente è stata distrutta. Sono costretto a reggere un'intera società e a fare il lavoro sporco degli adulti, continuando l'attività di mio padre. Tu cosa dici? La mia giovinezza è stata bruciata?

A. Alla grande, Ciel!

C. Non sei molto carino con me, straccione. Avresti dovuto dirmi che la giovinezza era ancora tutta davanti a me e che potevo ancora sfruttarla come più mi piaceva, ricominciare con una “seconda infanzia”, più felice. Lo so che avresti mentito, ma almeno sarei stato un po' più ... Ma, ahimè, forse hai ragione, la mia infanzia è bruciata. La terza domanda qual era?

A. Melodrammatico. Perché mai avrei dovuto mentire per farti felice? Sarebbe una vera goduria vederti piangere e mor… (scuote la testa come per scacciare un pensiero poco consono). Comunque la terza domanda era se soffri per il fatto che la tua giovinezza sia stata bruciata.

C. Ah... No! Io sono Ciel Phantomhive, ultimo erede del suo nobile casato, cane da guardia della regina e non provo né gioia … né dolore … (melodrammatico al massimo). L'unica cosa che mi è rimasta ormai è la rabbia per chi mi ha fatto questo, per chi, che bruci all'inferno, è riuscito a rovinare per sempre i ricordi di un'infanzia felice. E la mia rabbia genera in me un enorme desiderio di vendetta … si, voglio vendicarmi! Ormai è diventato il mio unico scopo, vendicarmi di chi mi ha umiliato, di chi non mi ha rispettato! Per questo noi Kuroshitsujiani batteremo voi rozzi mangioni nel reality!

A. Perché uno sconosciuto ti ha bruciato la casa e i parenti vincerai Kuroshihellsing? Beh, non fa una piega, anche se, orrendo moccioso rattico, scordati di vincere contro di noi … Ma ora passiamo alla quarta domanda: com'è che sei rimasto solo? Abbiamo capito a grandi linee che qualcuno t'ha bruciato il sederino, la casa, l'infanzia, gli amici, gli animali, i genitori e la felicità e per questo ce l'hai con l'Hellsing, ma dimmi, è stata l'Hellsing a bruciarti la casa?

C. No, non penso … non so se il tizio era dei vostri, ma se lo fosse giuro sul mio anello maledetto, sul mio maggiordomo disgraziato e sulla mia stirpe dannata che v'ammazzo mentre dormite, straccioni. Comunque ora comincerò a raccontare una storia molto lunga e tu non mi dovrai interrompere se non per dirmi cose di vitale importanza, tipo che la mia giacchetta va a fuoco, okay?

A. (borbotta qualcosa di incomprensibile a bassa voce)

C. Bene. Da piccolo io vivevo in una grande, bellissima villa, la villa Phantomhive, che il mio casato si passa di generazione in generazione. Avevo una mamma bella, bionda e molto dolce, che cucinava da Dio. Avevo un padre affascinante e geniale che, anche se non era molto presente nella mia vita a causa del lavoro, passava tutto il tempo che aveva a disposizione con me e gli volevo molto bene. E poi c'era lui, il mio amico fedele, il mio affettuoso Sebastian …

A. (tenta di sturarsi un orecchio con il mignolo) Ho sentito bene? L'affettuoso Sebastian? Credevo che fosse un pezzo di legno perfettino, non che fosse affettuoso. E poi credevo che tu l'avessi ingaggiato solo …

C. Sebastian era il mio cane! Era un cane bellissimo, magro e scattante... Mi riportava sempre il bastoncino e giocava sempre con me … penso che mi volesse bene più di quanto me ne volesse mia madre … era un cane proprio intelligente e nobile! Quando lui, nell'incendio … bruciò … io …

A. Stai piangendo?

C. No, stupido, mi è entrato qualcosa nell'occhio … (singhiozzando)

A. Sotto la benda?

C. Si. Non mi interrompere più, lasciami continuare ...

A. Okay, sto muto.

C. Oltre al mio Sebastian, ovviamente, c'era anche Lizzie, la mia fidanzata, e i genitori di Lizzie, il signore e la signora Middford, marchesi di tutto rispetto. Insomma, avevo proprio tutto: una famiglia affettuosa, una grande casa, una fidanzata, un cane, amici, soldi … tutto ciò che si può desiderare …

A. Non un fratello, però. O una sorella. Io avevo una caterva di sorelle e nessuno le cita mai …

C. Sta zitto, vampiro, e fammi continuare, tu! Come dicevo ero felice, non potevo essere più felice di così … finché arrivò la mia ora! (quasi urlando)

A. (trattiene il respiro, impressionato)

C. Già, la mia ora! Era arrivato Natale! E con lui, anche il mio compleanno … e la mia disgrazia! Da allora ho sempre odiato il giorno del mio compleanno e il Natale e adesso capirai perchè, straccione vampirico. Eravamo usciti, io, mio padre e mia madre. Nonostante i miei capr … la mia educata richiesta un po' ad alta voce, Sebastian quella sera non venne con noi, e questo non me lo perdonerò mai (altro singhiozzo, poi si ricompone). Avevamo cominciato a fare uno spietato shopping per Natale, e tornammo a casa sfiniti. Io avevo un cappotto nuovo, una benda che al tempo non mi serviva a niente, ma era cool, uno spazzolino alla menta e un pacco di caramelline gommose alla frutta a forma di orsacchiotto. Ma a casa ci attendeva qualcosa che mai avremmo potuto aspettarci per Natale … qualcosa che ci avrebbe cambiato la vita per sempre, per tutta l'eternità!

A. (Trattiene ancora il fiato, anche se non è un grande sacrificio per uno che non ha bisogno di respirare)

C. Qualcuno era entrato in casa nostra. Non sapevo chi fossero e perché fossero lì. Li vidi solo di striscio, li ignorai, perchè tanta gente passava da casa nostra, visto che eravamo ricchi e nobili. Gli ospiti andavano e venivano, io non ci badavo, sapevo che facevano parte del lavoro di mio padre, e non mi allarmai neppure di fronte a quei tizi dall'aspetto strano, scuri e incappucciati, con delle maschere bianche e nere sul volto. Li vidi per pochi secondi e me ne scordai, insomma, senza sapere cosa sarebbero divenuti per me … Quella notte, mia madre mi disse “Ciel, vieni a dormire con noi”. Mi fecero dormire nel lettone, fra di loro. C'era un bel calduccio e mamma e papà mi raccontarono alcune storie brevi, poi rimase solo il silenzio ... fu uno dei momenti più belli della mia vita. Sprofondai nel sonno. Poi mi svegliai bruscamente, quando il freddo mi raggiunse … realizzai di non essere più sotto le coperte calde, insieme a mamma è papà. Ero dentro una gabbia con le sbarre d'acciaio e c'era uno strano odore nell'aria, di incenso. E di sangue, anche se a quel tempo non sapevo ancora riconoscere l'odore del sangue, perchè non ne avevo mai sentito così tanto insieme. C'era un uomo con una maschera che mi guardava da fuori, da oltre le sbarre, e mi accorsi che lo avevo già visto … Oh, aspetta, sono confuso … o forse anche no. Si, sono confuso, ho sbagliato tutto (seccamente).

A. Malanova mavi! Sono qui che aspetto da mezz'ora mangiandomi le unghie e tu hai sbagliato? Mi hai raccontato una balla?

C. Si.

A. Malanova mu ti veni! Ricomincia subito la storia sennò t'ammazzo proprio su quella rossa poltroncina, non m'importa se è già sera o è mattina!

C. Non puoi farlo! Ti toglierebbero punti nel reality e ti leverebbero il tuo posto di lavoro in Intervista col Vampiro! E come hai fatto a mangiarti le unghie attraverso i guanti? A. Segreti professionali

C. In qualunque caso non era una balla completa. Era un po' balla e un po' no. Ricomincio a raccontare dalla parte giusta, cioè che dormivo con i miei genitori. Si, sprofondai nel sonno, ma quando mi risvegliai ero ancora nel lettone caldo dei miei. Solo che i miei non c'erano più, tutto era permeato da una terribile puzza di bruciato che mi entrava nelle narici … arricciai il naso e scesi dal caldo e confortevole lettone per andare a cercare mamma e papà ...

A. No, non andare … (mangiandosi di nuovo le unghie attraverso i guanti –?–)

C. La puzza di bruciato si intensificò e vidi. Il fuoco era dovunque, mi circondava e sembrava ghignarmi in faccia, deridermi … sembrava che mi dicesse che ero arrivato troppo tardi!

A. (alla telecamera, sottovoce) Questo ha dei forti complessi interiori, eh!

C. Corsi a perdifiato, cercandoli dappertutto. Il fuoco mi stava pian piano soffocando, il fumo mi offuscava la vista, ma non potevo smettere di cercarli … loro, Tanaka-san e Sebastian, erano tutto per me, non potevo e non volevo farmeli portare via. Correndo, sentii tossire qualcuno e mi voltai. Tanaka-san mi guardò. È stata una delle ultime volte in cui l'ho visto nella sua vera forma, e aveva gli occhi pieni di una paura che non gli avevo mai visto addosso. In effetti, credo che al tempo non sapevo neppure che cosa fosse la paura: il massimo di cui avevo avuto paura era di un grosso e spaventoso gatto nero senza un occhio che si aggirava di tanto in tanto per il nostro giardino. Mi disse di correre, di scappare via, perché non avrei mai potuto salvarmi, così come nessuno in quella casa avrebbe potuto scappare. Mentre parlava, io ero paralizzato dalla paura: le fiamme avevano raggiunto il tetto e stavano consumando le assi più importanti, facendolo cadere a pezzi … Un pezzo parecchio grosso, più grosso di me, si staccò da sopra la testa di Tanaka-san. Lo guardai senza riuscire a spiccicar parola cadergli addosso, come al rallentatore, e schiacciarlo sotto il suo peso, mentre il fedele Tanaka continuava a ripetermi di scappare, di mettermi in salvo ...

A. Che eroe! (commosso)

C. Scappai, si, ma perchè ero terrorizzato dall'idea di vedere Tanaka soffrire. Stavo sempre più male e il fumo si intensificava intorno a me, mentre cercavo quasi alla cieca la camera, l'unica camera in cui non avevo ancora guardato: il salotto. Era la stanza in fondo al corridoio quella in cui, per qualche motivo, non avevo voglia di guardare e contemporaneamente una spasmodica voglia di scoprire la verità. Arrivai alla porta e, a tentoni, riuscii ad afferrare a tentoni la maniglia e la abbassai. Sotto il mio sguardo spaventato le mie mani tremavano violentemente, un'osservazione che persi momentaneamente dentro il mio cervello offuscato. Alzai lo sguardo e, senza accorgermene, cominciai a piangere. Le fiamme danzavano, deridendomi. Erano dappertutto. E fra di loro, i corpi … erano mia madre e mio padre, accasciati, svenuti per il gran fumo. Con gli occhi pieni di lacrime vidi che il vestito di mamma aveva appena preso fuoco. Piangevo, perchè pensavo che le fiamme avrebbero preso anche me, oltre a mamma e papà … la mia vista si offuscò e cominciai a sprofondare nell'incoscienza … il mio ultimo pensiero fu dedicato a loro e al mio Sebastian, carbonizzato ancor prima che potessi vederlo per l'ultimo saluto … Stai piangendo?

A. No, stupido. Mi è andato a finire qualcosa nell'occhio...

C. Penso che dovrebbero pulire di tanto in tanto, visto che cose volanti continuano a finirci negli occhi ... Secondo me stai piangendo!

A. Stà zitto e continua a raccontare la storia ...

C. Ma se sto zitto come la continuo la storia?

A. Continua e basta! (digrignando i denti)

C. Okay, okay, straccione, basta che non piangi. Dicevo … ah, si! Caddi nell'incoscienza. Ci rimasi un bel po', a dire il vero, ma quando riaprii gli occhi mi pervase una sensazione di irrealtà fortissima. Ci volle un po' di tempo prima che i miei occhi si abituassero alla luce tanto da permettermi di vedere una qualunque cosa, ma era già strano il fatto che sentivo un freddo tremendo sin nelle ossa. Mi guardai intorno e, basito, vidi che tutto attorno a me si ergevano sbarre d'acciaio, impedendomi i movimenti, troppo vicine al mio corpo e troppo sbagliate. Le sbarre di una gabbia … ingabbiato come un animale. Io … (stringe i denti con forza fin quasi a farli sgradevolmente stridere) pensai subito che ci fosse stato un errore. Io non avevo fatto niente, non c'era motivo per chiudermi in gabbia! Poi li vidi. Mi guardavano e sorridevano e nel guardarli mi ricordai di loro. Li avevo dati per scontati, non importanti, mentre camminavano nel nostro giardino con le loro maschere bianche e nere. Ma nel vederli lì, quegli uomini e quelle donne mascherati, per qualche motivo mi sentii disorientato. Li guardai senza profferir parola. Uno di loro, più paffuto degli altri, mi tirò fuori dalla gabbia «Guardate» disse «Guardate che magnifici occhi! Non è forse adorabile?». Lo so che aveva ragione, ma i miei magnifici occhi nobili mi causarono non ben pochi guai.

Ogni giorno patii pene infernali, cose che non avrei mai immaginato avessero potuto entrare nella mia vita. Ogni giorno pregai Dio o chiunque altro in sua vece di venire a salvarmi, di tirarmi fuori di lì. Volevo solo che loro morissero, che sparissero per sempre dalla faccia della Terra non senza atroci sofferenze. Pregai ogni santo giorno che questo accadesse, ma nessuno venne, tantomeno il Signore. Fu allora che pensai quello che avevo avuto paura di pensare fino ad allora: Dio non mi avrebbe mai aiutato per un semplice motivo ... “Dio non esiste” pensai “Non esiste e non mi salverà”. Quel pensiero continuava a rimbalzarmi per la testa, mentre mi tiravano fuori dalla gabbia per l'ennesima volta. Ormai il mondo era solo astio ed era impossibile che Dio esistesse per me dopo aver abbracciato così stretto la mia nuova dottrina, basata sull'odio. Odiavo quelle sbarre, odiavo quella gabbia e odiavo quei maledettissimi tizi, odiavo quel Dio che non mi poteva aiutare. “Che il Diavolo mi salvi” pensai, mentre si apprestavano di nuovo a farmi del male “Che lo faccia il Diavolo perchè Dio non lo farà”. Fu così che il demone Michaelis, attirato dalla mia anima piena d'odio e nella mia totale sfiducia nel Signore si manifestò. Il resto è storia.

A. Toglimi una curiosità: Sebastian si chiama così per il tuo cane?

C. Si. Ovvio. Il fedele Sebastian. Ne volevo sempre uno. Lo so che questo non eguaglierà mai quello di prima, ma una persona che mi sta attorno con questo nome mi ci vuole sempre.

A. Quindi … Sebastian non solo porta il nome di un cane, ma secondo il suo padroncino non è neppure in grado di eguagliarlo? (ghigno da un orecchio all'altro, quasi da “pervy”) Chissà come si starà rodendo quel maggiordomo da strapazzo da casa! Ma dimmi, perchè pensi che ti facessero quelle cose, bimbo deviato e odiatore?

C. (fa spallucce) Riti satanici, penso. E per ironia della sorte è stato proprio Satana ad ammazzarli tutti (ghigno simile a quello di Alucard)

A. Oh. Forte! La tua storia è più interessante di quello che pensavo … seriamente. Inizia ad attrarmi l'odio che riempie la tua anima. Saresti quasi simpatico se non fossi antipatico.

C. Ecco la scoperta dell'acqua calda …

A. Sul serio, perché non ci provi neanche ad essere simpatico? Perché tratti tutti come se fossero straccioni?

C. Che domanda stupida! Tutti sono degli straccioni! Come posso trattarli diversamente? Io sono nobile e loro sono poveri. Punto. Fine della storia.

A. E pensi di essere tanto simpatico?

C. No. Sono un bullo antipatico. Ma me lo merito, eh! Ho sofferto tanto nella mia vita e tutto ciò che ora desidero … (si mette in piedi sulla poltroncina rossa e spalanca le braccia, alzando il tono della voce) … tutto ciò che desidero è vivere come un pashà, mangiare dolci dalla mattina alla sera e soprattutto comandare a bacchetta chiunque dandogli dello STRACCCIONNNEEE! (ritorna seduto sulla poltroncina) Tutto chiaro?

A. Chiaro come l'acqua del mari ionio in un terso giorno estivo (alza il pollice)

C. Hai altre domande da fare?

A. Un'ultima domanda da fare: perchè il tuo bastone ha quella forma? Insomma … tutto contorto … non sembra molto pratico.

C. Dannazione! Questa è tutta colpa di Finnian e della sua forza distruttiva. Come fa un essere magro come un tutore per il pomodoro a distruggere le cose in questo modo? Va contro le leggi della fisica! Solo ora mi rendo conto che Sebastian ha scelto la servitù in maniera tale da rovinarmi la vita … hai altre domande da fare, vampiro?

A. No. Assolutamente nessuna, so tutto ciò che volevo sapere di te … credo proprio ti guarderei con occhi diversi per tutto il resto della mia esistenza, da adesso in poi, forse non ti amerei, ma ti rispetterei un po' di più...

C. Grandioso!

A. … Se non fosse per il fatto che il mio cervello è morto e quindi scorderò circa il novantadue percento della nostra conversazione, continuando ad odiarti.

C. (in tono smorto) Grandioso...

A. Bene! Allora, salutiamo tutti Ciel Phantomhive, il rampollo di casa Phantomhive, e lo ringraziamo per l'intervista!

C. Ciao a tutti, straccioni!

  
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