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Autore: Shine_On    04/03/2012    1 recensioni
Quando sei nei guai sei disposto a tutto. Anche ad incontrare qualcuno che non vedevi da molto tempo. E a soffrire di nuovo.
E se quelle stesse situazioni potessero migliorare la tua vita, invece che peggiorarla?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattro


Passammo il resto della serata davanti alla tv, guardandoci tre film horror di seguito fino alle due e mezza. O almeno fu quello che feci io, visto che verso l'una Gwen era crollata e aveva passato la successiva ora e mezza a dormicchiare sulla mia spalla. La portai in braccio nella sua camera la sistemai sotto le coperte – vestita, eh, cosa andate a pensare -, dopo di che andai a letto anch'io.

La mattina dopo venni svegliato dal rumore di piccoli passi attraverso il corridoio. Guardai la sveglia: otto e mezza?! Quale bambino si alza di sua volontà così presto la domenica? Uscii dalla stanza degli ospiti ancora in pigiama, appena in tempo per vedere Amber che si infilava furtiva nella stanza di sua madre e...

« MAMIIIII! Sveglia, è domenicaaaa!! » comiciò a sbraitare saltellando sul letto di Gwen, mentre lei si lamentava nascondendo la testa sotto il cuscino.

Non potei non ridere a quella scena, ma comunque decisi di andare in aiuto a Gwen «Ehi marmocchietta, » esclamai ridacchiando « che ne dici di lasciar riposare un altro po' tua mamma? Te la preparo io la colazione. » La bambina sembrò ritenerlo uno scambio equo e corse giù per le scale mentre Gwen mi mugugnava un grazie da sotto le coperte.

« Allora, cosa mangi di solito la mattina? » chiesi entrando in cucina. Amber ci pensò un attimo, e potrei giurare di aver visto un lampo di astuzia nei suoi occhi.

« Gelato. » rispose senza esitazioni « Gelato al cioccolato ricoperto di cereali. Al cioccolato. »

Caspita. Quella bambina era proprio un piccolo genio del male, identica a me alla sua età!

« Falle una tazza di latte con i cereali. » s'intromise Gwen dal piano di sopra.

« Ma mammaaa! » sospirò la bambina mettendo il broncio.
« Ci metto un po' di cacao, ok? » le sussurrai facendole l'occhiolino e facendole ritornare il sorriso.

Qualche minuto dopo Gwen scese le scale e, arrivata in cucina, mi squadrò « È meglio che tu ti faccia una doccia prima di uscire, sai? E dimmi quando hai finito, ti prendo un paio di vestiti di Trent. »

La guardai stupito « Non avevi preso la mia borsa ieri? »

« Si, ma i tuoi vestiti sono troppo scuri e riconoscibili. Saresti un po' strano accanto a me e Amber. »

In effetti... La guardai, era già vestita e indossava un paio di jeans chiari, una t-shirt azzurra e una felpa blu. Dove erano finiti tutti i suoi vestiti neri?

« Insomma, vuoi uscire o no? » mi chiese addentando una fetta di pane « Ah, e prima di asciugarti a capelli chiamami, dobbiamo fare qualcosa per quella chioma fluente. »

« Ma- »

« Niente ma. Su, marsch! »

Salii rassegnato in bagno. Mi feci una doccia veloce, e velocemente finimmo il “trattamento”, alla fine del quale non sembravo nemmeno più io. Gwen mi aveva spuntato i capelli e aveva fatto in modo che non riuscissi più a farmi la cresta. Sosprai: anche se non avevo più colorato i capelli di verde, alla mia cresta ci ero affezionato.

E poi, indossando una t-shirt e una felpa di Trent, troppo chiare per i miei gusti, ero davvero irriconoscibile.

Amber ci guardava impaziente mentre ci mettevamo le scarpe « Ehi, piccolina, perché tutta questa fretta? »

« Devo incontrare il mio amico Charlie. » sbuffò, gonfiando le guance.

« Ah, » ridacchiai, già a questa età con un amichetto « e quanti anni ha? »

« Due. »

« Due?! » esclamai incredulo, mentre sentivo Gwen ridacchiare alle mie spalle.

« Si, ma è molto veloce ed è quasi più alto di me. »

Dovevo avere una faccia davvero stupida, perché sentivo Gwen ridere sempre più rumorosamente. Fortunatamente, poco dopo decise di venire in mio aiuto.

« Charlie è un cane. » disse con un ghigno.

Beh, ora diventava tutto più chiaro.

Cercai di dire qualcosa - non so cosa di preciso – per togliermi dall'imbarazzo, ma Amber si intromise « Maaami, andiamo? » si lamentò.

Lasciammo la casa e ci incamminammo verso il parco, che era a due isolati di distanza.

« Insomma, » chiesi per strada « come mai tutta questa eccitazione solo per un cane? »

« Amber vorrebbe tanto un cane, ma non possiamo prenderlo. » rispose, e io la guardai stranito. Con quella casa enorme...

« Non che ci manchi lo spazio o che altro, ma ultimamente a casa non c'è mai nessuno: Trent lavora tutto il giorno, io la mattina sono impegnata e presto anche lei dovrà stare parecchio tempo fuori casa. Nessuno potrebbe prendersi cura di quella povera bestiola... - Eh, no! »

Io avevo sentito solo metà di quella frase, e la mia mente già divagava. Se volevo che Amber si affezionasse a me dovevo trovare qualche modo per ingraziarmela. In mezzo alle mie elucubrazioni fui risvegliato dall'esclamazione di Gwen.

« N-no cosa? » chiesi, quasi spaventato – quasi, lo ripeto, eh – per l'urlo improvviso.

« Conosco quella faccia. So già che stai pensando “quasi quasi un cane glielo compro io”. Non mi hai sentito? Non possiamo tenerlo. »

Sbuffai, sedendomi su una panchina del parco che nel frattempo avevamo raggiunto. « Sei diventata cattiva. » mormorai facendo il broncio. Lei scoppiò a ridere, mentre Amber lanciava gridolini di gioia correndo incontro ad un signore con un labrador.

Appoggiai i gomiti allo schienale della panchina mettendomi comodo, senza smettere di guardare la bambina.

« Allora, » dissi « hai detto che la mattina sei impegnata, negli ultimi tempi. Cosa fai? » Lei sorrise.

« Ricordi che, quando stavamo insieme, stavo per laurearmi in storia dell'arte? Beh, due anni fa sono riuscita a finire i corsi, e ora insegno arte in una scuola media. »

« Bene. » mormorai. Ero contento del fatto che, nonostante tutto, Gwen era riuscita a raggiungere il suo sogno.

« E tu? » mi chiese « Cosa fai? »

Amber s'intromise fra di noi, cercando qualcosa nella borsa della madre « Lui fa il merchianico! » esclamò, per scappare subito dopo con una pallina in mano.

Gwen mi guardò « Il meccanico? Non era proprio quello che sognavi di fare... ». Io alzai le spalle.

« Quando hai bisogno di soldi, ti importa poco di che lavoro fai. Basta che ti dia da mangiare. A proposito... Mi spieghi che diavolo di lavoro fa Trent? » alzai un sopracciglio « Insomma, quella casa gigante, tour, grattacieli... Ho le idee alquanto confuse! »

Lei sospirò « In teoria, sarebbe un architetto. Ma non ha mai rinunciato alla sua passione per la musica, quindi qualche anno fa ha creato un gruppo, che ora ha un discreto successo. Inoltre anche sul “primo” lavoro va molto bene, quindi dall'anno scorso gli permettono di prendersi un mese e mezzo di ferie per poter fare il suo “tour” negli Stati Uniti... Insomma, » mi guardò imbarazzata « in quanto a soldi non possiamo lamentarci. »

« E... Non ti manca? » chiesi senza sapere davvero il perché, dato che l'ovvia risposta mi avrebbe dato parecchio fastidio.

« Si, ma che ci posso fare? Non posso semplicemente... Trattenerlo. Sai, in questo vi somigliate. Se vi mettete qualcosa in testa, non vi ferma nessuno. »

Strinsi pugni e girai la testa per non guardare Gwen negli occhi. Odiavo dover sentire che somigliavo a quello lì. E odiavo lui, per tutto quello che era riuscito ad avere, diversamente da me.

« Non devi odiarlo. » mormorò lei sospirando « Fa tutto questo perché vuole il meglio per me... Per noi. »

Alzai gli occhi al cielo. Qualunque giustificazione non mi avrebbe fatto cambiare opinione su Trent.

« Comunque, non ti sembra strano? » cercai di cambiare argomento.

« Passare del tempo insieme dopo tanti anni? Beh, si... »

« Non intendevo quello... » sorrisi « Te ne sei resa conto? Non ci vediamo da sei anni ma... Ieri abbiamo parlato e scherzato come se fossi mancato solo qualche giorno. »

Lei annuì « Te l'ho detto ieri, no? Prima di stare insieme, e anche durante... Eravamo grandi amici. Questi legami non si spezzano facilmente. Per fortuna. » concluse sorridendo.

Non potei resistere e l'abbracciai. « Non sai quanto mi sei mancata, goticuccia. »

« Anche tu, brutto criminale. » disse rispondendo all'abbraccio.

« A me manca un gelato. » esclamò convinta Amber, spuntando dal nulla e facendoci letteralmente saltare in aria.

« Te lo offro io, piccoletta. » dissi allontanandomi da Gwen, per poi dire a quest'ultima « Questa bambina è un genio! »

« Di certo non lo ha preso dal padre. » rispose facendomi una linguaccia.

« Stai attenta a quello che dici, Gwendol- Ahia! »

« Chiamami di nuovo con quel nome e giuro che il prossimo pugno te lo do in faccia, altro che braccio! » disse guardandomi storto.

« Ok, » gighnai « Gwendolyn!»

 

 

 

Author's corner :D

Salve a tutti! Questa volta penso di aver aggiornato in un tempo possibilmente ragionevole (?)

E sono contenta! Lo scorso capitolo ha ricevuto ben sette recensioni *----* *abbraccia*

Sono contenta anche del fatto che vi piaccia e che la storia risulti logica e lineare :D
Ri-dedico questo capitolo (anche lui abbastanza chilometrico xD) a tutti coloro che hanno recensito (Edelvais, “Choose what your heart suggests” è assolutamente stupenda, scusa se non recensisco *3*), a coloro che l'hanno messa tra le preferite, seguite e da ricordare.

Un abbraccio grande grande a tutti quanti *---*

Shine_On

  
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