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Autore: kazuha89    29/02/2012    2 recensioni
che succederebbe se nel famoso ospedale per maghi "san mungo" una notte come tante, tre personaggi che conosciamo fin troopo bene si ritrovassero lì con le proprie mogli pronte a farli diventare padri?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il buio addensava la stanza. Era mezzanotte. Harry dormiva profondamente, sprofondato nel tepore delle coperte, quando uno scatto al suo fianco lo fece destare. La luce del comodino di Ginny illuminò la stanza:
"Harry, svegliati."
Harry aprì gli occhi. Cercò tentoni gli occhiali sul comodino e li inforcò. Ginny lo guardava, allarmata.
"Cosa c'e, tesoro?"chiese, assonnato.
"Harry, Qualcosa non va..."disse, respirando affannosamente.
Harry si puntellò con i gomiti. Era almeno la trentesima volta quel mese che Ginny diceva quella frase.
"No, Ginny, non può essere." rispose, gentilmente ma con una punta di esasperazione.
Ginny stava anche lei puntellata con i gomiti, e lo guardò torva.
"Si, lo so che lo dico continuamente, ma stavolta ci siamo."disse, accigliata.
"No, amore mio, manca ancora un mese, lo sai."le rispose Harry e allungò una mano verso di lei. Carezzò amorevole la pancia di Ginny, ormai enorme.
"Si?allora perché il letto e allagato?"gli chiese lei.
"COSA?"esclamò Harry, allontanando le coperte. Sulla parte dove dormiva Ginny era comparso un' alone.
"Oh mio dio, ci siamo. Ti si sono rotte le acque."
Afferrò la vestaglia, saltò giù dal letto e corse dalla parte di Ginny.
"Ti porto subito all'ospedale. Muoviti, tieniti a me, che ti porto di sotto."
"Come, in braccio? apprezzo il tuo sforzo, ma non peso come quando mi hai fatto varcare la soglia il giorno del nostro matrimonio." rispose lei, agitata ma divertita."Forse posso camminare."
Ginny fu meravigliosa. Discese le scale piano piano e salì in macchina, mentre Harry di sopra preparava i suoi bagagli alla rinfusa.
Arrivarono a San mungo in un battibaleno. Portarono Ginny in sala parto d'urgenza. Harry rimase in sala d'aspetto, i nervi ridotti in pappa. Dieci minuti dopo, divorato dall'ansia, sentì un baccano infernale al piano di sotto:
"Aiuto, mia moglie sta partorendo, fate qualcosa."
"Non urlare, già sto male per i fatti miei..ohi un'altra contrazione!"
Scese le scale e entrò nella reception. Si paralizzò.
Un agitatissimo Ron sosteneva Hermione, che incrociò il suo sguardo.
"Harry, cosa fai tu qu...oh dio!"
Sulla camicia da notte le si allargò un alone.
"Miseriaccia, cosa succede?" chiese Ron, allarmato.
Non venne la risposta. Hermione cacciò un urlo e dei curatori arrivarono di gran carriera e se la portarono via.
Ron era verde in volto. Raggiunse Harry e gli posò le mani sulle spalle:
"E' successo tutto nell'arco di un ora. Stavamo guardando la scatola babbana, la tu o tv, non lo so...e di improvviso mi dice che ha i crampi allo stomaco. Io le dico che magari ha mangiato troppo. Cavolo, mancano tre settimane, non può essere. Ma i dolori aumentano e lei dice che è ora. L' esperienza mi insegna a non contraddirla mai, cosi l'ho messa in macchina . Neanche un chilometro e comincia ad urlare come una banshee isterica. E ora le si allaga il pigiama." Ron prese fiato, poi guardò Harry, come se solo in quel momento lo avesse notato:
"Ehi, cosa fai tu qui?"
"Quello che fai tu. Anche a Ginny gli si è allagato il pigiama."disse Harry, non nascondendo l'ansia.
Ron divenne cadaverico.
"Ginny, mia sorella Ginny?" balbettò.
"No, l'altra Ginny che ho sposato e che ho messo incinta a tua insaputa!" rispose Harry, sarcastico. Ron lo guardò confuso.
"Si, tua sorella, Ron."
Ron cadde per terra. Harry lo issò e lo sedette su un sedile in sala d'aspetto, dopodiché prese a misurare il corridoio. Star fermo era impossibile.
"Harry..." pigolò Ron, d'un tratto.
"Non farti venire in testa strane idee, chiaro? stanno bene. Sono solo un po’ in anticipo."disse più a se stesso che a Ron.
" Guarda..." disse indicando l'atrio. Harry si voltò. Un giovane uomo dal volto pallido e allungato, e i capelli biondi e lisci era appena entrato correndo, e ora biascicava agitato alla curatrice.
"Mia moglie ha le doglie, deve essere ricoverata subito."
La guaritrice corse a chiamare aiuto e in un attimo una barella usciva in strada e tornava dentro con una ragazza madida di sudore e urlante. Il giovane le corse incontro, ma fu respinto dai guaritori.
"Lei aspetti la. Sua moglie è in buone mani. Stasera è un caos. Lei è il terzo che porta qui la moglie partoriente, sa?
Il giovane annui assente. La guaritrice lo sospinse verso la sala d'aspetto, dove quest'ultimo si
afflosciò su una sedia di fronte a Ron e si portò le mani al viso. Harry ebbe la strana impressione di conoscerlo. Dopo un' ora ancora nulla su nessuna delle tre donne partorienti. Era tardi, ma ne lui, ne Ron ne il giovane erano minimamente assonnati. Harry però sentì il bisogni di darsi una scossetta e si prese un caffè. Nel giusto lo prese anche a Ron e al giovane, sapendo per esperienza che ne avevano bisogno. Allungò la tazzina fumante a Ron, che la prese con aria distratta. Poi andò dal giovane. Notò che anche lui era in pigiama e vestaglia.
"Ehi, amico, ti va un caffè?" chiese al giovane, che stava ancora chino con il volto tra le mani.
"Oh, grazie" bofonchiò il giovane, e alzò lo sguardo su Harry per prendere il bicchiere. Il gelo attraversò i loro animi. Harry lo aveva riconosciuto, e il giovane aveva riconosciuto lui.
"Tu..." sibilò Harry. Ron alzò lo sguardo dalla tazza.
"Miseriaccia.... è Malfoy!" gracchiò, scottandosi e strozzandosi con il caffè caldo.
Era lui. Otto anni lo avevano cambiato, me era decisamente lui. Era il ritratto del padre, non ci si poteva sbagliare. Ron scaraventò la tazza a terra e si fiondò contro Malfoy, con la furia di un bufalo impazzito. Harry fece un tuffo e lo afferrò al volo.
"Che fai, vuoi che ti caccino?" gli sibilo all'orecchio.
"LASCIAMI ANDARE, HARRY, LUI DEVE PAGARE PER QUEL CHE E' SUCCESSO!" abbaiò Ron, digrignando i denti. Harry lo tratteneva, ma a malincuore. Sapeva che genere di vendetta voleva Ron.
"Ascoltami, sua madre mi ha salvato la..."
"SUO PADRE E I SUOI AMICI HANNO ASSASSINATO MIO FRATELLO, LO HA DIMENTICATO?" urlò Ron, ormai folle di rabbia.
"No, lo sai che non potrei mai, ma lui non c'entra!"
"E' UNO DI LORO!"
"lo so, ma...."
"Lascialo." li sovrastò Malfoy.
Harry e Ron si arrestarono di botto. Malfoy li guardava, con aria sfinita. Non aveva l'aria beffarda e il solito ghigno che Harry gli ricordava. Era cinereo, stanco.
"Senti, fai meno il gradasso e sparisci di qui!" sbottò Harry, con Ron praticamente in braccio.
"No, lascialo andare. Ha ragione." rispose Malfoy, spossato.
Harry lo scrutò, colpito.
"Vaneggi?" gli chiese.
"Mio padre e i suoi compari hanno assassinato suo fratello. Io sono uno di loro. Dove sta lo sbaglio, se vuole punirmi?"
"Sta che ti fa a pezzi se lo mollo, idiota."
"Appunto, ciò che merito. Dunque, ti prego, lascialo."
Harry era basito. Malfoy voleva che Ron si vendicasse?
Ron aveva smesso di dimenarsi, e ora fissava Malfoy, ansante. Doveva essere scioccato anche lui.
"Ti sei bevuto il cervello? Io ti rovino se ti metto le mani addosso!!" ringhio Ron.
"Non lo metto in dubbio. Ricordo la potenza dei tuoi pugni. Ma vedi, non mi sono affatto bevuto il cervello, anche perché avrei ben poco di che dissetarmi." disse, abbozzando un sorriso. Harry e Ron erano increduli. Malfoy proseguì:
"Vedete, oggi mia moglie darà alla luce il mio primo figlio, e vorrei che avesse un' immagine di suo padre diversa da quella che avevo io del mio. Mio padre mi ha cresciuto nell'odio e nell'ingiustizia, obbligato ad odiare persone che nemmeno conoscevo solo per una goccia di sangue puro in più. Mi ha spinto all'omicidio a soli sedici anni e mi ha rinnegato quando ho fallito, abbandonandomi a torture e sevizi mentali. Dio solo sa quanto lo odio per ciò che ho passato, e non voglio che mio figlio debba patire ciò che ho patito io. Mio figlio avrà un padre che non fugge davanti agli errori, commessi in passato, sia da me che da suo nonno. Quindi Ron fa di me ciò che credi, non ti fermerò."
Ron sbuffò, cupo.
"Mi fai passare la voglia, a parlare così." borbottò scontroso.
"No, ti prego, non farti scrupoli." insistette Malfoy.
"Non sono scrupoli, è buon senso. Mentre parliamo, mia moglie di sopra sta cercando di partorire mio figlio, e se viene a sapere che mentre lei si cavava un melone da una narice, io ero di sotto a fare a botte con te, è capace di scuoiarmi vivo. E poi non voglio che mio figlio pensi che sono manesco."
Malfoy parve spiazzato. Si risedette sul suo sedile e sorseggiò il caffè, confuso.
Passò un'altra ora, e tutto taceva. I tre giovani uomini non avevano proferito parola.
Malfoy giocava con la tazza. Harry era come se fosse catatonico e scrutava il cielo stellato. Ron torceva un filo dalla sua vestaglia, la testa posata sulla spalla di Harry, le gambe su un sedile.
"E bello che siate rimasti amici." mormorò Malfoy all'improvviso." Addirittura presente al parto di tua moglie."
Ron lo guardo, il filo tra le dita.
"La moglie di chi?" sbottò.
"Beh...hai detto che tua moglie sta partorendo, e lui è qui." rispose Malfoy, indicando Harry.
"Se vuoi saperlo, anche sua moglie è di sopra a compiere il miracolo." ribatté Ron.
"Oh...che caso... insolito."
Malfoy torse la tazza tra le mani, chiaramente in imbarazzo. Harry percepì la domanda in arrivo e lo anticipò:
"Niente di organizzato, se è questo che pensi. Le ragazze si sono scoperte incinte allo stesso periodo, ma non l'avevamo programmato."
"Ah, ho capito. Mia moglie Astoria, invece, ha fatto fatica a rimanere incinta." disse Malfoy, fissandosi le pantofole.
"Astoria?" chiese Ron." Credevo che stessi con Pancy Parkinson, Malfoy."
"Pancy si è tolta la vita sei anni fa. Ha aperto il balcone e si e buttata di sotto. Non era giusta di testa. Ah, tra parentesi, chiamami Draco. Odio il mio cognome, mi ricorda mio padre."
"Sembriamo amici se ti chiamo Draco."
"No, non è vero, visto che non lo fai spontaneamente."
Ron non poté ribattere.
" Tua moglie Astoria?" chiese alla fine Ron, pensieroso."Non mi ricordo di un'Astoria a scuola."
"Però c'era, solo che era nel primo anno quando ci fu la battaglia a..." Malfoy sfumò la frase, allarmato.
"Ah, quindi è più giovane di te. Te la fai con le ragazzine, bravo. Dovrebbe avere una ventina d'anni ora, no?" disse Ron, sogghignando.
Malfoy non si scompose minimamente alla frecciatina.
"Corretto. La conobbi dopo che comunicai alla sua famiglia la morte di sua sorella maggiore, nostra coetanea. Uno dei cinghiali sopra i cancelli della scuola le cadde addosso nella confusione. Rimasi dai suoi per un po, dopo che mio padre e mia madre furono arrestati, e finimmo per innamorarci. Sua sorella te la devi ricordare. Si chiamava Greengrass, Daphne Greengrass."
Ron si rabbuiò. Harry ricordava il perché.
"Come no. Quella cagnetta prendeva in giro Hermione a scuola, insieme alla tua ex fidanzata volante."
Malfoy sorrise.
"Hermione...quante grane le ho procurato, poveretta. Ricordo che il terzo anno si vendicò, però. Mi ruppe il naso con un destro micidiale. Siete rimasti in contatto anche con lei?
"Mhhm...vediamo, direi di si, visto che è di sopra in questo momento."
"Certo che si, non avevo dubbi. Quella ragazza ha sempre avuto un debole per te...
Ron parve compiaciuto.
...Harry." concluse Malfoy.
Ron si voltò di scatto, paonazzo.
"Prego?" sibilò.
"Si, dicevo che Harry le era sempre piaciuto, mentre con te litigava in continuazione." rispose Malfoy, confuso dalla reazione di Ron.
"Hermione è mia moglie, non sua!!" sbraitò Ron, furibondo.
Malfoy parve sorpreso.
"Davvero? oh cielo, che gaffe. Perdonami, Ron, ma non avevo idea...insomma, pensavo...."
Malfoy era chiaramente in imbarazzo. Ron era di nuovo arrabbiato, ma Harry non seppe dar torto a Malfoy. Dopotutto era vero che a scuola, Ron e Hermione erano sempre stati cane e gatto. Ma reputò saggio non mettere altra carne al fuoco.
Passò un 'altra ora. Ormai l'attesa si tagliava con il coltello.
"Comunque, alla fine chi hai sposato allora?" incalzò Malfoy, rivolto a Harry.
Harry distolse lo sguardo dalla finestra, e lo guardò. Stava per rispondere, ma Ron lo interruppe.
"Non sono affari tuoi." borbottò velenoso, giocherellando ancora con il filo, ma ora disteso su tre sedili e con la testa sulle gambe di Harry.
"Oh dai non ti offendere, mica volevo mancarti di rispetto." protestò Malfoy.
"Tsè...fosse la prima volta che lo fai.."
"Appunto. Sai perfettamente dove andavo a parare, se volevo mancarti di rispetto veramente."
"Gia, in genere ti accanivi sul fatto che sono figlio di un fallito, e che secondo te nessuno era peggio della mia famiglia di traditori del loro sangue."
"Si, beh...ammetto che ero piuttosto crudele, ma non ho mai detto che non ti avrebbe sposato nessuna."
"Uhm...mancava solo quello..."
"Non puoi negare, però, che tu e Hermione litigavate in continuazione."
"Beh, in fondo ha ragione, però." disse Harry, ma se ne pentì amaramente. Ron si issò, scioccato.
" E tu da che parte stai?" chiese a Harry.
"Credimi, fa più schifo a me che a te dargli ragione, ma se c'e l'ha c'è l'ha."
Ron aprì bocca per ribattere, ma non uscì alcun suono. Rabbuiato, si sdraiò nuovamente con la testa sulle gambe di Harry.
"Giuda..." bofonchiò.
Harry gli fece una boccaccia, e gli strappò un sorriso.
"Va al diavolo, te lo sogni che ti farò vedere mio figlio." borbottò con una smorfia divertita.
"Lo vedrò eccome, a costo di chiuderti nel bagno. Sono suo zio, è mio sacrosanto diritto vederlo, cara la mia comare permalosa." rimbeccò Harry, sardonico.
Ron sorrise e diede un leggero pugno sul braccio di Harry. Poi riprese a giocare con il filo. Lo aveva tirato un paio di volte, quando il suo viso si increspò.
"Che hai?" chiese Harry.
"Credi che dovremmo chiamare mia madre?"
"No, è notte fonda. Povera Molly, le verrebbe un infarto. La manderò io un gufo appena nascono i bambini." rispose Harry, guardando Malfoy, che ascoltava silenzioso.
"Ha fatto tombola stanotte, eh?" disse Ron
"Già, nonna per due volte in un colpo solo." rispose Harry.
"E nessuno che me lo dice!" sbraitò una voce nell'atrio.
I tre giovani uomini trasalirono. Molly Weasley, in vestaglia e camicia da notte, marciava verso di loro. In primis sembrava arrabbiata.
"Molly, ma come hai fatto a sapere..." chiese Harry confuso.
"Dorothea, la curatrice della reception, era una mia compagna di scuola. Ha letto il tuo cognome mi ha mandato un gufo." rispose guardando Ron." Allora? le ragazze?"
"Calma piatta. Sono tutte e tre di sopra."
"Tutte e tre? ma..." si voltò, e solo allora notò Malfoy.
Mamma Weasley s 'incupì di colpo.
"Ah, allora anche il diavolo può generare una vita" sbottò.
Malfoy abbassò la testa.
"Molly, lascia stare, non è il caso..."La fermò Harry." Piuttosto, Teddy dov'è?"
"Dormiva. Ho lasciato un biglietto ad Arthur per dirgli dov'ero. Tranquillo, sta bene. E così contento di avere un fratellino o una sorellina, che ieri mentre raccontava a me e a sua nonna Dromeda che cosa insegnerà al suo fratellino, gli si sono colorati i capelli di viola! è adorabile."
"Molly?" chiamò una curatrice d'un tratto.
Mamma Weasley si voltò.
"Dorothy, che succede. Qualcosa non va?"
"Purtroppo avremmo da far tutta la notte per far nascere i bambini." disse con aria sfinita.
"Ci avrei scommesso. Ma le ragazze stanno bene?"
"Si, tutte e tre sono molto brave, ma queste cose non accadono mai in poco tempo. Chi meglio di te lo sa?"
"Eh già, io me ne intendo." disse tra sé e sé. "Bene, allora io vado a casa tua, Ron, a prendere le cose di Mione. Credo che avviserò anche i Granger. Tornerò domani." disse rivolta a Ron.
"Come sai che non ho..." chiese stupito Ron.
"Che non le hai portato nulla? perché sono tua madre. Ti ho messo al mondo io, e ti conosco."
Baciò sulla fronte Ron e Harry, poi si voltò verso Malfoy.
"Ehi, vuoi che scriva ai tuoi genitori?" gli chiese, burbera.
Malfoy alzò la testa.
"Sono ad Azkaban, signora, ma grazie lo stesso." pigolò
Mamma Weasley si ammorbidì leggermente.
"E i suoi? i genitori della ragazza?"
"Oh no, loro sono a casa, ma non si disturbi, signora."
"Chi sono?" chiese arcigna, ma con un espressione di comprensione in volto.
"Come? oh, i signori Greengrass." rispose Malfoy
"Ci penso io. Dirò loro cosa sta succedendo, e di non preoccuparsi. Hai fatto la valigia a tua moglie?"
Malfoy era confuso.
"No...ero nel panico...ma no si preoccupi..io.."
"Avviserò tua suocera domani, non c'e bisogno che venga qui, tanto non può fare nulla. Se non ti spiace, Ron, prendo dei vestiti di Mione anche per..ehm.."
"Astoria." concluse per lei Malfoy.
"Ecco si..per Astoria. Sempre che portare i vestiti di mia nuora babbana non la disgusti."
"No, assolutamente. Noi non la pensiamo più come mio padre. Le sono grato, signora, non so come sdebitarmi."
"Sta li buono e aspetta, è l'unica cosa che puoi fare." rispose lei secca.
"Si, signora. Grazie signora." obbedì Malfoy.
Mamma Weasley gli fece un cenno di saluto, girò sui tacchi e si smaterializzò.
Malfoy era sorpreso, ma anche triste.
"E pensare a quante glie ne ha fatte passare mio padre...Ron, grazie dei vestiti, comunque."
Ron fece un cenno con la mano, e tornò a sdraiarsi.
"Così, ormai è come se fossi uno della famiglia, Harry. Ho sentito che la chiamavi Molly." chiese Malfoy.
"Sono uno della famiglia. Ron è mio cognato, Molly è mia suocera." rispose Harry.
"Davvero? allora hai sposato sua sorella, Jenny, giusto??"
"No, ha sposato Percy. Ovvio che ha sposato mia sorella, dato che è l'unica femmina. Comunque è Ginny, non Jenny." sbottò Ron.
"Si, scusami, hai ragione. Però, bella come cosa. Migliori amici da bambini, e ora cognati. Chi si è sposato per primo, per curiosità?"
"Io ad Aprile, lui a Maggio. Stesso anno. Le signore avevano fretta." sbottò Ron.
"Io mi sono sposato in Dicembre, invece. Astoria ama la neve."
"Bello." rispose Harry." Malfoy...cioè Draco, scusa. Tua madre è ad Azkaban, hai detto. Perché?non ha ucciso nessuno, che io sappia."
"Perché nascondeva dei mangiamorte in latitanza." rispose lui.
"Tua zia Bellartix e compagni?" chiese Ron.
Malfoy annui."Non ne voglio parlare, però. Io li odio."
Harry non proseguì.
"Allora, voi sapete che cosa sarà?" chiese dopo un po’ Malfoy.
"Io si, e anche per Harry è ovvio. Weasley vuol dire maschi a casa mia." rispose Ron.
"Io non lo so, vedremo. Sperò sia maschio, però."
"Che nome gli metterai?"
"Femmina Daphne, in onore della zia. Maschio Scorpius, come il nonno materno. Voi?"
"Femmina Lily, come mia madre, e secondo Luna come la sua madrina. Maschio James, come il nonno, e secondo Sirius come lo zio." rispose Harry.
"Mione ha uno zio che vorrebbe che il bambino avesse il suo nome, quindi se è maschio sarà Hugo. Mentre se è femmina sarà come mia suocera, Rose." rispose Ron.
"Bei nomi." Dichiarò Malfoy."Speriamo che le nostre signore non ci facciano attendere ancora a lungo."
"Conoscendo Mione, starà cercando di insegnare al curatore il da farsi. Ha letto un milione di libri da quando ha saputo del bambino." disse Ron, alzando gli occhi al cielo.
"Io non sono in ansia per Ginny. Cavalcava la scopa anche in tre mesi di gravidanza. Niente la spaventa." disse Harry, orgoglioso.
"Si, l'ho vista, è piuttosto in gamba. Io però un pò di paura per Astoria c'è l'ho." ammise Malfoy." Non ha mai avuto una salute di ferro, anzi è piuttosto cagionevole. Se succedesse qualcosa..."
"Fasciati la testa dopo che è rotta, ascolta me." disse Ron.
"Si, hai ragione, meglio essere ottimisti."
Ma le ore passavano e nulla di nuovo accadeva. Passarono tutta la notte a bere litri di caffè e a farsi divorare dall'ansia. Dopo undici ore di attesa, si sfiorava l'isteria:
"Miseriaccia, se le sono mangiate?" sbraitò Ron, ormai ridotto ad un fascio di nervi.
"Non lo so, ma se non ci dicono subito qualcosa, giuro che..." sbottò Malfoy, agitato.
"Calmi, tutti e due. E' già abbastanza brutto senza che perdiamo il controllo." sbuffò Harry.
A dire la verità nemmeno lui era tranquillo, ne era contento di quel silenzio, ma trovava stupido dimenarsi e latrare di impazienza.
"Ma insomma!" abbaiò Ron furioso ad un piccolo curatore pallido, che aveva scelto il momento sbagliato per decidere di scendere per un caffè."Che ne è di mia moglie e di mia sorella?"
" Chi, scusi?" chiese l'omino, confuso e allarmato.
"Le donne che abbiamo portato qui ieri sera con le doglie! dove accidenti sono?"
"Ah si, ho capito. Tutto a posto. Stanno bene, tutti e sei." rispose il curatore sorridendo amabilmente. Prese il suo caffè e si smaterializzò.
Ron pareva un merluzzo. Apriva e chiudeva la bocca, scioccato. Harry lo prese per il braccio, e lo diresse all'ascensore.
Immediatamente lui, Ron ancora boccheggiante e Malfoy entrarono, e Harry pigiò il bottone con dita tremanti.
"Tu guarda che sprovveduti. Neanche ci avvisano!" si lamentò Malfoy.
Harry non rispose. Respirava appena. Entro una decina di minuto avrebbe visto per la prima volta suo figlio.
Le porte si aprirono, e i tre fecero di corsa i corridoi del reparto maternità. Dopo dieci minuti di ricerca, una curatrice li fermò. Era l'amica di mamma Weasley, Dorothea.
"Eccoli qua, i paparini, è mezz'ora che vi cerco. Sono pronte." cinguettò soave.
D'istinto Harry afferrò il braccio di Ron, e non sbagliò. Quest'ultimo, infatti, si afflosciò come un soufflé al suo fianco.
Dorothea li condusse in fondo al corridoio, dove stava una porta chiusa.
"Prego, signori." disse aprendo la porta. I tre entrarono. La stanza era composta da tre letti, tre comodini, un armadio con quattro ante e un ampia finestra. Nei tre letti c'erano tre donne. Una con lunghi capelli rossi, una con i capelli mossi e una ragazza molto giovane con i capelli castano chiaro. Tutte con un fagottino tra le braccia. Harry si sentì venir meno, ma si fece forza. Ron al suo fianco tremava.
Ginny alla sinistra alzò lo sguardo dal fagottino e sorrise raggiante. Hermione e l'altra ragazza fecero lo stesso:
"Dove eravate? è più di mezz'ora che vi cercano!" chiese Hermione piano, cullando il suo involto di coperte. Ron la guardava, incantato.
Malfoy deambulò verso la giovane ragazza e la baciò sulla fronte. Harry era paralizzato.
"Allora, li volete vedere i piccoli, o no?" Chiese Ginny piano. Ron si mosse al suo fianco, ma Harry era pietrificato al suolo. Ron si diresse verso Hermione. Non l'aveva mai vista così bella e raggiante.
"Stai bene?" chiese a Ron, che sembrava sul punto di vomitare. Ron fissava il fagottino.
"E'....cosi....piccolo..." boccheggiò.
"Insomma, è quasi cinque chili. Ci ho messo una vita a farla nascere." disse Hermione, ridendo. Ron la fissò.
"Farla?" balbettò." Allora è...."
"Sei un Weasley scadente, caro mio. E' una bambina!" rise, gioiosa.
Due lacrime scivolarono dagli occhi di Ron, che con mano tremante scostò il cappuccio dal viso della piccola. Era perfetta. Un perfetto ovale roseo, due splendidi grandi occhi verdi e un buffo ciuffetto rosso sulla testa. Le sfiorò i capelli con un dito. La piccola lo guardò.
Allungò le braccia tremanti, e Hermione vi infilò la neonata. Ron era l'essenza della felicità. Piangeva e rideva contemporaneamente. La piccola lo scrutava, incuriosita.
"Ciao, Rosie, io sono il tuo papà." boccheggiò Ron tra le lacrime. La piccola sorrise.
"Balle." singhiozzò Ron."Guardale i capelli. E' Weasley al 100%"
Hermione gli fece una linguaccia e si lasciò baciare. Harry intanto era ancora impantanato sull'uscio. Ginny lo guardava, tranquilla.
"Ehi, capitano, anche tu ne hai uno, sai?" lo schernì, radiosa.
Harry provò un passo e scoprì di riuscire a muoversi, anche se un po’ si sentiva un po’ rigido. Avanzò verso Ginny, più bella che mai, e si chinò verso il fagottino.
"Io però non mi smentisco. E' un maschietto. E ha i capelli rossi."
Harry scostò il cappuccetto. Si sentì alzare da terra di un palmo. Era la creatura più bella del mondo. Occhi castani, un ciuffetto di capelli rossi e ribelli e un sorrisetto strafottente degno del nonno. Era James in miniatura. Ginny lo allungò verso di lui, e Harry lo prese in braccio. Il piccolo lo guardava, interrogativo.
"Che hai da guardare così, giovanotto." disse, fingendosi serio." E' questo il modo di guardare tuo padre, James Sirius Potter?" continuò sorridendo, le lacrime che scivolavano serene sulle sue guance. Il piccolo, per tutta riposta, gli fece una smorfia. Ginny rise.
"Bene, sappiamo da subito che è una peste. Almeno siamo preparati." disse riprendendosi il piccolo, che ora faceva le bollicine con la bocca. Harry la baciò. Posò le labbra sulla testa del piccolo e alzò lo sguardo su Malfoy. Anche il suo era un maschietto. Harry gli lesse la gioia negli occhi. Oltrepassò il letto di Ginny, e andò da Hermione.
"Ehi, piccola, di ciao allo zio Harry."disse Ron a Rose, che scrutava Harry, curiosa.
"Ron, come fa a parlare? Ha appena un paio d'ore!"rise Hermione.
"Se somiglia a te, mi aspetto che parli tra una o due settimane e che impari a leggere prima ancora di camminare. Vero, amore di papà?" le rispose Ron, strofinando il suo naso su quello della Piccola. Lei allungò una manina e li carezzò la bocca.
"Ehi, tesoro, io sono zio Harry, lo zio credo che ti vizierà di più di tutti."disse Harry, osservandola e carezzandole una guancia paffuta. "E' perfetta, che somigli a te o a lei."
Ron gli sorrise.
"Ti risulta che qualcosa opera di Hermione non lo sia? Fammi dare un occhiata al mio nuovo nipotino."Disse, e rimise la piccola in braccio a Hermione, che lo guardava imbronciata, ma compiaciuta .
"Complimentoni, piccola."disse Harry, baciando Hermione sulla fronte.
"Grazie, dolcezza." rispose lei, sorridendo. "Hey, Ron, porta le chiappe qui. Voglio vedere anch'io, il piccolo uomo."
"E dammi tregua, donna, ora te lo porto! Ah, è la copia di Harry, solo in versione rossa!" rispose Ron, prendendo James a Ginny per darle Rose, e consegnò James a Hermione.
"Scambiateveli momentaneamente, ok?"disse, baciando la testa dai lunghi capelli rossi di Ginny."Ben fatto, sorellina." le sussurrò.
"Anche tu, fratellone, bel lavoro."Disse lei, tenendogli la mano e baciando la piccola, mentre il suo James, intanto, sbrodolava beato sulla camicia da notte della zia. Harry osservò il quadretto famigliare per un po’, il petto traboccante di gioia. Fu allora che prese una decisione. Guardò Malfoy, che stava cullando il suo bambino, e si diresse verso di lui. Astoria vedendolo arrivare si incupì, ma Malfoy le fece cenno che era a posto, e lei tornò a guardare il bambino.
"Ascolta." disse Harry. Nella stanza calò il silenzio. Neanche i tre neonati emise un fiato.
"Oggi è un giorno speciale per tutti noi. Laggiù c'e mio figlio, e li c'e mia nipote. Qui invece c'e tuo figlio. Sappiamo che in cuor nostro, noi non potremmo mai essere amici. Troppi screzi e dissapori. Però sappiamo anche che un domani i nostri figli andranno a scuola insieme, e nello stesso anno. Quindi io ti chiedo, per augurare ai bambini un futuro diverso dal nostro passato, di seppellire qui l'ascia di guerra. Ognuno andrà per la sua strada e nessuno si farà male. So che sei pentito, ma non potrai mai rinnegare quello che sei. Perciò lasceremo che sia il fato a decidere se in futuri le nostre strade dovranno incrociarsi di nuovo. Che ne pensi?"
Malfoy guardò il piccolo. Gli somigliava molto. Guardò Astoria, che annuì. Si voltò verso Harry, annui a sua volta e gli strinse la mano."Che sia il destino, allora, a comandar le nostre vite."
Quattro giorni dopo, le ragazze e i piccoli furono dimessi. Hermione spingeva un passeggino rosa confetto, mentre Ginny una azzurro cielo. Il regalo di George,Bill,Charlie e Percy ai nipotini.
"Ci hanno preso anche il seggiolone, il lettino, il fasciatoio e tutto il necessario per bimbi in coordinato, che gentili!" disse Hermione, sistemando la copertina in tinta con il passeggino sul pancino della piccola, che dormiva beata. James, invece, tentava di sfondare i timpani a tutti, urlando a squarciagola.
"L'anno prossimo facciamo cambio però, Mione, il rosa tocca a me!" disse Ginny, infilando a tradimento, un minuscolo ciuccio celeste in bocca al piccolo James.
Harry si arrestò.
"Sicuro. Io l'anno prossimo voglio un maschietto!" rispose Hermione.
Anche Ron si bloccò accanto ad Harry.
"Brutte iene..." sibilò.
"...lo avete fatto a posta a rimanere incinte insieme!" concluse Harry.
Ginny e Hermione si guardarono, e scoppiarono a ridere.
Ron sbuffò.
"Eh, vecchio mio, siamo fregati e dobbiamo farcene una ragione. Però almeno mi consolo." disse cingendo Harry con il braccio.
"E come?" chiese Harry, cingendo Ron.
"Nei momenti neri, tu sarai sempre al mio fianco."
Harry rise.
"Ovvio. Dove vai tu, senza di me, comare permalosa?
  
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