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Autore: S o p h i e    20/02/2012    0 recensioni
«Amico la stai mangiando con gli occhi», sorrise malizioso il barista, catturando l’attenzione del giovane uomo.
Jude rise, senza allegria, «e che ci ho pieno gli occhi della sua immagine», ammise voltandosi nuovamente verso di lei.
Il barman lo fissò attentamente, puntandogli lo strofinaccio sul viso, «allora vai da lei a parlarle, no?»
«Ho la voce secca, non sono bravo con le parole, finisco sempre per non farmi capire. Ho questo problema io. Non riesco a parlare, a mettere in fila i miei pensieri, così quando parlo, faccio solo un gran casino». Sospirò riprendendo a bere la sua birra.
«Sarà, ma sappi che quella lì andrà via prima o poi, e tu invece rimarrai qui, la perderai. Ed io dico sul serio eh? Persa per sempre». Disse mettendolo in guardia, ritornando a versare dell'alcol ai soliti ubriachi del sabato sera.
Jude rimase in silenzio, assimilando le parole dell’uomo.
«Eh, dimmi un po’, come si fa a perdere qualcuno che non si è mai avuto?»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tanto ti trovo.



                                                                                   

                                                                                                                          Like Melancholy For Joy - Carol Khaouli


Fuliggine negli occhi, ecco che cos’aveva. Ecco perché vedeva nero.
Stava seduta infondo alla sala, rigirandosi il bicchiere tra le mani, affogando le dita nel liquido trasparente. Avevano lo stesso nome, lei e quel liquore. Entrambi capaci di mandarti fuori di testa, entrambi superalcolici. Non parlava mai, se non per ordinare un altro bicchiere. La sua voce sapeva di miele annebbiata dall’alcol. Era perché si chiamava Gin che nessuno si avvicinava, era perché le sue mani tremavano che nessuno la invitava a ballare.

Lui la fissava da lontano, seduto accanto al bancone, con una Foster’s in mano. E dentro quegli occhi scuri ci si perdeva.
Non era abituato alla sua presenza, alla sua pelle chiara in mezzo a quei cappotti scuri. L’ascoltò parlare solo una volta, e con la sua voce avrebbe voluto faci l’amore.

Le lancette scorrevano lente mentre la gente si ubriacava, mentre qualcuno lanciava occhiate di fuoco verso le sue cosce nude. Ma a Gin non importava, lei del freddo che sentiva fuori non se ne curava. Come avrebbe potuto, quando sapeva di essere nuda dentro?

«Amico la stai mangiando con gli occhi», sorrise malizioso il barista, catturando l’attenzione del giovane uomo.
Jude rise, senza allegria, «e che ci ho pieno gli occhi della sua immagine», ammise voltandosi nuovamente verso di lei.
Il barman lo fissò attentamente, puntandogli lo strofinaccio sul viso, «allora vai da lei a parlarle, no?»
«Ho la voce secca, non sono bravo con le parole, finisco sempre per non farmi capire. Ho questo problema io. Non riesco a parlare, a mettere in fila i miei pensieri, così quando parlo, faccio solo un gran casino». Sospirò riprendendo a bere la sua birra.
«Sarà, ma sappi che quella lì andrà via prima o poi, e tu invece rimarrai qui, la perderai. Ed io dico sul serio eh? Persa per sempre». Disse mettendolo in guardia, ritornando a versare dell'alcol ai soliti ubriachi del sabato sera.
Jude rimase in silenzio, assimilando le parole dell’uomo.
«Eh, dimmi un po’, come si fa a perdere qualcuno che non si è mai avuto?» Domandò pensieroso voltandosi nuovamente verso il barista. 


Non ci rimanere a lungo dentro i locali affollati Gin, la gente poi inizia ad accorgersi di te. Iniziano a guardarti tutti perché le persone sono fatte così. Si aspetta sempre qualcosa, e alla fine si finisce per deluderli. Quindi tesoro, ascolta la tua mamma, quando inizi ad accorgerti degli occhi della gente, alzati e vai via. Non dare loro la possibilità di aspettarsi qualcosa da te.

E così che fece, quando dopo un paio di ore si accorse di alcuni occhi languidi che l’osservavano. Si alzò, semplicemente. Estrasse una banconota da venti sterline e la lasciò sul tavolino, poi si allontanò, avvicinandosi alla porta.

«Perché non le fai a lei tutte queste domande?» Domandò all’improvviso un vecchio seduto accanto allo sgabello di Jude, «guarda che si vede eh, che lei è l’unica che ti saprebbe rispondere.»
«Ha detto che lui non sa parlare.» S’intromise il barista, sorridendo al ragazzo, «non è cosi?»
Jude agli occhi di quei due poteva sembrare offeso, in realtà non li aveva neppure ascoltati. I suoi occhi erano così attenti a non perdersi un solo dettaglio di quella ragazza che, alla fine, quando la vide chiudersi la porta alle spalle, le sembrò di avercela ancora davanti.
«Andata. Puff, persa per sempre», ridacchiò il vecchio, arricciando il naso e grattandosi la barba bianca.
«L’hai persa davvero amico», confermò il barista, questa volta senza sorridere.
Il ragazzo sollevò gli angoli delle labbra, rivolgendosi a entrambi, «non è mica detto sapete? Questa notte l’ho lasciata andare, ma domani no. Quando la incontrerò sull’autobus mentre aspetterà la sua fermata, le chiederò come si chiama».
«Allora non è la prima volta che la vedi?»
«Si invece, mai vista prima.» Rispose Jude, sollevandosi dallo sgabello, «e solo che se non la rivedrò domani, succederà la prossima settimana».
«Tu sei ubriaco, amico».
Il vecchio scoppiò a ridere, «questo è più matto di me».
«Affatto. Guardate che occhi come quelli non si perdono mica». Ammise Jude con una voce che fece tremare tutti in quella sala. Poi, così com’era andata via la ragazza, uscì anche lui dal piccolo pub, sentendo ancora il calore della pelle di Gin sulla maniglia della porta.
Tanto ti trovo sai?
Tanto non mi scappi.



Piccola storia, davvero piccola piccola, sono solamente due capitoli -se così si possono definire-, il prossimo arriverà il giorno del mio compleanno, che culo eh?

Voglio farmi un regalo decente quest'anno, mi aiutereste? Voi cosa regalereste ad un anima persa?

  
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