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Autore: iusip    28/09/2006    2 recensioni
Scozia,anno 1235. La Scozia è divisa in due parti:da una parte ci sono i conquistatori normanni,fedeli al re d'Inghilterra...dall'altra gli indomiti scozzesi,fieri e combattivi. Lady Kaori sogna di sposare un biondo normanno...ma il destino,si sa,è spesso capriccioso...
Genere: Romantico, Avventura, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 29

“Non se ne parla nemmeno! No no e poi no! Non mi abbasserò mai al livello di chiedere aiuto ad un branco di normanni!”

“Ryo! Smettila di fare il testardo! Mio fratello e Mick sono stati molto gentili a offrirti il loro aiuto!”

“Potevano anche risparmiarsi la gentilezza, visto che io non lo accetterò mai.”

“L’hai detto tu stesso che Lord Green dispone di un esercito molto potente. Se il tuo esercito e quello di mio fratello collaboreranno, sarà più facile sconfiggere il padre di Yuki. Non puoi rinunciare al tuo maledetto orgoglio per una volta, e prendere la decisione più sensata per tutti?”

Kaori era frustrata. Erano più di due ore che stava discutendo con Ryo, ma quel testone non aveva intenzione di accettare l’aiuto di Mick.

Non sapeva più come fare per fargli cambiare idea. Era così spaventata…cosa avrebbe fatto lei se Ryo fosse morto in battaglia?

Come sarebbe riuscita ad andare avanti?

E come avrebbe spiegato a suo figlio che suo padre era morto perché non aveva voluto sacrificare il suo stupido orgoglio maschile?

Si sedette sul bordo del letto, il capo chino e le spalle incurvate. Poi si portò una mano sul ventre.

“E a tuo figlio non pensi, Ryo? Vale di più il tuo orgoglio di guerriero o la felicità della tua famiglia?”

Quell’ultima parola, la facilità con cui Kaori l’aveva pronunciata, colpirono Ryo nel profondo.

Lei aveva ragione, come sempre. Aveva dei doveri da rispettare, delle nuove responsabilità nei confronti di quella donna meravigliosa e della creatura che lei portava nel ventre, adesso.

Non poteva più pensare soltanto a sé stesso, come aveva sempre fatto, da vero egoista.

Si inginocchiò ai piedi di Kaori, asciugando le lacrime silenziose che scorrevano lungo le sue guance con dei piccoli baci.

Lei lo strinse a se, cullandolo in un abbraccio quasi disperato, che serviva per rassicurare più sé stessa che il suo uomo.

“Se ti succedesse qualcosa…io ne morirei Ryo…”, mormorò nei suoi capelli neri.

“Non mi succederà niente, vedrai. Questo bambino avrà tutto il tempo per imparare da me un sacco di cattive abitudini, che tu dovrai prontamente correggere, mia cara, come hai fatto con me!”

Le sue parole scherzose la rinfrancarono.

“Allora questo vuol dire che accetterai l’aiuto di mio fratello e del suo esercito?”, disse con un sorriso speranzoso.

“Mmmmm…ho come l’impressione che tu sapevi fin dall’inizio che l’avresti avuta vinta. Ormai sto cominciando a capire chi comanda fra noi due, amore mio.”

“Finalmente ci sei arrivato! Meglio tardi che mai!”

La risata di Kaori si spense sulle labbra di Ryo, che la coinvolse in un bacio carnale e passionale.

“Mi avevi promesso che ci saremmo coccolati…e le promesse si rispettano, Kaori…”

“Ma Ryo, devo dire a Hideyuki di preparare le sue truppe, e poi devo mettere a letto Seamus…è tardi ormai…”, mormorò lei, tra un bacio e l’altro.

Ma è inutile dire che Ryo fu talmente convincente che Kaori riuscì ad eseguire le sue mansioni solo dopo molto, molto tempo.





“Eccoli Saeba. Si stanno dirigendo verso il castello ad una velocità sorprendente.”

“E noi saremo qui ad aspettarli, per dar loro il benvenuto, da veri signori.”

Hideyuki e Ryo ghignarono, entrambi eccitati per l’imminente battaglia.

Dopo aver superato le difficoltà iniziali, i due uomini, nonostante l’appartenenza a diverse fazioni, erano riusciti ad instaurare un rapporto non ancora amichevole, ma almeno civile.

Erano consci di essere due guerrieri, entrambi valorosi, e in un certo senso si rispettavano a vicenda.

Ryo era stato costretto ad ammettere almeno con sé stesso che se Hideyuki fosse stato nel pieno delle sue forze, durante il loro duello di qualche giorno prima, probabilmente non sarebbe riuscito a batterlo.

E poiché erano davvero pochi gli uomini in grado di tenergli testa e di metterlo in difficoltà, Ryo aveva cominciato a rispettare quell’uomo così mite, a cui Kaori voleva bene, nonostante avesse scoperto di non essere la sua vera sorella.

L’esercito di Lord Green si avvicinava sempre di più e ormai Ryo era in grado di scorgere il potente signore scozzese che si era messo alla guida dei suoi soldati.

Galoppava furiosamente verso di loro, e Ryo non ebbe difficoltà ad ipotizzare che quell’uomo sarebbe morto pur di vendicare la dipartita di sua figlia.

Quando fu giunto davanti a loro, Ryo si accorse che negli occhi chiari dell’uomo brillava quella stessa luce di pazzia che aveva illuminato gli occhi di Yuki nell’ultimo periodo prima della sua morte.

Evidentemente la follia era un difetto di famiglia, pensò Ryo ironico.

“Preparati a morire, Saeba. Ho visto che ti sei alleato con Makimura, tradendo la causa scozzese. Ma sappi che né Makimura né gli dei in persona potranno proteggerti dalla mia vendetta. Mi hai sottratto la mia unica ragione di vita, mia figlia Yuki. E pagherai per questo. La pagherai molto cara, Saeba.”

“Uomini…all’attacco!”

Con un gesto imperioso della mano, Lord Green comandò al suo esercito di passare alla fase offensiva.

Ryo e Hideyuki, tuttavia, non rimasero certamente inattivi…alle loro spalle, infatti, erano schierati l’esercito normanno e quello scozzese, tradizionalmente in lotta fra loro, ma adesso alleati in via del tutto eccezionale.

I due eserciti si lanciarono l’uno contro l’altro, mentre i cavalli dei guerrieri sollevavano un polverone.

Il rumore degli zoccoli coprì le urla di Miki e Kaori, che non riuscivano più ad individuare tra tutti quei corpi ricoperti dalle armature i loro rispettivi compagni.

Anche Hideyuki era sparito, mentre Mick era stato incaricato di sorvegliare le donne, visto che comunque non avrebbe potuto combattere a causa della sua mano.

Il normanno era estremamente frustrato. Si rendeva conto che sarebbe probabilmente morto, se si fosse gettato nella mischia, visto che non avrebbe potuto difendersi né attaccare con la spada.

Ma nello stesso tempo si sentiva inutile, impotente.

L’esercito normanno-scozzese stava avendo la meglio, e gli uomini di Lord Green erano stati praticamente decimati.

Mick riuscì ad intravedere Hideyuki e Umibozu, impegnati in uno scontro con alcuni superstiti dell’esercito di Green.

Ma non riuscì a scorgere né Ryo né il padre di Yuki.

Dove diavolo si erano cacciati? Mick aveva una brutta sensazione, e nonostante il danno alla mano, il suo istinto di guerriero era ancora infallibile.

Gridò a Miki e Kaori di ripararsi nel castello, dove Kazue stava facendo compagnia a Seamus.

Il bambino era l’unico a non essere preoccupato dell’esito della battaglia. Si fidava ciecamente di Ryo e sapeva che il suo eroe avrebbe sconfitto qualsiasi nemico.

Dopo essersi assicurato che Miki e Kaori avessero chiuso il pesante portone del castello dietro di loro, Mick cominciò a guardarsi intorno per cercare di individuare Saeba e Green.

Improvvisamente li vide.

Ryo era steso per terra, la sua spada giaceva lontano, al di fuori della sua portata.

Green incombeva su di lui, ridendo sguaiatamente.

Agitava la spada verso il cielo, urlando, pronunciando parole senza senso.

Mick capì che ormai l’uomo era impazzito del tutto.

Probabilmente l’unica cosa che gli aveva impedito di impazzire, dopo aver saputo della morte di Yuki, era proprio la sete di vendetta.

Ma adesso che la vendetta sembrava essersi compiuta, il suo cervello non aveva retto allo stress emotivo.

Mick si avvicinò cautamente ai due, cercando di essere il più silenzioso possibile.

Sapeva che gli uomini pazzi sono più pericolosi che mai, perché la pazzia è in grado di accrescere la loro forza e la loro cattiveria.

Poi si immobilizzò, colpito improvvisamente da un pensiero.

Stava per salvare l’uomo che lo aveva privato per sempre della possibilità di combattere, di sentire l’adrenalina aumentare e il sangue galoppare nelle vene.

Stava per salvare l’uomo che gli aveva sottratto Kaori, la donna che aveva conquistato il suo cuore.

Stava per salvare l’uomo che avrebbe avuto un figlio da quella donna che lui amava e che avrebbe amato per sempre.

Stringendo i pugni si voltò, allontanandosi lentamente dai due uomini, lasciando Ryo al suo destino.

Non meritava di essere salvato, non da lui.

Poi però pensò a Kazue, al suo volto arrossato mentre le prendeva la mano.

Pensò a Kaori, che con la sofferenza negli occhi gli confessava di essere innamorata di Ryo.

Pensò a Saeba, che baciava il ventre della sua donna, gridando al mondo il suo amore per lei.

Si girò nuovamente, cominciando a correre, mentre la spada di Lord Green calava impietosa sul capo di Ryo.

Bloccò il braccio dell’uomo, che, animato dalla pazzia e dalla rabbia, cominciò a divincolarsi.

“Muoviti, Saeba, non riuscirò a trattenerlo a lungo.”

Ryo non se lo fece ripetere due volte. Recuperò la spada e, con un solo gesto della mano, lacerò il cuore di Lord Green, che cadde riverso per terra in una pozza di sangue.

Si avvicinò all’uomo, posandogli due dita sulla giugulare per assicurarsi che non fosse ancora vivo.

Poi gli abbassò le palpebre sugli occhi vitrei, e finalmente Lord Green potè raggiungere sua figlia all’Inferno.





I due uomini tornarono al castello, in silenzio.

Il terreno dove si era tenuta la battaglia era ricoperto di cadaveri e imbrattato di sangue.

Per la prima volta Ryo fu profondamente disgustato e amareggiato da quella scena. Ecco a cosa servivano le guerre…sangue innocente versato inutilmente, perché davanti alla morte gli uomini sono tutti uguali, non esistono fazioni o partiti, ideologie di sorta, vinti o vincitori.

Ryo vide che anche lo sguardo di Mick era carico di orrore. Avevano vinto la battaglia, ma a quale prezzo?

Per fortuna non c’erano perdite consistenti tra le file dei suoi soldati e di quelli di Makimura.

Improvvisamente Ryo sentì l’urgenza di ringraziare l’uomo che lo aveva sottratto alla morte, che lui aveva visto in faccia diverse volte in passato, ma che non gli aveva fatto mai paura quanta ne aveva provata vedendo Lord Green torreggiare su di lui.

In un attimo tutta la sua vita gli era passata davanti, poi non aveva visto nient’altro se non l’immagine di Kaori che si accarezzava il ventre.

E si era sentito morire dentro, quando aveva pensato che non avrebbe mai visto suo figlio…o sua figlia…

Poi aveva chiuso gli occhi, quasi con tranquillità, perché la morte non avrebbe mai potuto essere più dolorosa della consapevolezza che quel bambino sarebbe cresciuto senza di lui.

Non sentendo dolore, aveva aperto gli occhi. Era già morto?

Ma l’immagine di Mick che tratteneva Green, la consapevolezza di essere ancora vivo, con tutto ciò che ne sarebbe derivato, l’aveva riempito di gioia e speranza.

Kaori non era sola, non lo sarebbe stata mai…

E il merito era di Mick.

Gli mise una mano sulla spalla, e Mick si voltò sorpreso verso di lui.

Poi Ryo gli tese la mano.

“Grazie, Mick.”

Il normanno non ricambiò il suo gesto, ma un sorriso aleggiava sul suo viso.

“Non volevo che Kaori diventasse vedova ancora prima che tu le chiedessi di sposarla. Perché lo farai, vero Saeba?”

Ryo rimase spiazzato da quelle parole. Sposare Kaori? In realtà non ci aveva ancora pensato…

Credeva che la sola idea di sposarsi l’avrebbe riempito di terrore, ma in realtà una profonda calma lo invase.

Pensò a quella donna che in poco tempo gli aveva insegnato a vivere davvero.

Quella donna che l’aveva odiato, e poi l’aveva amato.

Quella donna che stava per fargli un regalo talmente bello che le gambe gli tremavano al solo pensarci.

Quella donna che adesso stava correndo verso di lui, tenendo Seamus per mano, con la felicità dipinta sul viso.

Kaori si gettò tra le braccia di Ryo.

“Sei salvo, grazie a Dio. Oh, Ryo, ero così preoccupata. Non riuscivo a trovarti, pensavo che tu…che tu…”

Un groppo in gola le impedì di continuare. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò dolcemente.

Poi si sentì tirare la mano, e abbassò lo sguardo, mentre Seamus le sorrideva, contento e birichino.

“Ma Kaori, io te l’avevo detto che Ryo avrebbe vinto!! Lui è il più forte! E poi non poteva morire, dovete prima farmi tanti fratellini e tante sorelline!”

Ryo gettò la testa all’indietro, scoppiando in una allegra risata , mentre Kaori arrossiva come suo solito.

Poi lo scozzese sollevò il bambino e lo issò sulle proprie spalle.

Seamus artigliò i folti capelli neri dell’uomo per mantenersi in equilibrio, emettendo piccoli gridolini di gioia.

Con l’altro braccio Ryo circondò la vita sottile di Kaori, abbracciandola.

Poi, tutti e tre insieme, si avviarono verso quel grande castello, che adesso Ryo avrebbe potuto finalmente chiamare “casa”.

  
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