Era lì da più
di un’ora, ma non aveva
ancora smesso di chiedersi se avesse fatto bene ad accettare di andarci.
Ronnie prese un sorso della strana
sostanza arancione che galleggiava nel suo bicchiere guardandosi
attorno, dove
una ventina di persone ridacchiavano tra di loro ignorandola
bellamente,
d’altronde nemmeno la metà di quelle persone la
conoscevano, fatto che non era
valido ovviamente per Jamie, organizzatrice della festa, che passava da
una
persona all’altra chiacchierando gentilmente del
più e del meno come una
perfetta padrona di casa, nonostante quella fosse casa di Tyler.
Quando Jamie l’aveva
chiamata il
giorno di Natale per scambiarsi i consueti auguri l’aveva
anche informata che
aveva intenzione di dare una festa per l’ultimo
dell’anno alla quale ovviamente
non poteva mancare ed, ovviamente, avrebbe presenziato anche Nick con
la sua
bionda e perfetta ragazza.
Il primo pensiero di Ronnie alle
parole dell’amica furono “neanche
morta”,
ma poi aveva realizzato che doveva arrendersi all’idea che
sarebbe stata
inevitabilmente costretta a vedere i due in più di
un’occasione visto che ormai
Nick e Tyler erano diventati amici e frequentavano le stesse persone,
non
avrebbe potuto evitarlo per sempre, era meglio affrontare la questione
da
subito.
Almeno non era stata costretta ad
andarci da sola, ma accompagnata da Angel, che al momento era stato
rapito e
trascinato in un angolo da due uomini sulla trentina che non la
smettevano di
parlare un attimo.
-dov’è il tuo
cavaliere?- Jamie le si
avvicinò sorridendo, posandole una mano sul braccio
-rapito da due strani individui-
fece
cenno col bicchiere verso l’angolo in cui i due tenevano
stretto Angel
Jamie seguì il suo
sguardo poi
sorrise divertita –quelli sono Jeremy e Marshall Copperfield,
due fratelli fotografi,
immagino stiano lodando il viso del tuo spagnolo, che a proposito- si
voltò
nuovamente verso di lei con aria divertita –non è
niente male-
Ronnie sorrise nascondendosi dietro
il bicchiere, ma Jamie non era intenzionata a desistere, assetata di
sapere.
-quindi, siete solo amici?-
Gli occhi di Ronnie si posarono sul
fisico asciutto e slanciato del ragazzo, per poi sospirare
–non lo so, credo di
si-
-credi di si?- chiese Jamie
chiaramente confusa dalla risposta
Ronnie d’altronde era
confusa a sua
volta, quindi si limitò ad alzare le spalle. Non che non ci
avesse mai pensato
ad Angel in quel senso, anzi, dopo il bacio rubato il pensiero quasi la
ossessionava, ma gli ultimi avvenimenti avevano allontanato il suo
pensiero dal
ragazzo per dirigerlo verso sentieri ben più spinosi e
pericolosi. Non era
Angel che voleva al suo fianco ed in quel momento ne era fin troppo
cosciente
per poter fingere il contrario.
-lui mi piace, credo- Jamie la
fissò
con sguardo accigliato –insomma, è bellissimo e mi
è stato molto vicino in
questi anni ed è davvero un ragazzo
d’oro…-
-ma?- la interruppe Jamie, certa
che
prima o poi sarebbe presto arrivato un “ma” nel
discorso di Ronnie
Ronnie che sbuffò
irritata e non di
certo per l’interruzione dell’amica, ma
bensì per quello che stava per
ammettere.
-E’ sempre la stessa
storia Jam-
strinse il bicchiere tra le dita –è perfetto, ma
non è lui- sussurrò
Sentì la presa di Jamie
stringere il
suo braccio e quando incrocio il suo sguardo vi lesse puro dispiacere e
rammarico, mentre le labbra si stendevano in un sorriso rassicurante.
Era stata così stupida a
scappare in
Spagna, a pensare che avrebbe potuto farcela senza le sue amiche.
Era andata via da sola per
lasciarsi
tutto alle spalle, ed ora? Si trovava al punto di partenza, se non
peggio. Era
in un vicolo ceco ora e non poteva più scappare.
-mi hai fatto tornare da Miami una
settimana prima per venire a questa festa e all’entrata non
hai messo nessuno
che mi desse una collana hawaiana ed un cocktail-
La voce familiare e sarcastica di
Lexus fece capolino alle loro spalle ed entrambe si voltarono verso di
lei
assumendo un’espressione più serena e consona alla
circostanza.
-ben tornata Lex!-
squittì Jamie
afferrando un bicchiere dal tavolo e porgendolo alla rossa
-dov’è la mia
collana?- si voltò
verso Ronnie con espressione accigliata, come se si aspettasse davvero
che
cacciasse una collana hawaiana da sotto la gonna.
-Davvero, Lex?- rispose trattenendo
a
stento le risate –vuoi metterti una collana di fiori?- il
solo pensare
all’immagine della ragazza adornata di fiori colorati che le
davano un’aria
angelica era sufficiente per farle venire una crisi di
ilarità.
Lexus storse il naso –per
questa
volta passo- prese un sorso dal bicchiere che teneva tra le mani poi si
volto
di scatto verso Ronnie, come se improvvisamente si fosse ricordata di
qualcosa
di importante –oh, Ron, sai che credo che Johnny abbia dei
poteri
sovrannaturali?-
Ronnie si irrigidì,
colpevole. Sapeva
dove stava per arrivare Lexus perché sapeva cosa aveva fatto
Johnny il giorno
di Natale.
Jamie invece, ignara di tutto,
passava curiosa lo sguardo da una all’altra, intenta a non
perdersi una battuta
del discorso.
-Insomma, deve averli davvero,
altrimenti non si spiega come abbia fatto a trovare il mio indirizzo di
Miami, per
presentarsi a casa mia la sera di Natale, non credi?-
Jamie si portò una mano
alla bocca,
mentre gli occhi le si spalancavano. Forse temeva per la sorte di
Johnny, o per
quella che aspettava a Ronnie di lì a poco?
-non è stata colpa mia,
me l’ha
estorto con la forza!- sbottò la mora difendendosi
Insomma, magari le cose non erano
andate proprio così. Diciamo che lei aveva solo lasciato
incustodita la sua
agenda con gli indirizzi sulla scrivania, il fatto che fosse
casualmente aperta
sulla pagina dell’indirizzo di Lexus e che ci aveva messo il
triplo del tempo
per prendere il caffè, lasciandola sotto lo sguardo di
Johnny per quindici
minuti, era solo un caso.
-Sei una pessima amica Veronica- le
puntò contro un dito –pessima, pessima, amica-
-dimmi almeno che è
ancora vivo, è
l’unico amico che ho lì dentro- finse un tono
supplicante
Lexus alzò gli occhi al
cielo, ma a
Ronnie non sfuggì il sorriso appena accennato.
-le sue naturali doti di ruffiano
hanno fatto si che conquistasse mia madre, questo mi ha impedito di
ucciderlo-
-quindi gli hai dato una
possibilità?- Jamie si aprì in un sorriso,
decifrando le parole dell’amica.
Era stupefacente come riuscivano a
capirsi tutte e quattro anche solo con tre parole in codice.
-più o meno- storse la
bocca in una
smorfia –per il momento gli ho dato la possibilità
di conoscerci, nulla di più-
Ronnie sorrise assieme a Jamie ben
cosciente che, seppur alla maggior parte delle persone quello poteva
sembrare
un passo da formica, per Lexus che non si fidava mai di nessuno era un
passo da
elefante.
-quindi ho fatto bene a dargli il
tuo
indirizzo!- esultò Ronnie
-non avevi detto che te
l’aveva
preso?- chiuse gli occhi a due fessure come a volerla incenerire e
Ronnie era
convinta che ci sarebbe riuscita se si fosse impegnata.
-oh mio Dio!- fortunatamente
l’urlo
di Jamie fece distogliere lo sguardo di Lexus da lei, che
sospirò sollevata.
-che c’è?-
sbottò Lex infastidita
dall’interruzione
-sono le nove e mezza!-
sbottò ovvia
l’altra in risposta
Lexus alzò un
sopracciglio guardando
l’amica con aria sconcertata
–c’è una qualche legge divina che impone
di urlare
come una checca isterica alle nove e mezza dell’ultimo
dell’anno?-
-sei un’idiota-
sospirò Jamie –sono
le nove e mezza e Kate sarà arrivata
all’aeroporto!-
Kate! Con tutto quel trambusto
avevano quasi dimenticato il loro piano.
-credete che dovremmo chiamarla?-
chiese Ronnie
-non lo so, sono così
agitata!- Jamie
si torturava le mani come se ci fosse stata lei al posto di Kate.
Tipico di
Jamie.
-credete che
funzionerà?- Lexus si
portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
chiedendo in tono grave
Jamie scosse la testa con aria
sconsolata nello stesso momento in cui qualcosa alle sue spalle
catturava
l’attenzione di Ronnie, che quasi si sentì mancare.
Era arrivato.
I know I’m not the best for you,
But promise that you’ll stay.
(Like a knife
– Secondhand Serenade)
Il tacchettio delle scarpe
sull’asfalto
era uno dei pochi rumori presenti nel grande parcheggio
dell’aeroporto di Los
Angeles quasi deserto.
D’altronde quante persone
prendevano
l’aereo la notte di capodanno? E quante altre erano disposte
a lasciare casa,
famiglia e festeggiamenti felici per andare a prendere qualcuno
all’aeroporto?
Pochissime.
E di quel ristretto gruppo faceva
parte Lexus, in ritorno da Miami, e Kate, che avrebbe attraversato lo
stato in
macchina pur di fuggire all’ennesimo triste capodanno
organizzato da sua madre.
Per questo si era offerta di
spontanea volontà –non
che Jamie o Ronnie
avessero opposto la minima resistenza- come tassista privata
di Lexus per
andare all’aeroporto per portarla poi alla festa organizzata
da Jamie.
Come sempre era in ritardo e sapeva
che se Lex avrebbe dovuto aspettare si sarebbe innervosita tantissimo,
per
questo stava cercando di aumentare il passo, cosa alquanto difficile da
fare
con dodici centimetri di tacco.
A qualche passo del traguardo
–le porte scorrevoli
dell’aeroporto-
dalla sua borsa una musica che ben conosceva prese a suonare e lei fu
costretta
a rallentare il passo per evitare di spiaccicarsi sulle porte di vetro
mentre
cercava tra le mille cianfrusaglie il suo telefono.
Chiunque fosse aveva chiamato nel
momento meno opportuno.
Le gambe di Kate si immobilizzarono
automaticamente per qualche secondo quando lesse il nome sul display,
ma si
riprese velocemente scuotendo la testa e rifiutando la chiamata.
A quanto pareva, Joe non aveva ben
chiaro in concetto di “tempo”
e “spazio” visto
che, nonostante gli avesse
spiegato più volte che gli servissero entrambi, lui
continuava a chiamarla tutti
i giorni, ad ogni ora. D’altronde però, il ragazzo
era stato chiaro nel farle
capire che non aveva intenzione di stare alle sue condizioni.
Scosse di nuovo la testa, mentre
accelerava il passo per dirigersi al tabellone degli arrivi, sperando
che il volo
di Lexus non fosse atterrato da molto.
Fortunatamente era atterrato da
pochi
minuti e quando arrivò fuori al gate non c’era
alcuna traccia di Lexus, mentre
alcune persone si affrettavano ad uscire, impazienti di rivedere i loro
cari
per la sera di capodanno.
Si poggiò alla transenna
di fronte a
lei aspettando impaziente, ma i minuti passavano e di Lex nemmeno
l’ombra. Che
avesse perso il bagaglio? Ci mancava solo quello.
Abbassò lo sguardo per
perdersi
nuovamente nella disperata ricerca del suo cellulare, con la speranza
che
l’amica avesse acceso il suo scesa dall’aereo, in
modo da poter avere sue
notizie.
La ricerca le prese qualche minuto
abbondante e gran parte della sua pazienza, ma finalmente
riuscì a trovarlo.
Nel momento in cui stava per attivare la chiamata però, una
mano si poggiò sul
suo polso e quando alzò lo sguardo verso il proprietario, la
sua espressione
impaurita si trasformò in una di pura sorpresa.
-Joe?!- ritrasse di scatto la mano
da
quella del ragazzo mentre il suo cuore perdeva un battito.
Joe le sorrise, apparentemente
rilassato, mentre lei continuava a fissarlo imbambolata.
-cosa ci fai qui?- chiese col fiato
strozzato mentre ora il suo cuore si faceva sentire più
forte che mai,
ovattandole le orecchie.
-sono qui per te- le rispose lui,
tranquillo.
-per me?- quella
tranquillità
irritava Kate, che invece avrebbe voluto che le spiegasse in fretta
perché
fosse lì.
Il ragazzo diede uno sguardo veloce
all’orologio che portava al polso, per poi tornare a guardare
Kate.
-ormai Lexus sarà
arrivata da più di
mezz’ora-
La rossa si acciglio, incerta
–ma se
il volo è appena atterrato!-
Joe alzò le spalle
passandosi la
lingua sul labbro inferiore –ma lei non era su quel volo,
è tornata a casa in
macchina-
-e allora che ci faccio qui?- fece
un
passo indietro, spaesata.
Aveva un brutto presentimento, molto brutto. Perché le sue
amiche l’avevano
spedita all’aeroporto se Lexus non era su quel volo?
Perché Joe era lì? E perché
si sentiva come un coniglio appena caduto in una trappola?
-ho chiesto io alle ragazze di
farti
credere di dover prendere Lexus all’aeroporto-
confessò in tono basso,
lentamente.
-perché?- strinse il
cellulare in una
mano, fino quasi a stritolarlo.
-perché mi serviva una
scusa per
farti venire qui- era agitato, nonostante ostentasse
tranquillità, si vedeva
dal continuo cambiare direzione dei suoi occhi.
-e cosa dovremmo fare in un
aeroporto?- alzò di poco la voce, stizzita.
Stava cominciando a perdere la
pazienza. Non solo aveva tranquillamente ignorato le sue richieste di
stare lontani
per un po’, ma le aveva fatto passare più di
quarantacinque minuti in macchina,
la sera di capodanno, per andare all’aeroporto. Per fare cosa
poi?
-prendere un volo, è
ovvio-
Kate spalancò gli occhi,
mentre il
sangue le fluiva velocemente al cervello, facendole quasi annebbiare la
vista.
-no che non è ovvio!-
strillò,
dipingendo sul volto del ragazzo un’espressione spaventata
–che diavolo stai
dicendo?-
-non ti agitare, ti prego-
sussurrò
scoccando un’occhiata veloce attorno a loro dove un paio di
persone si erano
voltati a guardarli.
-non dirmi come devo reagire!-
pestò
un piede a terra sporgendosi pericolosamente verso di lui.
Joe sospirò, passandosi
una mano tra
i capelli. Era l’esatta reazione che si era aspettato da Kate.
-puoi lasciarmi finire di spiegare,
per favore?- chiese, sperando che il suo tono calmo e gentile
tranquillizzasse
la ragazza, che invece parve diventare ancora più rossa
dalla collera.
-sentiamo- lo sfidò
alzando il mento
ed incrociando le braccia al petto.
-bene- prese un respiro profondo,
prima di cominciare a parlare –ti ho portata qui, con la
speranza che tu
accettassi di prendere un volo con me. Ho preparato tutto in pochi
giorni e
voglio che tu venga con me, in un posto- Kate fece per parlare, ma lui
la fermò
prima che potesse iniziare –so che è una cosa
assurda e che tu molto
probabilmente mi dirai di no, ma ti prego Kate, lasciami provare-
Non seppe cosa le fece perdere
improvvisamente il suo animo battagliero. Forse lo sguardo dolce e
sincero che
Joe le stava rivolgendo, forse quell’espressione speranzosa
o, forse, il suo
cuore che batteva forte nel petto, facendole perdere il respiro.
-ti avevo chiesto di concedermi del
tempo Joe e invece…-
-lo so- la interruppe nuovamente
lui,
facendo un passo verso la ragazza, puntando gli occhi nei suoi
–ma è proprio
questo il punto Kate, ho paura che se ti lasciassi tempo per pensare,
arriveresti alla conclusione che sono un completo idiota e che non
valga la
pena di riprovarci con me- allargò le braccia.
Kate si morse il labbro inferiore.
Non poteva dirle quelle cose, non poteva parlarle così e lei
doveva trovare un
modo di far smettere il suo cuore di battere così forte,
prima che le fosse
venuto un infarto, e di far tacere la sua mente che le suggeriva di
spegnere il
suo lato pedante per una volta ed abbracciarlo.
-Joe, io…-
Le si avvicinò
velocemente
prendendole la mano libera tra le sue.
Kate rabbrividì, ma non
seppe se per
il calore che le sue mani emanavano o per il modo in cui la stava
guardando in
quel momento.
-prendi quel volo con me Kate,
sarà
l’ultima cosa che ti chiedo- deglutì –ti
prometto che dopo ti lascerò tutto lo
spazio che vuoi-
Sospirò, visibilmente
indecisa, e Joe
ne approfittò per sfoggiare la sua migliore faccia da
cucciolo abbandonato al
lato dell’autostrada, sperando che funzionasse.
-non ho nemmeno la valigia-
sospirò
abbassando le spalle, arrendendosi.
Il sorriso di Joe si
aprì scoprendo
tutti e trentadue denti, in una delle espressioni più felici
che Kate gli
avesse mai visto in volto.
-è un si, vero?- strinse
di più la
sua mano, portandosela al petto.
Kate alzò gli occhi al
cielo –si,
Joe-
-grazie- sorrise –in
questo caso, non
devi preoccuparti per il bagaglio, le tue amiche hanno preparato una
valigia
con tutte le cose essenziali, quello che manca lo comprerai
lì-
-oh, le mie ex-amiche,
vorrai dire-
Joe rise, ormai il buon umore
andava
da se, e intreccio le dita con quelle di Kate, trascinandola verso un
altro
gate.
-posso sapere dove stiamo andando?-
commentò sarcastica mentre lo malediceva mentalmente per
quella semi corsa che
le stava facendo fare sui tacchi.
-no- rispose semplicemente lui
–il
volo sta per partire, dobbiamo sbrigarci, faremo così in
fretta che non avrai
il tempo di leggere sul tabellone la destinazione- si voltò
verso di lei,
sorridendo.
-chiederò a qualcuno
sull’aereo!-
sbotto contrariata poi, si blocco.
-un momento!- disse, strattonandolo
per la mano, facendolo fermare
-che c’è?-
-non dobbiamo fare il check-in? E
le
valigie?-
-sono già
sull’aereo-
Alzò un sopracciglio,
contrariata
–eri sicuro che ti avrei detto di si, quindi?-
Joe scosse la testa
–affatto-
-quindi, se ti avessi detto di no,
avresti spedito il mio bagaglio con le mie cose nel bel mezzo del
nulla!-
-non stiamo andando nel bel mezzo
del
nulla!- rispose contrariato –stiamo andando a…- si
blocco spalancando gli
occhi, per poi ridurli a due fessure mentre un sorriso furbo gli si
formava
sulle labbra –non riuscirai a farmi dire dove siamo diretti-
Kate sbuffò, alzando gli
occhi al
cielo.
-ed ora corri, se non vuoi perdere
i
tuoi bagagli- sorrise stringendo la presa sulla sua mano e riprendendo
a
correre.
She turn the pages everyday, just to change the
mood,
But every chapter reads the same,
it’s so hard to make it through.
(Save your
heart – Mayday Parade)
I cellulari delle tre ragazze
suonarono contemporaneamente e sapevano che quello non era un buon
segno. C’era
solo una persona che mandava sms a tutte e tre contemporaneamente.
-Kate- sussurrò Jamie
mentre veloci
prendevano i cellulari, speranzose.
Tempo di aprire la piccola busta
lampeggiante sullo schermo che sul viso di tutte e tre si
stampò un sorriso.
-ha accettato!- Jamie si
portò il
cellulare al petto con aria sognante
-non ci speravo-
commentò Ronnie
continuando a fissare lo schermo del cellulare per accertarsi di aver
letto
bene
-solo io ho notato la parte in cui
minaccia di ucciderci in modo lento e atroce?- Lexus si
accigliò scorrendo col
dito sullo schermo.
-oh, che importa, sono insieme
ora!-
saltellò Jamie, non curante delle persone attorno a loro
Lexus fece una smorfia
–scorre troppo
romanticismo nelle tue vene, dovresti fare qualcosa-
-dovresti avere una donazione da
Lex-
commento divertita Ronnie indicando Lexus col pollice -scommetto che
diventeresti acida in men che non si dica!-
-ha parlato lo zuccherino- rispose
l’altra incrociando le braccia al petto –e poi,
meglio essere acide che
rincitrullite come Jamie-
-io non sono rincitrullita!-
sbottò
quest’ultima mentre Ronnie ridacchiava –stavo solo
elogiando il lato romantico
di Joe!-
Lex alzò gli occhi al
cielo e Ronnie
strinse le labbra per non scoppiare a ridere.
-Joe sa cosa vuole e fa di tutto
per
prenderselo- continuò Jamie con aria sognante
-dovrebbe prestare un po’
della sua
determinazione al fratello- suggerì Lexus facendo cambiare
repentinamente lo
stato d’animo di Ronnie, che si irrigidì
all’istante –lui invece si sta facendo
scappare quello che vuole-
Ronnie guardò le amiche
che ora
avevano la loro attenzione su di lei.
-chi ti ha detto che sia
così?-
rispose lei in fine, sospirando. Non le piaceva la piega che quella
conversazione stava prendendo –quello che vuole è
Allie e non se la sta facendo
scappare-
L’espressione sarcastica
che comparve
sui volti delle due non fu una sorpresa per Ronnie, che non
poté fare altro che
stringersi nelle spalle.
-hai ragione Ron- rispose Lex
chiaramente sarcastica –è talmente preso da Allie,
che da quando ti ha visto
non la smette di guardarti un attimo, credo che la poveretta stia
pensando di
improvvisare uno spogliarello per attirare la sua attenzione-
Non doveva voltarsi, sapeva che non
doveva farlo. Eppure fu automatico girarsi quasi di scatto fino ad
incontrare
il suo sguardo che, effettivamente, era puntato su di lei.
Sentì uno strano
formicolio alla
bocca dello stomaco, ma non riuscì a staccare lo sguardo da
lui, che invece lo
fece repentinamente quando si accorse che lei l’aveva
scoperto a fissarla.
Che strana situazione. Strana ed
imbarazzante.
Non vedeva Nick dal giorno in cui
le
aveva detto che era meglio per loro se non si vedessero più
ed ora stare lì, a
qualche metro di distanza, come se fossero due estranei le dava in
senso di
tristezza e smarrimento.
Era finita davvero? Non avrebbe mai
più parlato con Nick? Il solo pensiero le faceva venir
voglia di sprofondare e
scappare via, di nuovo.
Quel veloce scambio di sguardi che
era durato meno di un minuto, purtroppo, non passò
inosservato alla ragazza
bionda seduta accanto a Nick, che gli stringeva possessivamente il
braccio.
Allie intercettò lo
sguardo di Ronnie
che si sentì sprofondare quando gli occhi freddi della
bionda incrociarono i
suoi, ma per qualche motivo non riuscì a staccarli da lei.
Si sentiva stupida, umiliata e
inutile. Lui aveva scelto Allie, non lei, ed ora la bionda aveva tutto
il
diritto di guardarla in cagnesco. Quello che Ronnie non si aspettava
però, fu
quello che fece qualche istante dopo.
Sorrise lievemente verso la sua
direzione prima di voltarsi verso Nick e sussurrargli qualcosa
all’orecchio
prima di poggiare con lentezza calcolata una mano sulla gamba del
ragazzo.
Ronnie si voltò di
scatto verso le
amiche per non guardare quella scena raccapricciante –almeno per lei-, mentre sentiva
l’amaro salire su, assieme alle
lacrime, ma quello che trovò dall’altro lato fu
quasi peggio. Nonostante
cercassero di nasconderlo, negli occhi di Lexus e Jamie
riuscì perfettamente a
leggere la stessa espressione che avevano perennemente in viso quattro
anni
prima, quell’espressione di pietà misto a
dispiacere. Quell’espressione dalla
quale era scappata a gambe levate.
-ora basta- sbottò
portandosi il
bicchiere pieno alle labbra e bevendo tutto ad un sorso
Era stanca, stanca di essere
compatita, stanca di essere rifiutata, stanca della sua stupida vita.
Avrebbe
cambiato tutto, ora.
Strizzò gli occhi per il
sapore forte
dell’alcol e poi si voltò verso una direzione
precisa della sala dove, grazie a
Dio, Angel si era appena liberato di quei due sconosciuti e le stava
rivolgendo
uno dei suoi sorrisi rassicuranti.
Poggiò malamente il
bicchiere tra le
mani di Lexus e si avviò a passo spedito verso il ragazzo,
mentre sentiva
l’amica sussurrare un flebile –pensi che dovremmo
fermarla?-
In pochi passi fu di fronte allo
spagnolo, che non ebbe tempo di aprire bocca, perché la
ragazza gli aveva
gettato le braccia al collo, sorprendendolo piacevolmente al punto di
fargli
mancare le parole.
-ciao- la salutò
sarcastico, ancora
un po’ spaesato.
-ciao- sorrise lei, ma era un
sorriso
tirato.
Si allungò di qualche
centimetro,
poggiando la fronte alla sua, mentre i loro nasi si sfioravano.
Angel socchiuse le labbra,
sorpreso,
ma non si mosse minimamente da quella posizione.
Avrebbe potuto baciarlo se solo
avesse voluto. Avrebbe potuto annullare del tutto la distanza tra loro
due e
premere le labbra sulle sue, sapeva che il ragazzo non avrebbe opposto
resistenza, anzi. Poteva porre fine a tutto quello, cominciare una
nuova vita,
in quel preciso istante.
-ti va di ballare?-
deglutì
-certo- sorrise Angel posando le
mani
sui suoi fianchi
Ronnie poggio la testa sul suo
petto,
con un sospiro.
Angel le voleva bene, lo sapeva, e
non poteva approfittare così di lui perché anche
lei gli voleva bene. Non era
giusto giocare così con lui, facendogli intendere che
avrebbe potuto esserci
qualcosa di più di una semplici amicizia tra di loro. Non si
era opposta quando
lui l’aveva baciata in aeroporto, non aveva messo le cose in
chiaro quando lui
si era presentato a casa sua o le aveva preparato la cena a lume di
candela
qualche giorno prima.
Ed ora stava per baciarlo, solo per
non sembrare una disperata agli occhi del ragazzo che amava e della sua
perfetta fidanzata.
Stava sbagliando tutto, anche con
lui, che era il suo migliore amico.
Le venne la nausea quando
sentì Angel
accarezzarle i capelli con una guancia, era lei stessa che si dava il
voltastomaco.
C’era qualcosa di buono
che aveva
fatto nella sua vita?
-scusami- sussurrò
scostandosi da
lui, prima di correre in bagno.
Poggiò le mani sul bordo
del
lavandino freddo sopra il quale avrebbe volentieri spaccato la sua
testa, o
magari la testa di qualcun altro.
Serrò gli occhi
prendendo un respiro
profondo, prima di guardare la sua immagine riflessa allo specchio.
Cosa diavolo le era saltato in
mente?
Aveva seriamente pensato di baciare Angel solo per non fare la figura
della
sfigata? Era una persona orribile e tutto quel male che ora le piombava
addosso
le stava bene.
Aprì il rubinetto
buttandosi un po’
d’acqua fresca sul viso accaldato.
Aveva perso il ragazzo che amava,
la
sua ragazza si stava prendendo gioco di lei in quel preciso istante e
stava per
perdere uno dei pochi amici sinceri che avesse mai avuto in vita sua.
Poteva andare peggio di
così? Ovviamente,
si.
E lo capì quando vide
Nick entrare
con sguardo fiammeggiante senza nemmeno bussare, chiudendosi la porta
alle
spalle, facendo girare la chiave nella serratura.
*
*
*
EEEEEEEEEEccomi qui! Con un altro
lungo, straziante(?), capitolo uù
Non ve lo aspettavate
così presto,
eh? Sto migliorando *O*
Prima
di parlare del capitolo voglio
che passiate a leggere questa os autobiografica! Le tre presenti nella
storia
siamo io(Jennifer), Ryry_
(Caroline) e Sophiaa
(Eleanor), vi giuro che è
esilarante, come lo siamo in realtà noi tre insieme, vi
prego di leggerla e di
farmi sapere se vi piace! LOL
Anyway.
Spero vi sia piaciuto come a me
è
piaciuto scriverlo. Ho amato immensamente Joe in questo capitolo ed ho
invidiato
Kate, sappiatelo.
Si, stranamente sono vagamente
compiaciuta da questo capitolo, ed è la seconda volta che
succede, la fine del
mondo è vicina.
Detto questo, al capitolo scorso
sono
calate un po’ le recensioni, mi dispiace se il capitolo non
vi è piaciuto o,
com’è giusto che sia, non vedete l’ora
che questa storia finisca dopo due anni
e per questo volevo dirvi che mancano pochi capitoli, 3 più
epilogo e capitolo
extra, in totale 5. Quindi, tenete duro, è quasi finita! LOL
Ok, non so che altro dire,
quuuuuuuindi, spero vi sia piaciuto il tutto!
Vi amo, always <3