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Autore: Neko    29/02/2012    5 recensioni
Sequel di "Da allievo a maestro" Sono passati anni da quando Kabuto ha combattuto nel suo covo contro i ninja della foglia e compiendo un gesto infimo ha rapito la figlia di Naruto appena venuta al mondo, ma esso non si arrende e continua la sua disperata ricerca con l'aiuto dei suoi amici.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 4 : il nuovo team

 

POV Naruto

Un altro mese era trascorso e di Kumiko ancora niente. Kurama  faceva le ore piccole pur di portare avanti quello che si era prefissato, ma aumentare le ore di ricerca per farmi un piacere, non era stata una buona idea.

Tornava spesso tardi con aria stanca e soprattutto, la cosa che mi faceva sentire maggiormente in colpa, era il fatto che passava poco tempo con Akai. A volte lo obbligavo a stare a casa  a trascorrere del tempo con lui, anche se più che un obbligo per la volpe era un piacere.

Finalmente il giorno dei diploma era arrivato e presto Konoha si ritrovò nuovamente invasa da una moltitudine di genin, convinti di essere capaci di grandi imprese.

Diversamente da come mi aspettavo, la mia squadra si ritrovò composta da due ragazze e un ragazzo. Due li conoscevo bene, la terza un po’ meno, ma ero alquanto incuriosito dalla sua misteriosa discendenza.

Fui decisamente sorpreso di ritrovarmi Shiori in squadra. Se la sua cotta nei miei confronti era reale, non la consideravo una cosa positiva che fosse capitata con me. Poteva distrarla parecchio e soprattutto avrei avuto qualche problema se si fosse dovuto mettere in chiaro alcune cosette.

Quella bambina di quattro anni che tempo addietro mi correva incontro per essere presa in braccio e giocare con me, era ormai cresciuta. Mi venne un po’ di nostalgia a pensare a quanto il tempo trascorresse veloce. Assomigliava molto a Shikamaru, avevano all’incirca lo stesso quoziente intellettivo, ma quello della ragazza era inferiore, dovuto alla impulsività che aveva preso dalla madre. Aveva lo stesso tipo di capelli del padre, lasciati liberi al vento. Solo quelli davanti erano tirati indietro in una piccola codina, legati da un elastico che le avevo regalato io all’età di otto anni. I suoi occhi erano cerulei come quelli di Temari e le impreziosivano quel viso di bambina che cominciava a trasformarsi in quello di una donna, ma la cosa che più mi preoccupava era il carattere identico a quello della madre. Questo significava solo una cosa: guai in vista.

Poi vi era una ragazza dai capelli lunghissimi di un celeste chiaro tendente al bianco e dagli occhi azzurro chiaro. La sua pelle era pallida, ma non stonava affatto. Il suo nome era Merodi Uta.

Apparteneva a un clan nuovo di Konoha.

Erano giunti al villaggio da qualche mese. Si diceva che il loro villaggio d’origine era stato distrutto da un brutto terremoto e i pochi sopravvissuti erano stati accolti nel nostro villaggio. Erano anch’essi del paese del fuoco, nonostante si trovasse quasi al confine, per questo non vi erano state poi troppe polemiche da parte dei cittadini ad accoglierli tra noi.

Sapevo che era un clan potente, anche se il loro potenziale era considerato comunque inferiore al byakugan e allo sharingan.

Comunque fosse il loro potere rimaneva per me un mistero.

Infine vi era un ragazzino che ben conoscevo e che se non avessi saputo le sue origini, non avrei mai identificato con il padre. Era Fugaku Uchiha. Il cognome poteva anche essere associato a un carattere distaccato e freddo, ma quel ragazzino era il contrario, simpatico e con una vitalità tutta sua. Mi ricordava molto la madre, come anche i suoi capelli rossi. Non aveva ancora sviluppato lo sharingan, al contrario del fratello maggiore che lo aveva sviluppato all’età di nove anni.

Diversamente da quanto mi aspettavo, Sasuke non fece mai pressione sul ragazzo, ma decise di farlo sviluppare in contemporanea con i suoi coetanei, ma questo non toglieva il fatto che fosse un anno più piccolo.

Una cosa che lo identificava con gli Uchiha, era il fatto che era un vero genio all’interno dell’accademia. Presto avrei scoperto come se la sarebbe cavata in una vera missione.

Inoltre era capace di percepire i chakra altrui, sebbene questa capacità non fosse sviluppata ancora del tutto.

Scommettevo che Sasuke centrava qualcosa con l’inserimento del figlio nella mia squadra.  Ma la sua presenza mi preoccupava un po’. Non avrei saputo come fare se Fugaku avesse appreso troppo in fretta, rispetto alle compagne. Non volevo né che il resto del team si sentisse inferiore e incapace, né che dovessi rallentare i  progressi di quel ragazzino per stare al passo delle altre mie due allieve.

 

Ero davanti alla porta dell’aula ed ero emozionato come se fosse stato il mio primo gruppo, ma a mio parere ogni volta era differente, quindi era come se fosse stata davvero la mia prima esperienza. Mille dubbi tornarono alla mente, la prima tra i quali, la domanda se sarei piaciuto.

Andando in ordine alfabetico, destino volle che anche quella volta fossi l’ultimo a presentarmi alla mia classe.

Feci un respiro profondo e aprii la porta entrando nella stanza. Senza che nemmeno me ne rendessi conto, mi ritrovai due paia di braccia strette in vita.

Naruto jii-chan! Da quanto tempo che non ci vediamo!” mi disse Shiori stringendo la presa maggiormente.

Mi sentii imbarazzato, soprattutto vedendo con che sguardi ci guardavano gli altri miei due allievi. Merodi era sorpresa della confidenza che Shiori ostentava nei miei confronti e Fugaku se la rideva sotto i baffi.

“Ehm, sono felice di vederti anche io Shiori!” dissi sperando che allentasse la presa, cosa che fortunatamente accadde.

Le vidi porgermi uno dei suoi enormi sorrisi e mi ritrovai a grattarmi la testa indeciso sul come comportarmi con lei.

Naruto jii-chan, cosa ci farai fare oggi?” mi chiese felice.

Prima di tutto quel jii-chan doveva sparire quando eravamo in un contesto maestro-allievo.

“Faremo esattamente come ho fatto con il mio primo team. Seguitemi!”

Li condussi al nostro campo di allenamento. Il numero 11. Era un campo costruito da poco e non lo avevo ancora visto. Lo trovavo un posto perfetto per allenarsi.

“Bene ragazzi , credo che voi tre vi conosciate bene e che voi tre conosciate bene il sottoscritto, quindi direi di saltare le presentazioni. Chiederei solo a Merodi di dirmi qualcosa in  più su di !”

La ragazzina sentendo gli occhi puntati addosso, divenne rossa e cominciò a balbettare. Non insistetti, l’avrei conosciuta  con il tempo.

La nostra prima missione arrivò presto, la solita, ma il  micino non se la passò molto bene quella volta.

Decisi di cambiare le regole, nonostante anche io fossi un fan del lavoro di squadra. Feci catturare il  micio singolarmente e tutti e tre superarono le mie aspettative.

Shiori sbadigliò annoiata, facendo finta di dare un po’ di vantaggio al gatto, ma dopo qualche metro, utilizzando la tecnica dell’ombra, immobilizzò la povera bestiola.

Fukagu riuscì a ideare subito un piano per intrappolare il micio e metterlo Ko con facilità. Infine Merodi fu quella che mi sorprese di più. Riuscì a catturare il gatto avvicinandosi a lui, quando ormai non aveva più modo per scappare, semplicemente prendendolo in braccio, dopo che si fosse addormentato dopo una ninnananna intonata dalla ragazza.

Per festeggiare il clamoroso successo, invitai tutti a mangiare un boccone, il problema si presentò quando ci fu discordanza sul luogo dove andare.

Feci scegliere a Merodi cosa mangiare, dato che era l’unica che non avesse espresso nessuna opinione e anche in base alla sua scelta venni a conoscenza di un’altra cosa sulla mia allieva.

“Sei vegetariana? Cioè non mangi niente che preveda carne? Neanche i ravioli al vapore di carne?” chiese Shiori guardandola come se fosse un alieno. Sapevo che quello era il suo cibo preferito.

Merodi abbassò la testa timidamente e annuì.

“Sono scelte della vita!” dissi a Shiori, appoggiando una mano sulla spalla di Merodi.

Non doveva vergognarsi per quello che era.

“Si, ma tu rinunceresti mai al ramen con la carne?” mi chiese toccando il mio punto debole.

Bhe, veramente io…no” dissi imbarazzato e grattandomi la testa.

“Prevedibile!” disse Fugaku alzando le spalle, anch’esso a conoscenza del mio piatto preferito.

 

Dopo il pranzo, dovetti andare a fare rapporto anche per una banale missione come quella.

“Non c’è gusto a insegnare, se non ci sono allievi che si mostrano imbranati in qualcosa! Mi hai messo a insegnare a tre geni. Nel giro di nemmeno un anno quelli diventeranno migliori di me!” dissi a Kakashi che mi guardava tranquillo.

“Esagerato! Sono ancora ai primi livelli!” mi disse mettendomi al corrente di cose che già sapevo.

“Si, ma sono già avanti se paragonati a me, Sakura e…bhe Sasuke lasciamolo stare. Shiori sa già fare buon uso del controllo dell’ombra, Fugaku anche senza sharingan riesce a cavarsela in maniera divina e Merodi…bhe lei rimane un mistero, ma anche lei ha compiuto la missione con grande successo.”

“Hanno solo catturato un gatto!” disse kakashi.

“Non un gatto, il gatto. Al solo pensiero mi dolgono ancora i graffi, ormai guariti, che quella bestia mi fece!” Sbuffai “Insomma, sembra quasi che l’unica cosa che manchi loro, a parte qualche tecnica avanzata, sia l’esperienza!”

“Come la metti con il lavoro di squadra?” mi chiese, cogliendomi alla sprovvista.

“Non li ho ancora messi alla prova su questo punto, ma le mie impressioni sono abbastanza buone. Fugaku va d’accordo con le compagne e Shiori, nonostante la sua testardaggine, mi sembra una disposta a collaborare!” dissi.

Merodi?”

Sospirai “Tanto dolce e carina, ma troppo insicura di stessa. Ma credo che in caso di bisogno sia disposta ad aiutare chi ha bisogno!”

Kakashi sorrise “Lo so che la tua prima impressione è spesso azzeccata, ma non credi di doverlo appurare?”

Annuì, dopo di chè una nuova missione mi venne affidata per l’indomani.

Lessi la cartella con l’elenco delle missione che Kakashi mi aveva dato, quando senza nemmeno accorgermene cominciai ad annusare l’aria per poi dire “Entra pure Sasuke, ho quasi finito!”

Kakashi mi guardò confuso e quando mi accorsi di quanto accaduto, il mio sguardo era pressoché lo stesso.

Sasuke sentendosi interpellato entrò e mi domandò come facessi a sapere che era proprio lui a trovarsi dietro alla porta.

“Ho sentito il tuo…odore!” dissi confuso.

“Odore? Sei diventato un cane adesso? Kyuubi lo appena vista rientrare a Konoha, quindi il suo zampino non centra!” disse Sasuke guardandomi stranito.

“Non so cosa dire, sono sorpreso almeno quanto voi!” dissi non riuscendo a capire più niente.

Tornando a casa, mi recai in cucina, dove Sakura era indaffarata a preparare la cena e senza che se ne accorgesse, le circondai i fianchi, ma la sua reazione fu una grossa gomitata nello stomaco.

“Che accoglienza piacevole!” dissi cercando di riprendere fiato, mentre Sakura mi rimproverava per averla fatta spaventare.

Abbozzai un sorriso. In quei momenti mi sembrava di tornare ragazzino, quando Sakura mi prendeva a pugni per qualsiasi cosa, ma i miei ricordi vennero interrotti da delle urla.

Sospirai.

Erano Daiki e Akai che litigavano nel salone.

Sbraitavano per accaparrarsi il possesso di un peluche. La piccola volpe l’aveva afferrato con la bocca, non mollando minimamente la presa e di tanto in tanto scuoteva la testa con forza per riuscire ad impossessarsi del giocattolo.

Daiki come risposta all’ostinazione di Akai, cominciò a tirargli un orecchio, costringendomi a intervenire.

“Ehi, ehi, ehi, piano Daiki, gli fai male!” gli dissi con calma,  ma con voce ferma.

Il bambino mi guardò con i suoi occhi grandi tanto simili a quelli di Sakura, sapendo di farmi tenerezza “l’orsacchiotto è mio!”

“Non è vero, l’ho visto prima io!” disse Akai di rimando con la sua tenera vocina.

“Tu lo rovini brutto cagnaccio!” disse mio figlio, facendo irritare non poco la volpina, che arrabbiata, si mise in posizione di attacco, pronto a saltare.

Lo afferrai per la collottola, per impedire qualsiasi mossa avesse in mente. I suoi denti non erano ancora sviluppati tanto da far male a un adulto, ma per un bambino, un morso sarebbe stato alquanto doloroso.

Vi era solo un modo per far calmare i due. Afferrai anche Daiki prendendolo per un braccio e sistemai i due in due stanze separate, chiudendoli a chiave.

Per quanto spesso litigassero, i due detestavano stare separati, tanto che dopo qualche minuto promettevano di fare i bravi.

Daiki si era messo a piangere, mentre Akai aveva preso con insistenza a grattare la porta.

Mi diressi nuovamente nel salone, dove era presente anche Kurama, il quale non sembrava nemmeno essersi accorto del litigio dei due bambini. Era seduto sul divano, il quale presto si sarebbe sfondato sotto la sua mole, e fissava insistentemente un punto impreciso del cielo.

Lo chiamai più volte, ma solo quando lo toccai, sembrò ritornare sulla terra.

Naruto, quando sei tornato?”

Lo osservai preoccupato. Non era da lui farsi cogliere impreparato e questo non era di certo un buon segnale.

Kurama, cosa succede?” gli domandai, ma non mi donò una risposta esauriente.

Mi sedetti accanto a lui, e appoggiai i gomiti alle ginocchia e sospirando dissi “Non hai trovato niente neanche questa volta?”

Non mi arrivò risposta, ma il suo silenzio era più esauriente di qualsiasi parola.

Il silenzio calò in sala, interrotto solamente quando mi tornò in mente un fatto avvenuto poco prima.

Kurama, sapresti spiegarmi il perché oggi sono riuscito ad avvertire l’odore di Sasuke, nonostante questo fosse in un'altra stanza? Non sono un Inuzuka e tu non eri nel mio corpo, quindi una spiegazione sensata a questo improvviso aumento delle mie capacità olfattive, non esiste!” dissi osservando il mio amico.

Lo vidi irrigidirsi e quel comportamento mi sembrò alquanto strano. Gli chiesi spiegazione, ma mi disse semplicemente che potevano essere effetti collaterali per aver abitato in me per diversi anni, ma il suo nervosismo, ben chiaro dalle tre code che si muovevano, mi fece capire che stava mentendo.

 

 

  
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