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Autore: _Lightning_    01/03/2012    4 recensioni
Dal capitolo 3: -Se tutto va bene, tra un mese saremo di nuovo seduti qui ad aspettare che Moriarty inneschi la miccia del suo complotto.-
Ci fu una pausa, durante la quale Holmes si accese la pipa con rinnovato vigore. Gli occhi gli brillavano, come sempre durante un caso; Watson poteva quasi scorgere i pensieri che vi sfrecciavano dietro, fondendosi e collegandosi in ragionamenti logici.
-Amsterdam, la Venezia del Nord...- esclamò all'improvviso il detective, con aria sognante.
-Che aspettiamo a partire?-
Genere: Avventura, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Chapter 4
-
The First Wire

 
Il rintocco della campana risuonò squillante sulla Piazza Dam gremita di gente, facendo alzare in volo le decine di uccelli appollaiati sul cornicione e ignari dell'importanza dell'edificio sul quale posavano le loro piume.
Le tegole di ardesia blu del Palazzo Reale catturavano la luce del sole e la guglia del campanile sfolgorava di riflessi dorati, con il pinnacolo che sembrava a sua volta un piccolo sole in miniatura.
La grande piazza antistante all'edificio era movimentata da un via vai di carrozze e omnibus, da ricchi nobili a passeggio e da strilloni che scorrazzavano da una parte all'altra gridando a gran voce i titoli di giornale; le guardie sostavano impettite alle estremità della piazza e davanti al Palazzo, rabbrividendo per il gelo nelle loro divise e sbuffando nuvolette di vapore dalla bocca.

Un uomo sulla quarantina con due grandi baffi a manico d'ombrello sbucò da un vicolo laterale ai margini della piazza, si guardò un attimo intorno e poi si diresse deciso verso le vetture in sosta davanti alla chiesa.
Un'ombra scivolò subito dietro di lui e seguì la sua scia nella folla, confondendosi tra i gruppetti di persone affannate che correvano a destra e a manca in ritardo per chissà quali appuntamenti.
L'uomo si fece largo a spintoni fino alle carrozze e frugò un attimo nella giacca alla ricerca di qualche spicciolo, ma fece appena in tempo a tastare una moneta che tutte le carrozze furno occupate da uno sciame di impiegati e lavoratori ansiosi di tornare a casa; rimasero due carrozze, una piuttosto malmessa, l'altra appena più presentabile e l'uomo si diresse svelto verso quest'ultima.
Aveva appena allungato una mano verso la maniglia che un giovane lo anticipò, intrufolandosi all'interno e soffiandogliela sotto il naso.
Emise un verso d'esasperazione nel vedere la carrozza che partiva di gran carriera.

L'ombra osservava la scena, passandosi tra le mani un gruzzoletto di monete.
L'uomo si avvicinò sconfitto alla carrozza più vecchia, rassegnato a un lungo e scomodo viaggio fino a casa.
Anche questa volta aveva appena aperto bocca per prendere la carrozza che un'ombra sgattaiolò sotto il suo naso, facendo per entrare.

-Ah, no, stavolta no!- esclamò l'uomo, e afferrò l'ombra per il cappotto, trascinandola via dalla portiera.

-Ehi, niente risse per la mia carrozza.- borbottò il vetturino seduto a cassetta, stropicciandosi i baffetti e stringendosi nel mantello per il freddo.
L'ombra si voltò, rivelando un volto giovanile, con lunghe basette, un pizzetto curato e i capelli accuratamente tirati all'indietro, atteggiato a un sorriso di scuse.

-Perdonatemi, non intendevo essere scortese.- cominciò questi, con voce bassa e cordiale; aveva un forte accento straniero, ma il suo Olandese era sciolto e perfettamente comprensibile.
L'uomo lo fissò con sospetto, anche se un po' rabbonito.

-No, non vi preoccupate... ma questa carrozza è mia.- puntualizzò, posando una mano sulla maniglia con fare possessivo: non vedeva l'ora di tornare a casa, al caldo. 

-Oh, certamente, ma vedete, anch'io ho una certa fretta, e non ho certo il tempo di aspettare un'altra carrozza... a quest'ora, poi. Dove volete andare, Heer?...-

-Goldschmidt. Constantijn Goldschmidt.-

L'altro non accennò a presentersi, così l'uomo si affrettò a continuare:

-Devo andare nei pressi del porto della Compagnia delle Indie Orientali, quindi, se volete scusarmi io...-

-Ma che combinazione! Sono diretto proprio lì vicino: potremmo usare la stessa carrozza, non credete?- esclamò l'altro, aprendosi in un sorriso gioviale.

Un campanello d'allarme squillò nella mente di Goldschmidt, ma la sua urgenza di tornare a casa era più importante della sua diffidenza nei confronti di quel tizio, così mise a tacere i suoi sospetti.

-Uhm... sì, immagino di sì...-

-Volete decidervi? Non ho tutto il giorno.- li incalzò il vetturino, scontroso, ma con un brillio avido negli occhi, forse alla prospettiva di un doppio pagamento.

Goldschmidt gli disse l'indirizzo e salì per primo nella carrozza, sprofondando nei sedili tarmati.
Dentro c'era uno sgradevole odore di chiuso, come se la carrozza non venisse usata da tempo, ma attribuì quella stranezza ai probabili scarsi affari del vetturino.
L'altro uomo salì subitò dopo di lui, chiuse la portiera con un tonfo e poi si udì lo schiocco della frusta e lo sbuffare dei cavalli; la carrozza si mosse e il tramestio degli zoccoli unito al cigolio delle ruote furono gli unici rumori per la successiva decina di minuti.
Infine Goldschmidt ruppe quel silenzio imbarazzante:

-Come avete detto di chiamarvi?-

-Non l'ho detto, ma potete chiamarmi Locksher.- rispose l'altro, con un sorrisetto.

Goldschmidt non ebbe tempo di riflettere su quel nome insolito, perché la carrozza svoltò bruscamente a sinistra, infilandosi in una strada secondaria.

-Ma cosa?... Ehi! vetturino! Il porto è dall'altra parte!- urlò indignato, aprendo il finestrino per farsi sentire e facendo entrare una folata di vento gelido.

Non arrivò alcuna risposta.

-Maledetta carrozza.- sbottò tra i denti, e fece per raggiungere la maniglia per scendere seduta stante, ma quando si girò vide un altro uomo seduto di fronte a lui.

O meglio, era lo stesso, ma senza basettoni, con una capigliatura decisamente più disordinata e privo di pizzo.
Una luce divertita gli brillava negli occhi.

-Voi! Che cosa...? Chi diavolo siete?!-

L'altro, in tutta risposta, sollevò quelli che Golsdschmidt riconobbe come una parrucca, insieme a baffi e basette finte.
Goldschmidt si lasciò scivolare sul sedile, dopo aver constatato che la maniglia era bloccata dall'esterno.

-Sherlock Holmes, detective, amante dell'ignoto, appassionato dei misteriosi meccanismi della mente umana, scienziato a tempo perso e violinista dilettante.- si presentò l'uomo, con la massima naturalezza.

-Quello seduto suo malgrado a cassetta è John Watson, mio braccio destro... e medico, per vostra fortuna.
Non avete un bel colorito.- aggiunse, accennando al suo pallore innaturale.

Goldschmidt era ancora paralizzato al suo posto.

-E'... un rapimento?- riuscì a balbettare infine.

Con sua grande sorpresa, l'uomo di fronte a lui scoppiò a ridere.

-Rapimento? No, non avrei alcun interesse in un riscatto, ma diciamo che potrebbe essere definito come una... gita fuori programma.-

 
*                              *                              *

 
La carrozza imboccò un vicolo largo appena il necessario per farla passare, immerso in una luce grigia e smorta: il cielo era una strisciolina azzura racchiusa tra le mura degli alti palazzi.
Goldschmidt aveva riconosciuto da un pezzo la zona del De Wallen, e questo non contribuiva a rassicurarlo, anzi.

Il vetturino -"complice", si corresse mentalmente l'uomo, seccato- fermò i cavalli di fronte a un portone incassato nel muro annerito dal fumo.
Un tempo doveva essere stato massiccio e di un bel verde brillante, ma ora la vernice era scrostata e il legno era tarlato in più punti, anche se sembrava ancora abbastanza robusto da rallentare un ariete.
Sherlock scese per primo, evitando le pozzanghere ghiacciate sul selciato e tenendo aperta con falsa e ironica galanteria la portiera a Goldschmidt. Questi, ancora scosso dagli ultimi eventi, scese goffamente, scivolò sul ghiaccio apparentemente per caso e dovette aggrapparsi ad Holmes per non cadere. In realtà la sua mano era già andata alla tasca dove teneva la Derringer e fu con grande delusione che constatò la sua scomparsa. 
Il sorriso di condiscendenza che gli rivolse Holmes lo convinse che fuggire non sarebbe stato così facile come aveva pensato.
Infatti nel giro di un paio di secondi si trovò la sua stessa Derringer puntata contro.

Watson balzò giù dalla carrozza e si avvicinò a un mucchio di stracci abbandonati a terra, che si rivelò poi essere un uomo cencioso e lurido; dopo un rapido scambio di frasi, del denaro passò tra loro e il vagabondo salì a cassetta e spronò i cavalli, contando con meravigliato stupore le monete sonanti appena ricevute.
Goldschmidt assistette impotente allo scambio, fissando in cagnesco Watson, Holmes e la pistola puntata contro il suo petto.

Watson aprì con un cigolio assordante il portone e scivolò all'interno, sparendo all'istante; un cenno con la canna della pistola convinse Goldschmidt a fare lo stesso.
Si ritrovò in un piccolo e scuro disimpegno, con la carta da parati scollata e ammuffita.
C'era un forte odore di chiuso, come in una cantina.

-Benvenuto nel nostro provvisorio quartier generale.- disse la voce di Holmes dietro di lui, seguita dallo scatto della porta e da un tintinnio di catenelle.

-Certo, non è comodo e accogliente come il nostro studio a Baker Street, ma serve allo scopo, non credete?-

Goldschmidt annuì rigidamente, percependo ancora la pistola puntata contro la sua schiena e pensando che sarebbe stato altrettanto terrorizzato anche se si fosse trovato nella più ricca e luminosa sala del Palazzo Reale.
Fu condotto in una saletta adibita a salotto, con un'unica finestrella che dava sul canale adiacente.
Goldschmidt credette di riconoscere il Singel, e si sentì mancare al pensiero di essere nella zona peggiore del De Wallen.

Fu invitato ad accomodarsi su una poltroncina traballante di pelle logora; Holmes invece si appoggiò al davanzale della finestra e Watson chiuse e serrò la porta, rimanendovi davanti come se dovessero sfondarla da un momento all'altro.
Sembrava che quei due si stessero divertendo a tenerlo sulle spine, e non riusciva ancora ad escludere del tutto l'ipotesi di un rapimento a chissà quali scopi.
Sapeva abbastanza del mondo criminale (di cui una buona parte era sotto il suo stretto controllo), da temere la vendetta di un qualche rivale nel campo.
Certo, lui non era un uomo d' azione, quindi non conosceva così bene i loschi figuri di Amsterdam, ma non gli sembrava di aver mai sentito nominare quello "Sherlock Holmes"... non in quel contesto, almeno.
Aveva però il vago ricordo di averlo letto in una delle lettere ricevute negli ultimi mesi.

Nel dubbio, tremava in attesa sulla sua poltrona.

 
*                              *                              *

 
Watson dubitava seriamente che quella specie di grosso, grasso tricheco rubizzo sprofondato nella poltroma potesse essere uno dei capi della malavita di Amsterdam... ma nella sua lunga collaborazione col detective più imprevedibile del mondo aveva da tempo imparato che "l'apparenza inganna".
E non riusciva sicuramente a ricordare l'ultima volta che Holmes aveva sbagliato una deduzione.
Si concentrò perciò sulla prima fase del famoso metodo deduttivo di Holmes, cioè l'osservazione; sapeva che l'amico in quel momento stava facendo lo stesso: lo capiva dallo sguardo intenso con cui fissava Goldschmidt, come a imprimersi nella mente ogni suo dettaglio.
Gli scappò un sorriso: aspettava che Sherlock iniziasse il suo interrogatorio come un bambino aspetta l'inizio di una storia.
E, conoscendo Holmes, sarebbe stata una storia del tutto fuori dall'ordinario.
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Note Dell'Autrice:

Finalmente! :D
Dopo quattro stesure, ecco il quarto capitolo u.u
E' stato un arduo scoglio, devo ammetterlo... senza contare il continuo scervellarsi su deduzioni, indizi e domande da porre. Non sono completamente soddisfatta del risultato, soprattutto perché in questo capitolo ho lasciato i personaggi un po' in ombra e mi sono concentrata sulla trama.
Spero che la cosa non vi disturbi e non risulti pesante D:

Ordunque, ringrazio la mia Beta _ Shadow _ e poi Glaucopis, Artemis Hide, _Luna_ e Rogue92 che hanno recensito o aggiunto la storia tra le preferite e le ricordate :3
Grazie a tutti! :DDD

-Light-

P.S. Tutti i nomi di luoghi citati esistono veramente ad Amsterdam :)
   
 
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