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Autore: Miyuki chan    23/02/2012    5 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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Think of me, only me


“Neh Ace, il gatto ti ha mangiato la lingua? Dì qualcosa! No, anzi… non una cosa qualunque: ringrazia il tuo vecchio amico Satch!~♥”
Risi forte, un po’ per la velata allusione alla natura felina di Mikami e un po’ perché… bè, perché ero semplicemente felice.
“Benvenuta, allora”
Si fece avanti anche Marco, poggiando una mano sulla spalla della ragazza con un ampio sorriso.
Mikami si voltò verso di lui e, con mia grande sorpresa, gli gettò le braccia al collo ridendo forte a sua volta.
“Hey!”
Protestai corrugando le sopracciglia perplesso, incontrando lo sguardo divertito di Marco che, anziché ricambiare l’abbraccio, alzò le mani mostrandomi i palmi, come a dichiarare che lui non aveva colpa per quel gesto.
Mikami si ritrasse, tornando ad abbracciarmi con slancio, le sue risate che mi solleticavano il collo.
“Ah ecco, ora va meglio”
Sogghignai, ricambiando la stretta.
“Congratulazioni e benvenuta”
Intervenne Vista con la sua voce profonda, chinando appena il capo e portandosi una mano al cappello a cilindro, un largo sorriso che spuntava tra i folti baffi e faceva capolino sul volto abbronzato.
Mikami sciolse l’abbraccio, voltandosi verso lo spadaccino con un ampio sorriso luminoso e mimando a sua volta un cenno col capo.
Per alcuni istanti nessuno parlò, e ancora una volta il silenzio della neve sembrò avvolgerci in un morbido e delicato abbraccio, in un atmosfera da fiaba.
Fu Marco a rompere per primo quel silenzio che Mikami, a giudicare da come spostava nervosamente il peso da una gamba all’altra, doveva aver iniziato a trovare imbarazzante.
 “Andiamo, ci sono ancora diverse cose che dobbiamo fare”
Sorrise il comandante biondo, appoggiando una mano sulla spalla di Satch e voltandoci le spalle subito imitato da Vista che, lisciandosi i baffi, se la rideva soddisfatto.
“Coooosa?! Ohi Marco, scherzi? Adesso viene il bello!”
Protestò il comandante in quarta imbronciato, lanciando alla Fenice uno sguardo contrariato, le sopracciglia corrugate che gli conferivano un aria da cucciolo.
Marco sogghignò divertito, afferrando il pirata per il foulard e facendo per trascinarlo via:
“Andiamo Satch, ho come l’impressione che abbiano molto da dirsi”
“Appunto, voglio sentire! Insomma, se non fosse stato per me sarebbero ancora a fissarsi immobili con le facce da triglia, ho il diritto di sapere se i miei sforzi sono andati a buon fine no?!”
Sentii Mikami irrigidirsi al mio fianco, mentre un lieve ringhio sommesso le vibrava in gola: risi, io ormai ero abituato all’invadente e logorroico Satch, ma lei non sembrava affatto disposta a tollerarlo.
“Ohi, che hai da ridere?! Sto ancora aspettando che mi ringrazi!”
Protestò il comandante agitando in aria un pugno con fare comicamente minaccioso, lasciando perdere Marco e rivolgendosi a me, mentre la Fenice lo trascinava via scuotendo divertita il ciuffo biondo.
“Grazie Satch!”
Esclamai tra le risate agitando la mano destra in segno di saluto, mentre sul suo volto il broncio lasciava velocemente spazio ad un sorriso affettuoso:
“Di niente, fratellino”
Rispose lanciandomi un ultimo sguardo mentre smetteva di fare resistenza a Marco e, voltateci anch'esso le spalle, iniziava a camminare al suo fianco, tra lui e Vista.
Li guardai allontanarsi sulla strada principale, accarezzati dai fiocchi di neve, sentendomi quasi sopraffare dall’affetto: ma dove li trovavo degli amici così?
No, anzi, amici era troppo poco per loro: erano i miei fratelli e, insieme a Rufy, la mia unica famiglia.
L’affetto lasciò il posto alla malinconia, mentre mi tornavano alla mente i ricordi della mia infanzia: Rufy, Sabo…
Già, Sabo.
Istintivamente sfiorai con le dita il mio tatuaggio, quella S sbarrata che mi bruciava la pelle da quella che ormai sembrava un eternità: ma quanto tempo era passato?
Quei ricordi parevano così distanti che sembravano quasi appartenere ad un'altra vita, ad un'altra persona; mi riusciva ancora difficile credere che Sabo se ne fosse andato.
Un attimo prima era lì, e un attimo dopo semplicemente non c’era più.
Quel giorno, il giorno della sua morte, avevo creduto che non sarei più stato in grado di considerare come “fratello” nessun altro, che oltre a Rufy non mi sarei più legato a nessuno.
Forse, era stato anche per questo che avevo odiato così tanto Barbabianca quando mi aveva proposto di diventare suo figlio: che quel pirata sconosciuto di cui avevo intenzione di prendere la testa mi chiedesse con quella disinvoltura, senza nemmeno conoscermi, di diventare suo figlio, mi era sembrato un affronto verso ciò che ritenevo dovesse essere una famiglia ed, indirettamente, un affronto a ciò che c’era stato tra me, Rufy e Sabo.
Mi scossi da quei pensieri: Sabo era una ferita ancora aperta in me e, temevo, non si sarebbe mai richiusa.
Ma, in fondo, andava bene così: il dolore mi avrebbe impedito di dimenticarlo, e insieme a quella S sul mio braccio mi avrebbe ricordato che il mio primo dovere era proteggere le persone a cui volevo bene, la mia famiglia.
Abbassai lo sguardo su Mikami che fissava ancora le figure ormai lontane dei tre comandanti: famiglia che, da quel giorno, contava un membro in più.
Sentendosi osservata si voltò verso di me, mentre il suo sorriso lasciava il posto ad un espressione titubante e confusa davanti alla mia aria malinconica.
Le sorrisi, riponendo quei vecchi ricordi nell’angolo della mia mente a cui appartenevano e da cui io invece avevo scelto di recuperarli, mentre realizzavo che c’era una cosa importane che avrei voluto chiarire con lei.
Mi portai una mano alla nuca, grattandomi nervosamente il collo, mentre i miei occhi affondavano in quelli chiari e cristallini come l’acqua dell’oceano di Mikami:
“Senti, riguardo al combattere, forse mi hai frainteso: io n-“
“No, va bene.”
Mi interruppe con un sorriso sereno.
Spalancai gli occhi, confuso:
“Va… Bene?”
“Si. Se ho un motivo per farlo, allora va bene.”
 La osservai attentamente: gli occhi erano velati dalle lunghe ciglia dorate, le labbra erano rilassate in un sorriso lieve e delicato.
Per l’ennesima volta, mi sembrava di non capire: come era possibile che, così all’improvviso, ciò che l’aveva prima spinta ad abbandonare la Marina e poi a rifiutare di diventare un pirata, ora non le importasse più?
Provai a chiederglielo, cauto, calibrando attentamente ogni parola che usciva dalle mie labbra:
“Come mai hai cambiato idea, così all’improvviso?”
Socchiuse gli occhi, le sopracciglia appena corrugate, come se si stesse sforzando di pensare ad una risposta:
“E’ che… all’inizio, quando ti ho detto che non volevo più essere un marine, ero davvero convinta che non avrei mai più combattuto: avevo appena scoperto che voi pirati non eravate quei bastardi che vi dipinge la marina e quindi ritenevo di non avere più nessun motivo per darvi la caccia ma, dall’altra parte, non ritenevo nemmeno i marine i cattivi della situazione…
Quindi non avevo più nessun nemico contro cui lottare.
Solo che poi…
No, alla fine è stato sempre per questo motivo che ho attaccato gli uomini di Smoker quando stavano per arrestarti: sapevo che non sarebbe stato giusto, che non avevi fatto nulla.”
Fece una pausa: aveva sempre tenuto gli occhi bassi, come se il parlare le costasse molta fatica.
Rimasi in silenzio: solo per questo si era rivoltata contro Smoker, per rispettare il suo ideale personale di giustizia?
“Quindi, l’hai fatto perché non lo ritenevi corretto?”
Chiesi gentilmente, cercando di impedire ai miei sentimenti di trapelare dalla mia voce.
Mikami sollevò subito i suoi occhi nei miei:
“No!”
Esclamò, quasi allarmata:
“Cioè, voglio dire…”
Tornò a chinare lo sguardo, abbassando la voce, prendendo tempo:
“L’ho fatto senza pensarci, sapevo solo che non volevo che ti portassero ad Impel Down e che tanto, visto come stavano le cose, mi interessava ben poco di cosa sarebbe successo a me.
Quindi… L’ho fatto perché vederti così ferito faceva star male anche me, e quando ho provato a pensare a cosa sarebbe successo se qualcuno non avesse fermato Smoker sono stata ancora peggio.
Ho agito d’istinto, perché ero troppo confusa per riuscire a fare qualunque altra cosa.”
Per la verità non ero ancora totalmente soddisfatto di quelle spiegazioni, avevo la netta impressione che ci fosse ancora dell’altro dietro, ma di questo avremmo parlato dopo:
“E ora, cos’è cambiato?”
“Mh… Bè, innanzitutto ho parlato con Smoker.”
“E lui ti ha detto « Vai e unisciti ai pirati »?”
Sbuffò:
“Ma no, no, Ace! Però… E’ diverso da come tu credi che sia.
Ovviamente non mi ha detto di diventare un pirata, però non mi ha nemmeno detto di non farlo: mi ha dato una conferma che non mi stavo ingannando sul vostro conto.
E poi…”
Si interruppe, arrossendo.
“Cosa?”
Sbuffò, gonfiando le guance come una bambina che fa i capricci:
“E poi mi sono affezionata a voi! Va bene ora?”
Lo disse tutto d’un fiato, parlando velocemente, fissandomi negli occhi.
Esultai:
“Finalmente! Era così difficile dirlo?”
Non feci nulla per contenere il sorriso spudorato che si allargava sul mio viso:
“Era solo questo che volevo sentirti dire”
Arrossì:
“Mi hai lasciato parlare per mezz’ora quando volevi solo sentirti dire quattro parole?!”
Sogghignai, divertito dalla sua reazione:
“Non è colpa mia, sei tu che l’hai presa molto alla lontana”
Sbuffò, abbassando timidamente lo sguardo:
“Stupido pirata, mi sembrava che fosse logico…”
Feci spallucce senza smettere di sorridere, replicando tranquillamente:
“Non è che non lo sapessi, volevo solo che tu lo ammettessi.”
“Non sono brava con le parole. Preferisco i fatti…”
Si giustificò inclinando appena la testa per sbirciarmi, in viso un espressione tra il dispiaciuto e il timido.
“Me ne sono accorto…”
Commentai soprapensiero, osservando come sembrasse piccola ed indifesa con quegli occhi così grandi, mentre lei arrossiva alle mie parole ma, stavolta, non abbassava lo sguardo.
 
 

*

 
 
“Quindi, il tuo motivo per combattere siamo noi?”
Annuii, senza aggiungere una sola parola: avevo già parlato anche troppo per i miei gusti.
“Noi o io?”
Chiese Ace con un sogghigno seducente avvicinando il viso la mio: avvampai, arretrando di un passo:
“Egocentrico.”
Mugugnai, rossa fino alla punta delle orecchie, lasciando che i miei occhi sprofondassero nella stessa neve in cui affondavano i miei piedi.
Lo sentii sospirare rumorosamente:
“Io non nego che tu mi piaccia, perché tu continui a farlo?”
Smisi di respirare, sgranando gli occhi ed incrociando i suoi: mi guardava come se avesse appena detto la cosa più naturale del mondo.
Sbatté le palpebre, come confuso dalla mia reazione, inclinando appena la testa di lato:
“Cosa c’è?”
“N-niente”
Balbettai, le guance in fiamme, sentendo i suoi occhi neri e profondi bruciare i miei.
Io… sapevo che avrei dovuto dire qualcosa, ora che finalmente avevo le idee chiare, ma…
Oh, non sapevo cosa dire!
Impedii al mio sguardo di continuare a vagare da Ace ai miei piedi, sforzandomi di fissarlo negli occhi e di dire cosa pensavo:
“…”
Ma perché era così bello?
I capelli nerissimi ricadevano ribelli e ondulati ai lati degli occhi dal taglio affilato, anch’essi neri come l’ebano e ardenti come carboni, e incorniciavano il viso abbronzato e spruzzato di lentiggini fino alla linea morbida della labbra; faceva uno strano effetto vederlo così, a dorso nudo anche sotto la neve, con la collana rosso corallo che spiccava sui pettorali e gli addominali perfettamente definiti che facevano bella mostra di sé.
Deglutii: mi ero quasi scordata quello che volevo dire.
O meglio, quello che volevo dire lo sapevo, quello che non sapevo era come dirlo.
Eppure arrivati a quel punto non sarebbe dovuto essere difficile no?!
“Hey…?”
Mi richiamò, perplesso.
Sussultai, accorgendomi che il mio sguardo era di nuovo scivolato a nascondersi tra la neve caduta, tornando a fissarlo negli occhi:
“Io…”
Mi arresi, scegliendo per l’ennesima volta la via più facile, intrecciando le braccia al suo collo ed abbracciandolo forte.
Rise piano, ricambiando l’abbraccio:
“E’ il tuo modo per dire che mi vuoi bene?”
“Si.”
Mugugnai nascondendo il viso contro il suo collo, intrecciando le dita tra i suoi capelli corvini.
“Ace, mi sono innamorata di te”
Ammisi infine, scostando appena il viso per incontrare il suo sguardo, trattenendo il respiro.
Vidi le fiamme nei suoi occhi iniziare ad ardere con più forza, un secondo prima che le sue labbra si poggiassero sulle mie.
Mi rilassai, baciandolo a mia volta: era così caldo, che mi dimenticai completamente di essere su un isola invernale, in mezzo alla neve.
 

 Spazio autrice:
Signore mie, ce l'abbiamo fattaaaaaaaaaaaaaaaaaa XD
Sono stata cattiva e ve l'ho fatto sudare questo momento, spero solo di non aver deluso le vostre aspettative :)

E ora, passiamo alle cose serie: ormai, questa storia è alla fine!
Nel senso, io ho ancora un paio di scene in mente, ma ormai in 2-3 capitoli saremo alla fine...
A dire il vero sto pensando già ad un seguito (ma ancora ho le idee moooolto confuse), mentre ho avuto oggi la folgorazione per una fic comico demenziale, sempre con il nostro Ace come protagonista (ma ci sarà anche Mikami, anche se soltanto come pg secondario)...
Ah, ho fatto un account su deviantart: se cliccate sulla sfera vicino al mio nick andrete direttamente alla mia pagina.
Questo è solo per dire che siccome amo disegnare, non ho potuto fare a meno di fare qualche disegno sulla storia e che se volete lo trovate lì :)
A prestooo a tutteeee :*

 
 
 
 
  
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