Life of danger
1.
Minaccia eliminata
Finii di passarmi il pettine,
accompagnandolo con una mano, tra i capelli ancora umidi. Raggiunsi
il salone e presi gli anfibi, infilandoli e allacciandoli
velocemente.
Era proprio una fortuna che la Umbrella e la
S.T.A.R.S. volessero la stessa persona morta. Beh, tecnicamente la
S.T.A.R.S. non voleva proprio morto quell'uomo...
Per la Umbrella
era una vera e propria spina nel fianco, uno scienziato, –
informatore – diventato troppo scomodo e pericoloso. Per la
S.T.A.R.S., invece, poteva essere una buona fonte di informazioni
private e segretissime, dovevo ucciderlo prima che cantasse.
Presi
gli occhiali dal tavolino e li infilai, dopodiché raggiunsi
la porta
ed uscii. Tirava una leggera brezza serale, il cielo era coperto da
grandi e soffici nuvole grigie.
Sentivo che tirava una brutta
aria, pesante. C'era qualcosa che percepivo, che i miei sensi
percepivano, come una bestia che sa il preciso istante in cui la sua
vita cambierà, il preciso istante in cui una catastrofe si
abbatterà
sulla sua terra.
C'era aria di morte... E di certo non sarebbe
stata la mia.
***
Wesker percorse
velocemente i corridoi della S.T.A.R.S., arrivando fino all'ufficio
che divideva insieme ai tre agenti: Chambers, Valentine e Redfield.
Non appena aprì la porta si ritrovò gli occhi dei
tre puntati
addosso, sembrarono quasi sincronizzati.
Chris fece quasi per
aprir bocca ma Wesker lo precedette. “Valentine, Redfield,
dovete
venire con me.” Disse raggiungendo la sua scrivania, accanto
a
quella di Chris.
Quest'ultimo guardò il Capitano con sguardo
interrogativo. “Come? Perché?” Chiese,
decisamente gli dava
fastidio il fatto che fosse arrivato ad un quarto d'ora dalla fine
del loro turno per portarli chissà dove, anche se dal suo
tono non
traspariva alcuna polemica.
“Niente domande, vi spiegherò
strada facendo.” Rispose lui, frugando tra alcuni fascicoli
di un
archivio.
“Uhh..” Jill lanciò un'occhiata a Chris,
il quale
la ricambiò, facendo spallucce.
“D'accordo..” Si limitò a dire.
I due agenti cominciarono a chiudere i loro computer.
“Siete
armati?” Chiese il biondo, alzando lo sguardo per un istante
verso
i due, anche se era celato dalle lenti nere. I due annuirono.
“Sì.”
Rebecca, che era stata tutto il tempo in silenzio, a
quel punto alzò il naso dal suo computer. “Ma che
succede? Dove
andate?” Domandò, non contenta delle poche
informazioni assimilate
da quella breve e stringata spiegazione di
Wesker.
Silenzio.
“Dobbiamo occuparci di una persona.” Si
limitò a rispondere lui prima di tirare fuori un fascicolo. James
Tutcher. Era
lui.
“Ed io
non vengo?” Chiese ancora, petulante, la ragazzina.
A quel punto
il Capitano alzò il capo e le rivolse un'occhiata.
“Non fai
nemmeno parte del nostro Team. Il fatto che tu stia nel nostro
ufficio non implica che tu debba prendere parte ai nostri incarichi,
agente Chambers.” La ammonì, freddo e distaccato,
quasi scocciato.
Tra l'altro Jill e Chris glieli avevano appioppati come supporto, che
seccatura.
Rebecca si zittì, che stronzo che era il Capitano
quando ci si metteva. Anzi, era meglio dire che era uno stronzo ogni
qual volta apriva bocca.
Jill e Chris si alzarono, raggiunti poi
da Wesker che li superò uscendo.
“Ciao Rebecca, a domani.. Si
spera.” Disse ironica Jill, prima di uscire a sua volta.
I
due agenti camminavano lungo il corridoio, preceduti da Wesker.
Uscirono dall'edificio e raggiunsero la macchina del biondo: una
Mercedes S, nera. Lui ovviamente salì al posto di guida,
Chris al
posto del passeggero e Jill dietro.
Albert poggiò il fascicolo
sul cruscotto, infilò le chiavi nel quadruccio e
partì.
Passarono
lunghi minuti di silenzio in cui nessuno parlava. I due erano ancora
all'oscuro di questo 'viaggio' improvviso.
“Allora, Capitano, si
può sapere dove stiamo andando?” Chiese Chris,
guardando il
fascicolo sul cruscotto.
Silenzio. Wesker mise la freccia e svoltò
a destra, imboccando una via che portava fuori città.
“Dobbiamo
andare a trovare una persona.”
“James Tutcher?” Domandò
l'altro.
“Non è quell'uomo che lavorava per la Umbrella?
Quello
che diceva che aveva tante informazioni utili e scottanti e che
però
ogni volta che qualcuno provava ad avvicinarglisi spariva?”
Si
intromise allora Jill, sentendo quel nome. Si sporse tra i due sedili
anteriori.
“Sì, lui. Esatto.”
“E che dobbiamo fare?
Interrogarlo?”
'Sì, certo, come no..' Pensò Wesker,
“Più o
meno. Abbiamo saputo che ha una casa appena fuori città e
che ora si
trova lì. Bisogna fare attenzione però, ha
parecchie guardie del
corpo.”
“Guardie del corpo?” Chiese Chris. “Non..
Abbiamo
un mandato? Nulla del genere?”
“No.” Rispose lapidario. Di
certo non avrebbe lasciato che qualcuno lo interrogasse. Una volta
trovato lo avrebbe freddato con una pallottola nel cranio.
Rimasero
tutti quanti in silenzio fin quando, in lontananza, si
cominciò a
vedere una maestosa villa. Era quella del Dottor Tutcher.
Wesker
parcheggiò non troppo lontano dall'abitazione.
“Tsk..” Gli
sfuggì, contrariato. Quel verme. Con i soldi che aveva fatto
grazie
alla Umbrella ora se la spassava: donne, auto, case... Alla faccia di
chi diceva che gli scienziati erano timidi e riservati. Forse Birkin
era l'eccezione.
“Forziamo il cancello ed entriamo. Da lì in
poi statemi dietro fino a nuove disposizioni, chiaro?” Chiese
volgendo finalmente il capo verso i due, per la prima volta. Questi
annuirono.
Scesero tutti e tre dalla macchina, raggiungendo un
cancelletto sulla parte posteriore delle mura della villa. Ci
pensò
ovviamente Jill ad aprirlo. Si mise in ginocchio e cominciò
a
smanettare con la serratura mentre gli altri due si guardavano
intorno. Si sentì un click e il cancello si aprì.
Wesker tirò
fuori la sua Samurai Edge, dopodiché entrò
seguito a ruota dai due.
La ragazza, ultima ad entrare, si assicurò di lasciare il
cancello
accostato. Non sapeva quale sarebbe stato l'esito di quella
'bizzarra' missione. Se sarebbero dovuti scappar era meglio lasciar
la via di fuga facilmente accessibile.
Il giardino era vastissimo,
immerso nel verde e pieno di alberi. Il Capitano poté
contare
quattro guardie sorvegliare la villa, sulla parte frontale, due di
esse imbracciavano un fucile a pompa.
'Ci fa ammazzare a tutti
quanti...' Pensò Chris, di certo non lieto di quella
visione.
L'entrata principale era bocciata a priori, avrebbero
dovuto affrontare sicuramente uno scontro a fuoco e nel frattempo
l'obbiettivo sarebbe potuto fuggire tranquillamente.
Albert alzò
lo sguardo e notò al primo piano una finestra aperta.
Richiamò
l'attenzione dei due agenti e con un gesto gli fece capire che quello
sarebbe stato il loro passaggio.
Si avvicinarono furtivi, uno alla
volta, fino alla facciata laterale, usando alberi e siepi varie come
nascondigli temporanei.
Wesker ovviamente andò per primo,
approfittò del tubo della grondaia per aiutarsi a salire
fino alla
finestra. Una volta arrivato all'altezza di essa si sporse piano:
sembrava uno studio ed era anche arredato senza badare a spese. 'Tsk.
Porco..' Si aggrappò al davanzale e senza far rumore
entrò
dentro.
Jill e Chris, sotto, si guardarono: l'uomo unì le mani in
un appoggio per la ragazza, per aiutarla. Lei vi appoggiò il
piede e
lui la alzò quanto più poté.
Albert camminava con passo felpato
per lo studio, osservando gli scaffali pieni di libri e attendendo i
due. Così, una volta che entrambi furono dentro lo studio,
il biondo
si avvicinò alla porta, aprendola piano: il corridoio era
molto
lungo e libero, su di esso vi si affacciavano varie porte, c'era
anche una scala che portava al secondo piano. Ora, il gioco stava nel
trovare per primo la stanza con quel lurido verme.
“Redfield, tu
ti occuperai del piano inferiore.” Gli disse a bassa voce:
era
chiaro, a quell'ora tarda di certo se ne stava chiuso in camera, la
quale, sicuramente, si trovava al primo o al secondo piano.
“Valentine, tu vieni con me.” Continuò.
“In caso non dovessi
trovare nulla al pian terreno, raggiungici di sopra e non farti
scoprire.” Concluse dicendo a Chris.
Il moro annuì, si avviò
insieme ai due ma, una volta raggiunta l'altezza della scala,
scese.
Jill si sentiva come un ladro, intrufolarsi così in una
casa di estranei. Perché non avevano potuto far le cose allo
scoperto? Ci stavano rimettendo la pellaccia lì dentro,
doveva poi
far attenzione a non produrre alcun tipo di rumore o le guardie si
sarebbero allarmate.
I due percorsero il lungo corridoio passando
di porta in porta: un bagno, uno studio, una stanza da letto, una
sala hobby.... Arrivarono all'ennesima porta, camminando rasenti al
muro: Wesker la aprì piano, si sentì un lieve
cigolio e lui si
maledì da solo.
“Tesoro, sei tu?” La voce di una donna lo
fece arrestare sul posto fin quando non vide il riflesso di questa
nello specchio: aveva una maschera di bellezza sul viso e –
poco ma
sicuro – non lo avrebbe visto.
“Tesoro?” Chiese ancora lei,
sentendo i passi di Wesker avvicinarsi, una volta arrivata alle sue
spalle le diede una botta sulla nuca con il calcio della pistola. Per
quanto riguarda l'avrebbe fatta anche fuori se non ci fosse stata
quella rompiscatole di Jill lì presente.
La donna perse i sensi
sul colpo. Il Capitano le poggiò una mano sulla spalla per
far sì
che non crollasse a terra con un tonfo e la accompagnò
delicatamente
con il capo sul mobile al quale si trovava seduta davanti. Si
voltò
poi verso la ragazza che sospirò silenziosamente.
Uscirono dalla
stanza e si ritrovarono davanti l'ultima porta del piano. Se non era
lì doveva essere di sopra. Jill fece per appoggiare la mano
sul
pomello quando si sentirono da dentro le note di un pianoforte... Che
incantevole musica, di certo quello che stava suonando se la cavava
decisamente bene. Volse uno sguardo verso Wesker, il quale
annuì.
La
ragazza aprì la porta e il Capitano si precipitò
dentro, trovandosi
James Tutcher di profilo. Lo scienziato smise subito di suonare
quando con la coda dell'occhio si ritrovò una pistola
puntata
addosso.
“Non provare a gridare o tutto quello che vedranno
queste belle mura verdi saranno brandelli del tuo cervello.”
Disse
Albert piano, scandendo le parole.
L'uomo lo riconobbe subito,
ovviamente. Era venuto lì per farlo fuori o.. Forse no?
Notò la
ragazza entrare, in secondo piano, entrambi indossavano una uniforme.
Che forse anche Wesker si fosse stancato di lavorare per la
Umbrella?
Jill sospirò. Ma che razza di modi erano quelli del
Capitano? Che bisogno c'era di tutta quella ostilità?
“C-che
cosa ci fate qui? Cosa volete??” Chiese l'uomo, visibilmente
terrorizzato.
“Vogliamo informazioni sulla Umbrella. Di cosa
trattano le informazioni 'scottanti' di cui hai sempre parlato? Hai
sempre detto che avresti potuto rovinare la società, in che
modo?”
Domandò la ragazza.
Cosa diavolo volevano da lui? Perché poi lui
e non Wesker? Il biondo ne sapeva decisamente di più.
Esitò per
qualche istante ma proprio quando stava per aprire la bocca, Albert
lo precedette, “Ma tanto non parlerai mai, eh? Non hai
intenzione
di parlare vero?” Sentenziò anche senza che lui
dicesse niente.
Più che un'affermazione era una minaccia.
Il Capitano caricò un
colpo con la parte esterna del pugno, colpendo il povero scienziato
sullo zigomo con il calcio della pistola. Questi finì a
terra.
“A-ahh!” Si lamentò, portandosi una mano
alla guancia
sanguinante.
Chris, che era al piano di sotto a perlustrare
ogni centimetro, sentì dei rumori provenire dal soffitto.
'Ma
che..?' Pensò.
Si ritrovò all'ultima stanza, anche essa vuota,
così decise di raggiungere i due di sopra.
James si ritrovò
ad indietreggiare, strisciando a terra, fino ad arrivare al
muro.
“Allora?” Chiese Wesker, con calma apparente,
tirandolo
su per il colletto del maglioncino e spingendolo contro la parete
dietro di lui.
“I-io non...”
“Capitano, piano..”
Suggerì Jill, guardandosi intorno.
Lo scienziato si ritrovò la
Samurai Edge puntata alla tempia. Jill non credeva che Wesker lo
avrebbe mai fatto, e invece...
Un boato squarciò l'aria, uno
schizzo di sangue finì contro il muro ed il corpo di James
cadde a
terra privo di vita.
“Capitano ma cosa??”
Proprio in quel
momento entrò Chris, notò la situazione che si
era creata e non
capì. “Cos'è successo?!”
Domandò.
“Non dovevamo
ucciderlo, Capitano!” Ribadì Jill.
“Basta, Valentine!” La
zittì lui, sentendo delle voci – probabilmente
delle guardie –
provenire dal piano di sotto. “Mi prenderò la
responsabilità
delle mie azioni.” Concluse, “Ora dobbiamo
sbrigarci se non
volete diventare carne da macello.” Disse guardandosi
intorno.
“Merda, stanno arrivando!” Esclamò
Chris, sentendo
salire l'adrenalina.
Wesker notò che probabilmente la loro unica
via di fuga era la finestra. Si avvicinò ad essa mentre i
due agenti
coprirono la porta, mettendovisi ai lati. Cominciarono a sparare alle
guardie del corpo che arrivavano dalle scale.
Albert tentò di
aprire la finestra ma notò con disappunto che era bloccata,
appoggiò
quindi le mani sul vetro, troppo spesso anche per essere sfondato. Si
allontanò di qualche passo e vi sparò due
proiettili, incrinandolo.
Si avvicinò nuovamente e diede una gomitata al vetro, ormai
indebolito, che si ruppe in migliaia di piccoli pezzettini.
“Forza!”
Incitò i due agenti a raggiungerlo.
Si ritrovò sul balcone del
primo piano. Non era troppo alto, grazie al cielo. Appoggiò
una mano
sulla balaustra e con uno slancio la superò. Non appena le
gambe
arrivarono a contatto con l'erba cercò di distribuire meglio
che
poté il peso per non subirne traumi. Sentì
comunque una forte
pressione sulla colonna vertebrale, il che gli fece trattenere un
gemito, stretto tra i denti.
Quando anche Chris e Jill lo
raggiunsero, cominciarono a fuggire via. Acquistarono un po' di
terreno in quanto le guardie del corpo innanzitutto notarono il corpo
di James privo di vita e poi – sicuramente – non
avevano la
minima intenzione di farsi un salto del genere.
“Il cancello è
dall'altra parte!” Disse Chris, ormai trafelato dalla corsa.
Wesker
volse appena il capo, continuando a correre: vide almeno otto uomini
pronti a fargli il pelo. Di certo non potevano tornare indietro.
Mirò
ad uno di essi, sparando un colpo: non lo prese pienamente ma lo
ferì.
Poco dopo i tre cominciarono a sentire i proiettili fendere
l'aria accanto ai loro corpi. Grazie al cielo erano troppo lontani
dal raggio dei fucili a pompa.
Notarono, poco dopo, che di fronte
a loro c'era uno strapiombo. Continuando ancora, arrivando quasi al
ciglio, videro che di sotto c'era dell'acqua. Mare. Una scogliera.
Furono costretti a fermarsi.
“Cazzo, e ora?!” Chiese Chris,
guardò verso i loro inseguitori.
“Corsa finita...?” Jill
deglutì. Erano morti.
“Saltate.” Ordinò Albert.
“Cosa?!
Ma è alto! Ci sono gli scogli!”
Contestò l'altro.
“Se il
Capitano ti dice di saltare, tu salti, chiaro?! Ci tieni alla
pelle??!” Ringhiò Wesker, afferrandolo per il
colletto.
Chris
lanciò un'occhiata giù, erano almeno quindici
metri. Dio santo...
Sarebbe morto, se lo sentiva. Appoggiò una mano sul polso di
Albert,
il quale lo lasciò e dopodiché fece la pazzia:
saltò.
Il
Capitano guardò la ragazza, la quale fece lo stesso poco
dopo: forse
era l'unico modo di salvarsi, se quei uomini avessero messo le mani
su di loro non sarebbero stati di certo molto gentili.
Wesker
lanciò ancora un'occhiata verso i loro inseguitori,
dopodiché
raggiunse i suoi due agenti, lanciandosi nel nulla.
L'impatto con
l'acqua fu forte. Il vuoto allo stomaco, per via della caduta libera,
terribile.
Ciao a tutti! ^w^ Una storiella che m'è venuta in mente l'altro ieri mentre ero sul treno...
Poi però per colpa di studio e altro non son riuscita a buttarla subito giù e quindi ci ho messo un po'!
Saranno due capitoli, quindi il prossimo è l'ultimo.
Wesker che si impone, ovviamente u.u e Chris che mette in dubbio la sua parola, ci riceverà tante botte! Ahahaha!
Ringrazio a tutti quelli che avranno voglia di leggere e - buon cuore - di recensire! *o*
(Anche chi metterà tra seguite/ricordate/preferite!)
Spero gradiate ^__^
- Purtroppo scrivendola non è venuta propriamente come l'avevo in testa T_T -
Un bacione! Tchuss!!!