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Autore: kazuha89    01/03/2012    0 recensioni
il matrimonio è un giorno dedicato ai festeggiamenti e alla gioia..beh più o meno xD
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La sveglia squarciò l'immacolato silenzio che ricopriva una delle più belle mattine d'aprile della stagione. I cespugli farfallini erano talmente carici di fiori che i loro rami erano piegati dal peso, mentre una timida alba si stiracchiava oltre la collina.
"Mhmmm....Ron.." bofonchiò Harry Potter, sepolto tra i cuscini.
Ron emise un verso indistinto.
La sveglia trillava assordante.
"Uff...Ron..." ritentò Harry, assonnato.
"Mhmm...cosa..chi.. è pronto?" farfugliò Ron nel sonno.
"No, pigia quel maledetto bottone, e fa tacere quell'affare. Voglio dormire!" brontolò Harry.
Ron grugnì.
"Mhmm...fallo tu... sei più vicino." bofonchiò, assonnata.
"E' sul tuo comodino, come fa ad essere più vicina a me?" chiese Harry, ficcando la testa sotto al cuscino per non sentire il frastuono.
Ron brontolò scocciato. Allungò un lungo braccio e diede un pugno alla sveglia, che finalmente smise di suonare.
"Lavativo.." bofonchiò poi, con voce assonnata.
"Parla colui che la pigrizia l'ha inventata." borbottò Harry." E fatti in la, cavolo. Ho i crampi dappertutto, a forza di dormire raggomitolato in un angolo, mentre tu invadi la mia porzione di letto.
Ron si voltò, ancora mezzo addormentato.
"Scusa, tesoro, hai ragione." bisbigliò.
A Harry passò di botto il sonno.
"Come, prego?" chiese, confuso.
"E fa la brava, Mione, non tenermi il broncio." borbottò Ron nel sonno, un sorrisetto ebete stampato sul viso.
" Ti sembro Mione, io?" chiese Harry, divertito.
Ron si stiracchiò, si esibì in un vistoso sbadiglio e guardò Harry, gli occhi cisposi dal sonno. Harry vide lo spavento pervadergli il volto mentre metteva a fuoco chi aveva davanti.
"Miseriaccia ladra, tu che cavolo ci fai nel mio letto?" chiese sconvolto.
" Beh..." rispose Harry, deciso ad approfittare del momento di smarrimento dell'amico per farsi quattro risate."Si dice che nella vita, bisogna provare tutto.."
Ron divenne bianco come un morto.
"Non ti ricordi nulla? Beh sfido io. Eri ubriaco perso, ieri sera" Disse Harry, stiracchiandosi e tentando di non scoppiare a ridere. Ron era una maschera di terrore.
"Ma..io..non ricordo..che..diavolo.." balbettava, confuso.
"Beh..allora, se davvero non ricordi, potrei.." disse Harry, la bocca ridotta ad un crampo a forza di trattenere il riso.
"No." disse Ron, allucinato." Se davvero.... ero tanto sbronzo... da non ricordare... perché... sei finito... nel mio letto...non lo voglio sapere."
"Sicuro? Guarda che un mucchio di gente, di sotto, sa cosa faccio io nel tuo letto, sai? Non c'e mica da vergognarsi." disse Harry, le labbra tremule dallo sforzo.
"Cosa? Io non mi ricordo nulla! Chi è che sa?" chiese Ron, allarmato.
Harry esplose. Le lacrime agli occhi. Ron era confuso.
"Ma che hai?" chiese.
"Meno male che ti sposi. Sei pericoloso per te stesso, se rimani solo la mattina dopo una sbornia. Fortuna che ho dormito qui, altrimenti lo sa dio che combinavi!" ansimò Harry, prendendo fiato dal gran ridere.
Ron sul primo sembrava non capire, poi parve tornare in se, e poi fu in se del tutto. Prese una federa, e diede una cuscinata ad Harry, che ancora si rotolava dalle risate tra le lenzuola.
"Va in malora, imbecille, mi hai fatto venire un infarto." disse, lasciandosi cadere sul letto.
"Bevi meno la sera, se poi il mattino dopo ti svegli rincretinito." disse Harry, sdraiandosi accanto a Ron, ancora vagamente suonato.
"Miseria nera, che strizza. E me la sono pure bevuta, cavolo."
"Beh in tanto io sono felicemente fidanzato e prossimo alle nozze." Puntualizzò Harry."E poi..francamente non sei il mio tipo."
"Spiritoso..." disse Ron, con una smorfia." Fai tanto il filosofo, tu. Mi risulta, se non sbaglio, che eri parecchio alticcio pure tu, ieri sera, caro il mio umorista."
"E allora? E' normale fare festa." disse Harry, afferrando le guance di Ron." Quando il tuo cognatino, nonché migliore amico storico, mette su famiglia."
"Piano coi botti." disse Ron, scacciando le mani di Harry." Migliore amico storico, ci posso stare. Cognatino, ancora no. Io non vedo cerchietti d'oro targati Ginevra Weasley alle tue dita, bello mio."
"Questi perché qualcuno ha fatto il diavolo a quattro perché aspettassimo che anche l'ultimo dei tuoi parenti si accasasse, prima di dare il suo agognato via libera!" sentenziò Harry.
"Io? e da quando comando io in casa d'altri, sentiamo." chiese Ron, vago.
"Vai a quel paese. lo sai benissimo che ci tenevo che foste tutto d'accordo, prima di sposare Ginny. Tu più di chiunque altro."
Ron parve sentirsi in colpa.
"Si, ve bene, lo so che sono uno scemo." Disse. "Avrei dovuto collaborare subito. Insomma, nemmeno il papa tratterebbe la mia sorellina meglio del mio migliore amico."
"Alla buon’ora, ci sei arrivato finalmente!" disse Harry, le braccia aperte. "E ora, ho solo un ultima cosuccia da fare oggi, poi posso cominciare a districare le faccende del mio matrimonio."
Saltò giù dal letto, inforcò gli occhiali, e si passò le dita tra i ciuffi ribelli per domarli, ma lasciò perdere dopo pochi istanti con un sonoro "Bah."
"Che hai da fare di cosi impostante, da spingerti a tentare di domare la tua chioma?" Chiese Ron, osservando Harry che si versava una quantità sproporzionata di gel tra i capelli.
"Ah niente di che. Oggi si deve sposare uno che conosco. E’ uno sfigato, ma la ragazza è da urlo." Rispose Harry, imprecando contro un ciuffo ribelle.
"Ma va? Fortunato. E chi sarebbe il tizio sfigato a cui costei si fa agganciare?" chiese Ron, sprofondando di nuovo nel cuscino.
"Oh..tu." rispose Harry, sorridendo.
La battuta li per li sembrava ben riuscita, pensò Harry. Ma quando si voltò, cambiò idea.
"Ron, mi passi la schiuma da barb...ma che cos' hai?"chiese. Ron indossava di nuovo una maschera di terrore, ed era verdino. Poi, un attimo dopo, riprese colorito.
"Falla finita con le battute, o ti defenestro." disse, massaggiandosi il petto.
"Mamma mia, che permaloso. Amo Mione alla follia, ma l'amo come la sorella che Voldemort ha fatto in modo non avessi mai, è risaputo. Per quanto riguarda il fatto che sei uno sfigato, sai benissimo che a me piaci così, non cambierei una virgola. E poi lo sono pure io, no? ricordi che volevo invitare un drago al ballo al quarto anno, perché me la facevo troppo sotto per invitare Cho, no?" disse Harry, mentre ridendo, prendeva il barattolo di schiuma da barba che Ron gli stava passato.
"Lo so, lo so ma non è per quello, e per la data. Per un momento ho pensato che fosse davvero oggi il giorno del mio matrimonio, che invece sarà tra sette giorni. Mi avevi spaventato." disse Ron, sfiorandosi l'anulare della mano sinistra.
"Si come no, sette giorni, certo." ridacchiò Harry, spargendosi schiuma da barba sul viso. " Vai in bagno, prima che la folla lo renda impraticabile."
"Giusto." disse Ron alzandosi, e facendo schioccare le dita." Mi domando poi che bisogno c'era di far venire il corteo di parenti già ieri sera."
"Beh vengono al matrimonio, no? Ahi!" disse Harry, che per errore si era procurato un piccolo taglio con il rasoio, e ora tamponava la ferita sanguinante. "Cavoli, speriamo non si veda nelle foto. Odio radermi! Giuro che se mi salta il matto, mi faccio crescere la barba come Silente. Magari lui lo ha fatto per lo stesso motivo."
"Boh, chi può dirlo? Che te ne frega delle foto, poi?" chiese Ron, inforcando le ciabatte in stoffa scozzese.
"Eh beh si che me ne frega. Una cicatrice sul testimone, basta e avanza. Vero, vecchia mia?" disse Harry, picchiettando con un dito, la sua vecchia cicatrice sulla fronte.
"Eh capirai, ora del matrimonio, non avrai più nulla. Però mi rode che mamma abbia stappato il vino elfico invecchiato cento anni di zio Bilius, per un manipolo di vecchie zie muffite." disse Ron, carezzandosi la pancia. "Ottimo, certo, ma sprecato."
"E quando lo stappava, sennò?" chiese Harry, scrutando torvo il dopobarba, borbottando: "Questo brucerà."
"Beh almeno poteva aspettare il giorno prima delle nozze. Sette giorni prima che senso ha?" disse Ron, scrutando il proprio riflesso nello specchio.
"Dacci un taglio con le battute, e farcisciti la faccia. Sembri Mundungus Fletcher con la barba da fare." disse Harry, spruzzando la guancia di Ron con la schiuma.
"No, me la faccio tra sette giorni, così per il grande giorno, sembrerò un ragazzino." rimbeccò Ron, pulendosi la guancia.
"Neanche avessi ottant'anni. Ora basta fesserie. Tra due ore, questa casa diventerà un bordello, ed io non voglio esserci . Ci vestiamo, e andiamo di filato da me. Inoltre alle nove arriva Mione, e tu non puoi vederla prima della cerimonia. Sbarbati, o ti sbarbo io. E con la manina che mi ritrovo, non te lo consiglio, sempre che tu non voglia far da concorrente a George." Disse Harry, spennellando di schiuma il viso di Ron. Ma lui gli afferrò il polso.
"Va bene, tieni, fai da solo. Ma muoviti!" disse Harry, ficcandogli il pennellino tra le dita.
"Temo tu sia un po’ confuso, amico. Mione arriva tra sette giorni. E' in Francia, a reclutare parenti per le nozze, non ricordi?" chiese Ron, con il pennellino in mano.
"Che?" chiese Harry distratto, mentre sceglieva la cravatta.
"Ti stai comportando come se mi sposassi oggi!" esclamò Ron, divertito.
"Tu ti sposi oggi, buffone." rimbeccò Harry, valutando disgustato una cravatta celeste e una indaco.
"No, io mi sposo il trenta. Tra sette giorni è il trenta!" insisté Ron, ridendo.
"No, è oggi è il trenta, Ron. Quale metto? mi fanno schifo entrambe!" disse guardando le cravatte.
Rumore di vetro infranto. Dopobarba verde sul tappeto blu scorreva come sangue. Harry si voltò.
"Grandioso, tua madre vorrà il tuo scalpo, mani di burro...ehi, che hai, stai male?" chiese. Ron era sbiancato.
"Dimmi...che...stai...scherzando.." boccheggiò Ron, le mani tremanti.
"Su cosa, sulle cravatte? lo sai che odio quelle trappole. Mi fanno sentire un maledetto uovo di pasqua!" disse Harry, osservandolo. Ron parve peggiorare.
"Vadano in malora le cravatte, io parlo del matrimonio! Non è oggi, vero? Scherzavi, vero?"
"Ma che dici? no che non scherzo! Tu ti sposi tra sei ore, e lo sai benissimo." sbeccò Harry, e si voltò verso il calendario appeso al muro.
"Vedi, ho messo un adesivo, grande come una frittella sul giorno prestab...."
La verità lo investì come un secchio di acqua gelata. Il suo adesivo era appiccicato sulla domenica del sette Maggio.
"Ma che...diamine ci fa il mio adesivo sul sette Maggio? io lo avevo appiccicato sul trenta Aprile. Perché ora sta lì?" chiese, scioccato.
Ron emise un gemito. Harry lo guardò.
"Lo hai spostato per scherzo, vero? Ron, mi sta prendendo un colpo, dimmi che è tutto una burla.." sibilò Harry, il cuore a mille.
Ron era candido come la neve fresca.
"Io...non vedevo.... bene i giorni...quel coso... li copriva e....l'ho spostato." ansimò
Le cravatte scivolarono via dalle mani di Harry e atterrarono leggere sul pavimento.
"Tu non sapevi...tu non sapevi...tu non sapevi che era...che era oggi?!?" biascicò Harry.
Ron scosse il capo meccanicamente, gli occhi fuori dalle orbite.
"Ma come...come hai fatto a non capire? insomma: parenti dappertutto, vino elfico invecchiato a secchi, e tu non ti sei chiesto perché?" chiese Harry, sconvolto.
"Io...ti avevo detto poco fa che...era strano." pigolò Ron, frastornato.
"Credevo scherzassi...." disse Harry, raccogliendo le cravatte da terra.
"Oh miseriaccia porca..." belò Ron.
"Che altro c'è, adesso? Oh cielo, Mione sa che era per oggi, vero?" chiese Harry, allarmato.
"Mione...io...si."
"E allora cosa? che hai?"
"Io...tra... sei ore, io....mi sposo..."
Si voltò, e cancellò il dopobarba dal tappeto, ricoprendolo di vomito.
Ci volle la mano di dio, e un intero vocabolario di imprecazioni per far rinvenire Ron che, dopo l'espulsione gastrica, sembrava che avesse aperto una bancarella dei baci e che avesse avuto solo disennatori come clienti. Harry era sicuro che fosse vivo, ma definirlo tale sarebbe stato mentire: fissava il vuoto, la bocca socchiusa e le braccia lungo i fianchi, molle come un asparago.
"Dai, reagisci, per la miseria!" sbottò Harry, allacciandogli le scarpe di vernice nera. Con fatica e un inspiegabile infinita pazienza, era riuscito a vestirlo, lavargli faccia e denti e a tirarlo alla meglio, senza ottenere la minima collaborazione. Ron era totalmente catatonico.
"E poi non dire che non ti voglio bene. Pure tua madre ti avrebbe mandato al diavolo, al posto mio." scherzò Harry, sperando di scuoterlo, ma fu come parlare al muro. La mente di Ron era altrove.
Si scoprì che non aveva neanche la forza di reggersi in piedi, e per poco non volarono entrambi giù dalle scale mentre Harry, con fatica, si trascinava Ron sulle spalle.
La timida alba si stava lentamente mutando in giorno, l'aria era frizzante al punto giusto e il cielo era limpido come un lago, mentre Harry, nel cortile della tana, scaraventava Ron sul sedile anteriore della macchina, imprecando ansante.
Avviò il motore e sbirciò le finestre per vedere se il rombo aveva svegliato qualcuno. Le tendine di tutte le stanze rimasero ferme e le luco non si accesero. Tranquillizzato, ingrano la retro, fece manovra e usci lentamente dal cortile ancora addormentato.
Disperato, provò ad accendere la radio e a cantare a squarciagola il più stonato possibile per
far rinvenire Ron, ma nemmeno le cannonate lo avrebbero strappato a quel coma cosciente.
"Andiamo, vuoi restare uno zombie tutto il giorno? chiese, punzecchiandolo e passandogli sotto il naso, un bastoncino deodorante alla cannella. Niente.
"Va bene lavarti i denti e vestirti, ma non me la posso sposare io Mione al posto tuo, anche se.." e li tentò l'estremo. "Un pensierino, non ti nascondo di averlo fatto. E' una bambolina, quella ragazza."
Nulla. Un sasso, al confronto do Ron, era vitale.
Harry parcheggiò l'auto nel vialetto ombreggiato della sua casetta di periferia, ridotto ad un fascio di nervi. Prese Ron per la vita, e se lo caricò in spalla a mo di sacco di patate, e lo portò in casa. Ginny, gli scarlatti capelli spettinati lunghi oltre le spalle, sorseggiava il caffè in vestaglia e pantofole, seduta sul divano sfogliando una rivista, quando Harry varcò la soglia di casa:
"Buongiorno, capitano. Pronto a testimoniare la definitiva perdita della ragione di Mione?" chiese distratta dal suo giornale, senza guardarlo.
Harry stava per parlare, ma la fatica ebbe la meglio. Ron gli scivolò via dalla presa, e cadde per terra con un tonfo.
Ginny alzò lo sguardo, e quasi mollò la tazza che aveva in mano.
"Beh? che diavolo ha? non sarà mica..." chiese preoccupata, accucciandosi davanti al fratello.
"Non è morto, tesoro, ma definirlo vivo sarebbe un eufemismo. Credo sia sotto shock." le rispose Harry.
"E cosa lo avrebbe scioccato, per ridurlo così?"
"Beh...è sorto un problemino, stamattina."
Le raccontò del calendario, di come Ron fosse caduto pian piano in quello stato comatoso e di come nulla era riuscito a smuoverlo, e più Ginny ascoltava e più sul suo volto si formava un espressione esasperata. Alla fine del racconto, alzò gli occhi al cielo, sospirando.
"Dammi una mano, dai." disse, prendendo le gambe del fratello.
"Che vuoi fare?" chiese Harry, afferrando Ron per le ascelle.
"Fa come ti dico, fidati." Rispose lei, tranquilla.
Portarono Ron nel bagno principale, e lo posarono davanti alla vasca.
"Su, lo dobbiamo spogliare. levagli i pantaloni e le scarpe." disse lei, chinandosi su Ron e iniziando a levargli la giacca e la camicia. Harry era confuso.
"Ehm...tesoro..che cosa fai?" chiese Harry, sbottonando i pantaloni di Ron e levandogli le scarpe.
"Lo spoglio. Non vorrai mica infilarlo nella vasca vestito!" rispose lei, allargando la cravatta di Ron per levargliela.
"Perché vuoi lavarlo?L'ho già sistemato io. "
"E chi è che lo vuole lavare? io lo voglio svegliare!"
"E cosa c'entra l'acqua?"
Ginny aprì i polsini, e sfilò la candida camicia a Ron che, ormai in mutande e calzini, sedeva posato al bordo della vasca con lo sguardo perso nel vuoto.
"Non è la prima volta che fa cosi." Disse lei, osservandolo rassegnata.
"Cosa? e già stato così?" esclamò Harry, scioccato."Non me ne ricordavo."
"E come potresti? Non lo conoscevi, l'ultima volta che è successo. Sono almeno vent'anni che non ricapita, ma riconoscerei i sintomi al buio. Nessuno conosce questo impiastro, meglio di me." sospirò lei.
"Allora tu sai che cos'ha?"
"Si, certo che lo so. E sono anche l'unica che sa come farlo rinsanire. Tutta colpa di Douglas."
"Douglas?"
"Si, Douglas. Fu lui a far venire a Ron la sua prima "crisi catatonica". Io la chiamo così."
"E chi sarebbe questo Douglas?" chiese Harry, immaginando una specie di bulletto sproporzionato.
"Meglio dire COSA era Douglas. Dougy, come lo chiamava lui, è stato il primo animaletto di Charlie, ed era un...." disse Ginny, mordendosi il labbro.
"Era?" rincarò Harry.
"Beh... Charlie era un bambino molto chiuso e solitario, poverino. Papà era al lavoro tutto il giorno, e Mamma tirava su Percy, che era nato prematuro ed era gracile come un rametto, i gemelli, pestiferi e burrascosi, e noi due. Non avevano tempo di stare con lui. Bill ci stava spesso, ma aveva anche altri amichetti. Io avevo quattro anni, e Ron cinque. Charlie era grande per giocare con noi, così ogni tanto restava solo. A mamma fece tenerezza, così una domenica pomeriggio, approfittando della presenza di papà a casa, lo portò a Diagon Alley, dicendogli di prendersi una bestiola che gli facesse compagnia. E lui scelse Dougy."
"E che cos'era Dougy?" chiese Harry, angosciato.
Ginny si torse le mani.
"Oh beh...lo sai come è fatto Charlie. E' il figlio mancato di Hagrid. Vive con i draghi, ama le avventure con le bestie più selvagge e disparate." bofonchiò.
"Allora Dougy era un draghetto?" chiese Harry.
"No, magari, non saremmo qui ora. No, nulla di simile. Dougy era dolce, intelligente e simpaticissimo..però purtroppo era..."
"Era cosa?!" incalzò Harry. Poi un atroce dubbio lo assalì." Non dirmi che...Dougy non era un... non era un ragno, vero?!?"
Ginny annui sconsolata."Una tarantola africana, per la precisione."
"Pure mingherlino, Dougy. Ma come..come ha potuto Charlie prendersi.. un ragno?!?" esclamò Harry, basito.
"E chi si immaginava che Ron fosse aracnofobico? Era un bambino, aveva terrore di tutto: il babau, il buio, l'acqua alta, zia Muriel. E' sempre stato paranoico, lo sai. Charlie quella mattina era la gioia in persona, mentre trotterellava in cucina con la scatola di Dougy. Noi ci riunimmo attorno a lui per vederlo, ma quando levò il coperchio...ci fu un pandemonio.
"Beh..ma...è esagerato tutto questo, per un ragnetto." sentenziò Harry, indicando Ron." Voglio dire. Ron ha visto Aragog l'acromantula gigante, nove anni fa, ed era terrorizzato, ma niente di più!"
"Beh... non so quanto grande fosse Aragog, ma non è per quello che Ron ebbe la sua prima "crisi comatosa". Fu colpa di Dougy al cento per cento, ma non per il suo aspetto o le sue dimensioni, ma per il suo carattere. Dougy amava le coccole. E gli piaceva dormire con Charlie nel lettino."
"Insolito. Allora?" chiese Harry, immaginando Charlie bambino abbracciare una tarantola a mo’ di peluche.
"Allora..una notte a Charlie venne un febbrone da cavallo, e mamma lo fece dormire nel lettone e nessuno avvisò Dougy, che era fuori a caccia. Quando rincasò, non trovando Charlie al suo posto, decise di infilarsi nel primo letto che trovava, e...e..."
"Oh dio..non dirmi che..." supplicò Harry.
"Purtroppo si..io e Ron dividevamo la stanza da piccoli, e fui la prima ad assistere a tutto questo. Mi svegliai sentendo che Ron rantolava, lo guardai e vidi la scena. Ron pallido come un cencio lavato e Dougy che dormiva beato sul suo petto. E poi..beh lo sai." e indicò Ron." Presi Dougy e lo portai via, tornai da Ron e lo vidi cosi. Provai a scuoterlo, a pizzicarlo, a picchiarlo, ma niente. Disperata lo presi, lo trascinai in giardino, e lo buttai nel laghetto delle papere. Un attimo dopo, eccolo che salta fuori in preda al panico, cercando di scacciare via un ragno che non c'era già più. Mi fece giurare di non spifferare nulla a nessuno, e visto il suo terrore per i ragni, a Dougy fu insegnato di stargli alla larga. Da allora non avevo più visto mio fratello cosi."
"Quindi tu pensi che bagnandolo.." chiese Harry, guardando la vasca.
"Si, è l'unica, secondo me. Dai, al mio tre." disse, e issarono Ron nella vasca. Poi lei prese il soffione della doccia, e lo puntò sulla testa di Ron. "Ok, adesso apri l'acqua fredda al mio tre, ok? uno...due...TRE!"
Harry girò il pomello. L' acqua schizzò sulla testa di Ron. con gran sollievo di Harry, Ron cominciò a dimenarsi come un pazzo, urlando:" ALLONTANATI, MOSTRO,VATTENE VIA!!!"
"Ron, dacci un taglio, non c'è Dougy!" disse Ginny, colpendolo in testa con il soffione della doccia. Ron era disorientato.
"Ginny, che fai tu qui? Tu dovresti essere a casa tua!" ansimò tremante.
"E' casa mia questa, idiota. Su, esci dalla mia vasca, e asciugati!"
Ron si guardò intorno. Poi, rendendosi conto di essere in mutande dentro una vasca di fronte a Ginny, sbraitò:
"Ma che miseriaccia ci faccio qua dentro, in mutante? E tu voltati, sfacciata!"
"Demente, ho fatto il bagno con te mille volte, da bambini." ridacchiò lei.
"Si, ma un uomo cambia in ventitré anni, sorellina.
"Io non direi...su vestiti che è tardi!" rise lei.
Harry scoppiò a ridere, mentre Ron si rialzava, grondante e furioso.
"Spiritosa.. dammi i vestiti, e esci di qui. Che ore sono, Harry?" chiese, afferrando l'asciugamano per asciugarsi.
"Beh sono le...oh cristo santo!"
"Che? cosa?" biascicò Ron da sotto l'asciugamano.
"Ron, sono le dieci. hai meno di due ore per essere in chiesa!!!"
Se quella mattina d'aprile qualcuno avesse piazzato un autovelox del corridoio principale di casa Weasley, pensò Harry mentre sfrecciava in cucina per prendere delle forbici, si sarebbe sicuramente guastato in breve tempo.
Era almeno l'ottava volta che percorreva a rotta di collo quel corridoio, schivando zie imparruccate e cugine in colorati abiti da gran galà, ed era sicuro che in breve avrebbe dovuto rifarlo, per prendere chissà che cosa per chissà chi.
Da quando quella mattina aveva portato un comatoso Ron a casa sua, dove lui e Ginny lo avevano fatto rinvenire, ricaricato in macchina e rispedito in chiesa a tutta velocità, Harry non aveva avuto un minuto di tregua.
l'orda di parenti che tanto aveva sperato di schivare, aveva accolto la signora Weasley impreparata, e quest' ultima aveva dovuto chiamare a raccolta quante più mani possibili per prestarle soccorso, e lui e Ginny erano purtroppo disponibili.
Così il tanto temuto caos li investì in pieno, ed ora Harry vagava prigioniero dell'occhio del ciclone.
Ginny si era volatilizzata appena dentro casa, inghiottita dalla madre e da un paio di antiche prozie di Ron, e non aveva dato più notizie.
Harry invece, aveva trovato occupazione come fattorino, e faceva su e giù portando asciugamani, forbici, mollettoni, sapone e ogni altra cosa richiesta.
A meno un ora dal fatidico si, in casa regnava il caos più totale:
"Claire, tu vieni in macchina con me e Arthur, non con Aesel e Drewen, capito?" strillava mamma Weasley, sfavillante in un morbido vestito malva, dentro al cornetto acustico di una vecchia zia sorda, che annuiva confusa.
"Brava. Madre di dio, neanche so più che ore sono, tanto chiasso c'è qua dentro. Harry, tesoro mio, mi dici quanto manca?'" chiese la signora Weasley, intercettando Harry che scendeva esanime dalle scale, dopo aver portato del borotalco ad uno zio di Ron.
"Meno 55 minuti, Molly." ansimò Harry, la mano sul fianco.
"Giorni celesti, che pandemonio. Tua colpa, Molly. Hai voluto sette biciclette? ora pedala..." borbottò la signora Weasley tra sé e sé."Chissà che aspetto ho, sono ore che corro..."
"Sei perfetta, Molly, molto affascinante." rispose Harry, sorridendo alla donna.
"Grazie caro. Se vuoi la figlia, compra la madre, è vero, ma tu mia figlia l'hai già presa. Che altro vuoi?" Scherzò Molly Weasley, allontanando Harry per vederlo bene.
"Sono sincero, Molly, stai un incanto." disse Harry, girando su se stesso.
"Lo so che tu le bugie non le dici. Sei perfetto anche tu, caro. Un testimone coi controfiocchi!"
"Grazie, Molly. Ora, se vuoi scusarmi, vado a recuperare la mia futura sposa, prima che non me ne resti più neanche un pezzetto." disse Harry, salendo le scale.
Girato l'angolo, incappò in Fleur, bella da mozzare il fiato avvolta in un vestito verde acido e acquamarina.
"Può andar, Arri, son troppo aparisconte?" chiese mulinando la chioma argentea.
"Sei perfetta Fleur, sul serio. Sai dov'è Ginny, per caso?"
"In camera di Ron, io crede." rispose Fleur, compiaciuta dal giudizio." Bel completo, tostimon!"
"Mercì, Fleur, a dopo." sorrise Harry, aprendo la porta della soffitta dove dormiva Ron.
"Ehi! oh sei tu, mi hai messo paura." disse Ginny, intenta a cercare di chiudersi la lampo del vestito.
Era del colore del mare, con una profonda scollatura davanti e dietro, e tra i capelli legati a chignon, Ginny aveva appuntato un fiore abbinato, e delle perline in tinta erano applicate su due ciocche di capelli che scivolavano ai lati del viso. Era stupenda.
"Ah - ehm, devono vedere proprio tutti come sua madre ha fatto la mia fidanzata, tesoro?" sbottò Harry, osservando le scollature.
"Ma capitano, tutti al matrimonio, tranne i parenti di Mione e te, mi hanno visto in desabliè."rise lei.
"Mi consolo, allora. No, scherzo, sei un amore cosi. Anzi, quasi quasi, marino il matrimonio e ci chiudo qua dentro, noi due soli." disse, Harry, sfiorando il collo di Ginny con il naso.
"Farnetichi, capitano. Non ti permetterò di mollare mio fratello sull'altare. Tirami su la lampo e andiamo, che è tardi." disse Ginny, baciando Harry e infilandosi le scarpe in tinta.
"Ai tuoi ordini, mia cara." rispose Harry, chiudendo il vestito di Ginny.
Dieci minuti dopo, erano tutti nel parcheggio, pronti a partire.
Bill, in un elegante completo acquamarina e bianco in tinta con la moglie, caricava la sua prole coordinata sui sedili posteriori.
Charlie, visibilmente a disagio in giacca e cravatta, sedeva sul davanti della macchina di George, mentre Angelina, avvolta in un setoso vestito pervinca in tinta con il farfallino del marito, impacchettava i figli e se stessa sul sedile posteriore.
Percy, elegantissimo in frac, e Audrey, molto elegante in abito giallo e visibilmente in dolce attesa, avrebbero invece scarrozzato due zie di Molly Weasley, che sedeva accanto al marito, in giacca e felpa dello stesso colore del vestito della moglie, della vecchia ma lucidata Ford Anglia volante.
Arrivati a destinazione, la chiesa era stata riempita in un battibaleno, ed ora un centinaio di parenti concitati, conversava amabilmente in attesa della cerimonia.
"Tesoro, io vado a vedere Mione. Ho visto la macchina dei suoi qua fuori." disse Harry a Ginny, che stava cercando di sistemare l'unica zia di Ron che Harry conosceva, Muriel, che in quel momento, stava apostrofando la pronipote a polmoni sguaiati.
"Ti stai svendendo all'ingrosso, Ginevra? L'uomo c'e l'hai, perché vai in giro cosi scosciata?"
Raggiunta la stanza privata della sposa, Harry bussò.
"Chi è?" chiese Mione, la voce euforica.
"Il fratello che non hai." rispose Harry.
"Vieni avanti, buffone." rise lei.
Una luce avvolse Harry appena varcata la soglia. Messa a fuoco la fonte, Harry rimase incantato.
Mai, in quasi una vita passata con lei, Harry aveva visto Hermione più bella.
Corsetto di fine pizzo bianco e perline luccicanti, ampia gonna a campana della stessa stoffa e una delicata e famigliare tiara d'argento incastonata trai lunghi capelli castani.
Hermione riluceva di luce propria.
"Allora, che ne pensi di tua sorella, Harry?" rise Mione, gli occhi lucenti e il sorriso radioso.
"Sei..sei divina...sei...sei da capogiro, piccola, da levare il fiato, lo giuro su mia madre." esclamò Harry, baciandole la fronte e abbracciandola.
"Ti adoro, Harry, grazie. Guardami, tremo come il primo giorno di scuola." disse lei, porgendogli la mano tremante come foglie al vento.
"Allora filò liscio, e anche oggi sarà cosi." la rincuorò lui.
"Lo spero. Io ho fatto tutto come si deve, anche la regola delle spose l'ho rispettata quasi alla lettera." disse lei, frugando nella piccola borsetta in pizzo appesa al polso, allarmata.
"La regola delle spose?" chiese Harry confuso.
"Si. Per un matrimonio perfetto, la sposa il giorno della cerimonia deve avere:
Un oggetto blu, uno prestato, uno nuovo e uno vecchio.
"E tu hai tutta quella roba?" chiese Harry.
"Ehm...quasi. Di blu, ho la mia spilla a farfalla, e di nuovo ho il vestito. Mi manca il prestato e il vecchio." sbuffò lei.
Harry rifletté, poi l'idea arrivò. Si sfilò l'anello di Ginny dal dito, e lo infilò al medio destro di Hermione.
"Tienilo per la cerimonia, come portafortuna per la mia sorellina." disse Harry, strizzandole il naso.
"Oh Harry, grazie mille, sei il miglior fratello finto del mondo. E ora, mi manca solo il vecchio..."
"A quello, penso io, dolcezza." disse una voce di donna proveniente dall'uscio.
Sposa e testimone si voltarono, e ammutolirono entrambi.
Li, sulla porta, sinuosa e sfavillante in un abito a sirena del colore degno del nome di chi lo indossava , stava niente meno che Lavanda Brown.
"T..tu?" boccheggiò Hermione, concitata.
"Rilassati, cocca, o ti verranno le rughe.. Non sono qui in veste di ladra di mariti, ma solo come inviata."
"Da chi, vorrei sapere io!" squittì Hermione.
Lavanda scostò la chioma di ondulati capelli castano ambrato e scrutò Hermione, stupita.
"Dio, chi avrebbe mai detto che dietro ai libri, c'era tutta quest’abbondanza."commentò, le mani dalle unghie curate e smaltate di viola intenso sui fianchi. "E per l'invito, sappi che io ero una tua compagna di scuola, se non te lo ricordi, e ho ricevuto l'invito come Calì, Padma e tutte le altre tue amiche, bella mia. E poi, nemmeno morente mi sarei persa il matrimonio del mio RonRon."
Harry avvertì quasi un odore di bruciato vicino a Hermione, mentre la vedeva colorire piano piano.
"Mio Ron!.. Mio Ron!.. Mio Ron!.." borbottava." Non tuo.. mio!"
"Calma, zuccherino, voglio patteggiare."
"Mi..che? " chiese Hermione, stupita.
"Farò le veci dell'ultimo oggetto, carammellina. Di blu hai la spilla, di nuovo questo splendido abito, di prestato l'anellino di Harry, e di vecchio me. Non che io sia vecchia, chiariamoci subito, ma sono comunque l'ex di Ron, la sua vecchia ragazza in pratica .Vedi? torna tutto."
Hermione era a corto di parole. Prese un bel respiro, e esalò.
"Se quando il parroco dice "Se qualcuno a qualcosa in contrario all'unione di queste persone, parli ora, o taccia per sempre" tu emetti anche un solo fiato, su questo vestito bianco fiorirà una rosa di sangue. Il tuo sangue. Chiaro?"
"Cristallino. Ora, datti una mossa, confettino. Lo sposo sta facendo la muffa, su quell'altare.
Girò sui tacchi, si controllò nello specchio, si mandò un bacio e usci dalla stanza, lasciandosi dietro una scia di profumo che sapeva di vaniglia e gelsomino.  

Ancora stordito dall' apparizione del fantasma delle relazioni passate, Harry si congedò da una Hermione molto scossa, dopo averle assicurato che mai avrebbe permesso a Lavanda o a chiunque altro di mettere a repentaglio il matrimonio, per andare da Ron.
Ma dopo un quarto d'ora, non lo aveva ancora trovato.
La chiesa affollata di gente spazientita dall' interminato aspettare, cominciava a guardarsi attorno per vedere che ne era degli ospiti d'onore, mentre Harry controllava con Percy e Bill che ogni persona fosse presente per vedere se trovava Ron.
"Credo sia fuori, un attimo fa era qui con mamma. Le zie ci sono tutte, però. Gli amici dello sposo e della sposa gli abbiamo smistati da entrambi i lati, dato che sono tutti vecchi compagni di scuola sia dello sposo che della sposa." dichiarò Percy di ritorno dal lato dello sposo." Però me ne mancano due, Harry. Lovegood, Luna e Paciock, Neville."
"Come? Luna e Neville mi avevano detto che sarebbero venuto di sicuro mesi fa! dove diavolo s.."
"Eccoci, eccoci, scusate il ritardo!" gridò una voce dal portone d' ingresso.
Harry si voltò e vide un trafelato Neville che varcava la soglia della chiesa in un elegante giacca color miele, e accanto a lui c'era Luna in un variopinto abito con la gonna a palloncino e quella che pareva una puzzola verde e viola appesa al polso a mo di borsetta.
"Grazie a dio, sta per iniziare la cerimonia!" disse Harry, raggiungendo gli amici.
"Sono desolato Harry, ma Xeno Lovegood stamane ha avuto la brillante idea di provare le sue nuove scarpe alate del dio Mercurio, ed è volato dal balcone di casa sua, rompendosi una gamba."
"Ah...poveretto..mi dispiace, Luna." disse Harry, cercando di non ridere.
"Oh non ti preoccupare, Harry, sono incidenti che capitano. Io credo che il dio Mercurio fosse meno cicciottello di papi, per questo, a lui, le scarpe lo reggevano.." disse luna con aria sognante.
Neville alzò gli occhi al cielo.
"Io ero in orario, ma ho dovuto andare a prendere lei a casa sua. Mia nonna è rimasta là con Xeno, mentre Hannah ha dovuto lavorare alla locanda, ma ti mandano i suoi saluti e il regalo agli sposi." disse Neville porgendo a Harry un voluminoso pacchetto rosso.
"Oh si, anche papi ti saluta tanto. Rolf è in Nuova Zelanda a caccia di nargilli neri, ma ha detto a me di fare gli onori di casa anche per lui. Ecco il nostro regalo." disse Luna soave, dando ad Harry qualcosa che lui riconobbe all'istante, e che lo fece balzare ad un metro da loro.
Luna aveva in mano il gemello del corno di erumpent che Xeno Lovegood aveva appeso al muro di casa sua anni prima.
"Luna, quel coso è pericoloso! Esplode, se lo tocchi!" esclamò Harry.
"Tranquillo, papi e Rolf hanno trovato il modo di non farli scoppiare. Questo é a posto." disse lei ridendo, e con un pugno picchiò sul corno con forza. Questo non fece una piega.
"Ah ok, allora va bene. Grazie da parte di Ron e Mione, ragazzi. Andate da Percy, ditegli che siete arrivati e fatevi dire dove dovete sedervi, io devo andare a cercare lo sposo." disse Harry.
Strinse la mano a Neville, baciò Luna sulla fronte e si diresse in giardino.
Sui gradini della chiesa vide George, seduto sul primo scalino.
"Che fai li? sta per iniziare." chiese Harry.
George sospirò e annui.
Dal giorno della morte di Fred, George aveva spesso momenti in cui si isolava da tutti, e non riappariva per ore intere.
Harry sapeva per esperienza, che era in arrivo uno di quei momenti, e non aveva alcuna voglia di mettergli fretta, ma purtroppo George aveva scelto il momento sbagliato, ed Harry fu costretto a insistere.
"Ehi, tutto bene?" disse, cingendo le spalle di George.
"Sai, Ronnie era il nostro passatempo preferito, mio e di Fred. Sa il cielo quanti brutti quarti d' ora gli abbiamo regalato al poveretto, da piccoli. Sono certo che, se Fred fosse qua, avremmo escogitato qualcosa per rallegrare le nozze..."
"Lui è qua, George. Vive dentro chi lo ha amato. E vive in te, soprattutto."
"Io amo i miei fratelli, uno per uno. Bill è sempre stato un grande per me, Charlie era l'esempio da seguire. Persino Percy mi scoccerebbe che stesse male. Ronnie guai a chi lo tocca tranne me, e Ginny è la luce dei miei occhi, lo sai. Se perdessi uno di loro, sarei inconsolabile, credimi. Ma aver perso Fred è diverso. Bill, Charlie, Percy, Ron e Ginny sono i miei fratelli e mia sorella.
Lui era il mio gemello. La mia immagine riflessa. Il mio clone.
Con la sua morte, é come se fossi morto un po’ anch'io. Come se avessi perso una gamba, o un braccio. Mi capisci vero?" chiese.
"Meglio di chiunque altro." rispose Harry.
George rise debolmente.
"Scusa, sto rovinando la festa a tutti, con questi discorsi. Fred in persona, mi prenderebbe a calci, se mi sentisse. Vado dentro a prendere in giro Percy, e credo che anche Charlie abbia bisogno di me. Non credo sappia di sembrare un gorilla in frac!"
Si alzò, diede una pacca sulla spalla a Harry, buttò un occhiata al cielo, sorrise tra se e cercò di far sparire una piccola luce sulla sua guancia.
Anche Harry guardò il cielo.
Grosse nuvole marciavano bellicose contro il sole, che non aveva l'aria molto vittoriosa.
Sperando in un voltafaccia da parte del tempo, Harry scese le scale della chiesa e entrò nel parco, per vedere se trovava Ron.
Nulla. Volatilizzato. Inghiottito dalla terra.
Harry cominciava seriamente a preoccuparsi, quando un fischio dal portone lo chiamò.
Era Charlie. Harry lo raggiunse di corsa.
"Tutto pronto, testimone. La sposa chi la posta all'altare?"
"Beh, suo padre, ovvio." disse Harry, riaggiustandosi il nodo all'odiata cravatta.
"Ovvio mica tanto, purtroppo. I Granger sono imbottigliati nel traffico. Tarderanno un po’. Ci vorrebbe un parente di Mione, tipo suo cugino o suo fratello, ma non ne ha.."disse Charlie, guardando tra i parenti di Hermione.
"Beh lei ha una specie di fratello.. Ha me! La posso portare all'altare, e fare anche da testimone allo sposo?"
"Certo che si ! beh..se il prete fa storie, male che vada lo si confonde e via. E questa è fatta. Ora di a Ron che si dia una mossa. E' in ritardo di dieci minuti, e mamma comincia a straparlare, e ciò non preannuncia mai nulla di buono..."
A Harry venne un colpo.
"Cosa?!? Credevo fosse già dentro!!" esclamò
"Non è la fuori con te?!?" sussultò Charlie.
Harry scosse il capo, angosciato.
"Oh porca miseria, dove diamine si è cacciato, adesso?" sbraitò.
"Calma, niente panico. Senza farti sentire, vai a chiamare Bill e George. Digli di fare il giro della chiesa. Tu ed io faremo il giro del parco."
Charlie annui, e si precipitò con la massima discrezione dai fratelli.
Harry stava per uscire, quando una mano gli cinse la spalla. Era Seamus Finnigan.
"Ehilà, come te la passi, Harry? sarà un annetto che non ci si vede!" disse stringendo la mano di Harry. Indossava un completo gessato nero con una camicia hawaiana.
"Ciao Seamus, scusa ma ora non ho tempo di chiacchierare."
"Perché si tarda tanto? Doveva essere partito tutto dieci minuto fa, secondo l' anticaglia di parenti che ho alle spalle." chiese Seamus, guardando l'ora.
Harry lo guardò. Sospirò, e disse in un filo di voce.
"Ok, stammi a sentire. Ci siamo persi lo sposo. Non si trova da nessuna parte. Ci daresti una mano?"
Seamus parve spiazzato per qualche secondo, poi annui.
"Sicuro, Harry, conta su di me. Anzi, fammi chiamare Dean e Neville. Daranno una mano."
"Va bene, ma siate discreti, per carità. Mione è già abbastanza nervosa." bisbigliò Harry.
Seamus sollevò in alto i pollici e si diresse verso Dean Thomas, suo cognato e migliore amico storico, e gli parlò all'orecchio.
Dean sbarrò gli occhi, e si voltò a guardare Harry. Poi però si alzò, si sistemò la giacca di velluto blu e si diresse verso Neville, mentre Seamus tornava a fare rapporto.
"Tutto ok, Dean ci sta. Però, insiste perché tu sappia che non lo fa per te, ma perché ci tiene che Ron e Mione siano felici, e che se fosse il tuo matrimonio e a sparire fossi tu, lui ti sostituirebbe al fianco di Ginny in un nano secondo."
"Ah bene, buono a sapersi..." sbuffò Harry.
"Sai com'è. Lui ama Calì, ma Ginny è stata il suo grande amore..."
"Si, va bene, ho capito, basta che si muova. Vi aspetto fuori." rispose Harry seccato, e uscì
Un minuto dopo ecco che Seamus, Dean e Neville uscivano guardinghi dalla chiesa con la scusa di una boccata d'aria. Ma non erano soli.
Con loro c'erano le loro mogli, Calì con Dean e Padma con Seamus, e con Neville c'era Luna.
"Che vuol dire tutto questo? avevo detto solo Dean e Neville." protestò Harry.
"Cuccia, Potter, noi siamo qua per dare una mano." Incalzò Padma. "Mione è nostra amica, ed nostro dovere riacchiappare Ron, prenderlo per la pelle delle ginocchia..."
"…e trascinarlo all'altare con la forza, se dovesse tentare la fuga."concluse Calì.
Harry fece per ribattere, ma Dean e Seamus li lanciarono una sguardo eloquente, e Harry seppe che era il caso di dichiarare resa.
"Ti vogliamo dare tutto una mano, Harry." disse Luna, rassicurante.
"E sia, allora. Dividiamoci in gruppi di due. Dean con Calì, Seamus con Padma, Neville e Luna. Quanto a me.."
"Vengo io con te, biscottino." cinguettò una voce familiare. Harry si voltò, e vide Lavanda marciare inviperita verso di loro.
"Che fai, qua fuori?" le chiese Harry.
"Odio l'incenso. Sono uscita un po’ per cambiare aria, e vi ho sentiti. Vi voglio aiutare a riacciuffare RonRon. Almeno mi riscatterò un pochino dalla mia brutta reputazione."
"Bene, allora tu vieni con me. Chi lo trova, lanci una scintilla verde, ok?"
Tutto il gruppo annui, e si dispersero per il parco.
Harry e Lavanda andarono verso gli alberi, Dean e Calì verso il parcheggio, Seamus e Padma dietro la chiesa e Neville andò Con Luna vicino alle fontane.
"Siamo in tanti, lo troviamo di sicuro, vedrai." disse Harry a Lavanda.
Lei emise un suono incerto, che fece arrestare Harry.
"Che cosa c'è?" le chiese.
"Ecco...io non credo che lo troverete, tesoro.." pigolò. “Io...io so dov'é.”
"COSA? tu sai dove sta?" tuonò Harry.
"Non centro nulla, sia chiaro. Stavo cambiando aria sulle scale della chiesa, come ho detto anche prima, quando RonRon mi viene addosso come un treno. Era un po’ stupito di vedermi lì, ma non ha detto granché. Sembrava spaurito."
"Dove è andato? lo ha detto?"
"Ehm...no. Mi ha salutata e mi ha dato questo, dicendomi di dire tutto io."
Si infilò una mano nella scollatura, e pescò un foglietto.
"Io però mi rifiuto di dire A o Ba. Già mi trascino appresso la lettera scarlatta. Questo mi spedirebbe ritta al rogo. " Disse dando il foglietto a Harry.
"Stavo per tornare da te e dartelo, e vi ho visto qua fuori. Decidi tutu che fare, tenerezza. Io ti ascolterò e faro il possibile per aiutarti, ma non credo ci sia speranza." bofonchiò.
Harry la guardo attonito, e lesse il biglietto.
"Oh mio dio..questo no!"
la, nero su bianco, era scritto:
MI DISPIACE. NON CE LA FACCIO. PERDONATEMI.
Gocce di pioggia saettarono sulle teste di Harry e Lavanda, che furono costretti a ripararsi sotto la tettoia della chiesa.
Una dopo l'altra, anche le atre coppie tornarono indietro dalla ricerca.
"Ci si mette pure il tempo, maledizione!" imprecò Dean mentre insieme a Calì saliva la scalinata della chiesa." Acqua in tutti i sensi, amico. Niente sposo."
"Idem, fratello." disse Seamus raggiungendo gli altri.
"Come sopra anche per noi." si aggiunsero Neville e Luna.
Harry si sentiva come se avesse una spugna di ferro infilata in gola. Decise di mentire.
"Ecco...abbiamo risolto. Sappiamo io e Lavanda dove sta Ron."
Nel gruppo di sperse un assonante respiro di sollievo, e sulla faccia di tutti sorse un sorriso. Tutti, meno Lavanda e, con stupore di Harry, Luna.
"Grande! catastrofe schivata. Facciamo questa cosa, allora. Poi tutti a festeggiare!!" esclamò Seamus trionfante.
Harry tenne stretta la sua maschera di bugie.
"Certo..si. Andate dentro, e spiegate che ci sarà un piccolo ritardo. So dov'è Ron ma ci metterò un po’ a riportarlo qua. Piano con Mione, però. Ditele che è tutto a posto, e che non stia a preoccuparsi."
"Agli ordini, boss." rispose Neville, e con Dean, Seamus e le gemelle Patil rientrò in chiesa.
Lavanda rimase dov'era, incerta sul da farsi.
Nemmeno Luna non si mosse.
"Va’ dentro, Luna, arriviamo tra un secondo con lo sposo." la invitò Harry, indicando la chiesa.
Luna lo guardò seria.
"Sai Harry, moltissime volte, il mio aspetto ha indotto le persone a pensare che fossi una specie di scema. E' sbagliato."
"Si..capisco. Io però non ti ho mai trattata da scema." disse Harry sorridendo confuso.
Luna rimase di pietra.
"Ah no? che stai facendo adesso?"
Harry la guardò, allarmato.
"Guarda che lo so che non hai idea di dove si sia cacciato Ron." disse tranquilla Luna.
Lavanda spostava in modo idiota la testa da Harry e Luna senza fiatare. Harry intanto, sentiva la sua maschera bugiarda scivolare lentamente via dal suo viso.
"Come lo sai?" le chiese rassegnato.
"Oh la tua.."
"..espressione, vero?" concluse Harry per lei." Come al matrimonio di Bill. Tu capisti che ero io anche se ero mutato dalla polisucco. Ti chiesi come avevi fatto, e tu rispondesti che lo avevi capito dalla mia espressione. Posso sapere come fai?"
Luna lo guardò con aria materna.
"Io osservo molto a lungo le persone. Mi aiuta a capirle. Per molto tempo ti ho osservato, Harry Potter, e non esiste espressione del tuo volto che io non conosca. So quando stai male, quando sei frustrato, arrabbiato, felice, triste e sopratutto so quando menti. Al matrimonio di Bill mentivi, e ti ho riconosciuto. Oggi menti, e io l'ho visto subito."
Immaginando gli occhi indagatori di Luna a pedinarlo tutto il giorno a sua insaputa, Harry si ritrovò a sorridere. Luna era sicuramente la persona più straordinaria che avesse mai conosciuto.
"OK, mi arrendo. Non so dove sia Ron, ma so che non si trova più qui. Tieni, leggi." Le disse dandole il biglietto di Ron.
"Sei sicuro di poterti fidare, cuoricino?" chiese Lavanda, ancora molto confusa da quella particolare sintonia.
"Ah cara mia, affiderei a Luna la mia stessa vita." rispose Harry.
Aveva la sensazione di aver rubato quella frase a qualcuno, qualcuno che ne aveva fatto uso molti anni prima di lui.
"Ah beh, contento tu, contenti tutti." rispose Lavanda mettendo le mani avanti.
Luna lesse il foglio. Poi sospirò.
"Va bene, lo perdoniamo. Ora come si fa?"
" E poi ti chiedi come mai la gente ti prende per scema? non si fa un piffero se manca lo sposo, Luna!" disse Lavanda esasperata.
"Ah già, è vero. Beh, a piedi non può aver fatto i chilometri, però." fece notare Luna.
"Già, deve essere per forza qua attorno." esclamò Harry. "Sentite ragazze, propongo di farci un incantesimo per respingere la pioggia, e uscire a cercarlo."
"Ma è tutto un pantano, la fuori. Chi è che cammina nel fango con i tacchi alti?" piagnucolò lavanda.
Harry la guardò severo.
Lavanda rimase spalle al muro.
"Avanti, allora, va bene. Tanto per evitare che madamigella enciclopedia dia la colpa a me, farò questo sacrific.."
"Madamigella enciclopedia da già tutta la colpa a te, browny muffito."
Hermione era uscita dalla chiesa.
Sembrava invecchiata di cento anni. Le sue labbra erano una fessura serrata, i suoi occhi erano semichiusi dalla collera ed era tutta un tremito di nervoso puro.
Harry si frappose tra le due.
"Buona, Mione, sta calma. Lavanda non c'entra con questa stor.."
"Levati di mezzo, Giuda. A te penso dopo..." sibilò lei, funesta.
Ad Harry si gelò il sangue nelle vene. Dalla luce maniacale che dardeggiava dagli occhi di Hermione, era sicuro che ci sarebbe scappato il morto.
Lavanda parve fiutare la stessa aria di pericolo, perché pigolò:
"Senti, fragolina, ho sbagliato in pieno a chiamarti enciclopedia, lo ammetto. Ma per quanto riguarda RonRon i.."
"SMETTILA DI CHIAMARLO COSI', SPECIE DI SERPENTESSA INCANTATRICE CHE NON SEI ALTRO!!" urlò Mione furibonda.
"Adesso calmati, Mione.." Ritentò Harry, angosciato. Nemmeno Voldemort faceva paura a confronto con l' ira di Mione.
"ESIGO DI SAPERE DOVE MISERIACCIA SI E' CACCIATO RON, ADESSO!!!"
"Io..." mugolò Harry.
Mione sbuffava come un toro inferocito.
"Ecco..io...lui...lui è.."
"Vieni Mione, ti porto da lui." disse Luna soave.
Tutti si voltarono a fissarla, sposa impazzita compresa. Luna era la, sotto la pioggia, zuppa come un pulcino e con le gambe schizzate di fango. Solo Ora Harry aveva fatto caso che si era allontanata da loro.
"Come mai sei piena di fango?" le chiese.
"Oh tu avevi detto di andare a cercare Ron qua attorno con lo scudo impermeabile, ed io l'ho fatto. Solo che non mi è venuto bene, e mi sono bagnata."
Harry stava per chiedere dove era andata, ma Mione lo sormontò.
"Tu sai dove sta Ron?" chiese gelida.
Luna annui sorridendo.
Mione fece un cenno mesto con la testa, si afferrò le mill e balze della sua gonna e raggiunse Luna sotto la pioggia.
"No, torna qui, vado a prenderlo io. Ti rovinerai tutto il vestito e la conciatura cosi!" sussultò Harry correndole dietro.
"Non me frega un cavolo." ringhiò Mione, il trucco che colava sul viso. "Luna, portami da lui. Tu" ringhiò a Lavanda. "Vieni con noi. Se non lo trovo, voglio potermi sfogare su qualcuno.."
Lavanda annui, e Luna fece cenno a entrambe di seguirla. Un po’ per curiosità, un po’ per evitare che Lavanda finisse preda della furia di Mione, anche Harry le seguì.
Camminarono per una decina di minuti, quando Luna di fermò di fronte ad un grosso ciliegio.
"Eccoci qui." disse soave.
Harry si guardò attorno. Era già passato di li.
"Non è qui, ho già guardato." disse, osservando Mione fiutare l'aria furiosa, come per sentire l'odore di Ron.
Luna si avvicinò all'albero, alzò lo sguardo e sussurrò:
" Ehi, sono io. Harry è qui con me."
Un fruscio tra i rami fece sobbalzare tutti. Una attimo dopo, Ron atterrò nel fango.
"Brava. Grazie di non aver alzato troppa polvere, ma avevo urgenza di vedere solo lu.."
"Ma bravo il mio fidanzatino... volevi solo il tuo amico vero?"
Ron sbarrò gli occhi. Si voltò piano e incrociò lo sguardo di Hermione.
Li per li Harry pensò ad una reazione di puro panico, ma Ron lo sorprese.
Rimase imbambolato a fissare Mione, ormai sfigurata dal trucco colato e dalla collera con una stana espressione sul volto. Sorrideva.
Era fatta. Harry vedeva già il sangue colare tra il fango. Non esisteva nulla di più sbagliato da fare.
Era pronto ad afferrare Mione prima che attaccasse. Ma anche lei lo sorprese.
Mione cadde in ginocchio, tra il fango e la pioggia. Ron corse verso di lei, ma Mione lo fermò con un cenno.
"Adesso guardami, Ronald. Voglio che tu mi guardi attentamente, e che mi ascolti attentamente. Dal giorno che ti ho conosciuto, la mia vita non è stata nulla di diverso da questo. Fango. Fango sulla mia carriera di studentessa modello, fango sulla mia reputazione, fango sulla mia fedina penale, fango sulla mia coscienza. Fango su tutta quanta la mia vita.
Eppure io non ho mai desiderato di cambiare niente. Sono stata felice, al fianco tuo e di Harry, nelle nostre avventure. Sono stata felice di seguirvi nei vostri piani, persino felice di metterli in piedi io stessa a volte, dei piani. Sono stata felice persino di mollare la scuola prima per seguirvi a caccia di horcrux. Ma tu lo sai il perché ero felice, Ronald?"
Ron scosse il capo.
"Ero con te, ecco perché. Dal momento in cui ti ho visto, ho saputo di volerti al mio fianco, amico o qualcosa di più che fosse. Ho provato e riprovato a piacerti, ma proprio non mi digerivi. Poi mi salvaste dai troll, ed io decisi che la mia adorata istruzione valeva molto meno della tua compagnia, e l'ho infangata per sempre. Da allora, hai cominciato ad apprezzare la mia compagnia, e siamo diventati i migliori amici. Io tu ed Harry. Il trio Inseparabile. Ho trascorso i più bei momenti della mia vita al vostro fianco, ma ero ufficialmente rovinata. Non avrei mai potuto riscattare la mia reputazione, ma non mi sono pentita mai. Non mi sono pentita mai perché tu eri con me. Io adoro Harry, e lo adorerò sempre, ma a te..io ti amavo."
Ron la fissava, l'espressione impietrita. Non parlò.
"Si. Ero solo una bambina, e avevo le idee confuse, ma con il tempo ho capito cosa sentivo. Però quando era giunto il momento per confessare i miei sentimenti, tu hai scelto...lei."
E dicendolo indicò Lavanda.
"Mi hai spezzato il cuore, dopo tutto quello che avevo sacrificato per te, mi avevi ripagata mettendoti con la prima venuta."
Lavanda squittì indignata, ma Harry la zittì.
Ron fissava Mione inginocchiata nel fango, con espressione seria.
"Posso parlare?" chiese.
Mione annui spiazzata.
"Bene. Primo: tanto per puntualizzare, neanche un santo ti avrebbe potuto digerire con quel carattere che ti ritrovavi il nostro primo anno. Secondo: dopo che ti sei levata quell'aria da superioretta che ti portavi addosso, hai reso te stessa migliore, non infangata. Terzo: Il giorno che tu hai ufficialmente mandato gambe all'aria la tua carriera da baby professoressa incolpandoti della nostra lotta con il troll, che avevo invece causato io facendoti piangere e spingendoti a chiuderti in quel cesso dove poi ti ha trovato il mostro, ho giurato a me stesso, nemmeno Harry lo sa, che ti avrei protetta con la vita."
Harry e Mione si guardarono sbalorditi.
"Eh già, scioccante vero? Quarto: La prima a piantare coltelli alle spalle e a mettere corna, cara mia, sei stata tu. Ti dice niente la frase "BALLO DEL CEPPO?"
"Oh non di nuovo, per piacere Ron, non riattaccare.." brontolò Mione sbuffando.
"Non riattaccare un accidenti, Mione. Sapevi che non mi andava che frequentassi quel gorillone adiposo, e ti sei convita a mollarlo, grazie a dio."
"Che sta succedendo qua? oh mio dio Mione, che fai nel fango?!?"
Ginny stava correndo verso di loro, al riparo sotto un ombrello.
"Eccola qua, giusto te." esclamò Ron.
"Ah, era qua che ti eri rintanato, brutto imbecille!" sbraitò Ginny.
"Che cosa mi hai urlato quando to ho pizzicata con Dean nel corridoio anni fa? rinfrescami la memoria." la invitò Ron sprezzante.
Ginny incrociò le braccia.
"Che sei un bambino immaturo, e confermo tutto..."
"Sui baci, iena." ringhiò lui.
"Ah si, che era da scemi reputarli indecenti, visto che rimanevi il solo tra me, te, Harry e Mione a non aver baciato nessuno. Beh, forse avrei fatto meglio a tacere, visto chi hai deciso di designare come tua prima fiamma..."
"Grazie, cara, fa star bene sentirsi una specie di rovina famiglie." sibilò Lavanda.
"Io non ho nulla contro di te, Lavanda, ma lo volevo spingere verso Mione, non verso te." rispose Ginny sincera.
"E come, di grazia? dicendomi che aveva baciato quel cavernicolo ungherese?!?"
"Bulgar...IO COSA?" esclamò Mione.
"Mi sono messo con Lavanda solo per ripicca a Krumino." disse Ron sprezzante.
"Ah grazie, pandorino..." disse Lavanda con una smorfia.
"Mi dispiace di averti usata, Lavanda. Scusami."
"Ripic..io..ma..ma io non ho mai baciato Victor!!" sbraitò Mione basita.
Ron parve spiazzato. Poi guardò Ginny con sguardo avvelenato.
"Ah no? ma..ma tu guarda.." mugolo lei, tentando di farsi scudo dietro ad Harry. Harry fù costretto a dire qualcosa per difenderla.
"Beh..in compenso hai baciato McLaggen." incalzò.
"Neanche quello..." ringhiò Mione.
Ne Ron ne Harry ne Ginny riuscirono più a dire A o Ba.
"Ma..ma sei uscita con loro..." sottolineò Lavanda.
"Si ma non li ho baciati. Ho detto che volevo Ron, perché mai avrei dovuto baciare loro due?"
Ron strabuzzò gli occhi.
"Quindi quella sera che mi hai baciato, durante la guerra era.."
"..il mio primo bacio, esattamente." confessò lei, un po’ rossa.
Luna emise un sospiro esasperato.
"Che hai tu da sospirare?" sbraitò Ron, anche lui un po’ colorito in viso.
"Invece di mettere su sto teatrino di amanti e tradimenti, non potevi semplicemente chiederle se effettivamente aveva baciato Krum, Ron? e tu, non potevi andare con lui al ballo se ti piaceva, Mione?" rispose Luna divertita.
Era ufficiale. Se si era arrivati al punto in cui Luna ragionava in maniera sensata, allora tutto poteva accadere.
"Ci sarei andata, se quel buzzurro mi avesse invitata!" si difese Mione.
"Io ti avevo invitata!" rimbeccò Ron.
"Mi hai chiesto se ero una ragazza, Ronald. Quello non era un invito, ma un sintomo di deficienza."
"Parla quella che di deficienza non sa nulla! non avevo nemmeno portato fuori Lavanda dal castello, che tu già stavi con quell'altro fenomeno da baraccone."
"Ho usato la tua stessa moneta: la ripicca. Sono uscita con il tuo peggior nemico apposta per farti incavolare."
"E perché McLaggen doveva essere un nemico per me? come portiere era una schiappa, anche se non lo confondevi, lo avrei battuto ai provini.'" disse Ron ridendo.
Harry e Mione rimasero di sasso.
"Tu..tu sapevi?" dissero insieme.
"Mica sono scemo, ragazzi. Ho visto la scena in diretta quello stesso giorno." ammise lui tranquillo."E' stato carino da parte tua, usando termini tuoi, infangarti per me. Cosi non ho detto nulla. Era una prova che mi volevi bene."
"Beh..io volevo che vincessi..lo meritavi...certo che ti volevo bene..." borbottò lei, imbarazzata.
Luna rise di gusto.
"E ora che c'è?" chiese Mione.
"Se vi amate come dite, mi spieghi perché sei scappato, Ron?"
Ron sospirò.
"La solita fifa del cavolo. Per questo, volevo che mi portassi Harry. Sapevo che lui mi avrebbe convinto a tornare."
Mione sospirò. Poi rise.
"Mi sono infangata come una scrofa per uno stupido attacco di panico, che scema! che pensi che farà a febbraio, Ginny?" chiese ridendo.
"Correrà sotto le sottane di Harry come al solito, immagino." rispose lei, ridendo a sua volta.
"Si, ma pure Harry avrà il suo bel da fare."
"Ah beh, io e te di sicuro avremmo i nostri grattacapi, perciò che si arrangino. Adulti sono adulti, no?"
"Eh già." disse Mione Alzandosi dal fango." Bello. Sposa impantanata, sposa fortunata. Cammina Weasley, prima che ci tocchi dare alla creatura il mio cognome."
"Creatura?" chiese Ron confuso.
Mione rise di nuovo.
"Sono incinta, razza di scemo."
Ron sbiancò di colpo.
"C..Che?" pigolò.
"Ah..dopo. Adesso pensiamo a sposarci, che è meglio." rise Mione, tirando Ron per il braccio.
Dopo un milione di imprevisti, le benedette nozze ci furono.
Ron concesse un ballo a sua madre e a sua sorella, mentre Mione concesse un valzer al signor Weasley, che leggermente alticcio gridava" Gente, ho una figlia babbana. Meraviglioso,no?" uno al padre, e uno a Harry.
A fine serata, gli ospiti avevano tutti levato le tende, e stanchi morti sposo, sposa, testimone e damigella poterono alzare le gambe e rilassarsi.
"Mai più. Prima e ultima volta che mi sposo." sospirò Ron, attorcigliando un boccolo sfatto di Mione con il dito.
"Eh si, mi sa tanto che ci rinuncio pure io." dichiarò Harry, lanciando la cravatta nel laghetto.
"Sogna, bello mio. Mio figlio sarà un Potter, cascasse il mondo."
"Ah beh, deve passarne acqua sotto i ponti, prima che io e il prescelto ci si decida a generare..." sogghignò Ron, dando il cinque ad Harry.
"Mica tanta. Mancano solo sette mesi per me." disse Ginny.
"Per me sei." contò Mione.
Harry guardò Ron, che ricambiò lo sguardo.
"Signore, delirate per la stanchezza, spero." chiese Ron preoccupato. Le ragazze risero di gusto.
"No." rispose Ginny.
"Diventerete Papà." concluse Mione. Harry sbarrò gli occhi. Ron altrettanto. Poi si guardarono. Fecero spallucce e risero. Poi Ron prese la bottiglia di champagne, versò due calici, e ne diede uno ad Harry.
"Ai nostri figli, allora." disse Harry avvicinando il calice.
"Ai nostri figli, che dio voglia non prendano dalle loro madri." rise Ron.
  
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