Capitolo 4 : il
nuovo team
POV Naruto
Un altro mese era
trascorso e di Kumiko ancora niente. Kurama faceva le ore
piccole pur di portare avanti quello che si era prefissato, ma aumentare le ore
di ricerca per farmi un piacere, non era stata una buona idea.
Tornava spesso
tardi con aria stanca e soprattutto, la cosa che mi faceva sentire maggiormente
in colpa, era il fatto che passava poco tempo con Akai.
A volte lo obbligavo a stare a casa a
trascorrere del tempo con lui, anche se più che un obbligo per la volpe era un
piacere.
Finalmente il
giorno dei diploma era arrivato e presto Konoha si
ritrovò nuovamente invasa da una moltitudine di genin,
convinti di essere capaci di grandi imprese.
Diversamente da
come mi aspettavo, la mia squadra si ritrovò composta da due ragazze e un
ragazzo. Due li conoscevo bene, la terza un po’ meno, ma ero alquanto
incuriosito dalla sua misteriosa discendenza.
Fui decisamente
sorpreso di ritrovarmi Shiori in squadra. Se la sua
cotta nei miei confronti era reale, non la consideravo una cosa positiva che
fosse capitata con me. Poteva distrarla parecchio e soprattutto avrei avuto
qualche problema se si fosse dovuto mettere in chiaro alcune cosette.
Quella bambina di
quattro anni che tempo addietro mi correva incontro per essere presa in braccio
e giocare con me, era ormai cresciuta. Mi venne un po’ di nostalgia a pensare a
quanto il tempo trascorresse veloce. Assomigliava molto a Shikamaru,
avevano all’incirca lo stesso quoziente intellettivo, ma quello della ragazza
era inferiore, dovuto alla impulsività che aveva preso dalla madre. Aveva lo
stesso tipo di capelli del padre, lasciati liberi al vento. Solo quelli davanti
erano tirati indietro in una piccola codina, legati da un elastico che le avevo
regalato io all’età di otto anni. I suoi occhi erano cerulei come quelli di Temari e le impreziosivano quel viso di bambina che
cominciava a trasformarsi in quello di una donna, ma la cosa che più mi
preoccupava era il carattere identico a quello della madre. Questo significava
solo una cosa: guai in vista.
Poi vi era una
ragazza dai capelli lunghissimi di un celeste chiaro tendente al bianco e dagli
occhi azzurro chiaro. La sua pelle era pallida, ma non stonava affatto. Il suo
nome era Merodi Uta.
Apparteneva a un
clan nuovo di Konoha.
Erano giunti al
villaggio da qualche mese. Si diceva che il loro villaggio d’origine era stato distrutto
da un brutto terremoto e i pochi sopravvissuti erano stati accolti nel nostro
villaggio. Erano anch’essi del paese del fuoco, nonostante si trovasse quasi al
confine, per questo non vi erano state poi troppe polemiche da parte dei
cittadini ad accoglierli tra noi.
Sapevo che era un
clan potente, anche se il loro potenziale era considerato comunque inferiore al
byakugan e allo sharingan.
Comunque fosse il
loro potere rimaneva per me un mistero.
Infine vi era un
ragazzino che ben conoscevo e che se non avessi saputo le sue origini, non
avrei mai identificato con il padre. Era Fugaku Uchiha. Il cognome poteva anche essere associato a un
carattere distaccato e freddo, ma quel ragazzino era il contrario, simpatico e
con una vitalità tutta sua. Mi ricordava molto la madre, come anche i suoi
capelli rossi. Non aveva ancora sviluppato lo sharingan,
al contrario del fratello maggiore che lo aveva sviluppato all’età di nove
anni.
Diversamente da
quanto mi aspettavo, Sasuke non fece mai pressione
sul ragazzo, ma decise di farlo sviluppare in contemporanea con i suoi
coetanei, ma questo non toglieva il fatto che fosse un anno più piccolo.
Una cosa che lo
identificava con gli Uchiha, era il fatto che era un
vero genio all’interno dell’accademia. Presto avrei scoperto come se la sarebbe
cavata in una vera missione.
Inoltre era capace
di percepire i chakra altrui, sebbene questa capacità
non fosse sviluppata ancora del tutto.
Scommettevo che Sasuke centrava qualcosa con l’inserimento del figlio nella
mia squadra. Ma la sua presenza mi
preoccupava un po’. Non avrei saputo come fare se Fugaku
avesse appreso troppo in fretta, rispetto alle compagne. Non volevo né che il
resto del team si sentisse inferiore e incapace, né che dovessi rallentare
i progressi di quel ragazzino per stare
al passo delle altre mie due allieve.
Ero davanti alla
porta dell’aula ed ero emozionato come se fosse stato il mio primo gruppo, ma a
mio parere ogni volta era differente, quindi era come se fosse stata davvero la
mia prima esperienza. Mille dubbi tornarono alla mente, la prima tra i quali,
la domanda se sarei piaciuto.
Andando in ordine
alfabetico, destino volle che anche quella volta fossi l’ultimo a presentarmi
alla mia classe.
Feci un respiro
profondo e aprii la porta entrando nella stanza. Senza che nemmeno me ne
rendessi conto, mi ritrovai due paia di braccia strette in vita.
“Naruto jii-chan! Da quanto tempo
che non ci vediamo!” mi disse Shiori stringendo la
presa maggiormente.
Mi sentii
imbarazzato, soprattutto vedendo con che sguardi ci guardavano gli altri miei
due allievi. Merodi era sorpresa della confidenza che
Shiori ostentava nei miei confronti e Fugaku se la rideva sotto i baffi.
“Ehm, sono felice
di vederti anche io Shiori!” dissi sperando che
allentasse la presa, cosa che fortunatamente accadde.
Le vidi porgermi
uno dei suoi enormi sorrisi e mi ritrovai a grattarmi la testa indeciso sul
come comportarmi con lei.
“Naruto jii-chan, cosa ci farai
fare oggi?” mi chiese felice.
Prima di tutto quel
jii-chan doveva sparire quando eravamo in un contesto
maestro-allievo.
“Faremo esattamente
come ho fatto con il mio primo team. Seguitemi!”
Li condussi al
nostro campo di allenamento. Il numero 11. Era un campo costruito da poco e non
lo avevo ancora visto. Lo trovavo un posto perfetto per allenarsi.
“Bene ragazzi ,
credo che voi tre vi conosciate bene e che voi tre conosciate bene il
sottoscritto, quindi direi di saltare le presentazioni. Chiederei solo a Merodi di dirmi qualcosa in
più su di sè!”
La ragazzina
sentendo gli occhi puntati addosso, divenne rossa e cominciò a balbettare. Non
insistetti, l’avrei conosciuta con il
tempo.
La nostra prima
missione arrivò presto, la solita, ma il
micino non se la passò molto bene quella volta.
Decisi di cambiare
le regole, nonostante anche io fossi un fan del lavoro di squadra. Feci
catturare il micio singolarmente e tutti
e tre superarono le mie aspettative.
Shiori sbadigliò
annoiata, facendo finta di dare un po’ di vantaggio al gatto, ma dopo qualche
metro, utilizzando la tecnica dell’ombra, immobilizzò la povera bestiola.
Fukagu riuscì a ideare
subito un piano per intrappolare il micio e metterlo Ko con facilità. Infine Merodi fu quella che mi sorprese di più. Riuscì a catturare
il gatto avvicinandosi a lui, quando ormai non aveva più modo per scappare,
semplicemente prendendolo in braccio, dopo che si fosse addormentato dopo una
ninnananna intonata dalla ragazza.
Per festeggiare il
clamoroso successo, invitai tutti a mangiare un boccone, il problema si
presentò quando ci fu discordanza sul luogo dove andare.
Feci scegliere a Merodi cosa mangiare, dato che era l’unica che non avesse
espresso nessuna opinione e anche in base alla sua scelta venni a conoscenza di
un’altra cosa sulla mia allieva.
“Sei vegetariana?
Cioè non mangi niente che preveda carne? Neanche i ravioli al vapore di carne?”
chiese Shiori guardandola come se fosse un alieno. Sapevo
che quello era il suo cibo preferito.
Merodi abbassò la testa
timidamente e annuì.
“Sono scelte della
vita!” dissi a Shiori, appoggiando una mano sulla
spalla di Merodi.
Non doveva
vergognarsi per quello che era.
“Si, ma tu
rinunceresti mai al ramen con la carne?” mi chiese
toccando il mio punto debole.
“Bhe, veramente io…no” dissi imbarazzato
e grattandomi la testa.
“Prevedibile!”
disse Fugaku alzando le spalle, anch’esso a conoscenza
del mio piatto preferito.
Dopo il pranzo,
dovetti andare a fare rapporto anche per una banale missione come quella.
“Non c’è gusto a
insegnare, se non ci sono allievi che si mostrano imbranati in qualcosa! Mi hai
messo a insegnare a tre geni. Nel giro di nemmeno un anno quelli diventeranno
migliori di me!” dissi a Kakashi che mi guardava
tranquillo.
“Esagerato! Sono
ancora ai primi livelli!” mi disse mettendomi al corrente di cose che già
sapevo.
“Si, ma sono già
avanti se paragonati a me, Sakura e…bhe Sasuke lasciamolo stare. Shiori
sa già fare buon uso del controllo dell’ombra, Fugaku
anche senza sharingan riesce a cavarsela in maniera
divina e Merodi…bhe lei rimane un mistero, ma anche
lei ha compiuto la missione con grande successo.”
“Hanno solo
catturato un gatto!” disse kakashi.
“Non un gatto, il
gatto. Al solo pensiero mi dolgono ancora i graffi, ormai guariti, che quella
bestia mi fece!” Sbuffai “Insomma, sembra quasi che l’unica cosa che manchi
loro, a parte qualche tecnica avanzata, sia l’esperienza!”
“Come la metti con
il lavoro di squadra?” mi chiese, cogliendomi alla sprovvista.
“Non li ho ancora
messi alla prova su questo punto, ma le mie impressioni sono abbastanza buone. Fugaku va d’accordo con le compagne e Shiori,
nonostante la sua testardaggine, mi sembra una disposta a collaborare!” dissi.
“Merodi?”
Sospirai “Tanto
dolce e carina, ma troppo insicura di sè stessa. Ma
credo che in caso di bisogno sia disposta ad aiutare chi ha bisogno!”
Kakashi sorrise “Lo so che
la tua prima impressione è spesso azzeccata, ma non credi di doverlo appurare?”
Annuì, dopo di chè una nuova missione mi venne affidata per l’indomani.
Lessi la cartella
con l’elenco delle missione che Kakashi mi aveva
dato, quando senza nemmeno accorgermene cominciai ad annusare l’aria per poi
dire “Entra pure Sasuke, ho quasi finito!”
Kakashi mi guardò confuso
e quando mi accorsi di quanto accaduto, il mio sguardo era pressoché lo stesso.
Sasuke sentendosi
interpellato entrò e mi domandò come facessi a sapere che era proprio lui a
trovarsi dietro alla porta.
“Ho sentito il tuo…odore!” dissi confuso.
“Odore? Sei
diventato un cane adesso? Kyuubi lo appena vista
rientrare a Konoha, quindi il suo zampino non
centra!” disse Sasuke guardandomi stranito.
“Non so cosa dire,
sono sorpreso almeno quanto voi!” dissi non riuscendo a capire più niente.
Tornando a casa, mi
recai in cucina, dove Sakura era indaffarata a preparare la cena e senza che se
ne accorgesse, le circondai i fianchi, ma la sua reazione fu una grossa
gomitata nello stomaco.
“Che accoglienza
piacevole!” dissi cercando di riprendere fiato, mentre Sakura mi rimproverava
per averla fatta spaventare.
Abbozzai un
sorriso. In quei momenti mi sembrava di tornare ragazzino, quando Sakura mi
prendeva a pugni per qualsiasi cosa, ma i miei ricordi vennero interrotti da
delle urla.
Sospirai.
Erano Daiki e Akai che litigavano nel
salone.
Sbraitavano per
accaparrarsi il possesso di un peluche. La piccola volpe l’aveva afferrato con
la bocca, non mollando minimamente la presa e di tanto in tanto scuoteva la
testa con forza per riuscire ad impossessarsi del giocattolo.
Daiki come risposta
all’ostinazione di Akai, cominciò a tirargli un
orecchio, costringendomi a intervenire.
“Ehi, ehi, ehi,
piano Daiki, gli fai male!” gli dissi con calma, ma con voce ferma.
Il bambino mi
guardò con i suoi occhi grandi tanto simili a quelli di Sakura, sapendo di
farmi tenerezza “l’orsacchiotto è mio!”
“Non è vero, l’ho
visto prima io!” disse Akai di rimando con la sua
tenera vocina.
“Tu lo rovini
brutto cagnaccio!” disse mio figlio, facendo irritare non poco la volpina, che
arrabbiata, si mise in posizione di attacco, pronto a saltare.
Lo afferrai per la
collottola, per impedire qualsiasi mossa avesse in mente. I suoi denti non
erano ancora sviluppati tanto da far male a un adulto, ma per un bambino, un
morso sarebbe stato alquanto doloroso.
Vi era solo un modo
per far calmare i due. Afferrai anche Daiki
prendendolo per un braccio e sistemai i due in due stanze separate, chiudendoli
a chiave.
Per quanto spesso
litigassero, i due detestavano stare separati, tanto che dopo qualche minuto
promettevano di fare i bravi.
Daiki si era messo a
piangere, mentre Akai aveva preso con insistenza a
grattare la porta.
Mi diressi
nuovamente nel salone, dove era presente anche Kurama,
il quale non sembrava nemmeno essersi accorto del litigio dei due bambini. Era
seduto sul divano, il quale presto si sarebbe sfondato sotto la sua mole, e
fissava insistentemente un punto impreciso del cielo.
Lo chiamai più
volte, ma solo quando lo toccai, sembrò ritornare sulla terra.
“Naruto, quando sei tornato?”
Lo osservai
preoccupato. Non era da lui farsi cogliere impreparato e questo non era di
certo un buon segnale.
“Kurama, cosa succede?” gli domandai, ma non mi donò una
risposta esauriente.
Mi sedetti accanto
a lui, e appoggiai i gomiti alle ginocchia e sospirando dissi “Non hai trovato
niente neanche questa volta?”
Non mi arrivò
risposta, ma il suo silenzio era più esauriente di qualsiasi parola.
Il silenzio calò in
sala, interrotto solamente quando mi tornò in mente un fatto avvenuto poco
prima.
“Kurama, sapresti spiegarmi il perché oggi sono riuscito ad
avvertire l’odore di Sasuke, nonostante questo fosse
in un'altra stanza? Non sono un Inuzuka e tu non eri
nel mio corpo, quindi una spiegazione sensata a questo improvviso aumento delle
mie capacità olfattive, non esiste!” dissi osservando il mio amico.
Lo vidi irrigidirsi
e quel comportamento mi sembrò alquanto strano. Gli chiesi spiegazione, ma mi
disse semplicemente che potevano essere effetti collaterali per aver abitato in
me per diversi anni, ma il suo nervosismo, ben chiaro dalle tre code che si
muovevano, mi fece capire che stava mentendo.