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Autore: iusip    29/09/2006    5 recensioni
Scozia,anno 1235. La Scozia è divisa in due parti:da una parte ci sono i conquistatori normanni,fedeli al re d'Inghilterra...dall'altra gli indomiti scozzesi,fieri e combattivi. Lady Kaori sogna di sposare un biondo normanno...ma il destino,si sa,è spesso capriccioso...
Genere: Romantico, Avventura, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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DUE ANNI DOPO

“Mamma, papà, guardate come cammina bene Marianne!”

Seamus era entusiasta della sua sorellina.

Era una bimba di appena due anni, ma era già evidente che aveva ereditato la caparbietà di Kaori e l’impulsività di Ryo.

Quando si metteva in testa una cosa, era impossibile farle cambiare idea.

Per di più era estremamente orgogliosa come il suo papà.

Negli ultimi tempi aveva provato in continuazione a camminare in posizione eretta, cadendo ogni volta, ma quella peste voleva fare tutto da sola.

Non appena Kaori o Seamus cercavano di aiutarla, infatti, si metteva seduta con uno sguardo imbronciato e si rifiutava di afferrare la mano della sua mamma, che avrebbe voluto aiutarla a rialzarsi.

Quella mattina avevano deciso di fare una passeggiata nei boschi, solo Ryo, Kaori, Seamus e la nuova arrivata.

Ryo e Kaori erano stesi su una coperta, intenti a baciarsi e coccolarsi.

Si fidavano ciecamente di Seamus, che badava alla sua sorellina con estrema attenzione.

Era nata in una giornata di primavera, ventosa e soleggiata.

Ryo aveva insistito per assistere al parto, ma quando aveva visto la testolina bruna di sua figlia affacciarsi al mondo per la prima volta, il possente e impavido guerriero aveva roteato gli occhi all’insù ed era poco virilmente svenuto.

Avevano deciso di chiamarla Marianne, come la mamma di Kaori, anche se Ryo avrebbe preferito darle un nome scozzese e non normanno.

Alla fine Kaori l’aveva convinto, promettendogli che si sarebbe impegnata a dargli al più presto altri figli, ai quali sarebbero toccati nomi scozzesi…e Ryo non era riuscito a resistere allo sguardo languido e seducente della sua mogliettina.

Si erano sposati subito dopo la nascita di Marianne, e Ryo non avrebbe mai dimenticato quel giorno.

Quando aveva visto Kaori camminare verso di lui, con indosso l’abito rosso che era appartenuto a sua madre e in braccio la loro bambina, il cuore aveva cominciato a battergli all’impazzata e la sua capacità di respirare si era praticamente azzerata.

La cerimonia era stata semplice e rapida, visto che, per quanto li riguardava, Ryo e Kaori si erano scambiati quelle promesse d’amore ogni giorno, da quando Ryo aveva finalmente ammesso di essere innamorato di lei.

Anche Umi e Miki, con il suo bel pancione, avevano deciso di sposarsi subito dopo la nascita del bambino.

Mick e Kazue, invece, sostenevano di volersi conoscere bene, prima di compiere un passo importante come il matrimonio, ma nessuno aveva dubbi sul fatto che alla fine anche loro avrebbero messo su famiglia.

Kaori sospirò contenta, mentre Ryo le baciava il collo e la scollatura dell’abito azzurro che indossava.

Il richiamo di Seamus li riportò alla realtà.

Si tirarono a sedere, ma Ryo non la lasciò andare. Poggiò la schiena al tronco di un albero e la attirò tra le sue gambe, circondandole la vita con le braccia e poggiando la testa nell’incavo del collo della donna.

Entrambi sorrisero, quando videro Marianne sgambettare tutta soddisfatta, con Seamus che la seguiva passo passo, senza mai perderla d’occhio.

La bambina perse l’equilibrio e cadde con il sederino sull’erba, ma in quattro e quattr’otto si rialzò, camminando un po’ traballante verso le braccia aperte di Kaori.

Si gettò tra le braccia della sua mamma, accarezzando con le manine il suo viso.

Poi spostò l’attenzione verso Ryo. Lo fissò per un attimo con quegli occhioni neri, così simili ai suoi.

“Papà.”

Il cuore sembrò esplodergli nel petto, quando sentì quella parolina pronunciata dalla voce infantile di sua figlia.

Fino ad allora, Marianne aveva pronunciato solo alcune parole, tra cui “mamma” e “Mus”, che era l’appellativo con cui chiamava Seamus.

Ma non aveva mai pronunciato la parola “papà”, con sommo dispiacere di Ryo, che aveva cominciato a credere che sua figlia lo odiasse per qualche oscura ragione.

Kaori lo aveva sempre rassicurato, assicurandogli che i suoi timori erano assolutamente infondati e ingiustificati, ma l’inquietudine di Ryo non si era totalmente dissolta.

Ma adesso sua figlia aveva pronunciato quella parola in maniera talmente chiara e inequivocabile che era impossibile sbagliarsi. Aveva detto proprio “papà.”

Kaori lo baciò sulla guancia, stronfiando il naso contro il suo.

“Hai sentito amore? Vuole andare dal suo papà.”

Gli sorrise dolcemente, mentre lui era ancora profondamente emozionato.

Marianne tendeva le braccia verso di lui, fiduciosa.

La prese dolcemente in braccio. Era così piccola, l’idea di poterle fare del male lo terrorizzava.

La bambina si acciambellò contro il suo petto, mentre con una manina giocava con il suo orecchio.

Kaori li guardò, e si accorse intenerita che gli occhi di Ryo erano lucidi.

Sapeva che era indispensabile per lui essere un buon padre, e spesso lei l’aveva dovuto rassicurare a questo proposito.

Abbracciò Seamus, che era rimasto a guardare la scena con un pizzico di gelosia infantile.

“Non preoccuparti, tesoro, Ryo vuole molto bene anche a te. Proprio ieri mi ha detto che è orgoglioso di te, e che sicuramente diventerai un guerriero forte e coraggioso come lui.”, gli sussurrò all’orecchio.

Seamus fu stupito da quelle parole, ma ne rimase profondamente soddisfatto.

Aveva una mamma, un papà e perfino una sorellina!!

I brutti ricordi non erano dimenticati, ma gli incubi non lo tormentavano più.

Aveva una vera famiglia adesso, e questa era l’unica cosa che contava davvero.





Erano stesi nel lettone, nudi e appagati dopo aver fatto l’amore, e si stavano vezzeggiando come due adolescenti.

Le loro giornate erano sempre frenetiche, con due pesti alle quali badare, ma la notte, dopo aver messo a letto i bambini, era riservata a loro due soltanto.

In quei momenti di intimità si accarezzavano a vicenda, scherzavano, si scambiavano baci appassionati o teneri, ma c’erano anche dei lunghi lassi di tempo in cui si fissavano semplicemente negli occhi, senza parlare, perché loro non avevano bisogno di parole per comunicare.

Kaori spezzò quel silenzio fatto di tacite promesse ripetute ogni notte.

“Ryo?”

“Mmh?”

“Grazie per avermi rapita.”

L’uomo rise di gusto.

“Non mi sembravi così contenta, quella notte nella grotta. Pensavi che fossi un…aspetta, come mi hai definito? Rozzo? Arrogante? Non ricordo le parole esatte.”

“Sai, in realtà lo penso ancora.”

“Ah si? Ne sei proprio sicura?”

La intrappolò sotto il suo corpo, ricoprendole il collo di baci sensuali.

“Sicurissima…non riuscirai a farmi cambiare idea così facilmente, mio caro…”

Ma il suo sussurro era già carico di passione e di dolce arrendevolezza.

Le mani di Ryo le accarezzarono il corpo, infiammandola.

Stavano perdendo entrambi il controllo, quando uno strillo acuto li riportò bruscamente alla realtà.

Kaori fece per alzarsi.

“Lascia stare, amore, faccio io.”

Si strinse il lenzuolo attorno ai fianchi e sollevò Marianne dalla culla nella quale la bambina dormiva.

La cullò un po’ tra le sue braccia, e lei si mise il pollice in bocca, tornando pacificamente a dormire.

Ryo la coprì con cura, poi tornò accanto a Kaori, che lo baciò con amore.

“Sai, è proprio una bambina stupenda. Ha i tuoi stessi occhi, neri e profondi.”

“Sì, ma il temperamento l’ha ereditato da te. E anche i capelli rossi.”

“Il sorriso invece è uguale al tuo. Quando ride si formano delle fossette sulle guance, le stesse che hai tu!”

“Io non ho le fossette sulle guance!”

“Sì, invece! E sei così carino e tenero…”

“Kaori, quante volte devo dirti di non chiamarmi così? Ne va della mia virilità!”

Lei sorrise, poi si strinse a lui.

“In ogni caso, diventerà una donna bellissima, proprio come sua madre. E i giovani scozzesi faranno a gara per conquistare il suo cuore.”

“Ma scusa, chi ti dice che si innamorerà di uno scozzese? E se fosse un normanno biondo e virile a stregarla?”

“Trovi che i normanni siano virili?”

“Certo…”

“Allora si vede che hai già dimenticato quanto sono virili gli scozzesi. Dovrò rinfrescarti la memoria, amore mio…”

“Comunque, non hai risposto alla mia domanda…cosa faresti se si innamorasse di un normanno? Benediresti le loro nozze come mio fratello ha fatto con me?”

“Marianne dovrebbe passare sul mio corpo, prima di sposare un normanno.”

“Che ne dici se fosse sua madre, a passare sul tuo corpo?”

Lo sguardo di Kaori era languido e malizioso, mentre si posizionava su di lui.

Ryo gemette.

“Beh, in questo caso…penso che ne potremmo discutere…”, rispose, con un sussurro caldo e sensuale.





E, dato che stiamo parlando di Ryo Saeba, sono sicura che ne “discussero” tutta la notte.





FINE







Ho appena messo la parola “fine” a questa storia, e già un po’ mi dispiace. Sarà la sindrome da cordone ombelicale, non so, fatto sta che quando crei dei personaggi, una storia, delle emozioni, ti ci affezioni.

In ogni parola che ho scritto c’è qualcosa di quello che ero, di quello che sono e di quello che avrei voluto essere. In ogni parola c’è una parte di me, ma non sarebbe corretto dire che si scrive per sé stessi.

Si scrive per sfogarsi, per dimenticare, per ricordare e per mille altre cose. Ma la scrittura non è mai fine a sé stessa. Siete voi lettori che date un senso ad ogni singola parola che io scrivo, amando oppure odiando i personaggi, emozionandovi, immedesimandovi nelle varie situazioni.

Io ho provato tantissime emozioni scrivendo questa storia, ma il compito di uno scrittore (anche se io non oserei mai definirmi tale) non è semplicemente quello di provare emozioni, perché altrimenti sarebbero tutti scrittori. Il compito di uno scrittore è quello di trasmettere le emozioni che prova, di farle arrivare a chi legge.

Se sono riuscita a trasmettervi queste emozioni, allora posso ritenermi davvero soddisfatta.

Ma se sono stata capace di terminare questa storia, di trovare la giusta ispirazione per scrivere trenta capitoli, il merito è soltanto vostro.

Voi, con i vostri commenti, il vostro entusiasmo, il vostro affetto costante, mi avete permesso di continuare a scrivere, di portare avanti questa storia.

Non l’avrei mai terminata senza il sostegno di tutti voi. È per questo che mi sento in dovere di ringraziarvi, per la vostra gentilezza e perché su manganet ho trovato delle vere amiche.

Grazie infinite a:

MARY

BLUKING

MOZZI84

SOGNOIMMORTALE

MISTRAL

ARUKO

SABRINA

LONDONLILYT

PAOLEZ

RAYNE

MISTRAL





Infine volevo avvisarvi che per un po’ di tempo non potrò aggiornare il Diario, perché domenica parto per Roma, dove frequenterò l’università.

Avendo preso una casa in affitto, non so se e quando riuscirò ad usufruire di internet…

Ma vi prometto che non smetterò di scrivere il Diario, che è stato molto apprezzato (grazie mille), e appena ne avrò la possibilità posterò i nuovi capitoli.

Che altro dire…un bacione e alla prossima!

Fly 87
  
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