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Autore: LucyToo    24/02/2012    3 recensioni
Kurt aiuta Dave a trovare la via d'uscita dal suo nascondiglio. Quando le cose prendono una piega peggiore di quanto potesse aver mai immaginato, è compito di Kurt aiutare Dave a rimettere insieme i pezzi. Non-con, violenza, omofobia.
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"Allora pensa a questo: se lo fai, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Onestamente, non voglio essere impertinente, ma dovresti pensarci sul serio. Perché se immagini la cosa peggiore che potrebbe succederti e la confronti con l'inferno in cui stai vivendo adesso... vedrai qual è la scelta migliore e potrai prendere una decisione in modo più semplice.
E per quel che conta... anche se non sceglierai la strada che penso dovresti, sono comunque abbastanza fiero di te."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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The Worst That Could Happen
- Capitolo 29 -

http://www.fanfiction.net/s/7109340/29/The_Worst_That_Could_Happen


 

Era pronto, si era fatto coraggio.

Era ciò che Kurt si disse mentre le primissime note di una canzone sconosciuta filtravano dagli auricolari.

Conosceva Dave, dopo tutto. Sapeva che Dave lo amava, che Dave probabilmente era innamorato di lui da un po’. Da molto più tempo di quanto immaginasse.

Kurt comprendeva tutto quanto, quindi sapeva già cosa sarebbe successo dopo. Faceva male amare qualcuno senza essere ricambiato. Kurt ci era passato. Aveva ascoltato tutta la musica irrequieta possibile a causa di Blaine o (con ancora maggior imbarazzo) di Finn. Aveva avuto anche una fase di breve durata dove sentiva canzoni d’amore disperate per Sam Evans.

Facendolo, sapeva già che ci sarebbe stata della roba eclettica sulla list- quando aveva sbirciato la prima volta l’elenco, aveva notato nomi come Roberta Flack e Tom Waits, musicisti autorevoli in là con gli anni che conosceva di nome ma di cui non andava pazzo, assieme a dei brani rock più moderni che riconosceva marginalmente solo tramite Finn o gli altri ragazzi al McKinley.  

Non era nemmeno più sorpreso dal fatto che quei nomi sulla list lo stupissero. Sapeva così tanto su Dave da non dare per scontati i suoi gusti in fatto di musica o qualsiasi altra cosa che contasse.

Il suo piano consisteva almeno nell’ascoltare la maggior parte della playlist, e poi andare da Dave a parlargliene. Aveva già pensato di andare verso la stanza di Dave e chiacchierare con lui prima che vedesse il biglietto e l’Ipod sul suo letto- era stanco di attendere, stanco di sentirsi come bloccato sul precipizio, come se la sua vita si fosse rallentata fino al punto di essere in attesa di fare un salto in avanti o un passo indietro.

Aveva bisogno di parlare con Dave, di essere interamente aperto e onesto, di vedere a che punto si trovavano entrambi e dove sarebbero potuti andare dopo.

Ma le canzoni minacciavano di farlo sviare.

La prima ad uscire fu, come se fosse stata il destino a sceglierla, ‘Mad World’. Kurt la conosceva, nonostante avesse più familiarità con una versione differente da quella che Dave aveva.

Ascoltò la maggior parte di quella versione più lenta, meno pomposa e malinconica di una canzone che era già malinconica di suo. Andò avanti perché già la conosceva e il verso che faceva riferimento ai sogni riguardanti la morte lo rese stranamente teso.

I pezzi successivi…

Non erano riguardo un amore non corrisposto. Non parlavano dell'angoscia che si prova generalmente quando si è soli. Non erano niente di così vago o prevedibile. Le ascoltò solo per pochi minuti, prima che l’amarezza assoluta della musica minacciasse di soffocarlo.

Nessuna di esse gli era in qualche modo familiare, ma ognuna gli rimase fissa nella testa- versi, melodie, le musiche cupe e le voci addolorate.

Self-inflicted circus clown
I'm tired of the song and dance
Living a charade, always on parade
What a mess I've made of my existence.

[Natalie Grant, The real me:
Clown da circo autolesionista
Sono stanca della musica e della danza
Vivere in una sciarada, sempre in processione
Ho fatto della mia vita un pasticcio]

I wake up, it's a bad dream
No one on my side, I was fighting
But I just feel too tired to be fighting.

[Keane, A bad dream:
Mi sveglio, è un brutto sogno
Nessuno al mio fianco, stavo combattendo
Ma mi sento troppo stanco per combattere]

I Coldplay, e questo sorprese Kurt fino a quando non ascoltò le parole.

Just because I'm hurting doesn't mean I'm hurt
Doesn't mean I didn't get what I deserved.

[Coldplay, Lost!:
Solo perché sto ferendo non vuol dire che io sia ferito
Non vuol dire che non abbia avuto ciò che mi meritavo]

Una cantante con una voce tesa che Kurt non riuscì a focalizzare: 
'm not as callous as you think
I
 barely breath when you are near
I'm getting smaller by degrees
You said you'd help me disappear.
[Amanda Palmer, Another year:
Non sono così indifferente come tu pensi
Riesco a malapena a respirare quando mi sei vicino
Mi sto rimpicciolendo momento dopo momento
Hai detto che mi avresti aiutato a scomparire]

Gnarls Barkley, e fu in quel momento che Kurt realizzò che aveva le lacrime che gli solcavano il viso. 

And I've tried
Everything but suicide
But it's crossed my mind.

[Gnarls Barkley, Just a thought:
E ho provato
tutto tranne il suicidio
Ma mi è passato per la mente.]

Ascoltò tutte le canzoni una ad una, ascoltò le loro parole. Riuscì a sperimentare l’amarezza, l’odio per se stessi, l’infelicità di vivere una vita che era una menzogna.

Dave gli aveva detto una o due volte perché lo odiava così tanto, ciò che simboleggiava nella sua testa: qualcuno che aveva il coraggio di non vivere la bugia in cui Dave tirava avanti. Qualcuno più forte, più coraggioso. Ed era su quello che erano basati quei pezzi: non sulla forza che Kurt possedeva, ma sulla debolezza che Dave disprezzava in se stesso.

Ecco come Kurt faceva sentire Dave.

E proprio quando pensava che non ci fosse nient’altro in quella lista tranne che disistima e disgusto per se stessi, trovò il tipo di canzoni che si aspettava di trovare, quelle dove la persona che odia completamente se stessa parla dell’amare qualcuno.

C’era una canzone dei Radiohead che Kurt conosceva. Che tutti quanti probabilmente conoscevano:
I want you to notice when I'm not around
You're so fucking special
I wish I was special.

[Radiohead, Creep:
Voglio che tu possa notare la mia assenza
Sei così speciale, cazzo
Vorrei essere speciale]

Poi, una voce che Kurt riconobbe ma non riuscì a fare altrettanto con la canzone:
Who's breathless now, who only hyperventilates?
Who'd die for you, who's dying inside anyway?
Which one of us is sunshine and which one's growing dim?
Two men dream of you at night, do you just dream of him?

[Barenaked Ladies, The Wrong Man Was Convicted:
Chi é senza respiro adesso, chi sta semplicemente iperventilando?
Chi morirebbe per te, chi sta morendo dentro comunque?
Quale tra noi è il sole e quale sta sfiorendo? Due uomini ti sognano la notte, tu sogni lui? ]

It's just you and me against me. [Siete tu e me contro me stesso]

Quella canzone che Kurt aveva sentito prima, la prima volta nell’ospedale che era in cima alla playlist.

The mirror is a trigger and your mouth's a gun.
[Danger Mouse/Daniele Luppi, Two Against One:
Lo specchio è un grilletto e la tua bocca è una pistola]

Una specie di canto funebre più lento: 
pray you've heard the words I've spoken
Dare to believe, only one last time
Then I'll let the darkness cover me
Deny everything.

[Disturbia, Darkness: Prego affinché tu abbia ascoltato le parole che io ho pronunciato
Osa crederci, ancora un’altra volta
Dopodiché lascerò che l’oscurità mi avvolga
Negherò ogni cosa.]

Le canzoni rock più recenti, i classici più in là con tempo, erano tutte identiche. Da Ella Fitzgerald (They're writing songs of love, but not for me/A lucky star's above, but not for me; Stanno scrivendo canzoni d’amore, ma non per me/ Una buona stella è in cielo, ma non per me, But not for me) alla voce resa roca dal whiskey di Tom Waits (Nobody, nobody will ever love you/the way I could love you; Nessuno, nessuno ti amerà mai/ nel modo in cui avrei potuto amarti io, Nobody). Dall’occasionale e sorprendente canzone pop da Top 40 (Daniel Bedingfield, If You’re Not The One : I can't take it, I don't understand/If I'm not made for you then why does my heart tell me that I am? Non ci riesco, non lo so/ se non sono fatto per te perché il mio cuore mi dice che lo sono?) a cantanti di nicchia come Rickie Lee Jones  (Rickie Lee Jones , A Lucky Guy: He goes to sleep at night/He don't turn off the light/And wonder how to find me/Or if I'm alone, Lui va a dormire/ Non spegne la luce/ E mi chiedo come possa trovarmi/ O se sono sola).

I sentimenti che legavano tra loro le canzoni non erano semplici come un amore non corrisposto. Erano canzoni riguardanti persone che non meritano l’amore che desiderano e che si odiano per questo. Anche i pezzi dove il messaggio non era completamente chiaro dovevano essere viste sotto una luce diversa vista la loro presenza nella playlist.

Anche una splendida ballata classica, anche Roberta Flack che cantava The First Time Ever I Saw Your Face, assumeva una declinazione dolorosa e depressive. Come se lei stesse solo fantasticando riguardo qualcuno che non avrà mai. Come se il delicato tono della sua voce fosse amarezza, non amore.

Kurt interruppe le canzoni una ad una, le ascoltava abbastanza da capire il loro significato e poi passava alla successiva. Ogni volta che premeva il tasto per andare alla canzone dopo, sperava sempre in qualcosa di diverso. Qualcosa che avesse anche la minima traccia di ottimismo.

Ma non fu così. Canzone dopo canzone, tutte erano sulla rassegnazione, la gelosia, la rabbia, l’infelicità. Non c’era una sola canzone su qualcosa come la speranza. Era amore, chiaramente amore, ma così doloroso e disperato da far male. Era amore, come anche qualcosa di tragico.

Avvilito, passò oltre la canzone che stava scorrendo in quel momento (Blue October, Hate me: Hate me for all the things I didn't do for you; Odiami per tutte le cose che non ho fatto per te) e analizzò le poche rimaste. Dovette schiarirsi gli occhi dalle lacrime per riuscire a vedere chiaramente il piccolo schermo e individuò un nome che lo aveva fatto ridere quando lo aveva notato per la prima volta sulla lista settimane prima.

Tom Jones. Cosa mai al mondo avrebbe mai potuto cantare Tom Jones di così depressivo come il resto di quella lista?

Cliccò sulla canzone, serrando le palpebre, attendendo con l’agitazione nello stomaco. Sperando in qualcosa di più positivo.

I, I who have nothing
I, I who have no one
Adore you, and want you so
I'm just a no one,
With nothing to give you but oh
I love You
 
He, He buys you diamonds
Bright, sparkling diamonds
But believe me, dear when I say,
That he can give you the world,
But he'll never love you the way
I love You

[Io, io non ho nulla, io, io non ho nessuno, ti adoro e ti voglio così tanto, non sono che nessuno con assolutamente niente da darti ma ti amo. Lui ti compra diamanti, splendenti, scintillanti diamanti ma credimi cara quando ti dico che lui potrebbe anche darti il mondo ma non ti amerà mai nel modo in cui ti amo io.]

 Kurt scosse la testa verso la fine della seconda strofa, per via del crescendo della musica e della fine di quelle parole protratte e dolorose.

Dave lo amava. Dave lo amava senza alcuna speranza, senza alcuna convinzione che qualcosa sarebbe mai potuto nascere tra loro. Non era stata la cecità di Kurt che lo aveva reso inconsapevole dei sentimenti di Dave per così tanto tempo. Era ottuso, certo, ma aveva tenuto assolutamente la sua concentrazione su Dave Karofsky per settimane. Nessuno sarebbe stato così ottuso.

Non lo aveva notato perché Dave non gli aveva dato indicazioni. In qualsiasi modo Dave guardasse Kurt quando Kurt stesso non l’osservava, in qualsiasi modo agisse, in maniera così ovvia a qualsiasi altra persona, non aveva lasciato sfuggire niente a Kurt stesso. Perché non credeva ci fosse una possibilità. Il suo amore per Kurt non era qualcosa che avesse necessità di avere un confronto. Era un fardello che doveva trasportare. Tutto qui.

Kurt avrebbe dovuto essere in grado di convincersi a essere più indeciso dopo aver ascoltato quella lista. Avrebbe dovuto essere in grado di bloccare il tutto, di posticiparlo e di discuterlo continuamente, nonostante la separazione da Blaine, nonostante la dottoressa Maddie e la sua chiacchierata avvolgente come una bolla.

Era una cosa enorme, una cosa spaventosa e Kurt avrebbe dovuto essere in grado di essere calmo e cauto al riguardo.

Ma non in quel momento.
 


Spense la musica, asciugò le lacrime e il tempo che gli ci volle per andare dal suo letto alla porta della camera di Dave era troppo poco per ritardare quello che ormai era ovvio.

Non attese che Dave rispondesse, non si bloccò nei secondi tra l’aver battuto alla porta e l’averla aperta. Chiuse l’uscio velocemente alle sue spalle, appoggiandosi ad esso, tenendo in mano l’iPod come se fosse una specie di capo di imputazione.

“Ti senti ancora in questo modo?” chiese, la voce tremante e le lacrime riempivano ancora i suoi occhi così tanto che vedeva Dave seduto sul letto completamente annebbiato.

Ci fu una pausa striminzita, un cambiamento nella figura sfocata sul letto.

“Cazzo,” disse Dave come risposta, in modo basso, facendo da eco al tipo di abbattimento che Kurt si sarebbe aspettato da qualcuno con quell’orribile playlist sul proprio orribile iPod. “Lo ucciderò, cazzo.”

“Rispondimi!” Kurt scacciò via le lacrime dagli occhi, muovendosi verso il letto e scagliando l’iPod lontano. Rimbalzò sul materasso e cadde sul pavimento con un rumore sordo, ma non gli dedicò un secondo della sua attenzione. “Ti senti ancora cosi?”

Quando la sua visuale si rischiarò abbastanza facendo sbattere le palpebre, vide Dave più chiaramente, la testa inclinata al muro, la gola esposta, gli occhi chiusi.

“Kurt, te l’ho detto… ti ho detto che non voglio crearti alcun problema, o…”

“Non riguarda me! Questa cosa non riguarda me! Ti senti ancora in questo modo riguardo te stesso?”

Gli occhi di Dave si spalancarono, la sua testa si abbassò, era pallido e teso come se fosse invecchiato di trent’anni da quando aveva lasciato poco prima Kurt e Blaine al piano di sotto. “Cosa?”

Kurt fece ciondolare il capo, si spostò verso il letto, chiudendo le mani a pugno nel tentativo di trattenere le lacrime.

“Dio, Dave, non ce la faccio…” Si sedette pesantemente sul bordo del letto, appoggiandosi e seppellendo il viso tra le mani. “Non riesco a sopportare il modo in cui ti rapporti a te stesso. Dall’inizio, da quando mi hai inviato quelle email insistendo sul fatto che tu avessi ancora delle colpe da espiare per un paio di errori fatti mesi prima. Il modo in cui tu ti paragoni a quei bastardi che ti hanno fatto del male, e le pillole, e…”

Dave si voltò alle sue spalle e la sua risposta esitante fu tranquilla. “E’… io sto meglio adesso. In tante cose. Sul serio.”

Kurt scosse  la testa. “A volte mi spavento per te. Non importa ciò che dico o ciò che faccio, quei pensieri orribili nella tua testa saranno sempre più forti di me.”

"Come se qualcuno potesse parlarti da sopra quando vuoi avere ragione."

Dave provò a scherzare, ridendo leggermente e sospirò quando la cosa non ebbe successo. “Sto meglio, Kurt. Lo giuro.”

Kurt si trascinò verso di lui respiro dopo respiro e, quando percepì la mano di Dave come un carico caldo sulla sua schiena, questo lo aiutò almeno a sentirsi meno al centro dell’attenzione.

“La dottoressa sta aiutando. Lo sta già facendo. E tu… Cristo, Kurt, non riesco nemmeno a dirtelo. Ti sento nella mia testa, te lo giuro, davvero. Comincio a pensare a queste solite cose negative, poi escono questi nuovi pensieri e li soffoco, e sembrano proprio te. Ti sento dirmi che non sono come quei ragazzi o che le cose che ti ho fatto non contano più. So che sono diverso dalla persona che ero. ”

Kurt annuì in accordo con il suo ragionamento, la sua speranza.

“Tu mi aiuti, la dottoressa mi aiuta, e... l’hockey mi aiuta, e la scuola. Tutto mi sta aiutando. Te lo giuro… Io non…”, la voce di Dave tremò.

Kurt si girò verso di lui, spostando le sue gambe sul letto.

Dave lasciò cadere le mani. Se ne stava seduto lì, le ginocchia attaccate al petto e c’era del dolore dipinto sul suo volto, ma non quel dolore del passato, di cui Kurt continuava ad avere dei flash. Non era il dolore di cui quelle canzoni parlavano.

”Non devo nemmeno più ascoltarti la mattina”, disse distogliendo lo sguardo da Kurt, “ho di nuovo altre cose che mi rendono felice. Anche se tu resti quella migliore, ora ho altre cose. Cristo, l’ultima cosa che avrei mai voluto fare era farti sentire in colpa, o…”

Kurt rise a quella frase, quasi singhiozzando. “Non mi sento in colpa”, disse onestamente. “Avrei preferito capirlo prima, ma... Ho cercato di fare del mio meglio. Dave, non posso fare di più di quello che sto facendo per te. Non posso sentirmi in colpa per questo”.

“Non dovresti in ogni caso”. Dave prese coraggio e fece un sorriso. “Hai fatto molte più cose di quante ne avrebbe fatte chiunque altro. E… non hai detto nulla su… su tutto il resto, ma dovresti saperlo. Non mi aspetto niente di più da te. Sono felice, Kurt. Te lo giuro, sono felice di come stanno le cose ora. Blaine ha detto che avrei dovuto dirtelo… ma non mi serve nient’altro da te. Dio, ha insistito così tanto sul fatto che avrei dovuto dirtelo…”. Si fermò, accigliato. Probabilmente stava cercando di capire meglio Blaine e perché gli avesse detto di confessare i suoi pensieri ed i suoi sentimenti al suo fidanzato.

Scosse la testa dopo un momento. “Non voglio che le cose tra noi vadano male, Kurt. Posso sopportare qualsiasi altra cosa nel mondo, ma non posso perdere te”.

Kurt incrociò i suoi occhi, lo shock, la pena ed il dolore causati da quelle canzoni scomparvero.

Qualcosa di diverso, di più grande ed importante e in qualche modo più soffice, prese il posto persino della paura.

Mantenne il contatto con lo sguardo di Dave. “Blaine ed io ci siamo lasciati”.

Dave inghiottì a vuoto. Cercò immediatamente il viso di Kurt, ma la sua espressione non cambiò di molto. “Come?”

“Da quando tu te ne sei andato”. Kurt fece un respiro e lo trattenne. “Ma sarebbe dovuto succedere molto prima. Avrei dovuto mettere fine al nostro rapporto settimane fa, la prima volta che mi sono resto conto che c’era qualcuno di più importante di lui nella mia vita”.

La bocca di Dave si chiuse, le sue labbra erano strette. Osservò ancora il viso di Kurt, i suoi occhi, con più urgenza.

”Non penso…”, la voce di Kurt si fece più debole ed inghiottì nuovamente, schiarendosi la gola. “Non penso fosse così insistente perché sapeva cosa provavi tu, Dave. Era perché sapeva cosa provavo io”.

“Cosa…”, Dave provò a parlare, ma si fermò. Aveva detto solo una parola, ma quello sembrava il massimo che riuscisse a dire.

I suoi occhi erano chiusi, in guardia, Kurt odiava i momenti in cui si rendeva conto che Dave si stava nascondendo da lui. Non funzionava mai, comunque – Kurt ormai lo conosceva troppo bene.

Gli occhi di Dave si stavano nascondendo da lui, ma il suo viso pallido e teso sembrava abbandonato a se stesso senza le mani di Kurt a toccarlo. Kurt si avvicinò, doveva. Perché le punte delle sue mani gli fecero male finché non toccarono i suoi lineamenti, e sentiva il bisogno di arrivare a toccare i suoi zigomi. Dave scosse la testa mentre Kurt lo toccava. Spostò il viso da un lato, come per scostarsi da Kurt, ma dopodiché non si mosse più.

Deglutì un’altra volta, Kurt l’aveva sentito grazie al silenzio che li circondava.

“Kurt. Questo non… Dio, non farmi questo. Ti prego. Non è questo il motivo per cui io…”

Kurt sorrise, perché Dave poteva anche essere in grado di nascondere i suoi occhi, ma Kurt ormai lo conosceva troppo bene. Conosceva la sua voce, il tremolio nelle sue parole, il controllo che ormai gli stava sfuggendo e il tipo di speranza più dolorosa che stava iniziando a crescere dentro di lui.

Era una cosa importante; era su di una scogliera, su un dirupo, e stava facendo un passo verso il vuoto più velocemente di quanto avrebbe creduto possibile. Ammettere i propri sentimenti… quando era stata la volta di rivelarli a se stesso, aveva esitato e aveva giocato all’Amleto con le sue indecisioni. Ora che era giunto il momento di dirlo a Dave, per farlo sentire meglio, per togliergli ogni sofferenza, era un milione di volte più semplice. Kurt avrebbe fatto di tutto per Dave. Sapeva questa cosa da un bel po’ di tempo, ormai. Sarebbe andato contro ai peggiori pericoli, a cose che mai avrebbe pensato di poter fronteggiare. Si sarebbe messo al secondo posto senza nemmeno pensarci. Avrebbe rischiato qualsiasi cosa per lui, ed era esattamente quello che stava facendo in quel momento.

Prima di allora aveva rischiato la sua sicurezza, il suo sonno, la sua salute, il suo senso di sicurezza verso il mondo che lo circondava. Mettere a rischio i suoi sentimenti era stato semplice in modo ridicolo ed era sorpreso di averci impiegato così tanto tempo.

“Non ha niente a cui vedere con quello che hai fatto”, disse, non riuscendo ad evitare un sorriso.

“Sarei venuto da te in ogni caso, ancor prima di aver trovato quelle canzoni. Per una volta non si tratta di te, Dave.”

Dave deglutì, il suo respiro si era fatto quasi impercettibile e non riusciva a guardare Kurt negli occhi.

“Si tratta di me. Si tratta di me che sto facendo l’egoista. Si tratta di me che non sono soddisfatto del ragazzo affascinante, talentuoso e ben curato che mi ama, perché voglio di più.”

“Di più?”. Dave rise amaramente, e in quel suono c’era di nuovo quell’odio verso se stesso.

”Di più”. Kurt spostò le sue dita, sopra l’orecchio di Dave e attraverso i suoi capelli.

“Ci ho pensato un bel po’ ultimamente, Dave. Sai cosa voglio?”

Dave fece segno di no con la testa, restando innaturalmente immobile sotto il tocco di Kurt.

“Voglio… le omelettes. E i concetti della fisica. Voglio shawarma, e… e una vita priva di qualsivoglia apostrofo, e qualcuno che riesca a farmi ridere più forte di quanto io abbia mai fatto prima di allora, che mi faccia toccare il mio naso nel bel mezzo della scuola in nome di qualche parola scientifica di cui non riesco nemmeno a ricordare il nome”.

Dave rise di nuovo, in modo soffocato ma senza l’amarezza di prima. I suoi occhi si spostarono un attimo, ma non sembrava ancora in grado di guardare Kurt. Kurt accarezzò i capelli di Dave, e la libertà in quel gesto lo stordiva. Non aveva bisogno di tranquillizzarlo, non aveva bisogno di trattenersi dal toccarlo per farlo stare calmo. Studiò Dave, aveva voglia di farlo sorridere in modo da poter finalmente cedere alla sua voglia di toccargli la curva delle sue guance.

”Voglio”, disse dopo un momento, “qualcuno che mi voglia così tanto da ascoltare canzoni terribili per convincere se stesso che non può avermi. Voglio qualcuno le cui risate attraverso un telefono mi facciano tremare così tanto da farmi perdere la concezione del tempo. Qualcuno di così forte da riuscire a rimettere insieme i pezzi di se stesso dopo aver passato le cose peggiori. Qualcuno che abbia perso tutto, ma che sia ancora in grado di sorridere grazie a me. Me. L’irritante e lezioso Kurt Kummel.”

Lo sguardo di Dave cambiò dopo quelle parole, i suoi occhi erano lucidi, ma non c’era più alcuno scudo tra lui e Kurt. In quello sguardo c’era tutta la speranza che Kurt aveva sperato di sentire in quelle canzoni. Era diluito da tracce di incredulità, ma nulla che Kurt non sarebbe stato in grado di far sparire.

Kurt cercò di incontrare gli occhi di Dave con i suoi, completamente aperti ed esposti, perché non c’era nulla tranne che sincerità nella sue parole, e voleva che Dave fosse in grado di capirlo dal suo sguardo.

“Voglio un atleta”, disse con un sorriso, “Voglio andare alle partite e guardare ragazzi grandi e grossi – su dei pattini da ghiaccio – cercare di colpire delle cose con dei bastoni. E voglio essere in grado – tra la folla – di puntare con il dito quale di quei ragazzi è mio. Voglio poter sbuffare per quanto è ridicolo l’hockey, ma fare da mamma chioccia ad ogni botta e ad ogni livido”. Sorrise ancora più dolcemente a Dave. “Voglio poter cantare durante il Glee delle canzoni per qualcuno nella folla, per qualcuno che so mi guarderà come fossi l’unica persona al mondo.”

Liberò le sue dita dai capelli di Dave, facendole passare appena sotto gli occhi di Dave, catturando qualcosa di umido.

“Proprio così”, disse con voce quasi impercettibile, mentre Dave sbatteva di nuovo le palpebre e nuove lacrime cadevano ancora dai suoi occhi.

L’espressione di Dave cambiò nuovamente, chiuse gli occhi mentre il controllo gli sfuggiva completamente. Kurt trattenne il respiro e la sua voce non era più che un sussurro ormai.

Ed era una cosa più grande di lui e gli faceva del male, ma andrò avanti senza che quella cosa lo soffocasse.

“Ti amo, Dave”, e quelle parole non gli erano mai suonate così bene, così vitali, “e voglio stare con il ragazzo che amo.”

“Kurt”. Ma la sua voce era soffocata e si dissolse prima che potesse dire altro.

Dave iniziò ad alzare le mani, in modo da coprirsi il viso. Ma Kurt prese le sue mani appena in tempo, passò le dita tra le sue e le strinse forte. Chiuse gli occhi, perché sebbene non fosse per dolore, ma per speranza, ancora non riusciva a sopportare le lacrime che attraversavano le guance di Dave. “Dio”, Dave si forzò di parlare, soffocando con il suo stesso respiro. “Pensavo di essere debole comparato a te, ma… non sono solo io. Sei la persona più fottutamente coraggiosa dell’intero universo.”

Kurt deglutì e sorrise, tenendo sempre gli occhi chiusi. “Sono la persona più coraggiosa dell’universo, e…?”

Dave rise e singhiozzò allo stesso momento. “E ti amo. Dio, Kurt. Ti ho amato per… per così tanto tempo…”

Kurt aprì di nuovo gli occhi, Dave lo stava ancora guardando. E c’erano ancora lacrime in quegli occhi verde–nocciola, e stava sorridendo e piangendo ed era paralizzato e sembrava così sollevato.

Quel misto di emozioni sul viso di Dave, era la cosa più bella che Kurt avesse mai visto.

Il timore nei suoi occhi, la paura che gli faceva tremare la voce, le lacrime e quel sorriso.

Era un miscuglio di cose che sembravano troppo per Dave, e a Kurt sembrò di guardare in uno specchio, vedeva rispecchiati i suoi sentimenti sul viso di Dave.

Dave si avvicinò, la meraviglia dipinta sul suo sguardo si fece più marcata di tutte le altre emozioni che ci aveva visto prima. Le sue dita esitarono solo un po’ sui lineamenti di Kurt, sopra le sue guance; un leggero tocco da quelle grandi e ruvide mani.

Kurt chiuse gli occhi si sporse in avanti nel tocco, avvicinando la guancia contro il palmo di Dave. Se quello, il brivido lungo la schiena e il calore dappertutto, più focalizzato dove Dave lo stava toccando... se quello era ciò che voleva dire saltare da un precipizio, stava per odiarsi davvero tanto per non averlo fatto prima.

Aveva amato Blaine. L'aveva fatto. Sapeva che era stato reale. Ma quando aprì gli occhi e incontrò quelli di Dave, capì di non aver mai provato qualcosa di così bello, di così grandioso per nessuno prima. Amava Dave, era così chiaro, così profondo ed evidente che non riuscì a credere a un singolo minuto della sua vita passato senza di esso. Non riuscì a credere ci fosse stato qualcosa prima di tutto ciò.

Il pollice di Dave scivolò sulla sua pelle, sfiorando il labbro inferiore di Kurt. Rimase a fissarlo nello stupore più totale, esterrefatto dalla libertà di tale gesto, come lo era stato Kurt momenti o minuti o ore prima.

Kurt sorrise al tocco, e qualcosa si accese dentro di lui. Guardò come lo sguardo fisso di Dave si immergeva nel suo sorriso, e voleva, ne aveva bisogno come aveva bisogno di respirare, voleva avvicinarsi e piegare la testa e chiudere gli occhi alla prospettiva di quello che sarebbe potuto succedere.

E poi la bocca di Dave era calda e umida contro la sua, salata per la rimanenza delle lacrime. La sua mano scivolò indietro, le dita aggrovigliate nei capelli di Kurt, il suo respiro caldo contro la sua guancia. Kurt fece scorrere la mano lungo la spalla solida e ampia di Dave, intrecciandola con i suoi capelli corti alla base del collo, tremando per come Dave era rabbrividito in risposta.

Era il loro...il loro terzo bacio, tecnicamente, ma Kurt avrebbe giurato su qualunque cosa se qualcuno gli avesse mai chiesto se quella era la prima volta che baciava qualcuno. Brittany e Blaine erano così lontani che avrebbero potuto far parte delle storie che gli venivano lette la sera prima di andare a dormire e che la sua memoria cercava di convincerlo che erano realmente esistiti.

La bocca di Kurt era così calda, bruciava, inaridita come se le labbra di Dave avessero potuto lasciargli delle cicatrici contro la pelle. Come se una volta separati ci sarebbe stato un segno permanente su di lui, e chiunque l'avesse guardato sarebbe riuscito a vederlo.

Era la sua esagerata e romantica immaginazione, ma se fosse stato reale... non gli sarebbe importato. Per niente.

Dave si allontanò dopo un altro minuto, e Kurt aprì gli occhi pronto a lamentarsi per quella mancanza sulle sue labbra, ma rimase intrappolato nel silenzio.

Quello, quel brivido splendente di verde e di marrone negli occhi lucidi di Dave, era la cosa più bella che Kurt avesse mai visto. Si chiese con tremante calore se quella sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi, farsi continuamente cogliere di sorpresa per quanto risultasse meraviglioso Dave rispetto al momento prima.

Se era così, era un'altra cosa con la quale era completamente preparato a vivere insieme.

Dave incontrò i suoi occhi e sorrise, splendente e stupito e libero dalle ombre. "Di solito mi sveglio prima di questa parte, quindi non ho idea di cosa fare adesso."

Kurt non riuscì a non ridere. "Sei un genio, Mr. Corso di Fisica Avanzato."

"Sì, ma tu sei il Morfeo Gay qui, Fancy. Tu insegni, io imparo."

"Il gay cosa?"

Dave sorrise e arrossì. "Dai. Morfeo? Matrix?"

Kurt alzò le spalle. "E' un film. Mi basta sapere questo."

"Oh per l'amor di Neo." Dave sorrise, borbottando quelle parole con sollievo.

Se non fosse stato per il modo in cui le sue dita erano ancora intrecciate gentilmente nei capelli di Kurt e per il fatto che Kurt non riusciva a smettere di guardargli la bocca e di ricordare il suo sapore, sarebbe stata una conversazione come tutte le altre.

"Ti toccherà guardare Matrix, Kurt. So che Finn ne sarà entusiasta."

"Se ti rende felice," disse Kurt con un grande sorriso, inclinando la testa verso Dave, "potremo fare una maratona completa."

"No," rispose Dave subito. "Solo il primo. Sto cercando di farti piacere questo-"

Visto che Dave non ci arrivava, non capiva il motivo del sorriso ampio e instupidito che Kurt gli stava lanciando, Kurt sospirò e decise di prendere la situazione in mano.

Le parole di Dave svanirono contro la bocca di Kurt, ed entrambi sorrisero nel bacio, e forse era solo un ridicolo, sciocco ragazzo gay, ma quel sorriso rese solo tutto molto più bello.

Quando Kurt ridacchiò contro la sua bocca, Dave si ritirò di nuovo, sorridendo con le guance arrossate. E Kurt non riuscì a fare a meno di notare che c'era quel nuovo tipo di fiera felicità che brillava nello sguardo di Dave, una cosa che non aveva mai visto, e sapeva di avere lo stesso tipo di luccichio nei suoi stessi occhi.

Doveva rendere la sua espressione assolutamente ridicola, ma Dave si riflettè in quel bagliore come un fiore ricercava la luce del sole. "Cristo, sei bellissimo, cazzo," disse ammutolito, mentre il suo sorriso sbiadiva in qualcosa di più tenero.

Gli occhi di Kurt si immersero in quelli di Dave, e il suo sorriso divenne ancora più grande. Prima non aveva mai creduto a quelle parole così istantaneamente, senza riserve. Non aveva assolutamente dubbi che agli occhi di Dave era bellissimo.

Ma prima di riuscire a rispondere, prima di poter tornare con i piedi per terra, il sorriso di Dave svanì, e i suoi occhi sembrarono oscurarsi.

Kurt si allungò subito verso di lui, afferrando delicatamente il davanti della sua maglietta. "Di già?" disse come risposta a quello sguardo.

Dave sembrò sapere a cosa si riferisse, come al solito, e scosse la testa. "Io...Cristo, Kurt, Non so quanto mi ci vorrà prima che...prima che riesca ad arrivare a un punto in cui..." Scosse la testa, l'improvviso dolore nella sua espressione assomigliava ad uno dei tremori che aveva già visto nei suoi occhi. "Vuoi davvero stare con qualcuno che può a malapena toccarti?"

"Mi stai toccando adesso," disse Kurt con un sorriso.

La mano di Dave scivolò via dai sui capelli quasi in quello stesso momento, ma quando riportò il braccio in quella posizione non era come poco prima. Appoggiò la mano sotto quella di Kurt che ancora stringeva la maglietta. "Di solito pensavo che..." Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi di Kurt e c'era un indizio della sua vecchia timidezza in quelle iridi.

Kurt dovette trattenere il fiato e il desiderio di avvicinarsi a lui e baciare via quel timido sorriso.

"Pensavo...se fossi mai riuscito ad averti," Dave continuò, arrossendo, "se fossi riuscito ad essere così fortunato, non ci sarebbe stata neanche una cosa a cui ti avrei mai detto no. Pensavo... anche quando mi odiavo, quando pensavo di essere sporco, sapevo comunque che ti avrei dato qualunque cosa tu avessi voluto. Non importava cosa avrei dovuto fare. E forse non ne sarebbe valsa la pena. Ma-"

"Niente ma," Kurt disse subito. "Dave... Blaine e io siamo usciti insieme per quasi un anno. Non siamo mai andati oltre la prima base." Alzò le spalle, sorridendo imbarazzato. "Quindi tu sei spaventato; io sono un puritano. Dovrebbe funzionare bene."

Dave rise incredulo. "Tu?"

Kurt alzò le spalle. Forse troppo pudico, forse solo meno interessato al sesso di ogni altro ragazzo adolescente del mondo. Era qualcosa che accettava riguardo se stesso, sebbene sembrava qualcosa di stranamente molto lontano mentre era seduto vicino a Dave con la sua mano grande e calda sulla sua.

"Ad ogni modo, ho la sensazione che saremo in grado di aiutarci con quella roba," disse con un sorriso. "Ma fidati di me, non ho fretta."

Dave scosse la testa, ma le ombre stavano cominciando a sparire. "Tu non sei reale cazzo."

"Sono solo intelligente abbastanza da aspettarti visto che adesso ti ho per me." Kurt si avvicinò a lui, lasciando la presa sulla maglietta di Dave e afferrando la sua mano. "Ti amo," disse, sorridendo nel sentire quelle parole sulle sue labbra. "E c'è solo una cosa che ti chiederò, almeno per il prossimo futuro."

Dave si illuminò con gli occhi, il sorriso, ed ogni piccola parte di lui. Guardò in basso alle loro mani intrecciate e sembrò completamente contento. "Che cosa?"

"Mi lascerai fare un'altra playlist Fancy."

Dave rise leggero. "Non troverai mai abbastanza roba di Broadway sul mio iPod da soddisfarti."

"Dimenticati di Broadway, so cosa ascolti adesso, devo solo fare qualche sostituzione. Roberta, Ella..." sorrise, avvicinandosi a lui, chinando la testa mentre cantava dolcemente. "Someday he'll come along, the man I love/And he'll be big and strong, the man I love..." *

[*Ella Fitzgerald, The man I love: Un giorno lui verrà, l'uomo che amo/ e sarà grande e forte, l'uomo che amo]

Dave rise, ma fu qualcosa di intimo e avvicinò Kurt a sé e gli afferrò la mano mentre le loro bocche si incontravano di nuovo. La afferrò come se non avesse voluto lasciarla mai più.

  
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