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Autore: _Lightning_    02/03/2012    5 recensioni
Dal capitolo 3: -Se tutto va bene, tra un mese saremo di nuovo seduti qui ad aspettare che Moriarty inneschi la miccia del suo complotto.-
Ci fu una pausa, durante la quale Holmes si accese la pipa con rinnovato vigore. Gli occhi gli brillavano, come sempre durante un caso; Watson poteva quasi scorgere i pensieri che vi sfrecciavano dietro, fondendosi e collegandosi in ragionamenti logici.
-Amsterdam, la Venezia del Nord...- esclamò all'improvviso il detective, con aria sognante.
-Che aspettiamo a partire?-
Genere: Avventura, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Chapter 5
-
A New Pawn


Sherlock sembrava ipnotizzato, mentre tirava profonde e rapide boccate dalla pipa.

"Macchie sulla giacca. Lieve sentore di birra -di prima qualità- misto a oppio; occhiaie e riflessi lenti da dopo sbornia."

-Ditemi, Heer Goldschmidt... Il Pattino D'Argento serve buona birra?-

L'espressione dell'uomo si fece disorientata, poi assunse uno strano velo di sicurezza.
E Holmes seppe che stava per mentire.

"Fase uno: impressionare."

-Cosa volete che ne sappia?-

-Ma come? Non avete passato tutta la notte proprio in quel locale in compagnia di un venditore di oppio?- chiese innocentemente Holmes, con lo sguardo un po' perso che assumeva quando era concentrato.

Goldschmidt rimase con la bocca semiaperta, interdetto.

"Fase uno: parzialmente completata."

-Molto furbo da parte vostra farmi pedinare.- disse infine Goldschmidt con un sorriso da squalo che tradiva però una certa inquietudine.

-Sono indubbiamente molto astuto, ma non credo vi siate ancora reso conto di quanto.- ribattè immodestamente Holmes, e sorrise appena mentre continuava a disegnare, tramite pochi, piccoli dettagli, la vita di quell'uomo.
Per lui era come un libro aperto, e non gli fu difficile ricostruire quel tanto che gli bastava per metterlo con le spalle al muro.

"Residui di terra sotto le unghie; un biglietto che sporge dal taschino." annotò con soddisfazione.

-Avete una grande passione per il giardinaggio e la botanica, se non sbaglio.-

Goldschmidt trasalì.

"Fase uno: completata con successo."

-E' una cosa piuttosto risaputa.- affermò con noncuranza.

-Ne dubito grandemente. Quanti boss criminali possono permettersi di coltivare orchidee nella propria serra privata senza mettersi in ridicolo?-

L'altro tacque e serrò la mascella.

-Vostro nipote Alric...- cominciò Sherlock, approfittando della pausa, ma Goldschmidt lo interruppe, improvvisamente paonazzo.

-Non lo nominate in mia presenza!-

-Ottima recitazione, Heer Goldschmidt, ma nonostante l'odio che provate pubblicamente nei suoi confronti non potete negare di avere contatti piuttosto frequenti con lui.- Sherlock si avvicinò all'uomo e gli sfilò con rapidità il biglietto dalla tasca, che si rivelò essere un'entrata per l'Hortus Botanicus.

-Immagino che avere come nipote un guardiano delle serre giovi molto al vostro... hobby, chiamiamolo così, anche se il ragazzo non ha la vostra simpatia.-

-E' un pusiallanime! Un giovinastro senza nerbo e privo di qualsiasi senso pratico! Una vergogna per me e per la mia reputazione!- esplose l'omone, furibondo.

-Trovo invece che sia una mente brillante e piacevole da conoscere; forse è un po' ingenuo, vista la quantità d'informazioni che sono riuscito a spillargli sul vostro conto, non ultimo lo scambio di piante e semi rari a prezzi infimi.
Immagino che i vostri contrasti passino in secondo piano, riguardo a questo.-

-E' così.- cedette infine l'altro, ancora rosso di rabbia.

-Ma di tutte le faccende illecite sotto il mio controllo, perché vi interessano tanto i miei scambi all'Hortus Botanicus?- continuò, senza nascondere la sua perplessità.

"Fase due: disorientare. Completata."

-Poco più di un mese fa, dovrebbe esservi pervenuta una lettera da Londra nella quale si richiedeva una pianta molto rara custodita nell'Hortus Botanicus, ad ogni costo e con ogni mezzo.-

Il criminale si prese un minuto per riflettere, cercando di ricordare e di decidere se poter rivelare quell'informazione o se fosse stato meglio fare il finto tonto.

-Sì, ricordo qualcosa di simile.- confermò infine. 

-Una pianticella di nessun valore, richiesta da un certo Mortimer, o forse Montey...-

-Moriarty?- suggerì Watson, inserendosi per la prima volta nel discorso.

-Proprio lui. Un collega criminale di cui non so molto: preferisce agire nell'ombra e non è molto conosciuto qui ad Amsterdam.
Meglio così: la concorrenza qui è già più che sufficiente.-

-E cosa vi ha offerto in cambio?-

Goldschmidt gli rivolse uno sguardo duro.

-Qui si sta scendendo un po' troppo nel dettaglio. Sono affari miei, e ringraziate se sarete ancora vivi quando uscirò di qui.-

-Quello è un inconveniente di cui ci occuperemo al momento... per ora siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico.
O la pistola, in questo caso.- rispose tranquillamente Holmes, rigirandosi in mano la Derringer.

Goldschmidt non si mostrò particolarmente impressionato.
Era evidente che non sembrava temerli ormai più di tanto: aveva capito di non avere a che fare con qualche malavitoso sotto mentite spoglie, ma effettivamente con un detective e il suo aiutante: non erano una minaccia per chi aveva decine di sgherri ai suoi comandi.

-Questo è da vedere. Comunque, se proprio volete saperlo, aveva un grosso carico d'oppio su una delle sue navi, pronta a partire per Calais o Amsterdam a seconda della mia decisione.-

Holmes si protese in avanti, interessato.

-Avete incontrato qualche intermediario per stringere l'accordo?-

-Siamo rimasti in contatto per telegrafo o corrispondenza; mi aveva accennato che uno dei suoi uomini sarebbe venuto ad Amsterdam entro un mese e in effetti è stato così.
Mi hanno informato che il carico era arrivato in porto, e adesso rimane al sicuro nei miei magazzini; stavo giusto per andare a controllarlo... prima di venire "intercettato".- concluse con tono irritato.

Watson e Holmes si scambiarono un'occhiata: "uno dei suoi uomini". Nessun accenno a una donna.
Dunque, forse Irene non aveva mai incontrato Goldschmidt, ma non era escluso che si trovasse ad Amsterdam per tenerlo d'occhio e magari eliminarlo quando possibile.
Rimaneva un mistero chi fosse l'uomo incontrato da Goldschmidt, ma Holmes fece finta di niente per non mostrare di essere troppo interessato.

-Vi ha chiesto altro?- chiese ancora, dubbioso.

-Sì, in effetti: informazioni sulla situazione politica e sulla disponibilità dei Reali per delle azioni belliche.
Sembrava molto interessato al proposito, probabilmente per lo smercio di armi, ma il Paese non è assolutamente propenso alla guerra.
Viviamo pacifici, abbiamo i nostri affari più o meno leciti e non vogliamo che altri ci facciano i conti in tasca o decimino il nostro popolo.-

-E' quello che pensa lei o quello che vuole farci credere?- intervenne Watson, particolarmente sensibile all'argomento "guerra", e strinse con appena un po' più di forza il suo bastone da passeggio.

-Per una volta, le cose coincidono. Non ho alcun interesse ad aprire un mercato bellico, né a pagare un costo umano insostenibile.- concluse duramente.

Holmes sogghignò in direzione di Watson, con uno sguardo felino che sembrava dire "te l'avevo detto": l'ipotesi del complotto mondiale non era campata in aria come aveva pensato il Dottore.
Scese un breve silenzio denso di riflessioni.
Goldschmidt sembrava impaziente di uscire di lì per mettere alle calcagna di quei due un manipolo di uomini armati; Holmes fumava apparentemente distratto e Watson lo fissava nervoso, chiedendosi quanto ancora sarebbe durata la sua calma.

-Chi era l'uomo che avete incontrato?- chiese infine quest'ultimo, guadagnandosi uno sguardo di rimprovero da Holmes.

Goldschmidt s'irrigidì.

-Erano due, in realtà. Sebastian Moran, uno dei tirapiedi di Moriarty...-

Watson sussultò, ma Holmes sembrò non accorgersene.

-... e un individuo piuttosto conosciuto da queste parti, o perlomeno nell'Europa Orientale.-

-E perché?-

-E' un killer professionista.- enunciò laconico il criminale, e l'interesse di Holmes si riaccese all'improvviso.

-Ditemi tutto ciò che sapete su di lui, nei minimi dettagli.- scandì, con voce atona.

-Perché vi interessa sapere...-

-Fatelo e basta.- lo interruppe il detective, brusco.
Goldschmidt rimase perplesso per un secondo a quello scatto, visto che tutto sommato si era dimostrato essere un uomo tranquillo e pacato, ma si riprese in fretta.

-Neanche per sogno. Quello è un uomo pericoloso, e neanche io voglio inimicarmelo.
Mi ha stupito non poco vederlo prendere ordini da Moriarty; ho sempre pensato che non amasse avere un "datore di lavoro" fisso.
Non so altro.- terminò, chiudendosi allora in un ostinato silenzio.

-Ne sono convinto.- convenne Holmes, meditabondo come al solito.

-Bene, allora credo proprio che sia ora di chiudere questa spiacevole e imprevista riunione!- esclamò Goldschmidt, scattanto in piedi e calcandosi in testa il suo cappello.

Li squadrò con i suoi occhi porcini e iniettati di rabbia.

-Spero che avrete il buonsenso di non importunarmi ulteriormen...-

La finestra andò in frantumi con uno schianto e Goldschmidt crollò a terra a peso morto.
Watson e Holmes rimasero immobili per una frazione di secondo, esterrefatti, poi il medico si precipitò d'istinto verso il corpo esanime del criminale.

-Watson, giù!- Holmes ebbe appena il tempo di agguantere il compagno e spingerlo a terra prima che una seconda detonazione squarciasse l'aria.

Il proiettile si conficcò nel muro, lasciando un profondo cratere fumante.

-Mi lasci andare!- Watson si divincolò dalla presa dell'amico e si avvicinò carponi a Goldschimdt, ma bastò un'occhiata al foro sanguigno che gli trapassava il cranio per capire che ormai non poteva più fare nulla.

Sospirò frustrato e si voltò verso Holmes scuotendo la testa, ottenendo solo un grugnito in risposta.

-Grazie.- disse sentendosi un po' colpevole 

-Si figuri. Mi serve ancora tutto intero.- liquidò la questione l'altro, alzandosi per esaminare il proiettile.

-Hm. A quanto pare il nostro fantomatico assassino ha deciso di farsi vivo.- commentò, sbirciando verso la finestra, ma i tetti e la strada erano sgombri, così come il canale.

-Non è detto che lui e l'assassino di Mycroft siano la stessa persona. Potrebbe benissimo essere Moran.- lo corresse, riportandolo coi piedi per terra.

-Ne parla come se lo conoscesse.-

-Era un commilitone nella guerra in Afghanistan, ma ha disertato. Ed è un cecchino formidabile.- lo informò asciutto Watson, adocchiando al corpo di Goldschmidt.

-Possibile.- ammise a malincuore Holmes, avviandosi verso la porta.

-Dove sta andando?-

-Tra poco qui brulicherà di criminali, peggio di un formicaio d'estate: meglio non farci trovare, non crede?-

-Ma... è il nostro alloggio! Il nostro covo! Dove andremo fino a...-

-La nostra presenza è richiesta ad Amsterdam per un solo altro compito, e possiamo benissimo concluderlo entro cena. Non creda che mi sia occupato solo di Goldschmidt in questi giorni.- lo informò, uscendo in strada e camminando come se niente fosse.

-E va bene. Posso almeno sapere dove andiamo?-

-A cercare Irene.- annunciò, prima di sparire in un vicoletto laterale.

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Note Dell'Autrice:

Ecco subito subito il capitolo successivo :3 
Spero proprio che il colpo di scena finale sia stato, appunto, una sorpresa :3
RIngrazio tutti coloro che hanno commentato, recensito o aggiunto la storia alle preferite ^^

-Light-


 
   
 
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