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Autore: JustALittleLie    29/02/2012    13 recensioni
Li avevamo lasciati lì.
Lui era tornato a Los Angeles, lei era su un aereo per Madrid.
Lontani per sempre, divisi da un destino che li ha fatti incontrare, li ha fatti innamorare e poi, li ha separati.
E se ora il destino volesse ripagarli di tutto questo?
Ronnie verrà ricatapultata improvvisamente nella sua vecchia vita a Los Angeles, dove la aspettano le sue amiche e lui, dove potrebbe riavere la sua vita.
Ma, si sa, nella vita nulla è così semplice.
Sequel "Let me under your skin"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's a fine line between love and hate'
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Era lì da più di un’ora, ma non aveva ancora smesso di chiedersi se avesse fatto bene ad accettare di andarci.

Ronnie prese un sorso della strana sostanza arancione che galleggiava nel suo bicchiere guardandosi attorno, dove una ventina di persone ridacchiavano tra di loro ignorandola bellamente, d’altronde nemmeno la metà di quelle persone la conoscevano, fatto che non era valido ovviamente per Jamie, organizzatrice della festa, che passava da una persona all’altra chiacchierando gentilmente del più e del meno come una perfetta padrona di casa, nonostante quella fosse casa di Tyler.

Quando Jamie l’aveva chiamata il giorno di Natale per scambiarsi i consueti auguri l’aveva anche informata che aveva intenzione di dare una festa per l’ultimo dell’anno alla quale ovviamente non poteva mancare ed, ovviamente, avrebbe presenziato anche Nick con la sua bionda e perfetta ragazza.

Il primo pensiero di Ronnie alle parole dell’amica furono “neanche morta”, ma poi aveva realizzato che doveva arrendersi all’idea che sarebbe stata inevitabilmente costretta a vedere i due in più di un’occasione visto che ormai Nick e Tyler erano diventati amici e frequentavano le stesse persone, non avrebbe potuto evitarlo per sempre, era meglio affrontare la questione da subito.

Almeno non era stata costretta ad andarci da sola, ma accompagnata da Angel, che al momento era stato rapito e trascinato in un angolo da due uomini sulla trentina che non la smettevano di parlare un attimo.

-dov’è il tuo cavaliere?- Jamie le si avvicinò sorridendo, posandole una mano sul braccio

-rapito da due strani individui- fece cenno col bicchiere verso l’angolo in cui i due tenevano stretto Angel

Jamie seguì il suo sguardo poi sorrise divertita –quelli sono Jeremy e Marshall Copperfield, due fratelli fotografi, immagino stiano lodando il viso del tuo spagnolo, che a proposito- si voltò nuovamente verso di lei con aria divertita –non è niente male-

Ronnie sorrise nascondendosi dietro il bicchiere, ma Jamie non era intenzionata a desistere, assetata di sapere.

-quindi, siete solo amici?-

Gli occhi di Ronnie si posarono sul fisico asciutto e slanciato del ragazzo, per poi sospirare –non lo so, credo di si-

-credi di si?- chiese Jamie chiaramente confusa dalla risposta

Ronnie d’altronde era confusa a sua volta, quindi si limitò ad alzare le spalle. Non che non ci avesse mai pensato ad Angel in quel senso, anzi, dopo il bacio rubato il pensiero quasi la ossessionava, ma gli ultimi avvenimenti avevano allontanato il suo pensiero dal ragazzo per dirigerlo verso sentieri ben più spinosi e pericolosi. Non era Angel che voleva al suo fianco ed in quel momento ne era fin troppo cosciente per poter fingere il contrario.

-lui mi piace, credo- Jamie la fissò con sguardo accigliato –insomma, è bellissimo e mi è stato molto vicino in questi anni ed è davvero un ragazzo d’oro…-

-ma?- la interruppe Jamie, certa che prima o poi sarebbe presto arrivato un “ma” nel discorso di Ronnie

Ronnie che sbuffò irritata e non di certo per l’interruzione dell’amica, ma bensì per quello che stava per ammettere.

-E’ sempre la stessa storia Jam- strinse il bicchiere tra le dita –è perfetto, ma non è lui- sussurrò

Sentì la presa di Jamie stringere il suo braccio e quando incrocio il suo sguardo vi lesse puro dispiacere e rammarico, mentre le labbra si stendevano in un sorriso rassicurante.

Era stata così stupida a scappare in Spagna, a pensare che avrebbe potuto farcela senza le sue amiche.

Era andata via da sola per lasciarsi tutto alle spalle, ed ora? Si trovava al punto di partenza, se non peggio. Era in un vicolo ceco ora e non poteva più scappare.

-mi hai fatto tornare da Miami una settimana prima per venire a questa festa e all’entrata non hai messo nessuno che mi desse una collana hawaiana ed un cocktail-

La voce familiare e sarcastica di Lexus fece capolino alle loro spalle ed entrambe si voltarono verso di lei assumendo un’espressione più serena e consona alla circostanza.

-ben tornata Lex!- squittì Jamie afferrando un bicchiere dal tavolo e porgendolo alla rossa

-dov’è la mia collana?- si voltò verso Ronnie con espressione accigliata, come se si aspettasse davvero che cacciasse una collana hawaiana da sotto la gonna.

-Davvero, Lex?- rispose trattenendo a stento le risate –vuoi metterti una collana di fiori?- il solo pensare all’immagine della ragazza adornata di fiori colorati che le davano un’aria angelica era sufficiente per farle venire una crisi di ilarità.

Lexus storse il naso –per questa volta passo- prese un sorso dal bicchiere che teneva tra le mani poi si volto di scatto verso Ronnie, come se improvvisamente si fosse ricordata di qualcosa di importante –oh, Ron, sai che credo che Johnny abbia dei poteri sovrannaturali?-

Ronnie si irrigidì, colpevole. Sapeva dove stava per arrivare Lexus perché sapeva cosa aveva fatto Johnny il giorno di Natale.

Jamie invece, ignara di tutto, passava curiosa lo sguardo da una all’altra, intenta a non perdersi una battuta del discorso.

-Insomma, deve averli davvero, altrimenti non si spiega come abbia fatto a trovare il mio indirizzo di Miami, per presentarsi a casa mia la sera di Natale, non credi?-

Jamie si portò una mano alla bocca, mentre gli occhi le si spalancavano. Forse temeva per la sorte di Johnny, o per quella che aspettava a Ronnie di lì a poco?

-non è stata colpa mia, me l’ha estorto con la forza!- sbottò la mora difendendosi

Insomma, magari le cose non erano andate proprio così. Diciamo che lei aveva solo lasciato incustodita la sua agenda con gli indirizzi sulla scrivania, il fatto che fosse casualmente aperta sulla pagina dell’indirizzo di Lexus e che ci aveva messo il triplo del tempo per prendere il caffè, lasciandola sotto lo sguardo di Johnny per quindici minuti, era solo un caso.

-Sei una pessima amica Veronica- le puntò contro un dito –pessima, pessima, amica-

-dimmi almeno che è ancora vivo, è l’unico amico che ho lì dentro- finse un tono supplicante

Lexus alzò gli occhi al cielo, ma a Ronnie non sfuggì il sorriso appena accennato.

-le sue naturali doti di ruffiano hanno fatto si che conquistasse mia madre, questo mi ha impedito di ucciderlo- 

-quindi gli hai dato una possibilità?- Jamie si aprì in un sorriso, decifrando le parole dell’amica.

Era stupefacente come riuscivano a capirsi tutte e quattro anche solo con tre parole in codice.

-più o meno- storse la bocca in una smorfia –per il momento gli ho dato la possibilità di conoscerci, nulla di più-

Ronnie sorrise assieme a Jamie ben cosciente che, seppur alla maggior parte delle persone quello poteva sembrare un passo da formica, per Lexus che non si fidava mai di nessuno era un passo da elefante.

-quindi ho fatto bene a dargli il tuo indirizzo!- esultò Ronnie

-non avevi detto che te l’aveva preso?- chiuse gli occhi a due fessure come a volerla incenerire e Ronnie era convinta che ci sarebbe riuscita se si fosse impegnata.

-oh mio Dio!- fortunatamente l’urlo di Jamie fece distogliere lo sguardo di Lexus da lei, che sospirò sollevata.

-che c’è?- sbottò Lex infastidita dall’interruzione

-sono le nove e mezza!- sbottò ovvia l’altra in risposta

Lexus alzò un sopracciglio guardando l’amica con aria sconcertata –c’è una qualche legge divina che impone di urlare come una checca isterica alle nove e mezza dell’ultimo dell’anno?-

-sei un’idiota- sospirò Jamie –sono le nove e mezza e Kate sarà arrivata all’aeroporto!-

Kate! Con tutto quel trambusto avevano quasi dimenticato il loro piano.

-credete che dovremmo chiamarla?- chiese Ronnie

-non lo so, sono così agitata!- Jamie si torturava le mani come se ci fosse stata lei al posto di Kate. Tipico di Jamie.

-credete che funzionerà?- Lexus si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, chiedendo in tono grave

Jamie scosse la testa con aria sconsolata nello stesso momento in cui qualcosa alle sue spalle catturava l’attenzione di Ronnie, che quasi si sentì mancare.

Era arrivato.

 

 

 

 

I know I’m not the best for you,

But promise that you’ll stay.

 

(Like a knife – Secondhand Serenade)

 

 

Il tacchettio delle scarpe sull’asfalto era uno dei pochi rumori presenti nel grande parcheggio dell’aeroporto di Los Angeles quasi deserto.

D’altronde quante persone prendevano l’aereo la notte di capodanno? E quante altre erano disposte a lasciare casa, famiglia e festeggiamenti felici per andare a prendere qualcuno all’aeroporto? Pochissime.

E di quel ristretto gruppo faceva parte Lexus, in ritorno da Miami, e Kate, che avrebbe attraversato lo stato in macchina pur di fuggire all’ennesimo triste capodanno organizzato da sua madre.

Per questo si era offerta di spontanea volontà –non che Jamie o Ronnie avessero opposto la minima resistenza- come tassista privata di Lexus per andare all’aeroporto per portarla poi alla festa organizzata da Jamie.

Come sempre era in ritardo e sapeva che se Lex avrebbe dovuto aspettare si sarebbe innervosita tantissimo, per questo stava cercando di aumentare il passo, cosa alquanto difficile da fare con dodici centimetri di tacco.

A qualche passo del traguardo –le porte scorrevoli dell’aeroporto- dalla sua borsa una musica che ben conosceva prese a suonare e lei fu costretta a rallentare il passo per evitare di spiaccicarsi sulle porte di vetro mentre cercava tra le mille cianfrusaglie il suo telefono.

Chiunque fosse aveva chiamato nel momento meno opportuno.

Le gambe di Kate si immobilizzarono automaticamente per qualche secondo quando lesse il nome sul display, ma si riprese velocemente scuotendo la testa e rifiutando la chiamata.

A quanto pareva, Joe non aveva ben chiaro in concetto di “tempo” e “spazio” visto che, nonostante gli avesse spiegato più volte che gli servissero entrambi, lui continuava a chiamarla tutti i giorni, ad ogni ora. D’altronde però, il ragazzo era stato chiaro nel farle capire che non aveva intenzione di stare alle sue condizioni.

Scosse di nuovo la testa, mentre accelerava il passo per dirigersi al tabellone degli arrivi, sperando che il volo di Lexus non fosse atterrato da molto.

Fortunatamente era atterrato da pochi minuti e quando arrivò fuori al gate non c’era alcuna traccia di Lexus, mentre alcune persone si affrettavano ad uscire, impazienti di rivedere i loro cari per la sera di capodanno.

Si poggiò alla transenna di fronte a lei aspettando impaziente, ma i minuti passavano e di Lex nemmeno l’ombra. Che avesse perso il bagaglio? Ci mancava solo quello.

Abbassò lo sguardo per perdersi nuovamente nella disperata ricerca del suo cellulare, con la speranza che l’amica avesse acceso il suo scesa dall’aereo, in modo da poter avere sue notizie.

La ricerca le prese qualche minuto abbondante e gran parte della sua pazienza, ma finalmente riuscì a trovarlo. Nel momento in cui stava per attivare la chiamata però, una mano si poggiò sul suo polso e quando alzò lo sguardo verso il proprietario, la sua espressione impaurita si trasformò in una di pura sorpresa.

-Joe?!- ritrasse di scatto la mano da quella del ragazzo mentre il suo cuore perdeva un battito.

Joe le sorrise, apparentemente rilassato, mentre lei continuava a fissarlo imbambolata.

-cosa ci fai qui?- chiese col fiato strozzato mentre ora il suo cuore si faceva sentire più forte che mai, ovattandole le orecchie.

-sono qui per te- le rispose lui, tranquillo.

-per me?- quella tranquillità irritava Kate, che invece avrebbe voluto che le spiegasse in fretta perché fosse lì.

Il ragazzo diede uno sguardo veloce all’orologio che portava al polso, per poi tornare a guardare Kate.

-ormai Lexus sarà arrivata da più di mezz’ora-

La rossa si acciglio, incerta –ma se il volo è appena atterrato!-

Joe alzò le spalle passandosi la lingua sul labbro inferiore –ma lei non era su quel volo, è tornata a casa in macchina-

-e allora che ci faccio qui?- fece un passo indietro, spaesata.

Aveva un brutto presentimento, molto brutto. Perché le sue amiche l’avevano spedita all’aeroporto se Lexus non era su quel volo? Perché Joe era lì? E perché si sentiva come un coniglio appena caduto in una trappola?

-ho chiesto io alle ragazze di farti credere di dover prendere Lexus all’aeroporto- confessò in tono basso, lentamente.

-perché?- strinse il cellulare in una mano, fino quasi a stritolarlo.

-perché mi serviva una scusa per farti venire qui- era agitato, nonostante ostentasse tranquillità, si vedeva dal continuo cambiare direzione dei suoi occhi.

-e cosa dovremmo fare in un aeroporto?- alzò di poco la voce, stizzita.

Stava cominciando a perdere la pazienza. Non solo aveva tranquillamente ignorato le sue richieste di stare lontani per un po’, ma le aveva fatto passare più di quarantacinque minuti in macchina, la sera di capodanno, per andare all’aeroporto. Per fare cosa poi?

-prendere un volo, è ovvio-

Kate spalancò gli occhi, mentre il sangue le fluiva velocemente al cervello, facendole quasi annebbiare la vista.

-no che non è ovvio!- strillò, dipingendo sul volto del ragazzo un’espressione spaventata –che diavolo stai dicendo?-

-non ti agitare, ti prego- sussurrò scoccando un’occhiata veloce attorno a loro dove un paio di persone si erano voltati a guardarli.

-non dirmi come devo reagire!- pestò un piede a terra sporgendosi pericolosamente verso di lui.

Joe sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Era l’esatta reazione che si era aspettato da Kate.

-puoi lasciarmi finire di spiegare, per favore?- chiese, sperando che il suo tono calmo e gentile tranquillizzasse la ragazza, che invece parve diventare ancora più rossa dalla collera.

-sentiamo- lo sfidò alzando il mento ed incrociando le braccia al petto.

-bene- prese un respiro profondo, prima di cominciare a parlare –ti ho portata qui, con la speranza che tu accettassi di prendere un volo con me. Ho preparato tutto in pochi giorni e voglio che tu venga con me, in un posto- Kate fece per parlare, ma lui la fermò prima che potesse iniziare –so che è una cosa assurda e che tu molto probabilmente mi dirai di no, ma ti prego Kate, lasciami provare-

Non seppe cosa le fece perdere improvvisamente il suo animo battagliero. Forse lo sguardo dolce e sincero che Joe le stava rivolgendo, forse quell’espressione speranzosa o, forse, il suo cuore che batteva forte nel petto, facendole perdere il respiro.

-ti avevo chiesto di concedermi del tempo Joe e invece…-

-lo so- la interruppe nuovamente lui, facendo un passo verso la ragazza, puntando gli occhi nei suoi –ma è proprio questo il punto Kate, ho paura che se ti lasciassi tempo per pensare, arriveresti alla conclusione che sono un completo idiota e che non valga la pena di riprovarci con me- allargò le braccia.

Kate si morse il labbro inferiore. Non poteva dirle quelle cose, non poteva parlarle così e lei doveva trovare un modo di far smettere il suo cuore di battere così forte, prima che le fosse venuto un infarto, e di far tacere la sua mente che le suggeriva di spegnere il suo lato pedante per una volta ed abbracciarlo.

-Joe, io…-

Le si avvicinò velocemente prendendole la mano libera tra le sue.

Kate rabbrividì, ma non seppe se per il calore che le sue mani emanavano o per il modo in cui la stava guardando in quel momento.

-prendi quel volo con me Kate, sarà l’ultima cosa che ti chiedo- deglutì –ti prometto che dopo ti lascerò tutto lo spazio che vuoi-

Sospirò, visibilmente indecisa, e Joe ne approfittò per sfoggiare la sua migliore faccia da cucciolo abbandonato al lato dell’autostrada, sperando che funzionasse.

-non ho nemmeno la valigia- sospirò abbassando le spalle, arrendendosi.

Il sorriso di Joe si aprì scoprendo tutti e trentadue denti, in una delle espressioni più felici che Kate gli avesse mai visto in volto.

-è un si, vero?- strinse di più la sua mano, portandosela al petto.

Kate alzò gli occhi al cielo –si, Joe-

-grazie- sorrise –in questo caso, non devi preoccuparti per il bagaglio, le tue amiche hanno preparato una valigia con tutte le cose essenziali, quello che manca lo comprerai lì-

-oh, le mie ex-amiche, vorrai dire-

Joe rise, ormai il buon umore andava da se, e intreccio le dita con quelle di Kate, trascinandola verso un altro gate.

-posso sapere dove stiamo andando?- commentò sarcastica mentre lo malediceva mentalmente per quella semi corsa che le stava facendo fare sui tacchi.

-no- rispose semplicemente lui –il volo sta per partire, dobbiamo sbrigarci, faremo così in fretta che non avrai il tempo di leggere sul tabellone la destinazione- si voltò verso di lei, sorridendo.

-chiederò a qualcuno sull’aereo!- sbotto contrariata poi, si blocco.

-un momento!- disse, strattonandolo per la mano, facendolo fermare

-che c’è?-

-non dobbiamo fare il check-in? E le valigie?-

-sono già sull’aereo-

Alzò un sopracciglio, contrariata –eri sicuro che ti avrei detto di si, quindi?-

Joe scosse la testa –affatto-

-quindi, se ti avessi detto di no, avresti spedito il mio bagaglio con le mie cose nel bel mezzo del nulla!-

-non stiamo andando nel bel mezzo del nulla!- rispose contrariato –stiamo andando a…- si blocco spalancando gli occhi, per poi ridurli a due fessure mentre un sorriso furbo gli si formava sulle labbra –non riuscirai a farmi dire dove siamo diretti-

Kate sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

-ed ora corri, se non vuoi perdere i tuoi bagagli- sorrise stringendo la presa sulla sua mano e riprendendo a correre.

 

 

 

She turn the pages everyday, just to change the mood,

But every chapter reads the same, it’s so hard to make it through.

 

(Save your heart – Mayday Parade)

 

 

I cellulari delle tre ragazze suonarono contemporaneamente e sapevano che quello non era un buon segno. C’era solo una persona che mandava sms a tutte e tre contemporaneamente.

-Kate- sussurrò Jamie mentre veloci prendevano i cellulari, speranzose.

Tempo di aprire la piccola busta lampeggiante sullo schermo che sul viso di tutte e tre si stampò un sorriso.

-ha accettato!- Jamie si portò il cellulare al petto con aria sognante

-non ci speravo- commentò Ronnie continuando a fissare lo schermo del cellulare per accertarsi di aver letto bene

-solo io ho notato la parte in cui minaccia di ucciderci in modo lento e atroce?- Lexus si accigliò scorrendo col dito sullo schermo.

-oh, che importa, sono insieme ora!- saltellò Jamie, non curante delle persone attorno a loro

Lexus fece una smorfia –scorre troppo romanticismo nelle tue vene, dovresti fare qualcosa-

-dovresti avere una donazione da Lex- commento divertita Ronnie indicando Lexus col pollice -scommetto che diventeresti acida in men che non si dica!-

-ha parlato lo zuccherino- rispose l’altra incrociando le braccia al petto –e poi, meglio essere acide che rincitrullite come Jamie-

-io non sono rincitrullita!- sbottò quest’ultima mentre Ronnie ridacchiava –stavo solo elogiando il lato romantico di Joe!-

Lex alzò gli occhi al cielo e Ronnie strinse le labbra per non scoppiare a ridere.

-Joe sa cosa vuole e fa di tutto per prenderselo- continuò Jamie con aria sognante

-dovrebbe prestare un po’ della sua determinazione al fratello- suggerì Lexus facendo cambiare repentinamente lo stato d’animo di Ronnie, che si irrigidì all’istante –lui invece si sta facendo scappare quello che vuole-

Ronnie guardò le amiche che ora avevano la loro attenzione su di lei.

-chi ti ha detto che sia così?- rispose lei in fine, sospirando. Non le piaceva la piega che quella conversazione stava prendendo –quello che vuole è Allie e non se la sta facendo scappare-

L’espressione sarcastica che comparve sui volti delle due non fu una sorpresa per Ronnie, che non poté fare altro che stringersi nelle spalle.

-hai ragione Ron- rispose Lex chiaramente sarcastica –è talmente preso da Allie, che da quando ti ha visto non la smette di guardarti un attimo, credo che la poveretta stia pensando di improvvisare uno spogliarello per attirare la sua attenzione-

Non doveva voltarsi, sapeva che non doveva farlo. Eppure fu automatico girarsi quasi di scatto fino ad incontrare il suo sguardo che, effettivamente, era puntato su di lei.

Sentì uno strano formicolio alla bocca dello stomaco, ma non riuscì a staccare lo sguardo da lui, che invece lo fece repentinamente quando si accorse che lei l’aveva scoperto a fissarla.

Che strana situazione. Strana ed imbarazzante.

Non vedeva Nick dal giorno in cui le aveva detto che era meglio per loro se non si vedessero più ed ora stare lì, a qualche metro di distanza, come se fossero due estranei le dava in senso di tristezza e smarrimento.

Era finita davvero? Non avrebbe mai più parlato con Nick? Il solo pensiero le faceva venir voglia di sprofondare e scappare via, di nuovo.

Quel veloce scambio di sguardi che era durato meno di un minuto, purtroppo, non passò inosservato alla ragazza bionda seduta accanto a Nick, che gli stringeva possessivamente il braccio.

Allie intercettò lo sguardo di Ronnie che si sentì sprofondare quando gli occhi freddi della bionda incrociarono i suoi, ma per qualche motivo non riuscì a staccarli da lei.

Si sentiva stupida, umiliata e inutile. Lui aveva scelto Allie, non lei, ed ora la bionda aveva tutto il diritto di guardarla in cagnesco. Quello che Ronnie non si aspettava però, fu quello che fece qualche istante dopo.

Sorrise lievemente verso la sua direzione prima di voltarsi verso Nick e sussurrargli qualcosa all’orecchio prima di poggiare con lentezza calcolata una mano sulla gamba del ragazzo.

Ronnie si voltò di scatto verso le amiche per non guardare quella scena raccapricciante –almeno per lei-, mentre sentiva l’amaro salire su, assieme alle lacrime, ma quello che trovò dall’altro lato fu quasi peggio. Nonostante cercassero di nasconderlo, negli occhi di Lexus e Jamie riuscì perfettamente a leggere la stessa espressione che avevano perennemente in viso quattro anni prima, quell’espressione di pietà misto a dispiacere. Quell’espressione dalla quale era scappata a gambe levate.

-ora basta- sbottò portandosi il bicchiere pieno alle labbra e bevendo tutto ad un sorso

Era stanca, stanca di essere compatita, stanca di essere rifiutata, stanca della sua stupida vita. Avrebbe cambiato tutto, ora.

Strizzò gli occhi per il sapore forte dell’alcol e poi si voltò verso una direzione precisa della sala dove, grazie a Dio, Angel si era appena liberato di quei due sconosciuti e le stava rivolgendo uno dei suoi sorrisi rassicuranti.

Poggiò malamente il bicchiere tra le mani di Lexus e si avviò a passo spedito verso il ragazzo, mentre sentiva l’amica sussurrare un flebile –pensi che dovremmo fermarla?-

In pochi passi fu di fronte allo spagnolo, che non ebbe tempo di aprire bocca, perché la ragazza gli aveva gettato le braccia al collo, sorprendendolo piacevolmente al punto di fargli mancare le parole.

-ciao- la salutò sarcastico, ancora un po’ spaesato.

-ciao- sorrise lei, ma era un sorriso tirato.

Si allungò di qualche centimetro, poggiando la fronte alla sua, mentre i loro nasi si sfioravano.

Angel socchiuse le labbra, sorpreso, ma non si mosse minimamente da quella posizione.

Avrebbe potuto baciarlo se solo avesse voluto. Avrebbe potuto annullare del tutto la distanza tra loro due e premere le labbra sulle sue, sapeva che il ragazzo non avrebbe opposto resistenza, anzi. Poteva porre fine a tutto quello, cominciare una nuova vita, in quel preciso istante.

-ti va di ballare?- deglutì

-certo- sorrise Angel posando le mani sui suoi fianchi

Ronnie poggio la testa sul suo petto, con un sospiro.

Angel le voleva bene, lo sapeva, e non poteva approfittare così di lui perché anche lei gli voleva bene. Non era giusto giocare così con lui, facendogli intendere che avrebbe potuto esserci qualcosa di più di una semplici amicizia tra di loro. Non si era opposta quando lui l’aveva baciata in aeroporto, non aveva messo le cose in chiaro quando lui si era presentato a casa sua o le aveva preparato la cena a lume di candela qualche giorno prima.

Ed ora stava per baciarlo, solo per non sembrare una disperata agli occhi del ragazzo che amava e della sua perfetta fidanzata.

Stava sbagliando tutto, anche con lui, che era il suo migliore amico.

Le venne la nausea quando sentì Angel accarezzarle i capelli con una guancia, era lei stessa che si dava il voltastomaco.

C’era qualcosa di buono che aveva fatto nella sua vita?

-scusami- sussurrò scostandosi da lui, prima di correre in bagno.

Poggiò le mani sul bordo del lavandino freddo sopra il quale avrebbe volentieri spaccato la sua testa, o magari la testa di qualcun altro.

Serrò gli occhi prendendo un respiro profondo, prima di guardare la sua immagine riflessa allo specchio.

Cosa diavolo le era saltato in mente? Aveva seriamente pensato di baciare Angel solo per non fare la figura della sfigata? Era una persona orribile e tutto quel male che ora le piombava addosso le stava bene.

Aprì il rubinetto buttandosi un po’ d’acqua fresca sul viso accaldato.

Aveva perso il ragazzo che amava, la sua ragazza si stava prendendo gioco di lei in quel preciso istante e stava per perdere uno dei pochi amici sinceri che avesse mai avuto in vita sua.

Poteva andare peggio di così? Ovviamente, si.

E lo capì quando vide Nick entrare con sguardo fiammeggiante senza nemmeno bussare, chiudendosi la porta alle spalle, facendo girare la chiave nella serratura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*               *                *

 

 

 

 

 

EEEEEEEEEEccomi qui! Con un altro lungo, straziante(?), capitolo uù

Non ve lo aspettavate così presto, eh? Sto migliorando *O*

Prima di parlare del capitolo voglio che passiate a leggere questa os autobiografica! Le tre presenti nella storia siamo io(Jennifer), Ryry_ (Caroline) e Sophiaa (Eleanor), vi giuro che è esilarante, come lo siamo in realtà noi tre insieme, vi prego di leggerla e di farmi sapere se vi piace! LOL

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Anyway.

Spero vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo. Ho amato immensamente Joe in questo capitolo ed ho invidiato Kate, sappiatelo.

Si, stranamente sono vagamente compiaciuta da questo capitolo, ed è la seconda volta che succede, la fine del mondo è vicina.

Detto questo, al capitolo scorso sono calate un po’ le recensioni, mi dispiace se il capitolo non vi è piaciuto o, com’è giusto che sia, non vedete l’ora che questa storia finisca dopo due anni e per questo volevo dirvi che mancano pochi capitoli, 3 più epilogo e capitolo extra, in totale 5. Quindi, tenete duro, è quasi finita! LOL

Ok, non so che altro dire, quuuuuuuindi, spero vi sia piaciuto il tutto!

Vi amo, always <3

   
 
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